Il tram

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È lecito sacrificare un uomo per salvarne cinque?
L'esperimento mentale: il tram
Cosa è peggio: lasciar morire cinque persone o ucciderne una? È giusto confrontare il valore delle vite umane? A questa scottante problematica etica è dedicato l'esperimento del tram. Esso ci illustra le due principali teorie dell'etica: l'utilitarismo
e l'etica deontologica.
L'esperimento mentale del tram fu proposto originariamente dalla filosofa inglese Philippa Foot per poi essere ripreso in molteplici varianti dalla filosofa statunitense Judith Jarvis Thomson. Thomson si interessò in particolare alla differenza morale tra fare qualcosa attivamente e lasciare che accada. Spesso, infatti, fare del male ci sembra più riprovevole che tralasciare di fare del bene, anche
se il risultato alla fine è identico.
Agire o astenersi
Perché è peggio uccidere attivamente un bambino piuttosto che lasciarlo morire
di fame? La prima cosa non la faremmo mai. Per quanto riguarda la seconda, invece, lasciamo che accada giorno dopo giorno. Ci deve essere quindi una differenza morale tra l'uccidere e il lasciare morire. Non basta tuttavia affermare che
"chi non fa nulla non ha alcuna colpa", perché chi non dà da bere al proprio gatto,
è vero che non fa nulla, ma è colpevole. Alcuni affermerebbero persino che è stato lui a causare la morte del gatto, sebbene non abbia fatto nulla.
Meglio un solo morto anziché cinque?
La storia del tram è ancora più complicata. Immagina che un tram non possa frenare e che avanzi dritto in direzione di cinque operai che lavorano sul binario.
Solo tu puoi impedire la loro morte azionando lo scambio in modo da deviare il
tram. Ma sull'altro binario c'è anche un operaio, uno solo. Pertanto, o non fai nulla e le cinque persone moriranno, oppure azioni lo scambio e morirà solo una
persona. Cosa detta la morale? La maggior parte pensa sia giusto azionare lo
scambio, anche se ciò provocherebbe la morte di qualcuno. La giustificazione:
"meglio un morto anziché cinque".
L'uomo grasso e il ponte
Cosa faresti se potessi salvare i cinque operai buttando giù da un ponte un uomo
molto grasso affinché quest'ultimo fermi il tram? In questo caso, la maggior parte ritiene che l'uomo grasso non dovrebbe essere buttato giù dal ponte per nessun motivo, neanche per salvare cinque vite umane. Del resto, l'ipotesi che tu
stesso possa saltare davanti al tram non è da prendere in considerazione dal
momento che la tua massa non è sufficiente. Per questo motivo entra in gioco
l'uomo grasso. Ma allora perché nel caso dello scambio vale il principio "cinque
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contro uno" e nel caso dell'uomo grasso "uno contro cinque"? In che cosa consiste la differenza?
Vietato toccare?
Il diretto contatto fisico con l'uomo grasso può essere un ostacolo psicologico,
ma ci si chiede se è rilevante ai fini del giudizio morale. Supponiamo che l'uomo
grasso si trovi su una botola che tu puoi aprire a distanza con una leva. In tal caso, in entrambe le alternative a tua disposizione, il movimento della tua mano
sarebbe esattamente identico: sposti una leva. In un caso, fai deviare il tram su
un altro binario e un uomo muore. Nell'altro caso, apri una botola attraverso cui
un uomo cade di fronte al tram, lo ferma, ma l'uomo muore. Secondo te, in quest'ultima variante si dovrebbe aprire la botola? In che cosa consiste la differenza
fra le due situazioni?
Azione volontaria o involontaria?
Ecco una risposta molto promettente: nel caso dello scambio, io non intendo uccidere l'operaio solitario, ma metto in conto la sua morte. Nel caso dell'uomo
grasso, invece, provoco la sua morte intenzionalmente per salvare i cinque operai. In quest'ultimo scenario, l'uomo è ridotto al suo corpo e diventa un puro
mezzo per raggiungere un fine. La nostra morale si scaglia contro questa strumentalizzazione.
L'utilitarismo
L'esperimento del tram tira in causa le teorie più accreditate della morale, ovvero l'utilitarismo e l'etica deontologica. Secondo l'utilitarismo, il valore morale di
un'azione si misura esclusivamente sulla base delle sue presunte conseguenze:
se vuoi sapere se un'azione è giusta, guarda il suo risultato. Nella prassi, ciò significa che agisci in modo tale da massimizzare la felicità degli interessati e da
minimizzare il dolore. La più grande felicità del maggior numero di persone: questo è lo scopo della morale. La giustificazione "meglio un morto anziché cinque"
è quindi una giustificazione utilitaristica. Importanti esponenti dell'utilitarismo
furono i filosofi inglesi Jeremy Bentham (1748-1832) e John Stuart Mill (18061873). Il più celebre esponente contemporaneo di questa corrente di pensiero è
il filosofo australiano Peter Singer.
L'etica deontologica
Una giustificazione del tutto diversa è data dall'etica deontologica (dal greco
deon, dovere): essa sostiene che il valore di un'azione non risieda nelle sue conseguenze bensì nell'azione stessa. Ci sono azioni che sono errate indipendentemente dal bene che ne risulta. Uccidere, torturare e rubare appartengono a questa categoria. Queste azioni sono assolutamente sbagliate e non possono essere giudicate sulla base del rapporto costi-benefici. Ci sono cose che non si possono fare per nessun motivo. Questi divieti morali proteggono la nostra dignità
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umana e impediscono che i nostri interessi o la nostra vita siano sacrificati per il
bene comune. L'etica deontologica risale al filosofo illuminista tedesco Immanuel Kant (1724-1804).
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