~ Le avversità degli alberi da ornamento Gabriele Goidànich Con questo secondo stralcio da I"Atlante delle avversità degli alberi da ornamento', continuiamo la rassegna dei casi più importanti che nuocciono all'integrità del nostro verde. Il marciume radicale Le alterazioni dell'apparato radicale possono dipendere da molte cause, ma quasi tutte sono collegate ad anormalità del terreno tra le quali emergono l'eccesso di umidità o la sua compattezza con conseguente scarsa aerazione e quindi limitata ossigenazione degli organi sotterranei che, come tutti gli elementi vitali, devono poter svolgere con regolarità i processi che a quest'ultimo processo sono connessi. La manifestazione che maggiormente colpisce gli apparati radicali alterati è il cosiddetto « marciume », consistente in necrosi di tutti i tessuti, a cominciare da quelli corticali, accompagnata o meno dallo sviluppo di vegetazioni fungine diffondentisi all'interno o alla superficie degli organi compromessi. Il più noto è il marciume da A rmillaria mellea che si riconosce dalla presenza, sottocorticalmente, di placche di micelio bianco-cremeo (di gradevole odore di fungo) che si allargano a mo' di ventaglio potendo interessare l'intera circonferenza ed anche parte delle grosse branche o del tronco radicale principale. Caratteristìca poi di questo tipo di marciume sono le « rizomorfe », cioè dei filamenti neri di consistenza cornea che formano degli intrecci, essi pure nella L'« Atlante delle avversità degli alberi da ornamento>>, di prossima pubblicazione, sarà maggiormente illustrato rispetto a quanto non compaia in questi stralci. · INFORMATORE FITOPATOLOGICO 4 / 83 15 zona sottocorticale. Caratteristica reimpiantassero dopo l'allontanaancora è la comparsa, quando l'alte- mento di quelli malati. Prima di prorazione è avanzata, delle «famigliole» cedere ad operazioni di quest'ultimo cioè di gruppi di funghi dei quali si fa tipo si deve eliminare quanto è più comune uso culinario. Il marciume in possibile il terreno sfruttato, laparola si può estendere in parte anche sciando per un certo periodo la buca agli organi sopraterra, prima che l'al- aperta, rimettendone poi altro sano bero denunci uno stato di sofferenza dopo che - ovviamente, ripetiamo si è proceduto a migliorare la situairreversibile. Altro tipo di alterazione di natura zione del sottosuolo. fungina è quello provocato dalla Rosellinia necatrix, che invece si presenta in forma di vegetazione bianca, I tumori batterici piuttosto leggera, in parte fioccosa ed L'infezione del Bacterium (Agroin parte costituita di elementi cordo- bacterium) tumefaciens causa l'insorniformi, diffusa alla superficie degli genza di neoformazioni anche molto organi in via di mercescenza. voluminose in varie parti degli alberi. Vi sono poi forme di marciume cui La localizzazione più comune è alla non si accompagna presenza di mice- base del tronco od in corrispondenza lio macroscopicamente percepibile: in delle grosse ramificazioni radicali questi casi si tratta di attacchi di poco sotto il livello del suolo. Non inPhytophthora non meno degli altri frequente è, però, la loro comparsa deleteri per la vitalità dei tessuti che anche nelle parti più periferiche degli invadono. L'infezione da tale catego- apparati ipogei ed in posizioni elevate ria di parassiti, che può interessare del tronco o dei rami. anche alberi in relativamente buone La presenza del tumore altera procondizioni di impianto, può precedere fondamente la struttura dei tessuti in e facilitare l'insediamento degli altri cui è inserito e porta alla sottrazione tipi di marciume sopradescritti. di materiale plastico destinato al reContro le alterazioni di cui qui si golare accrescimento dell'albero. parla, il rimedio più efficace, quando Se i tumori raggiungono dimennon unico, è il risanamento del ter- sioni cospicue tanto da comprometreno, specialmente da un punto di vi- tere organi di particolare significato sta della sua permeabilità: eliminando per lo sviluppo della pianta, come è la in altre parole tutte le cause che impe- zona del colletto, ne risultano seri didiscono lo sgrondo delle acque o l'ec- sturbi non escluso il deperimento con cessivo trattenimento di esse, come esito letale degli individui colpiti. tempo e quantità, da parte dei comL'agente patogeno - un batterio ponenti del terreno. quanto mai ubiquitario e polifago, Se i processi di alterazione riscon - che interessa piante arboree ed erbatrati sono ancora di limitata entità è cee - è un tipico parassita da ferita e possibile salvare l'albero eliminando che, quindi, penetra nei tessuti dell'ole parti compromesse ed aiutando le spite attraverso lesioni di qualsiasi gerestanti con gli interventi di risana- nere. Pericolose a tal fine sono quelle mento ambientale di cui si è appena che vengono provocate durante le ladetto e con la fertilizzazione del ter- . vorazioni del terreno circostante la reno sfruttato dall'albero. Se le altera- base dei tronchi. Anche le potature zioni sono localizzate verso il colletto possono rappresentare una facile via o nelle zone adiacenti, lungo le grosse di ingresso dell'infezione. branche radicali, conviene, dopo lariQuando si riesca ad individuare i pulitura chirurgica, tenere le parti tumori allo stato iniziale si può tenscoperte dal terreno, distribuendo ri- tare, con ferri ben affilati, la loro petutamente blande dosi di anticritto- asportazione chirurgica che va fatta gamici a base rameica. Se l'altera- assieme ad una parte dei tessuti circozione è avanzata non v'è nulla di me- stanti sani purché in tal maniera non glio che sradicare subito, curando di si vadano a determinare mutilazioni asportare l'intero apparato radicale, troppo incidenti sulla integrità dell'alanche . nelle porzioni che apparente- bero. I ferri usati e le ferite che ne rimente sono indenni, le quali, se ri- sultano vanno accuratamente disinmangono in sito, è probabile che ser- fettate e curate. vano come mezzo di perpetuazione di Importante è la prevenzione che si germi pericolosi per le radici di altri ottiene ponendo molta attenzione al alberi già esistenti sul posto o che si materiale di impianto, scartando cioè 16 tutto ciò che presenta tumoretti in via di differenziazione a seguito dell'infezione contratta in vivaio. In questo campo si stanno sviluppando interventi di prevenzione basati sull'inquinamento degli apparati radicali, prima del loro collocamento in terra, con popolazioni di ceppi non patogeni di B. tumefaciens, che sono antagonisti allo sviluppo dei batteri parassiti. Le «bolle» fogHari Interessano alcuni alberi ave si presentano come escrescenze più o meno pronunciate, sul rotondeggiante, di varie dimensioni, con la convessità nella pagina superiore. l) Pagina precedente. Schema della manifestazione dell'attacco di Armillaria mellea, agente del «marciume radicale e del colletto: i feltri miceliali sottocorticali, le rizomorfe, e le fruttificazioni ·fungine». 2) Gruppo di carpofori di Armillaria mellea, il fungo che si differenzia in corrispondenza di piante affette da « marciume radicale ». 3) Manifestazione di attacco di Bacterium tumefaciens su tronchi di pioppo bianco. Sono dovute alle infezioni di crittogame Tafrinacee. Le più note e caratteristiche sono quelle del pioppo causate da Taphrina aurea, manifestantesi come bolle di un tondo piuttosto regolare, ampie 1-3 cm., le quali nella parte concava sono rivestite da un leggero straterello dorato. INFORMATORE FITOPATOLOGICO 4 / 83 3 Nelle foglie di ontano le bolle sono causate da Taphrina Sadebeckii e T. Tosquinetii; sulle foglie di betulla da T. betulae. Si tratta nel complesso di malattie ad effetto patogenetico molto blando e contro le quali, di norma, non occorre alcun intervento. Da ricordare che crittogame del tipo di quelle citate, nelle medesime piante, possono essere causa di «scopazzi». Il bruciore dell'ippocastano È l'avversità che più di qualsiasi altra può compromettere le prestazioni ornamentali dell'ippocastano. Si manifesta quasi esclusivamente sugli alberi che si trovano in vicinanza degli INFORMATORE FITOPATOLOGICO 4 / 83 spazi in cui si svolge il traffico motorizzato. Sostanzialmente consiste in un progressivo arrossamento del lembo fogliare che incominciando dal bordo si approfonda lungo gli spazi internervali e finisce per interessare l'intera foglia la quale, pure progressivamente, tende ad accartocciarsi per poi cadere. Il fatto più singolare di questa avversità è che il fenomeno sopradescritto ha una improvvisa, r~pida evoluzione nel colmo dell'estate, già verso la metà di luglio, sì che in autunno quando l'albero dovrebbe essere nel pieno del suo potere ombreggiante viene a trovarsi, al contrario, spoglio o rivestito in parte di fogliame secco dando un ben poco gradevole spettacolo di sé. Al «bruciore» vanno soggetti più che altro gli alberi adulti; ma anche quelli più giovani di due o tre anni all'impianto possono mostrarsi sensibili. A parte gli effetti negativi sulle funzioni ornamentali, questa avversità nuoce alla vitalità della pianta la quale si vede di molto limitato il periodo di attività clorofilliana e quindi ridotte le disponibilità di sostanza organica. Una manifestazione délla perturbazione cui va soggetto l'albero è quella della parziale ripresa vegetativa autunnale, quando il clima addolcisce e si hanno le prime piogge autunnali: si aprono le gemme e ricompaiono le foglie ed i bianchi grappoli fiorali. Questi rami, ovviamente, non riescono a lignificare bene prima del sopravvenire dei geli invernali e vengono così devitalizzati; il che rappresenta un'altra causa del deperimento che subentra nell'albero interessato. La causa del «bruciore» non è stata ancora ben chiarita: è verosimile, peraltro, che vada messa in relazione da un canto all'inquinamento atmosferico operato dai gas di scarico dei motori a scoppio e dall'altro all'assorbimento del sodio che sì accumula alla base delle piante a seguito della salatura che si pratica sul manto stradale al fine di facilitare lo scioglimento del ghiaccio formatovisi. La poltiglia salata che copre la sede stradale viene infatti proiettata, con il passaggio dei mezzi gommati, in larga parte proprio al piede delle costeggianti alberature. Un certo beneficio le piante affette dal «bruciore» lo risentono da tutte le pratiche che ne aumentano la vitalità: lavorazione ripetuta del terreno, fertilizzazione, frequenti adacquature. La somministrazione di acqua è in particolare un utile sussidio nelle alberate vegetanti al margine di strade asfaltate dove, quindi, il terreno non riceve alcun apporto di umidità dalle precipitazioni atmosferiche. Fenomeni analoghi a quelli ora descritti per l'ippocastano si hanno su altri alberi. Sintomi per certi versi simili si verificano negli alberi di città a seguito di fughe di gas dalle condotte sotterranee. In questi casi, però, il deperimento dell'albero è molto rapido e procede in tal modo irreversibilmente fino alla morte del soggetto. Manife17 stazioni frequenti (e, talvolta, molto estese) di mortalità del genere si sono avute specialmente dopo che il gas di origine minerale, derivato dalla combustione del carbone, è stato sostituito con il metano senza che prima si fosse provveduto alla modifica delle giunture dei tubi. Il gas metano è secco ed inaridisce, compromettendone le funzioni di chiusura, i premistoppa installati nelle precedenti condotte di gas minerale (che è invece umido). Oltre alla caratteristica della repentinità del deperimento serve, per la diagnosi, l'odore di gas che emana dal terreno ed il colore bluastro che hanno assunto i tessuti degli organi sotterranei e anche, in parte, il suolo · stesso. Le virosi Sono malattie molto diffuse nel regno vegetale e che per certi tipi di piante si annoverano fra le avversità più pericolose sia per l'elevato grado di diffusibilità di cui sono dotate e sia per gli effetti «degenerativi)) che hanno sugli individui colpiti. Anche alberi of arbusti ornamentali non vi sfuggono, anche se la casistica in questo settore non ha avuto finora, nei notri ambienti, manifestazioni di particolare rilevanza. Le infezioni da virus si presentano con sintomi dei più vari. Il più comune e noto è quello del «mosaico)), consistente nella presenza sugli organi verdi di aree diversamente colorate o di un verde più pallido o di tinte vivaci in forma di chiazze irregolarmente delimitate, cui si possono accompagnare maculature puntiformi, anuliformi, sfrangiate, ecc. Frequenti sono le deformazioni del lembo fogliare, con smerlettatura periferica, perforazioni, accartocciamenti, increspamenti. Negli organi legnosi si determinano cancri, incavi, estroflessioni, torsioni, perdita di consistenza, accecamento di gemme, formazione di scopazzi, ecc.' Nell'intero individuo si verificano perdite della simmetria, della posizione eretta, arresti di sviluppo, deperimento ed anche la morte. Oltre a manifestazioni esterne le infezioni virali si rivelano con sintomi a livello dei tessuti interni, sotto l'aspetto di necrosi, di lacune, accompagnate o meno da formazioni gommose, di modificazione delle dimenswm e degli assestamenti cellulari. 18 Caratteristica è, ad esempio, la «leptonecrosi )) ossia la necrosi a livello del sistema linfatico discendente: malattia che interessa primariamente, fra gli alberi ornamentali, l'olmo e che in certi paesi è stata causa di mortalità preoccupanti di questo albero. Una sintomatologia ricchissima, quindi, che copre in larga parte i quadri con cui si manifestano molte altre malattie di ben diversa natura. Per questi motivi l'esatto riconoscimento delle virosi va fatta da specialisti che a tal fine si servono, oltre che della propria personale esperienza, di strumenti diagnostici di non facile impiego. È, peraltro, molto utile che in ogni caso sospetto si arrivi ad una chiarificazione perché - come sopra accennato - le virosi sono malattie dotate di un alto grado di infeziosità e uno dei mezzi più efficienti per evitare i danni che pòssono procurare è quello di sopprimere, quanto più possibile presto, gli individui che si riconoscano contaminati. Mosaici sono stati individuati sul pioppo, sul platano, sull'acacia, sull'olmo, sull'acero; maculature virali sono note per l'ippocastano e per l'olmo; per il frassino si conosce un tipo di arricciamento. I virus sono agenti patogeni di struttura molto particolare; sono elementi di dimensioni ultramicroscopiche (valutabili a millimicron, cioè a millesimi di millesimi di millimetro) che non hanno una costituzione organizzata, essendo semplici complessi molecolari dotati però della capacità di duplicarsi, di moltiplicarsi a contatto della cellula vivente che viene così a subire una forte perturbazione alla sua regolare evoluzione: con le conseguenze micro e macroscopiche negli organi e negli individui ammalati che abbiamo visto. La diffusione delle virosi è in molti casi operata dagli insetti (specialmente afidi e cicadellidi); in altri è sufficiente il contatto tra pianta e pianta. Trattandosi di malattie che nella massima parte hanno carattere sistemico (sono cioè diffuse nell'intero individuo), un comune canale della loro diffusione è quello della moltiplicazione vegetativa della pianta. Alle virosi sono molto simili, almeno nelle manifestazioni esterne, le micoplasmosi, ossia le infezioni provocate dai micoplasmi che sono agenti patogeni di struttura sempre assai semplice, ma più evoluta di quella dei virus. Un caso da segnalare, in particolare, è quello degli « scopazzi dell'olmo ))(l). L'individuazione della loro presenza all'interno dei tessuti vegetali richiede, come quella dei virus, il ricorso al microscopio elettronico ed ad altri delicati strumenti di indagine. Anche per ciò che riguarda l'epidemiologia vi sono stretti punti di somiglianza con le virosi. Qualche differenza si ha nel campo dei mezzi di lotta in quanto i micoplasmi · sono sensibili, ad esempio, agli antibiotici. Il ricorso a questi e simili mezzi terapeutici è, tuttavia, da escludere, per il momento, essendo impedito dalle autorità sanitarie. Le clorosi Con questo termine si intende - in senso molto lato - la modifica o la perdita del color verde degli organi erbacei, foglie in primo luogo. A questa manifestazione si accompagna, se di comparsa pregressa, neerosi dei tessuti fogliari o dei rami, diminuzione nel ritmo di sviluppo dell'intero albero, con scarsa produzione di fiori e frutti e, nei casi più gravi, morte progressiva del soggetto. La clorosi fogliare porta o ad un semplice impallidimento del tono verde o ad un ingiallimento oppure addirittura ad un imbianchimento dei tessuti marcato specialmente negli spazi internervali: spesso, quando il fenomeno è molto accentuato, l'intero lembo ne è interessato o ne sfuggono solo piccole strisce che contornano le nervature principali (clorosi internervale). Le foglie, che nel complesso appaiono più fragili, possono infine andare soggette ad imbrunimento, a chiazzarsi di secchereccio, in parte ad accartocciarsi ed, eventualmente, anche a cadere. Manifestazioni pressappoco uguali si hanno negli altri organi verdi, quali le gettate dell'anno, ave pure sono constatabili processi necrotici. Le cause della clorosi sono molteplici, di natura diversissima tra di loro. La più semplice, anche dal punto di vista terapeutico, è quella 1 ( ) Scopazzi sugli alberi sono, più comunemente dovuti all'infezione di crittogame tafrinacee : su betulla da Taphrina betulina e T. turgida, su carpino da T. carpini; sull'ontano da T. epiphylla. INFORMATORE FITOPATOLOGICO 4/83 \ collegabile ad un difetto nutrizionale, molto spesso dovuta a scarsa disponibilità di azoto. Clorosi peraltro possono essere dovute anche a carenze di fosforo, zinco, manganese, magnesio di altro macro o microelemento. Una buona concimazione, la parziale sostituzione del terreno può risolvere questi casi. Per alcuni di essi (quelli collegati a carenze di microelementi), peraltro, occorre il parere dello specialista, sia per l'esatta diagnosi sia per i provvedimenti da prendere. Il tipo di clorosi più diffusa nei nostri ambienti è, però, la cosiddetta «clorosi ferrica» collegata cioè alla indisponibilità del ferro, elemento essenziale per la formazione del pigmento verde. È manifestazione tipica dei terreni a reazione alcalina, ricchi di calcare tanto che viene anche indicata come «clorosi calcarea». La mancata partecipazione del ferro alla formazione della clorofilla non sempre è dovuta alla reale assenza di tale metallo che, anzi, può trovarsi in abbondanza nel terreno e, persino, nei tessuti stessi delle piante clorotiche: dipende allora dal fatto che il ferro non è «disponibile», non può cioè essere né assorbito dal terreno né assunto dalla cellula pigmentata perché legato ad altri elementi. A creare simili situazioni possono concorrere fattori interni ed esterni alla pianta: specialmente l'eccesso di umidità, la somministrazione di materiali alcalinizzanti, la eccessiva presenza di metalli quali rame e zinco. Nei riguardi dell'umidità, per ristagni di acqua, a caus~ di impermeabilità del terreno, bisogna rimuovere queste condizioni mediante drenaggi sufficientemente profondi ed estesi in modo che vengano ad interessare l'intera rete radicale. Per contrastare l'azione degli alcalinizzanti si può ricorrere alle proprietà acidificanti dello zolfo e della sostanza organica da somministrare in abbondanza. La correzione della clorosi ferrica è peraltro in larga misura affidata alla somministrazione di questo metallo in formulazione inorganica (solfato di ferro) od organica. Il solfato di ferro si somministra a dosi di mezzo kg. sciolto in 5 litri di acqua per ogni 30 cm. del diametro della proiezione della chioma sul terreno, se si interviene in pieno inverno (che è il momento più opportuno per evitare danneggiamenti ai tessuti), oppure a dose dimezzata se si interviene e INFORMATORE FITOPATOLOGICO 4 / 83 in primavera. In entrambi i casi il meAll'infestazione di questo defogliatallo viene dato in quantità assai su- tore sono particolarmente sensibili gli periore a quella che l'albero utilizza: alberi giovani; ma anche quelli adulti ma va tenuto presente che molto se ne ne soffrono allorché l'attacco assume disperde e non tutto verrà messo in pesanti proporzioni, divenendo allora condizione di «disponibilità» (a cui attaccabili da altri fitofagi, specialprovvedono gli stessi fattori - aci- mente xilovori. dità, elementi di interferenza - che La lotta - quando necessaria e avevano agito nel creare la clorosi). possibile - va fatta con irrorazioni da La soluzione va versata entro fori praticarsi all'inizio della infestazione, praticati nel terreno lungo la circonfe- con preparati quali il Dipterex (al renza di proiezione della chioma del- 40% di Triclorfon), ìl Gardona (al l'albero (a distanza di circa 60-90 cm. 24% di Tetraclorvinfos), Abate (al l'uno dall'altro), ampi e profondi 50% di Temefos), alle dosi di 10 sufficientemente perché assorbano la grammi di principio attivo per ettolisoluzione ferrica ed altrettanta acqua tro. semplice; i fori vanno poi chiusi con È sempre da tenere presente che terra. Altrimenti si può ricorrere al questi trattamenti- come quelli anapalo iniettare. Per le piante di piccole loghi che verranno ricordati in infedimensioni la soluzione si versa in un stazioni sirnilari - sono indicati solo solco profondo 15 cm. scavato a 30 per impianti di una certa dimensione cm. di distanza dalla base dell'albero. numerica e sempre che gli interventi Formulazioni organiche di cui è ri- non siano in grado di rappresentare conosciuta una notevole efficienza sia pericolo per i passanti, come può esper prevenire che per curare la clo- sere nei luoghi pubblici. rosi, sono i cosiddetti «chelati». La Fortunatamente l'infestazione del loro applicazione può venire fatta ·nel Neodiprion ha spesso un andamento terreno, con criteri simili a quelli indi- ciclico, con alti e bassi di intensità nel cati per il solfato o mediante irrora- · corso di 4-5 anni. zioni alla chioma, seguendo le indicazioni suggerite dalle case produttrici La tentredine del pioppo di tali sostanze. La tentredine nerastra del pino Si tratta di un lepidottero (Neodiprion sertifer) che vive a spese di parecchie specie di pino (pino nero, pino marittimo, mugo, cembro, insigne) che è in grado di defogliare severamente. A questo provvedono le larve che nascono in primavera, di color dapprima bianco poi verde-nerastro, raggruppate in colonie di diversi individui. Prima dell'estate, dopo essersi abbondantemente nutrite a spese delle foglie di due anni (risparmiano di solito quelle dell'anno in corso sì che anche in caso di forte infestazione rimane sempre nei rami un ciuffo verde apicale), scendono dalle parti alte del l'albero e si vanno ad impupare nelle screpolature della corteccia verso il terreno o nel terreno stesso. Gli adulti compaiono in autunno: il maschio è di color nero, grosso più o meno come una mosca, e dotato di antenne a pettine molto evidenti; la femmina è assai più grossa, di un color brunastro e con antenne semplici. Questa depone le uova, a gruppi, sulle foglie. È un insetto (Trichiocampus viminalis) di non molto frequente comparsa, ma che, se riesce ad insediarsi, è in grado di causare seri danneggiamenti al fogliame allorché, allo stato )arvale, divora dapprima l'epidermide ed il parenchima inferiore e poi l'intero spessore del lembo, lasciando solo la nervatura centrale. Le larve procedono nella loro azione fitofaga l'una all'altra addossate e - nate in primavera inoltrata o all'inizio dell'estate- si impupano sugli od in vicinanza degli alberi. Gli adulti danno luogo ad una seconda generazione prima dell'inverno che le nuove larve trascorrono entro il bozzolo fino che si evolvono in adulti nel maggio-giugno successivo. Le caratteristiche di questo insetto sono: il capo nero lucente, i 3 seguenti toracici e gli ultimi 3 addominali di un color giallo aranciato, mentre gli intermedi sono verdi; di lato e dorsalmente presentano delle macchie nere; l'intero corpo è ricoperto da peli bianchicci. Solo se l'attacco è molto accentuato (può interessare anche il Salice) conviene intervenire con insetticidi 19 contro le larve all'inizio della loro attività fitofaga. Altrimenti si deve con tare sul fatto che le comparse di questo insetto sono fugaci e facilmente ad uno scoppio dell'infestazione succede un periodo, anche molto prolun gato, di sua assenza. La processionaria del pino n nome comune che viene dato a questo insetto (Thaumetopoea pityocampa) è dovuto al modo, veramente singolare, con cui si spostano i componenti delle colonie !arvali quando si muovono in cerca di cibo o, quando mature, si portano nei luoghi ove incrisalidarsi. Costituiscono delle lunghe teorie di bruchi disposti in composta fila indiana che si snodano, quasi con solennità, come - appunto - una processione di religiosi. Le uova vengono deposte in estate sulle parti terminali dei germogli, particolarmente di quelli più elevati e le larve che ne nascono si riuniscono in un nido formato di fili sericei, che man mano si ingrossa fino ad assumere le dimensioni di un grosso pugno o di un piccolo melone. Entro il nido le larve, l'un l'altre addossate, passano l'inverno per poi uscire ai primi tepori di primavera, in marzo, spostandosi tutt'attorno e divorando le foglie che trovano sul loro cammino. Ultimato questo periodo di nutrizione, durante il quale operano il danno maggiore in quanto lasciano interi rami spogli e disseccati, scendono nel terreno sottostante gli alberi, vi penetrano per 8-10 cm. di profondità e lì si incrisalidano. Gli adulti escono in luglio (in parte, peraltro, solo il luglio dell'anno successivo) e ricominciano il ciclo. Si tratta di farfalle dall'apertura alare di 30-40 mm., di color grigio con tre striature trasversali sulle ali anteriori e con le ali posteriori quasi bianche con una macchia nerastra al margine esterno. Per contenere i danni della Processionaria l'intervento più efficace è quello della raccolta e dell'immediata distruzione dei nidi mediante bruciatura sul posto, da eseguirsi in pieno inverno prima cioè che le larve riprendano la loro attività nutrizionale. Il taglio del ramo che ospita il nido va fatto con una certa attenzione sia per non danneggiare la pianta (l'allontanamento del cimale può determinare 20 4 INFORMATORE FITOPATOLOGICO 4 / 83 ' l'arresto di sviluppo, segnatamente dei pini giovani) e sia per sottrarsi (quando si opera su nidi già adulti), all'azione urticante dei peli delle larve di cui sono particolarmente sensibili gli occhi e la bocca. Successi si possono avere anche insufflando all'interno dei nidi ed attorno ad essi insetticidi di vario tipo (specialmente efficace il Diflubenzuron) tenendo peraltro presente che la tessitura sericea dei nidi è in certi punti quasi impenetrabile e parte degli agglomerati !arvali possono sempre sopravvivere. Di successo è risultato l'intervento di lotta biologica per mezzo del Bacillus thuringiensis, il cui uso è tuttavia vietato dalla nostra legislazione sanitaria al contrario di quanto si fa all'estero. Un mezzo di lotta molto empirico, di cui parliamo col beneficio di inventario, è quello di sparare entro i nidi con fucili da caccia, in modo che i pallini di piombo riescano a disturbare - fino, si dice, a devitalizzare le colonie !arvali non più protette dal quasi ermetico intreccio sericeo che lo sparo ha dilacerato. La processionaria della quercia peraltro conto delle differenti caratteristiche biologiche del fitofago. Ha una attività simile a quella della Processionaria del pino, riuscendo a defogliare in modo anche molto con sistente gli alberi su cui viene a svilup- La Lymantria dispar parsi in famiglie di solito assai numeÈ una « defogliatrice » per .eccelrose. La deposizione delle uova vien fatta in estate da parte di farfalle di un lenza che interessa molti alberi di cocolor grigio, poco appariscenti, a co- mune impiego quali la quercia, l'astumi crepuscolari. Le larve nascono cero. il platano, il pioppo ecc. Si tratta di una farfalla che si prein primavera e formano attorno al ramo o aderenti alle branche ed al senta di conformazione diversa a setronco dei nidi costituiti da fili sericei, conda del sesso (di cui il nome di «didai quali fuoriescono- snodandosi in spar »): il maschio è di color giallofile di non molti individui - per ali - scuro, con apertura alare di 35 mm. e mentarsi a spese delle foglie che tro- corpo sottile, mentre la femmina vano in prossimità o che vanno a re- che ha un corpo tozzo - è di un color perire anche a distanza, !asciandole bianco-giallastro con ali di una apercompletamente scheletrite. Si impu- tura che raggiunge i 60 mm. e perpano nel nido od all'esterno di questo corsa da linee nere zig-zaganti. Tali farfalle compaiono in estate. per poi sfarfallare in estate. Questo lepidottero (Thaumetopoea La ovideposizione viene realizzata processionea) attacca quercie di vario con la formazione di ooteche grosse tipo che può defogliare in toto, deter- 3-4 cm. che contengono parecchie minando così serie crisi di vegeta- centinaia di elementi, ammassati e ricoperti da una feltrosità giallo-fulva zione. La lotta va fatta con gli stessi cri- costituita dalle pelosità dell'addome teri e con le stesse attenzioni dette per della femmina. Nella primavera sucla Processionaria del pino, tenendo cessiva, all'inizio della vegetazione, 7 4) Nido di processionaria (Thaumetopoea pityocampa) su pino nero. Le larve prima di riunirsi, per svernare, nell'interno della massa di fili sericei si sono nutrite a spese della parte terminale del rametto. 5) Ammasso di larve di Processionaria del pino all'interno di un «nido»~ sul finire dell'inverno. 6) Fronde di quercia danneggiate da Processionaria. 7) Adulto di Lymantria dispar appena sfarfallato, in prossimità di una ooteca. INFORMATORE FHOPATOLOGICO 4 / 83 21 8 8) Quercia completamente defogliata dalla Processionaria. 9) Larve di Stilpniotis salici s. asciutti e miti. L'adulto è una farfalla a capo e ad ali bianche (da qui il nome comune che le viene dato di ((farfalla bianca>>) dotata di una o due generazioni an nuali. Compare in maggio-giugno. Le larve. dotate di una serie di macchie bianche sul dorso ed ai lati e di tubercoletti pelosi, dopo essersi nutrite ab bondantemente del parenchima fo gliare, si incrisalidano tra i resti delle lamine ricoprendosi con fili sericei. In caso di una seconda generazione, come avviene nelle località più fredde, l'inverno lo passano allo stato di larva, rifugiate tra le cortecce degli al beri per poi incrisalidarsi, dopo un periodo di nutrizione, sulla nuova vege tazione. L'infestazione di Sti/pniota subisce alti e bassi di intensità, essendo l'insetto molto influenzabile dall'anda mento stagionale. Gli eventuali interventi di lotta mediante trattamenti vanno praticati in primavera, quando le larve iniziano la loro attività defogliatrice. Diversi altri Limantridi - a bioiPgia e possibilità di" lotta simile - sono in grado di defogliare più o meno in tensamente e più o meno rapidamente, gli alberi ornamentali: Ma/a cosoma neustria, Lasiocampa quercus, Gastropacha quercifolia, ecc. La Phalera bucephala 9 nascono le vorac1ss1me larve (potendo raggiungere dimensioni notevoli, fino a 70 mm. di lunghezza) che scheletrizzano le foglie; sono brune con una linea gialla sul dorso e dotate di una serie di tubercoli sui quali sono inseriti ciuffi di rigidi peli. Durante il periodo di nutrizione subiscono periodi di riposo durante i quali si occultano tra le screpolature della corteccia o si ammassano tra di loro. L'incrisalidamento avviene sulle stesse piante tra le foglie erose o nella corteccia, singole o raggruppate, coprendosi di fili sericei. 22 La lotta, cui fortunatamente partecipano attivi nemici naturali (in particolare il coleottero Calosoma sycophanta) si effettua con la distruzione delle ooteche presenti sugli alberi e con trattamenti - quando le condizioni lo permettono - diretti alle larve, da effettuarsi all'inizio della loro attività defogliatrice. La Stilpniota salicis Un altro Limantride, attivo defogliatore, che interessa il pioppo ed il salice, è la Stilpniota salicis che com pare segnatamente dopo inverni Le larve di questo lepidottero sono voraci consumatrici delle foglie di betulla, faggio, tiglio, olmo, salice che lasciano per larga parte scheletrite. L'adulto è una bella farfalla, con ali anteriori (ampie 40-60 mm.) bru nicce, variegate e con una grossa macchia giallastra nella parte distale, mentre le ali posteriori sono di un color cremeo. Compare a primavera inoltrata e depone le uova nella pagina inferiore delle foglie. Ha due generazioni annuali; sverna allo stato di crisalide, nascosta nel terreno sotto gli alberi che ha infestato. INFORMATORE FITOPATOLOGICO 4 / 83