l`invasione delle specie "aliene"

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L' incremento dell'inquinamento nel nostro pianeta può avere EFFETTI DISASTROSI non
solo per il clima e per gli oceani, ma anche per gli abitanti della Terra. La flora e la fauna sono
negativamente interessate da questi cambiamenti, perchè
mutamenti climatici significano anche mutamenti
nella vita degli animali e quindi un notevole sforzo
di adattamento. Secondo i dati della "LISTA ROSSA" (la
lista delle specie viventi a rischio Il estinzione) dell'unione
mondiale della conservazione, sono ben 12.257 le specie
animali e vegetali che sono a rischio di estinzione. Tra queste
6.774 sono piante e 5.483 sono animali.
CAUSE del fenomeno
 LA PERDITA DELLA BIODIVERSITÀ, ovvero la distruzione dell'habitat naturale a causa



dell'agricoltura, della crescita delle infrastrutture e della deforestazione.
L'INVASIONE DELLE SPECIE "ALIENE" introdotte dall'uomo, che mettono a rischio
molte specie native per la competizione.
IL PRELIEVO DIRETTO DELLE SPECIE da parte dell'uomo per il commercio locale o
internazionale.
LA QUARTA E ULTIMA CAUSA è costituita infine dall'inquinamento (cambiamenti
climatici, piogge acide, smog, contaminazione acqua e suolo).
STUDIO del fenomeno e RIMEDI
Tutti i governi del mondo già dal 2002 si sono impegnati a ridurre significativamente la
perdita della biodiversità entro il 2010 (impegno riaffermato nel recente World Summit
delle Nazioni Unite del settembre 2005): per ottenere questi risultati sono indispensabili:

Incremento e salvaguardia efficace delle
aree protette

Processi di ripristino e restauro ecologico
sui territori per rimettere in connessione
tra di loro i sistemi naturali, oggi sempre
più frammentati a causa dell'uomo.
L’estinzione in ITALIA
Per quanto riguarda l'Italia, più di 300 specie sono
considerate
dagli
esperti
internazionali
sull'orlo
dell'estinzione o già estinte come, ad esempio, l'avvoltoio
monaco o il gobbo rugginoso, una bellissima anatra dal becco turchese. Sono a rischio
molti animali tra cui squali, mante, delfini comuni, foche monache, tartarughe marine,
balenottere comuni e decine di uccelli che frequentano i nostri laghi e stagni, tra cui anatre e
poi pipistrelli, lucertole, tritoni e serpenti. Persino la biodiversità dei fiumi è a rischio:
decine le specie di pesci considerati ormai quasi estinti, tra cui lo storione, il carpione del Garda,
l'alborella appenninica. In grave pericolo sono anche numerosissime piante quasi
sconosciute ma preziose perché esclusive di molte isole. Sicilia e Sardegna in testa
tra le regioni più ricche di biodiversità già a rischio e che oggi sono chiamate ad
intervenire con politiche puntuali di salvaguardia. Riassunto delle specie animali più a rischio
d'estinzione:
Animali marini


la balenottera comune



l'orca


il delfino comune e il
tursiope
la foca monaca
la
tartaruga
marina
"caretta caretta" e la
tartaruga liuto.
numerosissime specie di
squali e mante
due specie di cavalluccio
marino.
Animali comuni




Il ghiro
lo scoiattolo rosso, sempre
più incalzato dalla più
invasiva specie americana
introdotta
il topo quercino e il topolino
selvatico alpino.
I pipistrelli; essi sono infatti
un
gruppo
di
animali
particolarmente sensibile ai
cambiamenti introdotti nei
loro
ambienti.
come
l'inquinamento
o
la
distruzione delle delicate aree
rifugio.
Volatili


la moretta tabaccata,

il gabbiano corso dal
becco rosso,



l'albanella pallida, una
particolare quaglia,
la gallina prataiola,
il nibbio reale
il
falco
grillaio.
Nel REGNO UNITO il Wwf, in occasione del suo 50esimo compleanno, ha lanciato non una
semplice azione promozionale ma l’emissione di una serie speciale di francobolli.
Francobolli che, oltre che essere ‘belli’ sono anche commemorativi e raffigurano alcune
delle specie animali a rischio estinzione che ancora sopravvivono ‘quasi’ felicemente sulla
nostra terra.
CIPRO
Il muflone è un mammifero artiodattilo della famiglia dei BOVIDI. È diffuso sulle isole
mediterranee di Sardegna, Corsica, Cipro e Rodi. È stato
Tipo:
Sottotipo:
Classe:
Ordine:
Famiglia:
Genere:
Specie:
Cordati
Vertebrati
Mammiferi
Artiodattili
Bovidi
Ovis
Ovis musimon
adottato come SIMBOLO DI CIPRO, dove vive in
mezzo ad una fitta vegetazione nella Riserva di Pafos,
sui monti del Troodos.
La caccia spietata ne ha
minacciato l’estinzione, soprattutto negli anni passati.
HABITAT. Il muflone predilige gli ambienti aperti in
aree collinari, spesso con presenza di aree rocciose dove potersi rifugiare in caso di pericolo:
tuttavia si è adattato a una grande varietà di habitat, dalle foreste di conifere ai boschi di latifoglie,
raggiungendo anche altitudini di 1500 m.
ASPETTO. Misura 130 cm di lunghezza, per un'altezza al garrese
di circa 75 cm: il peso varia fra i 25 kg massimi della femmina ai 40 kg
dei maschi adulti. Il pelo è ispido e di colore fulvo d'estate e bruno
scuro d'inverno, con tonalità grigiastre e nerastre su spalle e collo: il
muso, la parte interna delle orecchie, un cerchio perioculare, il ventre,
il posteriore e la parte distale delle zampe sono bianchi. Nei maschi
spesso è presente una "sella" bianca sul dorso, assente nelle femmine,
che sono di colore marroncino. Caratteristica unica dei maschi è la presenza sul cranio di due
grosse corna fisse su una base d'osso, che hanno crescita continua con tendenza alla
spiralizzazione in senso laterale: le corna del muflone hanno un alto effetto spettacolare, che
rende in particolare i vecchi maschi un trofeo molto ambito dai cacciatori.
RAPPORTI CON L'UOMO: L'esistenza del muflone è indissolubilmente legata a quella
dell'uomo: è infatti accettata come verosimile dalla maggior parte degli studiosi l'ipotesi che questi
animali siano in realtà delle pecore ancestrali introdotte dall'uomo in ambienti insulari e
rinselvatichitesi nel corso dei millenni, piuttosto che dei progenitori dell'attuale pecora come si è
sempre ritenuto fino ad alcuni lustri fa. Il muflone è un animale piuttosto popolare nella cultura;
tuttavia tale popolarità, più che alla biologia vera e propria dell'animale, è dovuta alla fonetica del
suo nome. Generalmente, il nome "muflone" viene utilizzato per indicare in modo satirico qualcosa
di esasperatamente e stereotipicamente mascolino.
La tartaruga comune (Caretta caretta LINNAEUS, 1758) è la tartaruga marina più comune del
Mar Mediterraneo. La specie è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo
e ormai al limite dell'estinzione nelle acque
Tipo:
Cordati
territoriali italiane.
Sottotipo:
Classe:
Ordine:
Famiglia:
Genere:
Specie:
Vertebrati
Rettili
Testudines
Chelonidi
Caretta
Caretta caretta
ASPETTO. Sono animali perfettamente adattati alla vita
acquatica grazie alla forma allungata del corpo
ricoperto da un robusto guscio ed alla presenza
di “zampe” trasformate in pinne. Alla nascita è
lunga circa 5 cm. La lunghezza di un esemplare adulto è
di 80 - 140 cm, con un peso variabile tra i 100 ed i 160 kg.
La testa è grande, con il rostro molto incurvato. Gli
arti sono molto sviluppati, specie gli anteriori, e
muniti di due unghie negli individui giovani che si
riducono ad una negli adulti. Ha un carapace di colore
rosso marrone, striato di scuro nei giovani esemplari, e
un piastrone giallastro, a forma di cuore, spesso con
larghe macchie arancioni. I maschi si distinguono dalle
femmine per la lunga coda che si sviluppa con il
raggiungimento della maturità sessuale, che avviene
intorno ai 13 anni. Anche le unghie degli arti anteriori nel maschio sono più sviluppate che nella
femmina.
BIOLOGIA.
Come tutti i RETTILI, hanno sangue freddo il che le porta a prediligere le acque temperate.
Respirano aria, essendo dotate di polmoni, ma sono in grado di fare apnee lunghissime.
Trascorrono la maggior parte della loro vita in mare profondo, tornando di tanto in tanto
in superficie per respirare. In acqua possono raggiungere velocità superiori ai 35 km/h,
nuotando agilmente con il caratteristico movimento sincrono degli arti anteriori. Sono animali
onnivori: si nutrono di molluschi, crostacei, gasteropodi, echinodermi, pesci e meduse, ma nei loro
stomaci è stato trovato di tutto: dalle buste di plastica, probabilmente scambiati per meduse, a
tappi ed altri oggetti di plastica.
RIPRODUZIONE
In estate, nei mesi di giugno, luglio ed agosto, maschi e femmine si danno convegno nelle zone di
riproduzione, al largo delle spiagge dove le prime sono probabilmente nate. Hanno infatti una
eccezionale capacità di ritrovare la spiaggia di origine, dopo migrazioni in cui percorrono
anche migliaia di chilometri. Alcuni studi hanno dimostrato che le piccole appena nate sono
capaci di immagazzinare le coordinate terrestri del nido, a causa del magnetismo,
oltre ai feromoni ed altre caratteristiche ambientali che consentono
un imprintig della zona di origine. È essenziale che le piccole raggiungano il mare da sole,
senza contatti umani, questo potrebbe causare la perdita della memoria del nido che consentirà
loro di tornare sulla spiaggia dove sono nate 25 anni dopo per nidificare.
Avvenuto l'accoppiamento la femmina attende per qualche giorno in acque calde e
poco profonde il momento propizio per deporre le uova; in ciò è facilmente disturbata dalla
presenza di persone, animali, rumori e luci. Giunte, con una certa fatica, sulla spiaggia vi
depongono fino a 200 uova, grandi come palline da ping pong, disponendole in buche
profonde, scavate con le zampe posteriori. Quindi le ricoprono con cura, per garantire una
temperatura di incubazione costante e per nascondere la loro presenza ai predatori. Completata
l'operazione fanno ritorno al mare. È un rito che si può ripetere più volte nella stessa stagione, ad
intervalli di 10-20 giorni. Le uova hanno un'incubazione tra i 42 e i 65 giorni, e, grazie a
meccanismi non ancora chiariti, si schiudono quasi tutte simultaneamente. La
temperatura e l'umidità del suolo, la granulometria della sabbia sono fattori
determinanti per la riuscita della schiusa. I suoli molto umidi determinano spesso la
perdita delle uova poiché molte malattie batteriche e fungine possono attaccare le uova, inoltre
alcuni coleotteri possono raggiungere il nido e parassitarle. La temperatura del suolo
determinerà il sesso dei nascituri, le uova che si trovano in superficie, si avvantaggiano di
una somma termica superiore a quelle che giacciono in profondità, pertanto le uova di superficie
daranno esemplari di sesso femminile e quelle sottostanti, di sesso maschile.
I piccoli per uscire dal guscio utilizzano una struttura particolare, il "dente da uovo", che verrà poi
riassorbito in un paio di settimane. Usciti dal guscio impiegano dai due ai sette giorni per
scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e
raggiungere la superficie e quindi, in genere col calare della
sera, dirigersi verso il mare. In condizioni naturali corrono
prontamente verso il mare. Possiamo considerare il piccolo appena
nato come una sorta di "robot" il cui programma biologico attiva la
ricerca in automatico della fonte piu luminosa in un arco
sull'orizzonte di 15 gradi. Questa in condizioni normali e'
rappresentata dall'orizzonte marino
su cui luna e/o stelle si riflettono.
Solo una piccola parte dei neonati riesce nell'impresa,
cadendo spesso vittima dei predatori, tra cui l'uomo; di
quelli che raggiungono il mare infine, solo una minima
parte riesce a sopravvivere sino all'età adulta. Giunte a
mare nuotano ininterrottamente per oltre 24 ore per
allontanarsi dalla costa e raggiungere la piattaforma
continentale, dove le correnti concentrano una gran
quantità di nutrienti.
Questo è dovuto ad un forte impulso che fa parte dell'istinto,
pertanto la natura ha provveduto che una parte del tuorlo
dell'uovo, venga immagazzinato nelle pinne. Le pinne
con un carburante simile, composto da sostanze grasse e
zuccheri consentiranno alle piccole di nuotare notte e
giorno senza interruzione, fino a che esaurite le energie
avranno raggiunto le aree ricche di plancton di cui si
cibano.
Dove esattamente trascorrano i primi anni della loro vita è un mistero che i biologi non sono
ancora riusciti a spiegare, il cosiddetto "periodo buio"; solo dopo alcuni anni di vita, raggiunte
dimensioni che le mettono al riparo dai predatori, fanno ritorno alle zone costiere. Alcune
osservazioni, fatte in collaborazione con i pescatori della costa jonica calabrese, hanno consentito
di censire diverse centinaia di esemplari quasi coetanei che soggiornano in un punto determinato,
di fronte al faro di Capo Spartivento, dove si incontrano delle correnti importanti in una zona di
calma, al confine delle correnti le tartarughe passerebbero diversi anni prima di iniziare la grande
migrazione verso altri mari.
Le principali zone di nidificazione in Italia sono:

la spiaggia della Pozzolana di Ponente di Linosa;

la spiaggia dell'Isola dei conigli di Lampedusa;

la spiaggia di Spropoli a Palizzi in provincia di Reggio Calabria.

Oasi faunistica di Vendicari Noto - Contrada Cittadella-Spiaggia di circa 800 metri,
area protetta e tutelata dal corpo forestale regionale.
SLOVENIA
ll proteo o proteus (nome scientifico Proteus anguinus) è un anfibio che vive nelle acque
sotterranee del Carso dinarico, dal bacino del fiume
Isonzo (Soča) vicino a Trieste, attraverso tutta la Slovenia
Tipo:
Cordati
Sottotipo:
Vertebrati
e la Croazia sud-occidentale fino all'Erzegovina. È l'unico
Classe:
Anfibi
rappresentante europeo della famiglia degli anguinei
Ordine:
Urodeli
(Proteidae), l'unico rappresentante della specie Proteus e
Famiglia:
Proteìdi
L'UNICO VERTEBRATO DELLE GROTTE IN
Genere:
Proteus
EUROPA. Il proteo è il simbolo del retaggio
Specie:
Proteus anguinus
naturale sloveno. L'immagine del proteo contribuisce
ampiamente a rendere riconoscibili le grotte di
Postumia (Postojna), fatto sfruttato a lungo dalla Slovenia per promuovere il turismo formativo
a Postumia e nelle altre zone del Carso sloveno.
CARATTERISTICHE Lunghezza: 22-25cm, fino a 30cm. Si tratta di uno dei più strani anfibi
esistenti sulla faccia della terra, confondibile con nessun altro animale: appare come una grande
salamandra serpentiforme, con corpo cilindrico,
caratterizzato da 25-27 solchi dorsali e da una coda
compressa lateralmente. Questo anfibio è provvisto di
ARTI MOLTO PICCOLI e sproporzionati, di cui i
due anteriori sono dotati di tre dita, e i posteriori di due.
Il MUSO, allungato e piatto superiormente, è
provvisto di aperture branchiali, da cui
fuoriescono tre ciuffi branchiali abbastanza
sviluppati, e di color rosso sangue. La BOCCA
risulta minuscola, dotata di due file di denti, mentre gli OCCHI sono piccoli ed immersi nella
pelle, e sono appena in grado di distinguere la luce dal buio. La COLORAZIONE è in
genere uniformemente bianca o rosata, sebbene esista, in Slovenia, una varietà rarissima di
proteo nero. I maschi si riconoscono per la protuberanza cloacale ingrossata anteriormente.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA ED HABITAT
Il proteo ha un'area di diffusione RISTRETTISSIMA, che si estende dalla Slovenia al
Carso triestino; particolarmente abbondante nelle grotte di Postumia, in Ex
Jugoslavia, e nei sistemi carsici del goriziano e del triestino, questo bizzarro animale venne
introdotto con successo in alcune grotte del nord Italia, tra cui le grotte di Oliero, dove, in ogni
caso, rimane un incontro veramente eccezionale. La varietà nera, che molti studiosi ritengono
una specie a parte, sembra endemica della grotta di Doblicica in Carniola, nella Slovenia
settentrionale. Questi animali vivono esclusivamente nelle acque sotterranee dei sistemi
carsici, nelle pozze profonde e nei laghi del sottosuolo, anche se talvolta, piogge torrenziali
o piene improvvise possono portare alla luce qualche esemplare.
ALIMENTAZIONE, COMPORTAMENTO, RIPRODUZIONE
Il proteo si nutre pochissimo, vista anche la scarsità di cibo che ne caratterizza l'habitat, e la
sua crescita è lentissima; in un laboratorio di biotecnologia dell'università di Lubiana, rimane
un mistero capire come faccia a mantenersi perfettamente vitale un esemplare di proteo digiuno
da più di dodici anni. In ogni caso, le prede del proteo sono rappresentate dai piccoli
crostacei presenti all'interno delle grotte, e, talvolta dalle sue stesse larve. Vive in acque
profonde, dove la temperatura oscilla tra i 9 e i 12 gradi, mantenendosi costante per tutto l'arco
dell'anno. Respira tramite i polmoni, ma anche la pelle, come quella di alcuni pesci, è sede di
scambi gassosi con l'ambiente esterno. Affiora regolarmente
dalla superficie per respirare, infatti, anche se provvisto di
branchie, non può fare a meno di inghiottire boccate d'aria,
come fanno i tritoni. Trascorre gran parte del tempo
fluttuando nell'acqua, o spostandosi lentamente sul fondo,
ma, seppur molto raramente, talvolta fuoriesce dall'acqua,
sostando sulle rocce umide. Della riproduzione si sa
pochissimo, e cioè che questi animali possono sia
riprodursi tramite uova, che dare alla luce delle
larve completamente sviluppate, al variare di fattori
non del tutto chiari. In caso di deposizione di uova, queste variano in numero da 60 a 70, di circa 45 mm di diametro. La schiusa avviene dopo più di quattro mesi, e lo sviluppo delle larve è
lentissimo, al punto che queste risultano sessualmente mature solo all'età di oltre 10
anni. In compenso, si pensa che il proteo possa essere molto longevo, tanto da superare il
secolo di vita, in quanto, in laboratorio, questi animali prosperano facilmente per oltre 50 anni.
E' tutt'ora oggetto di approfonditi studi da parte di numerose
università e centri di ricerca. La scoperta recentissima della
specie melanica sembra confermare la tesi che lo riteneva ciò
che resta di un anfibio vissuto nel Cenozoico, e più
precisamente nel Pliocene, tra 2 e 6 milioni di anni
fa. Ancora oggi, del proteo si sa pochissimo, poiché le
caratteristiche biologiche di questa specie sembrano
andare contro a tutte le teorie evoluzionistiche e nello stesso tempo, dare il quadro di un
essere quasi superiore: non si capisce, ad esempio, come faccia ad essere viviparo ed
oviparo nello stesso tempo, o da cosa sia data la pigmentazione scura della specie melanica, visto
che questa vive in ambienti totalmente privi di luce, o ancora, come riesca a sopravvivere per anni
senza nutrirsi. A causa della sua relativa rarità, e vista la zona ristretta in cui è distribuito, il
PROTEO È PROTETTO SU TUTTO IL TERRITORIO DI DIFFUSIONE DA
SEVERISSIME NORME, EMANATE DALLA CONVENZIONE DI BERNA DEL 1991. La
minaccia più grande per questa specie, sembra essere l'inquinamento delle falde acquifere e
delle acque sotterranee; secondo recenti stime, la popolazione sembra mantenersi stabile,
almeno per quanto riguarda l'areale italiano di diffusione.
GRAN BRETAGNA
Nella "Lista rossa" per il 2006 della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della
Natura), tra le 16.119 specie a rischio di estinzione, sorprendentemente compare anche
lo SCOIATTOLO ROSSO, oltre ad altri animali sorpresa nella Lista rossa ci sono animali che
ancora consideriamo comuni come il ghiro e molte specie di pipistrelli.
Per lo Scoiattolo l'ultimo pericolo in ordine di tempo ed anche il più pressante è rappresentato
dall'introduzione dello Scoiattolo grigio, proveniente dal Nord America e presente in Gran
Bretagna sin dall'Ottocento. Le due razze non
Tipo:
Cordati
convivono e dove compare il più massicco Scoiattolo
Sottotipo:
Vertebrati
grigio, lo Scoiattolo rosso è destinato a scomparire.
Classe:
Mammiferi
Difficili le scelte da attuare e difficile anche da parte di
Ordine:
Roditori
tutte quelle istituzioni che difendono l'Ambiente e la
Famiglia:
Sciuridi
Natura prendere una posizione.
Genere:
Sciurini
Specie:
Scoiattolo rosso
(Sciurus vulgaris)
COM'E' FATTO
Lungo circa circa
25 cm, con una fluente coda di altri 20 cm, che ha sia la
funzione di bilanciarlo nei salti che di scaldarlo,
avvolgendolo, durante la stagione rigida, ed un peso di
230 -480 g. È caratterizzato da un particolare dimorfismo
stagionale e climatico fa variare il colore del suo pelo dal
rosso al grigio fino ad una tonalità che si avvicina al nero:
in genere i colori più chiari sono riscontrati d'estate e negli
individui che vivono al nord, durante i periodi invernali anche
questi esemplari sfoggiano un manto nettamente più scuro,
ma non arrivano mai alle colorazioni degli individui che
stanziano al sud. Ventre e le parti inferiori rimangono sempre
nettamente più chiare.
La forma è snella, con arti anteriori più corti dei posteriori che
sono strutturati perfettamente per i salti. Arrampicatore
incredibile, riesce nelle sue imprese anche grazie agli artigli
aguzzi e ricurvi di cui è dotata. Inoltre non c'è alcuna differenza
di stazza tra maschio e femmina.
NEMICI NATURALI.
Vista la sua modesta taglia,
lo Scoiattolo rosso è tra le prede preferite di vari predatori, dal falco al gatto selvatico alla
volpe. Il più temuto, però, è la martora che, grazie alle sue doti di arrampicatrice, riesce ad
inseguirlo fino nel nido.
DI COSA SI NUTRE. Si nutre di ghiande, faggiole, nocciole, noci e semi in genere,
gemme e ramoscelli di pini, larici o abeti, ma non disdegna uova, piccoli uccelli ed
insetti. Previdentissimo, se ha a disposizione una quantità di cibo eccessiva ne ricovera
immediatamente una parte in cavità degli alberi o in buche che scava appositamente. E' una pura
questione di sopravvivenza, visto che il periodo
cruciale per questo animaletto è l'inverno durante
il quale muoiono ben il 75 - 85% dei nuovi nati
ed il 50% degli individui che lo attraversano
per la seconda volta.
RIPRODUZIONE. Non esiste vista sociale e, quindi,
neppure vita di coppia per gli Scoiattoli: durante la
stagione degli amori, che ha inizio in primavera, i
maschi inseguono le femmine sperando di riuscire ad
accoppiarsi almeno con una di esse. Come in molte
altre specie il maschio dominante, quello più grosso e resistente, ha le maggiori possibilità di
successo.
Quindi è la femmina ad occuparsi della preparazione del nido, utilizzandone di abbandonati o
costruendone uno nuovo nella cavità di qualche albero. Poi la gestazione lunga quasi cinque
settimane e la nascita di un numero tra i 3 ed i 7 piccoli. In estate la femmina è di nuovo pronta per
la seconda nidiata stagionale.
E' solo la madre ad occuparsi dei piccoli che nascono ciechi, sordi e con un peso che si
aggira tra i 10 ed i 15 g. Dopo una ventina di giorni ai cuccioli inizia a crescere il pelo e poi
iniziano a vedere. La dentatura si sviluppa completamente dopo 42 giorni e solo a questo punto il
piccolo potrà nutrirsi di cibi solidi che inizierà a cercarsi anche da solo. La vita media di
uno Scoiattolo rosso è di 3 anni, mentre in cattività può raggiungere i 10.
DOVE VIVE (ancora). Per prima cosa "DA QUANDO" vive.... sono stati, infatti, ritrovati dei
reperti fossili che attestano la sua esistenza già nel Pleistocene medio-superiore (400.000 –
700.000 anni fa).
Il suo habitat preferito sono i boschi di conifere o di caducifoglie, ma frequenta anche i parchi
ed i giardini delle nostre città.
Specie autoctona europea, è possibile trovarlo in tutta l'Eurasia, in Asia settentrionale fino alla
Kamciatka, in Corea e sull'isola di Hokkaido in Giappone. Ma il territorio dov'è presente, malgrado
ciò che sembra, si è decisamente rimpicciolito negli ultimi anni ed in Inghilterra, dove che lo ha
adottato come simbolo nazionale, è ormai in serio pericolo la sua presenza.
LA COMPETIZIONE CON LO SCOIATTOLO GRIGIO. La competizione sembra avvenire
soprattutto a livello alimentare, fatto che influenza negativamente il successo riproduttivo e la
possibilità di sopravvivenza degli scoiattoli comuni, Scoiattoli Rossi, in periodi sensibili dell’anno.
Lo scoiattolo grigio americano, infatti, usa le stesse risorse trofiche. In boschi di
latifoglie, gli scoiattoli americani si alimentano più intensamente di ghiande (i frutti delle
querce) degli scoiattoli comuni, in quanto riescono a digerirne meglio le sostanze
contenute, quali i tannini. Inoltre, si è visto che gli scoiattoli grigi riescono a trovare e consumare
parte delle riserve di semi (fino al 50%) costituite per l’inverno dagli scoiattoli comuni.
Considerando che il peso corporeo, la sopravvivenza e la riproduzione delle femmine dopo
l’inverno aumentano con il consumo dei semi immagazzinati, una minor quantità di semi ritrovata
dagli scoiattoli comuni influenzerà la loro possibilità di sopravvivenza e riproduzione. La
competizione per le risorse alimentari determina un minor peso corporeo nei giovani di
scoiattolo comune e quindi una minor sopravvivenza nel primo anno di vita, determinando in
pochi anni il declino della popolazione e l’estinzione locale. Nei boschi di conifere gli scoiattoli grigi
occupano le aree forestali con una maggior disponibilità alimentare, spingendo gli scoiattoli
comuni in aree più povere
In Gran Bretagna, l’esclusione competitiva tra queste due specie è mediata anche dalla presenza
di un poxvirus degli scoiattoli (SQPV): gli scoiattoli grigi sono resistenti al virus e
agiscono da vettori, mentre gli scoiattoli comuni che ne entrano in contatto muoiono in
poco tempo. La prevalenza dello SQPV è alta in Inghilterra e Galles, ma alcuni scoiattoli
infetti dal virus sono stati trovati recentemente anche in Scozia, dove sembrava assente. Scoiattoli
sieropositivi sono stati trovati in Irlanda, ma non ci sono casi confermati di malattia in scoiattoli
comuni. Finora lo SQPV non è stato rinvenuto in Italia, ma le indagini mirate sono state
poche e andranno sicuramente ampliate.
MITOLOGIA. È citato occasionalmente da alcuni autori per la caratteristica curiosa di farsi
ombra con la coda nelle giornate assolate; da qui il nome greco "σκίουρος (skíoyros)" (da cui
il latino "sciurus") che significa letteralmente "che si fa ombra".
Secondo la mitologia nordica lo scoiattolo è sacro a Loki (dio del fuoco) per via del colore rosso
acceso della pelliccia; per lo stesso motivo è anche caro a Thor, rosso di capelli.
Nella simbologia pittorica cristiana del Medioevo lo scoiattolo rappresenta il diavolo, sempre per il
colore rosso acceso della pelliccia oltre che per l'agilità e la rapidità.
SPAGNA
L'asino (Equus
asinus, ),
detto
anche somaro o ciuco,
è
un mammifero
quadrupede della famiglia degli equini,
che
comprende anche il cavallo (Equus caballus). Oltre alle
Tipo:
Cordati
numerose specie domestiche presenti in tutto il mondo,
Sottotipo:
Vertebrati
esistono molte specie di asini selvatici. Più piccolo del
Classe:
Mammiferi
cavallo, ha le orecchie più lunghe. Il suo manto è
Ordine:
Perissodattili
Famiglia:
Equidae
generalmente di colore grigio salvo il ventre, il muso e il
Genere:
Equus
contorno degli occhi che sono bianchi, ma delle razze
Specie:
E. asinus
domestiche possono essere prevalentemente di colore
(var. catalana)
nero brune. Le razze con
un manto grigio hanno
anche un croce nera che si disegna sulla loro schiena, chiamate
« croce di Sant'Andrea ». Le specie selvatiche presentano un
manto che va dal grigio al bruno sabbia, o bruno rosso . L'asino
domestico aveva le stesse funzioni del cavallo ma era meno
costoso poiché si accontentava di poco dal punto di vista
alimentare; i contadini più poveri lo preferivano al cavallo, per
questo venne chiamato « cavallo del povero ». Inoltre l'asino può
essere utilizzato per il transito su strade di montagna. Il verso
dell'asino viene chiamato raglio.
IBRIDAZIONE. Un asino maschio può incrociarsi con
una giumenta per generare un mulo e un cavallo maschio
può incrociarsi con un'asina per generare un bardotto. I muli
sono straordinariamente docili, forti e resistenti, per cui si
considerano animali particolarmente validi per portare carichi
pesanti per lunghe distanze, lungo terreni montagnosi e desertici. I bardotti, invece sono piuttosto
piccoli e deboli. Tutti questi ibridi sono sterili, poiché le specie del genere Equus hanno un
diverso numero di cromosomi. Così i cavalli che hanno 64 cromosomi e gli asini, che ne
hanno 62, generano figli che possiedono 63 cromosomi.
L'ASINO NELL'ALIMENTAZIONE UMANA Il latte d'asina è considerato il più simile a
quello della donna. Per tale motivo è diventato un alimento fondamentale nella dieta dei
neonati allergici alle proteine del latte vaccino. Proprio per questo è il latte che più si
presta nel scongiurare allergie al latte vaccino
L’ASINO NELLA CULTURA. Gli asini sono famosi per la loro testardaggine, anche se si
deve ad una cattiva interpretazione di alcune persone su suoi istinti di conservazione.
È difficile forzare un asino a fare qualcosa che contraddica i suoi propri interessi.
L'asino è usato ultimamente e con notevole successo nella pet therapy: la terapia con asini è
detta onoterapia. L'asino ha ancora grande importanza presso i popoli mediterranei, ed è stato
un antico oggetto di culto presso popoli orientali e africani
L'ASINO CATALANO (Equus asinus var. catalana; cat., "ruc català"; sp., "burro catalán") è
una razza di asino (Equus asinus) originaria della Catalogna. Tra le più grandi razze asinine del
mondo, è divenuto da qualche anno un vero e proprio simbolo dell'identità catalana.
CARATTERISTICHE. L'asino catalano presenta un manto nero o baio scuro, con il muso, il
contorno degli occhi e il ventre grigi chiari e con sfumature rossastre alle orecchie e sul dorso[1].
Tra le razze asinine più grandi, la sua altezza media varia dagli 1,35 agli 1,64 metri, per un peso
variabile dai 350 a 450 chilogrammi. Possiede una testa grande, un collo muscoloso ed ampie
orecchie, lunghe da 38 a 42 centimetri.
Le femmine divengono fertili da 3 anni di età e possono partorire un solo puledro alla volta, dopo
una gestazione di 12 mesi
L'asino catalano ha una forma longilinea e una grande mole, che gli conferiscono
notevole forza e un carattere placido e mansueto.
STORIA. Discendente da quello somalo, l'asino catalano è una razza molto antica, citata
addirittura da Plinio il Vecchio.
Per la sua mole e il suo carattere servizievole, fu assai utilizzato nei lavori agricoli fino alla metà del
XX secolo, portandone addirittura la popolazione - all'inizio del Novecento - a 50.000
esemplari nella sola Catalogna
Dichiarato, nel 1916 a New York, la MIGLIOR RAZZA ASININA DEL MONDO, l'asino
catalano ebbe un tale successo da essere utilizzato, attraverso gli incroci, per la creazione di altre
razze.
La meccanizzazione dei lavori agricoli portò in disuso l'impiego di questi animali, che nel corso del
secolo hanno conosciuto un vertiginoso decremento demografico: già nel1988 si stimavano
appena 100 asini catalani, cresciuti nei 10 anni successivi di soli 79 capi.
Sia pure limitato, il nuovo incremento demografico ha momentaneamente posto fine a
quella che sembrava un'inarrestabile condanna all'estinzione dell'asino catalano. Ciò, anzitutto,
grazie alla valorizzazione operata dall'Associació del Foment de la Raça Asinina
Catalana(AFRAC), associazione catalana istituita nel 1978 , che ne ha incentivato l'allevamento e
la diffusione. Ad ottobre 2004 risultavano dai registri dell'AFRAC 336 asini catalani, ma la
popolazione attuale, considerando anche i capi non registrati, è stimata a circa 500 esemplari.
Un salto di qualità è stato compiuto nello stesso 2004, quando due giovani, Jaume Sala e Álex
Ferreiro, hanno deciso di produrre un adesivo per automobili con il profilo dell'asino
catalano. L'immagine, a breve riprodotta anche su magliette, scarpe, portachiavi e molti altri
oggetti all'interno della campagna Planta't el burro, è divenuta uno dei simboli dell'identità
catalana, in contrapposizione al simbolo della Spagna, il toro di Osborne.
ORIGINI
Le origini del cirneco risalgono al 1000 a.C. Si dice che questa razza derivi dai cani dei
Faraoni egiziani delle ultime dinastie e da cani importati in Sicilia dai commercianti fenici.
Successivi studi hanno indicato che molto probabilmente il Cirneco è una razza
autoctona siciliana.
LA RAZZA
l cirneco dell'Etna appartiene alla classe dei cani da
caccia di tipo primitivo; è un animale molto veloce
e
per
questo
viene
utilizzato
soprattutto
nella caccia al coniglio selv atico e alla lepre.
Si presenta con una figura molto snella, con gambe
Cirneco su didracma di Segesta
lunghe, orecchie dritte e con un corpo muscoloso ma nello stesso
tempo molto elegante. I colori del mantello del cirneco dell'Etna
vanno dal sabbia dorato al cervo scuro; non necessariamente devono essere presenti macchie
bianche, ma possono essercene su tutto il corpo. Ha un fiuto
eccezionale ed è agilissimo nel cambiare direzione durante
l'inseguimento della preda. Da notare che, sebbene l'aspetto del
cirneco ricordi quello dei levrieri, non caccia a vista ma usa l'olfatto.
La forma delle dita e la robustezza dei cuscinetti lo rendono
unico nel camminare facilmente fra le rocce vulcaniche.
La vita media di questo cane è molto elevata, quindici anni circa,
ma esistono esemplari che vivono anche venti anni.
SOCIALITÀ
Dotato di grande intelligenza, è generalmente indipendente e
solitario. Generalmente diffidente con gli estranei, si affeziona ad un solo padrone. Si può
dire che abbia le sue simpatie e antipatie a pelle: con alcuni individui non socializza e alla loro vista
abbaia; con altri inizialmente si mostra aggressivo ma poi socializza e con altri ancora prova un
feeling immediato e socializza subito. È un cane che per il padrone darebbe tutto se stesso.
Se correttamente socializzato da cucciolo, evidenzia un carattere molto disponibile e gioioso e privo
di diffidenze anche verso le persone appena conosciute.
Se cresce in un ambiente familiare, dove ha ricevuto tutti gli stimoli nei confronti dell'ambiente
esterno, ama essere portato a spasso e incontrare altri cani e persone, anche se
sconosciuti. Se lasciato libero, soprattutto in luoghi di campagna, cambia visibilmente espressione;
tutti i muscoli si tendono, ama ispezionare l'ambiente circostante e, anche se all'inizio sembra
indipendente, in realtà sa sempre dove si trova il suo padrone e puntualmente ritorna sotto la sua
attenzione. Prima di liberare un cirneco in un luogo aperto occorre aver rafforzato un rapporto
sereno e di fiducia.
Il cirneco è un cane primitivo e rispetto ad altri animali domestici, molto spesso è un soggetto che
porta rancore se trattato male, non dimentica facilmente uno sgarbo subito, non sopporta di essere
rimproverato con eccessiva durezza.
AGLIO (GARLIC)
L'aglio (Allium sativum) è una pianta erbacea perenne bulbosa, coltivata come annuale.
Probabilmente originaria dell'Asia centrale. E' una pianta conosciuta fin dai tempi antichi
tanto che era già utilizzata dagli
Egizi
e successivamente dai
Regno:
Plantae
Greci, dai Romani, dai Cinesi e
Divisione:
Angiosperme
dagli Indiani. Esistono numerose
Classe:
Monocotiledoni
specie, distinte in base al colore
Ordine:
Liliales
della
tunica
(foglie
Famiglia:
Liliaceae
metamorfosate
sterili,
con
Genere:
Allium
funzione protettiva) che avvolge
Specie:
A. sativum
il bulbo: aglio a tunica bianca e
aglio a tunica rossa. La parte
utilizzata è il bulbo. Ogni bulbo contiene da 6 a 14 bulbilli o spicchi
stretti fra loro e ricoperti da scaglie membranose. Lo spicchio, che
rappresenta L'ORGANO DI MOLTIPLICAZIONE, è
attaccato direttamente al fusto.
L'odore caratteristico dell'aglio è dovuto a numerosi
composti organici di zolfo
tra cui l'alliina ed i suoi
derivati, come l'allicina ed
il disolfuro di diallile.
L'aglio trova utilizzo come
condimento in tutto il
Mondo: insalate, sughi, minestre, verdure cotte, sformati,
arrosti, soffritti.
PROPRIETÀ TERAPEUTICHE:
 Antiipertensivo
 Antibatterico, ad opera dei composti tiosolfonati che si formano spontaneamente
dall'allicina
 Antielmintico (gli elminti sono una classe di vermi che possono parassitare l'intestino)
 Antiossidante ad opera di molti composti, come i vari solfuri, il selenio e le vitamine dei
gruppi B e C
 Contro raffreddore e influenza
 Antitumorale (in vitro)
 Antitrombotico anche qui ad opera dell'Ajoene ad azione antiaggregante piastrinica
ALLORO (BAY LAUREL)
L'alloro (Laurus nobilis) è una pianta il cui nome
botanico deriva dal termine latino laus che significa
«lode». Diversamente "nobilis" sta per illustre,
importante, famoso. Nella
mitologia
greco-romana
l'alloro era una pianta sacra
e simboleggiava la sapienza
e la gloria: una corona di
Regno:
Divisione:
Classe:
Ordine:
Famiglia:
Genere:
Specie:
Plantae
Angiosperme
Dicotiledoni
Laurales
Lauraceae
Laurus
L. nobilis
alloro cingeva la fronte dei
vincitori. È una specie
originaria dell'Asia minore, in seguito si è diffusa in tutta Europa.
In Italia la pianta è presente nelle zone centro meridionali e in
tutto il Mediterraneo, dove l'ampia
diffusione spontanea in condizioni
naturali ha fatto individuare uno
specifico tipo di macchia: la macchia
ad alloro o Lauretum. Si tratta della
forma spontanea di associazione vegetale che si stabilisce nelle
zone meno aride e più fresche dell'area occupata in generale
dalla macchia.
DESTINAZIONI.
 Semplice PIANTA ORNAMENTALE da tenere in
giardino, spontaneizzata nei parchi, presente nelle aiuole
cittadine, nei giardini privati e pubblici, utilizzata per le
siepi e le bordure.
 PIANTA AROMATICA da coltivare nell'orto.
ASPETTO
Pianta rustica e sempre verde. Il fusto è eretto, le foglie, ovate, sono verde scuro, coriacee,
lucide nella parte superiore e opache in quella inferiore e molto profumate. Può raggiungere e
superare i 3 m in altezza.
PROPRIETÀ CARATTERISTICHE ED USI
L'alloro è una pianta ricca di oli essenziali sia nelle foglie
(dall'1 al 3%) che nelle bacche (dall'1 al 10%) quali: geraniolo,
cineolo, eugenolo, terpineolo, fellandrene, eucaliptolo,
pinene.
Vengono riconosciute alla pianta di alloro numerose capacità
terapeutiche grazie ai suoi oli essenziali:
 cura i reumatismi e gli strappi
 ha proprietà espettoranti e digestive.
muscolari,
 le foglie di alloro hanno proprietà
 ha capacità rilassanti,
antipiretiche.
 attenua la sudorazione,
BASILICO (BASIL)
Il basilico (Ocimum basilicum) è una pianta erbacea annuale originaria dell'Asia tropicale
può raggiungere un' altezza che va dai 20 ai 60 cm.
Regno:
Plantae
ASPETTO
Divisione:
Angiosperme
La pianta del basilico presenta:
Classe:
Dicotiledoni
 FOGLIE di forma ovale lanceolata (cioè di forma
Ordine:
Lamiales
ellittica ed estremità appuntita) di colore verde
Famiglia:
Lamiaceae
intenso
nella
parte
Genere:
Ocimum
superiore e verde/grigio
Specie:
O. basilicum
in quella inferiore: quelle
migliori dal punto di vista del profumo e del gusto sono
sicuramente quelle più giovani.
 FIORI da piccoli e binchi con 5 petali irregolari, riuniti in
infiorescenze all’ascella delle foglie, e presenti da giugno fino a
tutto agosto.
 SEMI piccolissimi e sferici di colore nero.Anche di basilico
esistono diverse varietà: napoletano: foglie grandi e profumo
delicato; genovese: foglie piccole e profumo molto intenso;
greco: foglie piccolissime e molto profumate che ricordano il
timo.
CURIOSITÀ
Il termine basilico deriva dalla parola
BASILIKON = PIANTA REALE e proprio per i suoi
numerosi utilizzi, dalla cucina alla medicina, fu sempre
tenuto in grande considerazione tra le popolazioni antiche.
I primi a coltivarlo furono sicuramente gli Asiatici, seguiti
dal Galli che lo consideravano una pianta sacra, tanto da
permettere la raccolta delle sue foglie solo a coloro che
avevano seguito un complicato rituale di purificazione. Il
basilico era considerato una pianta sacra in quanto lo si
riteneva capace di guarire le ferite, come quelle
di archibugio; era quindi un ingrediente, insieme ad altre 16
erbe, dell'acqua vulneraria, usata un tempo per applicazioni
esterne. Gli Egiziani lo utilizzavano invece per la
preparazione dei balsami utilizzati per l'imbalsamazione
dei defunti. Nella cultura Romana, il basilico oltre ad
essere usato in cucina veniva molto utilizzato in medicina
come erba curativa capace di guarire le ferite.
PROPRIETÀ ED USI TERAPEUTICI Il basilico è forse l'erba aromatica più conosciuta
ed ampiamente utilizzata nella nostra cucina per insaporire pietanze e preparare salse.
Proprietà medicinali:
 azione sedativa
 come collutorio
 contro
 azione antispastica delle vie
 azione antinfiammatoria
l'indigestione
digerenti, e diuretica
CAPPERO (CAPER)
Il Cappero (Capparis spinosa) è una specie originaria dell'area del Mediterraneo, dove cresce
anche allo stato spontaneo.
AMBIENTE
Nel suo ambiente naturale
cresce sulle rupi calcaree,
su vecchie mura, nelle
fessure delle rocce, nelle
pietraie, formando spesso
più adatto al suo sviluppo.
Regno:
Divisione:
Classe:
Ordine:
Famiglia:
Genere:
Specie:
Plantae
Angiosperme
Dicotiledoni
Capparales
Capparaceae
Capparis
C. spinosum
cespi con rami ricadenti
lunghi anche diversi metri.
Molto
ricercato
e
apprezzato è il cappero
dell'isola di Pantelleria tanto da fregiarsi del marchio di qualità
Igp (Indicazione Geografica Protetta). Qui la coltivazione del
cappero ha una lunga tradizione. Nel clima caldo e secco
dell'isola e nei terreni di origine
vulcanica il cappero trova l'ambiente
ASPETTO
Il cappero è una pianta perenne.
 FOGLIE : verde scuro, carnose e di forma ovale
 FIORI : di grandi dimensioni di colori bianco e rosa con
delicati riflessi violacei.
 FRUTTO: capsula oblunga e verde con polpa di colore
rosaceo. Comunemente i frutti sono chiamati cucunci o cocunci.
La fioritura è molto prolungata: da maggio a settembre si
formano bottoni floreali ad ogni ascella fogliare.
USI CULINARI
 I BOCCIOLI, raccolti quando non sono ancora schiusi e poi conservati sotto sale o in
salamoia, sono molto ricercati per il consumo alimentare.
 IL FRUTTO, di sapore simile ma più delicato del cappero e
anch'esso conservato sotto sale, sott'olio o sotto aceto è
usato tradizionalmente per condire numerose pietanze,
soprattutto a base di pesce.
USI MEDICINALI
I capperi contengono più quercetina in rapporto al peso che
ogni
altra
pianta
.
In erboristeria è
utilizzata
la corteccia della radice. I principi attivi hanno proprietà:
 diuretiche e protettrici dei vasi sanguigni.
 cura della gotta e delle varici.
 Un infuso preparato con radici di cappero e germogli giovani era utilizzato in medicina
popolare per alleviare i reumatismi
FINOCCHIO SELVATICO (FENNEL)
Il finocchio (Foeniculum vulgare) è una pianta erbacea perenne, aromatica,
elegante, dal sapore delicato e piacevole. Originario
dell'Asia Minore e delle regioni mediterranee, ormai
Regno:
diffuso in tutte le zone
Divisione:
temperate,
ama
il
Classe:
terreno arido, in quanto
Ordine:
teme i ristagni d'acqua,
Famiglia:
ma ricco di sostanze
nutritive.
Genere:
ASPETTO
Specie:
a portamento
Plantae
Angiosperme
Dicotiledoni
Apiales
Apiaceae
(Ombrellifere)
Foeniculum
F. vulgare
Caratterizzato da
 FUSTO ramificato, alto fino a 2 m
 FOGLIE che ricordano il fieno (da cui il nome
foeniculum),
di un intenso colore verde.
 In estate produce OMBRELLE DI PICCOLI FIORI
GIALLI.
 I FRUTTI (acheni), sono prima verdi, poi, grigiastri
USI CULINARI
Tutte le parti della pianta emanano un intenso profumo,
prodotto da alcuni olî essenziali. Del finocchio selvatico si
utilizzano I GERMOGLI, LE FOGLIE, I FIORI E I
FRUTTI. Largamente usato in cucina per insaporire carni
ed insalate e per preparare insaccati come salsicce e
salami.
USI MEDICINALI
Contiene: olii essenziali tra i quali anetolo (da cui dipende il suo aroma), È :
 diuretico,
 antiemetico,
 aromatico,
 antispasmodico,
 anti-infiammatorio, epatico.
 È utilizzato per chi ha difficoltà digestive, aerofagia, vomito e nell'allattamento per
ridurre le coliche d'aria nei bambini. È noto infatti che una tisana fatta con i semi di
questa pianta sia molto efficace nel trattamento di gonfiori addominali da aerofagia.
 combatte i processi fermentativi dell'intestino crasso, e quindi diminuisce il gas
intestinale.
MENTA (MINT)
La Mentha è un genere che comprende circa 25-30 specie perenni, diffuse in tutta Europa,
in Asia e Africa. Si può facilmente trovare tra gli incolti, lungo i sentieri, in terreni freschi
e umidi. Il nome MENTHA, secondo la mitologia Greca,
deriva da quello di una ninfa: Minte, amata da Ade,
Regno:
Plantae
che Proserpina, sua
Divisione:
Angiosperme
moglie, per gelosia,
Classe:
Dicotiledoni
tramutò in pianta.
Ordine:
Lamiales
Famiglia:
Lamiaceae
ASPETTO
(Labiate)
La menta, secondo la
Genere:
Mentha
specie, è un'erba alta
da qualche centimetro
a poco più di un metro, con :
 STELI ERETTI
 RADICI RIZOMATOSE
che si espandono
notevolmente nel suolo.
 FOGLIE : sono opposte e
semplici e nella maggior parte delle specie sono lanceolate e
ricoperte di una leggera peluria di colore verde brillante.
 FIORI : sono raccolti in spighe terminali, coniche, che
fioriscono a partire dal basso verso l'alto. I SINGOLI
FIORI, simpetali e irregolari, sono piccoli, di colore
bianco, rosa o viola; la COROLLA, parzialmente fusa in un
tubo, si apre in due labbra (da cui il nome della
famiglia), il superiore con un solo lobo, l'inferiore con 3 lobi disuguali. La fioritura
avviene in piena estate e prosegue fino all'autunno.
 FRUTTO : è un TETRACHENIO che contiene da 1 a 4 semi
PRINCIPALI VARIETÀ
 MENTHA CITRATA
 MENTHA PIPERITA
 MENTHA PULEGIUM
USI e PROPRIETÀ
 MENTHA ROTUNDIFOLIA
 MENTHA LONGIFOLIA MENTHA
SPICATA
 L'uso della menta IN CUCINA, è molto diffuso in Italia, Spagna, India, Medio Oriente
ed in Nord Africa.
 NELL'INDUSTRIA COSMETICA, FARMACEUTICA, DOLCIARIA, come correttivo
del gusto e nell'industria dei liquori. Essiccata, viene usata anche per tisane e per
aromatizzare the e altre bevande.
 In
FITOTERAPIA ha funzioni di digestivo, stimolante
delle
funzioni
gastriche, antisettico ed antispasmodico,
tonificante; si possono preparare
decotti e infusi.
ORIGANO (ORIGANUM)
L'origano (Origanum vulgare) è una pianta erbacea perenne, originaria dell'Europa e
dell'Asia occidentale. In Italia cresce allo stato spontaneo nelle macchie e sui pendii assolati
ed asciutti dal livello del mare fino
a circa 1500 m circa.
Regno:
Plantae
Divisione:
Angiosperme
ASPETTO
Classe:
Dicotiledoni
Ordine:
Lamiales
 FUSTI alti fino a mezzo
Famiglia:
Lamiaceae
metro, generalmente poco
(Labiate)
ramificati, rossastri .
Genere:
Origanum
 FOGLIE sono opposte con
Specie:
O. vulgare
lamina ovale allungata, con
margine intero o con denti
appena accennati e con breve
picciuolo. A seconda della specie
possono essere lisci o ricoperti da
una fitta peluria.
 LA FIORITURA è da giugno ad
agosto.
 IL FRUTTO è una capsula di colore scuro.
USI
L'origano, simile al timo per il profumo e la composizione chimica
dell'olio essenziale, ha PROPRIETÀ profumanti, aromatizzanti,
digestive, balsamiche. Trova impiego nella industria cosmetica,
alimentare, farmaceutica e in quella liquoristica.
IN CUCINA le foglie, sia fresche che essiccate,si usano, per insaporire pizze, pomodori,
uova, carni, formaggi e arrosti.
PROPRIETÀ TERAPEUTICHE
I suoi principi attivi sono principalmente i fenoli TIMOLO e CARVACROLO oltre a grassi,
proteine, sali minerali, vitamine e carboidrati.
Le sue proprietà terapeutiche sono:
 antalgico,
 antisettico,
 analgesico,
 antispasmodico,
 espettorante
 tonico.
 I suoi infusi sono consigliati contro la tosse, le emicranie, i disturbi digestivi e i
dolori di natura reumatica svolgendo una funzione antinfiammatoria.
PREZZEMOLO (PARSLEY)
Il nome scientifico del prezzemolo è Petroselinum crispum ed è
una
delle
piante
aromatiche più diffuse, sia
Regno:
Plantae
per la presenza in molti
Divisione:
Angiosperme
piatti sia perché di facile
Classe:
Dicotiledoni
coltivazione.
Ordine:
Apiales
ASPETTO
Famiglia:
Apiaceae
(Ombrellifere)
Petroselinum
P. crispum
Si tratta di una pianta
Genere:
rustica
È
una pianta
Specie:
erbacea.
 robusta RADICE A FITTONE bianco giallastra.
 FOGLIE : sono completamente glabre e hanno un contorno
triangolare frastagliato, possono essere bipennatosette o
tripennatosette.
 L' INFIORESCENZA è una ombrella formata da una cinquantina di piccoli fiori a cinque
petali bianchi, talvolta soffusi di azzurro-violetto o giallastro.
Il prezzemolo è una pianta
biennale ma è il primo anno,
quello dello sviluppo fogliare, che
interessa a chi coltiva il
prezzemolo
come
pianta
aromatica.
La
pianta
può
raggiungere anche i 60 cm di
altezza, in particolare nella varietà Gigante. Il prezzemolo
comune ha invece dimensioni ridotte.
USI
Le foglie e i fusti, e più raramente la radice, sono le parti utilizzate, sia per il consumo fresco
sia per la preparazione di salse.
CULINARIO
È un ingrediente di molte pietanze e di molte salse. Ha un sapore pungente e leggermente
amaro che ravviva il sapore delle altre erbe.
MEDICINALE
 L'impacco di foglie pestate è usato per lenire punture di insetti, contusioni e mal di
denti.
 Proprietà diuretiche
 Proprietà sudorifere, dovute principalmente ad una sostanza flavonica: l'apioside.
 Nell'erboristeria cinese è utilizzato anche come rimedio per la pressione alta.
 L’ anetolo, un componente principale, contrae la muscolatura liscia dell'intestino
e
della vescica
 E' sconsigliato l'uso in quantità massicce non controllate, dato che in tal caso può
provocare disturbi notevoli ed intossicazioni
ROSMARINO (ROSEMARY)
Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è una tipica pianta mediterranea che ama il sole ed i
climi caldi.
ASPETTO
Il rosmarino è una pianta
perenne che raggiunge in
media un'altezza di 50 cm
fino a 1 m.
radici profonde, fibrose e
resistenti, ancorante;

Regno:
Divisione:
Classe:
Ordine:
Famiglia:
Genere:
Specie:
Plantae
Angiosperme
Dicotiledoni
Lamiales
Lamiaceae
(Labiate)
Rosmarinus
R. officinalis
FUSTI legnosi di colore
Specie:
O. vulgare
marrone chiaro, prostrati ascendenti o eretti, molto
ramificati, i giovani rami pelosi di colore grigio-verde sono a
sezione quadrangolare, come tutte le labiate.
 FOGLIE, persistenti e coriacee, lunghe 2-3 cm e larghe 1-3 mm, sessili, opposte, linearilanceolate, addensate numerosissime sui rametti; di colore verde cupo lucente sulla
pagina superiore e biancastre su quella inferiore per la presenza di peluria bianca; ricche
di ghiandole oleifere.
 I FIORI ermafroditi sono sessili e piccoli, riuniti in brevi
grappoli con fioritura da marzo ad ottobre, nelle posizioni più
riparate
ad
intermittenza
tutto
l'anno.
Ogni fiore possiede la corolla di colore lilla-indaco, azzurroviolacea o, più raramente, bianca o azzurro pallido, è
bilabiata con un leggero rigonfiamento in corrispondenza
della fauce.
 I FRUTTI sono tetracheni, con acheni liberi, oblunghi e lisci,
di colore brunastro.
I rametti di rosmarino possono essere utilizzati in cucina freschi
oppure secchi.
USI
Il Rosmarino viene utilizzato:
 In cucina o nell'industria degli insaccati come pianta aromatica
 Come pianta ornamentale nei giardini, per bordure, aiuole e macchie arbustive, o per la
coltivazione in vaso su terrazzi
 Le foglie, fresche o essiccate, e l'olio essenziale, in fitoterapia
 Nell'industria cosmetica come shampoo per ravvivare il colore dei capelli o come
astringente nelle lozioni; nelle pomate e linimenti per le proprietà toniche.
 Come insettifugo o deodorante ambientale nelle abitazioni, bruciando i rametti secchi
 In profumeria
PROPRIETÀ MEDICINALI
 I rametti e le foglie raccolti da maggio a luglio e fatti seccare all'ombra hanno
proprietà aromatiche, stimolanti l'appetito e le funzioni digestive, toniche e
stimolanti per il sistema nervoso, il fegato e la cistifellea, antireumatico;
SALVIA (SAGE)
La salvia (Salvia officinalis) è una specie perenne, il suo nome deriva dal latino "salvus=sano,
salvo" o "salus=salute" che stanno ad indicare le sue virtù
come
pianta
curativa.
Regno:
Plantae
Originaria
del
bacino
Divisione:
Angiosperme
mediterraneo,
ora
è
Classe:
Dicotiledoni
acclimatata in tutta l'Europa
Ordine:
Lamiales
centrale. In Italia cresce
Famiglia:
Lamiaceae
spontanea
nelle
zone
(Labiate)
centromeridionali e nelle
Genere
:
Salvia
isole; diffusa come pianta
Specie:
S. officinalis
coltivata sia in pianura sia
nella
fascia
collinare
submontana fino alla quota di
circa 900 m. s.l.m.
Specie:
O. vulgare
ASPETTO
La Salvia è un piccolo arbusto sempreverde con
 FOGLIE, finemente dentate ricoperte di peluria,
picciolate, ovali lanceolate, di un bel colore verdegrigiastro e un odore caratteristico.
 I FIORI sono di colore violetto e sbocciano in
primavera.
VARIETÀ
Nel mondo esistono più di 900 specie di salvie delle quali numerose hanno un notevole
interesse commerciale e ornamentale. In particolare della
salvia officinale esistono diverse varietà tra le quali: la S.
officinalis albiflora a fiori bianchi è la migliore per l'uso
culinario; la S. officinalis purpurascens, ha i fiori rossi anche
lei utilizzata in cucina e interessante per le sue proprietà
terapeutiche. Esistono poi diverse specie utilizzate per lo più
come piante ornamentali.
USI
La salvia officinale trova impiego in cucina per insaporire
shampoo e dentifrici.
PROPRIETÀ TERAPEUTICHE
 tonica
 antisettica
arrosti di carne e patate, gnocchi, per preparare sughi,
tortellini, alcuni formaggi alle erbe, zuppe, pesci, legumi,
oli e aceti aromatici. Viene impiegata per aromatizzare vini,
liquori e bevande, rendendoli più digestivi, per profumare gli
armadi e in cosmetica nella preparazione di bagnoschiuma,
digestiva
 diuretica

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