FEASR Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 – Misura 111.1 Sottoazione B) Informazione in campo agricolo INTERVENTI DI FINE STAGIONE DRUPACEE PESCO Cancri rameali Negli impianti colpiti, a seguito del trattamento consigliato a fine raccolta con tiofanate metile (Enovit metil ecc. 100 ml/hl), è importante in questo periodo iniziare un ciclo d’interventi con rame metallo a dosaggi di 80 g/hl (Es. Poltiglia bordolese 20% ecc. 400 g/hl, almeno 2 applicazioni nel periodo autunnale). Si ricorda che l’ultimo intervento con rame metallo deve essere effettuato alla completa caduta foglie alla dose di 150 - 200 g/hl di p.a. (Es. Poltiglia bordolese ecc. 750 - 1000 g/hl) Bolla - Corineo del pesco La strategia di difesa contro questi patogeni verrà riportata nei prossimi avvisi. PESCO e SUSINO Batteriosi del pesco e susino (Xanthomonas arboricola pv. pruni) La patologia in questione ha interessato numerosi appezzamenti nel 2014 ed è stata altresì segnalata nel 2015. Negli impianti colpiti si consiglia di procedere con un’adeguata profilassi autunnale come indicato di seguito: 1 Pesco e Susino 1° intervento da eseguire in ottobre con rame metallo a dosaggi contenuti 50 g/hl (Es. 250 – 300 g di Poltiglia Bordolese 20% ecc). 2° intervento da eseguirsi 10 giorni dopo il primo allo stesso dosaggio 3° intervento da eseguire a caduta foglie raddoppiando il dosaggio sopra indicato. Si ricorda che essendo il rame un prodotto preventivo risulta molto importante garantire una copertura costante sulla vegetazione in base al dilavamento subito dal prodotto. In concomitanza con periodi molto piovosi è consigliabile eseguire più interventi ravvicinati a basso dosaggio garantendo alla pianta la dovuta protezione. Inoltre, va da sé che in presenza di periodi secchi, meno favorevoli al patogeno che è termofilo ma necessita di un UR elevata per insidiarsi, la difesa potrà essere meno incisiva. SUSINO e ALBICOCCO Fitoplasmi (Susino e Albicocco) Per questa patologia non esistono interventi chimici atti a controllarne lo sviluppo, infatti, la ridottissima presenza dell’unico vettore noto, Cacopsylla pruni, riduce la possibilità del contenimento della malattia attraverso il controllo dell’insetto. L’attività sperimentale ha infatti evidenziato nel corso di questi ultimi anni come l’infezione degli impianti del nostro areale sia da imputare prevalentemente a materiale vivaistico infetto oltreché ad incaute operazioni di innesto. Si segnala infatti che molti dei nuovi impianti, pur in assenza di sintomi, presentano già al primo anno percentuali ragguardevoli di campioni positivi alla presenza del fitoplasma. L’unica possibile misura è l’identificazione dei soggetti colpiti con il conseguente loro immediato estirpo. A tale proposito si ricorda che l’eliminazione delle piante infette è fondamentale nell’impedire la diffusione della malattia in quanto la semplice capitozzatura non è sufficiente a risanare la pianta. ALBICOCCO Batteriosi dell’albicocco (Pseudomonas syringae pv. syringae) Questa patologia, assieme al virus della Sharka, rappresenta la causa principale di moria dell’albicocco. Anche in questo caso non si è a conoscenza di prodotti curativi e quindi ci si affida alla prevenzione con l’applicazione di prodotti rameici e l’eradicazione delle piante gravemente colpite. 2 Fattori predisponenti la malattia: basse temperature; il batterio si comporta come patogeno solo a temperature al di sotto dei 20°C. Il freddo non solo facilita l’ingresso del batterio, ma ne amplifica il danno mediante un “effetto spugna” di gelo e disgelo: la maggiore idratazione dei tessuti dell’albero nei mesi autunno invernali predispone ad un aumento della gravità della patologia terreni a reazione acida: si è osservato che l’impianto di questa specie in terreni con pH inferiore a 6 – 6.5 predispone maggiormente la pianta al deperimento. Un’adeguata somministrazione di calcio all’impianto e nei primi anni di vita è comunque consigliabile a parità di apporti idrici si ha una maggiore idratazione dei tessuti in autunno - inverno nei terreni sciolti sabbiosi e ricchi di scheletro dove la malattia si insedia più facilmente una pianta potata in inverno risulta più sensibile in quanto le ferite originate dai tagli facilitano l’ingresso del batterio in attività. Pertanto si consiglia di eseguire la potatura nel tardo periodo estivo con condizioni climatiche calde e secche. Azioni preventive Provvedere alla protezione delle piante effettuando imbiancature del tronco o utilizzando protezioni che riducano gli sbalzi termici (fondamentale per impianti dal primo anno fino al quarto/quinto anno) Scelta appropriata dei portainnesti con punto d’innesto il più alto possibile (80 – 120 cm) Correzione attraverso calcitazioni dei terreni acidi Interventi chimici Effettuare interventi rameici a partire dal periodo di pre-caduta foglie con rame metallo a dosaggi di 70 g/hl (Es. Poltiglia Bordolese 20% ecc. 350 g/hl) per arrivare a 150 g/hl (rame metallo) nell’ultimo trattamento. Come già detto in precedenza, in presenza di periodi secchi, poco favorevoli al patogeno, non risulta necessario intervenire. Diversamente, con piogge abbondanti e frequenti è essenziale mantenere una costante copertura con prodotti rameici. 3 POMACEE MELO Cancri rameali (Nectria galligena) Negli impianti colpiti è necessario seguire con attenzione la profilassi autunnale al fine di limitare l’inoculo per la stagione successiva. La difesa contro la patologia è di 2 tipi: 1. Di tipo meccanico: in presenza di branche colpite risanare la pianta cercando di eliminare, con spazzole di metallo, i cancri presenti e in seguito coprire le ferite con sali di rame liquido oppure mastici idonei. 2. Di tipo chimico: Terminate le operazioni di raccolta, quando la vegetazione è ancora attiva, intervenire con il tiofanate metile (Enovit ecc. 100 ml/hl, max 1.4 l/ha). Si ricorda che il p.a. in questione può essere impiegato per un massimo di 2 trattamenti all’anno dopo la raccolta e non oltre la prefioritura previa autorizzazione del tecnico. Nei casi più gravi intervenire, alla caduta foglie, con prodotti rameici in occasione di periodi piovosi e umidi: rame metallo alla dose di 80 g/hl (Es. 400 g di Poltiglia Bordolese 20% ecc). Successivamente alla completa caduta foglie elevare la dose di rame a 200 - 300 g/hl (Es. 1000 - 1500 g di Poltiglia Bordolese 20% ecc). N.B. Si raccomanda un’adeguata bagnatura con volumi non inferiori ai 1200 l/ha Scopazzi del melo (Apple Proliferation Phytoplasma) In questo periodo, come in quello corrispondente alla ripresa vegetativa, si rendono ben visibili i sintomi delle piante affette da questi patogeni. Poiché come è noto non esistono mezzi di cura, bensì si può ottenere un contenimento della diffusione della malattia esclusivamente attraverso l’eliminazione tempestiva dei soggetti infetti, si raccomanda di effettuare attenti controlli negli appezzamenti visitati attraverso l’osservazione degli eventuali sintomi: arrossamenti fogliari, internodi ravvicinati, stipole ingrandite, clorosi, scopette, in alcuni casi ritorni a fiore tardivi. Deperimento del melo Questo fenomeno, che si osserva in modo particolare sulla piante in allevamento, è determinato da una serie di fattori quali: • terreni sciolti ricchi di scheletro • suoli poveri di nutrienti in particolare di sostanza organica • successioni melo dopo melo (reimpianti) • condizioni climatiche avverse (freddo invernale preceduto da autunno piovoso) La copresenza di questi elementi determina condizioni favorevoli all’ingresso del batterio criofilo Pseudomonas syringae pv. syringae il quale è stato isolato in diversi casi. 4 Azioni preventive: 1. Gestione attenta ed oculata degli impianti in fase di allevamento; le giovani piante (sino ai 3 anni), come già detto, risultano le più interessate da questo fenomeno, risulta quindi doveroso focalizzare l’attenzione su alcuni punti: favorire al meglio lo sviluppo radicale delle giovani piante evitando carichi produttivi troppo elevati nei primi 2 anni corretta gestione della potatura nelle fasi di allevamento con l’eliminazione di branche troppo vigorose e mantenimento di un numero di rami adeguati alla vigoria della pianta mantenimento di un buon livello nutrizionale ed idrico in autunno al fine di favorire la caduta delle foglie ovvero un anticipo del riposo vegetativo di consiglia di effettuare un ciclo di 3 trattamenti con rame metallo alle seguenti dosi: 160 – 200 – 300 g/hl. 2. Negli areali particolarmente freddi e in tutti quei casi in cui vi sono presenti i fattori predisponenti sopra elencati procedere in autunno con l'imbiancatura del tronco: pratica utile ma non risolutiva. La miscela da preparare deve essere in linea di massima costituita da: Vernice bianca trasparente per esterni (Es. 10 lt) Vinavil o colla vinilica (1 kg) Rame incolore (500 – 800 g) Acqua (25 – 30% della soluzione) MELO - PERO Apporto azoto via fogliare (melo - pero) Terminate le operazioni di raccolta si consiglia, in modo particolare negli impianti in cui la produzione è stata elevata, di eseguire un intervento fogliare con urea al 3%; l’apporto dell’azoto in questo periodo permette alle foglie di traslocare questo elemento nei tessuti di riserva. Inoltre questa pratica in tutti i meleti nei quali vi sono stati attacchi di ticchiolatura favorisce una più veloce disgregazione delle foglie ed una maggiore estinzione dell’inoculo presente. ATTENZIONE sul gruppo Gala e Red Delicious: in presenza di gravi infezioni di Nectria galligena tale trattamento è sconsigliato Marciume del colletto (melo - pero) Negli impianti colpiti, in particolare con portainnesti sensibili (MM106) intervenire prima della caduta delle foglie, quando vi è ancora attività linfatica, con Fosetyl alluminio (Aliette ecc). Protezione dalle lepri Negli areali in cui vi è una presenza di questo roditore si ricorda la necessità di proteggere gli impianti in allevamento dalle loro attività di erosione della corteccia. Si consiglia di adottare reti metalliche o di plastica con le quali proteggere il tronco delle piante, o di provvedere ad applicazioni localizzate con prodotti repellenti (vernici trattate ecc). Lotta alle arvicole L’esiguità di prodotti registrati su queste specie di topi e la difficoltà di distribuire in modo 5 capillare le esche alimentari mantengono questo problema sempre attuale e complesso. Da un punto di vista curativo l’unica difesa attuabile resta quella a base di esche preparate con bromadiolone. A questo proposito si tenga presente che questo p.a. non sarà più utilizzabile dopo il 31 dicembre. Le arvicole (Microtus savii e Arvicola Sherman), avendo natura ben diversa dai comuni ratti e topi casalinghi, evitano qualsiasi esca alimentare di aspetto non naturale e quindi qualsiasi tipo di bustina o pastiglia. Le misure preventive elencate di seguito rivestono un ruolo molto importante e sono spesso determinanti al fine di ridurre al minimo i danni: Mantenere in autunno il sotto filare pulito dalle infestanti Dopo la raccolta eliminare completamente le mele cascolate dal frutteto. Provvedere nei casi più gravi a lavorazioni leggere dell’interfila al fine di distruggere le eventuali tane presenti. Durante la distribuzione di letame, habitat ottimale per le arvicole, procedere al mescolamento di questo con il terreno. Applicare le esche alimentari avvelenate non lasciandole in superficie ma disponendole nel maggior numero possibile di fori di apertura delle tane che dovranno subito essere richiuse con terra. E’ altresì consigliabile distribuire le esche avvelenate negli appezzamenti contigui a quelli colpiti. Evitare di lasciare le esche allo scoperto per evitare che vengano utilizzate da animali diversi Oltre alle esche avvelenate risulta utile distribuire concime a base di calciocianamide la quale agisce come repellente. Presentando questo prodotto caratteristiche di tossicità, prestare attenzione alle modalità di distribuzione. Essendo un fertilizzante si dovranno conteggiare le unità di azoto (Titolo 20/0/0). PERO Necrosi batterica delle gemme e dei fiori del pero Contro questa avversità si consiglia di intervenire ad inizio caduta foglie con un ciclo di 2 – 3 trattamenti con prodotti rameici (Dose di rame metallo compresa tra 150 – 200 g/hl). Oppure, nel caso si debba intervenire per il controllo del marciume del colletto è possibile effettuare un trattamento prima della caduta delle foglie quando vi è ancora attività linfatica con Fosetyl alluminio avente un’attività collaterale con l’avversità in questione. Antonomo del pero Il ciclo biologico dell’antonomo del pero differisce da quello del melo in quanto gli adulti depongono le uova già in autunno (fine settembre inizio ottobre) all’interno delle gemme. In primavera, le giovani larve causeranno il danno sviluppandosi all’interno delle gemme stesse. Proprio in questa fase, laddove si sia manifestato il problema, è necessario colpire le forme adulte con uno specifico trattamento abbattente. 6 Eriofide vescicoloso Per questo eriofide si consiglia un ciclo d’interventi a base zolfo a partire da dopo la raccolta. Pertanto, si consiglia in tutti i pereti colpiti, terminato lo stacco dei frutti, di programmare la strategia d’interventi da concordare con il tecnico. ACTINIDIA Batteriosi dell’actinidia (Pseudomonas syringae pv. actinidiae) Come noto il post raccolta risulta cruciale per la protezione delle ferite derivanti dalla raccolta e dalla caduta foglie, principali punti d’ingresso del batterio. Terminato lo stacco dei frutti è necessario un primo intervento con un prodotto fertilizzante a base di rame (si ricorda che la deroga dei 120 giorni per l’utilizzo di alcuni formulati rameici in vegetazione è terminata il 12 settembre) successivamente, a caduta foglie, si potranno utilizzare i fitofarmaci autorizzati. TABELLA DEI TRATTAMENTI PREVENTIVI DA ESEGUIRE IN TUTTI GLI IMPIANTI PERIODO DI APPLICAZIONE PRODOTTO DOSE g/hl RAME METALLO DOPO LA RACCOLTA Prodotti fertilizzanti vari contenenti rame 100 g/hl META’ CADUTA FOGLIE Prodotti rameici vari1 150 - 200 g/hl (Es. Poltiglia Bordolese 20% ecc. 750 – 1000 g/hl) COMPLETA CADUTA FOGLIE Solfato o Ossido di Rame1 (In quanto più 200 g/hl (Es. Poltiglia Bordolese 20% ecc. 1000 g/hl) persistenti) 1 leggere attentamente l’etichetta allo scopo di accertare il campo applicativo del formulato (Actinidia, Batteriosi) 7 Note applicative per gli interventi In post - raccolta a) entro le 24/48 ore dalle operazioni di stacco dei frutti intervenire con un prodotto rameico alla dose di 100 gr/hl di rame metallo. Per il successo del trattamento è essenziale garantire la migliore copertura di tutta la pianta e in particolare dei peduncoli i quali costituirebbero una delle vie d’ingresso del PSA. Per ottenere ciò si dovranno apportare al mezzo di distribuzione le opportune modifiche che consentano la bagnatura delle parti interne ed esterne della pianta. b) durante la fase di caduta foglie, se questa si dovesse protrarre a lungo ed in presenza di condizioni di elevata umidità, prevedere un ulteriore intervento rameico. c) a completa caduta foglie, effettuare un ultimo intervento, preferendo, in questa fase, le formulazioni rameiche di maggior persistenza e resistenza al dilavamento. Durante le operazioni di potatura a) Disinfettare le superfici dei grossi tagli con prodotti ricoprenti; b) Adottare le pratiche di disinfezione degli strumenti di taglio (utilizzando i prodotti già consigliati in passato, es. Jet five ecc); Fine operazioni di potatura Intervenire entro le 24/48 ore dal termine delle operazioni di potatura con prodotto rameico distribuito con atomizzatore su tutta la pianta al fine di creare una copertura su tutte le superfici di taglio. Interventi atti a favorire la caduta delle foglie (non consentiti nel BIO) Allo scopo di ridurre il periodo, in genere abbastanza prolungato, di caduta foglie, risulta utile l’utilizzo di prodotti che, oltre al rame, contengano altri componenti che, come si può desumere dai risultati della nostra esperienza, facilitino tale azione. A riprova di quanto affermato vengono riportati i risultati di una prova in cui si sono utilizzati prodotti a base di fosforo e potassio (3 trattamenti in associazione ai rameici) tenendo presente che altri similari (es. Blattab ecc) svolgono un’azione simile. Protezione delle giovani piante dalle gelate Nel periodo precedente l’arrivo delle prime gelate autunnali è bene proteggere le piante di actinidia in fase di allevamento (fino almeno al 3°- 4° anno) onde evitare danni derivanti da gelate precoci quando l’attività linfatica delle piante non risulta ancora del tutto cessata. Dalle esperienze passate, si è visto che non vanno trascurate anche quelle con qualche anno in più, 5° – 6° anno: pertanto nelle zone più fredde non è da escludere la protezione, magari anche solo con sacchi di carta, anche su piante di quest'età. La sensibilità al freddo dipende dalla dimensione del tronco e dallo spessore della corteccia, ma soprattutto dal periodo in cui esso si verifica e dello stato vegetativo della pianta; infatti non costituiscono un grosso pericolo i rigori 8 invernali a pianta ferma se non superano i -13, 14°C, ma piuttosto le gelate autunnali, anche di pochi gradi sotto lo zero, con flusso di linfa ancora attivo e così pure le gelate di fine inverno, specie se precedute da un inverno relativamente mite. Per questo motivo si raccomanda di provvedere alla copertura del tronco delle giovani piante utilizzando i vari materiali a disposizione, per un'altezza dalla base non inferiore ai 70-80 cm. Dai risultati ottenuti dalla sperimentazione è stato dimostrato come paglia e polistirene (Polistirolo EPS) siano i materiali più performanti. Altri materiali testati, dalla semplice carta dei sacchi a quelli utilizzati come isolanti in termoidraulica forniscono una protezione blanda, sufficiente solo nei casi di modesti abbassamenti termici; inoltre, con alcuni materiali, come la juta, si può favorire l’insediamento di patogeni agenti di marciumi. L’aspetto negativo dei due materiali che hanno dato i migliori risultati riguardano per la paglia l’onerosità dovuta alla manodopera nell’allestimento della protezione e per il polistirolo il costo maggiore rispetto gli altri sistemi. ATTENZIONE: in questo periodo si raccomanda di evitare la distribuzione anticipata di letame tantomeno localizzandolo al piede della pianta: ciò provocherebbe un ritardo nelle messa a riposo della pianta, rendendola sensibile ai primi freddi! CONCIMAZIONE AUTUNNALE L’apporto di sostanza organica nel terreno è fondamentale per il mantenimento di un adeguato livello di fertilità. Infatti, il carbonio organico rappresenta il principale “alimento” per la pedofauna del suolo (batteri, lombrichi ecc), che come noto, svolge un’attività essenziale di trasformazione e rilascio di macro e micro elementi necessari alle piante. Spesso la distribuzione di sostanza organica viene tralasciata dai produttori per la difficoltà di reperimento di letame maturo e viene sostituita con la distribuzione di concimi organici pellettati. Si ricorda inoltre, che il letame maturo fornisce un apporto equilibrato di elementi quando ha raggiunto un minimo di maturazione di 3 - 6 mesi preventivamente disposto in cumuli adeguati. L’apporto di sostanza organica è necessaria qualora, a seconda della natura del terreno, la sua percentuale sia inferiore a 2 – 2.5% e comunque è consigliabile la sua distribuzione ogni 2 - 3 anni nella 9 quantità di 200 q per ettaro. Azoto A fine estate – inizio autunno le piante accumulano le riserve necessarie per i processi di fioritura e allegagione nella successiva stagione. Risulta quindi molto importante assicurare alle piante un’adeguata disponibilità di azoto il quale può essere apportato o via radicale o via fogliare. Al fine di evitare ripartenze della vegetazione è importante non eccedere nelle quantità o eseguire apporti molto tardivi: non superare in questo periodo le 30 unità di azoto ad ettaro. Fosforo Spesso la presenza di questo elemento potrebbe già essere sufficiente specie se si è già provveduto alla sua distribuzione all’impianto. E’ necessario quindi avere a disposizione un analisi del terreno aggiornata al fine di stabilire la dotazione effettiva del terreno e, solo nei casi di bassa presenza provvedere al suo apporto. Potassio Per quanto riguarda il potassio si sono constatati nelle ultime annate diversi casi di carenza; ne consegue che spesso l’utilizzo di concimi ternari non consente di apportare un quantitativo di potassio sufficiente alle piante determinando così una carenza di questo elemento. Si ricorda che la distribuzione del potassio è consigliata solo in autunno o in primavera per evitare l’insorgere di fisiopatie. Calcio Nei terreni che, dalle analisi, risultino calcio-carenti, si dovrà procedere ad una calcitazione, evitando contemporaneità con la distribuzione di letame. Anche nei casi si dovesse ricorrere a quantitativi elevati di calce, mai concentrarli in una sola annata ma suddividerli in più anni, contenendosi nei 5-6 q/ha per anno. DISERBO DI FINE STAGIONE Il controllo delle erbe infestanti attraverso un’adeguata gestione autunnale del cotico è fondamentale per ritardare lo sviluppo delle malerbe nella prossima annata. Di seguito si riportano le strategie applicabili: Diserbo 1. Negli impianti in produzione si consiglia di procedere, dopo la raccolta, all’applicazione di glifosate (non oltre 1 – 1.2 kg/ha e rispettando la dose massima annuale di 4.5 kg/ha). Onde evitare possibili fitotossicità si consiglia di eliminare preventivamente i polloni e di operare con la massima cautela allo scopo di non colpire le parti verdi della pianta. 2. Negli impianti in allevamento (fino a 3 anni di età) si consiglia utilizzare il p.a. carfentrazone (Spotlight ecc) o in alternativa il pyraflufen-etile (Evolution ecc). Si ricorda che, nelle aziende che seguono la difesa integrata volontaria, non è consentito l’utilizzo del glufosinate ammonio (Basta) per motivi di tossicità. Per quanto riguarda l’impiego dei principi attivi residuali, ammessi esclusivamente negli impianti in allevamento: questi svolgono un buon contenimento delle infestanti per la stagione primaverile successiva a patto che vengano distribuiti su terreno ancora libero da erbacce. 10 Nel disciplinare di produzione PSR, oltre ai principi attivi ricordati nei punti 1 – 2, sono disponibili altre molecole (ciclossidim ecc) la cui azione risulta più specifica in quanto attivi o su monocotiledoni o su dicotiledoni e il loro utilizzo consentito solo su alcune specie. Il loro impiego va valutato a seconda dei diversi casi e il tecnico aziendale, prima di consigliarli, dovrà stabilire le specie infestanti presenti nel frutteto. NOTA BENE In tutti i trattamenti diserbanti si consiglia di miscelare insieme al p.a. diserbante un bagnante o olio minerale al fine di assicurare un’ottima aderenza della sostanza attiva sulle malerbe e di conseguenza una buona efficacia dell’intervento. Lavorazione meccanica del terreno E’ una pratica in continua evoluzione la quale combina il controllo delle malerbe con un ottimo arieggiamento degli apparati radicali delle piante e lotta indiretta a topi e arvicole. Lo sviluppo tecnologico avvenuto nel corso degli ultimi anni ha messo a disposizione agli agricoltori macchine sempre più efficaci ed efficienti. La dimostrazione pratica organizzata nel mese di giugno ha permesso di comprendere che oltre a pesco ed actinidia è possibile utilizzare la stessa strumentazione anche su melo senza danneggiamenti all’apparato radicale. PULIZIA DELL’ IMPIANTO IRRIGUO E’ buona norma, in questa fase della stagione antecedente il riposo vegetativo provvedere alla pulizia delle tubazioni degli impianti utilizzati nel corso dell’estate con lo scopo di eliminare eventuali concrezioni minerali formatesi nel periodo d’impiego. Pertanto, si consiglia di procedere al loro lavaggio con prodotti a base di acido ortofosforico (Multi-P ecc) e al successivo risciacquo con acqua. MESSA A RIPOSO DELL’ATOMIZZATORE La taratura e la perfetta funzionalità dell’atomizzatore è un pre requisito necessario a garantire l’efficacia di qualsiasi trattamento. Terminati i trattamenti di fine stagione è fondamentale prevedere la pulizia delle sue principali componenti: serbatoio, tubazioni, filtri e ugelli. A seguito dell’ultimo trattamento è consigliabile l’utilizzo del liquido anti gelo onde evitare danni da congelamento nel corso dell’inverno. 11 Si ricorda infine che la nuova normativa prevede che tutte le macchine siano sottoposte al controllo funzionale almeno una volta entro il 26 novembre 2016. L’intervallo dei controlli non dovrà superare i 5 anni fino al 31 dicembre 2020, e i 3 anni per le attrezzature controllate successivamente a tale data. Le attrezzature nuove acquistate dopo il 26 novembre 2011 dovranno essere sottoposte al primo controllo funzionale entro cinque anni dalla data di acquisto. Dati questi obblighi sarà necessario provvedere a prenotare presso i centri riconosciuti dalla Regione i controlli previsti. 12