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Cavolfiore:
un fiore salutare
Il cavolfiore è originario del bacino del Mediterraneo e si diffuse in epoca romana
attraverso gli scambi commerciali. Imbarcato sulle navi alla scoperta dell’America per
prevenire lo scorbuto, causato dalla carenza di vitamina C, venne poi consigliato come
lassativo, per prevenire le affezioni polmonari, raffreddore e reumatismi, grazie alle sue
potenzialità benefiche per la salute. Coltivato in Italia, soprattutto al Sud e al Centro,
è principalmente a “testa” bianca ma anche verde, viola ed in futuro arancione. La
colorazione è correlata a positive potenzialità benefiche dovute al maggior contenuto di
composti antiossidanti. Riconosciuto come alimento funzionale, migliora e influenza le
funzioni dell’organismo in aggiunta al suo valore nutrizionale.
Nazzareno Acciarri
UN FIORE SALUTARE
Nazzareno ACCIARRI
AGRICOLTURA OGGI
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differenziazione di queste due brassiche molto note e
diffuse nel consumo fin dall’antichità. Alcuni tipi appartenenti alla specie Brassica oleracea erano coltivati in
Grecia già nel IV secolo avanti Cristo mentre la diversificazione nelle tipologie oggi note iniziò più tardi.
Teofrasto, nel III-IV secolo avanti Cristo descrive già
tre diverse varietà di cui una, per avere ricacci di fiori sterili, potrebbe essere assimilata proprio al cavolo
broccolo o al cavolfiore. Il primo a descrivere piante
simili in Italia è stato Plinio nel I secolo avanti Cristo.
Alcuni autori fanno derivare l’origine del cavolfiore
direttamente dal cavolo broccolo e fanno risalire la
sua diffusione in Italia al 1300-1400 ad iniziare dalla
Campania. Nei secoli seguenti si sarebbe poi largamente diffuso in tutta Europa. I Greci lo consideravano sacro mentre i Romani già lo utilizzavano, cru-
ssp. sabellica o anche acephala), la Verza (Brassica oleracea ssp. sabauda) ed il Cavolo rapa (Brassica oleracea ssp.
gongyloides). A seconda del tipo vengono consumati
fusti, foglie o fiori. L’origine genetica e geografica
di questa specie è ancora oggetto di studio da parte,
soprattutto, di biologi molecolari attraverso l’analisi
del polimorfismo del DNA. È opinione comune che
queste sottospecie così diverse tra loro, almeno apparentemente, derivino da un unico progenitore: Brassica
oleracea spp. oleracea specie caratterizzata da una pianta
arbustiva con la parte bassa degli steli legnosa ed una
parte alta erbacea. Questa brassica è comunemente
diffusa sulle coste del mediterraneo di Italia, Spagna
e Francia e sulle coste atlantiche europee compresa la
Gran Bretagna. L’origine del cavolfiore viene localizzata nel bacino del mediterraneo mentre la culla della
sua evoluzione viene individuata sulle coste orientali
del mar Mediterraneo. In epoca romana il commercio
e gli scambi tra i vari paesi del bacino del Mediterraneo, compresi quelli delle coste orientali e delle isole
come Creta e Cipro, hanno favorito il diffondersi della
sottospecie anche nella nostra penisola. I processi di
modificazione dovuti alle condizioni climatiche, alle
caratteristiche del suolo e l’influenza della selezione
umana hanno favorito l’evolversi di tipi con caratteristiche agronomiche e qualitative molto interessanti
e l’affermarsi di cultivar diverse per forme e colori.
Questi processi hanno interessato principalmente due
sottospecie tra loro simili e spesso vicendevolmente
confuse come Cavolfiore e Cavolo broccolo. Proprio
l’Italia viene considerata uno dei principali centri di
Cavolfiore ed altri cavoli:
denominazione, origine, storia
Il nome cavolfiore deriva dal latino caulis (fusto, caule)
e floris (fiore); mentre la sua denominazione scientifica
è Brassica oleracea ssp. botrytis L. (2n=18) ed appartiene
alla Famiglia delle Brassicacee o Crucifere. Il termine
crucifere è dovuto alla conformazione anatomica del
fiore costituito da quattro petali opposti due a due a
formare, appunto, una croce. La specie Brassica oleracea costituisce un modello quasi inimitabile di forme morfologiche molto diverse tra loro e nello stesso
tempo un esempio di variazione dovuta all’ambiente
ed all’addomesticamento da parte dell’uomo. A conferma di questa variabilità intraspecifica si sottolinea
che appartengono alla stessa specie il Cavolo broccolo (Brassica oleracea ssp. italica), il Cavolo cappuccio
(Brassica oleracea ssp. capitata), il Cavolo cinese (Brassica
oleracea ssp. alboglabra), il Cavolo di Bruxelles (Brassica
oleracea ssp. gemmifera), il Cavolo nero (Brassica oleracea
do, per curare varie malattie e per meglio sopportare
l’alcool durante i banchetti. Ancora più degli agrumi
i cavolfiori venivano imbarcati sulle navi prima delle
grandi traversate oceaniche che seguirono la scoperta
dell’America per prevenire lo scorbuto causato dalla
carenza di vitamina C. Il capitano Cook attribuisce
proprio ai cavoli ed in particolare al cavolfiore, che
faceva mangiare sia crudo che cotto, la buona salute
del suo equipaggio nei tre anni di navigazione in tutte
le latitudini. Nel 1500 veniva utilizzato come lassativo
mentre nel 1600 era raccomandato in tutte le affezioni
polmonari e per guarire raffreddori e reumatismi. Nel
1700-1800 veniva caricato in abbondanza sulle baleniere impegnate in lunghi mesi di pesca. Certo è che
da secoli l’uomo aveva intuito le potenzialità benefiche
del cavolfiore e dei cavoli in generale sulla salute.
Siliqua
Coltivazione di cavolfiori nel Salento
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UN FIORE SALUTARE
Nazzareno ACCIARRI
UN FIORE SALUTARE
Nazzareno ACCIARRI
Sullo sfondo coltivazione di cavolo cinese
Cavolo cappuccio
Cavolo cappuccio rosso
Cavolo broccolo
Cavolfiore bianco
Cavolfiore verde di Macerata
Cavolo verza
Cavolfiore (broccolo romanesco)
Cavolfiore Arancione
Cavolfiore viola
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Nazzareno ACCIARRI
UN FIORE SALUTARE
Nazzareno ACCIARRI
Un ortaggio “molto” popolare
I cavoli e, con essi, il cavolfiore li ritroviamo in tantissimi proverbi o modi di dire molto popolari “Testa di
cavolo”, “Non me ne importa un cavolo”, “Col cavolo!”, “Pensa ai cavoli tuoi”, “Non capisci un cavolo”,
“C’entra come i cavoli a merenda”, “Salvare capra e
cavoli”, “Sono cavoli miei/tuoi!”, oppure, l’esclamazione “Cavolo!”, diffusissimo ovunque è poi il detto
“Nascere sotto un cavolo” forse da attribuire al gesto
di rotazione della testa che compie la raccoglitrice di
questo ortaggio prima del taglio per il distacco definitivo, gesto simile a quello della levatrice al momento
di aiutare la nascita di un bambino prima di procedere
al taglio del cordone ombelicale. Ci sono poi proverbi
come: “Chi ha del pepe ne mette anche sul cavolo”,
“Chi pon cavolo d’aprile, tutto l’anno se la ride”, “Serva ripresa (o prete spretato) e cavolo riscaldato non fu
mai buona (buono)”, “Tanto va la capra al cavolo che
ci lascia il pelo”.
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UN FIORE SALUTARE
Nazzareno ACCIARRI
UN FIORE SALUTARE
Nazzareno ACCIARRI
descritta come deviazione teratologica ereditaria della
gemma terminale. Forma, colore, convessità, dimensione di questa “testa” variano a seconda della cultivar
e nell’ambito dello stesso tipo a seconda dello stadio di
sviluppo. L’infiorescenza vera e propria è racemosa e
si forma in seguito all’allungamento delle ramificazioni del corimbo. I veri fiori, tipici delle crucifere, sono
ermafroditi, gialli, con quattro petali, sei stami ed un
ovario. Il frutto è una siliqua che a maturazione può
contenere un numero variabile di semi, da poche unità fino ad oltre 20. I semi sono di colore solitamente
rossiccio-bruno o tendente al nerastro di diametro di
1-1.5 millimetri.
I caratteri morfologici del cavolfiore sono molto simili
a quelli del cavolo broccolo tanto che alcune cultivar
tradizionali vengono classificate da alcuni tra i cavolfiori e da altri tra i broccoli. Solitamente si ritengono
broccoli quelli che hanno una testa (intesa come parte edule) costituita da fiori veri quindi da bocci fiorali
completi mentre nei cavolfiori, considerando sempre
il corimbo edule, i fiori veri compaiono solo dopo l’allungamento delle ramificazioni e derivano dalle gemme sottostanti gli apici meristematici che costituiscono
la parte superficiale della testa quando si trova allo
stadio di maturazione commerciale.
Caratteri botanici e morfologici
Nel cavolfiore la parte edule di maggior valore è l’infiorescenza denominata “testa” o “corimbo” o “pomo”
oppure “palla” o anche “falsa infiorescenza”; alcuni
utilizzano per l’alimentazione, una volta lessate, anche
le foglie più giovani.
A seconda della tipologia considerata all’interno della sottospecie è possibile rilevare un’elevata variabilità nella dimensione della pianta, nel numero, forma
e colorazione delle foglie; nella forma, colorazione e
dimensione della testa. E’ una pianta erbacea che ha
radice fittonante non molto profonda ed espansa, il
fusto varia in altezza: da pochi centimetri fino ad oltre
50; le foglie di forma più o meno ellittica con margini
di varia lobatura e/o incisione sono solitamente pruinose variano di colore dal verde chiaro al verde scuro al grigio di varie tonalità e lucentezza, hanno una
nervatura centrale molto grande. La gemma apicale
ad un certo punto dello sviluppo, in epoca variabile
a seconda della precocità della cultivar, si differenzia
in infiorescenza che nel cavolfiore prende la forma di
un corimbo a causa delle ramificazioni dell’asse principale della pianta. La superficie di questo corimbo è
costituita da meristemi portati alla fine delle ramificazioni terminali più piccole. Questa struttura viene
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Broccolo
Cavolfiore Bianco
Cavolfiore Verde
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Nazzareno ACCIARRI
UN FIORE SALUTARE
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Quantità di cavolfiori e cavoli broccoli ottenute nel
2011 nei principali paesi produttori
(fonte FAOSTAT)
(72,6), Puglia (72,2) e Calabria (72,1) (Dati ISTAT).
Forte è la tradizione nella coltivazione in regioni come
Marche (forse l’area con le più importanti antiche
cultivar), Toscana e Lazio. Il calendario principale
di raccolta va da Ottobre ad Aprile ed, attualmente,
è coperto dalla coltivazione quasi esclusiva di ibridi
F1. L’Italia è un Paese tradizionalmente esportatore
di cavolfiore; essa ha raggiunto i suoi livelli massimi
negli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso con il 20% di
produzione nazionale commercializzata all’estero. Per
questo motivo è stato il primo prodotto vegetale ad essere sottoposto a severe normative proprio per garantire l’elevata qualità ai paesi importatori. Nell’ultimo
decennio le esportazioni si sono ridotte del 53%. Nello
stesso periodo le importazioni sono gradualmente aumentate. Leader incontrastato fino alla fine degli anni
’70 nell’esportazione del cavolfiore, oggi l’Italia deve
recitare un ruolo subalterno a Francia e Spagna che
per prime hanno investito notevoli risorse nei processi di rinnovamento dell’intera filiera puntando sulla
standardizzazione della qualità. I principali acquirenti della nostra produzione, con quasi l’80% del totale
esportato, sono Germania e Francia nell’ordine.
La coltivazione nel mondo
ed in Italia
Le statistiche mondiali accomunano i dati di cavolfiore
e cavolo broccolo per cui risulta molto difficile poter
discriminare tra le due colture. Pertanto i dati si riferiscono ad entrambe, è possibile che in alcune nazioni
come, per esempio negli Stati Uniti, il cavolo broccolo
potrebbe predominare mentre in molte altre è sicuramente il cavolfiore ad avere il sopravvento. Nonostante il ritardo nella diffusione e nel consumo rispetto ad
altri paesi, attualmente la Cina è il maggior produttore mondiale seguito dall’India. A grande distanza
si classificano nell’ordine Spagna, Messico ed Italia,
quest’ultima con oltre 420 mila tonnellate nel 2011.
L’Italia è stata terzo produttore mondiale per molti
anni ma ha visto calare sia le superfici investite che, di
conseguenza, le produzioni ottenute nell’ultimo ventennio con una leggera ripresa nell’ultimo biennio.
Nel nostro paese cavolfiore e cavolo broccolo vengono
coltivati un po’ ovunque ma, soprattutto, al sud mentre, considerando le regioni, le maggiori produttrici
(in migliaia di tonnellate) sono, nell’ordine: Campania
Nazione
Produzione (MT)
Cina
9025278
India
6745000
Spagna
513783
Messico
427884
Italia
420989
Francia
364558
Stati uniti
301590
Polonia
297649
Pakistan
227591
Egitto
201201
Regno Unito
180577
Coltivazione di cavoli nello Yunnan, Cina
Coltivazione di cavolfiori in Chiapas, Messico
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Cavoli cinesi nel mercato di Li Jiang, Cina
I tipi coltivati e le antiche
cultivar italiane
di colore giallo paglierino come lo Jesino (sempre originario delle Marche) ed i tipi ad infiorescenza di colore viola come il Violetto di Catania originario della
Sicilia orientale.
Sempre in Italia esistono diversi broccoli come il Friariello in Campania lo Sparacieddu in Sicilia o il più
noto Broccolo calabrese. Come detto, spesso, nell’usanza popolare si chiama col nome di broccolo un
cavolfiore, è il caso del Romanesco e, forse, col nome
di cavolfiore un broccolo: potrebbe essere il caso di
alcune cultivar di Violetto di Catania o della Cima
di Cola. Le tradizionali cultivar italiane sono state e
sono tuttora oggetto di studio e soprattutto sono tra le
più importanti fonti di caratteri utili al miglioramento
genetico. L’interesse dei mercati verso le novità orticole e di quasi tutte le industrie del surgelato verso una
maggiore tipicità di produzione e verso tutto ciò che
arricchisca il piatto di colori lasciano prevedere richieste ancora maggiori di cavolfiori, oltre che bianchi, anche verdi e viola. Proprio per questo motivo, da anni,
la ricerca pubblica italiana sia autonomamente che in
collaborazione con privati, ha avviato una valorizzazione di antiche cultivar italiane che si distinguono per
importanti caratteri come colore, forma, sapore, compattezza della testa e calendari produttivi.
In questo senso molto è stato fatto, con risultati importanti, e molto si sta facendo presso il CRA (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura) unitamente ad una importante ditta produttrice
di sementi come la CLAUSE. Sono state valorizzate
cultivar tradizionali come Tardivo di Fano, Verde di
Macerata e Romanesco.
I cavolfiori allevati nel nostro paese vengono distinti
in precoci (maturazione dopo 75-85 giorni dal trapianto), medi (90-135 giorni), tardivi (135-185 giorni)
e molto tardivi (da 135 a oltre 240 giorni). Una parte
dei medi, i tardivi ed i molto tardivi hanno necessità di
un periodo di freddo per la differenziazione della gemma apicale in infiorescenza mentre non necessitano di
questo periodo i precoci ed i medio precoci.
I cavolfiori precoci vengono anche definiti tropicali.
La maggior parte delle cultivar allevate nelle nostre
campagne sono a “testa” bianca (più è bianca meglio
è!) ma recentemente, grazie ad un importante lavoro di valorizzazione attraverso la ricerca e il miglioramento genetico, sono risultati in espansione i tipi a
testa colorata, soprattutto verde.
In Italia è presente un numero elevato di cultivar tradizionali, infatti il nostro paese è stato, nei secoli, uno
dei più importanti centri di differenziazione di cavolfiore e cavolo broccolo. Solo negli anni recenti esse
hanno lasciato il posto, nelle coltivazioni professionali,
agli ibridi F1.
Tra queste antiche cultivar, oltre ai tradizionali bianchi, derivanti, soprattutto, da Tardivo di Fano, Gigante di Napoli, Primaticcio di Toscana, Cavolfiore di
Moncalieri (tutte con numerose variazioni a seconda
dell’epoca di maturazione), esistono i tipi ad infiorescenza verde come il Verde di Macerata, originario
delle Marche, il Verde di Palermo, originario della Sicilia occidentale, il Romanesco, del Lazio, e la Cima di
Cola della Puglia; esistono anche alcuni tipi con testa
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di germoplasma hanno evidenziato l’esistenza di ampia variabilità ritenuta ideale per favorire, mediante
appropriati metodi di selezione, un efficace miglioramento sia della qualità che delle produzioni ottenibili.
L’ampia eterogeneità riscontrata derivava, naturalmente, dal metodo empirico con cui gli agricoltori
avevano mantenuto il tipo con l’intuibile verificarsi
di libere impollinazioni anche con altre brassicacee
o altre tipologie di cavolfiori. È stato pertanto naturale, tra tanti pregi, individuare anche il manifestarsi
di caratteristiche indesiderabili quali: peluria, vinosità
(sfumature antocianiche dei corimbi), virescenza (presenza di foglioline tra i corimbi), scarsa compattezza
della testa, forme appiattite ed ingiallimenti.
La selezione è stata finalizzata all’ottenimento di linee
pure caratterizzate da cicli produttivi diversificati ed
elevata qualità delle infiorescenze. La disponibilità di
La valorizzazione della
biodiversità italiana
Forse è la specie in cui la ricerca italiana è riuscita ad
ottenere i maggiori successi nel tentativo di valorizzare
le tipologie tradizionali.
Il Tardivo di Fano. Per i caratteri qualitativi che lo
contraddistinguono, è stato, presso il CRA, il tipo considerato per il miglioramento genetico tra quelli ad infiorescenza bianca. Per molto tempo, accessioni locali
di questo cavolfiore sono state ampiamente coltivate,
non solo nelle Marche per la raccolta vernino-primaverile, epoca in cui si hanno buone e costanti richieste sia dai mercati interni che esteri; inoltre non c’è
grande disponibilità di ibridi F1 appartenenti a questa tipologia e le produzioni ottenibili all’estero sono
certamente inferiori, per qualità e quantità, a quelle
del periodo autunnale. Studi preliminari e recupero
questi materiali stabilizzati ha consentito anche l’ottenimento di linee maschio sterili e quindi di ibridi F1
necessari per avere costanza di produzione ed elevata
qualità del prodotto raccolto. Miglioramenti sensibili
si sono avuti, in alcuni casi, incrociando il Tardivo di
Fano con linee derivanti da una tipologia francese denominata Roscoff. Nel catalogo CLAUSE, a sintetizzare i risultati congiunti col CRA, oggi sono presenti
gli ibridi F1 della tipologia Tardivo di Fano denominati. Scylla, Medusa e Trinacria.
Verde di Macerata e Romanesco. Solo recentemente
la ricerca, o meglio, l’attività di breeding, ha preso in
considerazione queste tipologie essendosi prima interessata solo ai più comuni e tradizionali bianchi. Queste tipologie verdi avevano una diffusione geografica
eterogenea, allevamenti contenuti e, soprattutto, periodi di maturazioni ristretti. La conseguenza è sem-
pre stata la disponibilità di un prodotto in quantità
limitata, eterogeneo e non disponibile durante tutto
l’arco di produzione del cavolfiore in genere. Eppure
sono tipi che per aspetto, sapore e migliore resistenza
al freddo si sono rivelati in grado di aumentare e rendere più varia l’offerta di mercato in una specie che
fino a qualche anno fa vedeva l’assoluto dominio dei
tipi bianchi.
Un calendario produttivo ristretto caratterizzava il
tipo Verde di Macerata, infatti era limitato ai soli mesi
che vanno da novembre a gennaio; oggi è possibile
raccogliere questa tipologia fino ad Aprile! Nel Romanesco, invece, mancava una sufficiente e costante
qualità delle infiorescenze durante tutto il periodo
produttivo.
Il miglioramento di questi due tipi è stato sviluppato,
a partire dal 1998, nell’ambito della menzionata colla
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borazione pubblico/privato tra il CRA e la CLAUSE
al fine di ottenere ibridi di grande valore commerciale.
Ancora oggi questa positiva collaborazione è in atto.
Al fine di poter ovviare ai problemi che limitano lo
sviluppo colturale, commerciale e la conoscenza da
parte dei consumatori il programma di breeding, per
entrambe le tipologie, ha seguito tre vie diverse per
l’ottenimento di linee pure utili nell’ibridazione una
volta introdotto come carattere anche la maschiosterilità citoplasmatica: 1-selezione all’interno delle singole popolazioni recuperate; 2-selezione all’interno
di popolazioni segreganti derivanti da incroci tra tipi
colorati e tipi bianchi a diversa epoca di maturazione; 3- costituzione di linee androgenetiche mediante
coltura in vitro di antere. Ad oggi sul catalogo della
CLAUSE figurano i seguenti ibridi delle due tipologie
ottenuti nell’ambito della collaborazione: Domizio,
Gitano, Pomezio, Flaminio (appartenenti al tipo Romanesco); Nazario, Magnifico, Galileo (appartenenti
al tipo Verde di Macerata).
Particolarmente elevato è stato il successo degli ibridi della tipologia Romanesco per i pregi qualitativi
di questa antica cultivar caratterizzata da un sapore
eccellente e da una forma della testa veramente spettacolare. Si tratta di una infiorescenza costituita da
corimbi di colore verde smeraldo
molto acuminati e da una forma a spirale che ripete
sempre se stessa come in un frattale (forma geometrica
“auto simile” poiché è esattamente uguale ad una sua
parte).
Nord
Centro
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Sud
Trapianto
Raccolta
Trapianto
Raccolta
Trapianto
Raccolta
Dicembre
Novembre
Ottobre
Settembre
Agosto
Luglio
Giugno
Maggio
Aprile
Marzo
Fase di
coltivazione
Febbraio
Areale
Gennaio
Calendario di coltivazione del cavolfiore in Italia
corso un programma di ricerca per ottenere cavolfiori
arancioni con maturazione commerciale della testa
dall’autunno alla primavera poiché, ad oggi, esistono
solo alcuni ibridi molto precoci e di non elevato valore qualitativo dell’infiorescenza e quindi con scarsa
influenza sulla coltivazione, sul mercato e quindi sul
consumo. Non è un lavoro semplice a causa del fatto
che il mutante Or ha effetti pleiotropici (capacità di
influire) su altri importanti caratteri ma diverse linee
pure, pronte per essere ibridate, sono già state ottenute. L’arricchimento in provitamina A del cavolfiore,
inoltre, costituisce una biofortificazione di una pianta
già considerata functional food.
Il futuro è “arancione”?
Sempre più, ed a ragione, tra gli ortaggi e la frutta
vengono correlati colori e positive potenzialità benefiche dovute al maggior contenuto di composti antiossidanti. Da qui l’importanza di ampliare il panorama
varietale dei cavolfiori disponibili con nuove costituzioni di colore arancione perché arricchite in caroteni.
Il mutante naturale Or (orange) fu individuato per la
prima volta nel 1971 in Ontario, Canada, in una coltivazione della cultivar di cavolfiore “Extra Early Snow
Ball” esso determina un accumulo di carotenoidi in
tutti gli organi della pianta compresa, quindi, la testa che assume la colorazione “orange”. Il CRA ha in
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La coltivazione e non solo
NO
SI
Il cavolfiore deve essere ben serrato e avvolto dalle foglioline, che sono commestibili.
una notevolissima superficie traspirante a causa delle grandi e numerose foglie che la caratterizzano, per
questo motivo la disponibilità idrica è essenziale per la
buona riuscita della coltura. L’infiorescenza nelle fasi
di ingrossamento e maturazione teme, specie nelle cultivar vernino-primaverili, le alte temperature e i venti
sciroccali che spesso sono causa del manifestarsi di importanti difetti che possono determinare un deprezzamento del prodotto o anche la non commerciabilità. È
una specie che sopporta molto bene il freddo sino ad
alcuni gradi sotto lo zero, i cavolfiori verdi sono più resistenti rispetto ai bianchi. Di solito si trapiantano 1,8
– 2,5 piante a metro quadrato disponendole sia a file
semplici che a file binate. L’impiego degli ibridi fornisce maggiori garanzie sia in riferimento all’uniformità
di produzione (vigore delle piante, forma e pezzatura
dei corimbi, durata del ciclo produttivo) che al controllo genetico di caratteri indesiderati quali la peluria
dei corimbi (bocci fiorali rilevati rispetto
Nella rotazione orticola, la coltivazione del cavolfiore, in funzione della durata del ciclo colturale, può
rappresentare la coltura principale o quella intercalare. Nei sistemi colturali tradizionali segue il i cereali
mentre nei sistemi orticoli specializzati può seguire le
solanacee o altre specie estive. La durata del ciclo colturale è influenzata dall’esigenza in freddo da parte
della piante per sviluppare il corimbo (parte edule).
Questa specie predilige zone e terreni freschi ed umidi; è essenziale l’irrigazione nelle prime fasi vegetative
specialmente nel periodo estivo, carenza idrica nella
prima fase di allevamento può anche causare la prefioritura. Per il trapianto, sia che si tratti di coltivazione
professionale, sia che si tratti di piccoli allevamenti negli orti familiari, si utilizzano in modo quasi esclusivo
piantine provenienti da vivai specializzati mentre una
volta si predisponevano i semenzai in azienda e veniva trapiantata la pianta a radice nuda. La pianta ha
Cavolfiore tardivo di Fano
Cavolfiore Romanesco
Cavolfiore Verde di Macerata
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alla superficie liscia della testa), la virescenza o frondescenza (foglioline all’interno del corimbo), vinosità
(colorazione violacea dei corimbi) e l’incompleto avvolgimento fogliare dei corimbi bianchi causa di indesiderati ingiallimenti per l’esposizione della testa alla
luce. Nei cavolfiori verdi, al contrario, per esaltare il
colore, è essenziale che l’infiorescenza sia esposta alla
luce sin dalle prime fasi di sviluppo. I cavolfiori vengono raccolti mantenendo la testa avvolta dalle foglie
per protezione. Possono essere confezionati in campo
ma di solito lo si fa nei magazzini di lavorazione. Lo si
commercializza in vari modi: affogliato se si eliminano
solo le foglie esterne più grandi e spuntando le interne
senza compromettere la copertura della testa; coronato se, una volta eliminate le foglie esterne, vengono
tagliate le interne 2-3 centimetri sopra la testa che così
rimane parzialmente visibile all’acquirente; defogliato
se vengono eliminate tutte le foglie ad eccezione delle
più interne giovani e tenere; nudo quando vengono
completamente eliminate le foglie ed il corimbo viene
protetto da uno speciale film traspirante. È un ortaggio che si presta al consumo fresco ma si adatta anche
alla conservazione in frigorifero ed ad essere surgelato
per il consumo da solo o in minestroni ed altro. Molto
utilizzati dall’industria sono, oltre ai bianchi, i cavolfiori verdi ed in special modo della tipologia Romanesco per il colore, la forma e soprattutto il sapore. Un
altro pregio dei tipi verdi è il minor odore sgradevole
che emanano durante la cottura rispetto ai bianchi.
Comunque, per i cavoli in generale, una conservazione inappropriata, un taglio o una cottura eccessivi
hanno effetti negativi su molti dei contenuti benefici.
Tante sono le ricette per cucinare il cavolfiore, alcune
anche abbastanza elaborate.
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Nazzareno ACCIARRI
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Dal momento che i cavoli sono caratterizzati, in modo
peculiare, dal contenuto in glucosinolati, proprio alcuni di questi composti sono stati individuati come
responsabili degli effetti di promozione della salute.
Sono composti tioglucosidi costituiti da glucosio, un
gruppo solforico, e da radicali che differiscono per la
struttura laterale della molecola; sono oltre un centinaio le molecole diverse appartenenti al gruppo dei
glucosinolati presenti in cavolfiore ed in altre crucifere; sebbene nelle singole specie, se pure legate da stretti gruppi tassonomici, sono presenti solo un piccolo
numero di tali composti. Hanno proprietà fungicide,
batteriche, nematocide ed allelopatiche (molte crucifere non hanno micorrize); sono capaci di prevenire alcune malattie degenerative nell’uomo, infatti, esistono
forti evidenze epidemiologiche, suffragate da numerosi e referenziati studi, che legano il consumo di crucife-
Un “functional food”
Il termine “alimento funzionale”, così come il concetto
stesso, è stato proposto per la prima volta in Giappone
nei primi anni Ottanta del secolo scorso; nell’ambito
di una conferenza internazionale gli “alimenti funzionali” furono definiti come alimenti che migliorano o
influenzano le funzioni dell’organismo al di là ed oltre
i loro valori nutrizionali comuni. Questa può essere
considerata la prima definizione concordata a livello
internazionale. Numerosi studi epidemiologici indicano che il consumo di frutta e verdura è associato a
un ridotto rischio di malattie cronico-degenerative. In
particolare, è stata evidenziata una correlazione inversa tra l’assunzione di Cavoli in generale ed il rischio di
molte forme di cancro e questa associazione è risultata
essere più stringente rispetto a quella tra il rischio di
cancro e l’assunzione di frutta e verdura in generale.
Calorie
25.00 kcal
Grassi
0.28 g
Carboidrati
4.97 g
Proteine
1.92 g
Fibre
2.00 g
Zuccheri
1.91 g
Acqua
92.07 g
Ceneri
0.76 g
re alla bassa incidenza di alcuni tipi di cancro. In particolare hanno efficacia nella prevenzione del cancro
dello stomaco, del colon, del retto e della prostata ed
anche nella prevenzione dello sviluppo di metatstasi
come anche nella diminuzione del rischio del cancro
alla mammella; recenti ricerche evidenziano anche
che sia la dieta con broccoli sia quella con i singoli
componenti in essi contenuti come sulforafano e indolo-3-carbinolo hanno effetti positivi contro malattie
cardiovascolari e neurodegenerative. Queste evidenze
sperimentali hanno confermato il grande interesse che
assumono le brassiche in generale in quanto assolvono non solo una funzione alimentare ma anche quella preventiva di alcune importanti e diffuse patologie
dell’uomo. Va, comunque, evidenziato che i primi studi su queste sostanze sono stati principalmente rivolti
all’analisi dei loro effetti antinutrizionali e gozzigeni.
Infatti, tra le 120 molecole diverse di glucosinolati noti
non tutte hanno effetti positivi sulla salute.
Tali composti, biologicamente inattivi quando contenuti nelle cellule vegetali, nel momento in cui vengono
causati danni ai tessuti vegetali da parte di parassiti o
dalla masticazione vengono messi in contatto con l’enzima mirosinasi, glicoproteina contenuta in altri comparti cellulari; tale enzima ne favorisce l’idrolizzazione
a glucosio, ione solfato ed un aglicone.
I livelli di glucosinolati ingeriti nella dieta dipendono
dalla specie, dalla varietà, da fattori agronomici, ambientali, e da stoccaggio e trattamento delle verdure
prima del consumo. “Fuctional foods” particolarmente attivi sembrano essere i vari cavolfiori a corimbo
colorato. Essi si differenziano visivamente da quelli
a corimbo bianco per la presenza relativa di diversi
pigmenti (clorofilla, antociani e, nelle nuove tipologie
Valori nutrizionali del cavolfiore bianco per
100g di peso fresco (Fonte USDA)
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UN FIORE SALUTARE
Nazzareno ACCIARRI
UN FIORE SALUTARE
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Cavolfiore verde di Macerata
orange, carotenoidi) che ne determinano la colorazione finale. Così, mentre nei corimbi di cavolfiore a colorazione verde è presente la clorofilla ma sono assenti i
pigmenti antociani e carotenoidi, in quelli violetti sono
sempre presenti gli antociani mentre possono essere
presenti sia la clorofilla che i carotenoidi. La sintesi
degli antociani è stimolata da elevati livelli di intensità
luminosa e da ampie oscillazioni termiche o da varie
situazioni di stress. Oltre ai suddetti pigmenti sono
presenti nei tessuti del corimbo dei cavolfiori verdi e
violetti altri composti antiossidanti quali la vitamina C
in quantità superiori rispetto ai bianchi.
Le caratteristiche nutrizionali dei cavolfiori non si
discostano di molto da quelle delle altre crucifere. Il
potere calorico è piuttosto ridotto (25 Kcal/100 g):
elevata è anche la concentrazione di vitamina C (48,2
mg/100 g), accostabile a quella degli agrumi. Alto
anche il contenuto di fibra (2 g/100 g), potassio (299
mg/100 g) , folato (57 mcg/100 g).
La copertura delle foglie è garanzia di colore bianco.
Nazzareno Acciarri
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Ricercatore-Breeder CRA-ORA
Monsampolo del Tronto (AP)
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