Provincia di Asti Area Agricoltura LA STORIA DEGLI ORTAGGI GLI ORTAGGI INDICE 1 STORIA DELLE VERDURE ....................................................... 6 ORTIVE IN PIEMONTE ......................................................... 19 FOCUS SULL’ASTIGIANO ....................................................... 45 LA STORIA DI SACLÀ ........................................................... 52 PRINCIPALI ORTIVE ........................................................... 54 ASPARAGO – ASPARAGUS OFFICINALIS ................................... 54 BROCCOLO - BRASSICA OLERACEA ......................................... 63 CARCIOFO - CYNARA CARDUNCULUS SCOLYMUS......................... 68 CARDO - CYNARA CARDUNCULUS ALTILIS ................................ 83 CAROTA – DAUCUS CAROTA ................................................. 89 CAVOLFIORE – BRASSICA OLERACEA – VARIETÀ BOTRYTIDE .......... 95 CAVOLI - BRASSICA OLERACEA L. ......................................... 99 GLI ORTAGGI FAGIOLO - PHASEOLUS VULGARIS L. .................................... 113 FAVA – VICIA FABA ......................................................... 123 FINOCCHIO - FOENICULUM VULGARE DULCE MILL. ................... 127 INSALATE .................................................................... 134 MELANZANA - SOLANUM MELONGENA L. ............................... 147 PATATA - SOLANUM TUBEROSUM – FAM. SOLANACEE ............... 157 PEPERONE - CAPSICUM ANNUM L. ....................................... 174 PISELLO – PISUM SATIVUM ............................................... 181 POMODORO – SOLANUM LYCOPERSICUM................................. 188 RADICCHIO - CICHORIUM INTYBUS L. .................................. 204 RAVANELLO – RAPHANUS SATIVUS L. ................................... 214 SEDANO - APIUM GRAVEOLENS .......................................... 221 SPINACIO - SPINACIA OLERACEA L. .................................... 227 ZUCCHINO - CUCURBITA PEPO-CUCURBITACEAE E ZUCCA ........... 235 PROVERBI ..................................................................... 249 FIABE .......................................................................... 252 VERDURE PER BAMBINI ..................................................... 267 CONSIGLI PER IL CONSUMO DEGLI ORTAGGI .............................. 276 COME E DOVE ACQUISTARE FRUTTA E VERDURA ........................ 277 LAVORI IN ORTO ............................................................. 278 2 GLI ORTAGGI ORTO IN CITTÀ - DIDATTICO ............................................... 300 ORTO SUL BALCONE ......................................................... 304 SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA ............................................... 305 LIBRI - RIVISTE ............................................................... 310 SITI FOTOGRAFIE ............................................................. 312 3 RINGRAZIAMENTI ........................................................... 319 GLI ORTAGGI PREFAZIONE La guida ideata dal Servizio Agricoltura della Provincia di Asti è rivolta alla scoperta del mondo variegato degli ortaggi. L’orticoltura svolge ormai da decenni un ruolo importante nell'ambito dell'agricoltura piemontese e costituisce un orgoglio distintivo della sua economia commerciale. Il Piemonte, e l'astigiano in particolare ,sono caratterizzati da areali fortemente vocati e specializzati: si tratta di un patrimonio di varietà antiche ma anche di nuova introduzione: gli standard di qualità e di sicurezza alimentare sono elevati e costituiscono una garanzia per il consumatore. E' importante che le istituzioni perseguano una azione di valorizzazione e di comunicazione dei prodotti al fine di incidere positivamente sul reddito finale dell'imprenditore agricolo. La pubblicazione, ideata dal Dr. Paolo Guercio e dalla Dr. ssa Silvia Sarzanini ,intende offrire un contributo per far conoscere la produzione di ortaggi al grande pubblico ma vorrebbe incidere anche sulla adozione di stili di vita sani da parte di tutti e, in particolare, delle giovani generazioni. Esiste una correlazione tra la salute e il tipo di alimentazione. Molti programmi nazionali ed internazionali, studiati e realizzati, hanno preso in considerazione l'educazione alimentare e l’osservanza di comportamenti che favoriscano il rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente , il benessere della persona e quindi il miglioramento della società e anche dell'economia. Storicamente le verdure e provviste vegetali in genere, hanno svolto un ruolo fondamentale non solo nell’alimentazione popolare, ma anche nella cultura gastronomica vera e propria, ricompresa nei più antichi ricettari. La produzione di ortaggi è rivolta prevalentemente al consumo fresco e molti ortaggi astigiani sono protagonisti di piatti prelibati e gustosi come: fritto misto, maltagliati e fagioli, minestroni e, soprattutto, la bagna cauda. 4 GLI ORTAGGI La cultura tecnica – agronomica ha generato tecniche produttive ingegnose che hanno prodotto innovazione nel segno dell' agire con determinazione e specializzazione. Si ritiene che la formazione possa generare un circolo virtuoso a vantaggio i tutti, singoli e operatori del settore. Con l'inserimento di favole si auspica di coinvolgere maggiormente il mondo dei bambini, perché un comportamento appreso nell' infanzia ha più possibilità di ripetersi nella vita futura. I curatori del progetto di ricerca, aiutati anche da tirocinanti dell'Università di Torino, hanno pensato poi di divulgare i risultati online per consentire la conoscenza di questa indagine su ampio raggio ;si tratta di un comparto specializzato che si spera possa rivestire un ruolo sempre più significativo. Di ogni ortaggio sono descritti dettagliatamente i caratteri botanici e agronomici, con un’attenzione anche per la stagionalità. Si è cercato di fornire al lettore anche informazioni, sia attuali che riguardanti il passato, su svariate tipologie di tematiche (storia, arte, letteratura, botanica, agronomia, ... ) Auguriamo a tutti una avvincente e gradevole lettura, auspicando che questo volume di approfondimento possa contribuire ad incentivare il consumo di verdura: frutta e verdura danno colore alla vita e profumano la nostra cucina. In modo analogo alla pubblicazione sulla “Storia del vino”, sulla “Storia del miele” , sulla “Storia delle erbe officinali” e sulla “Storia della Frutta” anche questo materiale divulgativo e didascalico è aperto a proposte, consigli, suggerimenti, apporti migliorativi ed integrazioni ed è solo pubblicato on-line per rispettare le normative imposte in materia finanziaria e per tentare di aprire una finestra sulla “rete”. 5 GLI ORTAGGI STORIA DELLE VERDURE Le prime verdure di cui si ha notizia furono coltivate tra il 10.000 e il 7.000 a.C. nel Vicino Oriente, in Asia, America ed Europa. Precedentemente, nel Paleolitico, l’uomo basava la sua alimentazione sulla carne perché il clima era freddo e il paesaggio di steppa erbosa impediva la crescita di bacche o vegetali selvatici. Quando l’uomo divenne sedentario iniziò a coltivare i primi ortaggi. I più antichi orti, di cui si ha conoscenza, furono impiantati all’inizio del Neolitico nell’area compresa tra il Medio Oriente e l’Asia sud-occidentale. Il sottobosco è ricco di vegetali a cui attingere. La storia dell’orto affonda le radici nella notte dei tempi e ripercorrerla significa attraversare la storia dell'agricoltura e della società. Le donne svolgevano un ruolo essenziale avendo avuto il compito di provvedere alla semina e raccolta di radici e frutta per il sostentamento dei nomadi cacciatori/agricoltori: la società cambia e predilige la “sede” al nomadismo. I primi vegetali coltivati erano cereali e legumi. L’antichissima conoscenza delle specie vegetali commestibili veniva tramandata di generazione in generazione. Con ogni probabilità, furono proprio le donne a selezionare le varietà selvatiche di legumi, 6 GLI ORTAGGI bulbi, e tuberi da trapiantare, coltivare nei luoghi ostentò nei primi insediamenti abitativi. Gli antichi egizi usavano frutta e ortaggi nei banchetti faraonici. Coltivavano cipolle, porri, aglio, cetrioli e legumi. Gli orti, presso gli Egizi, erano curatissimi e di colore sgargiante; orti esistevano anche in Mesopotamia, a Babilonia, ad Alessandria d’ Egitto, in Grecia e a Roma. Per tutta l’antichità, le verdure (lenticchie, fave, ceci, piselli, sedano, porri, rape, carote e cavoli) costituirono una presenza costante, insieme a cereali, formaggi e uova, per le mense di Greci, Etruschi e Romani. Non a caso, Apicio, maestro dell’arte culinaria della Roma imperiale, dedicò il terzo ed il quinto libro del suo celebre “De Re Coquinaria” rispettivamente agli ortaggi e ai legumi, dilungandosi in consigli per la loro conservazione oltre che in ricette particolarmente elaborate e oggetto di curiosità. Presso i Romani con il termine “hortus” si intendeva tanto il giardino ornamentale, quanto il luogo in cui si coltivavano verdure ed erbe ad uso alimentare e curativo. Gli orti romani dei plebei venivano coltivati dalle donne di casa. Vi si coltivavano soprattutto cavoli, lattughe e cardi. della coltura dei legumi,a partire dal decimo secolo si rivelò provvidenziale per offrire sostentamento a una popolazione stremata dalle frequenti carestie e pestilenze. I legumi costituivano una fonte di proteine e vitamine nell’alimentazione delle classi meno abbienti che non si potevano permettere il lusso dei pranzi luculliani in uso, invece, nelle corti sfarzose. Nel Medioevo, gli orti erano realizzati nei conventi grazie ai Benedettini; si trovavano nel chiostro o subito a ridosso delle mura conventuali. Con gli ortaggi I cibi raffinati vengono introdotti nelle mense romane con l'innalzamento del tenore di vita nell'età imperiale quando comparivano, assai frequentemente, sulle mense gli ortaggi più prelibati e la coltivazione nei dintorni di Roma era assai diffusa. Nel Medioevo, la diffusione in Europa 7 GLI ORTAGGI venivano coltivati alberi da frutto e piante aromatiche. Venivano poste anche piante di rosa, simbolo della precarietà e fugacità della vita umana. Grazie alle grandi scoperte iniziate nel XV secolo, i navigatori importarono in Europa verdure sino ad allora non note (patata, pomodoro, fagiolo, peperone, mais) che si adattarono poi al clima europeo e uno migliorate grazie all’ingegno dei coltivatori. Nel Rinascimentio gli orti erano anche di grandi dimensioni e coltivati nelle immediate vicinanze dei centri urbani; venivano allevati anche animali per il trasporto degli ortaggi e per il concime. Gli orti famigliari iniziarono a diffondersi all’inizio del 1800. Nel passato i nobili, gli speziali, i grandi possidenti nei loro possedimenti si facevano coltivare gli ortaggi.. Ai contadini era destinata una piccola porzione per i consumi privati. Gli orti venivano nel XX sec coltivati con una precisa suddivisione di compiti: erano le donne a dedicarsi all’orto e ai piccoli animali; gli uomini si dedicavano ai campi e alla stalla. Solo l’inizio del XX sec i piccoli orti divennero simili a quanto oggi si conosce. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’Italia era devastata per i continui bombardamenti, la malnutrizione era diffusa e i periodi di carestia erano all’ordine del giorno; per questo motivo lo Stato fascista autorizzò la coltivazione di ortaggi nei luoghi pubblici ( giardini, piazze, spazi verdi ,…). Anche a Torino vennero realizzati "orti di guerra" e si attuò la conseguente trasformazione dei giardini pubblici in aree coltivabili. Azione propagandistica più che di seria programmazione, fu salutata con i consueti toni stentorei dalla stampa di regime. "Così nelle passate settimane ovunque una trebbiatrice iniziava il suo lavoro veniva salutata dal garrire del tricolore, benedetta dal sacerdote, accompagnata da tutti i cuori. Torino, tra le prime grandi città nell'osservanza dell'imperativo del Duce non un lembo di terreno incolto, ha celebrato nella prima settimana di luglio l'inizio della trebbiatura del frumento seminato e cresciuto rigoglioso in tutti i terreni di proprietà comunale, da quelli che un tempo giacevano o incolti o scarsamente produttivi a quelli coltivati a piante verdi, a fiori, a prati nei nostri giardini e nei nostri magnifici parchi dove Flora ha ceduto il posto a Cerere”. 8 GLI ORTAGGI La propaganda fascista, allo scopo di coprire le vere responsabilità degli aumenti spropositati dei prezzi e della mancanza di generi alimentari, istituiva demagogiche campagne di accusa contro i coltivatori, specie contro i piccoli proprietari, anche per incrinare il rapporto fra i lavoratori della campagna e quelli di città. A Novara, i cosiddetti "orti di guerra", coltivati entro i confini della città, si diffusero nei parchi pubblici, nel piazzale della Stazione ferroviaria e nei giardini dietro la Casa Littoria, decorando le aiuole della città con patate, cavolfiori, barbabietole, insalata e ortaggi stagionali di vario genere. Tra il 1941 e il 1942, furono così raccolti quasi cento quintali di prodotti agricoli. La scarsa alimentazione causava vittime soprattutto fra i ceti meno abbienti e nelle fasce d'età più deboli, mentre aumentavano i casi di tubercolosi, nefriti, polmoniti. Anche in Asti gli anziani raccontano che fosse diffusa questa pratica per sfamare la popolazione allo stremo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si verificò una ripresa che ebbe il suo culmine negli anni 60 con il boom economico; le grandi aziende utilizzavano come manodopera molti operai provenienti dal Sud Italia; molti di loro coltivavano piccoli appezzamenti ricevuti dalle Istituzioni e di solito situate lungo i fiumi o le strade ferrate. Attualmente molte persone considerano queste attività gratificante e utile per mantenersi in salute; oggi si sono diffusi anche gli orti urbani, didattici, pensili, quelli in vaso sui terrazzi e i balconi. Secondo una ricerca effettuata da Nomisma ( Società di studi economici) nel 2011 in Italia 2.700.000 persone si dedicavano alla coltivazione in orto. I vegetali sono ricchi di diversi tipi di vitamine e di sali minerali in grado di svolgere importanti funzioni plastiche e regolatrici e a contribuire attivamente ad innescare e/o velocizzare le reazioni biochimiche alla base delle funzioni vitali ed in alcuni casi possono offrire un’ apprezzabile quantità di proteine. Le fibre sono fondamentali per il benessere del corpo. Colpisce la loro varietà : colori, forme, consistenze , odori e sapori che possono anche scatenare positivamente la creatività, la fantasia e le emozioni. L’obiettivo è di salvaguardare anche la storia, le tradizioni, la cultura e il territorio che hanno contribuito a creare quel prodotto, a vantaggio sia del 9 GLI ORTAGGI produttore che del consumatore; in questo senso la partecipazione delle amministrazioni pubbliche è di fondamentale importanza. Scopriamo nell’elenco sottostante quali parti della pianta rappresentano alcune delle verdure più comunemente consumate: RADICE: carota, sedano rapa, ravanello FUSTO: patata, sedano, asparago FIORE: carciofo, cavolfiore, broccolo FOGLIA: lattuga, cavolo cappuccio, cicoria, spinaci SEME: fave, lenticchie, piselli, fagioli, riso, mais Esistono anche termini come bulbo (aglio, cipolla) o tubero che indicano sempre fusti, ma specificatamente sotterranei. Infine, il termine “ortaggio” è utilizzato per indicare un eterogeneo gruppo di alimenti che crescono nell’orto in cui sono compresi sia frutta che verdura. Esistono infatti ortaggi da frutto, ortaggi da fiore, ortaggi da foglia, ortaggi da radice, ortaggi da fusto, ortaggi da bulbo, ortaggi da tubero e ortaggi da seme. Caratteristiche Caratteristiche nutrizionali comuni a tutte le verdure sono rappresentate da: elevata percentuale di acqua; presenza significativa di fibra alimentare; ridotta quantità di proteine; contenuto variabile in zuccheri; considerevoli quantità di rilevante vitamine, in particolare: C, A, B1, B2; presenza di sali minerali quali calcio, fosforo, potassio, ferro, rame e phytochemicals (composti organici di origine vegetale) o fitocomposti. 10 GLI ORTAGGI L'apporto calorico è compreso tra le 20-40 Kcal, nel caso dei vegetali freschi già puliti, e 80 per le patate, per 100 grammi. Tra le verdure a maggiore contenuto in fibra si annoverano bietole, spinaci e insalate; tali vegetali, la cui parte edule è rappresentata dalle foglie, sono, inoltre, una buona fonte di acido folico e di minerali quali calcio, potassio e ferro. Nel caso di barbabietola e carota, la frazione commestibile è rappresentata dalla radice. La barbabietola si caratterizza per un discreto contenuto in zuccheri, le carote per l’elevata quantità di carotene, sostanza trasformata dall’organismo in vitamina A. Zucche, zucchine, cetrioli, pomodori, peperoni, melanzane, cavolfiori, carciofi, cime di rapa, broccoli presentano buon contenuto di potassio e di fibra; pomodori e peperoni sono risultano poi particolarmente ricchi di vitamina C e vitamina A. Cipolla, aglio, porro, scalogno, cipollotto sono caratterizzati da un discreto contenuto in vitamine e sali minerali. Le patate contengono quantità apprezzabili di amido, potassio, calcio, fosforo, ferro e vitamina C. I legumi, infine, si caratterizzano per il buon contenuto in ferro, vitamine, di proteine e glucidi. Arte Alcuni pittori si sono dedicati alla rappresentazione degli ortaggi. Il genere “natura morta” nasce nella seconda metà del XVI secolo e nei primi decenni del XVII, ma l’odierna definizione appartiene alla seconda metà del ‘700: si intende la raffigurazione di oggetti inanimati appartenenti al mondo naturale o artificiale. Spesso gli artisti mescolano il mondo inanimato con i vegetali e gli animali. Ogni rappresentazione cristallizza per sempre l’oggetto e blocca in eterno un’immagine istantanea. Si verificò un approfondimento sulle qualità luministiche della materia, con particolare attenzione agli effetti della luce sugli oggetti immobili. I pittori fiamminghi del ‘600 dettagliarono in modo incredibilmente minuzioso i particolari, utilizzando l’impasto dei colori ad olio. Adriaen van Utrecht (1599 – 1653) è stato un pittore fiammingo. Dipinse nature morte. I suoi dipinti, caratterizzati dall'uso del colore scuro. L’artista analizza in modo approfondito gli oggetti naturali, dando un valore anche a tutti gli elementi della vita quotidiana, compiendo un’indagine introspettiva al processo vitale che aveva dato origine a quei frutti o a quegli ortaggi. La frutta è in parte disposta in un canestro e in parte appare in primo piano; completano la rappresentazione un mazzo di asparagi e un cavolo, con una zucca sullo sfondo e 11 GLI ORTAGGI l’osservatore è in grado di leggere e riconoscere ogni componente in quanto abilmente raffigurato. 12 F IGURA 1 - A DRIAEN VAN U TRECHT , " NATURA MORTA DI FRUTTI E ORTAGGI " Nella rappresentazione del legame tra arte e orto, gli impressionisti francesi sono sicuramente ai primi posti e, fra tutti, Camille Pissarro (1830-1903) è quello che ha raffigurato maggiormente molte scene agresti. I suoi quadri celebrano i campi, gli orti, la terra lavorata e i personaggi che popolano questi luoghi. Anche Cézanne oltre a Pissarro ha dipinto paesaggi della regione di Pontoise, i temi campestri, infatti, restano sempre presenti in queste pitture della seconda metà degli anni settanta dell'Ottocento. Se nell'ambito degli impressionisti Monet e Sisley possono essere considerati come i pittori "dell'acqua", Cézanne e Pissarro sono invece i pittori "della terra". GLI ORTAGGI 13 F IGURA 2 – C AMILLE P ISSARRO , “O RTO , ALBERI IN FIORE , PRIMAVERA , P OINTOISE ”, 1877 La delicata pennellata di Pissarro (vedi figura 2) è evidente in tutti gli aspetti della rappresentazione, sia per la vegetazione delle verdure e dei fiori che per gli alberi: le nuvole e il cielo si stagliano sopra la collina. L’impressione del dipinto, con gli alberi nodosi in secondo piano privi di fioriture abbondanti, ci induce a una velata tristezza. “L’artista si concentrerà sulle variazioni cromatiche prodotte dai fenomeni naturali e atmosferici: il freddo, la nebbia, il gelo. Riprodurrà queste variazioni mediante pennellate libere e sottili di colore puro, steso a macchie. E sarà proprio l’analisi del colore e degli effetti luministici a impegnarlo maggiormente” GLI ORTAGGI 14 F IGURA 3 – CAMILLE PISSARRO , “ ORTO A ERAGNY ”, 1897 Il dipinto (in figura 3) rappresenta un orto assai fiorente e rigoglioso, ad Eragny: in primo piano si estende un terreno riservato a varie coltivazioni, delimitato sul suo lato più lungo da una siepe rigogliosa in cui compaiono piante e fiori colorati, fra i quali emergono anche alcuni alberi. Sullo sfondo si nota un tipico casolare di campagna, circondato a sua volta da una rigogliosa vegetazione. L'insieme risulta armonioso, sostenuto dalla geometria della composizione, ma anche basato sul contrasto cromatico fra i complementari, quali il rosso e il verde, il giallo e il viola, che producono un notevole effetto di luminosità. Gli sgargianti colori della parte bassa del quadro sono messi in risalto dal grigio chiarissimo e più neutro del cielo. La luce è piena e brillante; crea anche, soprattutto tra il fogliame delle piante e degli alberi, delle ombre colorate che abbracciano le forme, contribuendo così ad una resa ancora più armonica ed equilibrata dell'insieme. GLI ORTAGGI 15 Giovanni Segantini (1858-1899) ha dipinto con sensibilità profonda e toccante la vita dei semplici nel loro rapporto con l’ambiente circostante e il mondo animale e i paesaggi agresti. Ma se le immagini allegoriche delle sue tele permettono di considerare Segantini uno dei principali rappresentanti del simbolismo europeo, grazie alla luminosità dei suoi dipinti e alla nuova tecnica adottate lo si può inserire a pieno titolo anche della corrente pittorica divisionista italiana. Il pittore ha rappresentato anche alcune nature morte con ortaggi in cui spiccano i colori brillanti degli asparagi (figura 5) che conferiscono un aspetto molto vicino al reale. Nella “Natura morte con carote” (figura 4) i toni sono meno vivaci e i contorni meno nitidi. F IGURA 4 - GIOVANNI SEGANTINI , " NATURA MORTA CON CAROTE ", 1884 GLI ORTAGGI 16 F IGURA 5 - GIOVANNI SEGANTINI , " NATURA MORTA ", 1886 Attivo a Cava de’ Tirreni nei primi decenni del ‘900, Antonio Garofalo, ha dipinto questa natura morta in cui la luce sembra provenire da sinistra e gli ortaggi spiccano sul giornale bianco, ponendosi in contrasto cromatico; il pittore pone in risalto le forme esaltandone i contorni con ombreggiature, soprattutto per quanto riguarda la melanzana in primo piano. F IGURA 6 - A NTONIO G AROFALO , "N ATURA MORTA ", 1906 Gli ortaggi fanno la loro comparsa ne “Alla ricerca del tempo perduto- La prigioniera” di Marcel Proust (1871 –1922) nel quale l’autore cita cavoli, carote, GLI ORTAGGI cipolle e fagiolini. Per Proust la memoria è lo strumento di precisione della conoscenza mediata dal sentire. Il tempo perduto e ritrovato, il ricordo, hanno infatti il loro valore essenziale non nel riprodurre, ma nel rivivere e nel ricreare. Si arriva così a comprendere anche il decisivo contributo di Proust alla formazione dell'estetica della modernità. 17 Juan Sanchez Cotan, pittore di "bottega" Poco conosciuto in Italia, Juan Sanchez Cotan (1560-1627) è stato uno dei maestri del primo Barocco spagnolo, grazie ad uno stile visivo estremamente rigoroso e dettagliato. Indimenticabili soprattutto le sue nature morte, conosciute anche come "bodegones", perchè quasi sempre ambientate in taverne o cucine popolari. GLI ORTAGGI Anche Giovanni Pascoli (1855/1912) nelle sue poesie si dedica al mondo agreste e vegetale. Nella raccolta Myricae, cioè tamerici (sono arbusti umili e comuni), il poeta rivela la sua conoscenza precisa di fiori e piante della campagna, luogo dell’infanzie del poeta, Pascoli trae ispirazione da Virgilio ma se il poeta classico desiderava cantare “cose più grandi delle umili tamerici”, a Pascoli interessano proprio queste, cioè gli oggetti semplici ed umili, temi quotidiani Pascoli ha dedicato un’intera poesia all’orto (‘L’oliveta e l’orto’), ma cita l’orto come rifugio dai dolori della vita (‘Nebbia’), paragona la vite a se stesso (‘La vite’) e paragona il poeta all’umile ortolano. In uno dei suoi scritti Giovanni Pascoli si addentra nella descrizione di chi sia il poeta : “Il poetaé, per usare immagini che sono presenti ora al mio spirito, è, sì, per quanto possa spiacere il dirlo, un ortolano; un ortolano, sì, o un giardiniere, che fa nascere e crescere fiori o cavolfiori. Sapete che cosa non è? Non è cuoco e non è fiorista, che i cavolfiori serva in bei piatti, con buoni intingoli, che i fiori intrecci in mazzetti o in ghirlandette. Egli non sa se non levare al cavolo qualche foglia marcia o bacata, e legare i fiori alla meglio, con un torchietto che strappa lì per lì a un salcio: come a dire, unisce i suoi pensieri con quel ritmo nativo, che è nell’anima del bimbo che poppa e del monello che ruzza.’ Nella poesia ‘L’oliveta e l’orto’, confessa i suoi sentimenti prima per gli olivi e poi per radicchi e agli, per cipolle e girasoli. ‘E come l’amo il mio cantuccio d’orto, col suo radicchio che convien ch’io tagli via via; che appena morto, ecco è risorto: o primavera! con quel verde d’agli, coi papaveri rossi, la cui testa suona coi chicchi, simile a sonagli; con le cipolle di cui fo la resta per San Giovanni; con lo spigo buono, che sa di bianco e rende odor di festa; coi riccioluti càvoli, che sono neri, ma buoni; e quelle mie viole 18 GLI ORTAGGI gialle, ch’hanno un odore… come il suono dei vespri, dopo mezzogiorno, al sole nuovo d’aprile; ed alto, co’ suoi capi rotondi, d’oro, il grande girasole ch’è sempre pieno del ronzìo dell’api!” Ma ci induce a una struggente commozione quando , nella poesia ‘Nebbia’ chiede quasi aprendosi in una accorata preghiera, proprio alla nebbia, di aiutarlo a vedere soltanto il suo orto, angolo di pace e di ritiro, ‘Ch’io veda soltanto la siepe dell’orto, la mura ch’ha piene le crepe di valeriane’ e ancora ‘Ch’io veda i due peschi, i due meli, soltanto, che danno i soavi lor mieli’ e di escludere le cose lontane, quelle che ‘son ebbre di pianto’ e ‘che vogliono ch’ami e che vada!’ ORTIVE IN PIEMONTE In una pubblicazione del 2011 edita dalla regione Piemonte in collaborazione con Creso si legge che “si stimano investimenti medi annui di oltre 15.500 ettari con una produzione che sfiora le 350.000 tonnellate. Le aree maggiormente interessate sono le province di Alessandria (orticoltura di pieno campo, patata, pomodoro da industria, cipolla, melone, ortaggi a foglia); Cuneo, Torino ed Asti con produzioni sia in tunnel che pieno campo (fagiolo, asparago, brassicacee, sedano, patata e zucchino in pieno 19 GLI ORTAGGI campo, cetrioli, solanacee ed ortaggi a foglia in tunnel) e Vercelli (fagiolo, asparago e zucchino)”. Ora si è pensato di analizzare i dati presenti nel sistema Piemonte per offrire al lettore una rappresentazione grafica delle principali colture orticole piemontesi divise per provincia di produzione prendendo in considerazione gli ettari e numero di aziende. Il riferimento è a due annate: 2010 e 2013. La rappresentazione grafica comunica al lettore informazioni in modo maggiormente immediato a proposito dei dati, notizie che non sono altrettanto evidenti quando i dati sono presentati in una tabella o con una descrizione testuale. 20 GLI ORTAGGI Piemonte Utilizzo asparago cardo 2010 Superficie Aziende totale con terreni (ha) 187,86 341 44,96 68 2013 Superficie Aziende totale con terreni (ha) 197,44 382 47,35 77 21 cavolo 123,98 199 115,88 203 fagiolo 1.200,74 864 1.305,32 827 patata 1.037,23 2.033 877,5 2.087 peperone 143,7 356 143,46 366 pomodoro tondo da mensa 58,86 293 53,79 299 sedano 15,52 38 18,12 45 GLI ORTAGGI 22 Per quanto riguarda il Piemonte, il fagiolo occupa la maggior parte della superficie agricola utilizzata e si è registrato un leggero aumento (passando da 1.200,74ha a 1.305,32ha) mentre le aziende sono passate da 864 a 827. GLI ORTAGGI Anche la patata emerge con i suoi 1.037,23 ha del 2010, diminuiti leggermente nel 2013 (877,5ha) al contrario delle aziende che sono passate da 2033, nel 2010, a 2087. Di seguito sono riportati i dati scomposti a livello di singola provincia. Alessandria 2010 SAU 9,51 2,63 67,35 4,25 668,23 21,03 asparago cardo cavolo fagiolo patata peperone pomodoro tondo da 1.818,99 trasformazione sedano 13,69 23 2013 N. 30 8 60 12 448 80 SAU 7,19 3,87 52,5 1,47 502,23 18,55 N. 37 11 63 9 406 84 138 1.187,50 103 20 16,69 23 GLI ORTAGGI 24 GLI ORTAGGI 25 In provincia di Alessandria il pomodoro detiene il primato di coltura maggiormente prodotta per quanto riguarda gli ettari, anche se il numero della superficie totale coltivata a pomodoro ha subito nel 2013 una certa flessione; invece il numero di aziende più ingente si dedica alla coltivazione patata con 448 aziende nel 2010 e 406 nel 2013. Gli ettari coltivati a patata nel 2010 erano circa un terzo di quelli coltivati a pomodoro e le aziende che coltivavano pomodori erano invece nel 2013 un quarto di quelle che producevano patate ; le colture al terzo posto, maggiormente significative, sono i cavoli pur avendo numero di aziende nettamente inferiore e anche di ettari che si attestano in entrambe le ipotesi e per entrambi gli anni sulle sei decine. Asti asparago cardo cavolo fagiolo patata peperone pomodoro tondo da mensa sedano 2010 2013 SAU 5,99 40,34 6,5 9,34 35,23 4,34 N. 27 45 27 6 131 38 SAU 8,23 35,85 6,95 10,49 39,07 6,51 N. 34 42 34 14 155 47 6,33 45 5,72 51 1,33 5 0,25 5 GLI ORTAGGI 26 GLI ORTAGGI 27 Il cardo svolge un ruolo preminente e predominante: la coltura del cardo è così importante per la preparazione delle prelibatezze gastronomiche ; in ambito di ettari è al primo posto nel 2013 con 40 ha circa dedicati e si avverte una flessione di cinque unità sugli ettari nel 2013 e quindi il cardo lascia il primato alla patata con 39 ha; il numero di aziende che coltivano la patata è il più corposo nelle due annate considerate con un aumento di circa 25 unità nell'ultimo anno oggetto di analisi, invece le aziende che coltivano cardo sono pari a quattro decine circa nei due periodi; il GLI ORTAGGI pomodoro tondo e il cavolo sono anche degni di nota, assicurandosi una superficie coltivata nelle annate considerate all'incirca sui 6 ettari. Anche i fagioli hanno una superficie degna di menzione pari circa sui 10 ha. 28 GLI ORTAGGI In queste ultime tabelle si è riportato anche il numero degli orti (quelli familiari sono in leggera diminuzione nel 2013) però sempre alla guida della classifica per aziende, superano di più di settecento unità nel 2010 il numero delle ortive a pieno campo e di circa 600 unità quello del 2013; sono anche stati considerati i piselli, gli zucchini e la zucca non analizzate nella precedente tabella di cui sopra; questi ortaggi rivestono modesti numeri in senso assoluto, ma significativi per la realtà, sia per superficie che per numero di aziende superando in un solo caso le 100 unità ( 101 ha di piselli nel 2010). Il dato sul pomodoro ricomprende tutte le tipologie appartenenti a questa specie, dettagliati nel sistema Rupar Piemonte, mentre nelle tabelle iniziali su Asti, si è preso in esame solo il tondo da mensa. Biella asparago cardo cavolo fagiolo patata peperone pomodoro tondo da mensa sedano 2010 2013 SAU 2,02 0 0,13 5,68 6,99 0,06 N. 7 0 3 5 37 1 SAU 1,43 0 0,16 1,95 6,13 0,3 N. 5 0 3 6 37 5 0,09 2 0,51 7 0 0 0 0 29 GLI ORTAGGI 30 GLI ORTAGGI 31 I dati riguardanti la provincia di Biella sono effettivamente molto poco significativi se confrontati con le altre province e soprattutto con Cuneo, in quanto in un solo caso per il fagiolo superano i 5 ha e per la patata i 6 ha nel 2010, ma il fagiolo non arriva a 2 ha complessivi nel 2013 (la patata diminuisce lievemente ma si mantiene vicina ai sei ha) e anche le aziende, nella generalità dei casi non arrivano a 10 unità con l’eccezione delle aziende che coltivano patate che sono pari a 37 nei 2 anni. GLI ORTAGGI Cuneo asparago cardo cavolo fagiolo patata peperone pomodoro tondo da trasformazione sedano 2010 2013 SAU N. SAU N. 41,3 54 45,6 65 0,16 4 1,86 7 21,82 40 33,17 41 1.042,52 796 1.262,26 770 199,63 960 196,13 975 30,21 93 30,26 98 192,49 21 45,28 10 0,24 7 0,85 8 32 GLI ORTAGGI 33 GLI ORTAGGI 34 Il fagiolo, in provincia di Cuneo, svetta in testa alla classifica sia per ettari che per aziende e svolge veramente la parte del leone (un vero Re!) in quanto il numero di ettari sono, nel 2013 quasi 1300 e oltre 1000 ha si contano nel 2010; anche le aziende si avvicinano alle 800 unità nei 2 anni; al secondo posto, per numero di ettari, (vicino ai 200),si registrano le coltivazioni di patate che però sono inferiori di circa un quinto o un sesto, a seconda delle due annate considerate, se paragonate, come cifra totale, agli ettari coltivati a fagiolo: fanno però eccezione le aziende che si dedicano alla cultura delle patate in quanto si avvicinano al migliaio, guidando così la classifica del numero delle aziende di circa 200 le aziende a fagioli; tutte le altre colture sono nettamente inferiori, ad eccezione del pomodoro che solo nel 2010 arriva a circa 192 ha, per poi diminuire significativamente nel 2013. Novara 2010 2013 asparago SAU 0 N. 0 SAU 0,22 N. 1 cardo 0 0 0,04 1 cavolo 1,91 4 0,49 5 fagiolo 0 0 0,32 4 patata 9,66 33 12,56 43 peperone 0,38 2 0,36 4 pomodoro 0,73 5 0,52 7 sedano 0 0 0 0 GLI ORTAGGI 35 GLI ORTAGGI 36 In provincia di Novara la coltura che viene incoronata regina assoluta è l'unica significativa tra gli ortaggi ivi coltivati: si tratta della patata che giunge a quasi 10 ha nel 2010 e a quasi 13 ha nel 2013 con rispettivamente 33 e 43 aziende; gli altri ortaggi sono presenti quasi per nulla come nel caso dell'asparago, del cardo e del sedano oppure vantano cifre veramente infinitesimali che non arrivano all'unità o la superano di poco come avviene per il cavolo e del peperone. GLI ORTAGGI Torino asparago cardo cavolo fagiolo patata peperone pomodoro tondo da trasformazione sedano 2010 2013 SAU 61,56 1,84 26,16 58,62 113,58 87,55 45,19 N. 136 11 64 14 407 139 19 SAU 66,37 5,73 22,54 6,21 117,74 87,47 1,94 N. 154 16 56 10 452 127 11 0,26 5 0,33 9 37 GLI ORTAGGI 38 GLI ORTAGGI 39 In provincia di Torino fa il suo ingresso trionfale la coltura dell'asparago con oltre 60 ha coltivati nelle due annate considerate e un numero di aziende considerevoli che oscilla tra le 136 le 154 unità. Nella provincia di Torino prosperano molti ortaggi ed infatti i dati sono considerevoli in molti casi; il cavolo, per ettari, nelle due annate considerate, si assesta oltre le 22 unità; il fagiolo effettivamente non ha un ruolo predominante attualmente, soprattutto se paragonato Cuneo, ma anche in sé, e, comunque come dato assoluto non arriva alle 7 unità per ettari e alle 11 per aziende: si nota per la coltura del fagiolo un calo netto di molti ettari (quasi 52); mentre la patata guida la classifica generale e detiene un ingente numero di ettari coltivati che sono pari a 113 nel 2010 acquisendo circa 4 ha nel 2013; anche per le aziende in questo ambito colturale si nota una progressione di 45 unità assestandosi a 452 nel 2013; anche il peperone svolge un ruolo significativo nella compagine orticola torinese con 87 ha coltivati e un numero di aziende pari a 139 nel 2010, avendo una diminuzione di 12 aziende nel 2013; per quanto riguarda la coltura del pomodoro si registra una ingente flessione di quasi 43 ha arrivando a neanche due ha destinati a questo versatile ortaggio nel 2013 mentre il numero delle aziende diminuisce di otto unità fermandosi a 11. GLI ORTAGGI Verbano Cuseo Ossola asparago cardo cavolo fagiolo patata peperone pomodoro tondo da trasformazione sedano 2010 2013 SAU 0,05 0 0,1 0 1,04 0,04 0,03 N. 1 0 2 0 6 2 1 SAU 0,21 0 0,07 0 1,91 0,01 0 N. 2 0 1 0 8 1 0 0,01 1 0 0 40 GLI ORTAGGI 41 GLI ORTAGGI 42 La provincia del Lago, in ambito orticolo è la Cenerentola del comparto in quanto solo la patata viene coltivata ma con numeri veramente esigui di aziende di ettari (1 ha e 6 – 8 aziende). Vercelli asparago cardo cavolo fagiolo patata peperone pomodoro tondo da mensa sedano 2010 2013 SAU 67,44 0 0 80,33 2,88 0,1 N. 86 0 0 31 12 1 SAU 68,19 0 0 22,62 1,74 0 N. 86 0 0 15 12 0 0 0 0 0 0 0 0 0 GLI ORTAGGI 43 GLI ORTAGGI 44 Per quanto riguarda Vercelli, le colture degne di menzione sono solo il fagiolo e l ‘asparago e per quanto riguarda l'asparago, Vercelli supera di poco Torino per il numero di ettari arrivando a quasi 70 ha nei due anni, ma con un numero aziende fisso di 86, inferiori, nella totalità alla provincia di Torino; gli ettari dedicati al fagiolo sono 80 (nel 2010) subendo una flessione pare un quarto per gli ettari nel 2013 e pari alla metà per le aziende (15 aziende nel 2013). GLI ORTAGGI FOCUS SULL’ASTIGIANO 45 Le dolci colline del Monferrato sono terre molto fertili da secoli e, per questo motivo, vengono prodotte verdure di ottima qualità che sono la base di molti prelibati piatti. Si ritiene di analizzare nel dettaglio la morfologia del territorio, fattore determinante per la crescita delle verdure. In corrispondenza dei settori pianeggianti limitrofi all’alveo del fiume Tanaro, in termini generali stante l’areale vasto e con disomogeneità intrinseche, la copertura pedologica è costituita, mediamente, da circa 40-50 cm. di terreno vegetale limoso – sabbioso, di colore tendenzialmente GLI ORTAGGI nocciola – bruno. Il vero e proprio materasso alluvionale risulta costituito da una sabbia da mediofine a medio-grossolana, frammista a ghiaia ed a ciottoli con diametro massimo di circa 6 cm. Da un punto di vista sedimentologico, questo materiale può essere interpretato come depositato ad opera di correnti trattive da parte di un corso d’acqua ad elevata capacità di trasporto (carico solido di fondo), sotto forma di barre all’interno o ai margini del canale di deflusso attivo, nell’ambito delle pregresse divagazioni del fiume Tanaro entro i settori di piana alluvionale. Il materasso alluvionale poggia sulle sottostanti argille siltoso-marnose del substrato “Terziario” che è visibile, talvolta, in affioramento presso l’alveo del fiume Tanaro a costituire la base della copertura alluvionale che riveste il fondovalle fluviale, depositata dal fiume dopo aver “eroso” il substrato a costituire una ampia superficie erosionale; tale superficie di erosione (“top del substrato”) mostra un andamento sub-planare a grande scala, ma si presenta invece marcatamente irregolare a piccola scala. In un quadro di fine ‘800 sono raffigurati proprio gli orti posti lungo il Tanaro, nei dintorni di Asti. Nel XX secolo, molte erano le famiglie di ortolani, e gli appezzamenti erano coltivati anche in centro città o lungo il Tanaro e nelle zone del cimitero. Si ricordino alcuni nomi di famiglie di ortolani: Porcellana, Dabbene, San Lorenzo e Raviola . 46 GLI ORTAGGI Francesco Cirio, nato a Nizza Monferrato (AT) il 24 dicembre 1836 (non il 25 dicembre 1835, come riporta erroneamente la lapide) da Giuseppe Cirio e Luigia Berta, morì a Roma il 9 gennaio 1900 e riposa al Cimitero Monumentale di Torino. E’ stato l’inventore dell’industria conserviera in Italia. Un uomo che costruì la sua fortuna grazie al suo ottimo intuito per gli affari e al talento innato per il commercio. La lapide presenta allegorie che raffigurano da sinistra a destra l ‘Agricoltura, l’Industria e il Commercio. Già a undici anni Francesco si recava al mercato di Nizza Monferrato, acquistava frutta e ortaggi che poi rivendeva porta a porta. A metà 1800, si trasferì a vivere con il fratello a Torino, dove continuò la sua attività: comprare alimenti all’ingrosso a Porta Palazzo, per rivenderli nei quartieri limitrofi. Francesco con il frutto del suo lavoro mise da parte qualche risparmio così a raggranellare un piccolo gruzzoletto che gli consentì di acquistare un carretto, per svolgere più comodamente il suo lavoro. Dopo alcuni viaggi e l’avvio di un commercio di prodotti ortofrutticoli rivolto alle città francesi e inglesi, l’infaticabile Cirio presto cominciò a pensare ad un sistema che consentisse la conservazione delle verdure (molto in voga all’estero), affinché potessero essere esportate e magari anche consumate fuori stagione. Affittò dei locali in Via Borgo Dora 34 e nel 1856, a soli vent’anni, diede il via ai suoi esperimenti ispirandosi, per primo in Italia, al metodo inventato da Nicolas Appert nel 1795 – detto appunto “appertizzazione”-, che consisteva nella sterilizzazione di cibi cotti 47 GLI ORTAGGI in contenitori chiusi ermeticamente. Riuscì infine, grazie alla sua “ardimentosa energia” (come recita la lapide di Porta Palazzo) a trovare il modo per conservare in modo adeguato gli alimenti. Di lì a poco Cirio inaugurò la sua prima fabbrica di conserve in scatola, la “Cirio-Società Generale Conserve Alimentari”. La fama giunse nel 1867 all’Esposizione Universale di Parigi, a cui fecero seguito l’apertura di stabilimenti in altre zone d’Italia e d’Europa e l’avvio di attività parallele, come la coltivazione del tabacco piuttosto che l’esportazione di uova o l’apertura di un albergo. Nel 1880 la produzione di conserve Cirio superava i 10.000 quintali e i 49.000 quintali l’esportazione di prodotti ortofrutticoli all’estero (resa possibile grazie alla collaborazione con le Ferrovie Italiane e all’uso di appositi vagoni refrigeranti). Dopo la sua morte l’azienda passò nelle mani della famiglia Signorini e fu trasferita a San Giovanni a Teduccio (NA). prodotti. Il Comune di Castelnuovo Belbo - At per ricordare quest'illustre nativo di Nizza Monferrato,ha istituito il “Museo di Cirio” raccogliendo interessante documentazione, che spazia dai libri alla pubblicità alle fotografie dei 48 GLI ORTAGGI Si è provveduto a realizzare un’analisi dei dati presenti in Anagrafe Agricola dal 2006 al 2013, per un focus sulla situazione astigiana contemporanea. I dati di Asti sono stati anche riportati negli approfondimenti sul Piemonte con riferimento a due annate 2010 e 2013. Si evidenzia come gi orti familiari siano molto numerosi con un trend in aumento, passando da 630 unità del 2006 alle 959 del 2013, arrivando alle 1007 unità nel 2011. Si tratta di piccole superfici utilizzate prevalentemente per la coltivazione consociata di ortaggi, legumi freschi, patate, frutta, ecc. la cui produzione è destinata ad essere consumata esclusivamente dal conduttore e dalla sua famiglia. Su tali superfici possono essere eventualmente presenti anche altre coltivazioni erbacee e/o qualche pianta legnosa agraria (generalmente, qualche pianta o filare di vite e/o qualche fruttifero e/o olivo). I caratteri distintivi di un orto familiare sono, pertanto: la limitata estensione di una superficie dove si presenta in forma di norma prevalente l’eterogeneità delle coltivazioni, per lo più consociate tra loro con qualche pianta legnosa agraria sparsa, e l’autoconsumo della totale produzione da parte della famiglia del conduttore. Dalla tabella si evince infatti che nel 2013, 959 aziende si spartivano 114 ettari. Si ricorda che gli orti urbani sono giuridicamente differenti e non sono inseriti in Anagrafe perché non afferenti l’azienda agricola, ma costituiti per finalità sociale, come si vedrà. La coltura più diffusa nell’astigiano è il cardo, con una superficie in ettari che oscilla, nelle annate considerate, da un minimo di 30 ettari nel 2011, a un massimo di 48 nel 2007. I cardaroli sono un pezzo di storia della Valle Belbo, come si legge sul sito di Slow Food :” Una storia di cent’anni, di quattordici alluvioni, di un mestiere faticoso, di quelli che si fanno solo con le mani, al freddo, a volte nel fango; di quelli veri, da difendere e di cui andare fieri”. I cardi nascono nei terreni sabbiosi tra Nizza Monferrato, Incisa Scapaccino e Castelnuovo Belbo. Si seminano a maggio, 49 GLI ORTAGGI si raccolgono a ottobre e diventano «gobbi» grazie a una particolare tecnica di coltivazione. Non si irrigano, non si concimano e non si trattano. A settembre, quando sono già alti e rigogliosi, sono piegati e ricoperti di terra. È qui che, tentando di liberarsi per ritrovare la luce, si gonfiano e si incurvano trasformandosi in cardi gobbi; è qui che le coste perdono ogni traccia di clorofilla, diventando bianchissime e tenere. Dopo un mese l’imbianchimento è compiuto: si dissotterrano i cardi, si eliminano le foglie esterne e le coste rovinate con la purinetta (una roncola lunga e sottile) e si tiene il cuore. Basta risciacquarli con un po’ d’acqua e sono pronti: straordinariamente croccanti e dolci. Tutti i cardi si mangiano cotti, soltanto il cardo gobbo di Nizza Monferrato è buono crudo, ingrediente fondamentale di uno dei piatti simbolo della gastronomia piemontese; la bagna cauda, salsa bollente a base di aglio, olio extravergine e acciughe. Non si tratta semplicemente di un piatto, ma di un rito corale: sobbolle in una terrina di coccio al centro della tavola e i commensali intingono le verdure a tocchetti (cardi, peperoni, cavoli, cipollotti…) portandoli alla bocca e raccogliendo l’olio con il pane. A Nizza Monferrato esiste una «Confraternita della bagna cauda e del cardo gobbo». Infine, i cardi gobbi si possono cucinare ripieni, fritti, nelle zuppe e in molti altri modi”. Dopo il cardo, per quanto riguarda la SAU, segue lo zucchino, che ha subito un incremento notevole, che va da 9 ettari circa nel 2006 a 47 ettari circa nel 2013, con un picco di 57 ettari circa nel 2011. Per quanto riguarda il numero di aziende, dopo gli orti familiari, si posiziona la patata: con un massimo di 155 nel 2013 e un minimo di 79 nel 2006. 50 GLI ORTAGGI 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 SAU N. SAU N. SAU N. SAU N. SAU N. SAU N. SAU N. SAU N. Cardi 39,92 42 47,94 41 39,26 32 36,04 37 40,34 45 30,8 39 35,45 41 35,9 42 Orti familiari 100 630 113,7 718 128,5 825 131,9 918 135,5 993 130,1 1.007 122,6 994 114 959 Patata 21,76 79 35,91 108 28,41 106 34,48 120 35,23 131 25,71 121 31,91 143 39,1 155 Piselli 1,99 18 6,7 13 10,03 19 8,46 17 6,2 19 1,74 21 2,1 26 3,42 34 Pomodori 13,15 36 6,15 32 6,75 35 7,83 36 6,33 45 5,53 43 5,71 50 5,72 51 51 Zucca 7,05 25 11,22 28 13,59 30 17,47 41 24,88 60 17,65 56 17,57 67 24,7 83 Zucchino 9,17 47 9,78 40 15,59 53 12,05 50 41,64 62 56,63 74 52,96 80 46,6 83 GLI ORTAGGI 52 L A STORIA DI SACLÀ Ercole nacque ad Asti il 1902. Nel 1921 fondò il primo stabilimento d produzione per conserve alimentari vegetali (SALPA – Società Anonima Lavorazione Prodotti Alimentari). Nel 1939 creò la Saclà e ne fu presidente. Nel 1956 acquistò la Sifa e la incorporò alla Saclà. Nel 1986 fu insignito del titolo di cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica e morì nel 1988. Egli ha la brillante intuizione di utilizzare per la raccolta, GLI ORTAGGI l’eccedenza della produzione ortofrutticola locale per poi trasformarla in prodotti conservati. I vegetali sottovuoto, sottaceto e in salamoia erano, fino ad allora, conservati solo all’interno delle mura domestiche dalle esperte massaie. Durante gli anni del boom economico, l’espansione della rete di trasporti è una causa facilitatrice del successo dell’azienda, che diventa leader del settore. Le verdure sono pastorizzate e poste nei contenitori di vetro. L’azienda sfrutta le geniali idee dei pubblicitari (“Olivolì olivolà olive Saclà”). Negli anni ’70, l’azienda inventa gli acetelli e, negli anni ’80, anche i condimenti per pasta e riso ispirati alla tradizione italiana. L’azienda sfonda nel mercato estero e oggi esporta in 60 paesi. Anche gli eredi del fondatore si ispirano alla filosofia aziendale: rispetto della tradizione, mai disgiunta dall’innovazione tecnologica. L’azienda ha fatto suoi i principi dello sviluppo sostenibile e del rispetto della stagionalità e il km zero: verdure raccolte in stagione e, se possibile, da produttori locali. 53 GLI ORTAGGI PRINCIPALI ORTIVE A SPARAGO – A SPARAGUS OFFICINALIS – FAM . L ILIACEAE Storia 54 Deriva da una parola greca aspharagos, ciò testimonia che questo ortaggio fosse già diffuso nell’antichità; nella lingua persiana significava punta. Il termine asparago è piuttosto generico: con la denominazione “asparago” infatti si designa sia l’intera pianta, chiamata Asparagus officinalis (dal latino), sia i suoi germogli. Originario dell'Asia, l'asparago (Asparagus officinalis) era già conosciuto, come pianta spontanea, al tempo degli Egizi, che ne diffusero la coltivazione nel bacino del Mediterraneo. Per il Loreto, gli antichi egizi conoscevano già l’arte di coltivare questa pianta: si vedevano elementi vegetativi nei bassorilievi, pitture e sculture. La prima fonte letteraria relativa a questo ortaggio (la "Storia delle piante" del greco Teofrasto) risale a circa 300 anni prima di Cristo, ma solo Catone, un secolo più tardi, parlò dell'asparago analizzando gli aspetti agronomici e descrivendone le tecniche di impianto. Anche Plinio, oltre ad esaltarne le qualità gastronomiche, ne illustrò il metodo di coltivazione nella sua “Naturalis Historia”. Plinio ci informa che la pianta raggiungeva un’altezza da 12 a 20 piedi e il peso di 3 libbre. Gli asparagi al tempo dei Greci erano di dimensione inferiore. GLI ORTAGGI Anche Catone, Columella ne parlano nei loro scritti; i loro insegnamenti arrivarono fino al Medioevo. La coltura si conserva solo nei monasteri al disfacimento dell’Impero Romano. Nel XVII secolo divengono famosi gli asparagi olandesi, tedeschi o polacchi. Ne parla il Turner per l’Inghilterra e il Ruellius per la Francia. Pittura 55 Edouard Manet (1832-1883) studiava i maestri del passato ma il suo linguaggio era quello dei moderni. Era affascinato dalla realtà quotidiana; le nature morte ornavano le abitazioni dell’alta borghesia e della nobiltà. Manet era interessato allo studio della massa colorata, al gioco della luce, alla costruzione plastica degli oggetti attraverso il colore. Lo sfondo scuro (figura 7) è dipinto in modo sommario contrapposto al piano bianco della sezione inferiore. Non era necessario vedere i singoli dettagli dei gambi, ciò che interessava era l’impressione che suscitava l’insieme. La luce è mobile e genera angoli d’ombra; la rappresentazione vira su diverse tonalità di verde. F IGURA 7 - EDOUARD MANET , " MAZZO DI ASPARAGI ", 1880 GLI ORTAGGI Caratteristiche morfologiche e varietà coltivate Vive allo stato spontaneo in terreni sciolti e freschi, vicino ai fiumi ed è coltivato dall’uomo in modo intensivo. È una pianta dioica (impollinazione con insetti). Ha un rizoma sotterraneo chiamato zampa. Ogni anno in primavera spuntano dei germogli o turioni che formano la porzione utile della pianta, a condizione di raccoglierli appena spuntati dal terreno quando sono ancora teneri e succulenti, ma se si ritarda a raccoglierli, iniziano a diventare stelo, con fiori, foglie e frutti. Quando il turione non è ancora spuntato dal terreno esso è bianco, tozzo, con l' apice tondeggiante ma poi, a contatto con la luce, diventano dapprima di colore rosa e violaceo, e poi di un colore verde più o meno intenso. Anche nel caso di coltura forzata il turione si presenta di colore bianco (e da qui prende nome la varietà di asparago bianco), mentre in pieno campo, a causa e per effetto della fotosintesi clorofilliana, assume la più tipica colorazione verde. Dallo stesso rizoma spuntano le nuove radici. La fioritura dell’asparago inizia verso la fine di giugno, quando la raccolta dei turioni è ormai terminata, e dura circa due settimane. I frutti dell’asparago consistono in bacche di colore rosso contenenti semini neri, presenti solo sulle piante femmine. Gli asparagi sono bianchi (Bassano del Grappa D.O.P. dal 2007; il Bianco di Olanda e il Primaticcio d'Argenteuil sono molto pregiati; quest’ultimo è molto diffuso in Piemonte), verdi (Tivoli, Cremona, Milano). Tra le specie di asparago bianco in commercio sul mercato ortofrutticolo, le più importanti sono: asparago bianco di Cimadolmo I.G.P., asparago bianco di Badoere, asparago Junon. Tre le specie di asparagi verdi in commercio, le più importanti nel settore ortofrutticolo sono: asparago di Altedo (Italia), asparago Eros, asparago Ercole e Marte. Gli ultimi tre sono molto diffusi in Piemonte. 56 GLI ORTAGGI Pochissime sono le specie di asparago violetto coltivate al mondo con fruttuosi risultati, come l’asparago violetto di Albenga. Altre varietà tipiche della Regione sono: asparago di Borgo d’Ale, di Poirino, di Valmacca e saraceno di Vinchio (Figura 8). 57 F IGURA 8 - A SPARAGO DI V INCHIO Tecniche colturali Il terreno deve essere perfettamente drenato, sciolto e ben letamato, e devono essere predisposti fossi profondi. La raccolta subisce un notevole incremento fino al 10° anno, quando si stabilizza; al 4°-5° anno si ha una produzione per Ha di 20-25 quintali, dal 6° al 10° di 50-60 quintali per Ha, dopo il 10°, 1000-1500 chili per Ha. Vi sono però incrementi o decrementi a seconda del terreno e dell’attacco o meno dei parassiti (ruggine o marciume, afidi e mosche). La semina si esegue da marzo a giugno, si spargono semi in solchi di 30-35 cm, profondi 3-4 cm. GLI ORTAGGI La coltura dell' asparago dura più anni e richiede tecniche di impianto particolari che possono essere indirizzate verso la semina diretta o indiretta. Molto importante in Italia risulta la coltivazione in pieno campo, possibile in quanto la pianta resiste al freddo; è però possibile anche la coltura forzata con o senza riscaldamento. Concimazione: azoto e potassio. Necessita una gran quantità di luminosità, lontano da alberature che la ombreggiano. 58 Avversità e parassiti Fra i parassiti animali delle piante di asparagi è dominante la mosca dell'asparago, animale che scava gallerie nello stesso causandone la morte o la deformazione dei turioni: la lotta preventiva di questo parassita si basa sulla distruzione degli steli infestati e dell'impianto delle nuove asparagiaie in zone ventilate, mentre la lotta diretta prevede trattamenti con legno quasso addizionato a sapone. La Criocera dell'asparago invece è un animale che rosicchia la parte aerea della pianta: la lotta in questo caso consiste nello spolverare litotamnio sulle piante col favore della rugiada o effettuare trattamenti col rotetone. Tra le malattie della pianta di asparago, invece, la più importante è la ruggine dell'asparago, che si manifesta in primavera sui turioni, provocando macchie giallognole ovali; in seguito poi sui fusti, rami e foglie si diffondono delle pustole brune le quali fanno sortire la polvere rossastra, con la conseguente seccatura della parte aerea. La lotta preventiva a questa malattia prevede l'eliminazione in primavera dell'asparago selvatico per poi bruciarne gli steli in autunno per eliminare le spore infette. La lotta diretta consiste invece in trattamenti di soluzione idroalcolica di propoli (150 cc.) addizionata a Sulfar. GLI ORTAGGI Proprietà Gli asparagi possiedono particolari proprietà diuretiche, ma sono anche molto apprezzati in cucina. Sono ortaggi piuttosto costosi ed hanno un'elevata percentuale di scarto, fino al 45% circa. Essi sono ricchi di fibra, vitamine A, vitamina B1, vitamina B6, vitamina C, acido folico, amminoacidi, carotenoidi, rutina (che serve a rinforzare i capelli), manganese e sali minerali come calcio, fosforo e potassio. Gli asparagi sono anche particolarmente adatti a tutte le diete ipocaloriche, in quanto contengono poche calorie (25 Kcal/100g) e possiedono una bassa quantità sodio. Si dice che stimolino l'appetito, riducendo il ristagno di liquidi nei tessuti grazie alla presenza di purine (che in seguito alla loro scissione originano acido urico), e, per questo motivo, sono un rimedio piuttosto utile contro la cellulite. Si tratta di un ortaggio tipicamente primaverile e la raccolta si inizia ad aprile concludendosi a giugno. Curiosità – Commercio L’Italia risulta un esiguo esportatore di asparagi nel mondo: circa 1.000 tonnellate di asparagi sono esportati nel mondo , mentre, per quanto riguarda l’import di asparagi, l’Italia importa circa 5.000 tonnellate di asparagi soprattutto dalla Spagna, con un esborso di circa 14,8 milioni di euro nel 2010. Nonostante questo, l’Italia è però un ottimo produttore di asparagi verdi. In Europa il progressivo aumento dei consumi di asparago verde, rispetto a quello bianco, potrebbe quindi rappresentare un’opportunità per l’Italia, che è al primo posto per la sua produzione: essa infatti potrebbe aumentare l’offerta per esportare gli asparagi in Europa, poiché Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Olanda e altri Paesi del Centro-Nord Europa tendono sempre più ad aumentare i 59 GLI ORTAGGI consumi di asparago verde a discapito dell’asparago bianco, che sta conoscendo un lieve calo nell’import di asparagi e nell’export di asparagi bianchi. La totalità dell'export di asparagi prodotta è destinata ai paesi europei (e soprattutto ai Paesi aderenti all’Unione Europea), in particolare alla Germania (21%), che, pur essendo un ottimo produttore di asparagi ne importa comunque altrettanti, all’Austria (16,3%), alla Danimarca (15,5%) e alla Francia (12%). Nel quinquennio 2005-2009, il principale Paese esportatore di asparagi è risultato il Perù, con un volume medio di 100.174 tonnellate di asparagi esportati ed una quota del 39% sulla sua produzione totale di asparagi. Segue il Messico con oltre 58.000 tonnellate (22,7%) di asparagi esportati, mentre, al terzo posto, si registrano gli Stati Uniti, con circa 21.000 tonnellate (8%) di esportazione di asparagi nel mondo. ASPARAGO DI CAMPO COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO (100 gr. di prodotto) Parte edibile Acqua 87% 91.4g Proteine 3.6g Lipidi 0.2g Glucidi disponibili 3.3g Fibra alimentare 2.1g Energia 29kcal Sodio 0mg Potassio 0mg Ferro 1.2mg Calcio 25mg Fosforo 77mg Niacina 1mg Vitamina C 18mg Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione 60 GLI ORTAGGI ASPARAGO DI SERRA COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO (100 gr. di prodotto) Parte edibile 52% Sodio 0mg Acqua 92g Potassio 0mg Proteine 3g Ferro 1mg Lipidi 0.1g Calcio 24mg Glucidi disponibili 3g Fosforo 65mg Fibra alimentare 2.1g Niacina 0.9mg Energia 24kcal Vitamina C 24mg Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione Ricetta Ravioli agli asparagi, piselli e verza con pancetta Ingredienti 500gr di ravioli 60gr di dadini di pancetta affumicata 150gr di pisellini primavera (anche congelati) 100 gr di punte di asparagi 61 GLI ORTAGGI 100gr di verza 30gr di burro prezzemolo brodo vegetale parmigiano reggiano sale pepe Lavate per bene gli asparagi e tagliate le punte, in modo da ricavare una punta di circa 3/4cm di lunghezza. Prendete ora i piselli e fateli bollire per circa 10 minuti insieme alle punte di asparagi. In una padella fate rosolare senza aggiungere olio la pancetta a cubetti. Quando si sarà ben rosolata aggiungete la verza tagliata finemente. Aggiungete ora anche dell’olio. A questo punto scolate gli asparagi e i piselli e uniteli alla verza con la pancetta. Aggiungete un po’ d’acqua (meglio sarebbe del brodo vegetale) e il burro per legare il tutto. Salate, pepate e aggiungete anche un po’ di prezzemolo tritato. Fate andare il tutto per qualche minuto a fuoco moderato, facendo attenzione a non fare seccare troppo. Cuocete i ravioli in acqua salata e, passato il tempo di cottura, scolateli nella padella con le verdure. Amalgamate il tutto. Se i ravioli dovessero assorbire troppo e diventare troppo secchi, aggiungete un po’ di acqua di cottura della pasta, che avrete messo da parte prima di scolarla. Servite, spolverando, se gradite, con del parmigiano reggiano. FIGURA 9- RAVIOLI AGLI ASPARAGI F IGURA 1 - R AVIOLINI CON ASPARAGI , PISELLI , VERZA E PANCETTA 62 GLI ORTAGGI B ROCCOL O - B RASSICA OL ERACEA - FAM BRASSICACEE Storia Il broccolo era conosciuto sin dall’antichità, si dice sia stato coltivato per la prima volta in Asia Minore. Il cavolo broccolo è originario dell’area compresa fra Grecia, Turchia, Siria e Isola di Cipro. Successivamente giunse in Italia, luogo in cui poi si è diffuso. In Italia vengono tipicamente coltivati per venire raccolti durante i mesi autunnali ed invernali; in realtà, visto che questa verdura viene coltivata da millenni, esistono tantissime varietà, ognuna delle quali presenta un diverso periodo di produzione dei corimbi: è possibile avere broccoli freschi sempre pronti quasi per tutto l’arco dell’anno. I broccoli prodotti nell’orto in genere sono disponibili, per essere raccolti, da settembreottobre, fino a marzo-aprile; alcune varietà particolarmente precoci possono già essere pronte in agosto, mentre varietà particolarmente tardive possono produrre i corimbi fino a maggio. I broccoli possono venire seminati in semenzaio, in genere impiegano 30-40 giorni per germogliare, e i primi corimbi si potranno raccogliere dopo 3-4. Le colture necessitano ben lavorato, addizionato di stallatico maturo, per arricchirlo di azoto. I broccoli si pongono a dimora in file, distanziati tra loro, e tra le file, di almeno 50-60 centimetri. 63 GLI ORTAGGI Cure colturali e raccolto Le annaffiature continuano regolari fino a che il clima non diviene fresco; in autunno ed in inverno l’acqua si fornisce solo in caso di siccità, o di terreno particolarmente asciutto. Periodicamente è bene sarchiare il terreno tra le piante, in modo da asportare tutte le piante infestanti. Lo sviluppo e la raccolta dei corimbi di broccoli avvengono nell’arco di alcuni mesi, e a scalare; quindi avremo broccoli freschi per svariate settimane, senza la necessità di raccoglierli tutti assieme. Dopo aver raccolto tutti i corimbi commestibili, è opportuno sradicare le piante, ricordando che è consigliabile evitare di coltivare altre brassiche nello stesso appezzamento per almeno 3-4 anni, per evitare che parassiti o malattie che svernano nel terreno possano rapidamente trovare nuove prede. Proprietà nutrizionali I broccoli contengono un'elevata quindi quantità di vitamina C, che purtroppo subisce una diminuzione durante la cottura; Oltre alla vitamina C i broccoli contengono alte quantità di vitamina A, PP, vitamine del gruppo B, K. Molto presenti anche i Sali minerali (potassio magnesio, ferro e fosforo) e le fibre, che rendono i broccoli un alimento molto sano e con potere depurativo. Studi epidemiologici hanno negli anni dimostrato come il consumo di cavoli e broccoli sia utile per la prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari. Si tratta quindi di un alimento di cui si dovrebbe effettuare un largo uso, trattandosi una verdura invernale; periodo dell’anno in cui la gran parte delle altre verdure disponibili sono conservate. 64 GLI ORTAGGI Uso in cucina Il broccolo, può essere consumato sia crudo che cotto: crudo si può mangiare in pinzimonio, cotto invece (lasciandolo leggermente al dente) e lo si può gustare in insalata, condito con una vinaigrette, gratinato con besciamella e parmigiano, ottimo se ridotto a purea con un po’ di burro o nel minestrone. Buono saltato in padella, una volta bollito, con olio e aglio e usato per condire la pasta. Broccoli & ceci: il ferro dei ceci sarà assimilato meglio grazie alla presenza dei broccoli (vitamina C). Un eccellente apporto di fibre, che stimola delicatamente il transito intestinale (ceci e broccoli) e di minerali, di cui le due verdure sono particolarmente ricchi. La pasta broccoli e ceci è un ottimo connubio di questi due alimenti: per farla è sufficiente tagliare il broccolo e scottarlo per 5 minuti in acqua bollente. Saltare i broccoli cotti con i ceci in una padella con olio e aglio e unirvi un po’ di acqua di cottura. Saltare la pasta nelle verdure, unendo del pane sbriciolato. Broccoli & pesce al vapore: per una cucina snella piena di vitalità: le proteine del pesce, le fibre, le vitamine A, C, B9, B2, PP, B12. Curiosità Secondo degli studi fatti dall’Università della California (Los Angeles) è stato dimostrato, che il broccolo può aiutare ad invecchiare meglio; infatti il sulforafano, sostanza contenuta nei broccoli, fa sì, che vengano inibiti i geni responsabili dell’invecchiamento delle cellule. 65 GLI ORTAGGI Ricetta Lasagne di pasta phillo con broccoli e ricotta Ingredienti: 10 fogli di pasta phillo (oppure 250 gr di sfoglia fresca) 1 broccolo grande 500gr di ricotta di pecora 100gr di pecorino grattugiato 1 cucchiaino di cumino macinato 1 pizzico di noce moscata grattugiata 50gr di burro fuso olio extravergine d’ oliva, sale e pepe Pulire il broccolo, dividerlo in cimette e cuocerle a vapore per circa 10 minuti. Metterne qualcuna da parte, quindi, passare tutto il resto al mixer, unendo anche la ricotta, una generosa presa di pecorino, il cumino, la noce moscata, un cucchiaio scarso d’olio, sale e pepe quanto basta. Frullare il tutto fino a ottenere un composto omogeneo. Imburrare una teglia, posizionarvi sul fondo due fogli di pasta phillo, (questo tipo di sfoglia va spennellato leggermente di burro, sfoglia per sfoglia, se si utilizza la sfoglia fresca, bisognerà prima sbollentarla e lasciarla poi sgocciolare su un canovaccio pulito). Stendere uno strato (sottile) di crema di broccolo sulla sfoglia, spolverare generosamente con altro pecorino e continuare in questo modo fino ad esaurimento degli ingredienti. Terminare con due sfoglie di phillo (ricordandosi sempre di spennellarle con il burro), le cimette di broccolo messe da parte, abbondante pecorino grattugiato, coprire con un foglio di carta alluminio e cuocere a 180 gradi 66 GLI ORTAGGI per circa mezz’ ora. Eliminare, quindi, la carta e lasciar gratinare per qualche minuto (la superficie dovrà risultare dorata). Far riposare per circa 15 minuti prima di servire. 67 . F IGURA 10- LASAGNE DI PHILLO CON BROCCOLI E RICOTTA GLI ORTAGGI C ARCIOFO - C YNARA CARDUNCULUS SCOLYMUS - FAM . A STERACEAE Fr. artichaut; ingl. artichoke; ted. Artischocke; sp. alcachafa. 68 Storia La pianta conosciuta dai greci e dai romani, sicuramente era la varietà selvatica e, a quanto sembra, ad essa venivano attribuiti poteri afrodisiaci, per questo motivo prenderebbe il nome da una ragazza sedotta da Giove e trasformata da questi in carciofo. Etimologicamente il termine ΧΊΥΆΡΆ , nel greco antico era comune a varie piante spinose, come anche la parola latina "CARDUUS " era comune a specie diverse. GLI ORTAGGI Originario del Medio Oriente, conosciuto per le sue proprietà fitoterapiche da Egizi e Greci; la parola deriva dall’arabo harsciof e Teofrasto parla di “cardui pineae” simili ai nostri carciofi. Columella cita il cynara per scopi medicinali e alimentari; Apicio nel “De re coquinaria” cita i cuori di carciofi: pare che i Romani li facessero lessare in acqua o in vino. Gli italiani lo introdussero nella coltivazione orticola nel XV secolo in Sicilia, Toscana e Campania. Notizie più certe sulla sua coltivazione in Italia risalgono al XV secolo, quando dalla zona di Napoli, dove era stata introdotta da Filippo Strozzi, la coltura del carciofo si diffuse in Toscana (Caterina de Medici ne fu una grande consumatrice ed estimatrice) e, successivamente, in molte altre regioni. Furono invece gli olandesi ad introdurre i carciofi in Inghilterra: si hanno notizie che nel 1530 venivano coltivati nel Newhall presso l'orto di Enrico VIII. Pittura e letteratura “Ortolana ” (o la Fruttivendola) di Vincenzo Campi, “L’estate” e il “Vertumnus” di Arcimboldo. Vincenzo Campi, pittore cremonese (ante 1536-1591), agli inizi della carriera dipinge opere sacre, in particolare pale d'altare. In seguito si dedica a opere a soggetto sociale, le cosiddette "scene di genere", consessi popolareschi dove la povera gente banchetta, o le fanciulle esibiscono pietanze. Si potrebbe sostenere che il pittore sia precursore del genere “Natura morta”, che nel secolo entrante – il 1600 – diviene, grazie soprattutto agli artisti fiamminghi, un tema molto in voga ricco anche di spunti simbolici. Vincenzo dà vita a quadri popolati da grevi personaggi come "Il Mangiaricotta", "I pescivendoli", o "I Pollivendoli". La "scena di genere" raffigura personaggi, quasi sempre popolani, colti mentre svolgono attività quotidiane all'interno di taverne, botteghe, cucine o all'aria aperta e in abitazioni private. 69 GLI ORTAGGI Nell'Europa settentrionale questo genere di pittura si diffuse proprio per il suo carattere privo di riferimenti storici, mitologici o religiosi: poiché vigevano le limitazioni imposte dalla Riforma protestante, la pittura incentrava l'attenzione su scene di vita quotidiana e di carattere naturalistico. Il dipinto (Figura 11) raffigura una fruttivendola nell'atto di mostrare all'osservatore la propria mercanzia, in particolare pare rivolgersi verso lo spettatore per attirare la sua attenzione. F IGURA 11 - V INCENZO C AMPI , "L'O RTOLANA " Sullo sfondo, a sinistra, un giovane è salito sui rami di un frondoso albero per coglierne i frutti, mentre a terra una donna raccoglie altri frutti sul terreno. Sulla destra il paesaggio: è rappresentato un villaggio ai piedi di monti velati di nebbia. Il pittore organizza lo spazio in modo molto analitico e con grande precisione nella resa pittorica: esalta le superfici degli ortaggi ostentando un piacere contagioso e immediato. Giuseppe Arcimboldo, è un pittore italiano Manierista, nasce a Milano nel 1527 nella famiglia che appartiene al patriziato cittadino degli 70 GLI ORTAGGI Arcimboldi, che annovera fra i suoi membri Giovanni Angelo e Guido Antonio, arcivescovi di Milano. L’Estate (Figura 12), composizione antropomorfa, appartiene alla serie de “Le Stagioni”, una produzione artistica che vanta quattro dipinti, Inverno, Primavera, Estate e Autunno che Giuseppe Arcimboldo realizzò nel 1563 per farne poi dono nel 1569 all’Imperatore Massimiliano II d’Asburgo. Questo è l’unico dipinto della serie de Le Stagioni ad essere firmato dal pittore. Il volto è composto da ciliegie, da una pesca, da un cetriolo, da una melanzana e da spighe di grano, quest’ultimo è utilizzato anche per comporre l’abito della donna. F IGURA 12 - G IUSEPPE A RCIMBOLDO , "L' ESTATE " In primo piano svetta un carciofo. Si riconoscono gli elementi tipici delle produzione agricola estiva: zucchine, melanzane, pomodori, prugne, carciofi, aglio, cipolla, a dimostrare la ricchezza di varietà, forme e colori che questo periodo dell’anno offre. 71 GLI ORTAGGI 72 F IGURA 13 - G IUSEPPE A RCIMBOLDO , "V ERTUMNUS " Il pittore si addentra nella investigazione del significato recondito delle cose, amalgama la parte e il tutto, scopre le corrispondenze tra macrocosmo e microcosmo, oppure il senso enigmatico e nascosto degli oggetti inanimati. Ma il senso disimpegnato della sua ricerca, forse anche “magico”, si trasforma, almeno allo sguardo dell’uomo d’oggi, in profonda inquietudine. Possiamo ricordare le affermazioni del critico Roland Barthes, secondo cui oggi le tavole di Arcimboldo suscitano repulsione: “Le teste di Arcimboldo sono mostruose perché rimandano tutte, quale che sia la grazia del soggetto allegorico, [...] ad un malessere sostanziale: il brulichio. La mischia delle cose viventi [...] disposte in un disordine stipato (prima di giungere alla intelligibilità della figura finale) evoca una vita tutta larvale, un pullulìo di esseri vegetativi, vermi, feti, visceri al limite della vita, non ancora nati eppure già putrescenti”. Nel ‘500, anche Ludovico Ariosto che nel proemio dell’ “Orlando furioso “ si dedico a temi alti “le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto”, in altra sede letteraria disserta del carciofo: “Durezza, spine e amaritudine molto più vi trovi che bontade…” Nel 1557, il Mattioli nei Discorsi scrive “la polpa dei carciofi cotti nel brodo di carne si mangia con pepe nella fine delle mense e con galanga per aumentare i venerei appetiti”. Nel 1581, Montaigne scriveva che i carciofi in Italia venivano consumati crudi. GLI ORTAGGI In Italia e in Francia, la massima espansione territoriale e la perfezione colturale si raggiunsero nei secoli XVII-XIX. Nella mitologia, si narra che ninfa Cynara, alta, snella, con carciofo verde e spinoso con che era orgogliosa e volubile. quello della fanciulla. Zeus trasformò la bella occhi verdi e viola in un il carattere della ninfa, Il cuore è tenero come Ai tempi dei Romani e greci, esisteva la specie selvatica più dura, piccola e spinosa. Plinio, come detto, lo cita nella “Naturalis Historia” per le proprietà depurative, tonificanti e afrodisiache. Esiodo ne parla nelle “Opere e i giorni”. Sono presenti in molte nature morte del 1600 e in alcuni affreschi murai. Il nome dato dai Romani, cynara, potrebbe essere associato al fatto che era coltivato con la cenere, oppure dalla ninfa amata da Zeus con i capelli biondo cenere. Nel XVI secolo, somministrando il carciofo, si poteva comprendere se una donna fosse in stato interessante e il sesso del nascituro. Ode al carciofo in quest’ Ode particolare Pablo Neruda (1904/1973), la cui poetica di spazia dall’analisi della natura all'impegno sociale e politico, alla difesa del sud del mond fino a giungere all'amore declinato in ogni suo aspetto, narra la carriera di questo “vegetale armato” con sogni di gloria militare che “si vestì da guerriero” ma aveva “tenero cuore” e “ pacifica polpa”. “Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero, ispida edificò una piccola cupola, si mantenne all'asciutto sotto le sue squame, vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono, 73 GLI ORTAGGI divennero viticci, infiorescenze commoventi rizomi; sotterranea dormì la carota dai baffi rossi, la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino, la verza si mise a provar gonne, l'origano a profumare il mondo, e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero, brunito come bomba a mano, orgoglioso, e un bel giorno, a ranghi serrati, in grandi canestri di vimini, marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno: la milizia. Nei filari mai fu così marziale come al mercato, gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi, file compatte, voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade, ma allora arriva Maria col suo paniere, sceglie un carciofo, non lo teme, lo esamina, l'osserva contro luce come se fosse un uovo, lo compra, lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe, con un cavolo e una bottiglia di aceto finché, entrando in cucina, 74 GLI ORTAGGI lo tuffa nella pentola. Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo, poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta del suo cuore verde.” Pablo Neruda 75 Caratteristiche morfologiche e botaniche Secondo la classificazione del Fiore al genere Cynara si attribuisce una unica specie il Cynara cardunculus L., che comprende tre varietà botaniche: Cynara cardunculus silvestris Lamb.: cardo selvatico, noto sotto il nome di caglio o carduccio, spontaneo nel bacino del Mediterraneo, che trova impiego nella preparazione del cosiddetto cagliofiore; Cynara cardunculus scolymus: carciofo coltivato; Cynara cardunculus altilis: cardo domestico. Il frutto è un achenio e di sezione quadrangolare. Il carciofo è una pianta erbacea perenne, con formazione di rizoma, dalle cui gemme si sviluppano i getti detti carducci. Il fusto è eretto, ramificato all'epoca della fioritura, robusto, striato in senso longitudinale, fornito di foglie alterne (grandi, di colore verde più o meno intenso o talvolta grigiastre nella pagina superiore, più chiare e con presenza di peluria in quella inferiore; la spinosità delle foglie è una caratteristica varietale). È alto da 50 a 150 cm circa e le ramificazioni portano in posizione terminale le infiorescenze. I fiori azzurri ermafroditi tubolosi sono riuniti in una infiorescenza a capolino, detta anche calatide. La moltiplicazione avviene per via gamica (seme o ovuli). GLI ORTAGGI Tecniche colturali Preferisce essere coltivato in terreni di medio impasto ed esige aratura profonda. Una carciofaia può durare anche 7-10 anni. Il carciofo viene considerato una coltura da rinnovo e si avvale, al momento dell'impianto, di un’aratura profonda. E' una coltura poliennale: la durata di una carciofaia non è definibile a priori; se non intervengono fattori avversi essa può essere anche di 7-10 anni. Vuole abbondanti concimazioni in concomitanza a lavorazioni profonde (azoto, potassio, fosforo). I fabbisogni idrici sono più o meno importanti in relazione all’andamento climatico. Il raccolto medio per Ha è di un centinaio di quintali. L’ irrigazione è uno degli interventi colturali più importanti ai fini dell'anticipo di produzione del carciofo in autunno nelle aree meridionali. In relazione all'epoca del risveglio estivo e dell'andamento climatico, i fabbisogni idrici possono essere più o meno elevati, per cui dove la disponibilità idrica è carente, l'irrigazione viene ritardata verso la seconda metà del mese di agosto. Proprietà Il carciofo è ricco fibre, vitamine, sali minerali, amminoacidi e di sostanze fenoliche benefiche per l’organismo. È depurativo. Avversità Il carciofo pur essendo una pianta rustica è soggetta ad alcune avversità. Tra le fitopatie l'atrofia del capolino riveste un ruolo importante, ma solo per le varietà tardive. La malformazione si presenta con capolini di 76 GLI ORTAGGI dimensioni ridottissime o con capolini normali con brattee non completamente sviluppate e con margine superiore imbrunito. Marciume radicale, vaioli, è attaccato dall’ arvicola, dai lepidotteri, dal ragno rosso e dai pidocchi. Il più temuto parassita del carciofo è l'arvicola (topo campagnolo) la cui enorme diffusione limita fortemente la durata degli impianti. Tra gli insetti che danneggiano i capolini, due specie di lepidotteri sono degne di particolare attenzione: la nottua del carciofo (Gortyna xanthenes Germ.) e la depressaria (Depressaria erinaceella Stg.). Varietà :Carciofo Spinoso di Sardegna Dop: Un prodotto la cui peculiarità trova il suo fondamento nel forte legame con il territorio isolano, particolarmente vocato sia per le tradizionali tecniche di coltivazione che per le favorevoli condizioni pedoclimatiche e morfologiche. L'esistenza congiunta di tali fattori consente di ottenere un prodotto che si distingue, non solo per l'aspetto estetico, ma anche per le caratteristiche organolettiche quali la limitata astringenza, il sapore gradevole, frutto di un'equilibrata sintesi di amarognolo e dolciastro, e la tenerezza della polpa che ne favoriscono il consumo allo stato crudo. Tale coltura ha trovato il suo habitat naturale e quelle condizioni pedoclimatiche ideali al suo sviluppo nelle aree costiere, che godono di microclimi particolari, nei fondo valle e nelle pianure centrali dell'isola, localizzate ai lati dei piu importanti corsi d'acqua. Oltre a questa vocazione intrinseca del territorio, la risorsa umana con la sua tradizione, 77 GLI ORTAGGI esperienza e capacità consente, attraverso le operazioni manuali di raccolta, cernita e calibratura, la selezione del carciofo migliore. Curiosità In un celebre carosello in auge negli anni 60, il bravissimo attore di cinema e teatro Ernesto Calindri (1909-1999), seduto tranquillamente e placidamente con le gambe accavallate al centro di un concitato incrocio stradale, leggeva il suo quotidiano e sorseggiava un liquore. Ernesto Calindri non si scomponeva minimamente mentre le automobili sfilavano intorno a lui freneticamente, perché stava gustando un noto liquore a base di estratti di carciofo. La voce dello speaker in quel preciso frangente con tono deciso e convincente ci invitava a bere Cynar “contro il logorio della vita moderna”. Quindi già negli anni 60 la grande pubblicità televisiva ci parlava delle proprietà salutistiche del Carciofo (Cynara scolymus), per le sue proprietà sedative e tranquillanti. Curiosa la seguente panoramica di nomi dialettali italiani riservati al carciofo: Abruzzo: scacioffl' Calabria: cacciòfula Campania: carcioffola Emilia Romagna: articiòc Liguria: articiocca 78 GLI ORTAGGI Lombardia: articiòch Marche: scarciòful, pallucca Piemonte: articiòch Puglia: scacioffa Sardegna: cancioffa, iscarzofa Sicilia: cacòcciulu 79 Veneto: articioco F IGURA 14- CARCIOFI Ricetta Strascinati seppioline gamberi e carciofi Ingredienti: 500gr di strascinati 500gr di gamberi 400gr di seppioline 4 carciofi 1/2 bicchiere di vino bianco 5 pomodorini sale GLI ORTAGGI pepe olio Pulire le seppioline eliminando le interiora e la cartilagine. Tagliare a metà e tenete da parte. Pulire i carciofi dalle foglie esterne più dure e spuntateli fino a lasciare il cuore di ogni carciofo. Tagliate i carciofi a fettine sottili e tenere da parte. In un’ampia padella far appassire uno spicchio d’aglio nell’olio, aggiungere i carciofi. Aggiungere ora le seppioline, salare, pepare,sfumare con il vino bianco e far cuocere per una decina di minuti. Aggiungere infine i gamberi sgusciati (tenete da parte qualche gambero intero per guarnire i piatti). A cottura ultimata aggiungere qualche pomodorino, spegnere la fiamma e coprire il sugo di seppioline gamberi e carciofi con un coperchio. Nel frattempo cuocete la pasta in abbondante acqua salata. Scolate al dente e versare la pasta insieme al condimento. Far saltare gli strascinati seppioline gamberi e carciofi in padella a fuoco vivo per un paio di minuti. Spegnere la fiamma e servire guarnendo ogni piatto con i gamberi interi. 80 GLI ORTAGGI 81 F IGURA 15 - S TRASCINATI CON SEPPIOLINE , GAMBERI E CARCIOFI Amaro al carciofo Ingredienti: 30 foglie tenere di carciofo 5 gambi 1 litro di alcool a 90 ° 700 g di zucchero 2 chiodi di garofano 1 litro di acqua scorza di 1 limone Lavate le foglie di carciofo, asciugatele con un canovaccio pulito e tagliatele a pezzetti. Sfilettate i gambi e tagliateli a dadini. Lavate il limone, asciugatelo e con il tagliate a listarelle la scorza ponendo attenzione a non tagliare anche la parte bianca che renderebbe troppo amara la preparazione (potete utilizzare per comodità un pelapatate). Mettete in un barattolo, a chiusura ermetica, le foglie, i gambi, i chiodi di garofano, la scorza di limone e l’alcool e tappate. Coprite il barattolo con un canovaccio e lasciate macerare il tutto per 15 – 20 giorni. GLI ORTAGGI Tenete il barattolo in un punto della cucina visibile in modo che ogni giorno potrete agitarlo bene. Trascorso il tempo di macerazione, versate l’acqua in una pentola aggiungete lo zucchero e mettete sul fuoco, a fiamma moderata. Quando lo sciroppo comincerà a bollire abbassate la fiamma e fate sobbollire per altri 10 minuti. Togliete dal fuoco e fatelo raffreddare. Nel frattempo filtrate il macerato di carciofi, poi aggiungetevi lo sciroppo di acqua e zucchero e mescolate bene con un cucchiaio di legno per amalgamare gli ingredienti. Filtrate il liquore ottenuto con un colino a rete fitta ed imbottigliatelo. Conservate il liquore al carciofo in un luogo fresco e buio e consumatelo dopo 2 – 3 mesi a fine pasto. CARCIOFO COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO (100 gr. di prodotto) Parte edibile 34 % Sodio 133 mg Acqua 84.0 g Potassio 376 mg Proteine 2.7 g Ferro 1.0 mg Lipidi 0.2 g Calcio 86 mg Glucidi disponibili 2.5 g Fosforo 67 mg Niacina Fibra alimentare 0.5 mg 5.5 g Vitamina C 12 mg Energia 22 kcal Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione 82 GLI ORTAGGI CARCIOFO – SINTESI Famiglia Si avvantaggia di terreni freschi, di medio impasto o tendenti all’argilloso, profondi, abbastanza fertili. Ambiente Richiede temperature invernali del luogo di coltivazione non eccessivamente basse, assenza di neve e gelate Caratteristiche Elevato contenuto in fibre e polifenoli 83 GLI ORTAGGI C ARDO - C YNARA CARDUNCULUS ALTILIS - F AM . A STERACEAE ( FR . C ARDON ; INGL . C ARDOON ; TED . D ISTEL ; SP . C ARDO ) Storia Si consumavano nell’antichità le nervature principali delle foglie ma anche l’intero ricettacolo. L’infiorescenza è simile a quella del carciofo. Le prime tracce si sono rinvenute in Etiopia e poi in Egitto. Per Plinio era un ortaggio pregiato. I semi si utilizzavano per produrre il caglio dei formaggi. Teofrasto (III sec. A.C.) lo chiamò “cactus”, per altri Greci si chiamava “cynara” e i Romani lo ricordarono sotto il nome di “carduus”. La sua coltivazione orticola comprende 506 secoli di vita. Nel XVI secolo era usato alla corte sabauda. Nel 1700, viene usato per la classica ricetta a base di cardi in Piemonte: la “bagna cauda”e la ricetta viene riportata sul “Cuoco piemontese”. Il cardo gobbo di Nizza Monferrato (Figura 16) si diffonde a partire dagli inizi del ‘900 e viene citato in una fiera a Casale Monferrato per le sue pregiate peculiarità organolettiche. Caratteristiche morfologiche e botaniche E’ una pianta erbacea, perenne con radice a fittone e foglie grandissime. A volte vi sono spinosità all’angolo di divisione della foglia.Si distingue dal carciofo per il notevole sviluppo delle coste, il capolino molto più piccolo, dimensioni e sviluppo generalmente superiori. Le foglie sono pennatosette, superiormente di colore verde cenerino, inferiormente biancastre, molto tomentose. L'infiorescenza è un capolino con fiori sono ermafroditi; il frutto è un achenio. F IGURA 16 - C ARDO GOBBO 84 GLI ORTAGGI Notizie colturali Il terreno deve essere preparato con una buona aratura e con una abbondante concimazione letamica e minerale, e successivamente ben preparato e spianato. L'impianto (in primavera) si può realizzare con semina diretta a dimora (nel periodo aprile-maggio a file distanti 1 metro l’una dall’altra e 80 cm tra una pianta e l’altra, o a buche distanti 80/100 centimetri. Si collocano 3/4 semi per buca - 2/2,5 kg per ettaro - e dopo la nascita si diraderà lasciando una sola pianta); oppure con trapianto di piantine ottenute in semenzaio o in appositi contenitori (nel periodo maggio-giugno, quando le piante hanno raggiunto la cinquantesima o sessantesima foglia, con una densità di investimento di 12.000/13.000 piante per ettaro). Per migliorare la qualità organolettica, i cardi devono essere coltivati il più possibile in assenza di luce. I cardi coltivati a Nizza appartengono alla varietà “spadone”; l’altezza delle piante è di circa 80-90 cm e le foglie hanno nervature bianche molto evidenti. Vengono poi eseguite sarchiature (per il controllo delle infestanti) e concimazioni in copertura e irrigazioni se necessario. Moltiplicazione per semina diretta. Coltivazione con sabbiature, concimazioni. Se il terreno è siliceo e sciolto si esegue la rincalzazione sulla pianta. Il cardo può essere coltivato in tutta la nostra penisola, comprese le posizioni di bassa collina del nord. Resiste però poco a temperature sotto lo zero e non sopravvive ai –2° C. Nelle zone con inverni rigidi è opportuno quindi raccoglierlo prima che si verifichino forti e ripetute gelate (metà novembre-metà dicembre) capaci di danneggiare notevolmente le piante o di distruggerle. La temperatura minima a cui il cardo comincia a vegetare è attorno ai 7°C, quella ottimale va dai 16 ai 18° C. 85 GLI ORTAGGI Varietà coltivate Cardo gobbo di Nizza Monferrato che viene preparato e ricoperto da terra per l’imbiancamento, per intenerire le nervature centrali delle foglie, Cardo di Incisa Scapaccino, cardo avorio di Isola d’Asti, Spadone, Cardo bianco avorio di Andezeno (Torino), cardo di Bologna (privo di spine con costole di media grandezza), Cardo di Chieri (poco spinoso), cardo di Tours (varietà pregiata e spinosa), Grosso di Milano (non spinoso e di grande sviluppo). Il territorio di diffusione del Cardo gobbo è oggi circoscritto all'area della Valle Belbo, tra Nizza Monferrato, incisa scapacciono e Castelnuovo Belbo. In questi terreni, polveri e sciolti, la coltivazione del cardo trova le condizioni ideali. Proprietà È un ortaggio tipicamente invernale, la raccolta inizia nel mese di ottobre e si protrae fino a dicembre. Contiene potassio, ferro e magnesio e può avere proprietà calmanti. Contiene molte fibre con elevato potere saziante, ma non molte vitamine (sono presenti vitamine del gruppo B e C). Avversità Viene colpito dagli stessi parassiti animali e vegetali del carciofo. Tra le avversità che colpiscono il cardo ci sono infatti : peronospora, mal bianco o oidio, marciume batterico, maculatura anulare, e malattia delle macchie brune. Per quanto riguarda i parassiti, invece, il cardo viene attaccato da afidi, mosca del cardo, dalla nottua, dalla cassida, dal punteruolo, dalla limaccia grigia. 86 GLI ORTAGGI Ricetta Flan di cardi con fonduta Ingredienti: 2 spicchi di aglio 600gr di cardi 1 ci farina 2,5dl latte limoni q.b. maggiorana q.b. 2 cucchiai di olio d’oliva 5dl di panna liquida sale e pepe q.b. 3 tuorli 4 uova 300gr fontina 50gr burro Tagliate a scaglie 300gr di fontina e mettetela a macerare per alcune ore in 2,5dl di latte con mezzo cucchiaino di farina. Tagliate a tocchetti 600gr di cardi già puliti immergendoli in acqua acidulata con limone. Lessateli in acqua bollente salata per 15 minuti o finche sono teneri. Fate rosolare in padella con 2 cucchiai di olio extravergine di oliva 2 spicchi di aglio interi, unite i cardi scolati e insaporiteli per una decina di minuti. Aggiungete foglioline di maggiorana, quindi frullate i cardi con mezzo decilitro di panna fresca e 4 uova. Regolate di sale e di pepe. 87 GLI ORTAGGI Imburrate 6 stampi da flan antiaderenti (tondi e alti 2 cm. circa), versate la crema di cardi e cuocetela in forno a 180° per 40 minuti (o finche uno stecchino immerso al centro del flan non ne esce pulito). Nel frattempo fate la fonduta: scolate il formaggio dal latte, senza che sia troppo asciutto, unite 3 tuorli sbattuti, 30gr di burro e mezzo cucchiaino di farina. Cuocetela a bagnomaria mescolando nello stesso senso con un cucchiaio di legno, per almeno mezz'ora. Quando la fonduta e pronta sformate i flan, nappateli generosamente con la crema di formaggio e servite. Conservate la fonduta nel bagnomaria a fuoco bassissimo e mescolatela ogni tanto. Potete arricchire la preparazione con qualche lamella di tartufo. F IGURA 17 - F LAN DI CARDI CON LA FONDUTA 88 GLI ORTAGGI C AROTA – D AUCUS C AROTA - FAM . A PIACEAE ; Fr.: Carotte; Ingl.: Carrot; Sp.: Zanahoria; Ted.: Mohre Storia Sembra che i Romani e i Greci conoscessero il Daucus solo come pianta medicinale. I Greci usavano il vocabolo “karotòn” (pare abbia la stessa radice del latino caro-carnis = carne). Plinio citava la “Pastinaca erratica” da cui deriverà la nostra carota. Secondo alcuni autori, la varietà di carota oggi coltivata,(Daucus carota) deriverebbe da sottospecie indigene del bacino del Mediterraneo, anche se ricerche più recenti indicano nell'Afghanistan la probabile zona di origine di questa specie orticola. La carota era già conosciuta da Greci e Romani, che la utilizzavano più per scopi medicinali che a fini alimentari. Le prime notizie certe sulla carota a radice arancione, ricca di carotene ed a forma conica, risalgono al XVII secolo. Soltanto nel secolo scorso furono descritte,in Francia, le prime varietà. La carota,come la conosciamo oggi, entrò in coltivazione solo più tardi. Forse si conosceva già in Afganistan nel 5000 A.C. Nel XVI secolo si diffuse in ogni ceto sociale. Caratteristiche morfologiche La carota ha una radice carnosa fusiforme o cilindrica, nelle forme più allungate, più globosa e un po’ conica in quelle corte. Presenta foglie profondamente laciniate, nel primo anno disposte a rosetta sulla "testa" della radice. Se lasciata salire a fiore, nel secondo anno emette uno stelo ramificato, alto fino a 1,5 metri, portante piccoli fiori bianchi riuniti a due 89 GLI ORTAGGI a due in infiorescenze a ombrella composta. I semi sono piccoli (1.000 semi pesano 1,4 g), grigio-bruni, piano-convessi, dal forte odore aromatico. Le foglie sono alate, frastagliatissime di colore verde cupo. Lo stelo è erbaceo,legnoso e pelosetto. I fiori sono piccoli e bianchi. Un tempo le carote avevano una parte interna, cuore, più duro. I semi sono utilizzati per oli e profumi. 90 Varietà coltivate Carote novelle di Ispica e altopiano Fucino. Le varietà corte hanno uno sviluppo più rapido delle altre. Curiosità Un tempo era utilizzata per il bestiame e “piantare carote” è un detto che si riferisce a qualcosa di falso e menzognero. “Non essere terreno per carote” equivale a non essere creduloni. Proprietà È ricca di betacarotene, fonte di vitamina A, ha effetti benefici sulla pelle e sulla vista. È un ottimo gastro-protettore, ricca di Sali minerali, vitamine, fibre e protegge dalle infezioni. Il falcarinolo dovrebbe essere antitumorale. Il succo di carote fresco ha inoltre proprietà depurative. Notizie colturali La carota è una pianta da rinnovo. Date le dimensioni del seme, necessita di un'accurata preparazione del letto di semina. La distribuzione delle semente viene eseguita a spaglio o a file (distanti 20 cm) in marzo-aprile. Si impiegano circa 5-6 kg per ettaro. Vista la sua lentezza di sviluppo nella GLI ORTAGGI fase iniziale, la lotta contro le infestanti deve essere molto accurata (a mano nei piccoli orti o con diserbanti selettivi). Quando le piantine hanno 3-4 foglie e sono alte 2-3 cm si procede al diradamento lasciando 50-100 piante per metro quadrato, a seconda della varietà e del tipo di terreno. La concimazione deve essere abbondante perché la carota è molto avida di elementi nutritivi. Il letame impiegato deve essere ben decomposto. Fosforo e potassio vengono distribuiti in presemina, l'azoto in copertura Si può coltivare in coltura forzata o in pieno campo. Si semina insieme a diversi per avere raccolti ininterrotti nell’annata Si usa terreno ben lavorato e di buona fertilità facendo seguire la carota a una pianta sarchiata o ortiva. Deve essere ben concimata; produce stanchezza nel terreno. Avversità e parassiti Marciume da funghi nei fittoni, parassiti animali (grillo, talpa, tignola, punteruolo, mosche e ragno rosso). Insetti: Cavariella aegopodii, Disaphis crataegi, Disaphis foeniculi, Pemphigus spp., Psilla della carota (Trioza apicalis), Tortrice della carota (Aethes williana), Mosca della carota (Psila rosae), Maggiolino (Melolontha melolontha); Phytoecia cylindrica. Per quanto riguarda la mosca della carota la lotta chimica non è sempre sufficiente e, soprattutto nei periodi piovosi, è utile integrarla con adeguate pratiche agronomiche. 91 GLI ORTAGGI CAROTA – sintesi Famiglia Apiaceae Epoca di semina aprile Epoca di raccolta ottobre – novembre Ambiente Richiede un lungo ciclo vegetativo. Si avvantaggia di suoli sabbiosi 100 grammi coprono il fabbisogno giornaliero di: - vitamina A - il 12% di vitamina C - tra il 3 e l’8% di vitamine del gruppo B Valori nutrizionali Ricca di: zuccheri, di ferro, magnesio, calcio, fosforo, potassio fibre e antiossidanti. Priva di sodio Ricetta Torta di carote e mandorle Ingredienti: 300gr di carote 180gr di mandorle pelate 180gr di zucchero 92 GLI ORTAGGI 3 uova 50gr di farina 00 1/2 bustina di lievito per dolci 1 cucchiaino di buccia di limone zucchero a velo Mondate le carote, eliminate loro la buccia e grattugiatele quindi mettetele in una ciotola con la buccia grattugiata di limone. Tritate le mandorle assieme allo zucchero e versare in una ciotola. Aggiungere carote e limone e mescolate. Aggiungere ora le uova una per volta avendo cura di far incorporare ogni uovo prima di aggiungere il successivo. Aggiungere infine la farina e il lievito per dolci e mescolate fino ad ottenere un impasto omogeneo. Versare l’impasto in uno stampo imburrato ed infarinato e cuocete in forno già caldo a 180 gradi per 25 minuti. Lasciate intiepidire la torta di carote e mandorle quindi toglierla dallo stampo e spolverizzata con lo zucchero a velo. F IGURA 18 - T ORTA DI MANDORLE E C AROTE 93 GLI ORTAGGI Liquore alla carota Ingredienti: 500gr di alcool 95 6carote biologiche 50gr di semi di carota 1 baccello di vaniglia 94 300gr di zucchero 300gr di acqua Sbucciare e tagliare a tocchetti le carote, metterle in barattolo chiuso con l'alcool, farle macerare per 3 settimane. Togliere le carote, inserire i semi di carota e la vaniglia, far macerare una settimana. Sciogliere lo zucchero a freddo e unirlo al macerato, mescolare il tutto, filtrare e imbottigliare. Ottimo digestivo e diuretico, liquore molto dolce, da tenere almeno un mese fermo prima di assaggiare. CAROTA COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO (100 gr. di prodotto) Parte edibile 95% Sodio 95mg Acqua 91.6g Potassio 220mg Proteine 1.1g Ferro 0.7mg Lipidi 0g Calcio 44mg Glucidi disponibili 7.6g Fosforo 37mg Niacina Fibra alimentare 3.1g 0.7mg Vitamina C Energia 33kcal 4mg Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione GLI ORTAGGI C AVOLFIORE – B RASSICA OLERACEA – V ARIETÀ B OTRYTIDE Fam. Cruciferae (fr. Choufleur, ingl. Cauliflower, ted. Blumenkohl, sp. Coliflor) 95 Storia Non si sa se fosse noto ai tempi dei Greci e dei Romani. Nel Medioevo si citava un cavolo di Cipro e anche Plinio lo nominava, in precedenza. Si dice che i genovesi ne abbiano portato dall’Oriente i semi. Nel XVIII secolo, la coltivazione prosperava nel regno di Napoli e in tutti i paesi d’Italia volti al mare. Caratteristiche morfologiche Ha radice fittonante e fusto eretto, robuste da 20 a 50 cm, con foglie alternate. Il Cavolfiore, pianta erbacea biennale, presenta una radice fittonante non molto profonda. Sul fusto eretto (lungo da 15 a 50 cm) sono inserite alcune decine di foglie costolute, di cui quelle più esterne sono più grandi, di colore verde più o meno intenso a volte tendente al grigio, pruinose. La parte edule viene chiamata dai vari studiosi corimbo, pomo, cespo, capolino, fiore, pane, palla, testa, infiorescenza, falsa infiorescenza, gemma apicale ipertrofizzata o sferoide compatto. L'infiorescenza vera e propria è a racemo e proviene dall'allungamento dei peduncoli carnosi del corimbo. L’infiorescenza è una massa più o meno compatta, globosa, bianco crema o a volte bruno-marrone; i peduncoli fiorali sono ingrossati e formano una palla. GLI ORTAGGI Varietà coltivate Cavolfiore primaticcio di Toscana, cavolfiore gigante di Napoli, cavolfiore nano di Erfurth, cavolfiore di Olanda e cavolfiore pisano. Esso trova un ambiente favorevole nel Cuneese, nell’Alessandrino e nel Torinese. Si citano il cavolfiore di Moncalieri, ad infiorescenza bianca, il cui ciclo di maturazione tardivo si colloca tra dicembre e febbraio. Per quanto riguarda l’infiorescenza verde, le cultivar che ritroviamo in Piemonte sono riconducibili al tipo verde di Macerata e al tipo Romanesco. Tecnica colturale Necessita di terreno fertile, ben concimato, profondo, sciolto e di abbondante annaffiamenti. Si trapiantano le piantine da semenziaio, quando sono alte 20 cm, a distanza da un metro circa da pianta a pianta. Avversità Sono le stesse malattie che colpiscono il cavolo, a cui si rimanda. Proprietà Il cavolfiore è una verdura tipica dell'inverno che, grazie al perfetto equilibrio dei suoi componenti, esercita una benefica azione sulla salute se consumato 2-3 volte a settimana. Grazie al suo basso contenuto di calorie (25 kcal/100 g) e al suo elevato potere saziante il cavolfiore è indicato anche nelle diete dimagranti. I cavoli sono alimenti preziosi per i loro principi nutritivi: potassio, calcio, fosforo, ferro, acido folico, vitamina C ecc. Contengono inoltre principi attivi anticancro, antibatterici, antinfiammatori, antiossidanti, antiscorbuto. Sono depurativi, rimineralizzanti e favoriscono la rigenerazione dei tessuti. 96 GLI ORTAGGI Il cavolfiore è particolarmente indicato in caso di diabete perché le sue proprietà contribuiscono a controllare i livelli di zuccheri nel sangue. Secondo alcuni studi americani il cavolfiore aiuta a prevenire il cancro al colon e l'ulcera e cura l'anemia. Broccoli e cavolfiori, secondo recenti ricerche scientifiche, sarebbero efficaci nella prevenzione del cancro alla prostata. Gli antiossidanti (flavoni) sarebbero in grado di contrastare l'azione degenerativa dei radicali liberi. Infine due o cucchiai di succo di cavolfiore ottenuto con la centrifuga, diluito con acqua e miele contribuiscono a far guarire prima le malattie da raffreddamento. Usi in cucina I cavolfiori vengono in genere bolliti o cotti a vapore, gratinati, trasformati in mousse o utilizzati come condimento per la pasta o ingrediente di minestre; crudi, si conservano sottaceto o, se particolarmente freschi e teneri, si possono consumare crudi, tuttavia chi soffre di ipotiroidismo dovrebbe gustarli solo cotti, in quanto crudi contengono una sostanza che potrebbe rallentare il lavoro della tiroide. Quasi sempre si cuociono suddivisi in cimette (si abbrevia il tempo di cottura e si riduce il cattivo odore). I tempi di cottura variano: intero 2025 minuti; diviso in cimette 10-12 minuti. Ricetta Polpettine di cavolfiore Ingredienti: 97 GLI ORTAGGI 2 piccoli cavolfiori oppure uno grosso 60gr di pecorino grattugiato 1 uovo 1 ciuffo di prezzemolo 3 cucchiai di capperi sott'aceto pangrattato 98 olio extravergine d'oliva 2 spicchi d'aglio olio per friggere sale e pepe q.b. omogeneo. Dividete i cavolfiori a cimette, lavatele accuratamente e lessatele in acqua bollente salata per circa 8-10 minuti finché saranno tenerissime; scolatele, mettetele in una padella antiaderente con l'aglio intero e 3 cucchiai di olio e fatele saltare schiacciandole ripetutamente con una forchetta finché avrete ottenuto un pure Eliminate l'aglio, insaporite il purè con sale e pepe e togliete il recipiente dal fuoco. Trasferite il purè in una ciotola capiente, lasciatelo intiepidire, poi incorporate l'uovo, il pecorino, i capperi e il prezzemolo tritati, e 4 cucchiai di pangrattato fino a ottenere un composto abbastanza sodo. Copritelo e lasciatelo riposare per mezz'ora in frigo. Riprendete il composto, prelevandolo a piccole porzioni, e formate con le mani tante polpettine delle dimensioni di una noce. Passatele nel pangrattato mescolato con un po' di prezzemolo tritato e friggetele in olio ben caldo finché saranno dorate. Servitele decorando con foglie di belga. GLI ORTAGGI 99 F IGURA 19 - P OLPETTINE DI CAVOLFIORE GLI ORTAGGI C AVOLI - B RASSICA OLERACEA L. – FAM . BRASSICACEE Fr. Chou, ingl. Cabbage, ted. Kohl/Kraut, sp. Cal La parola si fa discendere dall’etimologia latina “caulis” o dal greco “Kaulòs”: si intendeva una pianta a bacche molto usata per l’alimentazione. 100 Storia La famiglia botanica delle brassicacee comprende un notevole numero di specie diverse, tutte molto interessanti per l’alimentazione umana. Nelle diverse specie, tutte le parti della pianta sono la materia prima di moltissime preparazioni culinarie. Dei cavolfiori (Brassica oleracea L. var. botrytis), dei cavoli broccoli (Brassica oleracea L. var. italica), del cavolo nero (Brassica oleracea L. var. acephala) e dei broccoletti o cime di rapa (Brassica rapa subsp. sylvestris var. esculenta) la parte che viene destinata all’alimentazione è l’infiorescenza quando è ancora immatura. Dei cavoli verza (Brassica oleracea L. var. sabauda L.) di quelli cappucci (Brassica oleracea L. var. capitata), di quelli cinesi (Brassica oleracea L. var. chinensis) e dei cavoletti di Bruxelles (Brassica oleracea L. var. gemmifera) la parte eduli sono le foglie della gemma. Infine dei cavoli rapa (Brassica oleracea L. var. gongylodes) la parte che viene utilizzata è l’ingrossamento del fusto che si trasforma in una grossa sfera. La maggior parte dei cavoli è originaria del bacino del Mediterraneo e si trova in coltura da tempi molto antichi. Molto coltivati in Italia (specie il Cavolfiore), hanno un forte consumo sul mercato interno ed alimentano una notevole esportazione. Gli antichi egizi idolatravano i cavoli. Gli abitanti di Roma antica usavano i cavoli come cibo crudo nei lauti banchetti o come rimedio GLI ORTAGGI per diverse malattie. Quando Coriolano abbandonò il potere e si ritirò in campagna per condurre un appezzamento agricolo a Massimino che voleva che rientrasse nel’ agone politico disse: “Se poteste vedere cavoli che ho piantato nell'orto non mi fareste simili proposte”. Con il termine generico di "cavolo" si indicano tutti i cavoli, di antichissima conoscenza, utilizzati fin dalle epoche più remote per la produzione di foglie, fiori e fusti. Si può trovare molto più facilmente in inverno. Si tratta di una varietà di verdura fresca molto preziosa per i loro principi nutritivi. Si tratta di una verdura invernale, che è possibile trovare molto facilmente, viste anche le numerose varietà disponibili sul mercato ortofrutticolo nazionale ed internazionale. Quasi tutte le piante che oggi l’uomo coltiva e consuma sono originarie di paesi lontani. I cavoli costituiscono invece un’eccezione, dal momento che sono originari dell'Europa europei. Per esempio il cavolo selvatico di Helgoland, che cresce – per l’appunto – sull’Isola di Helgoland, nel Mare del Nord. In tempi di carestia costituivano i cavoli selvatici anche un importante alimento per la popolazione. Tutte le varietà di cavolo coltivate attualmente derivano da un’unica pianta – la Brassica oleracea. Da questa pianta l’uomo ottenne ben presto le prime forme di cavolo a foglia, simili alle odierne varietà di cavolo comune o riccio. I cavoli a foglia erano molto diffusi come ortaggi già ai tempi degli antichi Greci e Romani. Gli studiosi hanno scoperto che anticamente i cavoli venivano usati per preparare zuppe. Ad Atene nel IV secolo a.C., Aristotele e Platone apprezzavano molto i cavoli sia come alimento che come pianta officinale. 101 GLI ORTAGGI Da noi, nell’Europa centrale, i cavoli acquistarono notorietà solo alcuni secoli dopo. In altre parole, nei territori da essi conquistati gli antichi Romani non portarono solo il vino, ma anche rape e cavoli a foglia. Nel Medioevo iniziò anche la coltivazione dei cavoli a testa. Da varie fonti, quali immagini e documenti, risulta che già nell’Alto Medioevo i cavoli erano un alimento molto diffuso. Già allora il cavolo cappuccio e le rape venivano conservati in modo naturale sotto forma di crauti. Nei suoi viaggi oltreoceano Cristoforo Colombo portava sempre con sé un carico di barili di crauti. Grazie al loro elevato contenuto di vitamine, essi garantivano il necessario apporto di vitamine all’equipaggio, aiutandolo a mantenersi in buona salute. Dopo il Medioevo i cavoli continuarono la loro marcia trionfale in Europa, loro madrepatria. Infatti, in quasi tutte le fattorie e masi si trovavano campi di cavoli. Cavoli e rape erano i principali alimenti, soprattutto dei ceti meno abbienti. Nel XVI secolo il cavolfiore e il broccolo giunsero dal bacino del Mediterraneo orientale attraverso l’Italia fino da noi. Erano ritenuti degli ortaggi assai pregiati. Il navone si diffuse nel XVII secolo dal Nord Europa. In tempi di carestia e durante gli inverni più rigidi sfamò intere popolazioni. Nel XIX secolo presero piede i cavoletti di Bruxelles, mentre nel XX secolo si diffusero in Europa alcune varietà asiatiche di cavolo, come ad esempio il cavolo cinese. Conosciuto fin dall'antichità, il cavolo (Brassica oleracea) era considerato sacro dai Greci; i Romani invece utilizzavano questo tipo di verdura fresca per curare le più svariate malattie, mangiandolo crudo, prima dei banchetti, per aiutare l'organismo ad assorbire meglio l'alcool. Era tenuto in considerazione come medicamentoso da Crisippo, Dioclo, Ippocrate e 102 GLI ORTAGGI Catone. Plinio elenca le varietà che i Romani consideravano pregiate: cappuccio bianco, rosso, verzotto, una brassica pompeiana che potrebbe essere un cavolfiore precoce e secondo altri, il cavolo broccolo; parla anche di una brassica cypria nella quale alcuni autori credono di vedere una varietà antica di cavolfiore. Verso la fine del XVIII secolo, il Permentier narrava di due varietà orticole (cavolo rapa comune e cavolo rapa violaceo), ricercata a Lione ma non a Parigi. Filippo Re nomina due varietà di cavolo rapa che in quell’epoca erano coltivate in Italia. Presso le popolazioni marinare, il cavolo (insieme alla cipolla) era l'alimento tipico degli equipaggi delle navi, utilizzato per compensare le diete necessariamente povere durante i viaggi per mare. Si sostiene la presenza del cavolo già dal VI secolo a.C. Plinio, come visto, in particolare cita il cavolo broccolo come elemento importante sui deschi dei romani più ricchi, e notizie certe danno il cavolo coltivato in Spagna dagli arabi, che lo introdussero dalla Siria attorno al XII secolo. Con la scoperta dell'America iniziò l'epoca dei viaggi navali su lunghe distanze. Questo fatto pose a tanti navigatori la drammatica questione di come contrastare lo scorbuto, una malattia causata dalla carenza di Vitamina C. Navigando per lunghi periodi senza toccare terra, non avendo a disposizione cibi freschi, si mostrarono subito utili, per contrastare le carenze di vitamina C, gli agrumi e soprattutto i cavoli, reperibili con facilità anche nei paesi nordici. La grossa scorta a bordo di cavoli freschi permetteva così di poter intraprendere viaggi di molte settimane senza mai approdare. Dalle virtù del cavolo il capitano Cook fa dipendere la salute del suo equipaggio: nessuno dei 118 uomini morì grazie alla dieta a base di cavoli cotti o crudi. 103 GLI ORTAGGI Nel 1500 la pianta di cavolo veniva utilizzata come lassativo, mentre durante il 1600 il brodo di cavolo era raccomandato per le cure dei problemi respiratori. Sempre grazie alle scorte di cavoli divennero possibili nel 1700 e nel 1800 le campagne di mesi di pesca in mare aperto effettuate dalle navi baleniere. Nel 1818 viene citato il cavolo di Bruxelles: nel Brabante era largamente diffuso e si ritiene che la sua coltivazione iniziò nel 1805. La letteratura medica del secolo scorso testimonia che il cavolo veniva utilizzato per guarire raffreddori, catarri, laringiti, ma anche per curare la pleurite ed i reumatismi. Nei mercati inglesi e francesi il cavolo veniva commercializzato già nel 1600 e dall'Inghilterra fu portato in India all'inizio del 1800. In Italia invece il cavolo fu introdotto, molto presumibilmente dai veneziani, che lo acquistavano nell'isola di Cipro, e proprio attorno a Venezia, riseminando i semi delle piante più vigorose, cominciò per tutta l’ Europa a realizzarsi il miglioramento genetico di questa pianta, che solo successivamente venne esportata e coltivata nel Centro e Nord del continente. Ad Arezzo, in un quadro, viene raffigurato un grosso cavolfiore offerto per stima e sudditanza al signore Cosimo III, nel 1706. Nel 1808 il religioso e agronomo Angelantonio Rastelli nel suo testo il “Dottore della villa” chiosa a riguardo: «Sonovene di molte sorti, cioè cavolo bianco, o Cappuccio col suo cespo sodo, e raccolto, detto perciò Cavolo a palla, che si trapianta d’Aprile per averlo nella state, e sull’Autunno, Cavoli Romani, o primaticci, che hanno foglie grandi, sottili, e crespe, si trapiantano d’Agosto, e servono per l’inverno, e son di buona qualità. Cavoli fiori, o broccoli, o rossi, o bianchi, che si trapiantano di Settembre, o d’Ottobre, e servono per la Quaresima; e questi medesimi trapiantati a primavera fanno i Broccoli nella state. Sonovi de’ Cavoli verzotti, bastardi e negri, ed anche de’ Cavoli a rapa, dal seme de’ quali se ne cava Olio per le lucerne, benché la loro rapa sia anche buona a mangiarsi tanto dagli uomini, che dalle bestie». 104 GLI ORTAGGI Pittura Cristoforo Munari (1667-1720) Munari artisticamente si formò alla scuola emiliana, ma, verso la fine del secolo, si trasferì a Roma. Si specializzò in nature morte, dipingendo gli oggetti presenti nelle «cucine rustiche» (utensili, selvaggina, salumi, frutta, ortaggi). 105 F IGURA 20 – C RISTOFORO M UNARI , "V ASELLAME DI TERRACOTTA , ZUCCA , VERZA , SPALLA DI MAIALE E PIATTO CON COLTELLO P IATTI , VASELLAME DI COCCIO E DI PELTRO , BISTECCA E GALLI " In primo piano appare la grande massa delle foglie verdi di un cavolo che ricopre gran parte della porzione spaziale del dipinto: i particolari sono curati con grande precisione e cura e l’aspetto fresco e naturale è esaltato dai colori vividi e dalle ombreggiature. Caratteri botanici Brassica oleracea – forma sabauda è il cavolo verzotto, pianta a foglie grinzose e increspate. Per i francesi si chiama choux frisès, per gli inglesi savoy cabbage. GLI ORTAGGI Brassica oleracea è il cavolo cappuccio il cui sfruttamento è legato alla produzione dei crauti. Le foglie sono lisce, larghe concave e glauche. Per gli inglesi è cabbage e per i francesi choux pommès. Brassica oleracea gemmifera è il cavolo di Bruxelles (choux de Bruxelles per i francesi, Rosenkohl per i tedeschi, budbearing cabbage per gli inglesi); la pianta ha un alto fusto di un metro e termina con un ciuffo di foglie color verde scuro formanti una palla floscia. Tutti appartengono alla specie Brassica oleracea L. Se lasciata sviluppare, la pianta cresce fino a 1,5 metri di altezza, formando abbondanti ramificazioni con rametti fioriferi. I fiori sono gialli e, dopo la fecondazione, in genere incrociata ed entomofila, danno luogo alla formazione di una siliqua portante numerosi semi rotondi, di colore nero bluastro (peso di 1.000 semi pari a 4-6 grammi). Tecnica colturale La tecnica colturale più appropriata per i cavoli in genere è il trapianto, che può essere eseguito con piantine a radice nuda allevate in semenzaio o con piantine con pane di terra allevate in contenitori alveolati. La densità d'impianto è di circa 2-3 piante a metro quadrato. L'impianto è a fila semplice, con distanza tra le file pari a 60-80 cm per il cavolo cappuccio. Sulla fila, invece, le piante vanno distanziate: 40-70 cm. La coltura si avvantaggia notevolmente della concimazione organica di un terreno ben lavorato e fertile. Il cavolo cappuccio è una specie mediamente esigente in elementi nutritivi (particolare importanza è rivestita dal calcio). Per il contenimento delle erbe infestanti si può ricorrere a sarchiatura, pacciamatura, irrigazione localizzata, oltre a una corretta rotazione colturale. La pianta di cavolo è una coltura che vegeta bene in quasi tutti i terreni ma preferisce i terreni ricchi di sostanza organica: la pianta di cavolo infatti ha esigenze idriche non indifferenti ed è poco resistente alla siccità. 106 GLI ORTAGGI Il cavolo teme gli eccessi d’azoto, che possono creare problemi di qualità al frutto (infiorescenza), le carenze in boro, che provocano delle deformazioni vegetative sul fusto, dove la parte interna diventa nera, fino a creare delle cavità all’interno del fusto stesso, le carenze in molibdeno, che possono dare delle foglie bollose e deformate. Infine, il cavolo è molto esigente in calcio e, come tutte le crucifere, in zolfo. Avversità e parassiti Tra i parassiti che colpiscono i cavoli ricordiamo: Crittogame: Alternariosi (Alternaria brassicae); Ernia delle crucifere (Plasmodiophora brassicae); Marciumi basali delle piantine(Sclerotinia spp., Rhizoctonia solani, Phoma lingam); Micosferella del (Mycosphaerella brassicicola); cavolo Ruggine bianca crucifere(Albugo candiada); delle Peronospora (Peronospora brassicae, Peronospora parassitica). Batteriosi: (Xanthomonas campestris, Erwinia carotovora). Insetti: i cavoli sono attaccati da diversi tipi di insetti. Afidi (Myzus persicae) (Brevicoryne brassicae); 107 GLI ORTAGGI Nottue, Cavolaie o Pieridi (Mamestra brassicae, Mamestra oleracea, Pieris brassicae); utili trattamenti con cloruri organici; Al momento in cui la pianta è sviluppata è frequente l’attacco di lepidotteri quali la cavolaia o le nottue le cui larve rodono le foglie Elateridi (Agriotes spp.); al momento del trapianto limacce e gli elateridi insidiano la piantina. Contro questi parassiti si possono utilizzare apposite esche avvelenate. Altica (Phyllotreta spp.); utili trattamenti con cloruri organici; Punteruoli (Baris spp., Ceuthorrhyncus spp.); Mosca del cavolo (Delia radicum); Pidocchi. Inoltre vengono segnalati danni da nematodi, chiocciole e roditori. Proprietà e consigli La parte edibile di queste piante è rappresentata dalle inflorescenze (dette anche rosette) ancora immature denominate pomo, cespo, capolino, corimbo. Grazie al perfetto equilibrio dei suoi componenti il cavolo esercita un'azione benefica su tutto l'organismo. Questi ortaggi freschi infatti sono molto ricchi in acqua, che costituisce più del 90% della costituzione totale del cavolo, con un valore energetico intorno a 25-30 cal./ 100g di parte edule. Utilizzato da sempre per prevenire, curare o alleviare numerosissime malattie, il cavolo contiene principi attivi anticancro, antibatterici,antinfiammatori, antiossidanti e antiscorbuto. In generale i cavoli sono una verdura fresca che apporta notevoli benefici all’organismo: essi sono depurativi e rimineralizzanti e favoriscono la rigenerazione dei tessuti. Possono essere consumati anche in caso di diabete, avendo un basso contenuto calorico ed ottimi livelli di potassio, minerali, acido folico, fibre, 108 GLI ORTAGGI calcio, ferro, fosforo e vitamina C. I cavoli sono alimenti molto sazianti e poveri di grassi, quindi sono molti utili in una alimentazione ipocalorica, inoltre apportano fibre ricche di cellulosa, utili all’intestino. La clorofilla in essi contenuta favorisce infatti la produzione dell'emoglobina ed è utile per curare l'anemia. L'infuso di cavolo e miele è utile in caso di malattie dell'apparato respiratorio. Il cavolo è infine molto utile contro molti problemi di salute: bronchiti, coliti, congiuntivite, contusioni, sinusite, diabete, diarree e dissenterie, dolori gastrici ed intestinali, dolori muscolari e reumatici e influenza. Si dice che il succo di cavolo crudo abbia un'ottima efficacia nella cura dell'ulcera peptica: un litro di succo fresco al giorno, assunto in dosi separate, porta alla guarigione dell'ulcera in una media di soli dieci giorni, probabilmente grazie all'alto contenuto di glutamina contenuto nei cavoli. In cosmesi il succo viene utilizzato come ingrediente di prodotti rivitalizzanti e nutrienti per la pelle. Normalmente il cavolo viene fatto bollire in grandi pentole con molta acqua, ma ciò favorisce la perdita di oltre la metà della vitamina C e dell'acido folico contenuti in questo ortaggio fresco: una buona soluzione è cuocerlo al microonde o al vapore senza affettarlo in piccoli pezzi. I cavoli possono riuscire di difficile digestione alle persone delicate di stomaco, per cui è sempre prudente non servirli al pasto serale. Vanno inoltre sempre sconsigliati agli individui sofferenti di fegato e possono produrre flatulenza. Per attenuare invece l'odore sgradevole che emanano durante la cottura, è sufficiente aggiungere all'acqua un pezzo di mollica di pane ed un pizzico di bicarbonato. Il cavolo non contiene glutine, ed è quindi indicato nel consumo anche per le persone affette da celiachia. Contengono sostanze che rallentano il lavoro della tiroide, vanno quindi evitati in caso di ipotiroidismo. 109 GLI ORTAGGI Controindicato per chi soffre di colon irritabile, perché eccedere con i cavoli può causare gonfiore all’addome e diarrea. Per la scelta di un cavolo fresco, è bene utilizzare alcune accorgimenti: ad esempio, le foglie esterne devono essere croccanti ed aderenti alla testa, che a sua volta deve essere grossa e priva di macchie scure; un fiore sodo e compatto, con le cimette ben chiuse, denota la freschezza del cavolo: invece la superficie del fiore leggermente annerita è indice di una cattiva e prolungata conservazione. Per pulire i cavoli è necessario staccare le foglie esterne. Per quanto invece attiene la cottura del cavolo, esso può essere cotto intero o a pezzetti: se lo si cuoce intero bisogna incidere un taglio a forma di croce alla base del torsolo e immergerlo in acqua acidulata con succo di limone, per eliminare tutto il terriccio nascosto tra le cimette. Se invece si desidera cuocere il cavolo a pezzi bisogna eliminare il torsolo e con un coltellino affilato tagliare le cimette, lasciando attaccata a ciascuna un pezzetto di gambo. Commercio del cavolo Secondo i dati della FAO il maggior produttore mondiale di cavolfiore è la Cina, con una produzione di circa 8.300.000 tonnellate, circa il 46% della produzione mondiale. Segue poi l’India, con 5.000.000 di tonnellate, e l’Italia, che detiene il terzo posto per la produzione mondiale di cavoli ed il primo posto per la produzione europea di cavoli, producendo circa 455.000 tonnellate di cavoli su una superficie di circa 18.000 ettari. In Europa i primi 3 paesi produttori di cavoli sono, dopo l’Italia, la Spagna, con circa 440.000 tonnellate, la Francia con 417.000 tonnellate, e la Polonia con 275.000 tonnellate. Si nota un notevole incremento della produzione di cavoli anche in paesi extraeuropei, come Ecuador e Bangladesh. A livello europeo, dal 2004 al 2008 la produzione è aumentata in Polonia, Turchia, Belgio e Paesi Bassi, mentre si sono registrati cali di produzione di cavoli nel Regno Unito, in Germania e in Grecia. 110 GLI ORTAGGI Il commercio estero avviene totalmente tra Paesi europei. Il 77% dell’import italiano viene effettuato con Francia e Germania, per un quantitativo pari a poco più di 8.000 tonnellate, mentre l’export avviene principalmente con la Germania, con la Svizzera e nella Repubblica Ceca. Nel 2010 si riporta una crescita lenta ma costante delle importazioni di cavoli e delle esportazioni di cavoli: dell’esportazione di cavoli nel mondo circa il 97% è destinato ai paesi dell'Unione Europea, gran consumatori di questa verdura di stagione invernale, soprattutto la Germania, conosciuta ed apprezzata a livello culinario per i suoi crauti, una verdura a base di cavoli. Anche il commercio di cavoli è in graduale e costante crescita in tutti i Paesi dell’Unione Europea, ma anche in India e Cina, leaders nel commercio di cavoli in tutto il mondo. Ricetta Cavolo verza ripiena al forno Ingredienti: 1 verza di 2 kg, 300gr di macinato di carne 250gr di salsiccia spellata 80gr di mollica di pane raffermo ammorbidita 200gr di riso bollito 50gr di parmigiano grattugiato 1 uovo + 1 tuorlo; 1 spicchio di aglio sminuzzato 1 cipolla tritata sale, pepe e noce moscata q.b. prezzemolo tritato q.b.; 50gr di burro 111 GLI ORTAGGI Togliete le foglie rovinate alla verza, lavatela e poi cuocetela in una pentola con l’acqua salata per 10 minuti, scolatela senza gettare l’acqua di cottura; quindi ponete tutti gli ingredienti in un contenitore, eccetto il burro. Aprite la verza allargando le foglie fino al cuore, staccatelo al centro, lasciate le foglie esterne attaccate al torsolo, tritatene metà e cuocete questo trito in 20 gr di burro per 5 minuti; quindi unite il tutto al ripieno, aggiustate di sale, pepe e noce moscata. Farcite la verza, chiudetela legandola con uno spago da cucina; cuocetela nel forno preriscaldato su una placca imburrata per poco più di 2 ore a 170° ed ogni tanto bagnatela con il sugo di cottura. Servite la verdura ripiena in un piatto eliminando lo spago e tagliandola a spicchi. F IGURA 21 - V ERZA RIPIENA AL FORNO 112 GLI ORTAGGI FAGIOLO - PHASEOLUS VULGARIS L. – FAM LEGUMINOSE Fr.: Haricot; Ingl.: French bean, Kidney bean, Dwarf bean; Spagn.: Judia, Habichuela; Ted.: Gartenbohne, Faselbohne, Buschbohne. Linneo fondò il genere trasferendo il nome latino Phaseolus o Faseolus, Faseolus o dalla parallela voce greca Phaselós che fino ad allora aveva modificato una pianta alimentare. Citata anche da Virgilio nelle Georgiche e considerato a quel tempo “vilem phaselum”, comune diffuso e poco pregiato. Storia La pianta del fagiolo è originaria dell’America centrale e meridionale, anche se la sua coltivazione si è poi diffusa nel continente americano seguendo le migrazioni delle popolazioni autoctone. In seguito, gli esploratori spagnoli del XV e XVI secolo, ritrovarono la pianta in tutta l’America latina e i coloni Inglesi la trovarono lungo la costa orientale nel XVII secolo. In Europa, Asia e Africa, questa pianta si è diffusa grazie alle esplorazioni di portoghesi e spagnoli, ma la storia di queste piante è plurisecolare. Pare invece che per gli Egizi, i fagioli fossero un tabù e che fossero considerati solamente come offerta divina: questo dimostrato dal fatto che in alcune tombe si sono trovate tracce di questo legume Nell’antica Grecia, i fagioli erano piccoli e contraddistinti da un tipico segno scuro e non erano tenuti in grande considerazione. 113 GLI ORTAGGI Gli Spartani, invece, erano ghiotti di fagioli e di fave. Le prime ricette coi fagioli pare siano state inventate dai Romani.. Nel Medioevo, anche Isidoro di Siviglia, storico, geografo e padre della Chiesa, ribadisce il concetto di “faselus vile genus leguminis, quid omne abundat vile est”. San Benedetto da Norcia, nelle regole da lui dettate, inserisce l’obbligo per i monaci di cibarsi di una porzione di legumi. In un primo tempo, fu considerato merce preziosa che i potenti si scambiavano come dono. Alcuni testi parlano di fagioli offerti come regalo di nozze da Alessandro de' Medici alla sorella Caterina, andata in sposa, nel 1533, ad Enrico II di Francia. A testimonianza di quanto fossero preziosi e ricercati i fagioli qualche secolo fa, ricordiamo anche la loro presenza tra le portate di un sontuoso banchetto offerto nel 1570 da Papa Pio V. Anche Papa Clemente VII, Giulio De’ Medici e Carlo V, pare si cibassero di questo ortaggio. Esistono numerose specie di leguminose da granella molto diverse come botanica e come origine che vengono ascritte al genere “Phaseolus”, tutte indicate con il termine fagioli. Il fagiolo per antonomasia è il fagiolo comune o Phaseolus vulgaris L. Nel mondo risultano coltivati per la produzione di fagioli secchi oltre 25 milioni di ettari, per un totale di 18 milioni di tonnellate; tra le leguminose da granella, i fagioli risultano al 2° posto per importanza a livello mondiale, dopo la soia. Il fagiolo comune (Phaseolus vulgaris L.) originario dell’America meridionale (Perù, Colombia). E' diffuso soprattutto in Asia, ma nel bacino del Mediterraneo. In Europa il maggiore produttore è la Spagna, seguita da Portogallo, Italia e Grecia. In Piemonte documenti storici evidenziano la presenza di coltivazioni di fagioli nel cuneese già all’inizio del 1800. 114 GLI ORTAGGI Sino agli anni ‘50 si coltivavano, prevalentemente, ecotipi da raccolta a secco con utilizzo diretto nell’alimentazione. A partire dalla seconda metà degli anni ‘50 si diffondono coltivazioni di fagioli per produzione di granella raccolta allo stato ceroso e, contestualmente, si espande e incrementa un mercato tra l’area cuneese ed il nord Italia. 115 Pittura e letteratura Molte ricette hanno ispirato la grande pittura, consacrandone la diffusione sulla tavola, soprattutto delle popolazioni più umili, per quanto riguarda il fagiolo. Sulla tavola rappresentata da Annibale Carracci (1560-1609), oltre ai fagioli, compaiono del pane casereccio e del vino genuino. La scena è probabilmente ambientata in una taverna, dove non vi è alcuna nota di lusso o eleganza. Si tratta di pittura «di genere», ad indicare il carattere didascalico e illustrativo degli aspetti minori, o folkloristici, della vita quotidiana. F IGURA 22 - ANNIBALE CARRACCI , " IL MANGIATORE DI FAGIOLI ", 1583-1584 GLI ORTAGGI “[…]E con l’esperta vanga Trigo tagliava la lustrante argilla; e Brigo col manevole marrello roncava al calcio i gracili fagiuoli; […] E il grosso capo si vedea talora sporgere, attento, con le acute orecchie, sopra la siepe, e guardar l’orto. E l’orto sotto il suo sguardo, nelle culte aiuole, non crescea, no, ma verzicava in pace. Qua molle e crespa di recente indivia era una porca; là sorgeano i porri già bianchi, e verdi de’ nuovi agli i fili; e il cavolfiore di sul torto gambo mirava in terra il cavolo cappuccio. La zucca in terra coi viticci il ramo alto cercava per salire al cielo; ed il carciofo le cuoiose spine mettea, che invano egli educava a fiori; ridea di fiori, avvolto alle intrecciate canne, il fagiuolo.” Giovanni Pascoli, “I due vicini” Sembra che il poeta erga tra sé e il mondo esterno una barriera: si rivolge alle umili cose rassicuranti perché appartengono al “nido” (l’orto, il giardino, le piante,… ) assicurandogli un po’ di serenità; cerca,cos’, protezione dall’ignoto e dalla morte, vuole vedere solo ciò che è vicino familiare e sicuro. Caratteri botanici e caratteristiche morfologiche È pianta annuale o perenne a rapido sviluppo, con apparato radicale molto ramificato e piuttosto superficiale, steli angolosi, di altezza e portamento variabilissimo, da nani a rampicanti. Il fusto è volubile, in grado di avvolgersi attorno ad un sostegno, di altezza e portamento variabile, da nano a rampicante. I fagioli nani sono i più adatti alla coltura in pieno campo, quelli rampicanti si prestano bene alla coltura in orto. Le prime foglie sono semplici, per la maggior parte pinnate e trifogliate con foglioline cuoriformi. I fiori sono riuniti a grappoli in numero da 4 a 10 all’ascella delle foglie, e sono di 116 GLI ORTAGGI colore per lo più bianco. La fioritura è cleistogama, il che determina una stretta autogamia, per cui la varietà si identifica con la linea pura. Il frutto è un legume pendulo, pluriseminato, di forma, colore e dimensioni assai variabili: compressi o subarrotondato, verdi o gialli, lunghi da 60 a 220 mm, diritti o incurvati. Le due valve contengono da uno a più semi. Un carattere anatomico importante è la presenza o l’assenza nel baccello dei tessuti fibrosi che ne determinano il tipo di utilizzazione. I colori dei baccelli sono diversissimi: dal bianco al nero passando per il giallo, il beige, il bruno, il rosa, il rosso, il violetto; il colore può essere uniforme o variamente screziato. Terreno e concimazione – Il fagiolo è una leguminosa che si adatta a tutti i terreni, ma ottimali sono i terreni né troppo sabbiosi né troppo argillosi. Esso trae vantaggio dalla fertilità residua derivante dalla concimazioni effettuate per le colture precedenti; per questo motivo, quando segue un’altra leguminosa o un altro ortaggio che è stato ben letamato non necessita di concimazioni aggiuntive. Sembra invece di grande aiuto per lo sviluppo, una volta effettuata la semina, distribuire sul terreno della cenere di legna, ricca di fosforo e potassio. Semina o impianto – Il fagiolo soffre le gelate tardive, per questo al Sud il periodo più indicato è marzo e aprile e al Nord addirittura maggio. Si consigliano le semine scalari (ogni 15 giorni si semina qualche piantina) da primavera ad estate per avere il raccolto fino all’autunno. La semina si può effettuare sia in semenzaio in coltura protetta o in pieno campo, ovvero direttamente nell’orto. 117 GLI ORTAGGI Nel primo caso a febbraio, marzo si metteranno i fagioli in vasetti profondi o anche in lunghi cilindri di cartone biodegradabili, riempiti con del terriccio universale da semina, ad una profondità che può variare da un minimo di 3,5 ad un massimo di 5 cm. Il fagiolo impiega dai 4 ai 15 giorni a nascere. Quando la piantina avrà raggiunto gli 8 cm sarà pronta per essere trapiantata nell’orto, normalmente in tarda primavera o ad inizio estate. Se invece si sceglie la semina in pieno campo, si deve aspettare che le temperatura del terreno si aggiri intorno ai 15°, a quel punto si devono porre i fagioli nel terreno alla profondità sopra citata e rispettando queste distanze: si seminano le varietà nane in postarelle (3-4 semi per buca diradando in un secondo tempo) distanti 15-22 cm l’una dall’altra, oppure in file distanti 50-60 cm e lasciando 5 cm tra un seme e l’altro; semineremo invece le varietà rampicanti in doppie file distanti tra loro 80 cm e 50 cm sulla fila, naturalmente dopo avere prima sistemato i sostegni. La saggezza popolare si ispira al calendario lunare, il quale indica come momento più adatto alla semina del fagiolo il secondo ed il terzo giorno dopo il primo quarto lunare . Avvicendamenti e consociazioni – Le leguminose hanno la capacità di fissare l’azoto nel terreno per questo sono adatte a preparare ortaggi esigenti come la solanacee (pomodori, patate, peperoni, melanzane, ecc.). E’ invece meglio evitare la semina dei fagioli dopo aver effettuato la coltivazione dei piselli, cetrioli e zucche perché potrebbe essere favorita la trasmissione di marciumi o batteri. Annaffiature – La pianta necessita di essere annaffiata assiduamente quando compariranno i primi fiori ed assicuriamoci che il terreno non asciughi mai troppo, evitando di bagnare le foglie per tenere lontane le malattie fungine. 118 GLI ORTAGGI Varietà piemontesi: Fagiolo Billò o Lamon di Cuneo (Phaseolus vulgaris L.) Area di coltivazione: Cuneese Caratteristiche della Cultivar: I semi, in fase di essiccazione avanzata, presentano un colore di fondo crema molto chiaro con screziature rosso cupo. I semi, a motivo della posizione ravvicinata che assumono nel baccello, presentano una forma ellittica compressa ai poli; le piante tipiche della cultivar presentano semi con pesi medi di elevate dimensioni. I baccelli, tendenzialmente corti, presentano screziature rosse più o meno marcate sulla superficie; all'interno della popolazione si assiste tuttavia ad una spiccata variabilità tra i soggetti. La cultivar, selezionata nell'areale cuneese, presenta caratteristiche organolettiche ottimali che ne costituiscono il carattere di maggior pregio. Fagiolo di Saluggia: il prodotto tipico è il fagiolo, già coltivato dalla fine del XV secolo. A Saluggia la coltura del fagiolo ha sempre rivestito una notevole importanza economica. La varietà coltivata nella zona è denominata fagiolo di Saluggia. Si tratta di un coltivar nano, con ciclo medio breve (si semina di solito dopo l'orzo) che produce un fagiolo da consumo secco particolarmente pregiato. Il fagiolo bianco di bagnasco: Fagiolo rampicante destinato quasi esclusivamente alla produzione di granella secca. Prodotto in quantità limitata, può definirsi un “prodotto di nicchia” anche per le particolari caratteristiche organolettiche frutto delle caratteristiche pedoclimatiche della zona di produzione. Il baccello contiene 5-6 semi, più raramente 7 o addirittura 8 e diviene bianco – giallastro a maturità, la granella secca invece, è di colore bianco. Avversità e parassiti Gli attacchi parassitari sono la principale causa dei cali di produzione che caratterizzano il fagiolo, così come pure sono causa una perdita a livello qualitativo del prodotto. 119 GLI ORTAGGI Parassiti vegetali – Molte sono le malattie che colpiscono il fagiolo, tra queste citiamo come più importanti le seguenti: Antracnosi: è una malattia molto grave che può attaccare l’ipocotile delle giovani piante, le foglie e i baccelli; Mosaico comune; Ruggine; Muffa grigia; Batteriosi ad alone; Parassiti animali: Afidi; Ragnetto rosso; Tonchio. Proprietà nutrizionali Il fagiolo contiene potassio, acido folico magnesio, ferro, rame, fosforo, zinco e vitamina B6: hanno un buon apporto nutritivo, sono ricchi di vitamine, sali minerali e cellulosa e anche di proteine. Le proteine dei fagioli non sono identiche a quelle di origine animale, ma possono comunque rappresentare una valida alternativa alimentare. Le proteine vegetali non sono complete come quelle animali perché mancano di alcuni aminoacidi essenziali (il latte, da questo punto di vista, è l’alimento più completo), ma sono egualmente valide visto che la dieta occidentale non corre rischi di carenze proteiche e può essere integrata a piacimento. Questo legume, quindi, contiene aminoacidi che invece mancano nei cereali; le minestre o le pietanze che contengono fagioli e cereali si integrano perciò in modo ottimale. Viene poi utilizzato anche per la preparazione di moltissimi altri piatti, dai primi (minestroni, risotti), ai secondi (con le cotiche, con lo spezzatino) ai contorni (in umido, lessati). Più che essere consumati freschi, i fagioli sono utilizzati essiccati, in scatola o surgelati. Chi soffre di coliti può avere problemi a digerire i fagioli, a causa della presenza di alcuni zuccheri particolari (raffinosio, stachiosio). 120 GLI ORTAGGI Il fagiolo è un ottimo sostituto della carne,ed infatti è consigliabile non mangiare tutti e due le pietanze nello stesso pasto. Uso in cucina Il fagiolo in cucina viene usato come contorno in insalata, per la preparazione di minestre, in umido con la carne, ridotto in purea o usato per la preparazione di crocchette o vellutate. 121 Curiosità Il baccello del fagiolo, grazie alla presenza di fibre in esso contenute, risulta essere un ottimo alleato nelle diete: infatti riduce il senso di fame ed aiuta ad accelerare il transito intestinale; per questo motivo viene molto usato in erboristeria. Ricetta Hummus di fagioli Ingredienti: 400 g di fagioli lessati (anche in scatola) 1/2 cipolla rossa 1/2 spicchio d’aglio Succo di mezzo limone 3 cucchiai di olio di oliva Paprica; Prezzemolo; Sale; Pepe F IGURA 23 - H UMMUS DI FAGIOLI È un antipasto super veloce per una cena sfiziosa. GLI ORTAGGI Frullate l’aglio e la cipolla nel mixer insieme all’olio di oliva. Unite i fagioli fino ad ottenere una salsa omogenea. Unite il succo di limone, salate e pepate, frullando ancora un po’. Mettete la crema di fagioli in una ciotola, cospargete di paprica e prezzemolo e servite in tavola,accompagnando con crostini di pane o la pita. FAGIOLO - COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO (100 GR . DI PRODOTTO ) 122 Parte edibile 41 % Sodio 2 mg Acqua 62.3 g Potassio 650 mg Proteine 6.4 g Ferro 3 mg Lipidi 0.6 g Calcio 44 mg Glucidi disponibili 19.4 g Fosforo 180 mg Niacina Fibra alimentare 1 mg 10.6 g Vitamina C 10 mg Energia 104 kcal Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione GLI ORTAGGI F AVA – VICIA FABA – FAM LEGUMINOSE Storia La fava (Vicia faba), leguminosa annuale, è stata da sempre un alimento importante in buona parte del mondo; se ne ritrovano citazioni in Omero, attestazioni che la collocano presso gli Egizi e nelle fonti Romane. Le fave erano già note nel 3000 a.C. e sono state un elemento basilare nell'alimentazione dell'area mediterranea (e quindi molto prima della diffusione del fagiolo – proveniente dall’America – nel XVI secolo). Pare che presso i greci, le fave non avessero una buona nomea perché ad esse era legata la superstizione che dentro i semi si nascondessero le anime dei defunti: questo popolo usava le fave nei riti religiosi come cibo per i defunti. Nell’antica Grecia, inoltre, si riteneva che Cerere avesse donato alle città dell’Arcadia i semi di tutti i legumi tranne quelli delle fave, cui erano legate varie superstizioni.Anche nell’antica Roma le fave svolgevano una duplice funzione. Durante le feste dedicate alla dea Flora, protettrice della natura che germoglia i romani gettavano l’ ortaggio sulla folla in segno di buon augurio. Ma a festeggiamenti conclusi questo legume tornava ad essere ritenuto impuro: il sacerdote di Giove non poteva toccarle, mentre al Pontefice Massimo era addirittura vietato nominarle. Il suo largo uso diffuso soprattutto fra le popolazioni povere per i principi nutritivi in esse contenuti, è stato in parte sostituito dalla grande diffusione dei fagioli in seguito alla scoperta delle Americhe. 123 GLI ORTAGGI Caratteristiche morfologiche La fava è una pianta annuale o perenne che si sviluppa rapidamente con radici fittonanti, fusto eretto rampicante-ramificato. È di colore verdegrigio, con fusti che possono raggiungere un’altezza di 1,50 m circa. Le foglie sono ovali pari pennate. I fiori sono papilionacei, blu, violetti, rossi, gialli, bianchi, ascellari e racemosi. I frutti sono legumi compressi, oblunghi villosi. I semi contenuti nei baccelli della pianta, hanno una forma oblunga e leggermente schiacciata, di colore verde o violaceo, a seconda della varietà; hanno ottime proprietà nutrizionali come un elevato contenuto di proteine, carboidrati, vitamine (A, B, C, K, E, PP), sali minerali (importanti per la loro azione di drenaggio) e fibre presenti soprattutto nella loro buccia esterna. Tecniche colturali e clima La fava si adatta bene a gran parte dei terreni, anche se predilige quelli argillosi, pesanti e calcarei. La preparazione del terreno per la semina, infatti, ha bisogno di un’aratura profonda che favorisca lo sviluppo delle radici. Le tecniche colturali sono diverse a seconda che si desideri riprodurre il seme o ottenere l’erba. Si devono effettuare scerbature e sarchiature per produrre il seme. La fava prospera in zone climatiche montane e germina con temperature del terreno intorno ai 5°C. Il clima che preferisce è quello temperato. Varietà: la Aguadulce; Reina Bianca e Mora; la Migliorata delle Cascine; la Baggiana o fava comune, V.villosa Roth, vicia sativa alba e nigra 124 GLI ORTAGGI Avversità La fava può essere attaccata da diversi parassiti animali come gli afidi e il tonchio che si ciba delle foglie e dei germogli. Tra le malattie crittogame, la fava viene attaccata dalla ruggine, dalla ticchiolatura e dall’antracnosi che si manifesta soprattutto sui baccelli per poi estendersi fino ai semi. Proprietà e consigli – curiosità in cucina La fava contiene molte sostanze importanti per il nostro benessere come fibre, ferro, proteine e le vitamine del gruppo B. È utile per chi soffre di anemia, e, grazie alle fibre che contiene, è l’ideale per favorire il benessere dell’intestino e l’eliminazione delle tossine. Chi segue una dieta vegetariana o vegan, ma anche chi deve limitare o eliminare le proteine animali dalla tavola per evitare problemi di colesterolemia, arteriosclerosi e altre affezioni importanti, trova da sempre nelle leguminose, comprese quindi le fave, un validissimo sostituto. Le fave si consumano fresche, sia crude che cotte, oppure essiccate. Quelle fresche contengono il 5% di proteine, percentuale che sale al 21% in quelle secche. Le fave fresche non mancano negli orti domestici e sono molto diffuse in alcune regioni d'Italia (Toscana e Lazio in primis): si portano in tavola appena raccolte, accompagnate da pecorino o anche salumi. Fanno il loro ingresso nel picnic a primavera inoltrata e tradizionalmente vengono consumate per festeggiare il 1° maggio. È infatti con la bella stagione che i fiori, bianchi con una macchia viola o nera, lasciano il posto a baccelli, lunghi e schiacciati, che contengono i semi delle fave. Se consumati crudi devono essere freschissimi: sono buoni mangiati al naturale o conditi con olio e sale. Oppure frullati per fare un delizioso pesto per condire la pasta o da spalmare sul pane. Una purea di fave è 125 GLI ORTAGGI buonissima anche accompagnata dalle cicorie o dalle puntarelle. Se invece hai a disposizione le fave secche, dovrai lasciarle in ammollo fino a 18 ore e poi cuocerle. Ricetta 126 Falafel Ingredienti: 150gr di fave secche 200gr di ceci secchi 1 cipolla media 2 spicchi d'aglio 1 ciuffo di prezzemolo 1 pizzico di pepe di Cayenna 1 cucchiaino di coriandolo in polvere 1/2 cucchiaino di cumino in polvere 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio sale e pepe q.b. olio per friggere Mettere a bagno le fave in una ciotola con abbondante acqua per 2 giorni. Cambiare l'acqua 1 volta, 2 volte se in estate. Dopo 24 ore, mettere a bagno anche i ceci secchi in un'altra ciotola. Scolare piselli e fave ed eliminare la buccia esterna dalle fave. Sminuzzare aglio e cipolla, tritare il prezzemolo. Mescolarli con i legumi in un mixer da cucina, fino a creare una purea omogenea e molto fine. Unire le spezie (pepe di Cayenna, coriandolo, cumino) e il bicarbonato. Salare e pepare e lasciar riposare l'impasto per 30 minuti. Creare con l'impasto circa 25-30 palline, schiacciarle leggermente sul palmo della mano e, man mano che sono pronte, appoggiarle su un ripiano con della carta oleata. Lasciar riposare per altre 30 minuti. Riscaldare olio in abbondanza in una padella e friggere non oltre 6 falafel alla volta. Quando sono dorate, girarle e cuocerle dalla parte opposta. GLI ORTAGGI Scolarle e lasciarle raffreddare su della carta assorbente. Servire le falafel con della pita, un'insalata o della salsa tahini. 127 F IGURA 24 - F ALAFEL GLI ORTAGGI F INOCCHIO - F OENICULUM VULGARE DU LCE M ILL .FAM APIACEAE Fr.: Fenouil; Ingl.: Fennel; Spagn.: Hinojo; Ted.: Fenchel. Storia Il finocchio (Foeniculum vulgare L.) è una ombrellifera originaria del bacino del Mediterraneo. Gli inglesi e francesi lo considerano un tipico ortaggio italiano. Le forme selvatiche erano già conosciute all'epoca greco-romana ed in Italia si possono ancora trovare nei luoghi sassosi, aridi e soleggiati, specialmente lungo le coste. Le prime notizie sul finocchio, nella forma attualmente coltivata, furono riportate da alcuni scrittori italiani nel Cinquecento. Agostino Riccio sostiene che fosse coltivato nei nostri giardini alla fine del XVI secolo. Il finocchio ha una storia molto antica:pianta tipica del Mediterraneo, molto apprezzata dai Greci, forse immessa in tutta l’Europa continentale; da parte dei Romani. Proprio in Grecia comincia la storia del finocchio, precisamente nella pianura di Maratona, località famosa per la battaglia tra Ateniensi e Persiani; in questo luogo il finocchio, cresceva allo stato selvatico, e gli antichi lo chiamavano marathon. Plinio sosteneva che il finocchio avesse una grande proprietà per la cura degli occhi, questo in relazione al fatto che i serpenti, una volta cambiata la pelle, si andavano a fregare contro una pianta di finocchio per riacquistare la vista. Questa, però non è l’unica affinità che hanno il finocchio e i serpenti; sembra infatti che il finocchio, fosse un antidoto contro la puntura di questo animale. Si dice che i gladiatori mangiassero in abbondanza finocchio prima di scendere nell’arena. 128 GLI ORTAGGI Nel XVII secolo, i migliori finocchi erano prodotti a Napoli, a Roma e Algeri. Nelle manifestazioni religiose, il finocchio, simboleggiava l’idea della rinascita, o della rigenerazione spirituale Caratteri botanici e morfologici Il finocchio è una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere). Biennale o perenne, ha radice piuttosto robusta e fittonante e di grossa taglia, steli diritti, fistosi, nodosi, lisci e fusto eretto e spesso di color verde- bluastro, alto da 80-140 cm, foglie bi o tripennatosette e fiori dai petali gialli raggruppati in ombrelle ed ombrellette; le foglie sono alterne con guaine molto larghe, carnose sovrapposte in modo da formare il caratteristico grumolo; le foglie sono pinnato-composte. Se la pianta trascorre almeno un mese a temperature inferiori a 7°C passa dalla fase vegetativa alla fase riproduttiva formando lo scapo fiorale ramificato che porta fiori gialli riuniti in infiorescenze a ombrella assai fitta; l'impollinazione è di norma incrociata, ad opera di insetti. Fiorisce nei mesi estivi. Il frutto è oblungo o ellissoide ed ha un aroma caratteristico che lo rende idoneo a essere usato, oltre che per la propagazione della pianta, anche come spezia. Varietà - I finocchi coltivati possono essere ascritti alle varietà Finocchio nostrale e Finocchio grosso d'Italia. Il finocchio nostrale è diffuso nell'Italia centrosettentrionale, ed è noto con nomi vari: Dolce di Firenze, di Chioggia, di Lecce, di Bologna, Romano. Il finocchio grosso d'Italia è estesamente coltivato al Sud Italia sotto le denominazioni di finocchio di Sicilia, di Palermo, di Messina, di Napoli, di Reggio Calabria. In tutte le varietà elencate è comune il grosso sviluppo del grumolo estremamente compatto, di forma sferica. Tecnica colturale Nella coltura di pieno campo il finocchio si inserisce tra due colture in rotazione: generalmente segue il grano e precede una coltura da rinnovo a semina primaverile. 129 GLI ORTAGGI L'impianto si fa per semina diretta nella grande coltura, per trapianto nella piccola coltura e per le produzioni precoci. La semina in pieno campo si fa a file con solchetti 30-40 cm; col successivo diradamento sulla fila si lascia una pianta ogni 15-20 cm. Questo tipo di semina viene in genere effettuato in giugno-luglio per ottenere una produzione autunnale; l'epoca di semina non deve essere troppo anticipata perché altrimenti la pianta monta a seme. Nella semina diretta in campo occorrono 10-12 kg di seme ad ettaro. Nei casi in cui l'impianto venga effettuato mediante trapianto, la semina si fa in semenzaio e le piantine vengono poste a dimora a 45 giorni dalla semina quando abbiamo 5-6 foglie. Per avere il prodotto in inverno, nelle zone in cui questo è possibile, la semina in semenzaio si esegue in agosto e il trapianto in ottobre. Per avere la produzione in estate, la semina in semenzaio si fa invece in gennaio-febbraio e il trapianto si esegue in marzo-aprile. Si permette una scalarità degli impianti. La semina o il trapianto vanno effettuati su terreno ben preparato. La concimazione pre-semina o pre-impianto si fa utilizzando letame e concimi fosfatici e potassici. I concimi azotati sono somministrati, abbondanti, in copertura. Il finocchio vuole terreno fertile, ben maturo, profondamente interrato. Durante il ciclo, vengono effettuate sarchiature, adacquature e un'accurata rincalzatura, per favorire la formazione di grumoli bianchi e serrati. Nella grande coltura di effettuano anche trattamenti diserbanti e si devono rimpiazzare le piante morte; si deve innaffiare frequentemente. La sarchiatura serve per la lotta contro le erbe infestanti. 130 GLI ORTAGGI Avversità e parassiti Crittogame: Peronospora (Phytophtora syringae) (Plasmopara nivea); Cercosporiosi (Cercospora foeniculi); Sclerotinia (Sclerotinia spp.); Oidio (Erysiphe umbelliferarum). Batteriosi: (Erwinia carotovora subsp. carotovora). Grave è il seccame del finocchio. La crittogama “Pityum de baryanum” colpisce i semenziai e può devastare un’intera coltivazione. Insetti: Afidi (Dysaphis spp.); Nottue (Agrotis spp.) (Mamestra brassicae). Molto pericolose sono le lumache che si attaccano alle piantine appena nate così come le infestazioni da grillotalpe. Proprietà nutrizionali Il finocchio è un ortaggio privo di amido e lipidi, quindi a basso contenuto calorico;il grumolo contiene una buona percentuale di acqua, proteine, carboidrati. Sono inoltre presenti potassio, sodio, calcio e fosforo, vitamina A, B, C, D ed E e acido folico. Contiene oli essenziali che lo rendono molto diuretico e digestivo. Indicato per le donne che allattano, in quanto aiuta la produzione di latte, conferendogli anche un gradevole sapore dolce. Curiosità Il termine “finocchio”; usato per indicare, in modo dispregiativo, un uomo con tendenze omosessuali, sembra risalire al Medioevo, quando presunti colpevoli di omosessualità o di stregoneria venivano mandati al rogo, dalla Santa Inquisizione. La leggenda narra che alle fiamme del rogo, venisse aggiunto del finocchio selvatico, in quanto aveva il potere di coprire l'odore della carne bruciata e di purificare le anime 131 GLI ORTAGGI impure. Da questa leggenda deriva l'odierno detto: “oggi si brucia il finocchio”, usato per annunciare l’accensione del rogo. La parola finocchio (usata per indicare dei traditori) è stata usata anche dal sommo poeta Dante, che la cita in un suo documento del secolo XIV : “E quei, ch'io non credeva esser finocchi, [traditori] ma veri amici, e prossimi, già sono venuti contra me con lance, e stocchi” Uso in cucina Il finocchio è un ortaggio molto usato in cucina poiché, grazie al suo sapore dolce, si adatta perfettamente a qualsiasi tipo di piatto. Il finocchio, mangiato crudo, è ottimo aggiunto alle insalate, oppure da solo, tagliato finemente o a spicchi in pinzimonio. Il finocchio cotto, si può gustare semplicemente condito con olio e limone, gratinato in formo con besciamella e formaggio, oppure fatto saltare in padella. Il finocchietto selvatico si può aggiungere alle insalate o alle minestre e spesso viene usato per insaporire il pesce; in Sicilia viene usato per insaporire un piatto tipico: i bucatini con le sarde. I semi del finocchietto selvatico invece vengono utilizzati per aromatizzare formaggi, salumi, salse, pane, dolci e anche per conferire un aroma particolare al vino. Ricetta Finocchi arrosto con mozzarella di bufala e tapenade di olive nere Ingredienti: 4 finocchi 400gr di mozzarella di bufala una ventina di olive nere 132 GLI ORTAGGI sale q.b. olio extra vergine di oliva q.b. 1 cucchiaio di succo di limone Scaldate il forno a 130°C sulla funzione ventilata + vapore. Lavate i finocchi e ricavatene degli spicchi non troppo sottili. Distribuite le verdure su una teglia unta, cospargeteli con olio e sale e cuocetele in forno fino a quando saranno lievemente ammorbidite e colorite sui bordi, per circa 30 minuti. Preparate la tapenade frullando le olive nere con dell’olio e una spruzzata di succo di limone. Affettate la mozzarella e alternatela su un piatto ai finocchi arrosto e alla tapenade di olive nere. Create un paio di strati per ciascun ingrediente. Se dovesse avanzare un po’ di tapenade, usatela per condire una pasta aggiungendoci, magari, qualche pomodorino fatto appassire brevemente in padella con un po’ d’olio. F IGURA 25 - F INOCCHI ARROSTO CON MOZZARELLA DI BUFALA E TAPENADE DI OLIVE NERE 133 GLI ORTAGGI FINOCCHIO COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO (100 gr. di prodotto) Parte edibile 59 % Sodio 0 mg Acqua 93.2 g Potassio 0 mg Proteine 1.2 g Ferro 0.5 mg Lipidi 0g Calcio 45 mg Glucidi disponibili 1 g Fosforo 39 mg Fibra alimentare 2.2 g Niacina 0.5 mg Energia 9 kcal Vitamina C 12 mg Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione 134 GLI ORTAGGI I NSALATE Di origine ancora piuttosto incerta (sembra provenire dalla Siberia), il gruppo delle insalata, come citano Plinio e Columella, era già conosciuto e coltivato dai Romani, che, ritenendole piuttosto insipide, preferivano consumarle associandole a foglie aromatizzanti di ruchetta (Eruca sativa). Orazio parla della cicoria e anche Plinio, Virgilio e Columella. Fino al Rinascimento la coltivazione interessò pochissime varietà, che fecero poi registrare un notevole incremento a partire dal XVII secolo, in seguito all'avvento di una nuova tecnica che consentì la coltura forzata di questi vegetali. Con il termine “insalata” si designa genericamente un gruppo di ortaggi a foglia consumati prevalentemente crudi. Spesso invece, nella terminologia comune, il termine insalata ha assunto il significato di un vero e proprio piatto realizzato con più verdure fresche, condite o meno: l’accezione a cui si fa riferimento in questo breve trattato sull’insalata è la prima. La maggior parte delle insalate si può suddividere in tre famiglie botaniche: le cicorie, che comprendono la sottocategoria dei radicchi, le indivie e le lattughe. A queste principali famiglie botaniche si affiancano poi numerosissime altre tipologie di insalata a foglia cruda, come erbe di campo (crispigne, il tarassaco, la borragine), fiori ecc… Un proverbio “l'amaro tienilo caro perché vuol dire salute”. sulla cicoria dice che 135 GLI ORTAGGI Storia L’insalata ha origini piuttosto incerte: sembra essere originaria dell’Oriente, anche se è accreditata l'ipotesi che essa provenga dalla Siberia. Questa verdura fresca era già conosciuta dagli antichi egizi; i medici greci antichi credevano che l’insalata, ed in particolar modo la lattuga, potesse avere una leggera azione soporifera. I Romani conoscevano l’indivia classificata poi da Linneo come “chicorium endivia”. Nel XIV secolo si accorse che l’indivia era commestibile . Fino al Rinascimento la produzione di insalata interessò pochissime varietà, che fecero poi registrare un netto incremento a partire dal 1600, in seguito all'avvento di una nuova tecnica che consentì la coltura forzata di questi vegetali. Nel 1600 Olivier dE Serres (1539 – 1619) dava dettagli preziosi sulla coltivazione di questa insalata e il Mollet, un secolo dopo, faceva differenza fra un insalata riccia e una non riccia che è la scarola, la prima chiamandola anche “insalata fina d’Italia” nome ricordato dal XVIII secolo al XX secolo. Cristoforo Colombo, durante gli anni della scoperta dei Nuovi Mondi (1492-1495), pare abbia “esportato” la lattuga nelle Americhe, con un successo straordinario della coltura. Inoltre in Italia, per ogni varietà di insalata prodotta, corrisponde nelle diverse regioni un nome «locale». La storia dell'insalata si confonde con quella stessa dell'alimentazione perché non esiste area culturale nel mondo in cui questa tipologia di 136 GLI ORTAGGI verdura fresca cruda, più o meno insaporita, non si sia usata in qualche misura. Indivia o Endivia – Chicurium Endivia Fr.chicorée frisee, scarole, chicorée endive; ingl. Endive, ted. Winter endive; sp. escarole crespe. 137 morfologiche Caratteris tiche È pianta annua o biennale con capolini di molti fiori, foglie oblunghe, ora dentate o sinuate, ora profondamente divise e più o meno increspate. Ha radice a fittone, cilindrica o conica, lunga e ramificata, recisa spande un latice bianco dal sapore amaro; fusti eretti, ramosi per rami rigidi e divaricati, incavati angolosi ispidi per peli rivolti verso il basso. Le infiorescennze hanno involucro disposto su 2 file. Le infiorescenze si chiudono nel pomeriggio e con il brutto tempo. Le foglie sono quasi glabre e lisce nella cicoria indivia, nella cicoria o radicchio le foglie sono pelose e ruvidette. Notizie colturali Necessita di terreno fresco con grande riserva di humus vegetale. Usualmente si seminano in semenziaio per poi trapiantarle quando le piantine hanno 5-6 foglie. È molto sensibile al freddo. GLI ORTAGGI Proprietà e consigli In generale, l’insalata ha una parte edibile pari all’8090% dell’intero cespo di foglie, è ricca di acqua e di sali minerali come il potassio, l’insalata ha pochissimi carboidrati, nessun grasso e poche proteine. Anche l’apporto vitaminico dell’insalata non è apprezzabile. Una tipica caratteristica dell’insalata è la sua voluminosità, che si traduce in un maggior potere saziante all’atto del pasto: mangiare insalata prima del pasto è un’ottima abitudine e un buon rimedio per coloro che devono seguire a regimi dietetici ipocalorici Le insalate a foglia verde contengono all’incirca lo stesso quantitativo di agenti protettivi, come vitamine e sali minerali. È bene preferire sempre la parte verde dell’insalata rispetto a quella bianca, perché molto più ricca di caroteni, principali precursori della vitamina A. Come accennato, le fibre cellulosiche dell’insalata sono già di per sé ricche di molta acqua, e, per questo motivo, non si rigonfiano più di tanto nell’intestino, diversificandosi molto dalle proprietà di altre fibre, come ad esempio quelle derivanti dai cereali, che aumentano la massa fecale. Mangiare insalata fa bene per il contenuto di fibra, che può ridurre i livelli di colesterolo e prevenire la stipsi o stitichezza. Apporta benefici anche per la salute, grazie al contenuto di antiossidanti: nelle insalate verdi infatti vi sono una serie di potenti antiossidanti (vitamina C ed E, acido folico, licopene, e alfa-e beta-carotene), sostanze che contribuiscono a proteggere l'organismo da danni provocati da molecole dannose chiamati radicali liberi. Per anni, i ricercatori hanno rilevato un legame tra alimenti come frutta fresca e verdura fresca e minori rischi di molte malattie, in particolare il cancro. 138 GLI ORTAGGI Ricetta Indivia belga gratinata Ingredienti 3 indivie belga 10gr di pane grattugiato 10gr di formaggio grattugiato sale pepe olio di oliva q.b. Lavate l’indivia belga e tagliate ogni indivia in 4 a metà e ponetele in una teglia. In una ciotola mischiate il pane grattugiato, il formaggio il sale e il pepe. Cospargete il tutto sull’ indivia belga e versateci sopra un filo di olio di oliva e cuocete in forno a 220°per 20 minuti. F IGURA 26- INDIVIA BELGA GRATINATA 139 GLI ORTAGGI Lattuga - Lactuca sativa L. Fr.: Laitue cultivee; Ingl.: Lettuce; Sp.: Lechuga; Ted.: Lettich. La lattuga deve il suo nome al succo biancastro, il lattucario, che fuoriesce dalla frattura delle foglie, del fusto e delle radici dal latino lac, lactis (latte). Storia L'uso delle lattughe è molto antico in quanto cresceva a livello selvatico. È menzionata in scritti cinesi del settimo secolo avanti Cristo. Era già conosciuta dagli Egizi, mentre i medici greci credevano che, in particolar modo la lattuga, potesse avere una leggera azione soporifera. Teofrasto ne citò delle varietà selvatiche orticole. Come annoverano Plinio e Columella, l’insalata era già conosciuta dai Romani che, ritenendola insipida, se ne cibavano insieme a foglie aromatizzanti di ruchetta. ” (“eruca sativa”). I Romani conoscevano sia le lattughe a foglie crespe, sia le lattughe a foglie colorate. Consumavano l’insalata a fine pasto, per predisporsi ad un buon sonno. Gli scrittori francesi del Rinascimento e del Medioevo ne menzionavano solo 3-4 varietà. La produzione aumentò nel XVIII secolo. Fino al Rinascimento,infatti, la produzione interessò pochissime varietà, che subirono un incremento dal 1600, in seguito all’avvento di una nuova tecnica che consentì la coltura forzata di questi vegetali. Pare che Cristoforo Colombo, durante gli anni della scoperta dei Nuovi Mondi, abbia “esportato” la lattuga nelle Americhe con un successo straordinario. 140 GLI ORTAGGI Caratteristiche morfologiche La Lattuga è una Composita annuale che presenta un "cespo" costituito da foglie a spatola o tondeggianti inserite in un breve fusto e serrate in modo da costituire un "grumolo" o "cappuccio" più o meno compatto. È una pianta con radici fittonose, fusto semplice o ramoso. Ha le foglie inferiori e medie bislunghe o ovali, quelle superiori sono lanceolate. L’infiorescenza è una pannocchia corimbosa densa e bratteata. Il frutto è un achenio bruno olivastro, le foglie sono lisce, bollose, glabre e molli. Varietà : Le lattughe si possono dividere in: Lattughe cappucce dette anche "a palla" in commercio tutto l'anno; Lattughe romane con foglie più allargate non sovrapposte; Lattughe da taglio dette anche "Lattughino" con foglie sempre divaricate. La pianta è ricca di foglie tenere, che possono essere tagliate due o tre volte durante il ciclo vegetativo perché si riformano rapidamente. Notizie colturali Clima caldo umido: non sopporta i freddi intensi e i caldi secchi; il terreno deve essere sciolto e ben lavorato, poiché la lattuga ha un modesto apparato radicale che si espande soprattutto nello strato superficiale del terreno. La coltivazione sullo stesso terreno può essere ripetuta solo dopo tre anni 141 GLI ORTAGGI Il freddo procura ingenti danni. Si deve fertilizzare bene il terreno. Si seminano e il trapianto si fa quando le piantine hanno 5-6 foglie. In Italia viene molto coltivata nei vari periodi dell'anno e in differenti ambienti climatici; nei mesi invernali viene largamente esportata nei paesi del Nord Europa. Con l'indivia costituisce il gruppo di insalate, cioè ortaggi da foglie per consumo crudo. L'Italia è un paese ideale per la crescita delle lattughe: l'offerta di tutte le tipologie, da campo o da serra, è garantita tutto l'anno; fra le tipologie più importanti : la cappuccina, la gentilina o batavia, la romana e la lollo , la foglie di quercia, tutte comunque rilevanti per l’export. Avversità e parassiti Il colletto della pianta e l'apparato radicale sono soggetti agli attacchi di numerosi funghi tra i quali Pythium, Rhizoctonia, Thielaviopsis, Sclerotinia, ed alcuni batteri (Pseudomonas spp. e Pectobacterium carotovorum). Alcune malattie fogliari sono rappresentate da Alternaria porrii, Bremia lactucae (peronospora), Marssonina panattoniana (antracnosi), Botrytis cinerea (muffa grigia). Molto pericolose anche le virosi della lattuga, il mosaico della lattuga (LMV) e l'imbianchimento nervale. Tra i parassiti animali ci sono afidi, elateridi, nottue, grillotalpa, nematodi. 142 GLI ORTAGGI La ricerca può dare le giuste risposte e fornire varietà dotate di elevate resistenze genetiche. In Europa i più elevati quantitativi di produzione di insalata vengono esportati da Olanda, Spagna, Italia e Belgio, mentre la Germania risulta essere il Paese che importa di più, seguita in minima parte dalle importazioni di insalata da Francia ed Inghilterra. In generale, a livello europeo, le importazioni di insalata, le importazioni di insalata iceberg e le importazioni di lattuga sono complessivamente aumentate. Commercio L'Italia è un ottimo esportatore di insalata sul mercato ortofrutticolo europeo: con produzioni in serra di insalate verso i mercati della Germania e dell’Austria. Le esportazioni di insalata italiana interessano in particolare alcune regioni, più attive per l’esportazione, tra cui Puglia, Marche ed Abruzzo; per quanto invece riguarda le importazioni di verdura fresca e le importazioni di insalata, l’Italia, in media, importa circa 3.000 tonnellate all'anno, specialmente dalla Francia (dati 2008). In Italia i mercati ortofrutticoli all'ingrosso che assorbono la maggiore quantità di importazioni di insalata europea sono, in ordine decrescente, Milano, Torino, Roma e Bologna, con una quintuplicazione dei prezzi all’origine. Il consumo di insalata pro-capite mensile più elevato si verifica negli Stati Uniti, con circa 11 kg, seguiti da Francia (circa 7 kg), Italia (5 kg) e Olanda (3 kg). 143 GLI ORTAGGI Anche la Croazia è un ottimo importatore di insalata, proveniente per lo più dalla Danimarca. Nel 2010 la Spagna ha esportato 584.018 tonnellate di lattuga, di cui 381. 027 tonnellate di lattuga iceberg. Sul totale del volume esportato, Germania e Regno Unito sono stati i principali destinatari dell’esportazione di insalata spagnola: essi rappresentano da soli il 55% delle importazioni di insalata in Europa. In particolare, nel corso del 2008, i consumatori tedeschi hanno acquistato 236.686 tonnellate di lattuga, mentre il Regno Unito ne ha consumate 172.414 tonnellate. In Germania, la lattuga Iceberg rappresenta il 68% del consumo totale di verdura fresca in foglia, con 3 chili pro capite sul consumo totale di lattuga nel mercato ortofrutticolo europeo. Nel 2011 l'export ortofrutticolo di insalata verso l'Italia ha ricevuto grande impulso dai prezzi bassi dell’Olanda: l'Italia è così diventata la destinazione più naturale per l’esportazione di insalata olandese. Il volume di insalata esportata è aumentato dal 30 al 40% rispetto all’anno precedente (2010). Proprietà : L'insalata è anche una preziosa fonte di vitamine, in primo luogo le vitamine antiossidanti, A, C ed E, che proteggono le cellule dall'invecchiamento. Infine l'insalata è ricca di sali minerali, in particolare di potassio, sostanza particolarmente utile a contrastare appunto la ritenzione idrica; di rame, zinco e selenio ad azione anti - invecchiamento e utili contro infezioni e intossicazioni. Con il suo sapore leggero, dolce e acquoso ben si accompagna a verdure aromatiche (cipolla) o dolci (pomodoro e cetriolo). Le lattughe, dalla 144 GLI ORTAGGI cappuccio alla romana al lattughino, forniscono una discreta quantità di fibre alimentari (1,6 g ogni etto), ma soprattutto vitamine, in particolare A e C, e alcuni minerali come il potassio Ricetta Involtini di lattuga ripieni Ingredienti: Per gli involtini: 1 lattuga con foglie belle verdi 2 uova 4 fette di pane bauletto 3 fette biscottate 50gr di parmigiano grattugiato 2 wurstel tirolesi 1 spicchio d’aglio prezzemolo latte (qualche cucchiaio) sale Per la salsa: ½ cipolla 2/3 pomodori maturi olio sale Laviamo la lattuga, prendiamo le foglie più grandi, le scottiamo un secondo in acqua bollente salata, le scoliamo con una ramina stendendole su un canovaccio.Prepariamo il ripieno: sbattiamo le uova in una terrina, uniamo i wurstel tritati, il parmigiano, il prezzemolo e l aglio tritati, il pane e le fette biscottate passate al mixer, il sale, qualche cucchiaio di latte e amalgamiamo bene il tutto. Prendiamo le foglie di lattuga unendole due alla volta, mettiamo al centro un po’ di ripieno e chiudiamo avvolgendo le foglie tutte intorno e legandole 145 GLI ORTAGGI con del refe da cucina, continuando fino a esaurimento. Intanto prepariamo la salsa: mettiamo la cipolla tritata in una larga padella con dell’olio, rosoliamo e uniamo i pomodori passati al mixer, saliamo, lasciamo cuocere pochi secondi e adagiamo gli involtini, continuando la cottura per una ventina di minuti circa, voltandole da ambo le parti. Terminata la cottura, lasciamo intiepidire, togliamo il refe e impiattiamo aggiungendo il loro sughetto. 146 F IGURA 27- INVOLTINI DI LATTUGA RIPIENI INSALATA COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO (100 gr. di prodotto) Parte edibile 80/90 % Sodio 0/9 mg Acqua 93/95 g Potassio 0/240 mg Proteine 1.5 g Ferro 1/1.2 mg Lipidi 0.3 g Calcio 45/50 mg Glucidi disponibili 2.5 g Fosforo 24/30 mg Niacina Fibra alimentare 0.5 mg 1.5 g Vitamina C 6/60 mg Energia 15/18 kcal Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione GLI ORTAGGI M ELANZANA - S OLANUM MELONG ENA L. Fr.: Aubergine; Ingl.: Egg-plant; Spagn.: Beringjena; Ted.: Eierfrucht. Storia La storia delle melanzane, sebbene non continuativa e piuttosto travagliata nel corso dei secoli, detiene comunque origini antichissime che risalgono alla preistoria, fino a raggiungere un elevato consumo ai giorni nostri, periodo in cui la grande versatilità in cucina ha dato enorme spazio alla melanzana sul mercato ortofrutticolo moderno. Le origini della melanzana non sono ancora accertate, ma sembra che questo tipo di ortaggio si sia diffuso inizialmente nelle zone calde dell'Asia meridionale e più precisamente in India, oltre che in Cina, dove è probabile che questo prodotto ortofrutticolo fosse coltivato già in epoca preistorica. La melanzana non era conosciuta né dai Greci né dai Romani. non si fa menzione della melanzana per lungo tempo e non si conoscono nomi greci o Romani a cui si possa far riferire l’etimologia di questo prodotto ortofrutticolo. La melanzana è approdata nel Mediterraneo, importata dagli arabi nel 400', prima nel Nord Africa poi in Spagna e in Italia. All'inizio fu guardata con sospetto e usata solo come pianta ornamentale. Forse per il colore viola poco attraente ma anche perché tossica se mangiata cruda in grandi quantità, a lungo i medici e botanici la classificarono come mela insana. Mela folle, responsabile delle crisi epilettiche dei loro pazienti. Nacque così il nome di melanzana. Addirittura in Francia, venne classificata come pianta ornamentale e non commestibile. 147 GLI ORTAGGI Nel Medioevo la melanzana (Solanum melongena) si diffuse in alcuni paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia fu introdotta dai padri Carmelitani nel XIV secolo, epoca in cui venne citata in un Tacuinum Sanitatis di carattere medico-botanico. Più tardi, nel 1500, il naturalista Soderini la menzionò nel suo Trattato della cultura degli orti e giardini. E’ solo attorno al 1400 che la melanzana venne introdotta, dagli Arabi, nelle regioni occidentali e in Europa, anche se concentrata nelle zone che, per ragioni climatiche, erano più favorevoli alla crescita delle stesse. Venne introdotta, quindi dagli Arabi, prima in Spagna e poi in Italia, e più precisamente in Sicilia, dove a tutt'oggi avviene la coltivazione più intensa di melanzane sul suolo nazionale Italiano. Dal momento della sua introduzione in Europa, il nome di questo prodotto ortofrutticolo derivava dal termine arabo "badingian": in Italia fu usato con l'aggiunta di "melo" come prefisso, divenendo quindi "melo-badingian", più tardi "melangiana" e poi melanzana, nome che popolarmente veniva interpretato come mela non sana, poiché la melanzana è un ortaggio fresco non commestibile crudo. Curiosamente, in alcune zone italiane la parola araba "badingian" venne invece preceduta dal prefisso "Petro", e, per questo motivo, fino ai primi anni del 1800 in alcuni testi ove era menzionata la melanzana, questo ortaggio veniva identificato col nome di petronciano. Un'antica leggenda narrava che la melanzana portasse alla follia,come visto. Nell'antichità la Melanzana veniva conservata e consumata in salamoia, con un uso abbondante di spezie aromatiche e piccanti; più recentemente, durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), le foglie di melanzana venivano essiccate al sole ed usate dai contadini in sostituzione del tabacco, allora introvabile, per la confezione di sigarette e di sigari. 148 GLI ORTAGGI Caratteri botanici La melanzana, il cui nome scientifico è Solanum Melongena, è una bacca carnosa con polpa biancastra e spugnosa, spesso dal sapore amarognolo e piccantino; all’interno della polpa di questo ortaggio fresco vi sono più o meno numerosi semi schiacciati dal colore bianco, ambrato o giallo. La pianta della melanzana appartiene alla famiglia delle Solanaceae, della quale fanno parte anche altri prodotti ortofrutticoli quali le patate, i peperoni e i pomodori: questa specie di pianta infatti comprende al suo interno almeno 85 generi e 2200 specie di piante diverse. La melanzana è un prodotto ortofrutticolo che presenta una pianta a fusto eretto, rigido e ramificato, leggermente spinoso, che può raggiungere gli 80 cm di altezza. Le foglie della pianta di melanzane sono grandi, lobate e di colore verde brillante, colore dato dalla clorofilla, un elemento che aumenta di quantità man mano che la foglia si accresce, facendola diventare di conseguenza anche di un colore più scuro. Questa pianta erbacea annuale presenta foglie di forma variabile a seconda del punto di inserzione (da ovale ad acuta). Di frequente sono presenti delle spine anche sulle nervature della pagina inferiore delle foglie. I fiori prodotti dalla pianta della melanzana sono piccoli e spinosi, e possono essere di colore violetto oppure bianchi: i fiori della melanzana presentano corolle a forma di campane con 5 stami, dalle antere di colore giallo che sbocciano tra giugno e settembre. I fiori, piuttosto vistosi e di tinta violetta, nelle varietà tradizionali sono solitari, ermafroditi, a fecondazione sia autogama che incrociata (ad opera di insetti); a seguito del miglioramento genetico si sono ottenute varietà con infiorescenze poliflore. Il frutto o bacca della pianta della melanzana è piuttosto grosso e carnoso e può assumere, a seconda della varietà di melanzana coltivata, diversi tipi 149 GLI ORTAGGI di forme e colore. Le melanzane possono infatti essere di forma tonda, oblunga od ovoidale, ed essere di colore bruno violaceo , rosato o bianco. La superficie (buccia) della melanzana può essere liscia, lucida o a coste. L’ ortaggio o bacca (la melanzana) è collegato alla pianta da un lungo peduncolo, legnoso a volte, e ricoperto di spine, terminante con il calice che avvolge la parte superiore della melanzana. La polpa di questo prodotto ortofrutticolo è soda e di colore avorio, con un sapore amarognolo, che scompare dopo aver tagliato e salato a fette la melanzana, e presenta al suo interno dei semi piatti. La presenza più o meno numerosa di spine su peduncolo e calice (parte superiore e più o meno spinosa della melanzana), oltre che di semi all’interno della polpa, varia da varietà a varietà di melanzana. Ne esistono tante varietà con forme diverse, lunghe, tonde, ovali ma anche di tanti colori : viola profondo, lilla, bianca e rossa striata. Ce n'è anche una Dop, la melanzana di Rotonda, tonda e arancione. Notizie colturali e clima La melanzana è un ortaggio tipicamente mediterraneo, in quanto è un prodotto ortofrutticolo che per crescere ed avere pieno sviluppo ha bisogno di un clima mite. La stagione che ha una proficua produzione di melanzane è quella estiva: più precisamente, si può ritrovare questo prodotto ortofrutticolo fresco nei mesi che vanno da giugno a settembre; agosto è invece il mese ottimale per la raccolta ed il consumo di melanzane fresche. Coltura in pieno campo - per un terreno normalmente dotato. 150 GLI ORTAGGI L’apporto di sostanza organica è sempre utile sia per la coltivazione in pieno campo che in serra. Coltura in ambiente protetto - (le indicazioni riportate di seguito si considerano per un terreno normalmente dotato). Oltre alle considerazioni già esposte per la coltivazione in pieno campo, per la coltivazione in serra fredda, la pianta che viene coltivata in un ciclo lungo, va in riposo vegetativo nei mesi freddi, per poi rivegetare e riprendere la produzione quando le temperature si riportano su valori ottimali. In fuori suolo, su lana di roccia o substrato inerte, si utilizza una soluzione nutritiva del tipo Coic-Leisant. E’ necessario considerare un aumento in magnesio nella soluzione nutritiva apportata. L’irrigazione è uno degli strumenti essenziali per ottenere una produzione abbondante e di buona qualità. Le melanzane sono di non facile coltivazione, ed hanno bisogno di un terreno ricco di concime e ben drenato. Come già menzionato questo tipo di pianta non teme il calore del sole, essendo un prodotto ortofrutticolo tipicamente mediterraneo, che ha un grandissimo fabbisogno idrico, in particolare durante la crescita delle bacche: con il termine di bacche si designano i frutti di questa pianta, quindi le melanzane che noi comunemente consumiamo. Se il terreno non viene irrigato bene la pianta della melanzana produce frutti che non raggiungono la giusta grandezza e di conseguenza hanno sapore troppo amaro e piccante, oltre ad avere una polpa stopposa; una irrigazione regolare dunque fa sì che la produzione di melanzane sia buona sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo. La melanzana ha una pianta con radici fittonanti, ed ha quindi bisogno di un terreno piuttosto profondo: le piantine devono essere piantate ad una distanza di almeno 40-50 cm le une dalle altre. 151 GLI ORTAGGI Le melanzane vanno raccolte quando la buccia è ancora lucida o rischiano di avere sapore troppo amaro; è necessario aver cura di utilizzare un coltello oppure delle forbici durante la raccolta, poiché la melanzana è un ortaggio che deve essere raccolto con il picciolo, in modo che questo prodotto ortofrutticolo mantenga la sua freschezza più a lungo. Varietà : tra le melanzane prodotte in Italia possiamo citare la violetta lunga palermitana, viola scuro a frutto allungato; la Melanzana di Murcia con foglie e fusto spinosi, frutto violetto, rotondo; la tonda comune di Firenze, violetto pallido ibrido, con pochi semi, polpa tenera e compatta e la melanzana rossa DOP di Rotonda. Usi in cucina e consigli Al momento dell'acquisto della melanzana bisogna fare attenzione che il picciolo (o peduncolo) sia ancora attaccato all’ortaggio (in alcune varietà di melanzana il picciolo è di colore verde brillante, mentre in altre varietà è di colore bronzato-nero) e non abbia parti secche. La buccia della melanzana si presenta liscia e tesa: la mancanza di ammaccature, parti nere o ammuffite determina generalmente la freschezza dell’ortaggio. La polpa della melanzana al tatto deve presentarsi soda, non dura (poiché sarebbe non ancora matura), ma nemmeno troppo molle (perché sarebbe indice di avanzata maturazione, e al gusto si presenterebbe troppo stopposa e con sapore molto amaro). Le melanzane possono essere conservate in frigorifero per 4-5 giorni: per la conservazione in frigorifero è preferibile la melanzana integra e con picciolo; inoltre le melanzane possono essere congelate a fette, dopo essere state sbollentate in acqua bollente per qualche minuto. 152 GLI ORTAGGI La Melanzana è un prodotto ortofrutticolo che viene consumato solo previa cottura: se cruda, infatti, la melanzana contiene la solanina, una sostanza tossica, presente anche nelle patate e nei pomodori ancora verdi, che, se ingerita, può provocare mal di testa, nausea e vomito; la melanzana inoltre, se consumata cruda, ha un sapore decisamente sgradevole e amarognolo. Previa cottura, la melanzana è un ortaggio molto versatile: essa si presta a svariate lavorazioni in cucina, dall'antipasto, al primo, al secondo e contorno (come ad esempio la famosissima parmigiana di melanzane, le melanzane ripiene o le melanzane sott'olio e sott’aceto). La melanzana è un prodotto ortofrutticolo che può essere consumato sia con la buccia sia senza buccia, a seconda della preparazione scelta e della composizione del piatto. E' buona norma, prima di cucinare le melanzane, farle spurgare, in modo che perdano quel sapore amarognolo che spesso le caratterizza: per fare ciò è sufficiente mettere le melanzane sotto sale (preferibilmente sale grosso) per qualche ora; quando avranno perso l'acqua, le melanzane dovranno essere poi sciacquate ed asciugate, per essere pronte al consumo fresco previa cottura o a qualsiasi altra lavorazione culinaria. La melanzana, come molte verdure, è composta da tantissima acqua (93 %). E' quindi molto indicata nelle diete ma non con litri d'olio! Si può cuocere in molti modi: lessa, al vapore, grigliata, fritta, al forno… L'elenco dei piatti italiani, ma anche greci, spagnoli, magrebini, del MedioOriente, con la melanzana è infinito: dalle polpette alla parmigiana, come ingrediente e come portata principale. Proprietà La melanzana, essendo un prodotto ortofrutticolo con un valore nutritivo piuttosto basso, ha poche calorie e un basso contenuto di grassi, proteine, glucidi e pochi zuccheri; per questo motivo, la melanzana è spesso altamente indicata nelle diete dimagranti, favorendo l'abbassamento di colesterolo nel sangue. 153 GLI ORTAGGI La melanzana è perciò perfetta ed indicata per le diete ipocaloriche se, ad esempio, la si prepara grigliata o bollita; allo stesso tempo è un ortaggio ideale come ingrediente per piatti saporitissimi e ipercalorici. Con le sue poche calorie (solo 18 Kcal per 100g di prodotto), la melanzana è inoltre ricchissima di acqua (che favorisce l'attività dei reni), di potassio (ottimo supporto di sali minerali, soprattutto nella stagione estiva), di vitamina A, C e K, di fosforo, di calcio e tannino. Questi dati, uniti all'elevato potere saziante, ideale quindi per chi è in dieta, ci forniscono l'idea di come questo prodotto sia vivamente consigliato a tutti. Tra le qualità negative che riscontriamo nella melanzana abbiamo l'elevata capacità di assorbire i grassi, che se da un lato la rendono ideale per piatti saporiti, dall'altro la fanno associare a regimi alimentari con cibi ricchi di grasso, come nel caso delle melanzane alla parmigiana, dove viene prima fritta e poi aggiunta agli altri ingredienti. Diviene invece un alimento dietetico quando viene cotta al vapore o alla griglia: qui si delinea il punto di forza della melanzana consistente nel notevole contenuto di sali minerali, tra i quali spicca il potassio dall’azione diuretica e anticellulite. Tra le caratteristiche specifiche della melanzana le sue proprietà depurative e diuretiche sono tra i primi vantaggi per l’organismo umano; inoltre, la melanzana è ritenuta utile come blando lassativo. La buccia della melanzana contiene sostanze benefiche per fegato, pancreas e intestino, in quanto stimola la produzione e l'eliminazione della bile; inoltre, essendo un prodotto ortofrutticolo che non contiene glutine, la melanzana è un ortaggio ottimo per essere consumato anche da persone affette da celiachia. La polpa della melanzana viene utilizzata anche in cosmesi, nella preparazione di creme e maschere per il viso. Curiosità - commercio Tra i produttori mondiali di melanzane nel mondo, il maggiore produttore di melanzane presente sul mercato ortofrutticolo mondiale è la Cina, che produce annualmente oltre 16 milioni di tonnellate di questo prodotto ortofrutticolo fresco, circa 154 GLI ORTAGGI il 60% della coltivazione mondiale di questo ortaggio, seguita dall'India, con circa il 30% della produzione di melanzane a livello mondiale, e dalla Turchia, con una produzione annua che si aggira attorno al 5% della produzione mondiale di melanzane (dati 2009). In Europa invece i maggiori produttori di melanzane sono la Spagna, l’Olanda, l'Italia (con una produzione di melanzane annua di più di 3 milioni di quintali, concentrata soprattutto in Sicilia), e la Grecia. Ricetta Clafoutis salato Ingredienti 3 uova 100gr di farina 200ml di panna da cucina 100 ml di latte 30gr di parmigiano grattugiato 1 melanzana grande 2 zucchine sale pepe burro per la pirofila Tagliate la melanzana a fette spesse circa mezzo centimetro. Grigliatele su una piastra calda, a fiamma media, 4-5 minuti per lato. Tagliate le zucchine a fettine spesse poco meno di mezzo centimetro e grigliatele 4 5 minuti per lato, rigirandole a metà cottura. Fate raffreddare le verdure. In una ciotola lavorate le uova con la panna ed il latte. Aggiungete la farina setacciata. Aggiungete il parmigiano, il sale ed il pepe. Versate l’impasto del clafoutis salato in una pirofila due porzioni, imburrata. Aggiungete le 155 GLI ORTAGGI verdure grigliate. Cuocete in forno preriscaldato ventilato a 180° per circa 30 minuti. lasciate raffreddare il clafoutis salato prima di servirlo. 156 F IGURA 28 - CLAFOUTIS MELANZANA COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO (100 gr. di prodotto) Parte edibile 92 % Sodio 26 mg Acqua 92.7 g Potassio 184 mg Proteine 1.1 g Ferro 0.3 mg Lipidi 0.1 g Calcio 14 mg Glucidi disponibili 2.6 g Fosforo 33 mg Niacina 0.6 mg Vitamina C 11 mg Fibra alimentare 2.6 g Energia 15 kcal Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione GLI ORTAGGI MELANZANA – sintesi Famiglia Solanaceae Necessita di clima non eccessivamente freddo (la sua crescita si arresta con temperatura inferiore ai 12° C). Ambiente Operazioni colturali Caratteristiche Predilige di terreno soffice e fresco, di medio impasto o sabbioso. Si avvantaggia di buona fertilità e regime idrico elevato (la coltura risulta molto sensibile agli squilibri idrici - rincalzatura - pacciamatura - potatura verde - irrigazione regolare Sapore leggermente amaro; elevato contenuto in acqua 157 GLI ORTAGGI P ATATA - S OLANUM TUBEROSUM – F AM . S OLANACEE Fr. Pomme de terre, ingl. Potato, ted. Kartoffen, sp. patata. Storia Originaria del Centro America, già all'epoca delle civiltà azteca ed incaica la patata (Solanum tuberosum) veniva ampiamente coltivata in Messico, Perù, Bolivia ed Ecuador. Gli Incas, che la chiamavano "Papa", la coltivavano già nell’800-900 avanti Cristo. Rappresenta una costante essenziale nell’alimentazione di molti popoli. In Europa questo tubero, appartenente alla famiglia della Solanacee, fu introdotto soltanto nella seconda metà del 1500 (tra il 1565 e il 1570 probabilmente dal Perù) dai "conquistadores" spagnoli e per quasi un secolo fu considerato una rarità botanica. La maggior parte degli autori concorda nel ritenere che provenga dall’America del Sud. La patata si chiamava “papa” e, questo fatto, creò qualche imbarazzo quando Filippo II e di Spagna deciso di omaggiare il Pontefice con alcuni esemplari di questa coltivazione; poi,sul finire del ‘700, la patata approda nei campi ma dapprima era vista come una curiosità botanica. Non incontrò subito il favore della popolazione, anzi fu a lungo rifuggita I motivi di tale repulsione erano tanti, ad esempio per la sua forma bitorzoluta che ricordava le eruzioni della lebbra. Inoltre l'originario color vinaccia della buccia era mal interpretato. Ma suscitava arcani dubbi e remote perplessità anche il fatto che invece di nascere dai fiori o dai rami degli alberi crescesse nelle profondità della terra. L’innocuo tubero fu circondato da un alone diabolico, tanto che ci furono esorcismi, processi e condanne al rogo ai danni di sacchi di patate! Juan De Castellano nel 1536 la cita nella “Historia del nuevo reino de Granada” (pubblicata nel 1886), dove si narra che in Colombia, a Velez, un europeo incontrò la patata. 158 GLI ORTAGGI Nel 1550 Pedro Cieza de Leon ne fece accenni nella sua “Cronaca del Perù”. Si racconta che la pianta che produce i tuberi di patata, ancora oggi chiamati "Truffoles", [tartufoli] (dal patois "las Trifòlas"), sia stata coltivata per la prima volta in Europa a Saint-Alban d'Ay, in Ardèche. La patata fa un nuovo ingresso in Europa a metà del 1500, questa volta passando dall’Inghilterra, portata dall’avventuriero Raleigh. Dall’Inghilterra partirà poi la colonizzazione dell’America del Nord. In Francia è introdotta all’inizio del XVI secolo: nel sud, da Olivier de Serres, con il nome di "cartoufle" e, all’est, da Charles de l'Escluze. Nel XVI l’inglese Drake, incontrò la patata nell’isola di Moha al largo del Cile e Cavendish nel 1587 la rinvenne nell’isola di Santa Maria (Cile). In Italia, la patata si diffuse all'inizio del '600, subito in omaggio al Papa e poi in Toscana nel 1625 a opera dei carmelitani e successivamente in Veneto, Emilia-Romagna e Meridione. Nel 1587 giunse in Belgio: fu citata nella dieta di un legato pontificio e Philippe De Sivry ne fece giungere due tuberi a un botanico austriaco a Vienna; nello stesso periodo era coltivata in Germania e nel 1654 giunse in Ungheria. Se nella maggior parte dei paesi d’Europa si afferma abbastanza rapidamente con la guerra dei Trent’Anni che infuria dal 1618, la patata incontra un’accoglienza tiepida in Francia, dove per lungo tempo sarà riservata all’alimentazione degli animali. In Russia si preferì a lungo morire di fame piuttosto che cibarsi del "frutto del diavolo", mentre in Prussia per incoraggiare l'uso e la coltivazione, nell'anno 1651 fu emanato un editto in cui si condannava al taglio del naso e delle orecchie chiunque si fosse rifiutato di coltivare le patate. Fu a seguito della guerra dei 159 GLI ORTAGGI Trent’anni che fu introdotta come coltura agraria su larga scala a causa delle carestie; ottenne molti proseliti e apostoli ma anche oppositori e detrattori. Soltanto nel XVIII secolo, grazie alla tenacia e all’ingegno di AntoineAugustin Parmentier, farmacista dell’esercito, le qualità della patata otterranno finalmente riconoscimento, infatti costui durante la Guerra dei Sette anni, sopravvisse grazie al consumo di patate; ebbe il modo di apprezzare le virtù nutritive di questo tubero mentre era prigioniero in Prussia. Lo consiglia quindi per risolvere il problema delle carestie endemiche che imperversano nella Francia dell’epoca. E si spinge addirittura oltre, riesce a convincere il re a piantare interi campi di patate nelle terre attorno a Parigi, ottenendo da Sua Maestà che siano sorvegliati dai soldati. Ma soltanto durante il giorno. La notte, gli abitanti della zona, mossi da curiosità, rubano i preziosi tuberi, assicurandone in tal modo la pubblicità. Il coronamento dell’azione promozionale di Parmentier è la cena che costui offre al re e alla regina nel 1785 nella quale sono serviti soltanto piatti a base di patate. Da allora, la patata continua a diffondersi in Francia e in Europa, quindi in tutto il mondo. La sua importanza è ormai tale che in Irlanda, verso il 1850, un attacco di peronospora, e l’atteggiamento degli Inglesi, provocano un milione di morti e l’emigrazione in America di altrettante persone. Tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo, le popolazioni contadine valorizzarono questa coltura e l’Irlanda ne piantò a dismisura. Nel 1845-47 la “phytophora infestans” un virulento parassita distrusse tutte le colture e tutta l’Irlanda fu messa in ginocchio. L’indigenza e la fame raggiunsero le tragiche tinte dell’influenza e della morte. Nel XVIII in Italia il Conte e senatore veneziano Vincenzo Dondolo, esperto di agricoltura volle conoscere e sperimentare nei suoi possedimenti questo tubero, divenendone con i suoi scritti e le opere un fervido divulgatore. Molti studi 160 GLI ORTAGGI sono stati effettuati e le diverse specie hanno subito un’evoluzione biologica per adattarsi ai diversi ambienti, esigenze termiche, fotoperiodiche e idrometriche differenti. Sin dal suo esordio in Europa la patata sorprende per la varietà di forme e colori. Le varietà rosse sono le prime che, dalla Spagna, entrano in Europa, mentre le gialle arrivano dall’Inghilterra. I botanici studiano alacremente per migliorare il tubero e il numero di varietà cresce rapidamente. Parmentier nel 1777, come visto, ne cita una quarantina e nel 1846 un primo catalogo ne annovera ben 177. La prima classificazione è opera di Henry de Vilmorin e risale alla seconda metà del XIX secolo. Stabilirà tre categorie, in base alla forma: le Patraques, sferiche, le Parmentières, ovoidali, e le Vitelottes, cilindriche! L’ appassionato e solerte studioso provvederà ad integrare la classificazione con i criteri sui germogli e sui fiori e il suo celebre catalogo del 1881 elencherà 630 varietà, la maggior parte delle quali nuove, a dimostrazione della rapidità con cui avviene il rinnovamento. Le patate saranno consumate per molto tempo soltanto bollite o arrosto. Nel 1865 il "Grande Dizionario di Cucina" di Alexandre Dumas elenca 15 ricette di patate. Sin dal 1800 quindi si può dire che la patata sia vittoriosa e diventi una vera regina onnipresente su tutte le tavole, da quelle più popolari alle più borghesi, e nei ristoranti più celebri e rinomati, affermandosi ormai per sempre e rinnovando incessantemente le possibilità di preparazione e presentazione. Sempre nel XIX secolo, da ortaggio coltivato in proprio, la patata diventa oggetto di una coltivazione più estesa. La sua produzione passa da 1,5 milioni di tonnellate nel 1803 a 11,8 milioni nel 1865. Aumenterà progressivamente fino ad attestarsi su oltre 16 milioni di tonnellate alla fine degli anni ‘30. La produzione raggiungerà l’apice dopo la seconda guerra mondiale, nel 1960, con circa 14 milioni di tonnellate raccolte su 840.000 ettari, prima di declinare gradatamente a 7 milioni di tonnellate su 320.000 ettari nel 1970. Pittura e letteratura 161 GLI ORTAGGI “I mangiatori di patate” (Figura 29) viene spesso citato come summa della prima fase artistica di Van Gogh, quella che precede il suo viaggio a Parigi e il determinante incontro con la pittura impressionista. 162 F IGURA 29 - V INCENT V AN G OGH , "I MANGIATORI DI PATATE " In questo quadro al quale Van Gogh lavorò a lungo e del quale esistono alcune versioni preparatorie, viene rappresentato un interno, secondo la tradizione olandese secentesca, precisamente una stanza dove alcuni contadini stanno cenando. La volontà del pittore è quella di trasmettere una forte partecipazione con il mondo umile di queste persone che dopo una giornata dedicata a lavorare la terra si riuniscono intorno alla tavola per cibarsi del frutto del loro stesso duro lavoro. Al centro della tavola, attorno alla quale ci sono cinque personaggi, due donne, due uomini ed una bambina di spalle, si trova un unico piatto di patate dal quale tutti attingono. Questa centralità del cibo accentua il senso di unione e condivisione tra i contadini che si scambiano sguardi e cortesie. GLI ORTAGGI 163 F IGURA 30 - J EAN -F RANÇOIS M ILLET , "I COLTIVATORI DI PATATE "1861-1862 Jean-François Millet (1814- 1875) giunge ad elevare la vita del popolo a una dignità fino ad allora non cosi diffusa e nota; la Rivoluzione aveva permesso a Millet, Courbet e ad altri, di celebrare questo tempo nuovo con immagini inedite desunte dalla vita rurale. Lo studio dei classici traspare però in questa nuova forma d'arte la tradizione accademica viene sì abbandonata per quanto riguarda i riferimenti alla letteratura classica, a episodi biblici o storici) ma recuperata in alcuni schemi compositivi . Egli ha ben presente la lezione di Poussin e si riferisce, con una predilezione particolare, al genio di Michelangelo. Attraverso la varietà di soggetti che Millet dipinge, giunge a realizzare una vera e propria "epopea dei campi e degli umili". L'artista racconta con dedizione sincera la vita dei contadini, conferendo pieno valore alla nobile fatica del loro quotidiano lavoro. Tutto ha un tempo stabilito e controllato, quasi liturgico. I protagonisti gli zappatori, i piantatori di patate, i contadini che lavorano nei vigneti, la pastorella che, all'ombra di un albero, fa la maglia mentre il cane vigila sul gregge. O ancora le scene corali della fienagione e della mietitura. GLI ORTAGGI Questa svolta è ben spiegata dallo stesso Millet in una lettera scritta nel febbraio del 1851: " a costo di passare ancor più per socialista, è il lato umano, schiettamente umano, quello che in arte mi tocca di più; e, se potrò fare ciò che voglio, o almeno provarci, non farò nulla che non sia il risultato di impressioni ricevute dall'aspetto della natura, sia essa paesaggio o figure. E non è mai il lato gioioso quello che mi appare; non so dove sia e non l'ho mai visto. Ciò che di più allegro conosco è questa calma, questo silenzio di cui si gioisce così intimamente all'interno del bosco o sui campi arati. Mi direte che questo discorso è molto da sognatore, di un sogno triste, anche se certo dolcissimo [...] ma è lì, secondo me, che si trova la vera umanità, la grande poesia". Pablo Neruda (Nuevas Odas Elementales, 1955) ODE ALLA PATATA. PAPA, ti chiami papa e non patata, non nascesti castigliana: sei scura come la nostra pelle, siamo americani, papa, siamo indios. Profonda e soave sei, 164 GLI ORTAGGI polpa pura, purissima rosa bianca sepolta, fiorisci là dentro nella terra, nella tua piovosa terra originaria… Papa Materia dolce, mandorla della terra… Onorata sei come una mano che lavora nella terra, familiare sei come una gallina, 165 compatta come un formaggio che la terra produce nelle sue mammelle nutrici, nemica della fame, vittoriosa… in tutte le nazioni si piantò la sua bandiera Universale delizia, non aspettavi il mio canto, perché sei sorda e cieca e sepolta. A malapena parli nell’inferno dell’olio o canti nelle fritture dei porti, vicino alle chitarre, silenziosa, farina della notte sotterranea, tesoro infinito dei popoli. Caratteristiche morfologiche Pianta a ciclo annuale, erbacea, provvista di radici fascicolate superficiali, avventizie. Gli stoloni si originano dalla porzione ipogea dello stelo, gli stoloni i quali, ingrossando all'apice, danno luogo ad un tubero. Nel tubero si distingue un ombelico che è il punto di attacco dello stolone e una testa, che raccoglie la maggior parte delle gemme. Non tutte le gemme di un tubero, quando viene interrato intero, sviluppano un fusto. Le più vigorose sono quelle sulla testa. GLI ORTAGGI La parte aerea della pianta è costituita da due o più fusti, angolosi, di varia lunghezza e colore, con portamento eretto o più o meno decombente. Le foglie sono composte da 5, 7, 9 foglioline di varia dimensione e colore. L'infiorescenza è a corimbo. Il fiore è ermafrodita, campanulato. Il calice è dato da 5 elementi; Alcune piante non fioriscono; altre emettono i bocci fiorali, che però cadono prima della fioritura; altre fioriscono e portano a maturazione i frutti che sono bacche carnose tondeggianti, verde-bruno, verdeviolaceo o giallastre, contenenti da 150 a 300 semi reniformi e appiattiti. La parte epigea è erbacea ed è rappresentata da uno o più fusti. La solanina (un alcaloide tossico) è contenuta nella pianta: le parti verdi e anche i tuberi, quando esposti alla luce, contengono solanina, un alcaloide velenoso. Notizie colturali La maggior parte delle estensioni è destinata a coltura diretta e una superficie più ristretta è riservata a coltura da seme. Necessita un terreno leggero, areato, non freddo, di medio impasto, ricco di sostanze organiche. Il terreno subacido da 5.8 a 6.5 sarebbe di preferenza, ma può anche essere più acido o alcanino. Concimazioni: necessita di azoto per lo sviluppo fogliare, senza eccedere perchè va a discapito dello sviluppo del tubero, fosforo e potassio per lo sviluppo del tubero e la concentrazione di amidi. Si sviluppa bene nel cumulo del compost maturo. 166 GLI ORTAGGI Coltivazione: la formazione dei tuberi inizia poco prima della comparsa dei fiori e si manifesta con un ingrossamento degli stoloni o delle loro ramificazioni. Da questo momento in avanti si deve provvedere alla rincalzatura. Si esegue a mano con zappetta o con un piccolo sarchiatore, o con la motozappa a cui è montato un assolcatore. E’ bene coprire ulteriormente con terra le patate tutt'attorno alla pianta in modo da evitare che i tuberi in neoformazione emergano dal terreno e, sotto l'azione dei raggi solari, inizino a sintetizzare la solanina (indice della sua presenza le aree verdi del tubero). Raccolta e conservazione: la raccolta può iniziare dalla comparsa dei fiori fino alla morte della pianta, che avviene in luglio. Le patate novelle sono raccolte appena dopo la comparsa dei fiori e vanno consumate subito perchè non si conservano. La temperatura di conservazione è di 5-6°C in ambiente buio. Dati : secondo le stime del Dipartimento di ricerca della Commissione europea in ambito di prodotti agricoli, il raccolto per quanto riguarda le patate, a livello europeo nel 2014 dovrebbe essere superiore del 4% rispetto 2013: si tratterebbe del secondo dato più alto registrato dopo il 2011; focalizzando l’ attenzione sull'Italia, i dati forniti dall’ Istat mostrano un calo del 2,2% delle superfici investite e la discesa più significativa si verifica al Nord ovest. Avversità Nel 1786 il Parmentier parlò di “degenerazione della patata” quando si utilizza a lungo come semente il prodotto della coltura precedente; si intende diminuzione della produzione e del diametro del tubero. Virosi: accartocciamento fogliare. 167 GLI ORTAGGI Crittogame: Peronospora della patata (Phytophthora infestans): colpisce tutta la pianta, è facilmente controllabile con adeguati trattamenti (es. prodotti rameici). , alternariosi, mal bianco del pedale, rogna nera, scabbia. Parassiti animali: Doriphora :(Leptinotarsa decemlineata), sono dannose le larve fitofaghe , mentre gli adulti rimangono sulla parte aerea per continuar e la deposizio ne di uova. Eliminarle manualme nte o con prodotti repellenti naturali o pesticidi chimici; maggiolino; agrotidi; elateridi. Il miglioramento genetico della patata si avvale di tecniche sempre più raffinate e la ricerca affronta anche il nemico numero uno della patata (la peronospera) , sia per i danni che provoca agli agricoltori, sia all’ ambiente in termini di inquinamento del suolo e delle acque superficiali; le ricerche sono basate su tecniche di miglioramento tradizionale e, in alcuni casi, si impiegano anche strumenti tipici dell'ingegneria genetica. Inoltre si cerca anche di migliorare le tecniche colturali con l'obiettivo di ridurre l'impiego dei principali fattori produttivi:energia, manodopera e fertilizzanti. 168 GLI ORTAGGI Curiosità: Nella pubblicazione “Il Comandante di stazione” (1886), rivolta ai sottufficiali dei Carabinieri Reali, si legge questo consiglio: “L’acqua delle patate bollite adoperata per pulire le spalline, i fregi del cappello e del berretto, i puntali ed in genere tutti gli oggetti d'argento, è di un'efficacia sperimentata per togliere dagli ornati le materie nerastre che vi si formano, e ridonare al metallo il suo primitivo splendore". La fotografia a colori è nata anche grazie alle patate. I fratelli Lumiére usarono la fecola di patate per mettere a punto, nel 1904, le lastre Autochrome, antenate delle pellicole fotografiche moderne. Le chips sono state create nel 1853 da George Crum, cuoco in un rinomato hotel di Saratoga Spring, nello stato di New York. Tra i suoi clienti c’era l’incontentabile magnate della ferrovia Cornelius Vanderbilt, che si lamentava delle patate fritte troppo spesse e pesanti. Snervato dai suoi reclami, lo chef volle dargli una lezione: affettò le patate in sfoglie sottilissime e le cucinò delicatamente in olio fino a che diventarono leggere e croccanti. Fu un vero successo: chapeau allo chef! Proprietà e contenuti: Amido: è caratterizzata da una notevole quantità di amido ma, a parità di calorie, dà una maggiore sazietà rispetto a pane e pasta. Le patate, dal punto di vista nutrizionale, sono apportatrici di energia essendo carboidrati, ma detengono un apporto calorico minore rispetto a quello del pollo o del pesce. Sali minerali: è ricca di fosforo e potassio ed è molto digeribile. Inoltre favorisce le funzioni intestinali. 169 GLI ORTAGGI Vitamina C: ha una quantità di vitamina C simile a quella contenuta nei pomodori, inoltre contiene pochissimo sodio. Utilizzo in cucina: prevalentemente sono destinate all'uso alimentare ed essendo molto versatili si prestano a migliaia di preparazioni diverse. Il loro utilizzo più diffuso è comunque alla stregua di contorno. Vengono soprattutto servite calde, nel caso dell'insalata di patate e delle patatine fritte, le patate possono essere servite anche fredde. I modi più comuni di utilizzarle sono: p urè, cotte intere al forno, bollite o cotte al vapore, tagliate in cilindri, a julienne o in dischi e poi fritte; a cubetti e cotte al forno; cotte in casseruola e condite con salse dense. Inoltre possono essere usate per fare röst, focacce e gnocchi. Tag liate in pezzi, le patate sono un ingrediente comunemente usato nello spezzatino. Trucchi e consigli della Nonna Smacchiatore e detergente naturale Per pulire l'argento basta immergerlo nell'acqua di cottura delle patate. Per le macchie di spinaci: strofinarla cruda sulla stoffa. Per le macchie di grasso: cospargere un po’ di fecola di patate e lasciare agire per qualche minuto. Toglie il lucido del ferro da stiro: strofinando un pezzetto di patata l'alone lucido che talvolta si crea stirando, se ne va. 170 GLI ORTAGGI Per pulire l'interno delle bottiglie. Basta riempire la bottiglia di pezzetti di patata cruda con un cucchiaio di sale grosso e un po’ d'acqua e agitare bene. Per le scottature e punture di zanzare. una fetta cruda di patata applicata per 15-20 minuti su una scottatura o sul ponfo di una puntura di zanzara, lenisce il dolore e il prurito. Basta nausea in gravidanza: contro le nausee della gravidanza, basta masticarne un pezzetto. Contro il diabete: mangiare la buccia delle patate è un coadiuvante naturale contro il diabete. Contro la tosse: il decotto di foglie fresche (20 gr.) in un litro d'acqua, con aggiunta di miele è efficace nelle tossi secche e stizzose. Ricetta Fagottini di patate al curry Ingredienti: Per il ripieno: 1 zucchina 2 carote 2 patate medie ¼ di porro 1 pizzico di sale grosso integrale 4 semi di coriandolo ½ cucchiaino di curry ½ cucchiaino di cumino 2 cucchiai d'olio extravergine d'oliva Per la sfoglia: 200gr di farina 00 o integrale ½ bicchiere d'olio extravergine d'oliva 171 GLI ORTAGGI 1 pizzico di sale fino integrale acqua fredda Unite in una ciotola la farina e l'olio, insieme a un pizzico di sale. Mescolate e aggiungete dell'acqua fredda a poco a poco. Iniziate a lavorare gli ingredienti con le mani fino ad ottenere un impasto molto elastico. Formate la classica palla e lasciate riposare l'impasto per almeno 15 minuti, dopo averlo unto con poco olio. Stendete una sfoglia di forma rettangolare e piuttosto sottile con il mattarello. Formate 4 quadrati con lato di circa 14-15 centimetri. Sbucciate e lavate le carote e le patate. Lavate la zucchina e affettate tutti gli ortaggi per ottenere dei cubetti di piccole dimensioni. Tagliate il porro a listarelle sottili. In un tegame versate due cucchiai d'olio e rosolate gli ortaggi per un paio di minuti. Quindi unite le spezie, ricordando di premere tra le dita i semi di coriandolo. Versate nel tegame anche un bicchiere d'acqua calda e cuocete con il coperchio per circa 15 minuti, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno, fino a quando le verdure non si saranno ammorbidite. Disponete al centro di ognuno 3 cucchiai del ripieno di verdure che avrete preparato. Ripiegate gli angoli verso l'interno, in direzione del centro del quadrato, uno alla volta, e sigillate i bordi con le dita. Cuocete i fagottini di patate al curry in forno a 180° per 20-25 minuti, fino a doratura. Serviteli ancora caldi. F IGURA 31 – FAGOTTINI DI PATATE AL CURRY 172