ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 1 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 1 Rinnovati gli Organi di Gestione Le aspettative del mondo venatorio devono coesistere ed integrarsi con quello agricolo soprattutto per la gestione del territorio agro-silvo pastorale e aree protette comprese. AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA – RC1 Il geom. Domenico Iero è il nuovo Presidente. Fanno parte dell’esecutivo Antonino Lupini, Tino Caminiti, Francesco Spoleti e Siciliano Carmelo. I componenti del nuovo Comitato tutti esperti di settore, si propongano di impostare in positivo un valido e più attuale progetto di caccia gestita. Tra gli obiettivi più immediati rientrano: I censimenti dei selvatici e predatori; i ripopolamenti mirati e i miglioramenti ambientali. Con la nomina dei nuovi componenti dell’Ambito Territoriale di Caccia RC1 diventa nuovamente operativo questo importante strumento di decentramento tecnico amministrativo attuato dall’ Amministrazione Provinciale di Reggio C. per la gestione della caccia e del territorio. Tra i designati figurano esponenti di provata esperienza nel settore di loro competenza. Come è noto fanno parte del Comitato di gestione i rappresentati della Provincia, i cacciatori, gli agricoltori, gli am-bientalisti ed i rappresentanti dell’ANCI. “Nella mia qualità di Presidente del nuovo Comitato intendo evidenziare comunque che la Provincia di Reggio vanta antiche radici nell’attività venatoria con una grossa presenza di cacciatori su tutto il territorio. L’ intendimento comunque del Comitato che ho l’onore di presiedere è quello di progettare una nuova programmazione faunistica nell’ambito territoriale di caccia RC1.” Tra gli obbiettivi più importanti che si pone l’ATC-1 resta quello di uscire definitivamente dalla provvisorietà delle immissioni di selvaggina che, a ragione, non possono che essere definite “pronta caccia” attuando esatte modalità di ripopolamento. Lo scopo quindi dell’ Comitato di gestione resta sempre quello di un maggiore coinvolgimento dell’asso- ciazionismo nell’ottica di una caccia più moderna e responsabile, non solo del mondo venatorio ma anche di quello ambientalista e agricolo. Per far ciò i cacciatori devono sentirsi custodi e responsabili della gestione faunistica di ogni singolo territorio. Fermo restando, che l’obbiettivo condiviso da tutti i componenti dell’organismo sarà quello della ricostruzione ambientale in grado di assicurare una presenza faunistica ottimale sul territorio. Ciò può avvenire a mio avviso soltanto tenendo conto del grado di vocazionalità e della capacità di carico dell’Ambiente. Rientra quindi nei programmi del nuovo Comitato l’idea di proseguire con interventi mirati sui miglioramenti ambientali quali elementi utili per contribuire alla nascita di nuclei di popolazione stabili. Sui miglioramenti per tanto mi sento di impegnarmi unitamente a tutto il comitato a percorrere una strada ben precisa che possa dare vantaggi agli agricoltori ed ai cacciatori. Rientra tra l’altro nei programmi del nuovo Comitato l’intenzione di investire le risorse disponibili in una vasta campagna di miglioramenti tecnico-ambientalistici da effettuarsi attraverso un impegnativo accordo con gli agricoltori. Il futuro dell’attività venatoria passa per tanto da una oculata programmazione fatta su base scientifica. Ed è questo che voglio sottoporre al nuovo Comitato. Il progetto lepre, il progetto fagiano i bandi per i miglioramenti ambientali dovranno proseguire il loro iter attraverso studi non solo cartografici ma soprattutto con rilevamenti e verifiche effettuate “sul campo”. Restiamo quindi tutti impegnati seriamente ad individuare la strada che possa dare vantaggi ai cacciatori e agli agricoltori. L’impresa agricola in queste occasioni non solo si qualifica e trae vantaggi ma contribuisce anche alla tutela dell’Ambiente. Bisogna per tanto dare corpo e concretezza a queste iniziative convinti come siamo che la modernizzazione della caccia passa anche attraverso il miglioramento dei terreni preposti allo sviluppo della selvaggina. ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 2 31-10-2009 18:24 Pagina 2 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 Il documento programmatico, redatto e condiviso da tutte le componenti dell’ATC-RC1, mira a sviluppare nel corso del quadriennnio tutte quelle azioni capaci di valorizzare quelle esperienze che possano migliorare una più corretta e regolata gestione del territorio attraverso il coinvolgimento delle categorie interessate. Programma di Lavoro In sintesi il comitato di gestione ATC-RC1 dovrà mirare alla realizzazione dei seguenti programmi condivisi da tutte le componenti che ne fanno parte: cacciatori, agricoltori, ambientalisti ed enti locali. 1. Gestione faunistico-venatoria realizzata prioritariamente e principalmente attraverso miglioramenti ambientali, prevenzione dei danni alle colture con il diretto coinvolgimento delle imprese agricole; 2. Individuazione e realizzazione di zone di ripopolamento e cattura per soddisfare le necessità di ripopolamento per le specie di interesse venatorio finalizzato al raggiungimento della presenza di popolazioni ottimali delle medesime specie selvatiche; 3. Attivazione di un tavolo permanente con l’Ente Nazionale Parco Nazionale dell’Aspromonte al fine di ottimizzare la gestione faunistica complessiva ed avviare sinergie e progetti condivisi; 4. Coordinare, formare, valorizzare e supportare le esperienze di volontariato per migliorare ed implementare la partecipazione di agricoltori , ambientalisti, cacciatori e cittadini interessati alla gestione del patrimonio faunistico. Linee di intervento prioritario - Consulenza tecnico scientifica altamente qualificata con ampio curriculum di esperienze di gestione che risponda sulle scelte gestionali con relativa formazione di una figura professionale che in un paio d’anni possa svolgere la medesima funzione; - Censimento e suddivisione dei cacciatori per categorie di interesse venatorio (piccola stanziale, ungulati e migratoria); - Raccolta e valutazione di tutti gli studi e le informazioni disponibili sulle specie di interesse venatorio presenti stabilmente nell’ambito della provincia di Reggio Calabria (INFS, MINISTERI, REGIONE, PROVINCIA, ENTE PARCO DELL’ASPROMONTE) - Lettura, informatizzazione ed elaborazione dei dati di prelievo riportati sui tesserini venatori messi a disposizione dalla Provincia; - Valutazione di tutti i dati biometrici relativi ai cinghiali abbattuti redatti dalle censite squadre di cinghialai. - Individuazione delle zone vocate al prelievo al cinghiale e coinvolgimento dei cacciatori nella gestione delle aree oggetto di prelievo per progetti obiettivo di miglioramenti ambientali, prevenzione incendi ecc. - Completamento degli studi sulle presenze e potenzialità delle categorie animali di maggiore interesse faunistico-venatorio (piccola stanziale, ungulati, migratoria) chiaramente finalizzati a soddisfare le esigenze di gestione, con particolare riguardo alle seguenti specie: - Lepre, coturnice e fagiano; - Cinghiale e capriolo; - Beccaccia, quaglia, allodola, turdidi e colombaccio; - Progetto di reintroduzione della specie starna; - Ripristino degli habitat per tutte le specie migratorie; - Completamento analisi e valutazione delle possibili tipologie di miglioramenti ambientali in relazione alle caratteristiche ecologiche del territorio e della specie animali di interesse gestionale; - Analisi e valutazione delle possibili tecniche di prevenzione del danno causato dalla fauna alle colture agricole; - Analisi e valutazione delle possibili zone di ripopolamento e cattura per le specie stanziali comprese le aree sottoposte a tutela che possano svolgere la medesima funzione; - Analisi e valutazione dei possibili interventi di ripristino delle zone umide utili alla specie animali di interesse venatorio e sociale; - Valorizzare, formare e sostenere ogni forma di partecipazione agli interventi di gestione da parte del volontariato (cacciatori, cinofili, guardie volontarie ed escursionisti). - Attivazione di un tavolo permanente di lavoro con le istituzione interessate alla gestione faunistica ricadenti sui territori interessati. - Formalizzare un protocollo di intesa con l’Ente Provincia, organo di controllo degli ATC, relativo a tutte le attività gestionali; - Istituzione di una Commisione di valutazione e studio dello statuto e del regolamento degli ATC alfine di proporre le giuste e necessarie proposte di modifica; - Protocollo di intesa con le Associazioni venatorie relativo alla concessione delle guardie volontarie per tutti i servizi inerenti sui territori (censimenti, antibracconaggio, ripopolamenti, controllo selvaggina immessa ecc.) sotto il controllo del Comando della Polizia Provinciale. IL PRESIDENTE Domenico Iero ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 3 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 3 Con la stesura di questo programma intendiamo partire proprio da quanto prevede la Legge Nazionale e quindi dai compiti e dalle competenze che vengono assegnati ai Comitati di Gestione dalla Legge Regionale 9/96. Indirizzi programmatici ATC RC1 2009/2012 Partendo da queste fondamentali linee guida dettate dalla Regione ci proponiamo di raccogliere in tre settori base le proposte di amministrazione, gestione ed intervento che poi, naturalmente, andranno integrate e sviluppate nel corso del quadriennio con la fattiva collaborazione tra il Comitato di Gestione e l’Amministrazione Provinciale: A) Rapporti con l’utenza ed Enti; B) Gestione dell’ambiente e del territorio; C) Pianificazione faunistica. A. Rapporti con l’utenza e con gli Enti Desideriamo dare molto risalto alla comunicazione che, crediamo, possa far superare molti malintesi ed incomprensioni e possa dare all’ATC una immagine positiva di contatto, collaborazione e concertazione non solo con gli utenti, i cacciatori iscritti ed ammessi all’ATC, ma soprattutto con le Associazioni, Enti e Comuni con i quali è indispensabile avere un rapporto ed un dialogo corretto e leale, nell’esclusivo interesse della gestione ed amministrazione del territorio. Pertanto desideriamo proporre, con l’aiuto della telematica e delle attrezzature informatiche a disposizione, l’implementazione dei rapporti e delle comunicazioni, a partire dalle scadenze amministrative di Legge del nostro settore, l’invio della domanda di ammissione già precompilata ai cacciatori di fuori provincia, l’invio, in tempo utile, del bollettino di pagamento della quota di iscrizione per i cacciatori residenti nell'ambito territoriale di caccia, le comunicazioni dei programmi dell’ATC in materia di gestione faunistica ed ambientale del territorio da trasmettere alle Associazioni e ai Sindaci dei Comuni interessati territorialmente, per far conoscere anche al di fuori del mondo venatorio le attività dell’ATC RC1. Sempre con riferimento alla comunicazione proponiamo di incrementare le uscite del notiziario ATC INFORMA ampliandolo ed inviandolo non solo agli iscritti dell’ATC ma a tutte le Associazioni, Enti e Comuni interessati territorialmente. Naturalmente per una informazione certa e capillare è opportuno utilizzare il servizio postale ma è altresì utile incrementare la comunicazione a mezzo del sito internet dell’ATC. B. Gestione dell’Ambiente e del territorio L’ATC-RC1 si propone di impiegare molte energie e risorse sul miglioramento degli habitat, verificando, con opportuni e continui sopralluoghi e monitoraggi e con la collaborazione di validi e preparati tecnici faunistici, i siti d'intervento, predisponendo ed attivando tutte le sinergie per operare con profitto nel ripristino, ove possibile delle aree umide, dei fossi, incrementando colture a perdere per l’alimentazione della fauna stanziale e,soprattutto, per la piccola avifauna, di interesse venatorio e non, che sempre più diserta i nostri territori, senz’altro per l’andamento climatico delle ultime stagioni, ma anche per mancanza del nutrimento e dell’habitat necessari a trattenerli. Dopo opportuni e validi censimenti desideriamo proporre un valido programma di controllo dei predatori e carnivori, soprattutto volpe, gazze e corvidi, con i mezzi e nei tempi previsti dalla Legge e indicati in dettaglio dall’INFSI per il controllo dei predatori con i mezzi più opportuni al territorio interessato all’intervento, partendo dagli abbattimenti, cattura con trappole, censimento e controllo dei nidi delle gazze e corvidi, ecc. A nessuno sarà sfuggito che la piccola avifauna è quasi scomparsa dal nostro territorio ed uno dei motivi principali, come chiarito anche dall’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, è la predazione da parte delle gazze e dei corvidi in generale. Le gazze predano sia l’avifauna minore d’interesse venatorio quali allodola, merlo, cesena, tordo, passero, peppola, ma hanno caratterizzato la quasi totale scomparsa dello scricciolo, del pendolino, usignolo, capinera, pettirosso, verzellino, cardellino, verdone, fringuello, cuculo, cinciallegra. ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 4 31-10-2009 18:24 Pagina 4 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 Discorso a parte va fatto per i predatori carnivori tra i quali la volpe che, senza predatori naturali e un valido controllo da parte dell’uomo, è destinata a colonizzare tutto il territorio, dall’alta montagna alla periferia dei paesi e delle città. C. Pianificazione faunistica La pianificazione faunistica è uno degli obiettivi della Legge157/92 che, investendo tutto il territorio verde, insegue mete ambiziose, e il nuovo Comitato di Gestione deve fare suo questo obiettivo partendo da principi semplici ma determinanti: – Evitare la casualità del prelievo venatorio; – Superare il concetto dell’ “usa e getta” in campo faunistico; – Ridistribuire i cacciatori dopo la ricognizione scientifica delle risorse; – Programmare gli interventi per sfruttare in modo più razionale la fauna selvatica. Ma, nella nostra opinione, l’obiettivo fallirebbe se a questo sforzo pianificatorio e programmatorio non contribuisse direttamente il mondo agricolo. Il suo coinvolgimento non è marginale; l’agricoltore è, infatti, l’operatore del territorio interessato, come e più di altri, ad una tutela intelligente dell’ambiente. Da un lato le coltivazioni sono esposte agli effetti dannosi di una linea di protezione ambientale a nostro parere troppo rigorosa che favorisce nelle aree protette la moltiplicazione della fauna senza controllo; parimenti l’agricoltore subisce a volte i danni dall’esercizio venatorio sui suoi terreni. A nostro parere bisogna tentare una conciliazione tra queste due posizioni, offrendo all’agricoltore una protezione sia dagli animali che dai cacciatori: le sue coltivazioni non debbono essere sacrificate alla fauna selvatica che si riproduce spontaneamente, né danneggiate dalla pratica venatoria senza risarcimento. È quindi evidente che le associazioni agricole e quindi gli agricoltori debbono essere tra i nostri migliori alleati nel raggiungimento degli obiettivi ed i cacciatori debbono meritarsi con i fatti la fiducia accordatagli dalla Legge. Queste proposte saranno il punto di partenza sul quale sviluppare un valido progetto di amministrazione dell’ATC RC1 per il prossimo quadriennio. Gestione faunistica del territorio dell’ATC RC1 La moderna gestione faunistica, in conformità ai principi di programmazione delle attività venatorie e di gestione delle tematiche ambientali, deve promuovere la ricerca avvalendosi della collaborazione della Provincia, delle Associazioni Agricole, Venatorie e Ambientaliste, nonché sostenendo la formazione del personale e l'acquisizione di nuove professionalità competenti in materia di Ambiente, Agricoltura Foreste e Fauna. È necessario promuovere corsi di formazione organizzati in collaborazione con la Provincia e le Associazioni Venatorie e prevedere la conoscenza delle risorse faunistiche e ambientali presenti sul territorio attraverso la realizzazione di programmi di attività e progetti specifici, a partire dall'organizzazione informatica dei dati e della cartografia. Le principali attività sono: – La promozione della cultura ambientale/faunistica; – Il censimento delle popolazioni presenti, con particolare riguardo per la fauna selvatica facente parte di alcuni ecosistemi di riconosciuto interesse per le specie soggette a gestione per scopi venatori; – Il monitoraggio e controllo della fauna selvatica autoctona e alloctona avente rilevanza nei riguardi delle attività agricole e forestali nei casi in cui questa arrechi danni e rappresenti un potenziale pericolo per l'equilibrio di ecosistemi di elevato interesse; – L' acquisizione delle conoscenze relative all'uso del suolo e delle principali attività agricole aventi influenza determinante nei confronti della fauna selvatica e della conservazione della biodiversità in zone finalizzate alla produzione e al ripopolamento. Per gestire la fauna quindi dobbiamo porci degli obiettivi, operando prima attraverso una attenta analisi della situazione esistente, poi dei risultati raggiunti, valutando contestualmente i metodi operativi adottati al fine di migliorarli sempre di più. La gestione faunistica è così un processo logico-temporale con quattro fasi distinte ma interdipendenti: a) analisi storica ed attuale; b) individuazione degli obiettivi; c) applicazione delle operazioni gestionali; d) valutazione dei risultati. Questo vale per tutta la fauna, cacciabile e non. Uno degli obiettivi principali e predominanti per l’ATC è la conservazione e l’incremento di tutte le specie autoctone di mammiferi ed uccelli, stanziali e migratori, ovviamente in modo compatibile con il massimo rispetto possibile per le produzioni agricole. Per le specie cacciabili, per le quali si parla di gestione faunistico venatoria, obiettivo secondario è quello di garantire un prelievo venatorio sostenibile ma sempre più soddisfacente e commisurato alle popolazioni presenti. Anche le specie non cacciabili e quelle particolarmente protette necessitano però di attenzione e di gestione faunistica e questa può essere già intrapresa con l’ordinaria attività dell’A.T.C., ad esempio nei miglioramenti ambientali che riversano anche su queste specie una grossa utilità. Base essenziale per la conoscenza delle popolazioni selvatiche sono i censimenti; per molte specie già da anni questi vengono effettuati nelle varie modalità previste anche con l’ausilio dei cacciatori. ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 5 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 È stato ampiamente notato che alcuni metodi sono da affinare e migliorare, così come le stime di consistenza e densità che ne derivano. Questo sarà un punto fondamentale del nostro programma di gestione dell’ATC: miglioramento delle tecniche di censimento e valutazione dei parametri di popolazione. Per le specie cacciabili ad esempio, a completamento dei censimenti, sarà importantissimo iniziare seriamente a valutare i carnieri, sia in termini quantitativi sia qualitativi(sesso,classi di età, periodo di abbattimento, biometria, ecc.). I dati sui carnieri sono infatti sia un utilissimo strumento di valutazione dei risultati di prelievo conseguiti,ma possono anche costituire un buon indice di conoscenza di una popolazione. È ovvio che per alcune specie il monitoraggio dei capi abbattuti dovrà essere esteso anche agli interventi di controllo, come ad esempio per lo Storno, le Gazze, i Corvidi, il Cinghiale o la Volpe. È nostra intenzione proporre un serio programma di controllo dei predatori opportunisti, in particolare corvo, gazza e volpe, da attuarsi su tutto il territorio dell’ATC e nel corso di tutto l’anno, con i mezzi e metodi consentiti dalla Legge. Naturalmente il programma, propedeutico alle future attività di ripopolamento, deve essere preceduto da validi censimenti, effettuati scientificamente sul territorio dell’ATC e che ci consentiranno di avere un’idea chiara sulle attività da svolgere e i mezzi da impiegare. Il passo successivo, quello che veramente darà completezza ad una moderna ed avanzata gestione faunistica, dovrà essere la correlazione dei dati faunistici (censimenti,carnieri,abbattimenti,ecc.)con le caratteristiche ambientali, per capire approfonditamente dove e come intervenire con i miglioramenti ambientali. Infine, riteniamo che l’unico futuro possibile per un’attività venatoria sostenibile, corretta, programmata e socialmente “spendibile” è il passaggio, per tutte le specie oggetto di caccia, ai piani di prelievo commisurati alle popolazioni. Per fare questo dovranno essere ideate forme di gestione più aderenti alle necessità e soprattutto, per alcune specie, unità di gestione commisurate alla biologia della specie, mantenendo l’A.T.C. come unità di coordinamento gestionale e come centro di attività amministrativa per le funzioni ad esso delegate. Criteri per la fauna migratoria Gestire popolazioni di uccelli migratori è attualmente molto più difficile rispetto alla fauna stanziale, poiché ogni specie è composta da diverse metapopolazioni che occupano areali di nidificazione, aree di svernamento, rotte migratrici diverse e con diverso comportamento migratorio (stanziali o erratiche, migratrici parziali, migratrici totali; etc.). Per molte specie sono scarse o nulle le conoscenze e gli studi scientifici sulla biologia, lo status, le popolazioni, in molti casi è assai difficile censire o conteggiare i selvatici, sia per le loro caratteristiche comportamentali sia per i periodi di tempo limitati durante i quali sono contattabili, inoltre sono assai scarse le informazioni sul prelievo venatorio e sul disturbo da esso causato. In questo quadro poco esaltante è però doveroso sottolineare alcuni aspetti positivi che possono aiutare i nostri progetti di gestione: – spesso anche pochi dati, raccolti con poco sforzo, risultano estremamente significativi; – in molti casi alcuni dati campione sono estremamente rappresentativi di fenomeni più ampi; 5 – il coinvolgimento dei cacciatori specialisti è una preziosa fonte di informazioni capillarmente diffusa sul territorio; – azioni di monitoraggio (radiotracking, termocamera, inanellamento,etc.) consentono di approfondire le tematiche di maggior interesse gestionale. Nella gestione dell’avifauna migratrice il maggior numero di informazioni raccolte consente un miglior approccio alla specie interessata. Sulla base dei dati che verranno acquisiti sarà poi possibile passare alla gestione vera e propria che si baserà sui seguenti aspetti: – identificazione delle zone di nidificazione, sosta e svernamento con valutazione delle preferenze ambientali; – azioni di miglioramento per le varie tipologie ambientali e secondo le presenze specifiche; – misure di gestione dell’attività venatoria a fini conservativi, con differenziazione secondo le tipologie di caccia e le modalità di prelievo. Pertanto proponiamo di riprendere i programmi di miglioramento dell’habitat su tutto il territorio dell’ATC e non solo nelle aree chiuse alla caccia. L’obiettivo è quello di coinvolgere gli agricoltori della provincia con programmi tesi a preservare la fauna stanziale(tutela dei nidi, barre di sfalci) ma anche mirati ad attirare e possibilmente trattenere la selvaggina migratoria con programmi di semine a perdere, raccolto parziale. Inoltre per quanto concerne il ripristino ambientale si propone di individuare eventuali fonti, sorgenti rurali, aree umide, dove attuare programmi tesi al ripristino delle aree con l’obiettivo primario di renderle fruibili per la fauna selvatica, ma senza trascurare il possibile utilizzo da parte della popolazione per una sempre maggiore integrazione del cacciatore nel tessuto sociale. ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 6 31-10-2009 18:24 Pagina 6 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 Partendo dalle esperienze passate appare molto utile e importante mettere assieme sensibilità diverse al fine di un migliore raccordo con gli Enti pubblici interessati nonchè di un più incisivo impegno verso la tutela e la salvaguardia del territorio e delle specie protette. Per una gestione condivisa I l rinnovato impegno che mi vede protagonista nel governo del territorio, quale rappresentante del settore agricolo e componente del Comitato di Gestione dell’Ambito Territoriale di Caccia del versante tirreno reggino (ATCRC1), mi carica di una più intensa responsabilità non solo nei confronti delle imprese agricole, di cui sono espressione, ma anche verso le altri componenti sociali ed economiche che compongono l’importante organismo, quali il mondo dell’ambiente e quello venatorio. È evidente il ruolo che il legislatore ha voluto assegnare alla componente agricola nella delicata fase della programmazione e gestione del territorio, che trova la sua massima espressione nel mettere assieme differenti esigenze economiche e sociali, nel rispetto della conservazione del patrimonio faunistico ed ambientale, del ruolo dell’agricoltura e di una attività venatoria veramente sostenibile. Come è stato illustrato nel tavolo di lavoro permanente costituito a livello nazionale tra le associazioni ambientaliste, le associazioni venatorie e le Organizzazioni Professionali Agricole, per chiedere la sospensione dell’iter parlamentare dei disegni e dei progetti di legge di modifica della legge 157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, vi è la necessità di rilanciare e favorire il confronto ed il dialogo tra le sensibilità dei diversi attori sociali (agricoltori, ambientalisti, cacciatori), avendo sempre a riferimento gli interessi collettivi orientati alla conservazione dell’ambiente e della fauna, alla valorizzazione del delicato sistema rurale, a partire dal lavoro svolto dalle impre- se agricole, orientato verso produzioni di qualità ed esaltando il ruolo multifunzionale che esse svolgono nella gestione e manutenzione del territorio. Ruolo ben delineato dal Decreto Legislativo del 18 maggio 2001 n. 228 “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell’articolo 7 della legge n. 57/2001”. È proprio sul ruolo multifunzionale che l’impresa agricola svolge per la tutela e lo sviluppo del territorio ritengo di dovere porre la massima attenzione nel riprendere il lavoro che il precedente Comitato di Gestione ha svolto, pur nelle difficoltà dovute nel mettere assieme sensibilità diverse e nel governare i rapporti con gli enti pubblici, quali Regione e Provincia. Partendo proprio dall’esperienza passata, appare di fondamentale importanza un più stretto raccordo con l’Amministrazione Provinciale e con l’Ente Regione al fine di realizzare l’applicazione rigorosa di quanto previsto dalla legislazione vigente in materia di caccia e salvaguardia dell’ambiente. Come rappresentante di Confagricoltura sono convinto che i cacciatori, quelli veri, rappresentino un importante e fondamentale presidio sul territorio al quale sarebbe stupido rinunciare, come sarebbe sciocco non tenere conto del ruolo e del lavoro delle associazioni ambientaliste. Appare evidente che tutti i protagonisti che operano sul territorio, in particolare noi agricoltori, vogliono il bene dell’ambiente, e questo significa che ogni componente, rispettando l’altra, dovrà impegnarsi a lavorare per il bene collettivo mettendo a disposizione le proprie competenze ed il patrimonio di esperienza acquisito per raggiungere un risultato condiviso e che abbia quale obiettivo ultimo, non certo la superiorità assoluta di una delle parti in causa, ma il bene dell’ambiente nel suo complesso e di conseguenza della comunità. L’attività venatoria rappresenta sicuramente un ottimo volano di sviluppo, principalmente per le aree marginali della nostra provincia, e può divenire, se correttamente gestita, una ulteriore prospettiva economica per accrescere la multifunzionalità dell’azienda agricola, in particolare per quanto concerne le aziende faunistiche venatorie ed agroturistico venatorie. Il lavoro che attende il nuovo Comitato di Gestione è tanto ed impegnativo, ma sono pienamente convinto che la passione, la professionalità e la volontà che anima tutti i componenti dell’organismo saranno alla base per l’avvio di un processo virtuoso finalizzato ad una corretta e proficua programmazione e gestione del territorio rurale. Il Vice Presidente Antonino Lupini ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 7 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 7 Dopo l’esperienza consolidata degli anni precedenti, ora si può procedere ad una programmazione più responsabile ed oculata soprattutto in materia di ripopolamenti. I recinti di preambientamento, per lepri, quelli naturali per starne e fagiani sono l’obbiettivo che il nuovo Comitato intende perseguire. Ruolo e funzione dell’ATC-RC1 ella mia qualità di segretario auguro al presidente e a tutto il comitato di gestione un sereno e proficuo lavoro. Un pensiero e un ringraziamento va a tutti i componenti del vecchio comitato di gestione, per tutto quello che sono riusciti a fare tra mille ostacoli. In fondo cosa si chiede a un ATC, si chiede una programmazione seria e oculata della caccia è di spendere bene quei soldi che sono il frutto e il sudore di tutti i cacciatori Calabresi e Reggini in particolare. Passi avanti ne abbiamo fatto, l’esperienza dei ripopolamenti è stata quella che in fondo ci ha fatto capire che per certi tipi di animali non è sufficiente visitare un allevamento e comprare lepri fagiani o coturnici, liberarli su libero terreno sperando in un miracolo che il più delle volte non avviene. Ormai credo è consolidato il fatto che i ripopolamenti sono il frutto di un lavoro paziente, di osservazione e di un rapporto di fiducia e collaborazione tra allevatori e ATC, non fa comodo a nessuno dei due soggetti che un ripopolamento vada male anche perche uno ci perde i soldi e l’altro la faccia, d’altra parte è facile e N sciocco scaricare la colpa dei fallimenti sempre su altri senza andare a capire dove e come si può migliorare. Per nostra fortuna credo che la via adesso sia meno complicata di prima vista l’esperienza ormai consolidata, quando abbiamo fatto un oculato ripopolamento di lepri, magari migliorando e ampliando i recinti di ambientamento già esistenti, quando abbiamo consolidato i rapporti con chi già possiede recinti naturali per fagiani o starne, o abbiamo convinto qualcuno a costruirli in luoghi idonei, quando abbiamo rinsanguato quelle comunità di cinghiali esistenti e abbiamo dato ascolto ai saggi consigli che gli amici cacciatori ci danno, credo proprio che abbiamo fatto non dico il nostro dovere ma siamo a un buon punto. Di certo l’esperienza dei recinti di preambientamento è stata, secondo molti cacciatori, molto positiva. Dobbiamo migliorare e ampliare certamente, ma indietro non si può tornare, pensare di comprare lepri adulte e metterle su terreno libero è tornare a un passato che non credo ha contentato nessuno, ricordate i sacchi pieni di lepri fatte trovare davanti alla sede dell’ATC. Le voliere a cielo aperto per i fagiani sono la nuova via che dobbiamo sperimentare e con perseveranza adottare, certo in prima avremo difficoltà, ma sono convinto che col tempo e con l’esperienza anche questo sistema darà i suoi frutti positivi, e poi non ci scordiamo che l’art. 46 della legge Regionale 17 maggio 1996 è stato modificato con la Finanziaria dello scorso anno e ci impone di comprare in prevalenza selvaggina Regionale e Italiana. Se pensiamo ancora di trovare animali allo stato naturale o se qualcuno ha ancora quel falso sogno giovanile delle valchirie che scendono dal nord è bene che se lo scordi, ormai siamo cresciuti, le cose le dobbiamo costruire. Torniamo ai vecchi detti dei nostri avi, donne e buoi dai paesi tuoi, certo non avranno gli occhi azzurri e i capelli biondi ma almeno sapremmo come gestirle e come migliorarle, di certo non ci lasceranno gli occhi pieni (al momento della liberazione) e le mani vuote (a settembre quando si riapre la caccia). Il Segretario Francesco Spoleti ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 8 31-10-2009 18:24 Pagina 8 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 INTERVISTA CON GIORGIO PANUCCIO Caccia e questione morale di A L B E R T O C A L A B R Ò L 'appuntamento era stato fissato ormai da giorni, suono al campanello della sua casa e viene a ricevermi sulla porta con il suo proverbiale sorriso sulle labbra, i modi come sempre sono gentili e cortesi. La serata è mite, per cui accetto volentieri la sua proposta di sederci in giardino per fare la nostra chiacchierata, ad osservarci, accucciato ai piedi del tavolo il suo simpatico cane da caccia bianco/arancio Fulmine, a naso dovrebbe essere un incrocio tra un breton ed un setter inglese. Allora parliamo di caccia? Naturalmente, siamo qui per questo... Prima vorrei conoscere il suo pensiero sulla questione morale in genere. Guardi di questione morale se ne parla ormai da almeno dieci anni, ma non mi pare che qualcosa sia cambiato nel nostro paese, anzi direi che le cose sono peggiorate. Vede, la questione morale è come un filo rosso che attraversa trasversalmente tutti i settori della vita pubblica, dalla politica alla gestione della pubblica amministrazione, dal lavoro alla cultura, dalla scienza all'ambiente, e potrei continuare....... E con l'ambiente come siamo messi? Male, molto male. A parte le emergenze globali tipo effetto serra, buco dell'ozono, piogge acide, deforestazioni selvagge, mi preme sottolineare l'emergenza ambientale riguardo le navi piene di bidoni radioattivi affondate in Calabria. Se malauguratamente sarà accertata la fondatezza delle rilevazioni fatte da un pentito, il disastro ambientale è di considerevole proporzione, non può essere e non deve essere considerato un comune fatto delinquenziale, ma bensì un crimine contro l'umanità. Come si fa ha non capire che l'uomo uccide se stesso nel momento in cui uccide la natura. Esiste una questione morale nella caccia? Assolutamente si, il discorso è molto ampio e non si può liquidare in due battute, ma anche la caccia e i cacciatori non nè sono immuni. Proviamo a dire qualcosa... D'istinto mi viene da pensare a chi ancora oggi spara alle specie particolarmente protette, pochi bracconieri che sporcano l'immagine della nobile arte della caccia e dei veri cacciatori, che preciso, e lo scriva, sono la stragrande maggioranza. È sotto gli occhi di tutti il tam tam mediatico che si scatena contro il mondo venatorio ogni volta succedono episodi del genere, il danno d'immagine è elevato, ed aggiungo non è risarcito, tutta la parte sana del mondo venatorio viene ingiustamente criminalizzata per qualcuno che ritiene normale abbattere falchi, trampolieri, etc., un deplorevole tiro al bersaglio, mi dice che c'entra la caccia con tutto ciò? Praticare la caccia è tutta un'altra storia, sull'attività venatoria porto ancora con me gli insegnamenti avuti da mio padre. Ma ci sono anche i controlli? No, solo i controlli non bastano, il problema è culturale, in quest'ambito si deve fare ancora molta strada, e tutte le componenti devono fare la propria parte, dagli Enti alle associazioni venatorie, dalle associazioni di agricoltori ai Comitati di Gestione degli ATC. Lei che propone? ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 9 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 Una proposta che prossimamente porterò presso il Comitato ATC RC1, e che mi auguro se accolta favorevolmente possa diffondersi anche presso gli altri ATC, sarà quella che in flagranza di reato per l'abbattimento di specie particolarmente protette, il comitato di gestione territorialmente competente si costituisca parte civile nel procedimento, è venuto il momento di prendere decisioni drastiche per contrastare questo fenomeno. Molto drastiche mi pare... Guardi una decisione del genere va a favore di tutta la parte sana del mondo dei cacciatori, che, e mi ripeto, sono la stragrande maggioranza e sono le vere vittime di questi gesti inconsulti. Se affrontiamo un tema come la questione morale, non possiamo girarci dall'altra parte come se questo fenomeno per quanto limitato non esistesse. E di caccia sostenibile cosa mi dice? Di questo termine si abusa spesso sui giornali specializzati e nei convegni, ma in realtà spesso mi chiedo quanto sia comprensibile questa definizione e cosa stiamo facendo per avere appunto come dice Lei una caccia sostenibile. In sintesi la caccia sostenibile dovrebbe soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità alle generazioni future di cacciatori di soddisfare le proprie. Siamo proprio certi che si stia procedendo per la strada giusta? Siamo certi che stiamo lasciando ai nostri figli ciò che hanno lasciato a noi i nostri padri? Io penso proprio di no. 9 Certo il quadro è desolante... Se non modifichiamo il nostro modo di pensare, che tutto ci è concesso e che in natura tutto è prelevabile, allora l'attività venatoria è destinata a morire, ma la beffa sarà che non muore perchè altri lo hanno deciso, ma purtroppo perchè noi con i nostri scriteriati comportamenti la stiamo conducendo alla morte. L'appello che lei lancia, in fondo, è vero. Più che un appello il mio è un grido di dolore, questa è un'attività che svolta con passione ed in ossequio alle leggi è appagante, lo vedo negli occhi di mio figlio ventenne che da pochi anni ha acquisito la licenza di caccia, quanta passione, amore e trasporto ci mette in quest'attività indipendentemente dal carniere finale. Domani andrà a caccia? Penso di no, ma starò ugualmente in contatto con la natura facendomi una salutare passeggiata nei boschi alla ricerca di funghi, dicono che questa sarà una buona annata, speriamo bene. Superfluo dirvi che Fulmine ai piedi del tavolo non l'ha presa bene. Nuovo ATC-RC1: un commento di Mimmo Aloi Il dirigente dell’ENAL Caccia pone il problema degli ATC se gli stessi rientrano in un ruolo pubblico o privatistico. Dopo una lunga PROROGATIO, finalmente, l’Ambito Territoriale di Caccia ATC RC1 è decollato. Il 25 settembre, dopo la ratifica dell’Ente Provincia, i componenti designati hanno eletto per la durata della seconda legislatura il Presidente Domenico Iero in rappresentanza delle associazioni venatorie che sarà affiancato, per il quadriennio, dai Vice Presidenti Antonino Lupini della Confagricoltura e da Fortunato Caminiti dell’ANCI mentre, per l’Arcicaccia è stato eletto Francesco Spoleti a Segretario. È auspicabile, sull’esperienza passata, che la nuova ATC RC1 (metropolitana) inizi un assetto più efficiente alla conduzione del più grande ambito della Calabria; con la consapevolezza di un rinnovato impegno delle componenti agricole, ambientali e venatorie che cer- tamente saranno di efficace rappresentanza. L’Unione Nazionale Enalcaccia, consapevole del ruolo che ricopre, s’impegna a svolgere nel Comitato di Gestione la propria azione propositiva e di stimo- lo, mentre invita il popolo di cacciatori unitamente agli ambientalisti ed agricoltori reciproca collaborazione, finalizzata ad una corretta crescita sul territorio. È auspicabile, inoltre, un rapporto continuo con l’Amministrazione Provinciale, soprattutto per definire il ruolo dell’ATC in forza al nuovo Piano Faunistico Provinciale – certamente varato con notevole impegno – che dovrà stabilire se l’ATC rientra giuridicamente nel ruolo pubblico o privato ma, certamente, senza sudditanza alcuna e nello spirito di reciproca collaborazione. Al popolo dei cacciatori, degli ambientalisti, degli agricoltori e dei rappresentanti dei comuni, uniti per migliorare la crescita della società, un cordiale “IN BOCCA AL LUPO”. Domenico Aloi ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 10 31-10-2009 18:24 Pagina 10 Spariscono i colori d’Autunno Ambito Territoriale Caccia - RC 1 Le foglie ci raccontano come il clima sta cambiando. Le ricerche confermano: il cambiamento climatico modifica i pigmenti. I colori d’autunno non sono più quelli di una volta. Colpa del caldo più intenso e prolungato. Lo si vede soprattutto nelle pianure italiane e sugli alberi d’alto fusto come per esempio il leccio, la quercia, il faggio,il tiglio ecc. In montagna comunque le piante sono abituate a enormi sbalzi temperatura e i colori delle foglie si stanno adeguando. Il cambio di pigmentazione delle foglie è causato normalmente dall’alternarsi di una notte fredda e di un giorno caldo. Questo improvviso choc termico da il via alla fase autunnale di caduta delle foglie. Ora però negli ultimi anni, proprio a causa del grande caldo, tale sbalzo di temperatura non si è verificato con la conseguenza che l’autunno viene rinviato e l’effetto colore vanificato. In Canada, il rosso delle foglie dell’acero, questo albero come è noto è disegnato anche nella bandiera nazionale, è diventato più sfumato, e meno vivo, quasi fosse malato. Le prime ricerche evidenziano che la colpa è della temperatura sempre più alta che fiacca la pianta e modifica quei pigmenti che nessuna TV riuscirà ad imitare. Si è altresì accertato che le foglie poco dopo aver preso il colore cadano subito dall’albero. Non è tutto: il caldo sempre più intenso non fa che prolungare l’estate, con il risultato che spesso le foglie cadono in questa stagione. Non è raro vedere alberi spoglie anche in agosto. Se così stanno le cose, si rischia dal punto di vista meteorologico, di perdere la stagione autunnale , di passare dall’estate all’inverno senza soluzioni di continuità. Molti studiosi ed esperti si stanno interrogando su come affrontare il problema. Bisogna dicono capire perchè i colori dei boschi oggi siano meno vivi. Il bosco è un organismo vivo e cerca comunque di adeguarsi al clima e solo studiando questi fenomeni si possano capire i mutamenti in atto. Questi cambiamenti provocano anche piccoli drammi: Le cinciallegre continuano a depositare le uova nella prima settimana di aprile, perchè i loro piccoli possano trovare tanti bruchi: ma quando i piccoli cercano cibo i bruchi sono già scomparsi. Biologi e botanici hanno scoperto che le piante producono pollini in anticipo rispetto al passato, e allora chi soffre di allergie deve mettersi in allarme anche in mesi nei quali prima poteva respirare. La preoccupazione maggiore comunque degli esperti studiosi del clima è questo termometro che continua a salire. La natura se n’è accorta e reagisce. Gli uomini ancora no. I selvatici che vengono dal freddo Beccacce e tordi due selvatici che amano il freddo, ma per la loro sosta autunnale preferiscono maggiormente le vaste aree di folte boscaglie formate da alberi di querce faggi e conifere non disdegnando i castagneti e gli spineti che al sud sono abbondanti. Le regioni del sud costituiscono una direttrice certa attraverso il bacino del mediterraneo irradiandosi principalmente nel Gargano, in Calabria ed in Basilicata. Si spostano in modesti quantitativi nelle zone libere dalla neve e scelgono a loro dimora soprattutto i corsi dei fiumi. La caccia alla beccaccia nelle altre regioni meridionali è esercitata dalla grande maggioranza dei cacciatori residenti e da quelli delle regioni limitrofe che iniziano la ricerca già nella seconda decade di Ottobre. Si tratta come è noto di un genere di caccia di tipo vagante e di solito si utilizzano uno o più cani da ferma dressati dotati da ferma solida e di consenso. È importante l’affiatamento tra i cacciatori soprattutto con i cani. Come dicevamo la caccia alla beccaccia nel sud è una delle maggiori forme dell’attività venatoria. Grande importanza riveste l’ausilio dei cani, che devono essere dotati come dicevamo di un ottimo naso e di un buon riporto.Relativamente al tiro della beccaccia, va ritenuto importante la prontezza dei riflessi e la mira del cacciatore, che più delle volte deve abbattere il selvatico al primo colpo stante la velocità della baccaccia di spiccare il volo in mezzo ai boschi. Parlando comunque della caccia alla baccaccia nelle regioni del Sud è importante rilevare come aspetto negativo la trasformazione continua e scellerata di una improduttiva politica agraria ed industriale che in pochissimi anni ha visto distruggere le migliori zone di caccia alle beccacce. L’altra gravissima piaga della caccia alla beccaccia riguarda la caccia di aspetto che continua ad essere esercitata da bracconieri senza scrupoli e riguardi nei confronti di cacciatori onesti e irreprensibili. ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 11 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 Piante Officinali in Calabria Ogni prato, campo o collina può essere considerata una farmacia. Oggi però alcune specie di queste piante tendono a diminuire a causa dell’abuso indiscriminato di prodotti chimici compresi pesticidi, erbicidi e inquinamento delle acque. Anche nella provincia di Reggio si consolida il mercato delle piante officinali. S ono migliaia le specie di piante officinali individuate nella tradizione culturale di un popolo, o nella ricerca scientifica, utilizzate in campo terapeutico, salutistico, cosmetico e tecnico. Queste piante comunque introdotte o messe a contatto con un organismo umano, svolgono un'azione farmacologica. Fin dagli albori dell'umanità l'uomo ha sempre cercato nella natura, soprattutto vegetale, il rimedio ad ogni suo male: dapprima in modo empirico, attraverso il riscontro casuale delle proprietà benefiche di un'erba, e poi in modo sempre più razionale e scientifico. Sono molte infatti le civiltà che nel passato fecero uso di diverse forme di medicamenti sia di natura vegetale che animale, come ad esempio gli Egizi, i Greci, i Romani anche se i veri precursori conoscitivi dei segreti delle proprietà farmacologiche delle piante furono gli Arabi, mediante l'alchimia e studi mirati a capire attraverso l'applicazione della chimica le proprietà benefiche di esse. Bisogna aspettare però il medioevo perchè sorgano le prime istituzioni scolastiche, tra cui ricordiamo la Scuola Medica Salernitana, e solo fra la fine del ’400 e l'inizio del '500 si affermò la botanica come vera e propria scienza, grazie alla creazione di erbari secchi e di orti botanici che permise di indagare, in maniera più certa, sulle virtù terapeutiche delle piante medicinali. Lo sviluppo dell’Agricoltura biologica e la ricerca scientifica saranno comunque per il futuro fattori determinanti capaci incrementare un settore come quello della coltivazione delle piante officinali sulle quale molti operatori commerciali stanno puntando. La produzione, l’impresa, il mercato, la commercializzazione costituiscono anche nella Provincia di Reggio un buon potenziale patrimonio del settore agricolo tanto da registrare un vero e proprio rilancio nel commercio dei prodotti ricavati da queste piante. Quindi solo per citarne alcune, si scopre come l’alloro, la salvia, la menta piperina, il basilico, il prezzemolo, l’erba cipollina, l’origano, il rosmarino, la salvia, il finocchio selvatico, la liquirizia, la camomilla, il timo, l’ortica, il cappero, la gramigna, lo zafferano, lo giuggiolo fanno muovere un mercato fiorente: La coltivazione di tali piante contribuisce certamente ad integrare il reddito delle Aziende con possibilità d’impiego di giovani imprenditori. Infatti , in questo ultimo periodo la Calabria risulta tra le regioni d’Italia per superficie investite alla coltivazione delle piante officinali con conseguente crescita anche dell’indotto. Sono aumentati sensibilmente gli esercizi commerciali per i prodotti estratti dalle piante officinali. Uno sviluppo quindi quello relativo a questo tipo di piante che cresce e si consolida portando nuove iniziative imprenditoriali e la possibilità di accrescimento del mercato. Considerato per tanto l’attuale trend è facile ipotizzare il moltiplicarsi di tali specifiche attività soprattutto in Calabria con conseguente sviluppo del mercato.Si commercializzano soprattutto liquori, profumi, oli vegetali, sci- 11 ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 12 31-10-2009 18:24 Pagina 12 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 che la pianta contiene più principi attivi, ciascuna con una sua attività specifica; pertanto con lo stresso rimedio è possibile affrontare più problemi che, altrimenti, richiederebbero l'assunzione di più farmaci nella stessa giornata. Le mille virtù di alcune piante officinali roppi, creme ,cosmetici, bevande e alimenti diversi. Oggi purtroppo l'uso di questi prodotti tende ad avere qualche diminuzione in parte a causa dei progressi effettuati nel campo della chimica, in parte per l'inquinamento e l'uso indiscriminato dei pesticidi. Usi ed effetti Sono ormai da tempo conosciuti gli effetti benefici delle piante officinali. Le metodologie di preparazione più comuni sono: infuso, decotto e tisana. L'infuso viene generalmente usato per foglie e fiori che presentano principi attivi facilmente alterabili al calore. Consiste nel lasciare in infusione per pochi minuti le parti da utilizzare in acqua bollente. Decotto va attuato con radici, legni, semi e cortecce. Queste parti vengono fatte bollire a fuoco lento in acqua distillata. La Tisana è costituita dall'associazione di più piante medicinali che devono essere perfettamente dosate. Può essere in decotto o in infusione. I vantaggi della loro utilizzazione sono: – riduzione dei possibili effetti collaterali, particolarmente importanti per anziani e bambini; – migliore disponibilità dei principi attivi per la presenza di sostanze che favoriscono l'assorbimento; – efficacia in molteplici casi. La molteplicità di azioni consente di curare con un unico rimedio più patologie; ciò è dovuto al fatto Ginepro comune: albero o arbusto sempreverde le cui bacche e foglie vengono utilizzate per favorire la digestione, curare reumatismi, catarro bronchiale e d ottimi anche come diuretici. Malva comune: specie erbacea perenne con portamento cespuglioso; l'infuso di foglie e fiori servono a curare disturbi bronchiale o come sedativo antinfiammatorio; mentre il decotto può essere usato anche come lassativo. Ortica comune: pianta erbacea perenne caratterizzata da peli urticanti; le foglie e i germogli giovani sono ottimi per preparare tisane toniche, utili anche contro il cattivo funzionamento del fegato, il decotto delle radici invece previene forfora e caduta di capelli. Valeriana: pianta erbacea perenne; usata come tranquillante leggero, cura le nevralgie, gli stati d'ansia, l'epilessia, l'ipertensione. Finocchio selvatico: pianta erbacea annuale o perenne i cui semi vengono usati per infusione contro la stitichezza ed insieme all'estratto delle radici sono un ottimo diuretico; cura anche i disturbi della digestione. Borragine: pianta erbacea annuale; l'infuso di foglie e fiori sono utili come tonico contro lo stress e la depressione, riduce febbre e tosse; mentre il decotto dei fiori è utile contro le lievi intossicazione del fegato e della milza. Tarassaco: pianta erbacea perenne; l'infuso delle foglie serve a curare il colesterolo, mentre il decotto di radici viene utilizzato come disintossicante per accrescere la secrezione biliare e favorire la depurazione del fegato. Calendula: pianta erbacea annuale; il decotto dei fiori è un ottimo rimedio per ottenere lozioni lenitive e decongestionanti. L'infuso della pianta è ottimo per curare i dolori di stomaco. Primula: pianta erbacea perenne; l'infuso ottenuto con foglie e fiori è ottimo come antistress, analgesico, mentre il decotto di radici essiccate al sole, può essere utilizzato contro le influenze. Nepetella: pianta erbacea perenne; l'infuso dell'intera pianta è utile per normalizzare le funzioni gastriche e rinforzare lo stomaco. Pervinca: elegante pianta erbacea perenne; il decotto delle radici è utile come diuretico e per abbassare la pressione, l'infuso di foglie come tonico o digestivo. Melissa: pianta erbacea perenne; l'infuso di foglie può essere utilizzato come calmante per curare i disturbi dell'apparato digerente. Ricino: L’olio ricavato è lassativo ed è molto utilizzato in cosmetica. Asparago: Azione diuretica Cappero: Azione diuretica digestiva antispasmodica . Queste ed altre piante stanno suscitando un grande interesse in relazione soprattutto ad una nuova cultura acquisita dai cittadini sull’uso di queste particolari erbe. Anche la Regione Calabria ha cercato in questi ultimi tempi a rivolgere una particolare attenzione alla possibilità di incentivare la coltivazione di piante officinali capaci di favorire la produzione e lo sviluppo mediante nuovi indirizzi produttivi. Alberto Calabrò ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 13 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 13 Progetti di ripopolamenti faunistici e ambientali, incentivi a favore degli agricoltori per effettuare colture a perdere e ripristinare le zone umide. Su questi ed altri problemi si è trovata una linea comune per migliorare la gestione complessiva degli Ambiti territoriali. L’Assessore Provinciale Scali incontra i responsabili degli ATC Un incontro utile che lascia ben sperare. Esaminati tutti i problemi per il rilancio tecnico operativo degli ATC. Presidenti degli Ambiti territoriali di caccia ATC nominati di recente alla guida di questi importanti organismi di gestione si sono incontrati presso l’Amministrazione Provinciale con l’assessore al ramo, dott. Antonio Scali, per discutere sugli attuali e futuri programmi di intervento sul territorio di competenza. All’incontro oltre a Domenico Iero – Presidente dell’ATCRC1, accompagnato dal Segretario Francesco Spoleti e Giuseppe Angiò – Presidente dell’ATC-RC2 era-no presenti inoltre il Presidente dei Revisori Natale Tortora e il funzionario ad-detto al settore Caccia Carmelo Stelitano. In un clima di grande distensione e collaborazione sono stati posti in discussione tutte le problematiche inerenti la gestione della caccia sul territorio provinciale ed i progetti condivisi di gestione, tanto attesi e voluti dal mondo venatorio. In particolare, gli interventi da effettuare sul territorio, saranno incentrati sulle seguenti tematiche: - progetti di ripopolamenti faunistici sulle zone altamente vocate già individuate dai due ATC; - progetti di miglioramenti ambientali sul territorio, attra- I verso bandi pubblici, con incentivi a favore degli agricoltori che aderiranno ad effettuare culture a perdere, ripristino di zone umide ecc.; - istituzione di un tavolo tecnico presso il Parco Nazionale dell’Aspromonte per cercare di individuare una vasta zona di intervento dove istituire quella zona di ripopolamento e cattura che, sicuramente, sarà la base di partenza della gestione, in quanto dovrà fornire quella selvaggina autoctona per i futuri ripopolamenti; - incarico, attraverso ban-do pubblico, ad un tecnico-faunistico di provata esperienza che completi l’analisi dei territori ai fini dell’individuazione del grado di vocazione delle specie cacciabili con particolare riguardo alla specie cinghiale necessaria per potere procedere all’assegnazione dei territori a tutte le squadre di cinghialai accreditate presso gli ATC. - Censimenti mirati su tutti i territori per l’inviduazione delle presenze faunistiche al termine della stagione venatoria in corso. L’Assessore Scali e l’Ufficio addetto si sono dichiarati apertamente disponibili ad elargire, agli Ambiti territoriali di caccia, le risorse necessarie per effettuare gli interventi sopra elencati, già pervenuti nel bilancio dell’Ente da parte della Regione Calabria. ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 14 31-10-2009 18:24 Pagina 14 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 Ambientalisti, Agricoltori e Cacciatori allo stesso tavolo per modificare una legge vecchia di sedici anni e rivedere i punti che non hanno funzionato non dimenticando che oggi anche le Regioni saranno chiamate a legiferare in merito. Cambiare si può I cacciatori italiani sono d’accordo, non bisogna stravolgere la 157 ma adeguarla alla normativa Europea. Il mese di novembre sarà decisivo i provvedimenti da adottare. I cacciatori italiani sono d’accordo, non bisogna stravolgere la 157 ma adeguarla alla normativa Europea. Per i primi di novembre è riconvocato il tavolo delle trattative per la ripresa dei negoziati sulla modifica della suddetta legge. Cambiare è un obbligo dicono i cacciatori perchè è una legge vecchia di sedici anani e quindi bisogna rivedere tutti punti ormai superati dai tempi. La legge però va riformata e non stravolta. E su questa linea si riconoscono anche gli ambientalisti e gli agricoltori. Sul problema della riforma della 157 il senatore Valerio Carrara del PDL esprime alcuni concetti che non sempre collimano con l’associazionismo. Per esempio la depenalizzazione dei reati sul bracconaggio, previsti dal decreto è inutile e dannosa. Inoltre prevedere l’abbattimento di alcune specie che in tutti gli altri Paesi europei sono protette aprirebbe dicono le associazioni venatorie e ambientaliste un contenzioso con la Comunità Europea stessa con gravi ripercussioni sul futuro dell’esercizio venatorio. Sono state inserite per esempio nel nuovo testo specie cacciabili che erano state tolte a suo tempo dall’elenco da parte dell’Unione Europea. Quindi bisogna riflettere e ragionare prima di approvare le modifiche in atto in discussione per non trovarci successivamente in grave difficoltà con l’Unione Europea stessa. Nel Decreto presentato dal Senatore Carrara diventano cacciabili il colino della Virginia, il corvo,il cormorano e uccelli del peso fino a trenta grammi come peppola e fringuello. Nello stesso Decreto Legge l’apertura della caccia verrebbe anticipata alla prima decade di Settembre con possibile preapetura alla terza decade di Agosto. La chiusura è prevista invece alla terza decade di Febbraio prorogabile fino al 30 Giugno solo per corvi e le cornacchie. Ma sul prolun- ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 15 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 gamento al 30 giugno le associazioni obbiettano che siamo ancora nel periodo della riproduzione per tanto e da scartare simile modifica. È necessario quindi che ogni variazione venga trattata preventivamente con tutti i soggetti interessati. Infatti l’Italia è sotto procedura d’infrazione per colpa di alcune Regioni che non hanno recepito la direttiva Europea Come è noto i disegni di legge sulle modifiche della 157 presentati dai vari partiti sono numerosi, e diversi è opportuno a questo punto dicono gli interessati giungere ad un solo testo unico per velocizzare i tempi di attuazione. Altre modifiche presentati che potrebbero essere visti con il favore dei cacciatori riguardano la possibilità di uscire dal proprio ATC per esercitare la caccia alla migratoria in altro territorio. Cacciatori, ambientalisti e agricoltori allo stesso tavolo insieme ai parlamentari per discutere le modifiche previste. Sui contenuti il confronto è abbastanza duro. L’esperienza evidenziano le Associazioni venatorie ci dice che bisogna trovare un accordo per far si che questa legge funzioni meglio e nella legalità per non trovarci dopo tra ricorsi e sospensive dei TAR. Quindi non stravolgimenti ma una legge adeguata rivedendo tutti punti che non hanno funzionato e quelli richiesti da tempo da parte dei cacciatori. Bisogna mettere insieme differenti esigenze sociali ed economici, nel rispetto della conservazione del patrimonio faunistico, del ruolo degli agricoltori e di una caccia sostenibile. 15 Nella nostra penisola possono essere osservate ben nove specie, di cui una svernante (smeriglio) una accidentale (sacro) e tutte le altre nidificanti. Falchi d’Italia L o Smeriglio è molto raro da osservare, anche a causa delle sue abitudini di caccia: vola quasi rasente al terreno a velocità straordinaria inseguendo rondini, allodole e altri piccoli uccelli. Per queste sue capacità di volo è molto apprezzato nella falconeria. Il falco Sacro, uno dei più grandi falchi esistenti è tipico delle aree deserte. In Italia è raro e di passo irregolare. Per le sue dimensioni viene molto apprezzato nella falconeria, anche perchè è in grado di catturare prede sia in volo, sia a terra; gli arabi infatti lo utilizzano per la caccia alle gazzelle. Il Lanario è anch’esso un falco adattato a climi aridi e desertici. In Italia abbiamo una grossa fetta di tutta la popolazione europea di Lanario. È il falco più piccolo rispetto al Sacro e al Pellegrino, e in falconeria è piuttosto apprezzato per la sua agilità di volo anche nella cattura di prede a terra. Il falco Pellegrino è uno dei più famosi e conosciuti per via delle sue eccezionali doti di volo a velocità. In picchiata esso infatti è in grado di superare i 300 chilometri l’ora, ed è specializzato nella cattura esclusiva di uccelli (dalle anatre agli storni). Per le sue capacità di volo è apprezzato dai falconieri. In Italia ormai le popolazioni di Pellegrino sono in forte ripresa, arrivando ad occupare tutte le nicchie riproduttive disponibili ed anche in città dove cacciano soprattutto storni e piccioni. Il falco della Regina nidifica solo in Sardegna, è molto simile nella sua forma normale al Pellegrino. È un agilissimo cacciatore di piccoli uccelli durante la migrazione. Il Lodolaio è invece un piccolo falco, ma anch’esso somiglia molto al Pellegrino da cui si distingue, oltre che per le dimensioni, anche per la coda lunga, come dice il suo nome è specializzato nella caccia di piccoli uccelli come le allodole. Il Grillaio ha le stesse dimensioni del Lodolaio ma somiglia di più al Gheppio. Anche in questo caso il suo nome ne tradisce le abitudini alimentari: esso si nutre di insetti, coleotteri, e grilli. Il Gheppio è forse il falco più comune in assoluto. È possibile vederlo quasi ovunque nelle campagne, ai bordi delle strade, appollaiato sui fili o sui pali del telefono, oppure mentre fa il caratteristico volo “a spirito santo”, grazie al quale riesce a stare immobile nell’aria come un elicottero per scovare meglio le sue prede, costituite da invertebrati e piccoli mammiferi, ma anche da lucertole e piccoli uccelli. Il falco Cuculo è di passo in Italia, arriva nella tarda primavera per riprodursi in piccole colonie. I membri di una colonia cacciano spesso tutti insieme e si possono osservare nei campi alla ricerca di invertebrati, cavallette, lombrichi e coleotteri. ATC INFORMA imp OTT 09 (6):ATC INFORMA imp OTT 09 31-10-2009 18:24 Pagina 16 È tempo di Agriturismo 16 Ambito Territoriale Caccia - RC 1 Ci piace ricordare quando anni fa ci recavamo in campagna a godere dell’ospitalità spontanea dei contadini non lo sapevamo ma “facevamo” già agriturismo. S i mangiava e si dormiva nelle case dei contadini, spesso ci riservavano la “stanza più bella”, con il letto matrimoniale, poi ci accompagnavano a caccia, a pesca, per funghi o a vendemmiare. Qualche volta ci fermavamo anche ad aiutarli per la vendemmia. Si viveva la stessa vita ed erano ferie d’autunno che duravano fino all’arrivo delle beccacce: alla sera ci si raccoglieva vicino al camino a mangiare caldarroste col vino novello e si raccontavano storie fino alle ore piccole. Loro ci reinsegnavano le verità dimenticate del monte e del bosco. Noi li stupivamo raccontando la città. Erano due culture diverse, eppure ancora vicine che si reincontravano e si reintegravano: nei loro occhi stupiti, a volte increduli, il sogno di un paradiso che sembrava irragiungibile. Nei nostri occhi, nelle nostre menti, il rimpianto di una pace forse irrimediabilmente perduta. Qualcosa che ci sfuggiva e che avremmo inseguito per tutta la vita. Qualcosa che ci era stato tolto e che non avremmo più riavuto. Tornavamo in città portando con noi lepri, pernici e beccacce, ma anche formaggi, vino, funghi e farina di castagne. A loro lasciavamo pochi soldi, davvero pochi specie se rapportati a quello che ci veniva dato in cambio in quei giorni di pace. E aspettavamo di anno in anno, la stagione dell’autunno come da bambini si aspettano le feste di Natale. Poi tutto cambiò: i paesini sperduti sui monti ebbero i loro alberghi ed i loro ristoranti. Sparirono le mandrie al pascolo ed i vegniti rubati al bosco. In compenso anche le mulattiere ebbero il loro nastro d’asfalto e le osterie con le panche di legno si trasformarono in “Hotel Paradiso”. La città non sembrò così più lontana ai figli dei nostri montanari: molti ci raggiunsero e dopo pochi anni non li riconoscevi più perchè avevano le nostre stesse facce. La civiltà del benessere ci stava omogeneizzando ed inventava sempre nuovi traguardi e nuove necessità. La parola d’ordine in agricoltura era produrre quantitativamente e la monocoltura intensiva partoriva anche una monocoltura globale che si inventava un lessico nuovo ed affascinante... “terre marginali e musei contadini”. Una gran fretta di emarginare e sotterrare un mondo che era fuori dal meccanismo di mercato. Comunque, l’ospitalità offerta da parte di molti Agriturismi è prettamente a carattere familiare. Accanto all’offerta più tradizionale che prevede il ristoro, la vendita diretta, il pernottamento e l’agricampeggio, si fanno strada nuove opportunità, frutto di una più marcata sensibilità soprattutto verso i cacciatori.