Olmo cloni resistenti

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OLMO
AZIENDA VIVAISTICA REGIONALE
LA GRAFIOSI DELL'OLMO
I caratteri della malattia
La moria dell'olmo, dovuta alla
grafiosi, è presente in tutta Europa,
parte dell'Asia ed in Nord America. In
Italia interessa tutta la Penisola e le
isole. Le perdite si avvicinano al 100%
degli olmi adulti (Fig. 1). Tuttavia,
poiché le piantine di olmo fino a 2-3 m
di altezza e 3-4 anni di età sono indenni
dalla malattia, vuoi per la struttura
anatomica (vasi di piccole dimensioni),
vuoi per l'inefficienza degli scolitidi
vettori della malattia che si insediano
sulle piante giovani, le nostre specie di
olmo in natura non sono minacciate di
estinzione. L'avvento della grafiosi ha
condannato l'olmo, già annoverato tra le
latifoglie nobili, a passare da grande
albero a piccolo cespuglio. La grafiosi è
una tracheomicosi, ossia una malattia
che interessa il tessuto vascolare della
pianta ed è causata da un fungo
microscopico, Ophiostoma novo-ulmi
con forma imperfetta di Graphium,
donde il nome comune di "grafiosi" che
la patologia ha in Italia. Nel mondo
anglosassone è nota come Dutch Elm
Disease (il cui acronimo è DED),
ovvero la malattia olandese dell'olmo in
onore alle ricercatrici olandesi che per
prime la studiarono. Tutte le specie
europee di olmo: campestre, montano e
ciliato, sono altamente suscettibili alla
patologia. In Italia i sintomi compaiono
più frequentemente da fine maggio a
tutto giugno e consistono in un
improvviso avvizzimento di una branca
(Fig. 2), seguito da disseccamento e
caduta delle foglie, fino alla morte dei
rami la cui punta spesse volte si ripiega
ad uncino. I sintomi si propagano
rapidamente alle altre parti della
chioma fino a che la pianta muore nello
spazio di uno, due anni al massimo. La
presenza del fungo nella pianta può
essere verificata macroscopicamente
con un taglio trasversale-longitudinale
del ramo sintomatico (Fig. 3). Nella
sezione così ottenuta si può osservare
l'imbrunimento dei tessuti vascolari del
rametto dovuto alla reazione della
pianta che occlude i vasi apponendo
gomme e composti fenolici e formando
delle tille al loro interno.
Figura 3. Sezione trasversale si
un ramo sintomatico. Sono
osservabili i tessuti vascolari
imbruniti.
Figura 1. Olmi campestri adulti completamente
disseccati dalla grafiosi.
Figura 2. Primi sintomi
della grafiosi:
avvizzimento
improvviso di una
branca il cui apice si
ripiega ad uncino.
I vettori coinvolti nella
diffusione della malattia
La diffusione della malattia avviene ad
opera degli scolitidi che nel loro ciclo
biologico si spostano sistematicamente
da piante deperite a piante sane.
Scolytus multistriatus e Scolytus
scolytus, rispettivamente piccolo e
grande scolitide dell'olmo (Fig. 4), sono
ritenuti i principali vettori della malattia
in Italia. Sono insetti xilofagi che
colonizzano rapidamente i rami ed i
tronchi degli olmi indeboliti o morti di
recente. Qui essi si riproducono
formando caratteristiche gallerie di
ovideposizione e larvali tra scorza e
ultimo legno (Fig. 5). La giovane
generazione che nasce si porta su olmi
sani dove scava covacci di maturazione
all'ascella dei rametti di 1-2 anni
(gallerie nutrizionali) nella fase che
precede gli accoppiamenti (Fig. 6). Se il
deperimento e la morte degli olmi
invasi dagli scolitidi nella fase di
riproduzione sono dovuti a grafiosi, gli
insetti della nuova generazione che
escono da tali piante sono imbrattati di
spore e micelio del fungo che possono
trasmettere alle piante sane. Questi
scolitidi presentano normalmente due
generazioni annuali delle quali la più
pericolosa è quella che sfarfalla a
primavera in concomitanza con la
maggior suscettibilità dell'olmo al
fungo. L'altra possibilità di diffusione
Figura 4. Scolytus scolytus. Grande
scolitide dell'olmo, principale vettore
della malattia
Figura 6. Scolitide nel momento dello scavo del covaccio
di maturazione all'ascella di un rametto dell'anno.
Figura 5. Gallerie di ovideposizione e larvali di scolitidi dell'olmo
della malattia si ha quando le piante di
olmo sono vicine tra loro come nei viali,
siepi o gruppi. In tali casi, nel corso
degli anni, gli apparati radicali si
innestano naturalmente tra di loro e se
una pianta viene attaccata dal
Graphium questi procede dalla chioma
verso il basso fino ad invadere
l'apparato radicale da dove passa alle
piante ad esso collegate (Fig. 7). In
queste piante la velocità di invasione
del fungo che procede questa volta dal
basso verso l'alto, cioè dalle radici alla
chioma, seguendo la direzione della
linfa, è molto più alta e la morte è quasi
fulminante.
Possibilità di controllo della
malattia.
Attualmente non sono disponibili
prodotti chimici ad effetto curativo o
preventivo di sicura efficacia ed
applicabilità. Sono stati provati con
qualche risultato composti
benzimidazolici somministrati per
Figura 9. Foglie di olmo
scheletrizzate dall'azione di
Galerucella luteola
Figura 7. Passaggio della malattia da un individuo all'altro tramite anastomosi
radicale
iniezione nel tronco o nelle radici, ma il
loro impiego presenta molti
inconvenienti. Il controllo della
malattia tende quindi a frenare la
velocità di diffusione mediante la
riduzione delle popolazioni dei vettori e
con l'interruzione delle trasmissioni
radicali, mentre la soluzione del
problema sembra poter venire dal
lavoro di selezione di olmi resistenti.
La riduzione del numero degli scolitidi
si ottiene tagliando ed eliminando
subito tutte le piante di olmo morte o
deperite per qualsiasi ragione: i rami
debbono essere bruciati mentre le
grosse branche ed il tronco, per poter
essere utilizzati, vanno scortecciati in
modo da impedire la riproduzione degli
scolitidi. L'operazione va eseguita
prontamente durante tutto l'arco
dell'anno e su tutti gli olmi della zona
interessata (gli scolitidi si spostano
normalmente di 300 - 400 m ed
occasionalmente superano anche
distanze di 1 km). Bisogna porre
attenzione a non lasciare a terra parti di
olmo con corteccia. Solo nel caso in cui
la malattia interessa meno di 1/3 della
chioma si può tentare di salvare la
pianta asportando la parte malata
qualche metro sotto la presenza dei
sintomi. Data la velocità di
progressione della patologia è
opportuno asportare completamente le
piante con sintomi di malattia.
Una asportazione tempestiva evita
l'invasione dell'apparato radicale da
parte del fungo e la successiva
trasmissione per via radicale.
Quest'ultima deve essere evitata, nel
caso di piante adiacenti, con una fossa
che tagli le radici tra la pianta malata e
le piante sane vicine. Si può intervenire
anche per via chimica iniettando, lungo
la stessa linea di demarcazione, un
fumigante come ad esempio un
Figura 8. Adulto di Galerucella
luteola
formulato di metham che distrugga la
vitalità delle radici. E' evidente che
questa operazione va fatta con
tempestività altrimenti l'intervento può
essere inutile.
Piante resistenti alla grafiosi
L'olmo siberiano (Ulmus pumila) (Fig.
10), l'olmo cinese (Ulmus parvifolia) e
l'Ulmus wilsoniana presentano un buon
livello di resistenza al fungo che si
manifesta con limitati sintomi di
malattia, seguiti da una ripresa della
vegetazione. L'olmo siberiano è già
presente in Italia ma bisogna fare
attenzione perché il suo livello di
resistenza è molto variabile a seconda
della provenienza del seme e del grado
di ibridazione naturale con l'olmo
campestre. L'olmo cinese è un albero di
medie dimensioni con buone possibilità
ornamentali ma non di grande e rapido
sviluppo come gli olmi nostrali. Per
combinare le ottime caratteristiche
vegetative dei nostri olmi con la
notevole resistenza alla malattia degli
orientali sono stati impostati
programmi di miglioramento genetico
tradizionale in Olanda, negli USA e, da
una ventina di anni, anche presso
l'Istituto per la Protezione delle Piante
del C.N.R. di Firenze. Questi
prevedono l'ibridazione e selezione
delle progenie mediante inoculazione
artificiale del fungo agente della
grafiosi. Le piante che hanno superato il
test di selezione per resistenza sono poi
provate per l'adattabilità all'ambiente e
per le caratteristiche vegetative.
Un certo numero di cloni costituiti negli
USA, in Olanda e, in Italia dall'Istituto
per la Protezione delle Piante, sono
ormai in commercio.
L'Istituto per la Protezione delle Piante
del C.N.R. di Firenze ha brevettato nel
1997 due cloni, 'S. Zanobi' e 'Plinio'
resistenti alla malattia. Molti altri sono
nella fase finale di valutazione.
I livelli di resistenza alla grafiosi di
queste selezioni sono
significativamente migliori di quelli dei
cloni presi come confronto. Nessuna
delle due selezioni si è dimostrata
particolarmente suscettibile agli
attacchi naturali di insetti parassiti del
legno o delle foglie. Casi di giallume
dell'olmo non sono stati fino ad ora
registrati su questi cloni. Non sono noti
casi di caduta di esemplari a causa di
vento forte.
La galerucella dell'olmo
La Galerucella luteola (Fig. 8) è un
vorace divoratore delle foglie
dell'olmo che compie pullulazioni
periodiche. Gli adulti rodono la foglia
bucandola e le larve si nutrono del
parenchima rispettando le nervature
e l'epidermide superiore così che le
foglie appaiono scheletrizzate
(Figura 9).
Presenta 2-3 generazioni annuali ed in
caso di forte attacco, soprattutto se
protratto per più anni consecutivi,
indebolisce fortemente gli olmi
predisponendoli all'attacco degli
scolitidi. In natura esistono parassiti
predatori che frenano la moltiplicazione
di questo fitofago. In caso di estrema
necessità si può intervenire trattando
con prodotti a base di Alfametrina o
Deltametrina, tenendo però presente il
pericolo di scatenare infestazioni di
acari.
Gli olmi nostrali, l’olmo siberiano ed i
relativi ibridi, compreso l'olmo
olandese a foglie ampie spesso usato per
ornamento, sono fortemente attaccati
dalla galerucella. Alcune specie
orientali lo sono pochissimo, anche in
condizioni di forte pullulazione del
fitofago.
Figura 10. Olmo siberiano in un'alberatura stradale in Italia
Brevetto Olmo 'San
Zanobi' RM 97 NV
0006
(Fig. 11)
Costitutori: Lorenzo
Mittempergher; Alberto
Fagnani; Fabio Ferrini.
Varietà genitrici:
La presente varietà di olmo
denominata 'San Zanobi' è stata
selezionata a seguito di
inoculazione artificiale, tra i
semenzali derivati
dall'impollinazione incrociata
del clone 'Plantyn' [(Ulmus
glabra 'Exoniensis' x Ulmus
wallichiana p39) x (U. minor 1 x
U. minor 28)] con un individuo
di U. pumila (N. 15). Il nome
deriva dal miracoloso
germogliamento di un olmo
morto al passaggio delle reliquie
del vescovo fiorentino Zanobi
mentre venivano portate dentro il
Duomo di Firenze nel 429.
L'evento è ricordato da una stele
di marmo che fiancheggia il
Battistero.
Descrizione:
Lo sviluppo di tale clone su
terreni fertili ed in climi
temperati è eccezionalmente
rapido tanto da far pensare ad una
possibile utilizzazione per la
produzione di legno da opera. La
valutazione del livello di
resistenza alla grafiosi è stata
effettuata rilevando i sintomi di
malattia prodotti dalla
inoculazione artificiale del fungo
su individui autoradicati di 3 anni
di età comparandoli anche ai
sintomi mostrati, nelle medesime
condizioni sperimentali, da cloni
di olmo con livelli di resistenza
Figura 11. Individuo di 5 anni di Ulmus 'San Zanobi’
noti, come 'Urban' e 'Lobel',
rispettivamente resistente e
mediamente resistente.
Caratteristiche della pianta:
Portamento: conico determinato
da una accentuata dominanza
apicale;
Chioma: stretta;
Tronco: dritto, lungo con
corteccia di colore grigio verde
(n° 197/c della CCRHS);
Foglie: caduche ad inserzione
alterna che rimangono verdi ed
attaccate a lungo sulla pianta;
hanno spesso lembo ondulato e la
nervatura centrale convessa;
colore verde-giallastro (n° 147/a
della CCRHS); forma: la
seconda foglia del ramo corto è
largamente ellittica od ovale,
l'apice è acuminato e la base è
asimmetrica.
Picciolo: glabro e lungo da 6 a 9
mm.
Ramo: piuttosto sottile il ramo
dell'anno e glabro, di colore
grigio-verde (n° 197/a CCRHS);
Gemme a legno: piccole (<2 mm
di diam.), coperte da sole 3-4
perule; colore bruno (n° 200/b
CCRHS); forma rotondeggiante
nella parte basale del ramo e nei
rami corti; quella apicale del
ramo corto è più grande delle
altre e caratteristicamente
obliqua e ripiegata all'interno.
Brevetto Olmo
'Plinio' RM 97 NV
0005
(Fig. 12)
Costitutori: Lorenzo
Mittempergher; Alberto
Fagnani; Fabio Ferrini.
Varietà Genitrici:
La presente varietà di olmo
denominata "Plinio" è stata
selezionata a seguito di
inoculazione artificiale, tra i
semenzali derivati
dall'impollinazione incrociata
del clone 'Plantyn' [(Ulmus
glabra "Exoniensis" x Ulmus
wallichiana p39) x (U. minor 1 x
U. minor 28)] con un individuo
di U. pumila (S.2). Il nome di
questà varietà deriva dal
naturalista e storico romano
Plinio il Vecchio del I° secolo
dopo Cristo, che scrisse
dell'olmo nel suo trattato
“Naturalis Historia”
Descrizione:
L'accrescimento dell'olmo
'Plinio' è rapido: appena inferiore
a quello dell'olmo 'San Zanobi' e
pari a quello delle selezioni di
Ali di sughero: assenti.
Fioritura: l'entrata in fioritura è
lenta, a partire dal 5° anno di età.
Frutto: samara ovatarotondeggiante sessile di
dimensioni di 1,5 x 1,8 cm.
Fruttificazione: piuttosto
abbondante, ma la percentuale di
semi vani è molto alta.
Il germogliamento è
contemporaneo o appena
ritardato rispetto a quello
dell'olmo campestre.
Caratteristiche del legno. Da
recenti prove sperimentali
(Brunetti et al., 2003) risulta che
le proprietà fisico-meccaniche
del legno di questo clone non
sono diverse da quanto riportato
da Giordano (1981) per il legno
di olmo. Il legno analizzato
risulta essere semipesante,
resistente a flessione, a medio
ritiro e poco stabile. La
percentuale di duramen è
piuttosto alta già in piante di
giovane età.
Figura 12. Individuo di 6
anni di Ulmus 'Plinio’
olmo a più rapida crescita. Esso
sembra adattarsi meglio ai climi
più freschi del nostro Paese.
L'utilizzazione del Plinio è come
pianta ornamentale da ombra. La
valutazione del livello di
resistenza alla grafiosi è stata
effettuata rilevando i sintomi
della malattia prodotti dalla
inoculazione artificiale del fungo
su individui autoradicati di 3 anni
di età, comparandoli anche ai
sintomi mostrati nelle medesime
condizioni sperimentali da cloni
di olmo con livelli di resistenza
noti, come 'Urban' e 'Lobel',
rispettivamente resistente e
mediamente resistente.
Gemme a legno: relativamente
grandi (2-3 mm di diametro),
ovoidi, terminanti a punta non
acuminata; colore bruno (n°
200/a CCRHS);la gemma
apicale del ramo corto è ripiegata
all'interno rispetto all'angolo
formato dall'asse del rametto con
il picciolo.
Caratteristiche della pianta:
Ali di sughero: assenti.
Chioma: approssimativamente
di forma ovale in esemplari di
circa 5 anni di età. In esemplari
isolati l'espansione della chioma
in larghezza è del 70% della sua
altezza.
Fioritura: inizia presto verso i 3
anni di età della pianta ed è
abbondante.
Tro n c o : d r i t t o , t a l o r a
leggermente sinuoso, corto. La
pianta tende ad impalcarsi sui 2-3
m di altezza e si avvantaggia di
qualche intervento di potatura di
formazione. Corteccia di colore
grigio verde (n° 198/a della
CCRHS) ed è ancora liscia su
piante di 5 anni di età;
Foglie: caduche ad inserzione
alterna che rimangono verdi ed
attive sulla pianta più a lungo
della maggioranza degli altri
olmi; hanno il lembo fogliare
liscio e glabro nelle pagine
superiore e inferiore. Le
nervature terziarie sono piuttosto
rare; il margine è doppiamente
serrato, l'apice della foglia è
acuminato e la base presenta
un'evidente asimmetria. Colore
verde-giallastro (n° 147/a della
CCRHS). Forma: la seconda
foglia del ramo corto è
largamente ellittica od ovale.
Picciolo: glabro e lungo da 6 a 9
mm.
Ramo: piuttosto sottile e glabro il
ramo dell'anno, di colore grigioverde (n° 197/a CCRHS);
Frutto: samara rotondeggiante
sessile con seme centrale di
dimensioni di 2 x 2 cm.
Fruttificazione: piuttosto
abbondante, ma la percentuale di
semi vani è molto alta.
Il germogliamento segue di
pochissimi giorni quello
dell'olmo campestre.
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