Graziano Vittone Luca Nari AGGIORNAMENTO TECNICO N° 34

2016
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Graziano Vittone
Luca Nari
Venerdì 21 ottobre 2016
AGGIORNAMENTO TECNICO N° 34
TRATTAMENTI e PRATICHE AGRONOMICHE DI FINE STAGIONE
Nel presente aggiornamento si riportano i principali interventi da realizzare in
autunno prima del riposo vegetativo su:
1. Drupacee
2. Pomacee
3. Actinidia
Si illustrano inoltre i consigli relativi a:
4. Concimazione autunnale
5. Controllo delle infestanti
6. Pulizia dell’impianto irriguo
7. Messa a riposo dell’atomizzatore
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INTERVENTI DI FINE STAGIONE
1. POMACEE
MELO
Cancri rameali (Nectria galligena)
Negli impianti colpiti è necessario seguire con attenzione la profilassi autunnale al fine di limitare
l’inoculo per la stagione successiva. La difesa contro la patologia è di 2 tipi:
1. Di tipo meccanico: in presenza di branche colpite risanare la pianta cercando di eliminare, con
spazzole di metallo, i cancri presenti e in seguito coprire le ferite con sali di rame liquido oppure
mastici idonei.
2. Di tipo chimico:
 Terminate le operazioni di raccolta, quando la vegetazione è ancora attiva, intervenire
con il tiofanate metile (Enovit ecc: 100 ml/hl, max 1.4 l/ha). Si ricorda che il p.a. in
questione può essere impiegato per un massimo di 2 trattamenti all’anno dopo la
raccolta e non oltre la prefioritura previa autorizzazione del tecnico.
 Nei casi più gravi intervenire, alla caduta foglie, con prodotti rameici in occasione di
periodi piovosi e umidi: rame metallo alla dose di 80 g/hl (Es. 400 g di Poltiglia
Bordolese 20 % ecc). Successivamente alla completa caduta foglie elevare la dose
di rame a 200 - 300 g/hl (Es. 1000 - 1500 g di Poltiglia Bordolese 20 % ecc). N.B. Si
raccomanda un’adeguata bagnatura con volumi non inferiori ai 1200 l/ha
Scopazzi del melo (Apple Proliferation Phytoplasma)
In questo periodo, come in quello corrispondente alla ripresa
vegetativa, si rendono ben visibili i sintomi delle piante affette da
questo patogeno. Poiché come è noto non esistono mezzi di
cura, bensì si può ottenere un contenimento della diffusione della
malattia esclusivamente attraverso l’eliminazione tempestiva dei
soggetti infetti, si raccomanda di effettuare attenti controlli
attraverso l’osservazione degli eventuali sintomi: arrossamenti
fogliari, internodi ravvicinati, stipole ingrandite, clorosi,
scopette, in alcuni casi ritorni a fiore tardivi.
Deperimento del melo
Questo fenomeno, che si osserva in modo particolare sulla piante in allevamento, è determinato da
una serie di fattori quali:
 Terreni sciolti ricchi di scheletro
 Suoli poveri di nutrienti in particolare di sostanza organica
 Successioni melo dopo melo (reimpianti)
 Condizioni climatiche avverse (freddo invernale preceduto da autunno piovoso)
Azioni preventive:
1. Gestione attenta ed oculata degli impianti in fase di allevamento; le giovani piante (sino ai 3 anni),
come già detto, risultano le più interessate da questo fenomeno, risulta quindi doveroso focalizzare
l’attenzione su alcuni punti:
 Favorire al meglio lo sviluppo radicale delle giovani piante evitando carichi produttivi troppo
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elevati nei primi 2 anni
 Corretta gestione della potatura nelle fasi di allevamento con l’eliminazione di branche troppo
vigorose e mantenimento di un numero di rami adeguati alla vigoria della pianta
 Mantenimento di un buon livello nutrizionale ed idrico
 In autunno al fine di favorire la caduta delle foglie ovvero un anticipo del riposo vegetativo di
consiglia di effettuare un ciclo di 3 trattamenti con rame metallo alle seguenti dosi: 160 – 200 – 300
g/hl.
2. Negli areali particolarmente freddi e in tutti quei casi in cui vi sono presenti i fattori predisponenti
sopra elencati procedere in autunno con l'imbiancatura del tronco: pratica utile ma non
risolutiva. La miscela da preparare deve essere in linea di massima costituita da:
 Vernice bianca trasparente per esterni (Es.10 lt)
 Vinavil o colla vinilica (1 kg)
 Rame incolore (500 – 800 g)
 Acqua (25 – 30 % della soluzione)
MELO - PERO
Apporto azoto via fogliare (melo - pero)
Terminate le operazioni di raccolta si consiglia, negli impianti in cui la vigoria non sia elevata, di
eseguire un intervento fogliare con urea al 3%; l’apporto dell’azoto in questo periodo permette alle
foglie di traslocare questo elemento nei tessuti di riserva. Inoltre questa pratica in tutti i meleti nei quali
vi sono stati attacchi di ticchiolatura favorisce una rapida disgregazione delle foglie e favorisce
l’estinzione dell’inoculo presente.
ATTENZIONE: in presenza di gravi infezioni di Nectria galligena tale trattamento è sconsigliato.
Marciume del colletto (melo - pero)
Negli impianti colpiti, in particolare con portainnesti sensibili (MM106) intervenire prima della caduta
delle foglie, quando vi è ancora attività linfatica, con Fosetyl alluminio (Aliette ecc).
Protezione dalle lepri
Negli areali in cui vi è una presenza di questo roditore si ricorda la necessità di proteggere gli
impianti in allevamento dalle loro attività di erosione della corteccia. Si consiglia di adottare reti
metalliche o di plastica con le quali proteggere il tronco delle piante, o di provvedere ad applicazioni
localizzate con prodotti repellenti (vernici trattate ecc).
Lotta alle arvicole
Come già indicato in precedenti avvisi dal 2016 sono stati
ritirati dal mercato tutti i prodotti a base di bromadiolone
per uso agricolo e pertanto le esche avvelenate non
possono più essere utilizzate in pieno campo. Pertanto, le
misure preventive elencate di seguito rappresentano gli unici
accorgimenti da mettere in campo al fine di contenere la
presenza delle arvicole:
 Mantenere in autunno il sotto filare pulito dalle infestanti
 Dopo la raccolta eliminare completamente le mele
cascolate dal frutteto.
 Provvedere
a
lavorazioni
leggere
dell’interfila
(scalzature) al fine di distruggere le gallerie e le tane presenti.
 Durante la distribuzione di letame, habitat ottimale per le
arvicole, procedere al mescolamento di questo con il terreno.
 Distribuire concime a base di calciocianamide la quale agisce come repellente. Presentando
questo prodotto caratteristiche di tossicità, prestare attenzione alle modalità di distribuzione.
Essendo un fertilizzante si dovranno conteggiare le unità di azoto (Titolo 20/0/0).
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PERO
Necrosi batterica delle gemme e dei fiori del pero
Contro questa avversità si consiglia di intervenire ad inizio caduta foglie con un ciclo di 2 – 3
trattamenti con prodotti rameici (Dose di rame metallo compresa tra 150 – 200 g/hl). Oppure, nel
caso si debba intervenire per il controllo del marciume del colletto è possibile effettuare un trattamento
prima della caduta delle foglie quando vi è ancora attività linfatica con Fosetyl alluminio avente
un’attività collaterale nei confronti dell’avversità in questione.
Antonomo del pero
Il ciclo biologico dell’antonomo del pero differisce da quello del melo in quanto gli adulti depongono le
uova già in autunno (fine settembre inizio ottobre) all’interno delle gemme. In primavera, le giovani
larve causeranno il danno sviluppandosi all’interno delle gemme stesse. Proprio in questa fase,
laddove si sia manifestato il problema, è necessario colpire le forme adulte con uno specifico
trattamento abbattente. Come indicato in una precedente comunicazione il Settore Fitosanitario
regionale ha recentemente concesso la deroga con la quale l’avversità è stata inserita nel disciplinare
di produzione PSR prevedendo un trattamento specifico con la s.a. acetamiprid (Epik), unico prodotto
ammesso, da realizzarsi in questa fase.
Eriofide vescicoloso
Contro questo eriofide si consiglia un ciclo d’interventi a base
zolfo a partire da dopo la raccolta. Pertanto, si consiglia in
tutti i pereti colpiti, terminato lo stacco dei frutti, di
programmare la strategia d’interventi da concordare con il
tecnico.
Colpo di fuoco batterico
La profilassi autunnale contro questa patologia è
importante e non deve essere trascurata. Pertanto,
laddove siano riscontrati sintomi ascrivibili a
questa patologia, procedere speditamente con
l’eliminazione del materiale infetto e nei casi più
gravi, con presenza di essudato batterico sul
tronco, estirpare immediatamente la pianta.
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2. DRUPACEE
PESCO
Cancri rameali
Negli impianti colpiti, a seguito del trattamento consigliato in post raccolta con il p.a. captano, concesso
per deroga dal Settore Fitosanitario regionale, oppure con tiofanate metile (Enovit metil ecc: 100 ml/hl),
è importante in questo periodo iniziare un ciclo d’interventi con rame metallo a dosaggi di 80 g/hl (Es.
Poltiglia bordolese 20 % ecc: 400 g/hl, almeno 2 applicazioni nel periodo autunnale). Si ricorda che
l’ultimo intervento con rame metallo deve essere effettuato alla completa caduta foglie alla dose di 150
- 200 g/hl di p.a. (Es. Poltiglia bordolese ecc: 750 - 1000 g/hl).
ATTENZIONE: verificare che l’etichetta dei prodotti rameici impiegati indichi espressamente come
epoca d’impiego autunno – inverno.
Bolla - Corineo del pesco
La strategia di difesa contro questi patogeni verrà riportata nei prossimi avvisi.
PESCO E SUSINO
Batteriosi del pesco e susino (Xanthomonas arboricola pv. pruni)
Negli impianti colpiti si consiglia di procedere con un’adeguata profilassi autunnale come indicato di
seguito:
 1° intervento da eseguire in ottobre con rame metallo a dosaggi contenuti 50 g/hl (Es. 250
– 300 g di Poltiglia Bordolese 20 % ecc).
 2° intervento da eseguirsi 10 giorni dopo il primo allo stesso dosaggio
 3° intervento da eseguire a caduta foglie raddoppiando il dosaggio sopra indicato.
Si ricorda che essendo il rame un prodotto preventivo risulta molto importante garantire una
copertura costante sulla vegetazione in base al dilavamento subito dal prodotto. In
concomitanza con periodi molto piovosi è consigliabile eseguire più interventi ravvicinati a
basso dosaggio garantendo alla pianta la dovuta protezione. Inoltre, va da sé che in presenza di
periodi secchi, meno favorevoli al patogeno che è termofilo ma necessita di un UR elevata per
insidiarsi, la difesa potrà essere meno incisiva.
ATTENZIONE: verificare che l’etichetta dei prodotti rameici impiegati indichi espressamente come
epoca d’impiego autunno – inverno.
SUSINO E ALBICOCCO
Fitoplasmi (Susino e Albicocco)
Per questa patologia non esistono interventi chimici atti a controllarne lo sviluppo, infatti, la
modesta presenza dell’unico vettore noto, Cacopsylla pruni, riduce la possibilità del contenimento della
malattia attraverso il controllo dell’insetto. L’attività sperimentale ha infatti evidenziato nel corso di
questi ultimi anni come l’infezione degli impianti del nostro areale sia da imputare prevalentemente a
materiale vivaistico infetto oltreché ad incaute operazioni di innesto. Si segnala infatti che molti dei
nuovi impianti, pur in assenza di sintomi, presentano già al primo anno percentuali ragguardevoli di
campioni positivi alla presenza del fitoplasma. L’unica possibile misura è l’identificazione dei soggetti
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colpiti con il conseguente loro immediato estirpo. A tale proposito si ricorda che l’eliminazione
delle piante infette è fondamentale nell’impedire la diffusione della malattia in quanto la
semplice capitozzatura non serve a risanare la pianta.
ALBICOCCO
Batteriosi dell’albicocco (Pseudomonas syringae pv. syringae)
Anche contro questa patologia non si è a conoscenza di prodotti
curativi e quindi ci si affida alla prevenzione con l’applicazione di
prodotti rameici e l’eradicazione delle piante gravemente colpite.
Fattori predisponenti la malattia:
 basse temperature; il batterio si comporta come patogeno
solo a temperature al di sotto dei 20 °C. Il freddo non solo facilita
l’ingresso del batterio, ma ne amplifica il danno mediante un “effetto
spugna” nella fase di gelo e disgelo: la maggiore idratazione dei
tessuti dell’albero nei mesi autunno - invernali predispone ad un
aumento della gravità della patologia
 terreni a reazione acida: si è osservato che l’impianto di
questa specie in terreni con ph inferiore a 6 – 6.5 predispone
maggiormente la pianta al deperimento. Una adeguata
somministrazione di calcio all’impianto e nei primi anni di vita è
comunque consigliabile
 a parità di apporti idrici si ha una maggiore idratazione dei tessuti in autunno - inverno nei
terreni sciolti sabbiosi e ricchi di scheletro dove la malattia si insedia più facilmente
 una pianta potata in inverno risulta più sensibile in quanto le ferite originate dai tagli facilitano
l’ingresso del batterio in attività. Pertanto si consiglia di eseguire la potatura nel tardo periodo
estivo con condizioni climatiche calde e secche.
Azioni preventive
 Provvedere alla protezione delle piante effettuando imbiancature del tronco o utilizzando
protezioni che riducano gli sbalzi termici (fondamentale per impianti dal primo anno fino
al quarto/quinto anno)
 Scelta appropriata dei portainnesti con punto d’innesto il più alto possibile (80 – 120 cm)
 Correzione attraverso calcitazioni dei terreni acidi
Interventi chimici
 Effettuare interventi rameici a partire dal periodo di pre-caduta foglie con rame metallo a
dosaggi di 70 g/hl (Es. Poltiglia Bordolese 20 % ecc: 350 g/hl) per arrivare a 150 g/hl (rame
metallo) nell’ultimo trattamento.
Come già detto in precedenza, in presenza di periodi secchi, poco favorevoli al patogeno, non
risulta necessario intervenire. Diversamente, con piogge abbondanti e frequenti è essenziale
mantenere una costante copertura con prodotti rameici.
3. ACTINIDIA
Batteriosi dell’actinidia (Pseudomonas syringae pv. actinidiae)
Come noto il post raccolta risulta cruciale per la protezione delle
ferite derivanti dalla raccolta e dalla caduta foglie, principali punti
d’ingresso del batterio. Terminato lo stacco dei frutti è
necessario un primo intervento con un prodotto fertilizzante a
base di rame (si ricorda che la deroga dei 120 giorni per l’utilizzo
di alcuni formulati rameici in vegetazione è terminata il 16
settembre) successivamente, a caduta foglie, si potranno
utilizzare i fitofarmaci autorizzati.
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TABELLA DEI TRATTAMENTI PREVENTIVI
PERIODO DI APPLICAZIONE
PRODOTTO
DOSE g/hl
RAME METALLO
DOPO LA RACCOLTA
Prodotti fertilizzanti vari
contenenti rame
100 g/hl
META’ CADUTA FOGLIE
Prodotti rameici vari1
150 - 200 g/hl
(Es. Poltiglia Bordolese 20 % ecc: 750 – 1000
g/hl)
COMPLETA CADUTA FOGLIE
Solfato o Ossido di
Rame1
(In quanto più persistenti)
1
200 g/hl
(Es. Poltiglia Bordolese 20 % ecc: 1000 g/hl)
leggere attentamente l’etichetta allo scopo di accertare il campo applicativo del formulato (Actinidia, Batteriosi)
Interventi atti a favorire la caduta delle foglie (non consentiti nel BIO)
Allo scopo di ridurre il periodo, in genere abbastanza prolungato, di caduta foglie risulta utile l’utilizzo di
prodotti che, oltre al rame contengano altri componenti quali l’ossido di potassio o il bifosfato di
potassio, che dai risultati ottenuti nel corso della sperimentazione facilitino l’abscissione dei peduncoli.
Moria dell’actinidia
Quest’anno, numerose sono state le
segnalazioni di casi di moria del kiwi
nel nostro areale di produzione: su
questo problema ci si è già soffermati
con apposita inviata in data 7 ottobre.
Vale comunque la pena ricordare come
dopo la raccolta sia importante nelle
situazioni più a rischio provvedere ad
effettuare quelle operazioni volte a
migliorare le condizioni agronomiche
del terreno e precisamente:
1.
Impianti colpiti
In questi casi è necessario valutare con
attenzione la gravità della situazione. In
presenza di numerose piante colpite
con
evidente
compromissione
dell’attività radicale purtroppo non è più possibile intervenire.
L’attenzione va quindi focalizzata sugli actinidieti che manifestano al momento solo alcune piante in
genere localizzate in zone più vulnerabili e soggette a ristagni. In tali situazioni è fondamentale
intervenire tempestivamente in questo modo:
 Dopo la raccolta:
 Lavorazioni superficiali del terreno in condizioni di tempera;
 Apporti di sostanza organica;
 Semina di sovesci con grande biodiversità;
 Potature equilibrate rapportate al reale potenziale produttivo;
 Primavera/estate
 Dotazione di sistemi di monitoraggio del suolo (Tensiometri) per apportare le corrette
quantità di acqua;
 Applicazioni di sostanze osmoprotettive (betaina) in presenza di condizioni di stress:
prove in corso.
DA EVITARE: effettuare importanti o peggio totali sostituzioni delle piante morte con altre senza
effettuare preventivamente le operazioni di risanamento del terreno di seguito riportate.
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2.
Nuovi impianti
 Realizzazioni di apposite baulature: questa tecnica dispone una parte del profilo del terreno a
condizioni ottimali per le radici e facilita lo sgrondo delle acque. Da tenere in considerazione che
la baulatura porta in superficie i sali e quindi bisogna irrigare di più per dilavarli;
 Apporti di sostanza organica (compost) possibilmente arricchiti con microrganismi rizosferici
opportunamente selezionati;
 Dotazione di sistemi di monitoraggio del suolo (Tensiometri) per apportare le corrette quantità di
acqua.
Protezione delle giovani piante dalle gelate
Nel periodo precedente l’arrivo delle prime gelate autunnali è bene
proteggere le piante di actinidia in fase di allevamento (fino almeno
al 3°- 4° anno) onde evitare danni derivanti da gelate precoci
quando l’attività linfatica delle piante non risulta ancora del tutto
cessata. Dalle esperienze passate, si è visto che non vanno
trascurate anche quelle con qualche anno in più, 5° – 6° anno. La
sensibilità al freddo dipende dalla dimensione del tronco e dallo
spessore della corteccia, ma soprattutto dal periodo in cui esso si
verifica e dello stato vegetativo della pianta; infatti non costituiscono
un grosso pericolo i rigori invernali a pianta ferma se non superano i
-13, -14 °C, ma piuttosto le gelate autunnali, anche di pochi gradi
sotto lo zero, con flusso di linfa ancora attivo e così pure le gelate di
fine inverno, specie se precedute da un inverno relativamente mite.
Per questo motivo si raccomanda di provvedere alla copertura del
tronco delle giovani piante utilizzando i vari materiali a disposizione,
per un'altezza dalla base non inferiore ai 70-80 cm. Dai risultati ottenuti dalla sperimentazione è
stato dimostrato come paglia e polistirene (Polistirolo - EPS) siano i materiali più performanti. Altri
materiali testati, dalla semplice carta dei sacchi a quelli utilizzati come isolanti in termoidraulica
forniscono una protezione blanda, sufficiente solo nei casi di modesti abbassamenti termici; inoltre, con
alcuni materiali, come la juta, si può favorire l’insediamento di patogeni agenti di marciumi.
ATTENZIONE: in questo periodo si raccomanda di evitare la distribuzione anticipata di letame tantomeno
localizzandolo al piede della pianta: ciò provocherebbe un ritardo nelle messa a riposo della pianta,
rendendola più sensibile ai primi freddi.
4. CONCIMAZIONE AUTUNNALE
L’ apporto di sostanza organica nel terreno è
fondamentale per il mantenimento di un adeguato
livello di fertilità. Infatti, il carbonio organico
rappresenta il principale “alimento” per la pedofauna
del suolo (batteri, lombrichi ecc), che come noto,
svolge un’attività essenziale di trasformazione e
rilascio di macro e micro elementi necessari alle
piante. Spesso la distribuzione di sostanza organica
viene tralasciata dai produttori per la difficoltà di
reperimento di letame maturo e viene sostituita con la
distribuzione di concimi organici pellettati. Si ricorda
inoltre, che il letame maturo fornisce un apporto
equilibrato di elementi quando ha raggiunto un minimo di maturazione di 3 - 6 mesi preventivamente
disposto in cumuli adeguati. L’apporto di sostanza organica è necessaria qualora, a seconda della
natura del terreno, la sua percentuale sia inferiore a 2 – 2.5 % e comunque è consigliabile la sua
distribuzione ogni 2 - 3 anni nella quantità di 200 q per ettaro.
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Azoto
A fine estate – inizio autunno le piante accumulano le riserve necessarie per i processi di fioritura e
allegagione nella successiva stagione. Risulta quindi molto importante assicurare alle piante
un’adeguata disponibilità di azoto il quale può essere apportato per via radicale o per via fogliare. Al
fine di evitare ripartenze della vegetazione è importante non eccedere nelle quantità e non eseguire
apporti troppo tardivi: non superare in questo periodo le 30 unità di azoto ad ettaro.
Fosforo
Spesso la presenza di questo elemento potrebbe già essere sufficiente specie se si è già provveduto
alla sua distribuzione all’impianto. E’ necessario quindi avere a disposizione un analisi del terreno
aggiornata al fine di stabilire la dotazione effettiva del terreno e, solo nei casi di bassa presenza
provvedere al suo apporto.
Potassio
Per quanto riguarda il potassio si sono constatati nelle ultime annate diversi casi di carenza; ne
consegue che spesso l’utilizzo di concimi ternari non consente di apportare un quantitativo di potassio
sufficiente alle piante determinando così una carenza di questo elemento. Si ricorda che la
distribuzione del potassio è consigliata solo in autunno o nei terreni sciolti, in primavera per evitare
l’insorgere di fisiopatie.
Calcio
Nei terreni che, dalle analisi, risultino calcio-carenti, si dovrà procedere ad una calcitazione, evitando
contemporaneità con la distribuzione di letame. Anche nei casi si dovesse ricorrere a quantitativi
elevati di calce, mai concentrarli in una sola annata ma suddividerli in più anni, contenendosi nei 5-6
q/ha per anno.
5. DISERBO DI FINE STAGIONE
Il controllo delle erbe infestanti attraverso un’adeguata gestione autunnale del cotico è fondamentale
per ritardare lo sviluppo delle malerbe nella prossima annata. Di seguito si riportano le strategie
applicabili:
Diserbo
1. Negli impianti in produzione si consiglia di procedere, dopo la raccolta, all’applicazione di
glifosate (non oltre 0.8 - 1 kg/ha e rispettando la dose massima annuale di 4.5 kg/ha). Onde
evitare possibili fitotossicità si consiglia di operare su impianti con portinnesti non
polloniferi o di eliminarli preventivamente e di intervenire con la massima cautela allo
scopo di non colpire le parti verdi della pianta.
ATTENZIONE: impiegare formulati a base di glifosate autorizzati secondo l’elenco inviato
nei precedenti avvisi.
2. Negli impianti in allevamento (fino a 3 anni di età) si consiglia utilizzare il p.a. carfentrazone
il quale è attivo esclusivamente sulle dicotiledoni (Spotlight ecc) o in alternativa il pyraflufenetile (Evolution ecc) attivo sia su mono sia su dicotiledoni. Si ricorda che, nelle aziende che
seguono la difesa integrata volontaria, non è consentito l’utilizzo del glufosinate ammonio
(Basta) per motivi di tossicità. Per quanto riguarda l’impiego dei principi attivi residuali,
ammessi esclusivamente negli impianti in allevamento: questi svolgono un buon contenimento
delle infestanti per la stagione primaverile successiva a patto che vengano distribuiti su terreno
ancora libero da erbacce e foglie.
Nel disciplinare di produzione PSR, oltre ai principi attivi ricordati nei punti 1 – 2, sono
disponibili altre molecole (ciclossidim ecc) la cui azione risulta più specifica in quanto attivi o
su monocotiledoni o su dicotiledoni e il loro utilizzo consentito solo su alcune specie. Il loro
impiego va valutato a seconda dei diversi casi e il tecnico aziendale, prima di consigliarli, dovrà
stabilire le specie infestanti presenti nel frutteto.
NOTA BENE
In tutti i trattamenti diserbanti si consiglia di miscelare insieme al p.a. diserbante un bagnante o
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olio minerale al fine di assicurare un’ottima adesività della sostanza attiva sulle malerbe e di
conseguenza una buona efficacia dell’intervento.
Lavorazione meccanica del terreno
E’ una pratica in continua evoluzione la quale
combina il controllo delle malerbe con un ottimo
arieggiamento degli apparati radicali delle piante
e lotta indiretta a topi e arvicole. Lo sviluppo
tecnologico avvenuto nel corso degli ultimi anni
ha messo a disposizione macchine sempre più
efficaci ed efficienti. Le dimostrazioni pratiche
organizzate nel corso di questi anni hanno
permesso di comprendere che oltre a pesco ed
actinidia è possibile utilizzare la stessa
strumentazione
anche
su
melo
senza
danneggiamenti all’apparato radicale.
6. PULIZIA DELL’ IMPIANTO IRRIGUO
E’ buona norma, in questa fase della stagione antecedente il riposo vegetativo provvedere alla pulizia
delle tubazioni degli impianti utilizzati nel corso dell’estate con lo scopo di eliminare eventuali
concrezioni minerali formatesi nel periodo d’impiego. Pertanto, si consiglia di procedere al loro lavaggio
con prodotti a base di acido ortofosforico (Multi-P ecc) e al successivo risciacquo con acqua.
7. MESSA A RIPOSO DELL’ATOMIZZATORE
La
taratura
e
la
perfetta
funzionalità dell’atomizzatore è un
pre
requisito
necessario
a
garantire l’efficacia di qualsiasi
trattamento. Terminati i trattamenti
di fine stagione è fondamentale
prevedere la pulizia delle sue
principali componenti: serbatoio,
tubazioni, filtri e ugelli. A seguito
dell’ultimo
trattamento
è
consigliabile l’utilizzo del liquido
anti gelo onde evitare danni da
congelamento
nel
corso
dell’inverno.
Si ricorda infine che la nuova
normativa prevede che tutte le macchine siano sottoposte al controllo funzionale almeno una volta
ogni 5 anni.
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