L' incremento dell'inquinamento nel nostro pianeta può avere EFFETTI DISASTROSI non solo per il clima e per gli oceani, ma anche per gli abitanti della Terra. La flora e la fauna sono negativamente interessate da questi cambiamenti, perchè mutamenti climatici significano anche mutamenti nella vita degli animali e quindi un notevole sforzo di adattamento. Secondo i dati della "LISTA ROSSA" (la lista delle specie viventi a rischio Il estinzione) dell'unione mondiale della conservazione, sono ben 12.257 le specie animali e vegetali che sono a rischio di estinzione. Tra queste 6.774 sono piante e 5.483 sono animali. CAUSE del fenomeno LA PERDITA DELLA BIODIVERSITÀ, ovvero la distruzione dell'habitat naturale a causa dell'agricoltura, della crescita delle infrastrutture e della deforestazione. L'INVASIONE DELLE SPECIE "ALIENE" introdotte dall'uomo, che mettono a rischio molte specie native per la competizione. IL PRELIEVO DIRETTO DELLE SPECIE da parte dell'uomo per il commercio locale o internazionale. LA QUARTA E ULTIMA CAUSA è costituita infine dall'inquinamento (cambiamenti climatici, piogge acide, smog, contaminazione acqua e suolo). STUDIO del fenomeno e RIMEDI Tutti i governi del mondo già dal 2002 si sono impegnati a ridurre significativamente la perdita della biodiversità entro il 2010 (impegno riaffermato nel recente World Summit delle Nazioni Unite del settembre 2005): per ottenere questi risultati sono indispensabili: Incremento e salvaguardia efficace delle aree protette Processi di ripristino e restauro ecologico sui territori per rimettere in connessione tra di loro i sistemi naturali, oggi sempre più frammentati a causa dell'uomo. L’estinzione in ITALIA Per quanto riguarda l'Italia, più di 300 specie sono considerate dagli esperti internazionali sull'orlo dell'estinzione o già estinte come, ad esempio, l'avvoltoio monaco o il gobbo rugginoso, una bellissima anatra dal becco turchese. Sono a rischio molti animali tra cui squali, mante, delfini comuni, foche monache, tartarughe marine, balenottere comuni e decine di uccelli che frequentano i nostri laghi e stagni, tra cui anatre e poi pipistrelli, lucertole, tritoni e serpenti. Persino la biodiversità dei fiumi è a rischio: decine le specie di pesci considerati ormai quasi estinti, tra cui lo storione, il carpione del Garda, l'alborella appenninica. In grave pericolo sono anche numerosissime piante quasi sconosciute ma preziose perché esclusive di molte isole. Sicilia e Sardegna in testa tra le regioni più ricche di biodiversità già a rischio e che oggi sono chiamate ad intervenire con politiche puntuali di salvaguardia. Riassunto delle specie animali più a rischio d'estinzione: Animali marini la balenottera comune l'orca il delfino comune e il tursiope la foca monaca la tartaruga marina "caretta caretta" e la tartaruga liuto. numerosissime specie di squali e mante due specie di cavalluccio marino. Animali comuni Il ghiro lo scoiattolo rosso, sempre più incalzato dalla più invasiva specie americana introdotta il topo quercino e il topolino selvatico alpino. I pipistrelli; essi sono infatti un gruppo di animali particolarmente sensibile ai cambiamenti introdotti nei loro ambienti. come l'inquinamento o la distruzione delle delicate aree rifugio. Volatili la moretta tabaccata, il gabbiano corso dal becco rosso, l'albanella pallida, una particolare quaglia, la gallina prataiola, il nibbio reale il falco grillaio. Nel REGNO UNITO il Wwf, in occasione del suo 50esimo compleanno, ha lanciato non una semplice azione promozionale ma l’emissione di una serie speciale di francobolli. Francobolli che, oltre che essere ‘belli’ sono anche commemorativi e raffigurano alcune delle specie animali a rischio estinzione che ancora sopravvivono ‘quasi’ felicemente sulla nostra terra. CIPRO Il muflone è un mammifero artiodattilo della famiglia dei BOVIDI. È diffuso sulle isole mediterranee di Sardegna, Corsica, Cipro e Rodi. È stato Tipo: Sottotipo: Classe: Ordine: Famiglia: Genere: Specie: Cordati Vertebrati Mammiferi Artiodattili Bovidi Ovis Ovis musimon adottato come SIMBOLO DI CIPRO, dove vive in mezzo ad una fitta vegetazione nella Riserva di Pafos, sui monti del Troodos. La caccia spietata ne ha minacciato l’estinzione, soprattutto negli anni passati. HABITAT. Il muflone predilige gli ambienti aperti in aree collinari, spesso con presenza di aree rocciose dove potersi rifugiare in caso di pericolo: tuttavia si è adattato a una grande varietà di habitat, dalle foreste di conifere ai boschi di latifoglie, raggiungendo anche altitudini di 1500 m. ASPETTO. Misura 130 cm di lunghezza, per un'altezza al garrese di circa 75 cm: il peso varia fra i 25 kg massimi della femmina ai 40 kg dei maschi adulti. Il pelo è ispido e di colore fulvo d'estate e bruno scuro d'inverno, con tonalità grigiastre e nerastre su spalle e collo: il muso, la parte interna delle orecchie, un cerchio perioculare, il ventre, il posteriore e la parte distale delle zampe sono bianchi. Nei maschi spesso è presente una "sella" bianca sul dorso, assente nelle femmine, che sono di colore marroncino. Caratteristica unica dei maschi è la presenza sul cranio di due grosse corna fisse su una base d'osso, che hanno crescita continua con tendenza alla spiralizzazione in senso laterale: le corna del muflone hanno un alto effetto spettacolare, che rende in particolare i vecchi maschi un trofeo molto ambito dai cacciatori. RAPPORTI CON L'UOMO: L'esistenza del muflone è indissolubilmente legata a quella dell'uomo: è infatti accettata come verosimile dalla maggior parte degli studiosi l'ipotesi che questi animali siano in realtà delle pecore ancestrali introdotte dall'uomo in ambienti insulari e rinselvatichitesi nel corso dei millenni, piuttosto che dei progenitori dell'attuale pecora come si è sempre ritenuto fino ad alcuni lustri fa. Il muflone è un animale piuttosto popolare nella cultura; tuttavia tale popolarità, più che alla biologia vera e propria dell'animale, è dovuta alla fonetica del suo nome. Generalmente, il nome "muflone" viene utilizzato per indicare in modo satirico qualcosa di esasperatamente e stereotipicamente mascolino. La tartaruga comune (Caretta caretta LINNAEUS, 1758) è la tartaruga marina più comune del Mar Mediterraneo. La specie è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo e ormai al limite dell'estinzione nelle acque Tipo: Cordati territoriali italiane. Sottotipo: Classe: Ordine: Famiglia: Genere: Specie: Vertebrati Rettili Testudines Chelonidi Caretta Caretta caretta ASPETTO. Sono animali perfettamente adattati alla vita acquatica grazie alla forma allungata del corpo ricoperto da un robusto guscio ed alla presenza di “zampe” trasformate in pinne. Alla nascita è lunga circa 5 cm. La lunghezza di un esemplare adulto è di 80 - 140 cm, con un peso variabile tra i 100 ed i 160 kg. La testa è grande, con il rostro molto incurvato. Gli arti sono molto sviluppati, specie gli anteriori, e muniti di due unghie negli individui giovani che si riducono ad una negli adulti. Ha un carapace di colore rosso marrone, striato di scuro nei giovani esemplari, e un piastrone giallastro, a forma di cuore, spesso con larghe macchie arancioni. I maschi si distinguono dalle femmine per la lunga coda che si sviluppa con il raggiungimento della maturità sessuale, che avviene intorno ai 13 anni. Anche le unghie degli arti anteriori nel maschio sono più sviluppate che nella femmina. BIOLOGIA. Come tutti i RETTILI, hanno sangue freddo il che le porta a prediligere le acque temperate. Respirano aria, essendo dotate di polmoni, ma sono in grado di fare apnee lunghissime. Trascorrono la maggior parte della loro vita in mare profondo, tornando di tanto in tanto in superficie per respirare. In acqua possono raggiungere velocità superiori ai 35 km/h, nuotando agilmente con il caratteristico movimento sincrono degli arti anteriori. Sono animali onnivori: si nutrono di molluschi, crostacei, gasteropodi, echinodermi, pesci e meduse, ma nei loro stomaci è stato trovato di tutto: dalle buste di plastica, probabilmente scambiati per meduse, a tappi ed altri oggetti di plastica. RIPRODUZIONE In estate, nei mesi di giugno, luglio ed agosto, maschi e femmine si danno convegno nelle zone di riproduzione, al largo delle spiagge dove le prime sono probabilmente nate. Hanno infatti una eccezionale capacità di ritrovare la spiaggia di origine, dopo migrazioni in cui percorrono anche migliaia di chilometri. Alcuni studi hanno dimostrato che le piccole appena nate sono capaci di immagazzinare le coordinate terrestri del nido, a causa del magnetismo, oltre ai feromoni ed altre caratteristiche ambientali che consentono un imprintig della zona di origine. È essenziale che le piccole raggiungano il mare da sole, senza contatti umani, questo potrebbe causare la perdita della memoria del nido che consentirà loro di tornare sulla spiaggia dove sono nate 25 anni dopo per nidificare. Avvenuto l'accoppiamento la femmina attende per qualche giorno in acque calde e poco profonde il momento propizio per deporre le uova; in ciò è facilmente disturbata dalla presenza di persone, animali, rumori e luci. Giunte, con una certa fatica, sulla spiaggia vi depongono fino a 200 uova, grandi come palline da ping pong, disponendole in buche profonde, scavate con le zampe posteriori. Quindi le ricoprono con cura, per garantire una temperatura di incubazione costante e per nascondere la loro presenza ai predatori. Completata l'operazione fanno ritorno al mare. È un rito che si può ripetere più volte nella stessa stagione, ad intervalli di 10-20 giorni. Le uova hanno un'incubazione tra i 42 e i 65 giorni, e, grazie a meccanismi non ancora chiariti, si schiudono quasi tutte simultaneamente. La temperatura e l'umidità del suolo, la granulometria della sabbia sono fattori determinanti per la riuscita della schiusa. I suoli molto umidi determinano spesso la perdita delle uova poiché molte malattie batteriche e fungine possono attaccare le uova, inoltre alcuni coleotteri possono raggiungere il nido e parassitarle. La temperatura del suolo determinerà il sesso dei nascituri, le uova che si trovano in superficie, si avvantaggiano di una somma termica superiore a quelle che giacciono in profondità, pertanto le uova di superficie daranno esemplari di sesso femminile e quelle sottostanti, di sesso maschile. I piccoli per uscire dal guscio utilizzano una struttura particolare, il "dente da uovo", che verrà poi riassorbito in un paio di settimane. Usciti dal guscio impiegano dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e raggiungere la superficie e quindi, in genere col calare della sera, dirigersi verso il mare. In condizioni naturali corrono prontamente verso il mare. Possiamo considerare il piccolo appena nato come una sorta di "robot" il cui programma biologico attiva la ricerca in automatico della fonte piu luminosa in un arco sull'orizzonte di 15 gradi. Questa in condizioni normali e' rappresentata dall'orizzonte marino su cui luna e/o stelle si riflettono. Solo una piccola parte dei neonati riesce nell'impresa, cadendo spesso vittima dei predatori, tra cui l'uomo; di quelli che raggiungono il mare infine, solo una minima parte riesce a sopravvivere sino all'età adulta. Giunte a mare nuotano ininterrottamente per oltre 24 ore per allontanarsi dalla costa e raggiungere la piattaforma continentale, dove le correnti concentrano una gran quantità di nutrienti. Questo è dovuto ad un forte impulso che fa parte dell'istinto, pertanto la natura ha provveduto che una parte del tuorlo dell'uovo, venga immagazzinato nelle pinne. Le pinne con un carburante simile, composto da sostanze grasse e zuccheri consentiranno alle piccole di nuotare notte e giorno senza interruzione, fino a che esaurite le energie avranno raggiunto le aree ricche di plancton di cui si cibano. Dove esattamente trascorrano i primi anni della loro vita è un mistero che i biologi non sono ancora riusciti a spiegare, il cosiddetto "periodo buio"; solo dopo alcuni anni di vita, raggiunte dimensioni che le mettono al riparo dai predatori, fanno ritorno alle zone costiere. Alcune osservazioni, fatte in collaborazione con i pescatori della costa jonica calabrese, hanno consentito di censire diverse centinaia di esemplari quasi coetanei che soggiornano in un punto determinato, di fronte al faro di Capo Spartivento, dove si incontrano delle correnti importanti in una zona di calma, al confine delle correnti le tartarughe passerebbero diversi anni prima di iniziare la grande migrazione verso altri mari. Le principali zone di nidificazione in Italia sono: la spiaggia della Pozzolana di Ponente di Linosa; la spiaggia dell'Isola dei conigli di Lampedusa; la spiaggia di Spropoli a Palizzi in provincia di Reggio Calabria. Oasi faunistica di Vendicari Noto - Contrada Cittadella-Spiaggia di circa 800 metri, area protetta e tutelata dal corpo forestale regionale. SLOVENIA ll proteo o proteus (nome scientifico Proteus anguinus) è un anfibio che vive nelle acque sotterranee del Carso dinarico, dal bacino del fiume Isonzo (Soča) vicino a Trieste, attraverso tutta la Slovenia Tipo: Cordati Sottotipo: Vertebrati e la Croazia sud-occidentale fino all'Erzegovina. È l'unico Classe: Anfibi rappresentante europeo della famiglia degli anguinei Ordine: Urodeli (Proteidae), l'unico rappresentante della specie Proteus e Famiglia: Proteìdi L'UNICO VERTEBRATO DELLE GROTTE IN Genere: Proteus EUROPA. Il proteo è il simbolo del retaggio Specie: Proteus anguinus naturale sloveno. L'immagine del proteo contribuisce ampiamente a rendere riconoscibili le grotte di Postumia (Postojna), fatto sfruttato a lungo dalla Slovenia per promuovere il turismo formativo a Postumia e nelle altre zone del Carso sloveno. CARATTERISTICHE Lunghezza: 22-25cm, fino a 30cm. Si tratta di uno dei più strani anfibi esistenti sulla faccia della terra, confondibile con nessun altro animale: appare come una grande salamandra serpentiforme, con corpo cilindrico, caratterizzato da 25-27 solchi dorsali e da una coda compressa lateralmente. Questo anfibio è provvisto di ARTI MOLTO PICCOLI e sproporzionati, di cui i due anteriori sono dotati di tre dita, e i posteriori di due. Il MUSO, allungato e piatto superiormente, è provvisto di aperture branchiali, da cui fuoriescono tre ciuffi branchiali abbastanza sviluppati, e di color rosso sangue. La BOCCA risulta minuscola, dotata di due file di denti, mentre gli OCCHI sono piccoli ed immersi nella pelle, e sono appena in grado di distinguere la luce dal buio. La COLORAZIONE è in genere uniformemente bianca o rosata, sebbene esista, in Slovenia, una varietà rarissima di proteo nero. I maschi si riconoscono per la protuberanza cloacale ingrossata anteriormente. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA ED HABITAT Il proteo ha un'area di diffusione RISTRETTISSIMA, che si estende dalla Slovenia al Carso triestino; particolarmente abbondante nelle grotte di Postumia, in Ex Jugoslavia, e nei sistemi carsici del goriziano e del triestino, questo bizzarro animale venne introdotto con successo in alcune grotte del nord Italia, tra cui le grotte di Oliero, dove, in ogni caso, rimane un incontro veramente eccezionale. La varietà nera, che molti studiosi ritengono una specie a parte, sembra endemica della grotta di Doblicica in Carniola, nella Slovenia settentrionale. Questi animali vivono esclusivamente nelle acque sotterranee dei sistemi carsici, nelle pozze profonde e nei laghi del sottosuolo, anche se talvolta, piogge torrenziali o piene improvvise possono portare alla luce qualche esemplare. ALIMENTAZIONE, COMPORTAMENTO, RIPRODUZIONE Il proteo si nutre pochissimo, vista anche la scarsità di cibo che ne caratterizza l'habitat, e la sua crescita è lentissima; in un laboratorio di biotecnologia dell'università di Lubiana, rimane un mistero capire come faccia a mantenersi perfettamente vitale un esemplare di proteo digiuno da più di dodici anni. In ogni caso, le prede del proteo sono rappresentate dai piccoli crostacei presenti all'interno delle grotte, e, talvolta dalle sue stesse larve. Vive in acque profonde, dove la temperatura oscilla tra i 9 e i 12 gradi, mantenendosi costante per tutto l'arco dell'anno. Respira tramite i polmoni, ma anche la pelle, come quella di alcuni pesci, è sede di scambi gassosi con l'ambiente esterno. Affiora regolarmente dalla superficie per respirare, infatti, anche se provvisto di branchie, non può fare a meno di inghiottire boccate d'aria, come fanno i tritoni. Trascorre gran parte del tempo fluttuando nell'acqua, o spostandosi lentamente sul fondo, ma, seppur molto raramente, talvolta fuoriesce dall'acqua, sostando sulle rocce umide. Della riproduzione si sa pochissimo, e cioè che questi animali possono sia riprodursi tramite uova, che dare alla luce delle larve completamente sviluppate, al variare di fattori non del tutto chiari. In caso di deposizione di uova, queste variano in numero da 60 a 70, di circa 45 mm di diametro. La schiusa avviene dopo più di quattro mesi, e lo sviluppo delle larve è lentissimo, al punto che queste risultano sessualmente mature solo all'età di oltre 10 anni. In compenso, si pensa che il proteo possa essere molto longevo, tanto da superare il secolo di vita, in quanto, in laboratorio, questi animali prosperano facilmente per oltre 50 anni. E' tutt'ora oggetto di approfonditi studi da parte di numerose università e centri di ricerca. La scoperta recentissima della specie melanica sembra confermare la tesi che lo riteneva ciò che resta di un anfibio vissuto nel Cenozoico, e più precisamente nel Pliocene, tra 2 e 6 milioni di anni fa. Ancora oggi, del proteo si sa pochissimo, poiché le caratteristiche biologiche di questa specie sembrano andare contro a tutte le teorie evoluzionistiche e nello stesso tempo, dare il quadro di un essere quasi superiore: non si capisce, ad esempio, come faccia ad essere viviparo ed oviparo nello stesso tempo, o da cosa sia data la pigmentazione scura della specie melanica, visto che questa vive in ambienti totalmente privi di luce, o ancora, come riesca a sopravvivere per anni senza nutrirsi. A causa della sua relativa rarità, e vista la zona ristretta in cui è distribuito, il PROTEO È PROTETTO SU TUTTO IL TERRITORIO DI DIFFUSIONE DA SEVERISSIME NORME, EMANATE DALLA CONVENZIONE DI BERNA DEL 1991. La minaccia più grande per questa specie, sembra essere l'inquinamento delle falde acquifere e delle acque sotterranee; secondo recenti stime, la popolazione sembra mantenersi stabile, almeno per quanto riguarda l'areale italiano di diffusione. GRAN BRETAGNA Nella "Lista rossa" per il 2006 della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), tra le 16.119 specie a rischio di estinzione, sorprendentemente compare anche lo SCOIATTOLO ROSSO, oltre ad altri animali sorpresa nella Lista rossa ci sono animali che ancora consideriamo comuni come il ghiro e molte specie di pipistrelli. Per lo Scoiattolo l'ultimo pericolo in ordine di tempo ed anche il più pressante è rappresentato dall'introduzione dello Scoiattolo grigio, proveniente dal Nord America e presente in Gran Bretagna sin dall'Ottocento. Le due razze non Tipo: Cordati convivono e dove compare il più massicco Scoiattolo Sottotipo: Vertebrati grigio, lo Scoiattolo rosso è destinato a scomparire. Classe: Mammiferi Difficili le scelte da attuare e difficile anche da parte di Ordine: Roditori tutte quelle istituzioni che difendono l'Ambiente e la Famiglia: Sciuridi Natura prendere una posizione. Genere: Sciurini Specie: Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) COM'E' FATTO Lungo circa circa 25 cm, con una fluente coda di altri 20 cm, che ha sia la funzione di bilanciarlo nei salti che di scaldarlo, avvolgendolo, durante la stagione rigida, ed un peso di 230 -480 g. È caratterizzato da un particolare dimorfismo stagionale e climatico fa variare il colore del suo pelo dal rosso al grigio fino ad una tonalità che si avvicina al nero: in genere i colori più chiari sono riscontrati d'estate e negli individui che vivono al nord, durante i periodi invernali anche questi esemplari sfoggiano un manto nettamente più scuro, ma non arrivano mai alle colorazioni degli individui che stanziano al sud. Ventre e le parti inferiori rimangono sempre nettamente più chiare. La forma è snella, con arti anteriori più corti dei posteriori che sono strutturati perfettamente per i salti. Arrampicatore incredibile, riesce nelle sue imprese anche grazie agli artigli aguzzi e ricurvi di cui è dotata. Inoltre non c'è alcuna differenza di stazza tra maschio e femmina. NEMICI NATURALI. Vista la sua modesta taglia, lo Scoiattolo rosso è tra le prede preferite di vari predatori, dal falco al gatto selvatico alla volpe. Il più temuto, però, è la martora che, grazie alle sue doti di arrampicatrice, riesce ad inseguirlo fino nel nido. DI COSA SI NUTRE. Si nutre di ghiande, faggiole, nocciole, noci e semi in genere, gemme e ramoscelli di pini, larici o abeti, ma non disdegna uova, piccoli uccelli ed insetti. Previdentissimo, se ha a disposizione una quantità di cibo eccessiva ne ricovera immediatamente una parte in cavità degli alberi o in buche che scava appositamente. E' una pura questione di sopravvivenza, visto che il periodo cruciale per questo animaletto è l'inverno durante il quale muoiono ben il 75 - 85% dei nuovi nati ed il 50% degli individui che lo attraversano per la seconda volta. RIPRODUZIONE. Non esiste vista sociale e, quindi, neppure vita di coppia per gli Scoiattoli: durante la stagione degli amori, che ha inizio in primavera, i maschi inseguono le femmine sperando di riuscire ad accoppiarsi almeno con una di esse. Come in molte altre specie il maschio dominante, quello più grosso e resistente, ha le maggiori possibilità di successo. Quindi è la femmina ad occuparsi della preparazione del nido, utilizzandone di abbandonati o costruendone uno nuovo nella cavità di qualche albero. Poi la gestazione lunga quasi cinque settimane e la nascita di un numero tra i 3 ed i 7 piccoli. In estate la femmina è di nuovo pronta per la seconda nidiata stagionale. E' solo la madre ad occuparsi dei piccoli che nascono ciechi, sordi e con un peso che si aggira tra i 10 ed i 15 g. Dopo una ventina di giorni ai cuccioli inizia a crescere il pelo e poi iniziano a vedere. La dentatura si sviluppa completamente dopo 42 giorni e solo a questo punto il piccolo potrà nutrirsi di cibi solidi che inizierà a cercarsi anche da solo. La vita media di uno Scoiattolo rosso è di 3 anni, mentre in cattività può raggiungere i 10. DOVE VIVE (ancora). Per prima cosa "DA QUANDO" vive.... sono stati, infatti, ritrovati dei reperti fossili che attestano la sua esistenza già nel Pleistocene medio-superiore (400.000 – 700.000 anni fa). Il suo habitat preferito sono i boschi di conifere o di caducifoglie, ma frequenta anche i parchi ed i giardini delle nostre città. Specie autoctona europea, è possibile trovarlo in tutta l'Eurasia, in Asia settentrionale fino alla Kamciatka, in Corea e sull'isola di Hokkaido in Giappone. Ma il territorio dov'è presente, malgrado ciò che sembra, si è decisamente rimpicciolito negli ultimi anni ed in Inghilterra, dove che lo ha adottato come simbolo nazionale, è ormai in serio pericolo la sua presenza. LA COMPETIZIONE CON LO SCOIATTOLO GRIGIO. La competizione sembra avvenire soprattutto a livello alimentare, fatto che influenza negativamente il successo riproduttivo e la possibilità di sopravvivenza degli scoiattoli comuni, Scoiattoli Rossi, in periodi sensibili dell’anno. Lo scoiattolo grigio americano, infatti, usa le stesse risorse trofiche. In boschi di latifoglie, gli scoiattoli americani si alimentano più intensamente di ghiande (i frutti delle querce) degli scoiattoli comuni, in quanto riescono a digerirne meglio le sostanze contenute, quali i tannini. Inoltre, si è visto che gli scoiattoli grigi riescono a trovare e consumare parte delle riserve di semi (fino al 50%) costituite per l’inverno dagli scoiattoli comuni. Considerando che il peso corporeo, la sopravvivenza e la riproduzione delle femmine dopo l’inverno aumentano con il consumo dei semi immagazzinati, una minor quantità di semi ritrovata dagli scoiattoli comuni influenzerà la loro possibilità di sopravvivenza e riproduzione. La competizione per le risorse alimentari determina un minor peso corporeo nei giovani di scoiattolo comune e quindi una minor sopravvivenza nel primo anno di vita, determinando in pochi anni il declino della popolazione e l’estinzione locale. Nei boschi di conifere gli scoiattoli grigi occupano le aree forestali con una maggior disponibilità alimentare, spingendo gli scoiattoli comuni in aree più povere In Gran Bretagna, l’esclusione competitiva tra queste due specie è mediata anche dalla presenza di un poxvirus degli scoiattoli (SQPV): gli scoiattoli grigi sono resistenti al virus e agiscono da vettori, mentre gli scoiattoli comuni che ne entrano in contatto muoiono in poco tempo. La prevalenza dello SQPV è alta in Inghilterra e Galles, ma alcuni scoiattoli infetti dal virus sono stati trovati recentemente anche in Scozia, dove sembrava assente. Scoiattoli sieropositivi sono stati trovati in Irlanda, ma non ci sono casi confermati di malattia in scoiattoli comuni. Finora lo SQPV non è stato rinvenuto in Italia, ma le indagini mirate sono state poche e andranno sicuramente ampliate. MITOLOGIA. È citato occasionalmente da alcuni autori per la caratteristica curiosa di farsi ombra con la coda nelle giornate assolate; da qui il nome greco "σκίουρος (skíoyros)" (da cui il latino "sciurus") che significa letteralmente "che si fa ombra". Secondo la mitologia nordica lo scoiattolo è sacro a Loki (dio del fuoco) per via del colore rosso acceso della pelliccia; per lo stesso motivo è anche caro a Thor, rosso di capelli. Nella simbologia pittorica cristiana del Medioevo lo scoiattolo rappresenta il diavolo, sempre per il colore rosso acceso della pelliccia oltre che per l'agilità e la rapidità. SPAGNA L'asino (Equus asinus, ), detto anche somaro o ciuco, è un mammifero quadrupede della famiglia degli equini, che comprende anche il cavallo (Equus caballus). Oltre alle Tipo: Cordati numerose specie domestiche presenti in tutto il mondo, Sottotipo: Vertebrati esistono molte specie di asini selvatici. Più piccolo del Classe: Mammiferi cavallo, ha le orecchie più lunghe. Il suo manto è Ordine: Perissodattili Famiglia: Equidae generalmente di colore grigio salvo il ventre, il muso e il Genere: Equus contorno degli occhi che sono bianchi, ma delle razze Specie: E. asinus domestiche possono essere prevalentemente di colore (var. catalana) nero brune. Le razze con un manto grigio hanno anche un croce nera che si disegna sulla loro schiena, chiamate « croce di Sant'Andrea ». Le specie selvatiche presentano un manto che va dal grigio al bruno sabbia, o bruno rosso . L'asino domestico aveva le stesse funzioni del cavallo ma era meno costoso poiché si accontentava di poco dal punto di vista alimentare; i contadini più poveri lo preferivano al cavallo, per questo venne chiamato « cavallo del povero ». Inoltre l'asino può essere utilizzato per il transito su strade di montagna. Il verso dell'asino viene chiamato raglio. IBRIDAZIONE. Un asino maschio può incrociarsi con una giumenta per generare un mulo e un cavallo maschio può incrociarsi con un'asina per generare un bardotto. I muli sono straordinariamente docili, forti e resistenti, per cui si considerano animali particolarmente validi per portare carichi pesanti per lunghe distanze, lungo terreni montagnosi e desertici. I bardotti, invece sono piuttosto piccoli e deboli. Tutti questi ibridi sono sterili, poiché le specie del genere Equus hanno un diverso numero di cromosomi. Così i cavalli che hanno 64 cromosomi e gli asini, che ne hanno 62, generano figli che possiedono 63 cromosomi. L'ASINO NELL'ALIMENTAZIONE UMANA Il latte d'asina è considerato il più simile a quello della donna. Per tale motivo è diventato un alimento fondamentale nella dieta dei neonati allergici alle proteine del latte vaccino. Proprio per questo è il latte che più si presta nel scongiurare allergie al latte vaccino L’ASINO NELLA CULTURA. Gli asini sono famosi per la loro testardaggine, anche se si deve ad una cattiva interpretazione di alcune persone su suoi istinti di conservazione. È difficile forzare un asino a fare qualcosa che contraddica i suoi propri interessi. L'asino è usato ultimamente e con notevole successo nella pet therapy: la terapia con asini è detta onoterapia. L'asino ha ancora grande importanza presso i popoli mediterranei, ed è stato un antico oggetto di culto presso popoli orientali e africani L'ASINO CATALANO (Equus asinus var. catalana; cat., "ruc català"; sp., "burro catalán") è una razza di asino (Equus asinus) originaria della Catalogna. Tra le più grandi razze asinine del mondo, è divenuto da qualche anno un vero e proprio simbolo dell'identità catalana. CARATTERISTICHE. L'asino catalano presenta un manto nero o baio scuro, con il muso, il contorno degli occhi e il ventre grigi chiari e con sfumature rossastre alle orecchie e sul dorso[1]. Tra le razze asinine più grandi, la sua altezza media varia dagli 1,35 agli 1,64 metri, per un peso variabile dai 350 a 450 chilogrammi. Possiede una testa grande, un collo muscoloso ed ampie orecchie, lunghe da 38 a 42 centimetri. Le femmine divengono fertili da 3 anni di età e possono partorire un solo puledro alla volta, dopo una gestazione di 12 mesi L'asino catalano ha una forma longilinea e una grande mole, che gli conferiscono notevole forza e un carattere placido e mansueto. STORIA. Discendente da quello somalo, l'asino catalano è una razza molto antica, citata addirittura da Plinio il Vecchio. Per la sua mole e il suo carattere servizievole, fu assai utilizzato nei lavori agricoli fino alla metà del XX secolo, portandone addirittura la popolazione - all'inizio del Novecento - a 50.000 esemplari nella sola Catalogna Dichiarato, nel 1916 a New York, la MIGLIOR RAZZA ASININA DEL MONDO, l'asino catalano ebbe un tale successo da essere utilizzato, attraverso gli incroci, per la creazione di altre razze. La meccanizzazione dei lavori agricoli portò in disuso l'impiego di questi animali, che nel corso del secolo hanno conosciuto un vertiginoso decremento demografico: già nel1988 si stimavano appena 100 asini catalani, cresciuti nei 10 anni successivi di soli 79 capi. Sia pure limitato, il nuovo incremento demografico ha momentaneamente posto fine a quella che sembrava un'inarrestabile condanna all'estinzione dell'asino catalano. Ciò, anzitutto, grazie alla valorizzazione operata dall'Associació del Foment de la Raça Asinina Catalana(AFRAC), associazione catalana istituita nel 1978 , che ne ha incentivato l'allevamento e la diffusione. Ad ottobre 2004 risultavano dai registri dell'AFRAC 336 asini catalani, ma la popolazione attuale, considerando anche i capi non registrati, è stimata a circa 500 esemplari. Un salto di qualità è stato compiuto nello stesso 2004, quando due giovani, Jaume Sala e Álex Ferreiro, hanno deciso di produrre un adesivo per automobili con il profilo dell'asino catalano. L'immagine, a breve riprodotta anche su magliette, scarpe, portachiavi e molti altri oggetti all'interno della campagna Planta't el burro, è divenuta uno dei simboli dell'identità catalana, in contrapposizione al simbolo della Spagna, il toro di Osborne. ORIGINI Le origini del cirneco risalgono al 1000 a.C. Si dice che questa razza derivi dai cani dei Faraoni egiziani delle ultime dinastie e da cani importati in Sicilia dai commercianti fenici. Successivi studi hanno indicato che molto probabilmente il Cirneco è una razza autoctona siciliana. LA RAZZA l cirneco dell'Etna appartiene alla classe dei cani da caccia di tipo primitivo; è un animale molto veloce e per questo viene utilizzato soprattutto nella caccia al coniglio selv atico e alla lepre. Si presenta con una figura molto snella, con gambe Cirneco su didracma di Segesta lunghe, orecchie dritte e con un corpo muscoloso ma nello stesso tempo molto elegante. I colori del mantello del cirneco dell'Etna vanno dal sabbia dorato al cervo scuro; non necessariamente devono essere presenti macchie bianche, ma possono essercene su tutto il corpo. Ha un fiuto eccezionale ed è agilissimo nel cambiare direzione durante l'inseguimento della preda. Da notare che, sebbene l'aspetto del cirneco ricordi quello dei levrieri, non caccia a vista ma usa l'olfatto. La forma delle dita e la robustezza dei cuscinetti lo rendono unico nel camminare facilmente fra le rocce vulcaniche. La vita media di questo cane è molto elevata, quindici anni circa, ma esistono esemplari che vivono anche venti anni. SOCIALITÀ Dotato di grande intelligenza, è generalmente indipendente e solitario. Generalmente diffidente con gli estranei, si affeziona ad un solo padrone. Si può dire che abbia le sue simpatie e antipatie a pelle: con alcuni individui non socializza e alla loro vista abbaia; con altri inizialmente si mostra aggressivo ma poi socializza e con altri ancora prova un feeling immediato e socializza subito. È un cane che per il padrone darebbe tutto se stesso. Se correttamente socializzato da cucciolo, evidenzia un carattere molto disponibile e gioioso e privo di diffidenze anche verso le persone appena conosciute. Se cresce in un ambiente familiare, dove ha ricevuto tutti gli stimoli nei confronti dell'ambiente esterno, ama essere portato a spasso e incontrare altri cani e persone, anche se sconosciuti. Se lasciato libero, soprattutto in luoghi di campagna, cambia visibilmente espressione; tutti i muscoli si tendono, ama ispezionare l'ambiente circostante e, anche se all'inizio sembra indipendente, in realtà sa sempre dove si trova il suo padrone e puntualmente ritorna sotto la sua attenzione. Prima di liberare un cirneco in un luogo aperto occorre aver rafforzato un rapporto sereno e di fiducia. Il cirneco è un cane primitivo e rispetto ad altri animali domestici, molto spesso è un soggetto che porta rancore se trattato male, non dimentica facilmente uno sgarbo subito, non sopporta di essere rimproverato con eccessiva durezza. AGLIO (GARLIC) L'aglio (Allium sativum) è una pianta erbacea perenne bulbosa, coltivata come annuale. Probabilmente originaria dell'Asia centrale. E' una pianta conosciuta fin dai tempi antichi tanto che era già utilizzata dagli Egizi e successivamente dai Regno: Plantae Greci, dai Romani, dai Cinesi e Divisione: Angiosperme dagli Indiani. Esistono numerose Classe: Monocotiledoni specie, distinte in base al colore Ordine: Liliales della tunica (foglie Famiglia: Liliaceae metamorfosate sterili, con Genere: Allium funzione protettiva) che avvolge Specie: A. sativum il bulbo: aglio a tunica bianca e aglio a tunica rossa. La parte utilizzata è il bulbo. Ogni bulbo contiene da 6 a 14 bulbilli o spicchi stretti fra loro e ricoperti da scaglie membranose. Lo spicchio, che rappresenta L'ORGANO DI MOLTIPLICAZIONE, è attaccato direttamente al fusto. L'odore caratteristico dell'aglio è dovuto a numerosi composti organici di zolfo tra cui l'alliina ed i suoi derivati, come l'allicina ed il disolfuro di diallile. L'aglio trova utilizzo come condimento in tutto il Mondo: insalate, sughi, minestre, verdure cotte, sformati, arrosti, soffritti. PROPRIETÀ TERAPEUTICHE: Antiipertensivo Antibatterico, ad opera dei composti tiosolfonati che si formano spontaneamente dall'allicina Antielmintico (gli elminti sono una classe di vermi che possono parassitare l'intestino) Antiossidante ad opera di molti composti, come i vari solfuri, il selenio e le vitamine dei gruppi B e C Contro raffreddore e influenza Antitumorale (in vitro) Antitrombotico anche qui ad opera dell'Ajoene ad azione antiaggregante piastrinica ALLORO (BAY LAUREL) L'alloro (Laurus nobilis) è una pianta il cui nome botanico deriva dal termine latino laus che significa «lode». Diversamente "nobilis" sta per illustre, importante, famoso. Nella mitologia greco-romana l'alloro era una pianta sacra e simboleggiava la sapienza e la gloria: una corona di Regno: Divisione: Classe: Ordine: Famiglia: Genere: Specie: Plantae Angiosperme Dicotiledoni Laurales Lauraceae Laurus L. nobilis alloro cingeva la fronte dei vincitori. È una specie originaria dell'Asia minore, in seguito si è diffusa in tutta Europa. In Italia la pianta è presente nelle zone centro meridionali e in tutto il Mediterraneo, dove l'ampia diffusione spontanea in condizioni naturali ha fatto individuare uno specifico tipo di macchia: la macchia ad alloro o Lauretum. Si tratta della forma spontanea di associazione vegetale che si stabilisce nelle zone meno aride e più fresche dell'area occupata in generale dalla macchia. DESTINAZIONI. Semplice PIANTA ORNAMENTALE da tenere in giardino, spontaneizzata nei parchi, presente nelle aiuole cittadine, nei giardini privati e pubblici, utilizzata per le siepi e le bordure. PIANTA AROMATICA da coltivare nell'orto. ASPETTO Pianta rustica e sempre verde. Il fusto è eretto, le foglie, ovate, sono verde scuro, coriacee, lucide nella parte superiore e opache in quella inferiore e molto profumate. Può raggiungere e superare i 3 m in altezza. PROPRIETÀ CARATTERISTICHE ED USI L'alloro è una pianta ricca di oli essenziali sia nelle foglie (dall'1 al 3%) che nelle bacche (dall'1 al 10%) quali: geraniolo, cineolo, eugenolo, terpineolo, fellandrene, eucaliptolo, pinene. Vengono riconosciute alla pianta di alloro numerose capacità terapeutiche grazie ai suoi oli essenziali: cura i reumatismi e gli strappi ha proprietà espettoranti e digestive. muscolari, le foglie di alloro hanno proprietà ha capacità rilassanti, antipiretiche. attenua la sudorazione, BASILICO (BASIL) Il basilico (Ocimum basilicum) è una pianta erbacea annuale originaria dell'Asia tropicale può raggiungere un' altezza che va dai 20 ai 60 cm. Regno: Plantae ASPETTO Divisione: Angiosperme La pianta del basilico presenta: Classe: Dicotiledoni FOGLIE di forma ovale lanceolata (cioè di forma Ordine: Lamiales ellittica ed estremità appuntita) di colore verde Famiglia: Lamiaceae intenso nella parte Genere: Ocimum superiore e verde/grigio Specie: O. basilicum in quella inferiore: quelle migliori dal punto di vista del profumo e del gusto sono sicuramente quelle più giovani. FIORI da piccoli e binchi con 5 petali irregolari, riuniti in infiorescenze all’ascella delle foglie, e presenti da giugno fino a tutto agosto. SEMI piccolissimi e sferici di colore nero.Anche di basilico esistono diverse varietà: napoletano: foglie grandi e profumo delicato; genovese: foglie piccole e profumo molto intenso; greco: foglie piccolissime e molto profumate che ricordano il timo. CURIOSITÀ Il termine basilico deriva dalla parola BASILIKON = PIANTA REALE e proprio per i suoi numerosi utilizzi, dalla cucina alla medicina, fu sempre tenuto in grande considerazione tra le popolazioni antiche. I primi a coltivarlo furono sicuramente gli Asiatici, seguiti dal Galli che lo consideravano una pianta sacra, tanto da permettere la raccolta delle sue foglie solo a coloro che avevano seguito un complicato rituale di purificazione. Il basilico era considerato una pianta sacra in quanto lo si riteneva capace di guarire le ferite, come quelle di archibugio; era quindi un ingrediente, insieme ad altre 16 erbe, dell'acqua vulneraria, usata un tempo per applicazioni esterne. Gli Egiziani lo utilizzavano invece per la preparazione dei balsami utilizzati per l'imbalsamazione dei defunti. Nella cultura Romana, il basilico oltre ad essere usato in cucina veniva molto utilizzato in medicina come erba curativa capace di guarire le ferite. PROPRIETÀ ED USI TERAPEUTICI Il basilico è forse l'erba aromatica più conosciuta ed ampiamente utilizzata nella nostra cucina per insaporire pietanze e preparare salse. Proprietà medicinali: azione sedativa come collutorio contro azione antispastica delle vie azione antinfiammatoria l'indigestione digerenti, e diuretica CAPPERO (CAPER) Il Cappero (Capparis spinosa) è una specie originaria dell'area del Mediterraneo, dove cresce anche allo stato spontaneo. AMBIENTE Nel suo ambiente naturale cresce sulle rupi calcaree, su vecchie mura, nelle fessure delle rocce, nelle pietraie, formando spesso più adatto al suo sviluppo. Regno: Divisione: Classe: Ordine: Famiglia: Genere: Specie: Plantae Angiosperme Dicotiledoni Capparales Capparaceae Capparis C. spinosum cespi con rami ricadenti lunghi anche diversi metri. Molto ricercato e apprezzato è il cappero dell'isola di Pantelleria tanto da fregiarsi del marchio di qualità Igp (Indicazione Geografica Protetta). Qui la coltivazione del cappero ha una lunga tradizione. Nel clima caldo e secco dell'isola e nei terreni di origine vulcanica il cappero trova l'ambiente ASPETTO Il cappero è una pianta perenne. FOGLIE : verde scuro, carnose e di forma ovale FIORI : di grandi dimensioni di colori bianco e rosa con delicati riflessi violacei. FRUTTO: capsula oblunga e verde con polpa di colore rosaceo. Comunemente i frutti sono chiamati cucunci o cocunci. La fioritura è molto prolungata: da maggio a settembre si formano bottoni floreali ad ogni ascella fogliare. USI CULINARI I BOCCIOLI, raccolti quando non sono ancora schiusi e poi conservati sotto sale o in salamoia, sono molto ricercati per il consumo alimentare. IL FRUTTO, di sapore simile ma più delicato del cappero e anch'esso conservato sotto sale, sott'olio o sotto aceto è usato tradizionalmente per condire numerose pietanze, soprattutto a base di pesce. USI MEDICINALI I capperi contengono più quercetina in rapporto al peso che ogni altra pianta . In erboristeria è utilizzata la corteccia della radice. I principi attivi hanno proprietà: diuretiche e protettrici dei vasi sanguigni. cura della gotta e delle varici. Un infuso preparato con radici di cappero e germogli giovani era utilizzato in medicina popolare per alleviare i reumatismi FINOCCHIO SELVATICO (FENNEL) Il finocchio (Foeniculum vulgare) è una pianta erbacea perenne, aromatica, elegante, dal sapore delicato e piacevole. Originario dell'Asia Minore e delle regioni mediterranee, ormai Regno: diffuso in tutte le zone Divisione: temperate, ama il Classe: terreno arido, in quanto Ordine: teme i ristagni d'acqua, Famiglia: ma ricco di sostanze nutritive. Genere: ASPETTO Specie: a portamento Plantae Angiosperme Dicotiledoni Apiales Apiaceae (Ombrellifere) Foeniculum F. vulgare Caratterizzato da FUSTO ramificato, alto fino a 2 m FOGLIE che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di un intenso colore verde. In estate produce OMBRELLE DI PICCOLI FIORI GIALLI. I FRUTTI (acheni), sono prima verdi, poi, grigiastri USI CULINARI Tutte le parti della pianta emanano un intenso profumo, prodotto da alcuni olî essenziali. Del finocchio selvatico si utilizzano I GERMOGLI, LE FOGLIE, I FIORI E I FRUTTI. Largamente usato in cucina per insaporire carni ed insalate e per preparare insaccati come salsicce e salami. USI MEDICINALI Contiene: olii essenziali tra i quali anetolo (da cui dipende il suo aroma), È : diuretico, antiemetico, aromatico, antispasmodico, anti-infiammatorio, epatico. È utilizzato per chi ha difficoltà digestive, aerofagia, vomito e nell'allattamento per ridurre le coliche d'aria nei bambini. È noto infatti che una tisana fatta con i semi di questa pianta sia molto efficace nel trattamento di gonfiori addominali da aerofagia. combatte i processi fermentativi dell'intestino crasso, e quindi diminuisce il gas intestinale. MENTA (MINT) La Mentha è un genere che comprende circa 25-30 specie perenni, diffuse in tutta Europa, in Asia e Africa. Si può facilmente trovare tra gli incolti, lungo i sentieri, in terreni freschi e umidi. Il nome MENTHA, secondo la mitologia Greca, deriva da quello di una ninfa: Minte, amata da Ade, Regno: Plantae che Proserpina, sua Divisione: Angiosperme moglie, per gelosia, Classe: Dicotiledoni tramutò in pianta. Ordine: Lamiales Famiglia: Lamiaceae ASPETTO (Labiate) La menta, secondo la Genere: Mentha specie, è un'erba alta da qualche centimetro a poco più di un metro, con : STELI ERETTI RADICI RIZOMATOSE che si espandono notevolmente nel suolo. FOGLIE : sono opposte e semplici e nella maggior parte delle specie sono lanceolate e ricoperte di una leggera peluria di colore verde brillante. FIORI : sono raccolti in spighe terminali, coniche, che fioriscono a partire dal basso verso l'alto. I SINGOLI FIORI, simpetali e irregolari, sono piccoli, di colore bianco, rosa o viola; la COROLLA, parzialmente fusa in un tubo, si apre in due labbra (da cui il nome della famiglia), il superiore con un solo lobo, l'inferiore con 3 lobi disuguali. La fioritura avviene in piena estate e prosegue fino all'autunno. FRUTTO : è un TETRACHENIO che contiene da 1 a 4 semi PRINCIPALI VARIETÀ MENTHA CITRATA MENTHA PIPERITA MENTHA PULEGIUM USI e PROPRIETÀ MENTHA ROTUNDIFOLIA MENTHA LONGIFOLIA MENTHA SPICATA L'uso della menta IN CUCINA, è molto diffuso in Italia, Spagna, India, Medio Oriente ed in Nord Africa. NELL'INDUSTRIA COSMETICA, FARMACEUTICA, DOLCIARIA, come correttivo del gusto e nell'industria dei liquori. Essiccata, viene usata anche per tisane e per aromatizzare the e altre bevande. In FITOTERAPIA ha funzioni di digestivo, stimolante delle funzioni gastriche, antisettico ed antispasmodico, tonificante; si possono preparare decotti e infusi. ORIGANO (ORIGANUM) L'origano (Origanum vulgare) è una pianta erbacea perenne, originaria dell'Europa e dell'Asia occidentale. In Italia cresce allo stato spontaneo nelle macchie e sui pendii assolati ed asciutti dal livello del mare fino a circa 1500 m circa. Regno: Plantae Divisione: Angiosperme ASPETTO Classe: Dicotiledoni Ordine: Lamiales FUSTI alti fino a mezzo Famiglia: Lamiaceae metro, generalmente poco (Labiate) ramificati, rossastri . Genere: Origanum FOGLIE sono opposte con Specie: O. vulgare lamina ovale allungata, con margine intero o con denti appena accennati e con breve picciuolo. A seconda della specie possono essere lisci o ricoperti da una fitta peluria. LA FIORITURA è da giugno ad agosto. IL FRUTTO è una capsula di colore scuro. USI L'origano, simile al timo per il profumo e la composizione chimica dell'olio essenziale, ha PROPRIETÀ profumanti, aromatizzanti, digestive, balsamiche. Trova impiego nella industria cosmetica, alimentare, farmaceutica e in quella liquoristica. IN CUCINA le foglie, sia fresche che essiccate,si usano, per insaporire pizze, pomodori, uova, carni, formaggi e arrosti. PROPRIETÀ TERAPEUTICHE I suoi principi attivi sono principalmente i fenoli TIMOLO e CARVACROLO oltre a grassi, proteine, sali minerali, vitamine e carboidrati. Le sue proprietà terapeutiche sono: antalgico, antisettico, analgesico, antispasmodico, espettorante tonico. I suoi infusi sono consigliati contro la tosse, le emicranie, i disturbi digestivi e i dolori di natura reumatica svolgendo una funzione antinfiammatoria. PREZZEMOLO (PARSLEY) Il nome scientifico del prezzemolo è Petroselinum crispum ed è una delle piante aromatiche più diffuse, sia Regno: Plantae per la presenza in molti Divisione: Angiosperme piatti sia perché di facile Classe: Dicotiledoni coltivazione. Ordine: Apiales ASPETTO Famiglia: Apiaceae (Ombrellifere) Petroselinum P. crispum Si tratta di una pianta Genere: rustica È una pianta Specie: erbacea. robusta RADICE A FITTONE bianco giallastra. FOGLIE : sono completamente glabre e hanno un contorno triangolare frastagliato, possono essere bipennatosette o tripennatosette. L' INFIORESCENZA è una ombrella formata da una cinquantina di piccoli fiori a cinque petali bianchi, talvolta soffusi di azzurro-violetto o giallastro. Il prezzemolo è una pianta biennale ma è il primo anno, quello dello sviluppo fogliare, che interessa a chi coltiva il prezzemolo come pianta aromatica. La pianta può raggiungere anche i 60 cm di altezza, in particolare nella varietà Gigante. Il prezzemolo comune ha invece dimensioni ridotte. USI Le foglie e i fusti, e più raramente la radice, sono le parti utilizzate, sia per il consumo fresco sia per la preparazione di salse. CULINARIO È un ingrediente di molte pietanze e di molte salse. Ha un sapore pungente e leggermente amaro che ravviva il sapore delle altre erbe. MEDICINALE L'impacco di foglie pestate è usato per lenire punture di insetti, contusioni e mal di denti. Proprietà diuretiche Proprietà sudorifere, dovute principalmente ad una sostanza flavonica: l'apioside. Nell'erboristeria cinese è utilizzato anche come rimedio per la pressione alta. L’ anetolo, un componente principale, contrae la muscolatura liscia dell'intestino e della vescica E' sconsigliato l'uso in quantità massicce non controllate, dato che in tal caso può provocare disturbi notevoli ed intossicazioni ROSMARINO (ROSEMARY) Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è una tipica pianta mediterranea che ama il sole ed i climi caldi. ASPETTO Il rosmarino è una pianta perenne che raggiunge in media un'altezza di 50 cm fino a 1 m. radici profonde, fibrose e resistenti, ancorante; Regno: Divisione: Classe: Ordine: Famiglia: Genere: Specie: Plantae Angiosperme Dicotiledoni Lamiales Lamiaceae (Labiate) Rosmarinus R. officinalis FUSTI legnosi di colore Specie: O. vulgare marrone chiaro, prostrati ascendenti o eretti, molto ramificati, i giovani rami pelosi di colore grigio-verde sono a sezione quadrangolare, come tutte le labiate. FOGLIE, persistenti e coriacee, lunghe 2-3 cm e larghe 1-3 mm, sessili, opposte, linearilanceolate, addensate numerosissime sui rametti; di colore verde cupo lucente sulla pagina superiore e biancastre su quella inferiore per la presenza di peluria bianca; ricche di ghiandole oleifere. I FIORI ermafroditi sono sessili e piccoli, riuniti in brevi grappoli con fioritura da marzo ad ottobre, nelle posizioni più riparate ad intermittenza tutto l'anno. Ogni fiore possiede la corolla di colore lilla-indaco, azzurroviolacea o, più raramente, bianca o azzurro pallido, è bilabiata con un leggero rigonfiamento in corrispondenza della fauce. I FRUTTI sono tetracheni, con acheni liberi, oblunghi e lisci, di colore brunastro. I rametti di rosmarino possono essere utilizzati in cucina freschi oppure secchi. USI Il Rosmarino viene utilizzato: In cucina o nell'industria degli insaccati come pianta aromatica Come pianta ornamentale nei giardini, per bordure, aiuole e macchie arbustive, o per la coltivazione in vaso su terrazzi Le foglie, fresche o essiccate, e l'olio essenziale, in fitoterapia Nell'industria cosmetica come shampoo per ravvivare il colore dei capelli o come astringente nelle lozioni; nelle pomate e linimenti per le proprietà toniche. Come insettifugo o deodorante ambientale nelle abitazioni, bruciando i rametti secchi In profumeria PROPRIETÀ MEDICINALI I rametti e le foglie raccolti da maggio a luglio e fatti seccare all'ombra hanno proprietà aromatiche, stimolanti l'appetito e le funzioni digestive, toniche e stimolanti per il sistema nervoso, il fegato e la cistifellea, antireumatico; SALVIA (SAGE) La salvia (Salvia officinalis) è una specie perenne, il suo nome deriva dal latino "salvus=sano, salvo" o "salus=salute" che stanno ad indicare le sue virtù come pianta curativa. Regno: Plantae Originaria del bacino Divisione: Angiosperme mediterraneo, ora è Classe: Dicotiledoni acclimatata in tutta l'Europa Ordine: Lamiales centrale. In Italia cresce Famiglia: Lamiaceae spontanea nelle zone (Labiate) centromeridionali e nelle Genere : Salvia isole; diffusa come pianta Specie: S. officinalis coltivata sia in pianura sia nella fascia collinare submontana fino alla quota di circa 900 m. s.l.m. Specie: O. vulgare ASPETTO La Salvia è un piccolo arbusto sempreverde con FOGLIE, finemente dentate ricoperte di peluria, picciolate, ovali lanceolate, di un bel colore verdegrigiastro e un odore caratteristico. I FIORI sono di colore violetto e sbocciano in primavera. VARIETÀ Nel mondo esistono più di 900 specie di salvie delle quali numerose hanno un notevole interesse commerciale e ornamentale. In particolare della salvia officinale esistono diverse varietà tra le quali: la S. officinalis albiflora a fiori bianchi è la migliore per l'uso culinario; la S. officinalis purpurascens, ha i fiori rossi anche lei utilizzata in cucina e interessante per le sue proprietà terapeutiche. Esistono poi diverse specie utilizzate per lo più come piante ornamentali. USI La salvia officinale trova impiego in cucina per insaporire shampoo e dentifrici. PROPRIETÀ TERAPEUTICHE tonica antisettica arrosti di carne e patate, gnocchi, per preparare sughi, tortellini, alcuni formaggi alle erbe, zuppe, pesci, legumi, oli e aceti aromatici. Viene impiegata per aromatizzare vini, liquori e bevande, rendendoli più digestivi, per profumare gli armadi e in cosmetica nella preparazione di bagnoschiuma, digestiva diuretica