Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi*, S. Grillo**, R. Lazzari*, E. Micolano*, E. Tironi** *RSE SpA, Dipartimento Sistemi di Generazione1 **Politecnico di Milano, Dipartimento di Elettrotecnica 1. Introduzione Da più parti, con sempre maggior insistenza, si parla delle opportunità che l’impiego dei dispositivi di accumulo potrebbe offrire alle reti di distribuzione. Sorge a questo punto spontanea una domanda sul perché oggi, fonti autorevoli a livello nazionale ed internazionale stiano spingendo verso un’introduzione massiccia di accumuli nelle reti elettriche in nuovi campi di applicazioni rispetto a quelli per così dire più tradizionali, sostanzialmente confinati ai gruppi di continuità o ai grossi accumuli idroelettrici negli impianti di pompaggio, per assorbire energia nelle ore di minor carico e fornire “potenza” nelle ore di picco. La motivazione è correlata, da un lato alle nuove necessità emergenti nelle reti di distribuzione in MT e in BT, dall’altro ai notevoli progressi tecnologici che sono attualmente in corso e che stanno rendendo disponibili dispositivi di accumulo in grado di soddisfare molteplici esigenze impiantistiche entro un ampio campo di impiego. Nel corso dell’articolo verrà fornita una sintetica panoramica delle tecnologie di accumulo più promettenti. Per inquadrare l’argomento svolgiamo alcune considerazioni preliminari relative all’evoluzione attualmente in atto nelle reti di distribuzione che, soprattutto per l’esigenza di sfruttare a livello locale le fonti rinnovabili, stanno gradatamente trasformandosi da reti passive in reti attive. Poniamo in particolare in evidenza alcune criticità che possono presentarsi nell’esercizio dell’impianto e che potrebbero trarre appunto beneficio dall’introduzione di elementi di accumulo. L’esigenza di coordinare il funzionamento dei generatori distribuiti (GD) e di interloquire con l’utenza implica la necessità di introdurre elevati livelli di automazione anche nelle reti di distribuzione in MT e in BT e di renderle, come si dice oggi con una terminologia molto in voga, “smart”. Naturalmente, istante per istante, deve verificarsi una condizione di equilibrio tra la potenza disponibile, pari alla somma di quella prodotta localmente dai GD e di quella proveniente dalla rete a monte, e quella richiesta. Se la potenza complessivamente disponibile risulta inferiore a quella richiesta dall’utenza, è ipotizzabile applicare un “distributed load shedding” consistente nell’invio di un segnale di alleggerimento di carico alle utenze disponibili a partecipare all’operazione, segnale commisurato 1 Il contributo di RSE è stato finanziato dal Fondo di Ricerca per il Sistema Elettrico nell’ambito dell’Accordo di Programma tra RSE ed il Ministero dello Sviluppo Economico – D.G.E.N.R.E. stipulato in data 29 luglio 2009 in ottemperanza al DM 19 marzo 2009 Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.1 all’entità dello squilibrio in atto; così facendo si evitano black out generalizzati ad ampie zone di utenza, ma si realizza comunque un parziale disservizio. Se, viceversa, la potenza prodotta dai soli GD fosse superiore a quella richiesta, si potrebbero presentare due alternative. La prima si tradurrebbe nella riduzione della potenza prodotta dai GD stessi, soluzione questa certamente molto penalizzante sotto il profilo economico visti gli alti costi degli apparati produttivi da fonti rinnovabili. La seconda sarebbe invece quella di inviare l’esubero di potenza in utenze dislocate su altre linee non elettricamente prossime o addirittura di invertire il flusso di potenza nelle cabine di trasformazione MT/BT; anche tale soluzione non sarebbe comunque esente da criticità in quanto flussi di potenza lungo distanze elevate sono penalizzati sotto il profilo dell’efficienza del sistema e possono creare problemi di regolazione della tensione. Proprio ai profili di tensione, è imputabile un ulteriore elemento di criticità correlato con la trasformazione delle reti di distribuzione da passive ad attive; quantunque nelle smart grids sia ipotizzabile una soluzione di tale problema assegnando ai GD anche il compito di produrre o assorbire potenza reattiva, la loro dislocazione in rete, non certo correlata con l’esigenza primaria di migliorare la power quality, trova dei limiti di impiego; basterà qui ricordare come il flusso di potenza reattiva, finisca con l’essere penalizzato sotto il profilo energetico e, inoltre, non molto efficace in membrature di rete caratterizzate da componenti resistive non trascurabili come accade soprattutto in BT. Un ulteriore aspetto rilevante è quello correlato col fatto che il valore del “kWh prodotto” non è lo stesso, ma è legato per così dire alla “criticità della fornitura” e alle regole del mercato elettrico. Il carattere sostanzialmente aleatorio delle fonti rinnovabili fa sì che la disponibilità di energia abbia un certo margine di incertezza e finisca col non essere sincrona con la richiesta del carico; il kWh prodotto, se consumato in tempo reale, può non essere così remunerativo come potrebbe magari invece esserlo se utilizzato in tempo differito rispetto a quello di produzione. Abbiamo finora preso in considerazione aspetti correlati con la presenza di generatori nelle reti di distribuzione. Focalizziamo ora la nostra attenzione sull’utenza. Cosa sta cambiando, quali scenari si vanno schiudendo per il futuro? Una possibile rivoluzione potrebbe essere rappresentata dalla diffusione del veicolo elettrico (4). Non entreremo qui nel merito della questione, ma svolgeremo ancora una volta alcune considerazioni atte a porre l’accento su criticità che anche in una rete “smart” una consistente diffusione della mobilità elettrica potrebbe comportare. La comparsa in maniera massiccia di tale tipologia di carico troverebbe le attuali reti di distribuzione non sempre idonee a poter far fronte alle nuove richieste di potenza (limitata “hosting capacity”). Pur tenendo conto della presenza di GD, l’attuale struttura radiale o ad anello aperto delle reti di distribuzione può porre dei vincoli al numero e/o alla potenza di ricarica delle batterie degli autoveicoli in relazione al loro posizionamento lungo il feeder di distribuzione per l’esistenza di momentanei colli di bottiglia. Un ultimo aspetto sul quale si vuole rimarcare qui l’attenzione riguarda la qualità della fornitura, di cui si è già parzialmente parlato in precedenza per quanto attiene la regolazione della tensione: nell’ambito della qualità rientrano però anche la continuità del servizio e la forma d’onda della tensione somministrata. Certamente la modalità di gestione del neutro, l’utilizzo di linee in cavo invece che aeree, l’adozione di linee dedicate ad utenze sensibili, l’automazione delle cabine di trasformazione rappresentano provvedimenti in grado di conseguire significativi miglioramenti: è però fuor di dubbio che gli effetti della presenza di carichi disturbanti da un lato o di guasti temporanei o permanenti sulla rete dall’altro, si possono propagare alle altre utenze in misura più o meno marcata anche in presenza dei provvedimenti di cui sopra. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.2 Quanto fin qui esposto è sufficiente a lasciar intravedere le opportunità che possono offrire alla rete i dispositivi di accumulo di energia. Questi sono sostanzialmente riconducibili a tre tipologie principali: dispositivi di accumulo elettrochimico; dispositivi di accumulo elettromeccanico; dispositivi di accumulo elettrostatico. Nel seguito dell’articolo si analizzeranno le applicazioni e i benefici attesi dalle applicazioni degli accumuli di energia nelle reti e lo stato delle tecnologie oggi disponibili. 2. Le applicazioni degli accumuli di energia elettrica nelle reti di distribuzione I sistemi di accumulo di energia elettrica possono essere impiegati per la fornitura di molteplici servizi, alcuni dei quali richiedono “prestazioni in potenza”, quindi sistemi in grado di scambiare elevate potenze per tempi brevi (da frazioni di secondo a qualche decina di secondi), mentre altri richiedono “prestazioni in energia”, quindi sistemi in grado di scambiare costantemente potenza con autonomia di alcune ore (3). Spesso, in molti servizi, che siano di energia o di potenza, i sistemi di accumulo devono inoltre essere in grado di portarsi al valore corretto di potenza di carica/scarica, o di commutare tra le fasi di carica e quelle di scarica, in tempi molto rapidi. Le diverse applicazioni dei sistemi di accumulo, in funzione delle richieste di energia, potenza, e dei tempi di risposta possono essere suddivise in tre classi principali (2): a) Time shift; b) Bilanciamento della potenza; c) Servizi ancillari di rete. Vi è quindi la necessità di individuare la tipologia e dimensionare i sistemi di accumulo in funzione dei servizi a cui si intende destinarli. Nel seguito si riportano i principali servizi d’interesse per la rete di distribuzione e le tecnologie di accumulo disponibili (1) (6) (7). Il “Time-shift” Per time shift si intende l’utilizzo dei sistemi di accumulo per traslare temporalmente l’utilizzo dell’energia elettrica. A stretto rigore tutti i sistemi di accumulo svolgono questa funzione, ma in questo caso i sistemi di accumulo sono utilizzati, per immagazzinare energia in un certo periodo, per poi utilizzarla diverse ore dopo, quando si verifica la massima richiesta in modo da livellare il profilo di carico visto dalla rete. Tutte le applicazioni di “time shift” utilizzano sistemi di accumulo con prestazioni in energia, la durata delle fasi di scarica variano tra 1 e 10 ore al giorno, con diverse profondità di scarica e sollecitazioni prossime alla potenza nominale. Nelle applicazioni di “time shift” il sistema di accumulo viene utilizzato per immagazzinare energia elettrica nelle ore in cui il prezzo è più basso, per poi rivenderla o direttamente utilizzarla nelle ore in cui il prezzo è più elevato, commutando in generazione il sistema di accumulo. Questa funzione è tradizionalmente svolta dagli impianti idroelettrici di pompaggio, ma con lo sviluppo delle tecnologie di accumulo elettrochimico potrà svilupparsi anche a livello locale in vicinanza dei carichi della rete di distribuzione. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.3 L’incremento dell’energia richiesta nelle ore notturne limita l’esigenza di ridurre la produzione degli impianti di generazione termoelettrica, che possono così produrre con efficienze maggiori, e in alcuni casi la necessità di spegnerli, per poi riaccenderli poche ore dopo, con conseguente riduzione della vita tecnica attesa e con un maggior rischio di mancata ripartenza. I costi operativi, l'efficienza e la velocità con cui le prestazioni si riducono con l’utilizzo del sistema di accumulo sono particolarmente importanti perché il valore economico del time-shift dipende dalla differenza tra il costo di acquisto, accumulo e vendita dell’energia scaricata e dal beneficio derivato dall’immissione di energia in rete. Un aumento dei costi operativi o una riduzione di efficienza riduce il numero di cicli per i quali il beneficio supera il costo. Il “peak shaving” è un’applicazione “time shift” in cui il sistema di accumulo ha il compito di fornire l’integrazione della potenza richiesta dai carichi, quando questi superano un livello massimo stabilito, in questo modo può essere possibile dimensionare porzioni di rete sulla potenza media richiesta dal carico e disporre di una minore capacità di generazione, in particolare di punta. Figura 1 Peak shaving, per la riduzione dei picchi di potenza di carico: comportamento del carico (figura in alto) e del sistema di accumulo (figura in basso) (Fonte EPRI) Ne consegue che la funzione di “time shift” consente anche di evitare o differire gli investimenti di rete necessari per potenziare le linee e i trasformatori per far fronte all’incremento della domanda di potenza e di garantire una maggiore vita tecnica agli elementi di rete che si troverebbero ad operare in condizioni di minor stress. La modularità dei sistemi di accumulo elettrochimico consente una facile ricollocazione sul territorio: una volta potenziata la rete si possono spostare in nuove aree in cui si possono manifestare condizioni di sovraccarico. L’accumulo di energia elettrica diventa particolarmente importante nei centri urbani in presenza di congestioni di rete, dove è difficile e a volte impossibile effettuare degli interventi di potenziamento delle infrastrutture di rete. In questo caso l’utilizzo del sistema di accumulo può essere limitato ad alcuni giorni all’anno durante i periodi di picco di carico, nei restanti periodi dell’anno potrebbe allora essere utilizzato, oltre che per time shift, anche per altri servizi, quali supporto di tensione, power quality e integrazione delle rinnovabili. Un impianto utilizzato per time-shift potrebbe, in certi casi, servire per fornire anche dei servizi ancillari e per migliorare l’affidabilità della rete, con un maggior beneficio economico. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.4 Il “Bilanciamento della potenza” L’applicazione di “Bilanciamento della potenza” o “Power Balancing” richiede al sistema di accumulo di rendere più regolare e prevedibile la produzione di energia da fonti rinnovabili aleatorie e di compensare le variazioni di carico (load following). Questa applicazione necessita di un accumulo con prestazioni in energia, con tempi di risposta rapidi a causa delle continue transizioni dalla condizione di carica a quella di scarica, e quindi con la capacità di erogare una discreta potenza. La durata della scarica varia tipicamente dalla decina di secondi ad alcune ore, con un andamento della potenza tra lo 0% e il 100% della potenza nominale. L’integrazione delle fonti rinnovabili non programmabili, la cui potenza prodotta può cambiare rapidamente, come nel caso di passaggio di nuvole su un campo fotovoltaico o di un vento a raffiche in un impianto eolico, può essere favorita dalla presenza di sistemi di accumulo in grado di compensare le fluttuazioni della potenza generata, in modo da ottenere un profilo di generazione complessivo più regolare e più prevedibile. Un profilo più regolare consente di ridurre la modulazione degli impianti controllabili che, in assenza di accumuli, devono compensare l’intermittenza della produzione rinnovabile e inseguire anche elevate rampe di carico. La richiesta di elevata rapidità di presa di carico si può manifestare in aree con elevata penetrazione di eolico, quando si ha un calo improvviso dell’intensità del vento, o di fotovoltaico, quando al tramonto alla riduzione della potenza fotovoltaica si va a sommare la crescita della domanda per illuminazione. Gli impianti di generazione dispacciabili, in particolare quelli termoelettrici, sono più efficienti quando operano a potenza costante e prossima alla nominale. Una potenza prevedibile consente, all’operatore di rete, di ridurre la quantità di riserva da approvvigionare, riducendo così i relativi costi che il sistema deve sopportare. I sistemi di accumulo utilizzati in questa applicazione sono in grado di svolgere anche funzioni di supporto di tensione, gestione della domanda e riduzione delle perdite. L’applicazione dell’accumulo di energia per l’inseguimento del carico (“load following”) è caratterizzata da una potenza prodotta o assorbita che cambia in risposta a una variazione dell’equilibrio tra generazione e carico con tempi generalmente tra le decine di secondi e i minuti. Il “load following” consente quindi di ridurre la variazione di potenza assorbita e di rendere più regolare l’utilizzo del sistema di generazione. I sistemi di accumulo sono particolarmente adatti a questo tipo di applicazione poiché, oltre ai tempi di risposta molto rapidi, possono operare a carico parziale senza rilevanti variazioni nelle prestazioni. La durata complessiva di scarica giornaliera è tra 2 e 4 ore a cui corrisponde un servizio di load following che si può assumere pari a 4 e 8 ore rispettivamente. Il sistema di accumulo per load following si presta ad essere utilizzato anche per funzioni di time-shift e supporto di tensione. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.5 Figura 2 Inseguimento della curva di carico con regolazione delle variazioni di potenza assorbita per applicazioni di Load Following (Fonte EPRI) I “Servizi ancillari di rete” La fornitura di Servizi ancillari richiede sistemi di accumulo che abbiano la capacità di erogare, in certi casi, la massima potenza con tempi inferiori al secondo e autonomie che possono andare da qualche secondo a qualche ora. Regolazione della frequenza In un sistema elettrico, in caso di squilibrio tra generazione e carico si verifica una variazione della frequenza di rete, ad esempio un aumento del carico provoca una riduzione della velocità di funzionamento dei generatori e quindi della frequenza di rete. Per regolare la frequenza, si possono installare dei sistemi di accumulo che scaricano la loro energia quando il carico cresce e si ricaricano quando il carico diminuisce. Grazie alla loro risposta rapida, i sistemi di accumulo sono particolarmente adatti per questa applicazione in quanto presentano una risposta rapida che è anche superiore a quella dei sistemi di generazione. Questo servizio viene oggi fornito dai grandi impianti di taglia maggiore di 10 MW, ma in futuro con lo sviluppo delle reti attive si potrebbe vedere l’impiego di accumuli di piccola taglia per garantire la regolazione della frequenza in un’area della rete di distribuzione operante in isola intenzionale. Riserva pronta Per garantire un funzionamento affidabile della rete elettrica è necessario prevedere una capacità di riserva che possa essere utilizzata qualora parte dei sistemi di generazione previsti si rendessero improvvisamente indisponibili. Poiché le centrali termoelettriche a ciclo Rankine richiedono ore per poter prendere carico e i turbogas circa mezz' ora, devono operare a potenze inferiori al nominale per garantire una riserva pronta. I sistemi di accumulo di energia possono contribuire a costituire la riserva rapida, riducendo o eliminando la necessità di energia di riserva dagli impianti termoelettrici che possono così produrre a potenza nominale con maggiore efficienza. I sistemi di accumulo Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.6 possono quindi sostituire le unità di generazione guaste e fornire potenza fino a quando il guasto non sia stato riparato o altre unità di generazione non siano pronte per produrre. Al momento la capacità di potenza richiesta al sistema di accumulo è dell’ordine di quella dell’impianto da sostituire che è generalmente maggiore di 10 MW, in futuro, con lo sviluppo delle reti attive, questi sistemi potrebbero essere inseriti nelle reti di distribuzioni con taglie attorno al MW. Supporto di tensione Senza misure correttive, l’impedenza della rete provoca cadute di tensione lungo le linee, nella gestione del sistema elettrico è quindi importante mantenere adeguati livelli di tensione con la necessaria stabilità nei diversi nodi della rete. Per questo le unità di produzione devono fornire potenza reattiva per la regolazione primaria e secondaria di tensione. Data l’impossibilità di trasmettere potenza reattiva su lunghe distanze, un’applicazione distribuita di sistemi di accumulo localizzati in prossimità dei centri di carico è un modo particolarmente efficace per dare il servizio di supporto di tensione. Un sistema di accumulo può produrre potenza reattiva sia nella fase di carica sia in quella di scarica ed erogare il servizio in pochi secondi, con durate che possono variare tipicamente tra alcuni minuti e un’ora, cioè il tempo necessario per stabilizzare la rete ed eventualmente ridurre il carico. L’impiego come supporto di tensione è generalmente limitato a qualche centinaio di ore in un anno; nei restanti periodi può essere allora utilizzato per funzioni di time-shift o integrato con le fonti rinnovabili. Qualità del servizio (“Power quality”) I problemi relativi alla qualità del servizio hanno assunto crescente importanza a seguito dell’impatto che alcuni fenomeni quali, ad esempio, buchi di tensione, sovratensioni, squilibri di tensione, flicker, hanno sui processi produttivi sensibili. L’individuazione degli interventi per migliorare la qualità del servizio mediante la compensazione dei disturbi diviene uno strumento per garantire una qualità della fornitura elettrica “superiore” rispetto a quella normalmente offerta dalle reti di distribuzione. La compensazione può essere rivolta ai disturbi originati sia all’interno della rete di distribuzione, sia all’interno dell’utenza. Oltre agli strumenti tradizionali a disposizione dei Distributori, quali ad esempio gli investimenti volti al miglioramento della rete come il passaggio da linee aeree a linee in cavo, la modifica dello stato del neutro o l’impiego di limitatori delle correnti di corto circuito, un’ulteriore possibilità è offerta dai cosiddetti Custom Power, dispositivi innovativi basati sull’utilizzo dell’elettronica di potenza, installati in opportuni punti della rete ed in grado di garantire agli utenti un’alimentazione di qualità superiore rispetto a quella del resto del sistema di distribuzione. Tale qualità “superiore” è ottenibile grazie alla capacità dei dispositivi Custom Power di compensare i disturbi di rete e/o di mitigare l’impatto in rete di eventuali carichi disturbanti. L' impiego di tali dispositivi può essere previsto sia a livello di rete, a protezione di un “insieme” di utenti sensibili ai disturbi di rete, sia per un' applicazione all' interno degli impianti sensibili, a protezione di un carico specifico. I dispositivi Custom Power sono basati su elettronica di potenza e su accumuli di energia, quali batterie, supercondensatori, volani e condensatori. Per le applicazioni di Power Quality sono richieste durate di scarica tipiche tra alcuni secondi e il minuto. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.7 3. Le tecnologie di accumulo per la rete di distribuzione Le tecnologie di accumulo elettrico possono essere classificate sulla base delle prestazioni richieste dall’applicazione. Si possono quindi distinguere i sistemi che lavorano “in potenza” da quelli che lavorano “in energia”. Tra queste due categorie si inseriscono poi alcune tecnologie con prestazioni sostanzialmente ibride. Un parametro che permette di quantificare l’attitudine dei diversi sistemi a lavorare in una modalità piuttosto che in un’altra è il rapporto tra la potenza erogabile nominale e l’energia estraibile dal sistema. Questo parametro ha un valore elevato per le tecnologie che sono caratterizzate da “prestazioni in potenza” e sono in grado di erogare potenze elevate con un tempo di risposta molto rapido per brevi periodi di tempo, che variano da qualche secondo a pochi minuti. I dispositivi più adatti per le applicazioni in potenza sono i supercondensatori e i volani, che possono svolgere diverse funzioni a supporto della rete come la regolazione di tensione, la regolazione primaria della frequenza, i servizi di power quality. Anche alcune tecnologie di accumulo elettrochimico, come le batterie litio-ioni e nickel/cadmio, sono adatte a lavorare in potenza, grazie alla loro rapidità di risposta e alla potenza specifica elevata. Possono essere impiegate in applicazioni di power quality ma bisogna tener conto che sono energeticamente sovradimensionate rispetto ai volani e ai supercondensatori. Una seconda ampia classe di sistemi di accumulo è rappresentata dai sistemi con “prestazioni in energia”, che sono in grado di erogare determinate potenze con autonomie dell’ordine delle ore, e sono quindi caratterizzati da un basso valore del rapporto potenza/energia. Le tecnologie più adatte all’applicazione sono gli impianti di pompaggio idraulico e gli impianti CAES, oltre ad alcuni sistemi di accumulo elettrochimico, che possono svolgere molteplici funzioni a servizio della rete, come il peak shaving, il time shift e l’accoppiamento con grossi campi fotovoltaici e parchi eolici. Se da un lato CAES e pompaggio idraulico, essendo sistemi di accumulo di grossa taglia, con potenze di scarica dell’ordine delle centinaia di MW e autonomie della decina di ore, si prestano a svolgere queste applicazioni a livello della rete di trasmissione, i sistemi di accumulo elettrochimico per la loro modularità possono garantire queste funzioni anche nelle reti di distribuzione e in prossimità dell’utenza. Gli accumuli elettrochimici I sistemi di accumulo elettrochimico hanno anche tempi di risposta molto veloci, inferiori al secondo, e si prestano a lavorare in applicazioni “ibride” che richiedono autonomie dell’ordine dell’ora ma anche capacità di erogare picchi di potenza, come le applicazioni di power balancing. Oltre al rapporto potenza/energia si possono definire una serie di parametri che quantificano le prestazioni dei sistemi di accumulo elettrochimico, quali l’energia e la potenza specifica, l’efficienza energetica, la temperatura di lavoro, la vita attesa e il livello di sicurezza intrinseca della tecnologia. Più dettagliatamente si possono definire: - L’energia specifica, espressa in Wh/kg, ottenibile dal rapporto tra l’energia estraibile da un accumulatore durante una scarica ad una data potenza e il peso in kg dell’accumulatore. Tale parametro non ha un valore costante ma varia in funzione del regime di lavoro (ovvero dalla potenza di scarica) e della temperatura ambiente. Per comodità si può quindi prendere come riferimento l’energia nominale, che è l’energia estraibile dall’accumulatore in condizioni nominali, ovvero in una scarica alla potenza nominale e alla temperatura ambiente di riferimento, tipicamente 20 o 25 °C. - La potenza specifica, espressa in W/kg, ottenibile dal rapporto tra la potenza dell’accumulatore e il peso in kg dello stesso. Come per l’energia anche la potenza non ha un valore univoco poiché Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.8 - - - 2 dipende dal carico applicato, ma è utile per ciascun accumulatore definire una potenza nominale, ovvero la potenza corrispondente al regime di scarica sufficientemente rappresentativo del regime di lavoro cui la batteria è destinata e la potenza di picco ai 30 s, definita come la potenza che l’accumulatore è in grado di sostenere per 30 s con un valore del DOD2 dell’80% (cioè con batteria quasi scarica). Il rendimento energetico è definito come il rapporto tra l’energia estratta dal sistema di accumulo durante una scarica ad una data potenza e quella spesa per riportare il sistema nello stato di carica iniziale. Il Tempo di vita, espresso in anni, definisce il tempo complessivo di esercizio dell’accumulatore che ha termine quando le prestazioni del sistema degradano al di sotto dei limiti operativi (ad esempio quando la capacità si riduce di una prefissata percentuale). La durata di vita di un accumulatore dipende fortemente dalle modalità di lavoro e si riduce drasticamente se è sottoposto ad una gestione non corretta e se l’accumulatore lavora ad una temperatura alta. Il tempo di vita può essere espresso anche in cicli. In questo caso rappresenta il numero di cicli di scarica (fino ad una prefissata percentuale del DOD) e carica completa che una batteria è in grado di completare prima che le sue prestazioni scendano sotto un limite minimo (tipicamente prima che la sua capacità si riduca del 20%). Il valore cambia a seconda del valore di DOD scelto, del regime di lavoro tipico e della temperatura di lavoro. La temperatura di lavoro è l’intervallo di temperatura in cui l’accumulatore può lavorare senza subire danni o decadimenti eccessivi delle prestazioni e senza l’utilizzo di sistemi di riscaldamento. Il livello di sicurezza è un parametro che definisce la probabilità che durante la vita della cella si verifichino dei guasti che determinino situazioni di pericolo per le cose e le persone. Nel grafico di figura 3f sono confrontati i livelli di sicurezza intrinseca delle diverse tecnologie, ovvero la sicurezza della cella a prescindere dalle condizioni di utilizzo. Le diverse tecnologie sono caratterizzate da livelli di sicurezza intrinseca molto differenti e all’interno della stessa famiglia tecnologica vi possono essere sottotipi con valori di sicurezza diversi. Ad esempio, prendendo come riferimento la batteria al piombo, un accumulatore tipo VRLA (piombo ermetico regolato con valvola) ha un livello di sicurezza intrinseca maggiore di un accumulatore di tipo aperto, che ha l’elettrolita acido accessibile e non ha la ricombinazione dell’idrogeno ed ossigeno, pur appartenendo alla stessa famiglia. Anche le diverse tipologie di celle litio-ioni sono caratterizzate da livelli di sicurezza molto diversi, a seconda dei materiali utilizzati come catodo, anodo ed elettrolita. Inoltre all’interno dello stesso sottotipo, si possono avere livelli di sicurezza intrinseca molto differenti semplicemente variando le geometrie costruttive. La sicurezza effettiva del sistema di accumulo dipende fortemente dalla modalità di gestione, che deve evitare l’insorgere di situazioni di abuso elettrico, termico o meccanico (ovvero situazioni di superamento dei limiti di corretto funzionamento di ciascuna cella), dalla presenza di un sistema di controllo che gestisca il sistema in modo efficace e corretto, da una corretta installazione. Una corretta gestione e installazione può garantire il raggiungimento di un elevato valore di sicurezza effettiva anche a sistemi realizzati con celle con una bassa sicurezza intrinseca (5). Il Costo per ciclo [ /ciclo·kWh] è calcolato dividendo il costo di installazione del sistema per il tempo di vita in cicli del sistema, considerando per tutte le tecnologie una vita del sistema di accumulo pari a 10000 cicli. L’unica tecnologia in grado di raggiungere questo valore con una DOD dell’80% è la batteria Redox al vanadio. Le altre batterie sono state sovradimensionate in modo che ciascuna possa arrivare a 10000 cicli grazie ad un utilizzo con profondità di scarica inferiore e variabile per tipologia di batteria. DOD – Depth of Discharge Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.9 Sulla base dei valori di questi parametri è possibile effettuare un confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico e individuare quelle più adatte per ciascuna delle tre classi di applicazioni che sono state sopra definite. I seguenti grafici consentono di confrontare le prestazioni di otto tipologie di accumulo elettrochimico: Litio-ioni (NCA), Litio-ioni (LFP), Redox a circolazione di elettrolita al vanadio (VRB), Piombo/acido (Pb VRLA), Sodio/Cloruri metallici (Na/NiCl), Sodio/Zolfo (NaS), Nichel/cadmio (NiCd), Nichel/idruri metallici (NiMH). Maggiore è l’estensione della forma colorata lungo un asse, migliore sarà la performance della batteria, in particolare la scala dei valori va da 1 a 6 per ciascun parametro o applicazione, dove 6 indica la maggior prestazione. NiMH Energia specifica Potenza Specifica Li (NCA) 6 Li (NCA) 6 4 NiMH Li (LFP) 4 2 NiCd 0 Na/S 2 VRB NiCd Pb VRLA 0 Na/S Na/NiCl Figura 3a Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: energia specifica Figura 3b Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: potenza specifica Efficienza Tem peratura di lavoro Li (NCA) 6 Li (NCA) 6 4 Li (LFP) NiMH 2 NiCd 0 Na/S VRB Pb VRLA Na/NiCl NiMH Li (LFP) 4 Li (LFP) 2 VRB Pb VRLA Na/NiCl Figura 3c Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: rendimento energetico NiCd 0 Na/S VRB Pb VRLA Na/NiCl Figura 3d Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: range di temperatura di lavoro Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.10 NiMH Vita Sicurezza Li (NCA) 6 Li (NCA) 4 Li (LFP) 4 3 NiMH Li (LFP) 2 2 NiCd 1 0 VRB Na/S NiCd 0 Na/S Pb VRLA VRB Pb VRLA Na/NiCl Na/NiCl Figura 3e Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: vita attesa in cicli Figura 3f Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: livello di sicurezza intrinseca Costo/ciclo Li (NCA) 6 NiMH 4 Li (LFP) 2 NiCd 0 Na/S VRB Pb VRLA Na/NiCl Figura 3g Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: costo per ciclo di lavoro I grafici seguenti mettono a confronto l’attitudine delle diverse tecnologie di accumulo elettrochimico a lavorare nelle tre classi di applicazione sopra descritte, sulla base delle prestazioni di cui sono caratterizzate. Si può notare come la tecnologia litio-ioni NCA sia la più versatile e si mostri adatta a lavorare in tutte le applicazioni. NiMH Time Shift Pow er Balancing Li (NCA) 5 Li (NCA) 6 4 3 NiMH Li (LFP) 2 1 0 NiCd Na/S 4 Li (LFP) 2 VRB Pb VRLA Na/NiCl Figura 4a Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: attitudine a lavorare in applicazioni di time shift NiCd 0 Na/S VRB Pb VRLA Na/NiCl Figura 4b Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: attitudine a lavorare in applicazioni di power balancing Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.11 Servizi Ancillari Li (NCA) 6 NiMH 4 Li (LFP) 2 NiCd 0 Na/S VRB Pb VRLA Na/NiCl Figura 4b Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: attitudine ad erogare servizi ancillari Nel seguente grafico si riportano i valori medi dei parametri descritti per le tecnologie di accumulo sopra citate. Lo scopo è quello di definire un parametro di confronto riassuntivo che permetta di dare delle indicazioni anche solo qualitative riguardanti le prestazioni e la flessibilità d’uso delle diverse tecnologie. Le tecnologie che riportano la media più alta sono la litio-ioni NCA e la sodio/zolfo, che raggiungono una media di 4,2 su un fondo scala di 6 e sono considerate infatti le due tecnologie più promettenti per applicazioni stazionarie a supporto del sistema elettrico. Li (NCA) 5 4,2 4 NiMH 3,3 3 2 1 3,0 NiCd 0 4,2 Na/S Li (LFP) 3,8 3,1 2,3 3,5 VRB Pb VRLA Na/NiCl Figura 5 Confronto tra le principali tecnologie di accumulo elettrochimico: media dei parametri di riferimento La tabella seguente raccoglie i valori caratteristici assegnati a ciascuna batteria. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.12 Tabella 1 Indici di performance assegnati alle batterie Una tassonomia per le batterie Con i dati di Tabella 1 si può anche sviluppare una tassonomia per le batterie, in altre parole si possono individuare dei gruppi di batterie che presentano delle affinità nelle loro caratteristiche tecniche-economiche, tali gruppi diventano sempre più grandi con diversità interna crescente fino a costituire un albero delle gerarchie che possiamo chiamare “albero delle batterie”. Il metodo di raggruppamento fonde in successione gruppi di batterie con dissomiglianza crescenti, il livello di dissomiglianza viene valutato calcolando la distanza euclidea in uno spazio 10-dimensionale, in cui ciascuna batteria è individuata dai valori assunti dalle 10 variabili (dimensioni) indicate in Tabella 1. Prima del raggruppamento, per evitare distorsioni dovute principalmente alla dimensione che possiede la maggior variabilità dei valori, è stata effettuata una standardizzazione dei dati in modo che ogni dimensione presenti una media pari a 0 e una deviazione standard pari a 1. Il diagramma ad albero (dendrogramma) che si è ottenuto è riportato in Figura 6 e inizia a sinistra con ogni batteria che forma un proprio gruppo. Figura 6 Albero delle batterie: indica il livello di similitudine delle diverse tecnologie, sono raggruppate in successione batterie con distanza (dissomiglianza) crescente; minore è la distanza di legame (o distanza euclidea) tra le batterie più queste hanno caratteristiche simili. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.13 Procedendo verso destra le batterie tra loro più simili sono riunite per formare gruppi, ogni nodo rappresenta l’unione di due o più gruppi, le posizioni dei nodi sull’asse orizzontale rappresentano le distanze alle quali sono fusi i rispettivi gruppi. Il gruppo delle batterie al litio si unisce a quello delle batterie ad alta temperatura a una distanza di legame di 4,3 dimostrando una certa affinità tra i due gruppi, mentre il gruppo delle NiMH e NiCd si unisce alle batterie al Pb a una distanza di 4,1, che si fonde poi con le VRB a una distanza di 5,1 a formare il grande gruppo delle batterie con elettrolita acquoso. I volani e i supercondensatori I volani sono dei dispositivi elettromeccanici in grado di accumulare energia elettrica sotto forma di energia cinetica. Essi, infatti, sfruttano l’energia cinetica posseduta da una massa posta in rotazione attorno ad un asse verticale. La conversione di energia è effettuata da una macchina elettrica reversibile, che funziona da motore nella fase di ricarica del volano, che viene portato a lavorare ad un numero di giri di rotazione pari a quelli nominali, e da generatore nelle fasi di scarica, in cui il regime di rotazione del volano decresce. Dal momento che la tensione in uscita al volano è a frequenza variabile, il sistema è generalmente interfacciato in rete (o sul carico) tramite un convertitore di potenza. I volani sono sistemi di accumulo che lavorano in potenza, sono quindi in grado generalmente di erogare picchi di potenza con brevi autonomie. I volani sono realizzati con rotori in materiali leggeri come la fibra di carbonio, con regimi di rotazione molto elevati, superiori ai 100.000 giri al minuto. Per minimizzare gli attriti si utilizzano cuscinetti magnetici mentre l’intera struttura è racchiusa sottovuoto per diminuire sia gli attriti che la rumorosità. Questo approccio determina dei volani leggeri e compatti con la possibilità di realizzazioni modulari. I punti di forza di questa tecnologia di accumulo sono: bassa manutenzione; lunga vita (20 anni o oltre 500.000 cicli); realizzazione con materiali inerti; elevata potenza specifica e tempi di risposta molto rapidi. Uno dei limiti della tecnologia dei volani meccanici è costituito dalle dissipazioni elevate associate ai cuscinetti, sia meccanici che magnetici. Con la scoperta dei materiali superconduttori ad alta temperatura (SAT) è nato un nuovo interesse per volani incorporanti eventualmente cuscinetti magnetici in materiale SAT. Il costo della tecnologia è ancora piuttosto elevato, tra 1000 e 2000 $/kW. Questi sistemi trovano impiego in specifiche applicazioni nella trazione elettrica, ad esempio in treni e metropolitane, dove sono utilizzati per il recupero dell’energia in frenatura o a bordo di tram, per permettere ai mezzi il superamento di brevi tratti senza cavi di alimentazione per motivi architettonici (ad esempio le piazze nei centri storici). Limitatamente alle applicazioni a supporto del sistema elettrico, sono considerati particolarmente adatti alla regolazione di frequenza o ad applicazioni di Power Quality, grazie al tempo di risposta molto più veloce rispetto ad altre tecnologie di accumulo. Nel 2011 i volani meccanici utilizzati a supporto della rete nel mondo raggiungevano una potenza complessiva di 95 MW, contro i 450 MW degli accumulatori elettrochimici. Negli Stati Uniti la Beacon Power (8), che produce sistemi di tipo modulare che integrano volani meccanici di taglia ridotta in un sistema di grossa taglia chiamato Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.14 Smart Energy Matrix, ha intenzione di realizzare, grazie a finanziamenti del DOE, un impianto per regolazione di frequenza da 20 MW – 5 MWh. I supercondensatori sono dispositivi in grado di accumulare energia elettrica in forma elettrostatica. Si distinguono dai condensatori elettrolitici tradizionali per l’utilizzo di materiali di elettrodo con un’elevata superficie utile e per la distanza tra i due elettrodi che è dell’ordine degli Angström (10 -10 m), queste caratteristiche consentono di raggiungere valori di capacità dell’ordine di migliaia Farad (vedi Tabella 2). I supercondensatori sono dispositivi di accumulo elettrico in grado di fornire una potenza elevata, con autonomie molto brevi e per un numero molto elevato di cicli di carica e scarica. Queste caratteristiche li rendono molto interessanti per le applicazioni nel campo della trazione elettrica e nelle applicazioni stazionarie, anche in accoppiamento con altri tipi di accumulatori elettrochimici per aumentarne le prestazioni in termini di potenza e di vita utile. Nello stazionario sono particolarmente adatti ad applicazioni di Power Quality, in cui i sistemi di accumulo sono utilizzati per migliorare la qualità della fornitura e garantire la bontà della forma d’onda della tensione di alimentazione. I vantaggi dei supercondensatori rispetto ad altri sistemi di accumulo analoghi, quali ad esempio i volani ad alta velocità, sono le dimensioni e il peso ridotti, la semplicità di gestione e di manutenzione e i costi relativamente contenuti. I supercondensatori presentano un costo specifico di 300-500 /kW e, data l’elevata vita attesa, garantiscono un costo molto basso per ciclo completo di carica e scarica, se confrontati con i tradizionali sistemi di accumulo elettrochimico. Il loro limite più evidente è l’autonomia molto ridotta (dell’ordine di pochi secondi). Nella Tabella 2 sono presentati i parametri prestazionali tipici di un supercondensatore: Parametro Tensione nominale di cella [V] Capacità faradica delle celle [F] Potenza specifica [W/kg] Energia specifica [Wh/kg] Efficienza energetica [%] Vita attesa [cicli] Range di temperatura di lavoro Ausiliari necessari Valore Tipico 1 ÷ 2,7 1 ÷5000 300 ÷ 10000 1 ÷ 10 85 ÷ 98 500000 ÷ 1000000 -40 ÷ 65°C Sistema di bilanciamento Tabella 2 Parametri prestazionali tipici di un supercondensatore 4. Sperimentazione di sistemi di accumulo elettrochimico per applicazioni nelle microreti I sistemi di accumulo elettrochimico hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle reti attive e per la penetrazione dei sistemi di generazione a fonte rinnovabile, quali il fotovoltaico e l’eolico, che per loro natura sono di difficile gestione dato il carattere aleatorio e irregolare della potenza generata. In Figura 7 è schematizzata una microrete connessa alla rete elettrica, costituita da un generatore fotovoltaico, un cogeneratore, un carico locale e un sistema di accumulo. In questo esempio il sistema di accumulo è utilizzato per ottimizzare la gestione delle risorse energetiche: immagazzina Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.15 l’energia in eccesso prodotta dal fotovoltaico nelle ore di massima produzione, la fornisce all’utenza quando i generatori locali non riescono ad alimentare da soli il carico e preleva l’energia elettrica dalla rete durante le ore di basso costo. Figura 7 Esempio di microrete connessa alla rete elettrica e costituita da un generatore fotovoltaico, un cogeneratore, un carico locale e un sistema di accumulo, con i relativi profili di carico e generazione In questa applicazione la batteria lavora principalmente in energia ed è sottoposta a stress elettrici che possono ridurne la vita utile e il valore dei parametri caratteristici, poiché deve seguire le variazioni rapide del carico e della generazione (vedi Figura 8) e transitare molto velocemente dalla condizione di carica a quella di scarica. 16,00 Potenza assorbita dal carico Potenza Fotovoltaico Potenza da rete Potenza Cogeneratore 14,00 Potenza [kW] 12,00 10,00 8,00 6,00 4,00 2,00 0,00 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 Tempo [h] Figura 8 Esempio di andamento giornaliero della potenza prodotta dai generatori, assorbita dal carico e scambiata con la rete prevalente in una microrete di generazione distribuita Il ciclo di lavoro della durata di 24 ore è caratterizzato da una serie di fasi di carica e scarica di diversa durata e intensità, con variazioni rapide dei valori di potenza. È stato quindi definito un ciclo di prova per Power Balancing (Figura 9) per valutare le caratteristiche prestazionali e per determinare la vita utile della batteria. La somma dell’energia elettrica totale erogata e assorbita al termine dell’intero ciclo è nulla, in modo tale da riportare la batteria nelle medesime condizioni iniziali. Il ciclo è stato inoltre dimensionato dal punto di vista di una corretta gestione del sistema di accumulo elettrochimico, cioè viene evitata la scarica completa per aumentare la vita utile della batteria e la carica a fondo per ottenere un rendimento energetico maggiore. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.16 I set-up di potenza del ciclo sono dimensionati su una batteria da 15 kWh di energia alla potenza nominale e devono essere scalati per un opportuno fattore di scala (fs), pari al rapporto tra l’energia nominale della batteria standard e quella della batteria effettivamente in prova. 8,00 Potenza [kW] 6,00 4,00 2,00 0,00 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 -2,00 -4,00 -6,00 -8,00 Tempo [h] Figura 9 Ciclo di lavoro tipico di un accumulo in un’applicazione di power balancing Sono attualmente in corso delle prove su un accumulatore litio-ioni per applicazioni di potenza con catodo NCA e su una batteria piombo-acido AGM deep-cycle. Entrambe le batterie sono state in grado di inseguire senza problemi le variazioni di potenza imposte dal ciclo di prova e hanno mostrato tempi di risposta rapidi ed elevati valori dell’efficienza energetica durante il ciclo, che è stata pari al 98% per la batteria litio-ioni e al 93% per la batteria al piombo. Il ciclo di lavoro parte con valore iniziale del SOC della batteria pari al 25% ed è dimensionato in modo da non raggiungere la piena carica e scarica della batteria (i valori minimi e massimi del SOC sono pari al 15% e al 90% per la batteria litio-ioni e pari al 9% e all’84% per la batteria al piombo). Questa modalità di gestione permette alle batterie di evitare la fase finale di ricarica che è meno efficiente; questo vale in modo particolare per la batteria al piombo nella quale si verifica per elevati valori del SOC la reazione parassita di elettrolisi dell’acqua. Durante il ciclo la batteria al piombo è stata inoltre gestita in modo da effettuare la ricarica rapida, cioè con tensione di lavoro massima pari a 2,50 V/elemento (contro i 2,27 V/elemento della modalità di ricarica in tampone), in modo tale da permettere l’inseguimento del corretto valore di potenza anche durante le fasi di carica a regimi più intensi. Questo tipo di ricarica può comportare una riduzione della vita utile dell’accumulatore al piombo. La batteria al litio ha in generale delle prestazioni migliori e minori problemi di gestione, grazie alla tensione di lavoro più alta e alla mancanza di reazioni parassite. Inoltre il rendimento amperorametrico unitario permette di misurare in modo semplice lo stato di carica della batteria, aspetto molto importante in questa applicazione. In generale entrambe le batterie sembrano adatte per questo impiego, ma si dovrà misurare la loro vita attesa per averne conferma, sono quindi in corso delle prove di invecchiamento secondo questo ciclo di lavoro. Un’ulteriore sperimentazione in atto presso i laboratori di RSE, con la collaborazione del Dipartimento di Elettrotecnica del Politecnico di Milano, ha portato alla realizzazione di una microrete sperimentale di distribuzione in corrente continua (12) con presenza di dispositivi di accumulo, carichi atti a simulare voluti profili di potenza nel tempo ed un emulatore fotovoltaico. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.17 Nella costituzione attuale, si tratta di un sistema a due fili progettato per funzionare ad una tensione nominale di 400V. La rete in corrente continua è collegata alla rete di distribuzione BT in alternata per mezzo di un convertitore CA/CC bidirezionale da 100 kVA. Nella sezione in continua sono presenti più sistemi di accumulo a cui è affidato il compito di massimizzare l’efficienza globale del sistema e di garantire una elevata Power Quality non solo lato CC, ma anche in quello CA. In particolare sono installate due batterie di tipo ZEBRA, ciascuna delle quali ha una potenza massima di 32 kW, una capacità di 64 Ah e una tensione nominale a vuoto di 279 V; queste sono collegate alla rete in continua attraverso due convertitori CC/CC da 35 kW bidirezionali. Al fine di compensare rapide fluttuazioni della tensione sul bus in CC, correlate ad esempio con la presenza di buchi di tensione nella rete in CA oppure da improvvisi squilibri di potenza lato CC, sono presenti due banchi di supercondensatori, ciascuno costituito da 24 moduli, in grado di erogare 30 kW per 4 secondi. Questi moduli, che presentano una tensione massima di 384 V, sono connessi alla rete in CC mediante convertitori CC/CC bidirezionali da 35 kW ciascuno. Il carico, programmabile a passi di 1kW, presenta una potenza massima di 60 kW. L’emulatore di campo fotovoltaico è in grado di scambiare con la rete una potenza massima di 50 kW. La sperimentazione attualmente in corso si prefigge tra l’altro lo scopo di studiare le strategie di controllo (11) della microrete al fine di sfruttare al massimo le prestazioni delle due distinte tipologie di accumulo caratterizzate, come noto, da dinamiche sensibilmente diverse. I risultati sperimentali finora conseguiti hanno posto in evidenza come il funzionamento coordinato di due sistemi di accumulo caratterizzati da tecnologie differenti consenta di conseguire interessanti risultati nel campo della qualità dell’alimentazione e permetta un buon disaccoppiamento delle due reti CA e CC evitando il propagarsi dei disturbi tra di loro. 5. Conclusioni L’evoluzione delle reti elettriche da passive ad attive con la consistente introduzione di tecnologie informatiche sta creando una vera e propria rivoluzione nelle modalità di progettazione e gestione delle reti elettriche di distribuzione. E’ opinione corrente che il processo in atto potrà fornire nuove opportunità in termini di qualità di fornitura dell’energia elettrica e di utilizzo di fonti energetiche pulite quali le fonti rinnovabili. Nel lavoro, partendo dall’analisi di alcuni elementi di criticità che possono presentarsi nell’esercizio delle reti attive, si sono analizzate le opportunità che potenzialmente potrebbero derivare dall’introduzione di elementi di accumulo e la loro versatilità che ne consente l’impiego per svolgere contemporaneamente più servizi ancillari per la rete. L’argomento è certamente aperto: la scelta delle tipologie di accumulo da impiegare, la loro taglia e il loro posizionamento ottimale, rappresentano tematiche tuttora aperte e oggetto di discussione tra gli operatori del settore. Al solito agli indiscutibili vantaggi derivabili dalla loro applicazione sotto il profilo tecnico, non va sottaciuto il costo, spesso non trascurabile. Alla luce di questo va fatta caso per caso un’attenta analisi tecnico economica che, nella maggioranza dei casi porta a prevedere tempi di ritorno non brevi, ma comunque spesso tali da giustificarne l’introduzione nelle rete elettriche. Contributo degli accumuli di energia e potenza al miglioramento della qualità e dell’efficienza delle reti di distribuzione C. Bossi, S. Grillo, R. Lazzari, E. Micolano, E. Tironi 19/04/2012 - n. pag.18 6. Bibliografia (1) RSEview: “L’accumulo di energia elettrica”, Il Melograno editore, dicembre 2011 (2) R. Lazzari, E. 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Piegari, E. Tironi. A control strategy for optimizing the power flows supplied by two different storage units. (pp. 1- 6). In: PowerTech 2011. 19–23/06/2011, Trondheim, Norvegia (10) S. Grillo, L. Martini, V. Musolino, L. Piegari, E. Tironi, C. Tornelli. Management of different energy storage devices using a losses minimization algorithm. -, (pp. 420- 425). In: International Conference on Clean Electrical Power 2011. Renewable Energy Resources Impact. 14– 16/06/2011, Ischia (11) A. Villa, C. Tornelli, L. Martini, A. Brambilla, L. Piegari, E. Tironi. Controllo di una microrete sperimentale di distribuzione in corrente continua con presenza di dispositivi di accumulo. (pp. 1- 6). In: Convegno Nazionale AEIT 2011. 27–29/06/2011, Milano (12) L. Martini, C. Tornelli, C. Bossi, E. Tironi, G. Superti Furga. Design and Development of a LV Test Facility for DC Active Distribution System. (pp. 1- 4). 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