clan polvere di stelle

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“la terra vi elargisce i propri frutti e questi non verranno a mancare se solo saprete riempirvene le mani.
E’ nello scambio dei beni della terra che troverete l’abbondanza e sarete sazi.
Tuttavia se lo scambio non viene fatto con Amore e Giustizia, condurra’ alcuni all’avidita’ e altri alla fame”
K. Gibran
CLAN POLVERE DI STELLE
PREFAZIONE
Il Clan Polvere di Stelle quest’anno ha deciso di svolgere un capitolo che
toccasse tre punti fondamentali: il consumo critico, il risparmio energetico e
l’economia. In questo breve libretto potrete seguire passo a passo il percorso
fatto dal clan e le conclusioni tratte da incontri fatti con esperti e manifestazioni alle quali alcuni di noi hanno aderito.
Maggiori informazioni sono comunque disponibili per chi volesse saperne
di più, basta informarsi presso un componente del clan Polvere di Stelle (
referente Lorenzo Guaita 3201147161 ) o sul sito http://www.scoutvillasanta.it
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CONSUMO CRITICO
Per consumo critico si intende la pratica di organizzare le proprie abitudini
di acquisto e di consumo in modo da scegliere prodotti che hanno determinati requisiti di qualità differenti da quelli comunemente riconosciuti.
Alcuni criteri sui quali poter basare la propria scelta sono:
- rispetto ambiente e salute
- rispetto del lavoratore e dei minori
- trasparenza degli scambi
- abuso del potere
- armi ed esercito
- sicurezza dei lavoratori
- regimi oppressivi
- rispetto animali
I criteri alla base del commercio equo e solidale:
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creare opportunità per i lavoratori economicamente svantaggiati:
trasparenza e responsabilità:
costruzione delle capacità e formazione
informazione e promozione del commercio equo e solidale
prezzo equo e prefinanziamento
pari opportunità
diritti dei lavoratori
diritti dei bambini
ambiente
La specificità del commercio equo e solidale consiste nel perseguire tali
obiettivo ricercando un canale diretto e alternativo tra produttori del Sud e
consumatori del Nord. L’utopia concreta di cui il commercio equo e solidale
è portatore consiste nel fatto che in tal modo sia possibile liberare risorse a
favore delle comunità di produttori del Sud, valorizzando i fattori etici e non
solo quelli economici come criteri di scelta da parte dei consumatori.
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Per poter parlare di equo e solidale dobbiamo prima chiarire il concetto di
economia, che nella sua definizione formale viene descritta come l’insieme delle attività che coincidono con lo scambio di beni e servizi tramite
il denaro all’interno del mercato. Il meccanismo che troppo spesso muove
le operazioni economiche è quello del denaro, a questo punto ci si chiede
se sia possibile porre alla base dell’economia stessa un principio etico, ed
è proprio questa la proposta che ci viene fatta dalle forme alternative di
economia come il commercio equo. Il commercio equo e solidale, è un
sistema di distribuzione commerciale alternativo atto a far arrivare nelle
nostre case prodotti provenenti da Paesi lontani nel rispetto dei diritti dei
lavoratori che li hanno realizzati, esso si basa su alcuni criteri imprescindibili.
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I GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE
Cosa è un Gruppo di Acquisto Solidale (GAS)?
Un gruppo d’acquisto è formato da un insieme di persone che decidono di
acquistare collettivamente generi alimentari o di uso comune direttamente
dal produttore e di ridistribuirli poi al proprio interno.
Perché si chiama solidale?
Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare la solidarietà come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarietà
che nei confronti dei produttori che forniscono i prodotti, dell’ambiente, dei
popoli del sud del mondo e di tutti coloro che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le conseguenze inique di questo modello
di sviluppo.
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I gruppi di acquisto solidale (GAS) sono esperienze di acquisto collettivo
(orientate secondo criteri precisi di solidarietà). I GAS hanno, quindi, come
finalità l’acquisto di beni e servizi per la realizzazione di una concezione
più umana dell’economia, cioè più vicina alle esigenze reali dell’uomo e
dell’ambiente, formulando un’etica del consumare in modo critico.
I criteri su cui si basano i GAS nella scelta dei prodotti sono la scelta di
prodotti locali a vantaggio di una maggiore freschezza e di un minore impatto ambientale, di prodotti biologici ed ecologici, la preferenza nell’acquistare presso piccoli produttori, spesso esclusi dai canali della grande
distribuzione, cooperative sociali o enti non profit, l’attenzione alla dignità
del lavoro e all’impatto ambientale.
La strada scelta dal Comitato non è quella del mercato privato, proposta dalla Banca Mondiale, bensì un sistema di finanziamento collettivo, non sottoposto a interessi privati. Dicendo no “all’oligarchia mondiale dell’acqua”
e alla sua “petrolizzazione”.
L’ACQUA …risorsa in via d’estinzione ?!
L’alternativa all’acqua in bottiglia è quella vera che esce dal rubinetto!
In Italia ci sono circa 260 marche di acque minerali che vendono 10 miliardi
e 200 milioni di litri all’anno, acquistati dal 65 % della popolazione. Il fatturato è di 2.840 milioni di euro ( 5.500 miliardi di lire). Una produzione tra
le più alte al mondo.
La legge italiana è, paradossalmente, molto più permissiva nei parametri di
qualità per le acque in bottiglia, rispetto a quelle del rubinetto: per esempio per le acque in bottiglia non c’è l’obbligo di segnalare in etichetta una
eventuale presenza di ammoniaca, nitriti, nitrati, manganese, nichel, rame,
zinco; per quanto riguarda l’arsenico, il mercurio, il piombo, l’antimonio
e il cadmio c’è l’obbligo di segnalare la presenza solo quando nell’acqua
minerale si raggiungono concentrazioni considerate velenose.
Da una recente analisi di un campione di 98 acque minerali, chiesto dal
magistrato torinese Raffaele Guariniello all’Istituto Superiore di Sanità, è
risultato che ben 86 sono risultate non in regola con la normativa vigente.
Un miliardo e mezzo di persone al mondo non hanno accesso all’acqua
potabile, che sta diventando sempre più un bene economico.
È questa la denuncia del Comitato internazionale per il Contratto mondiale dell’acqua (presente a livello nazionale in vari paesi). Il comitato ha
presentato il 12 gennaio 2001 il “Manifesto per l’acqua” con l’obiettivo di
affermare - nelle sedi istituzionali e legislative - che l’acqua è un diritto e
un bene comune al Nord quanto al Sud del mondo.
Il 22 marzo è stata organizzata la Giornata Mondiale dell’Acqua, per
promuovere una politica “solidale”
dell’acqua basata su tre principi:
- l’acqua è un bene comune, patrimonio vitale dell’umanità e
dell’ecosistema;
- l’accesso all’acqua potabile e sana è un diritto umano e sociale,
individuale e collettivo di base, che appartiene anche alle altre specie
viventi;
- i costi per gestione dell’acqua devono essere a carico della collettività, come pratica di democrazia locale, nazionale e mondiale.
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Approfittando del cattivo gusto del cloro che l’industria alimentare, grazie a
una massiccia campagna pubblicitaria, ha reso l’Italia il primo consumatore
di acqua in bottiglia d’Europa (in media 155 litri a testa all’anno).
Eppure l’acqua del rubinetto è potabile, non inquina e costa molto meno di
quella in bottiglia.
Secondo un’indagine di Altroconsumo (n. 126, aprile 2000) “l’unico vero
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motivo per preferire l’acqua in bottiglia è il gusto”.
È fondamentale sapere che la plastica (in particolare il Pet di cui sono
fabbricate la maggior parte di bottiglie) se esposta a luce e calore può
trasmettere al contenuto sostanze indesiderate, addirittura nocive; e le bottiglie che arrivano ai supermercati hanno spesso subìto lunghi trasporti
sotto il sole senza essere isolate da fonti di calore. L’acqua in bottiglia
è stagnante e le normative sono troppo elastiche sulla data di scadenza.
L’acquedotto, invece, ne controlla quotidianamente la composizione, che
spesso ha caratteristiche chimiche migliori di quella di alcune marche.
Inolte il consumo di acqua imbottigliata produce circa un milione e mezzo
di tonnellate di plastica all’anno che andranno smaltire.
L’alternativa c’è: il principio di base è quello del consumo critico e responsabile. Il concetto è quello di valorizzare le risorse locali e l’acqua potabile
ne è un chiaro esempio. La sostenibilità è economica e ambientale, ma
anche qualitativa.
ALCUNI ACCORGIMENTI
Ogni italiano consuma in media per le sue sole necessità domestiche 213
litri quotidiani, l’equivalente di due vasche da bagno.
Le attività di casa svolte senza pensarci fanno scorrere una quantità impressionante di acqua: 40-50 litri in cucina per cucinare e lavare le stoviglie;
dagli 8 ai 30 litri ogni volta che azioniamo lo sciacquone; 100 litri per un
bagno nella vasca; 50 litri per la lavastoviglie; 170 litri per la lavatrice.
Solo 2 litri sono utilizzati per bere!!! Risparmiare acqua è un imperativo
ecologico valido dappertutto: perché l’ipersfruttamento delle risorse idriche
è già in atto anche in regioni apparentemente ricche di acqua.
I consumi domestici di acqua si possono ridurre anche del 50% senza limitare il benessere. Ci sono comportamenti che, una volta interiorizzati, soprattutto in età infantile, diventano automatici e non richiedono più alcuno
sforzo.
Accorgimenti casalinghi
La persona che ami è acqua per
il 69%.
L’acqua è attraente, certo, ma
usala comunque con buon senso.
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• Non aprire l’acqua al massimo e non lasciarla scorrere è il principio base.
• Chiudere il rubinetto mentre ci si strofina i denti
• Per radersi, riempire una bacinella e ne basteranno pochi litri.
• Lavare i piatti mettendoli in un catino, evitando il getto continuo del rubinetto. Chiudere
l’acqua ogni volta che si interrompe il risciacquo per riporre la stoviglia.
• Far la doccia anziché il bagno significa usare 50 litri anziché 100. La doccia deve durare
il tempo necessario per lavarsi, e il getto non serve mentre ci si insapona.
• Far funzionare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico: il consumo di acqua è lo
stesso che a carico semivuoto. Un ciclo di lavaggio a 30 °C richiede grosso modo 80 litri
di acqua, mentre a 90°C la richiesta è praticamente doppia.
• Riciclare l’acqua della bollitura della pasta per lavare i piatti: essendo ricca di amidi, oltre
a far risparmiare l’acqua, sgrasserà le stoviglie, facendo risparmiare anche il detersivo.
• Lavare le verdure lasciandole a mollo per un pò nell’acqua anziché farla scorrere a lungo,
poi sciacquarle velocemente sotto un getto.
• Non sprecare l’acqua potabile per il lavaggio dell’automobile: arriverà la pioggia! ;)
• Chiedere al Comune di dotare di rubinetti antispreco tutte le fontanelle di acqua potabile.
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Accorgimenti tecnici:
• Applicare ai rubinetti un “aeratore a basso flusso”, un dispositivo che miscela l’aria al
flusso dell’acqua. Il flusso medio di acqua che esce dal rubinetto si può ridurre fino al
50%.
• Controllare l’impianto idrico. Verificare che a rubinetti chiusi il contatore non giri, far
riparare gli eventuali rubinetti che gocciolano.
• Ridurre la portata dello sciacquone, che consuma almeno il 30% dell’acqua domestica: inserire nello scarico un solido (ad esempio una bottiglia di plastica piena d’acqua)
che ne ridurrà la capienza.
BANCA POPOLARE ETICA
Quando è stata fondata la Banca Popolare Etica italiana contava 13
dipendenti su tutto il territorio, oggi questi sono diventati 150 e ci si augura
che continuino a crescere e che la Banca Etica si diffonda, per un maggior
rispetto della dignità umana che essa garantisce e perché è portatrice di alti
valori:
- che il credito è un diritto umano
- che ogni azione economica ha conseguenze non economiche.
[dallo Statuto di Banca Popolare Etica]
In Italia è operativa dal 1999. Essa nasce prevalentemente per rispondere
a due esigenze:
- la necessità di avere un soggetto che presti i soldi al settore no-profit.
- la richiesta di trasparenza degli investimenti da parte dei risparmiatori.
Banca Etica si propone di prestare soldi a chi opera senza scopo di lucro,
tipicamente associazioni e cooperative che operano in campo sociale, nella
tutela ambientale, nella ricerca di fonti d’energia alternativa, nella cooperazione internazionale, nello sport e nella cultura e nel microcredito.
La legge del 1993 che ha vietato la raccolta e l’investimento di risparmi
alle piccole cooperative finanziarie è stato uno dei fattori determinanti per
“costringere” a trovare uno strumento bancario che potesse finanziare il
no-profit in modo trasparente. Un altro motivo è stata la crescente richiesta
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di una parte dei risparmiatori che volevano sapere in quali attività vengono
investiti i loro soldi, poiché si chiedono: meglio avere interessi maggiori o
investire in modo da rispettare i miei valori etici?
Infatti alcuni clienti ritengono necessaria la trasparenza del sistema bancario e che questo tuteli i diritti individuali ed inviolabili di ogni uomo.
Banca Etica per valutare l’erogazione dei prestiti utilizza non solo criteri
economici ma anche e soprattutto criteri etici e morali (l’attenzione alle persone e all’ambiente, le pari opportunità, la presenza di portatori di handicap,
ecc.).
Banca d’Italia è molto attenta ai prestiti che Bancha Etica concede perché le
condizioni di partenza di coloro a cui sono concessi sono spesso considerate
a rischio; i dati parlano chiaro e confermano che è da sfatare la credenza che
i ricchi siano più solvibili dei poveri o che solo le attività con finalità di lucro meritino credito. Il “tasso di sofferenza” (ossia la percentuale di prestiti
che restano insoluti) si aggira intorno al 3% nella media nazionale, mentre
per Banca Etica è solo lo 0,74%!
La Banca Etica svolge attività creditizia prevalentemente verso realtà giuridiche, ma anche nei confronti di persone fisiche che lo necessitino, per
esempio, per:
- Adozioni internazionali
- Mutui per la prima casa, non di lusso
- Spese mediche
- Abbattimento di barriere architettoniche
Bisogna sempre tener conto che le risorse di cui dispone sono contenute e le
priorità sono date al settore no-profit.
Banca Etica lavora in una rete di collaborazione con altri enti, ben conosciuti e in cui sa di poter riporre fiducia, come:
- associazioni o cooperative che hanno ricevuto l’approvazione di un progetto da parte di enti statali, regionali, provinciali, ma per i quali spesso
la burocrazia crea uno sfasamento temporale tra l’approvazione dei progetto e la reale erogazione di denaro.
- qualche progetto contro l’usura, in collaborazione con enti territoriali.
- In collaborazione con i Servizi Sociali a livello comunale, Banca Etica
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concede “microcredito” a famiglie che necessitano di un piccolo supporto.
Una banca guadagna sui tassi d’interesse e sui servizi offerti.
In Banca Etica i tassi applicati sono uguali per tutti e non dipendono dalla
ricchezza del cliente.
Il risparmiatore può ricevere un interesse minore rispetto ad altre forme di
investimento, ma questo è compensato anche dalla presenza di un intesse
sociale, di sapere che la banca investe in attività che il cliente valuta positivamente dal punto di vista sociale e morale.
I clienti possono scegliere di investire anche in fondi di investimento etici;
sebbene si tratti di investire in titoli quotati in borsa, questi si considerano
etici poiché “subiscono” una valutazione sia riguardo l’attività e il comportamento aziendale sia nei confronti delle persone che dell’ambiente; solo i
titoli promossi nella valutazione socio-ambientale vengono acquistati.
Bisogna fare attenzione ai fondi etici proposti da altre banche, chiedersi
cosa significhi per loro “etici” poiché spesso finanziano aziende in settori
che noi non consideriamo etici solo perché non è un’attività prevalente o
semplicemente si definiscono etici perché devolvono piccole somme in
beneficenza, ma non cambiano il loro modo di operare.
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