Tecnologie Il futuro delle macchine elettriche Della conversione e/o integrazione di una propulsione elettrica nelle macchine movimento terra se n’è parlato in svariate occasioni, relativamente alla sua integrazione e/o fattibilità. Un argomento che riproponiamo, dopo aver interpellato chi recentemente si è reso portavoce di tale innovazione n a cura di Ettore Zanatta 74 M T D I C E M B R E 2 0 1 1 P er rispondere alle esigenze di mercato e ambientali di mezzi sempre più puliti ed efficienti, le case automobilistiche di tutto il mondo stanno proponendo soluzioni tecniche commercialmente impensabili fino a qualche anno fa. Mezzi ibridi a recupero di energia (in frenata) e auto elettriche definite precedentemente come “concept car” sono oggi delle realtà. Citiamo un “estremo” (in termini di prestazioni) “dell’estremo” (per il fatto che è a batterie): un’autovettura elettrica dalle prestazioni, in termini di accelerazione, del tutto simili a una Porsche Turbo, la Tesla. Realizzata su scocca di una Lotus Elise, equipaggiata con mezza tonnellata di batterie al litio e con un motore elettrico da 200 CV, la macchina – stando ai dati dichiarati dal costruttore – garantisce un’autonomia di 320 km e prestazioni da super sportiva. Ma MT non è una rivista di automobili: il nostro settore di riferimento è quello delle macchine movimento terra, che con l’elettrico – a parte qualche raro caso – non ha nulla (o poco) a che vedere. Almeno fino all’ultima edizione del Samoter. In quell’occasione SCAI di Bastia Umbra (Pg) – distributore esclusivo, tra gli altri, del marchio Hitachi – ha presentato lo ZE22U, un miniescavatore completamente elettrico e battezzato Volterra. Questa macchina – equipaggiata con batterie al piombo acido, per una tensione nominale complessiva di 80 V, e con un motore elettrico trifase dalla potenza massima di 12 kWe – offre prestazioni, in termini di raggio operativo e capacità di sollevamento, analoghe (in alcuni casi, superiori in altre) allo ZX22U. Incuriositi da questo prodotto, abbiamo incontrato l’ingegner Walter Vinciotti della società Privee srl che, unitamente al collega Francesco Mastrandrea, ha collaborato insieme alla divisione Ingegneria e all’ufficio marketing dell’azienda umbra alla realizzazione di Volterra. La Privee srl, infatti, si dedica già da diversi anni all’”elettrificazione” di mezzi alimentati da motori termici: il passaggio, cioè, da mezzi equipaggiati con propulsori termici a benzina e/o diesel a motori elettrici. La società è oggi impegnata nella realizzazione di un kit per la realizzazione di tale conversione con tanto di omologazione stradale per autovetture. Come nasce la collaborazione tra Privee e Scai? “Scai ci ha interpellato per analizzare la “fattibilità” del progetto. Dopo uno specifico studio, in funzione di quelle che erano le prestazioni attese, non abbiamo saputo resistere a n Walter Vinciotti della Privee srl questa nuova sfida che ci si prospettava. Abbiamo deciso di accettare, dando il nostro supporto e condividendo parte delle nostre conoscenze con l’azienda di Bastia Umbra”. Durante la visita al Samoter molti operatori del settore si chiedevano quali siano le reali capacità, in termini di autonomia, del Volterra. Cosa può dirci a tal proposito? “Occorre fare una premessa: insieme a Scai abbiamo affrontato uno studio vincolato da tempi ristretti e costi contenuti. La tecnologia installata su Volterra non è l’ultima disponibile, ma la più affidabile e a buon mercato. Questo per il genere di lavoro che la macchina andrà a fare. Inoltre, installare batterie al litio su una macchina senza sapere del futuro del mezzo stesso sarebbe stato fuori luogo. A noi interessava dimostrare la “fattibilità” di una macchina come questa. Se avessimo avuto modo di installare le ultime tecnologie disponibili sul mercato, certamente avremmo ottenuto prestazioni diverse. Ma si tenga presente anche come varia il mercato delle batterie, in termini di costi: se 1 è il costo attribuito alle batterie al piombo acido, quelle al nichel cadmio ne hanno uno compreso tra 3 e 5, mentre quelle al litio da 7 a 10. Ma, come accennato, i tempi ristretti a disposizione e un budget contenuto hanno imposto scelte specifiche”. Se non ci fossero state tali problematiche cosa avreste potuto dimostrare? “Sicuramente ottenere di più. Ma le domande corrette da porsi, a questo punto, sarebbero state le seguenti: ne sarebbe valsa la pena? E se sì, a quale costo? “Elettrificare” un miniescavatore, infatti, ha i suoi vantaggi e svantaggi. Altro discorso invece si può affrontare per macchine di taglia più importante. In tal caso sì, allora, avrebbe senso investire nell’ultima tecnologia disponibile”. Cosa intende, nello specifico? “Il consumo di carburante di un diesel è pari 170 gr/CV; per quelli a uso industriale è anche superiore. Facendo due conti è plausibile – e da quello che so anche molto frequente – che in un segmento come quello delle macchine movimento terra sia facile raggiungere consumi orari prossimi ai 16-20 l/h D I C E M B R E 2 0 1 1 M T 75 76 n Dall’immagine si può intuire l’agevole manutenzione offerta dalla macchine base n Caricabatterie con presa elettrica industriale sulla classe di mezzi da 200 q. Se pensiamo che queste macchine lavorano per circa 2.000 ore l’anno, per una vita utile stimata tra le 10.000 ore a salire, elettrificare una macchina movimento terra risulta essere conveniente. Come si sa il consumo, stando a tali premesse, è la prima voce di costo quando un cliente decide di acquistare un mezzo di questa categoria. La forbice che si può creare dipende dal prezzo del carburante. Il costo del mezzo è probabilmente la seconda o terza voce nella lista, in funzione del periodo che prende in esame. Con il prezzo del carburante che aumenta continuamente e considerando le manutenzioni di un motore diesel, il prezzo diventa rilevante! Cito un dato: i motori elettrici dei quali ci avvaliamo nelle nostre conversioni sono “maintenance free” per 1.500.000 km. Sapete a quante ore di funzionamento corrispondono? A circa 25.000 ore! Già così facendo, chi investe in un mezzo elettrico si libera della preoccupazione derivante dall’essere lasciati in asso dal motore e dai consumi in termini di spreco di carburante e di manutenzioni che l’impiego di un motore termico comporta. Sono presenti a bordo un trasformatore dc/dc per le utenze a 12 V. Prenderemo in esame il Volterra LITe di prossima realizzazione, ovvero una versione a marchio CE che sarà dotata di batterie agli ioni di litio. Le macchine da costruzione, per essere legalmente immesse sul mercato comunitario, devono rispettare le direttive europee applicabili nei settori della sicurezza e della tutela ambientale. Lo Zaxis 22U soddisfa i requisiti richiesti dalla normativa; come si comporta il suo “alter ego” Volterra? Dal punto di vista delle emissioni di gas è avvantaggiato rispetto alla macchina diesel: non ha, infatti, emissioni inquinanti durante il suo ciclo di lavoro. Ciò grazie al motore elettrico, che oltre a garantire rifornimenti a basso costo, evita anche voci di spesa relative alla manutenzione. La normativa per gli escavatori della UE, arrivata alla Stage IIIB, prevede severi limiti per le emissioni di gas di scarico dei motori che alimentano i mezzi destinati al movimento terra. Vista la natura inquinante dei motori a combustione interna – le cui efficienze arrivano al 40%, contro oltre il 90% di un motore elettrico – occorre applicare par- M T D I C E M B R E 2 0 1 1 Sono soldi che gli operatori risparmiano. E in più, si considerino i benefici derivanti dal poter lavorare in aree come i centri storici – anche di notte – e senza emissioni di gas, in assenza di vibrazioni e di rumori”. Quali sono le particolarità di un miniescavatore come Volterra? “Volterra è un esemplare unico al mondo e per poter svolgere l’analisi delle sue prestazioni il confronto va fatto con il miniescavatore d’origine, lo Zaxis 22U-2 (22 q di peso, profondità massima di 2.585 mm), alimentato da un diesel che produce una potenza utile al volano di circa 14 kW. Il Volterra è stato creato sostituendo il propulsore endotermico Yanmar 3TNV76 con uno più semplice elettrico, quasi di pari potenza. Per l’applicazione è stato scelto un motore da 13 kW, asincrono trifase e brushless. La regolazione avviene con un inverter, che gestisce il motore attraverso la leva di regolazione del numero di giri. Come accessorio è possibile avere anche il sistema start & stop, che gli permette di spegnersi completamente quando non utilizzato, invece che rimanere al minimo. Tecnologie n Gruppo batterie connesse in serie n In primo piano, gli elementi che costituiscono il pacco batterie ticolari sistemi di trattamento dei gas di scarico se si vuole rientrare nei termini imposti dalla normativa. Tali sistemi sono costosi e richiedono manutenzione per la sostituzione e la pulitura periodica degli elementi consumabili. Anche sulle emissioni sonore il Volterra è vincente nel confronto con la macchina originale: il diesel è rumoroso anche al minimo e produce vibrazioni che costringono l’operatore a lavorare in condizioni pericolose per la salute. Il Volterra è invece (molto) più confortevole: da un’analisi fonometrica risulta fino a 10 volte più silenzioso, specie in alcune fasce di frequenza (dato apprezzato da chi lavora a bordo del mezzo e da chi deve vivere e/o operare nell’intorno del suo luogo di utilizzo). Dato il funzionamento rotatorio del motore elettrico si evitano le vibrazioni dovute al moto alternato dei pistoni dei tradizionali motori. L’utilizzo di oli biodegradabili all’interno dei circuiti idraulici la rendono una macchina che esegue lavori senza emissioni. Questi vantaggi non incidono sulle prestazioni della macchina. Lo Zaxis 22U ha una forza di strappo dalla benna di 18,6 KN, che nel Volterra rimane invariata, se non superio- re. Il motore elettrico, infatti, ha una potenza di 13 kW nominali, che possono raddoppiare negli spunti, ovvero proprio nello strappo della benna. Possiamo quindi conferire al Volterra una capacità di strappo anche superiore a quella del mezzo originale, come se fosse alimentato da un motore da 26 kW. La forza di strappo, tuttavia, non arriva a raddoppiare, perché il circuito idraulico rimane invariato e, quindi, tarato sulla potenza originale. Inoltre, nel Volterra aumentano la precisione e la fluidità dei movimenti. La possibilità di regolare le rampe d’accelerazione attraverso il controllo elettronico dell’inverter permette di fornire, come accessorio, un selettore dal quale scegliere alcune soluzioni pre-impostate, che conferiscono comportamenti differenti alla macchina durante il suo utilizzo, a favore dell’autonomia piuttosto che delle prestazioni. Le batterie al litio scelte per l’applicazione sono le LiFePo4, variante della famiglia agli ioni di litio molto sicura anche in caso di foratura o urto violento (caratteristica utile in cantiere). La loro curva di scarica è l’ideale per queste applicazioni: la tensione rimane costante fino a circa l’80% dell’utilizzo, diminuendo solo a batteria quasi scarica. Inoltre, la tecnologia permette di supportare appieno le caratteristiche dei motori elettrici capaci, come già accennato, di spunti fino al doppio della propria potenza nominale. Per sfruttare bene questa caratteristica, che conferisce ai mezzi elettrici l’ennesimo punto di forza rispetto ai motori endotermici, bisogna però utilizzare accumulatori in grado di fornire prestazioni costanti, anche quando lavorino al di fuori delle loro condizioni nominali. A misurare tale capacità interviene un moltiplicatore seguito dalla lettera “C”. Batterie con capacità 2C sono capaci di erogare due volte la corrente nominale; quelle con capacità 10 C fino a 10 volte. Il moltiplicatore indicato davanti alla lettera “C” indica quindi per quanto va moltiplicata la corrente nominale per trovare il suo effettivo valore di spunto. Anche le curve di carica legate all’utilizzo della tecnologia al litio sono ottimali per queste applicazioni, dimostrando un’ottima adattabilità delle celle ed essendo in grado di eseguire il ciclo di ricarica rapido, che porta a poter avere circa il 75% dell’energia accumulabile totale in soli 45 minuti di carica. Questo tipo di batterie ha un ciclo di vita elevato, capace di perdere il proprio rendimento in maniera lineare negli anni, dando modo al gestore di stimare con precisioni le capacità residue del pacco batterie installato. Si effettuano 1.500 cicli di carica/scarica senza scendere al di sotto dell’80% D I C E M B R E 2 0 1 1 M T 77 colando la necessità di connettersi a una sorgente di energia (se non per ricaricare), rende la macchina versatile e usufruibile negli ambienti più disparati”. n Motore elettrico trifase con flangia di accoppiamento n Motore trifase con flangia di accoppiamento a gruppo pompe n Particolare del motore trifase n Tubazioni di raccordo per distribuzione elettrolita della capacità iniziale, mentre la vita utile è stimata intorno ai 2.500-3.000 cicli. L’alta densità di energia delle batterie conferisce al Volterra una autonomia che può superare le sei ore di lavoro senza la necessità di ricarica”. Che genere di modifiche sareste in grado di operare nella fase di conversione da termico a elettrico? “Le soluzioni che possiamo offrire ai clienti sono di tre tipologie: macchine elettriche indipendenti (a batteria); macchine alimentate a cavo (rete) e batteria; macchine alimentate direttamente dalla rete elettrica nazionale. I clienti possono scegliere il tipo di personalizzazione del mezzo in funzione delle proprie esigenze. In contesti urbani, ad esempio, laddove è disponibile una rete elettrica con un quadro industriale, la soluzione a cavo ha una sua valenza poiché evita il vincolo della ricarica delle batterie. Si tenga presente che avvalendoci di motori elettrici si può installare una potenza inferiore del 30-40% rispetto a quella nominale del motore termico. Ciò per via del rendimento del motore elettrico molto più alto. L’”ibrido” batteria-cavo è una transizione rispetto alla versione ‘batteria al 100%’. Anche in questo caso si ha una sua peculiarità di versatilità in funzione del sito operativo. Mentre l’elettrico al 100%, svin- Certo la modifica di un escavatore convenzionale è ben differente da quella di un miniescavatore “Ciò non toglie che l’appetibilità resti immutata, forse superiore. Un miniescavatore, infatti, può essere facilmente trasportato e può lavorare in ambienti chiusi e confinati. Ci s’immagini poter operare in pieno centro storico e/o all’interno di un’abitazione senza che i gas prodotti dallo scarico rendano l’ambiente circostante invivibile! La CO2 prodotta, nel caso dell’elettrico, è inesistente, come anche gli HC, i Nox, eccetera. Rumorosità? La sola prodotta è quella dell’impianto idraulico. Vibrazioni per l’operatore? Assenti, in quanto essendo installato un motore rotativo anziché alternato le vibrazioni sono di gran lunga inferiori rispetto al modello convenzionale”. 78 M T D I C E M B R E 2 0 1 1 Quali sono i costi per le diverse modifiche, quindi un ordine di grandezza per un’eventuale conversione? “Parlando di mezzi a batteria mi si consenta una battuta: al peggio non c’è mai fine! Parlando di macchine elettriche, dobbiamo chiederci ciò che serve al cliente e il genere di autonomia richiesta. È il livello di autonomia che determina il prezzo della macchina, poiché strettamente legata alla quantità di batterie installata. Se il cliente comprende le potenzialità che gli si prospettano nel momento in cui può annoverare una versione elettrica nella propria flotta e la moltitudine di lavori che può affrontare, allora la voce “costo del mezzo” diventa secondario. Generalmente non ci sbilanciamo mai su cifre prima di aver effettuato uno studio di fattibilità, compreso l’esigenza del cliente, e capito realmente il problema. Un ordine di grandezza può variare tra le migliaia di euro e le decine di migliaia. Ma detto così è assolutamente riduttivo. Quali sono, quindi, i progetti più imminenti? “Siamo in dirittura di arrivo per l’omologazione del nostro kit di conversione per le autovetture stradali e, in più, stiamo studiando una soluzione analoga per gli escavatori. Ormai siamo in pista e vorremo continuare ad approfondire i progetti, dato che abbiamo ricevuto un’altra richiesta del tutto analoga a Volterra. Posso solo dire che stiamo studiando una soluzione a batterie con un’autonomia minima di sei ore, con tempi di ricarica contenuti e vita minima utile delle batterie di 2.000 cicli di lavoro”.