INDICE Introduzione Pag. 3 CAPITOLO 1 Il verde pubblico: generalità e nuovi approcci per O¶XVRdelle specie arboree Pag. 5 1.1 Definizione e funzioni del verde urbano Pag. 9 1.2 Tipologie di verde pubblico Pag. 16 1.3 Parchi e alberature stradali Pag. 24 1.3.1 Funzione delle piante Pag. 28 1.3.2 Criteri di scelta delle specie e delle varietà Pag. 32 CAPITOLO 2 /¶2OPR³ODWLIRJOLDQRELOH´SHULOYHUGHSXEEOLFo Pag. 40 2.1 Inquadramento botanico della specie Pag. 42 2.2 Varietà tradizionali nel paesaggio italiano Pag. 44 2.2.1 Caratteristiche ed esigenze colturali Pag. 46 2.3 Funzione storico-paesaggistica Pag. 51 2.4 La minaccia della Grafiosi Pag. 56 2.5 Genotipi resistenti Pag. 64 2(VSHULHQ]HFRQGRWWHSUHVVRO¶,33&15Gi Firenze Pag. 72 2.5.2 Caratteristiche dei nuovi cloni brevettati Pag. 84 2/¶DWWLYLWjGHOO¶Azienda Vivaistica Regionale Umbraflor Pag. 93 CAPITOLO 3 Casi applicativi di studio Pag. 101 3.1 Firenze Pag. 102 3.2 Torgiano Pag. 121 3.3 Foligno Pag. 126 1 Conclusioni Pag. 132 BIBLIOGRAFIA CONSULTATA Pag. 135 SITOGRAFIA Pag. 138 2 Introduzione Lo scopo di questa tesi è stato quello di contribuire a riscoprire una pianta da tempo divenuta sporadica nel nostro paesaggio quando, sino a poco tempo fa, era una delle specie dominanti QHOQRVWURSDWULPRQLRDUERUHRHGHOO¶DPELHQWH rurale italiano. /¶ROPRGDOSULPRGRSRJXHUUDqVWDWREHUVDJOLRGLXQDGHOOHSLDJJUHVVLYHH fulminanti malattie (la Grafiosi) che abbia mai colpito una specie vegetale. 1RQRVWDQWHFLzO¶ROPRQRQqPDLVWDWo a rischio di estinzione, anche grazie al fatto che la malattia colpisce soltanto esemplari di età superiore ai 3 anni. Tuttavia, questo evento ha fortemente contribuito a ridurre la presenza di una pianta che, sin dalle origini della nostra civiltà, viveva a stretto contatto con O¶XRPRYHQLYDXWLOL]]DWDLQRJQLVXDSDUWHSHUDWWLYLWjFRQQHVVHDOODYLWDUXUDOH SHU O¶DUUHGR XUEDQR H GD VHPSUH q FRQVLGHUDWD XQD GHOOH SLDQWH DUERUHH GL maggior valore estetico, forestale e funzionale. Gli studi condotti in questi anni presso la Facoltà di Agraria e le conoscenze acquisite mi hanno portato a considerare questa pianta soprattutto come elemento di progettazione del verde ornamentale, da reinserire in taluni contesti paesaggistici nazionali, considerato anche il legame che unisce questa specie alle nostre tradizioni, così stretto da indurre vari e numerosi soggetti ed Enti ad intraprendere attività di salvaguardia e protezione degli ultimi esemplari rimasti. Il valore prettamente simbolico e paesaggistico degli olmi contribuisce a FRQVLGHUDUH TXHVWD VSHFLH XQ LPSRUWDQWH HOHPHQWR GL DUUHGR GHOO¶DPELHQWH cittadino. In tal senso da anni sono in corso ricerche per migliorare 3 JHQHWLFDPHQWHO¶ROPR DOILQHGLLQGLYLGXDUHVRJJHWWLUHVLVWHQWLDOOD*rafiosi e agli innumerevoli stress che possono condizionare gli alberi in quel contesto. ,O ODYRUR GL WHVL q VWDWR LQL]LDOPHQWH LQFHQWUDWR QHOO¶LOOXVWUDUH L SUHVXSSRVWL JHQHUDOLGHOO¶LPSLHJRGHOOHVSHFLHDUERUHHSHUO¶DOOHVWLPHQWRGLYHUGHSXEEOLFR ed i cULWHUL GL VFHOWD GHOOH SLDQWH SHU O¶DUUHGR FLWWDGLQR ULFRUGDQGRQH OH principali funzioni. 6XFFHVVLYDPHQWHODWUDWWD]LRQHVLqIRFDOL]]DWDVXOO¶ROPRWUDWWDQGRQHLOHJDPL con la storia del nostro paese e con le tradizioni, fino ad illustrare le problematiche connesse con la diffusione della Grafiosi. /DGHVFUL]LRQHGHOOHULFHUFKHFRQGRWWHSUHVVRO¶,VWLWXWRSHUOD3URWH]LRQHGHOOH Piante del CNR di Firenze per il miglioramento genetico della specie e delle attività connesse alla propagazione degli olmi resistenti, effettuate presso il 9LYDLR5HJLRQDOHGHOO¶8PEUDIORUKDQQRIDWWRGDSUHPHVVDDOODSDUWHGHGLFDWD a tre casi applicativi di utilizzo in ambito urbano dei nuovi cloni brevettati dal CNR di Firenze. Il lavoro svolto ha cercato di seguire un percorso che toccasse molti degli argomenti affrontati nel corso degli studi, con elementi di botanica, di architettura del paesaggio, di patologia, di arboricoltura, di entomologia, ecc. e q VWDWR XQ¶RFFDVLRQH SHU FRQWLQXDUH DG DSSUHQGHUH QXRYH QR]LRQL H DG acquisire ulteriori conoscenze, grazie alla collaborazione di ricercatori ed esperti di grande spessore professionale. 4 CAPITOLO 1 Il verde pubblico: gHQHUDOLWjHQXRYLDSSURFFLSHUO¶XVRGHOOH specie arboree Il paesaggio urbano in cui viviamo esprime la gerarchia di valori sociali ed economici della società; esso risulta, quindi, essere la sommatoria di numerosi interventi sul territorio naturale e antropizzato. Il territorio e la città sono da sempre stati semplicisticamente considerati come ³contenitori´, senza mai percepire che, invece, necessitano di altrettanta attenzione quanto il loro contenuto. Se ad orientare i principi di pianificazione e sviluppo sono solo i criteri di lottizzazione, che stabiliscono la mera distribuzione sul territorio di funzioni e servizi, sarà VHPSUHSLGLIILFLOHVRGGLVIDUHO¶HVLJHQ]DOHJLWWLPDGHLFittadini di poter fruire di spazi verdi in ambiente urbano, a cui sia possibile anche attribuire valenza di elementi strategici per la valorizzazione paesaggistica e di riqualificazione delle aree ad elevata antropizzazione. È, quindi, indispensabile procedere nella pianificazione con una rinnovata metodologia che dimostri di utilizzare il territorio non come semplice contenitore, ma come un sistema dinamico di componenti ecologiche, antropiche e paesaggistiche. Il verde non si realizza accidentalmente, ma per scelta; tali scelte da parte delle amministrazioni comunali sono piuttosto onerose, SRLFKp LPSOLFKHUHEEHUR O¶DFTXLVWR GHL WHUUHQL GD GHVWinare al verde pubblico. 5 Un bene costoso per la comunità genera un processo involutivo con la tendenza a preferire che il terreno rimanga incolto. In Italia, alla base di una insufficiente diversificazione del verde urbano, sembra prevalere proprio questa miopia di fondo. È infatti molto difficile realizzare nuove aree verdi per le nostre città, nelle quali le uniche aree disponibili sono in genere zone dismesse o bonificate da insediamenti ex industriali; si tratta, perciò, di operare scelte coraggiose come quelle di limitare lo sviluppo immobiliare per dare spazio al verde pubblico. Tuttavia, siamo nella necessità, come ai tempi della prima industrializzazione inglese, di dover destinare aree di pregio a funzioni e necessità pubbliche FRPH OD VDOXWH O¶LJiene, la climatizzazione e lo svago (www.cittapossibilecomo.org). La diffusione del verde in città è un elemento di grande importanza al fine di migliorare la qualità della vita; quindi, una maggiore diversificazione degli spazi a verde sarebbe opportuna SHU O¶RUJDQL]]D]LRQH GL XQD FRPSOHWD copertura dei servizi verdi urbani e dei loro benefici. /¶LQVLHPHGLWXWWLJOLVSD]LDYHUGHSUHVHQWLLQFLWWjHODFUHD]LRQHGLQXRYHDUHH collegate tra loro da corridoi naturalistici costituisce il sistema del verde urbano. Esso comprende tutti gli spazi aperti a componente naturale di grado più o meno elevato; rappresenta, quindi, una vera e propria risorsa multifunzionale per la città e per i suoi abitanti e può assumere il ruolo di strumento di riqualificazione, continuità e integrazione tra la diffusione edilizia e gli ambienti naturali circostanti (AA.VV., 2010). 2OWUH DG DEEUDFFLDUH WXWWH OH DUHH YHUGL DOO¶LQWHUQR GHOOD FLWWj creando interconnessioni attraverso corridoi naturalistici o viali alberati, il sistema del verde urbano costituisce anche un collegamento con le aree rurali posizionate 6 nella periferia urbana, creando cosi una continuità paesaggistica tra città e aree periurbane (OCS, 2007). 'HFLGHUH GL FUHDUH XQ¶area verde è un evento importante, poiché significa creare un patrimonio pubblico e modificare gli spazi; posizionare alberi e zone a verde significa lasciare una chiara impronta sul territorio che ne conferisce forma, struttura e vincoli al pari degli edifici. Gli elementi chiave che guidano una buona progettazione urbanistica a verde sono le idee e le misure. Le buone idee sono quelle che conoscono le esigenze dei cittadini e le sanno tramutare in spazi e composizioni vegetali esteticamente e funzionalmente efficienti. Le buone misure sono fondamentali in fase di progetto e impianto e sono necessarie per la buona riuscita e la permanenza del verde; applicare buone misure, significa progettare con cognizione dei cicli biologici nello spazio e nel tempo (www.cittapossibilecomo.org). Il verde è un elemento vivo che ha esigenze specifiche di spazio occupato, di periodi di crescita e di formazione, differentemente dalle opere architettoniche. Gli impianti devono quindi essere progettati in relazione alla forma e alle dimensioni finali delle specie utilizzate (Fig. 1), commisurando i materiali al luogo e applicando fattori agronomici, variabili in relazione alla continuità e alla permanenza nel tempo dei fattori che garantiscono sviluppo e sanità. Altro elemento fondamentale per la creazione di un sistema del verde urbano è OD FRQVDSHYROH]]D GHOO¶DWWXDOH SDWULPRQLR YHUGH, per poter riqualificare o conservare aree già esistenti. Il patrimonio verde esistente in una città è una ricchezza collettiva e pubblica, al pari di un bene culturale e storico, che deve essere gestita e guidata con le migliori tecniche colturali e manutentive. Il censimento qualitativo e quantitativo del verde urbano è uno strumento 7 indispensabile che deve essere sempre aggiornato al fine di pianificare gli interventi di manutenzione e per una progettazione ben strutturata. Figura 1: esempio di cattiva progettazione del verde con alberate di Acer platanoides adulti mal distanziati. In seguito al censimento si deve elaborare un piano pluriennale di gestione del verde, che riprende le osservazioni rilevate e quelle del piano di sviluppo del verde e le traduce in un piano operativo e gestionale, secondo le indicazioni economiche-amministrative e un piano di incremento e pianificazione del verde pubblico. Tale strumento operativo persegue la finalità di collegare e organizzare la situazione attuale e quella futura del patrimonio verde comunale, al fine di fornire un servizio migliore ai cittadini e un ambiente armonico con il paesaggio circostante. Tuttavia, senza norme di base, il piano pluriennale servirebbe a ben poco; per questo si rende necessario anche codificare in norme la buona gestione del verde, andando a realizzare il Regolamento del verde. 8 Questo strumento è un testo di norme, prescrizioni e sanzioni che integra il testo di organizzazione delle azioni in campo urbanistico; una volta approvato in Consiglio comunale, assume il ruolo di piano di settore per il verde o per le aree verdi (www.cittapossibilecomo.org). 1.1 Definizione e funzioni del verde urbano ,OYHUGHXUEDQRQHOO¶XVRFRUUHQWHWHQGHVSHVVRDGDVVXPHUHVLJQLILFDWLGLYHUVL e molto vaghi, comprendendo sia spazi aperti senza aspetti progettuali particolari, sia spazi accuratamente progettati. Sono molte le definizioni di verde urbano che si possono trovare, ma la più ampia e attinente possibile è quella che lo identifica come qualsiasi spazio progettato, interessato ±in tutto o in parte- da aspetti vegetazionali e regolarmente soggetto a manutenzione (Zoppi et al., 2007). Il verde urbano è, dunque, essenzialmente uno spazio aperto attrezzato per supplire o integrare ruoli specifici delle aree verdi. La scoperta del problema del verde urbano in Italia appartiene alla seconda metà del XX secolo; il fenomeno è abbastanza tardivo rispetto alle altre esperienze europee e americane, e spiegabile con il prevalere della cultura urbana su quella contadina. Il movimento di sostegno alla creazione dei parchi urbani ha avuto origine in ,QJKLOWHUUD DOOD ILQH GHO 6HWWHFHQWR LO SULPR JUDQGH HVHPSLR IX O¶DSHUWXUD GL Hyde Park (Fig. 2), un bosco di proprietà reale che nel 1635 fu destinato ai cittadini. Tra il 1833 e il 1843 si assiste al passaggio nel parlamento inglese di 9 una serie di leggi che destinarono denaro pubblico alla creazione di parchi e giardini in varie città industriali. Tra il 1840 e il 1860 a Parigi iniziò un grande cambiamento di pianificazione della città con la creazione di vari parchi di JUDQGLGLPHQVLRQLFRQO¶DEEDWWLPHQWRGLYHFFKLHGLILFLHFRQYDULHERQLILFKH furono aperti ampi Boulevard alberati che dalla periferia portavano verso il centro della città. Figura 2: veduta aerea di Hyde Park, uno dei grandi parchi creati nel centro di Londra (www.luxuryrealestate.com). Il movimento ottocentesco dei parchi urbani trovò negli Stati Uniti il terreno più fertile, dove si sviluppò più che in ogni altro luogo. Qui non vi era ne la tradizione ne la disponibilità di parchi reali, il che ha reso lo sviluppo ancora più significativo. 1HOOD FLWWj GL %RVWRQ XQ¶DVVRFLDzione di cittadini, acquistò XQ¶area di 50 ettari per ampliare il cimitero locale, il quale divenne presto 10 meta di visitatori e parenti dei defunti che vi passavano la giornata con pic-nic DOO¶DSHUWR Lo stesso successo di Central Park a New York (Fig. 3) convinse tutti gli Stati Uniti della necessità di realizzare aree verdi attrezzate per il tempo libero e in pochissimo tempo tutte le città si dotarono di parchi urbani. Figura 3: vista suggestiva di Central Park, unico grande parco del centro di Manhattan (http://fdeluca.wordpress.com). Dal 1850 si diffuse il nuovo concetto di parco denominato ³%RVWRQ 3DUN System´, una catena di parchi urbani uniti tra loro a formare un esteso corridoio verde, un modello che tuttora domina nella progettazione del verde urbano negli Stati Uniti (www.cittapossibilecomo.org). La necessità di creare aree verdi attrezzate al servizio dei cittadini, si fece sentire in Italia intorno al 1950-60, dove le amministrazioni locali si trovarono iPSUHSDUDWH QHOO¶DFFRJOLHUH QXRYL FLWWDGLQL, che nel dopoguerra cominciarono ad immigrare dalle campagne, e DGDUHORURLVHUYL]LULFKLHVWL1HJOLDQQL¶VL prese coscienza del problema e le amministrazioni cominciarono a rapportarsi 11 con il tema della qualità della vita urbana; la richiesta di verGHDOO¶LQWHUQRGHOOH città è andata sempre più aumentando, prima con semplici manifestazioni di disagio, poi con richieste sempre più specifiche (Sanesi e Lafortezza, 2002). Al formarsi di questa nuova cultura del verde hanno contribuito alcune FRQTXLVWH GHOO¶urbanistica italiana che si sono trasformate in provvedimenti legislativi; primo fra tutti il DM 2 aprile 1968 n. 1444 sugli standard urbanistici che hanno imposto un minimo di 9 mq di verde attrezzato e sportivo per abitante. A quaranta anni di distanza possiamo però constatare come questo standard minimo non sia rispettato in tutte le città o sono stati effettuati allestimenti a verde in modo episodico e non coordinato, presentando ampie lacune rispetto alla qualità e alla gestione (Zoppi et al., 2007). Nel tempo il dibattito sul verde urbano si è arricchito, introducendo il fattore della qualità insita ed interna agli spazi verdi, fino a rintrodurli come forme artistiche in grado di riproporsi come riqualificazione di parti di città o DGGLULWWXUDGLULGHILQLUQHO¶LPPDJLQHFRPSOHVVLYD A oggi, è opinione comune il fatto che il verde in città svolga molteplici funzioni, di cui fruire a basso costo; affermazione questa da tempo sostenuta e studiata da diverse discipline scientifiche. Il verde urbano deve essere considerato come una grande opera pubblica, ideale per uno sviluppo sostenibile. Analizziamo ora le principali funzioni svolte dalla vegetazione in un contesto cittadino: Riequilibrio ambientale x Miglioramento climatico: è noto il fatto che la WHPSHUDWXUDGHOO¶DULDLQ città sia superiore a quella di aperta campagna, per via del fenomeno 12 FRQRVFLXWR FRPH µLVROD GL FDORUH¶ FDXVDWR GDOOD SUHVHQ]D GL SDOD]]L edifici e dalle supeUILFLVFXUHGHOO¶asfalto, le quali accumulano calore e ORUHVWLWXLVFRQRDOO¶DPELHQWHFLUFRVWDQWH. Per rimuovere questa cappa di calore è necessario creare delle correnti che portino aria fresca dalle periferie al centro. Le aree verdi, se disposte gradualmente dalla periferia al centro della città, creano una differenza di temperatura che genera ventilazioni ULFDPELDQGRO¶DULD Oltre alla ventilazione, il verde ha anche un effetto più immediato sul clima che è quello del semplice ombreggiamento, il quale, sommato alla filtrazione umida (DWWUDYHUVR O¶HYDSRWUDVSLUD]LRQH), determina XQ¶LQIOXHQ]DVXOFOLPDveramente rilevante. x Risparmio energetico: è una diretta conseguenza della mitigazione del clima; soprattutto nel caso di verde usato come copertura degli edifici o come verde pensile, in estate si può avere un risparmio nei consumi energetici del 15% per rinfrescare e di oltre il 30% in inverno per il riscaldamento. x 3XULILFD]LRQH GHOO¶DULD: anche qui in parte contribuisce il miglioramento climatico, poiché lD IRUPD]LRQH GL FRUUHQWL G¶DULD fa sì FKHO¶DULDFDOGDHULFFDGLSROYHULLQTXLQDQWLsi muova più rapidamente YHUVR O¶DOWR DQFKH VH questo effetto non basta da solo a risolvere il SUREOHPD GHOO¶LQTXLQDPHQWR 7XWWDYLD OD presenza delle piante può contribuire a ridurre il livello di ଶ , fissandola nei propri tessuti, e molte piante resistenti allo smog possono intercettare le polveri e OLPLWDUH LO OLYHOOR GL R]RQR (¶ LPSRUWDQWH TXLQGi conoscere bene le 13 specie con cui si opera e bisogna scegliere quelle che meglio si adattano DOO¶DWPRVIHUDFLWWDGLQD (caratterizzate da rami densi, fogliame fitto, foglie numerose e rugose). x Attenuazione dei rumori: in caso di grandi volumi di traffico sono utilissime le barriere verdi, di varia forma o grandezza, per proteggere dai rumori, in quanto la vegetazione e il modellamento del suolo deviano e disperdono le vibrazioni sonore. x Regimazione delle acque: sia quelle meteoriche che quelle del VRWWRVXROR YHQJRQR DVVRUELWH GDOO¶DWWLYLWj UDGicale e ciò consente un deflusso più graduale. Altro effetto importante sulle acque meteoriche qO¶LQWHUFHWWD]LRQHGHOODSLRJJLDGDSDUWHGHOOHIRJOLH che può rallentare HFRQWHQHUHJOLHIIHWWLGHOODFRUULYD]LRQHIDYRUHQGRO¶LQILOWUD]LRQHQHOOH superfici permeabili. Le aree verdi possono anche fungere da sistemi di raccolta e depurazione delle acque per le zone circostanti con sistemi di ³Iitodepurazione´. x Miglioramento del suolo: le radici migliorano la struttura del suolo e DJHYRODQR XQ¶intensa attività microbica, oltre a mantenere unito il terreno e limitare il dissesto idrogeologico. x Incremento della biodiversità: migliorando sia quella vegetale che quella animale. I parchi costituiscono una nicchia ecologica che può essere connessa con gli habitat circostanti da corridoi ecologici favorendo la circolazione delle specie. 14 Riequilibrio paesaggistico x Ricostruzione paesaggistica: per meglio dire, ricostruzione della ruralità. Il paesaggio rurale costituisce più il perimetro che il cuore delle città, ma è comunque una componente determinante di esse. Pensiamo a tutti i paesaggi tradizionali presenti nel nostro Paese, importanWLVVLPL XQ WHPSR SHU O¶HFRQRPLD questi elementi vanno conservati e mantenuti efficienti nel tempo. x Sociale e ricreativa: il verde in città costituisce una rivincita di possesso della collettività sulla individualità, dove i cittadini passano il loro tempo libero rilassandosi e relazionandosi gli uni con gli altri. x Sanitaria: la ricerca scientifica ha evidenziato il ruolo fondamentale degli spazi verdi urbani nel promuovere comportamenti di vita più sani e sostenibili; sono essenziali per prevenire molti problemi di carattere sanitario dalle popolazioni più giovani a quelle più anziane. Il verde produce effetti benefici soprattutto a livello psicologico, al punto di mostrare effetti positivi anche in ambito ospedaliero, dove i malati che usufruiscono di aree verdi attrezzate durante la loro convalescenza sembrano trarre vantaggio in senso terapeutico. x Arredo urbano: è il modo di funzione più evidente e intuitivo. Il verde FRVWLWXLVFH O¶HOHPHQWR TXDOLILFDQWH GL RJQL WLSR G¶LQWHUYHQWR H XQD condizione di dignitoso decoro urbano. Con diversi colori, forme e portamenti, le piante riescono ad abbellire e migliorare il paesaggio urbano; questo anche grazie alla loro capacità di costituire barriere visive che mitigano la presenza ingombrante di edifici e costruzioni. 15 x Economica: la vegetazione urbana può avere un effetto importante VXOO¶DXPHQWR GHO YDORUH LPPRELOLDUH ,QROWUH OD VLVWHPD]LRne di spazi verdi in aree della città destinate ad attività commerciali può LQIOXHQ]DUHSRVLWLYDPHQWHO¶DWWLYLWjHFRQRPLFDULFKLDPDQGRXQQXPHUR maggiore di utenti. x Storico-culturale: nei casi di giardini storici o alberi secolari, il verde costituisce anche un punto di riferimento storico, al punto da creare anche un legame affettivo con le popolazioni che da generazioni hanno vissuto sotto la loro ombra. (AA.VV., 2010; Lorusso et al., 2007; www.cittapossibilecomo.org; www.paesaggio.net). 1.2 Tipologie di verde pubblico La multifunzionalità del sistema del verde di una municipalità risiede nelle sue differenti caratteristiche ambientali, ecologiche, infrastrutturali, urbanistiche, economiche e sociali. Pertanto diventa necessario analizzare le aree verdi secondo una modalità di classificazione elaborata per evidenziare gli specifici requisiti di funzionalità. Tale classificazione considera gli aspetti bioecologici e funzionali connessi alla struttura vegetale. Il sistema del verde ingloba strutture vegetali molto diverse, le cui superfici comprendono spazi aperti a componente naturale di diverso grado. Queste diverse strutture devono 16 saper interpretare al meglio le richieste del cittadino che ne usufruisce, quali: 1. la capacità di recupero degli ambienti urbani (azione di filtro verso gli agenti inquinanti, bonifica dei territori); 2. migliorare la qualità della vita (relax, tempo libero, fitoterapia, SVLFRORJLDGHOO¶DPELHQWH 3. fDYRULUH O¶LQWHJUD]LRQH GHO SDHVDJJLR FRVWUXLWR FRQ OR VSD]LR aperto. (Mengoli, 2005). I principali ordini di verde, che raggruppano le differenti tipologie per il contesto in cui vengono allestiti e soprattutto lo scopo, sono essenzialmente tre: Verde di arredo, Verde funzionale e Verde privato (Tab.1). Tabella 1: tipologie essenziali di verde urbano. Giardini storici, Giardini urbani, Giardini pubblici Verde di arredo Parchi pubblici, Verde di quartiere, Orti urbani Verde stradale, Aiuole Verde parietale, Giardini pensili Sportivo Verde funzionale Scolastico Sanitario Cimiteriale Verde privato 17 Verde di arredo Si intende il verde che deve svolgere funzioni igenico-sanitarie, sociali e ricreative, protettive, estetico-architettoniche, culturali, ecc., allo scopo di migliorare le condizioni insediative delle aree urbane. Si riconoscono in questa categoria: x Giardini storici: si tratta di aree, non di recente impianto, strettamente legate a fatti storico-culturali connessi alla città; sono considerate opere G¶DUWHHVDWWDPente come i monumenti cittadini e necessitano, quindi, di una gestione accurata in concomitanza con il restauro dei manufatti storici in essi presenti. x Giardini urbani: sRQRJUDQGLVSD]LSXEEOLFLGRYHO¶HOHPHQWRdominante qO¶RUJDQL]]Dzione formale della vegetazione; DOO¶LQWHUQRYLVLSRVVRQR inserire alcune strutture specifiche di tipo sportivo, culturale, botanico e ricreativo. x Giardini pubblici: pur avendo dimensioni ridotte, possono essere definiti anche come ³YHUGH GL TXDUWLHUH´ rappresentato da diverse tipologie: o Aree verdi con funzione decorativa di edifici pubblici. o Giardini pubblici con funzione ricreativa per le residenze che li circondano (Fig. 4). o Aree verdi in spazi residenziali connotati come pubblici per la presenza di qualche albero, aiuola o panchina. 18 Figura 4: giardinetto pubblico inserito al centro di un complesso abitativo (Mengoli, 2005). x Parchi pubblici: si tratta di aree verdi più o meno estese, posizionate ai margini o interne alla città, che svolgono funzione ricreativa, igienica, ambientale e culturale (Fig. 5). Possono essere caratterizzati dalla suddivisione in zone con diverse funzioni. x Verde di quartiere: sono piccole aree di verde attrezzato diffuse in diversi punti del tessuto urbano. Sono generalmente utilizzate dagli abitanti della zona con funzione ricreativa, di svago e di incontro; per TXHVWRVRQRPXQLWHGLDUHHGLVRVWDHQXPHURVH]RQHG¶RPEUDROWUHDOOH aree pavimentate munite di giochi per bambini. Il progetto di questi impianti è molto semplice con alberi, arbusti e prato, eliminando le barriere architettoniche. 19 Figura 5: esempio di Parco pubblico ai margini del centro urbano (Mengoli, 2005). x Verde stradale: componente essenziale del verde urbano, è generalmente formato da alberi e arbusti che ornano strade, viali, piazze con funzione di arredo (Fig. 6); con il tempo influiscono anche sulO¶HVWHWLFDsulO¶aspettoVXOO¶ecologia e incidono sul valore economico GHOO¶DPELHQWH I viali alberati, di frequente, sono connessi con la storia della città e costituiscono un patrimonio da salvaguardare; in tal caso vanno considerati alla stessa stregua dei giardini storici, con controlli e trattamenti di riguardo. 20 Figura 6: alberatura stradale di specie varie (Tilia cordata, Fraxinus excelsior, Carpinus betulus) (www.comune.portogruaro.ve.it) x Aiuole: sono piccole aree verdi di EDVHGHOO¶DUUHGRXUEDQRSRVL]LRQDWH ovunque; spesso fungono da aiuole spartitraffico (utili per gli DXWRPRELOLVWLSHUFKpULSRVDQRODYLVWDHGLPLQXLVFRQRO¶LPSDWWRGHLIDUL notturni) e arredo per monumenti, piazze e parcheggi. Sono esposte a condizioni ambientali molto difficili: per questo motivo bisogna ridurre al minimo i costi di manutenzione e gestione, ricercando specie rustiche, di facile adattabilità e con un rapido effetto ricoprente. x Verde parietale o muri vegetali: questo allestimento, fino ad oggi poco utilizzato rispetto agli altri, q O¶XQLFR FKH QRQ SUHYHGH XQD IUXL]LRQH diretta da parte dei cittadini, poiché VLFRQFUHWL]]DQHOO¶utilizzo di piante rampicanti per colonizzare le pareti verticali degli edifici. 21 x Giardini pensili: una tipologia di verde da noi poco diffusa, ma destinata ad comunque una grande espansione. Mirano a creare giardini e angoli di verde sulla sommità degli edifici industriali, residenziali o O¶impianto di pubblici. Richiedono specie arboree, arbustive ed erbacee con apparato radicale abbastanza superficiale, per via delle limitazioni dello strato di suolo utilizzabile (Fig. 7). Oltre a tutti i Figura 7: giardino pensile su un complesso industriale (www.optimagiardinipensili.it). vantaggi igienici e sanitari connessi al verde, queste strutture permettono anche un notevole risparmio energetico per gli edifici stessi. x Orti urbani: sono una tipologia di spazio verde sempre più diffusa anche in Italia e costituiscono un ottimo modo per diffondere il verde DQFKHDOO¶LQWHUQRGei nuclei familiari. L¶RELHWWLYRSULQFLSDOHqTXHOORGL promuovere un agricoltura fatta dal cittadino; in questo modo si possono recuperare efficientemente anche i più angusti e degradati angoli di terra, riportandoli a far parte di un sistema di verde diffuso. 22 Verde funzionale Come suggerisce lo stesso termine, si tratta di verde pubblico allestito in funzione di determinate esigenze e che svolge specifiche funzioni. x Verde sportivo: costituisce il completamento degli impianti sportivi; serve per isolare i campi da gioco e abbellirli, in modo da garantire una FHUWD WUDQTXLOOLWj /¶elemento principale di questa tipologia di verde sono i tappeti erbosi, i quali sono soggetti a intenso calpestio; a tale scopo esistono miscugli appositamente predisposti per sopportare una intensa usura. Tale tipo di impianti necessitano di una buona progettazione e di un¶ottima manutenzione. x Verde scolastico: si tratta di spazi aperti annessi agli edifici scolastici con una duplice funzione: di PLJOLRUDPHQWRGHOODTXDOLWjGHOO¶DPELHQWH sia a livello estetico che sanitario, e di luogo di interazione e apprendimento per i bambini. In fase di progettazione è richiesta una certa attenzione, in particolare sulle specie da utilizzare tenendo conto della fascia di età degli utenti, poiché variano le esigenze sia strutturali che vegetali. In genere è bene selezionare specie che producano stimoli visivi e sensoriali, evitando piante con frutti velenosi, aghi pungenti, radici affioranti, foglie irritanti, ecc., che potrebbero costituire un pericolo per i bambini più piccoli. x Verde sanitario: qXHVWRWLSRGLYHUGHqVWUHWWDPHQWHOHJDWRDOO¶DPELHQWH ospedaliero e delle case di cura. In questi ambienti la funzione igienica ha la primaria importanza; in alcuni casi i benefici salutari portati dalle 23 SLDQWHKDQQRXQ¶LPSRUWDQ]DPDJgiore, come ad esempio per i pazienti con patologie neuro psichiatriche, ipertensive o polmonari. x Verde cimiteriale: in questo caso le piante svolgono un importante funzione culturale e ambientale, aiutando a rendere più gradevole un luogo generalmente triste e contribuisce a conservare un equilibrio ambientale e sanitario. Verde residenziale e privato Presente soprattutto nelle zone di recente espansione urbana, è variamente articolato nelle forme, funzioni e composizioni specifiche. Il diffondersi GHOO¶DWWLYLWjHGLOL]LDIDVRUJHUHXQDVHULHGLSUREOHPLOHJDWLDOO¶XUEDQL]]D]LRQH In tali aree il verde deve trovare il suo spazio dignitoso e soprattutto nelle nuove progettazioni deve essere previsto un adeguato arredo. Il Piano e il Regolamento del verde dovrebbero suggerire al privato i giusti criteri di progettazione, in modo da poter riscontrare gli indirizzi promossi e seguiti dal verde pubblico anche in quello residenziale. (AA.VV., 2010; Lorusso et al., 2007; Mengoli, 2005; www.paesaggio.net) 1.3 Parchi e alberature stradali Nonostante la grandissima varietà di spazi verdi oggi presenti, quelli più XWLOL]]DWL H SL GLIIXVL SHU O¶DPELHQWH XUEDQR VRQR VLFXUDPHQWH L parchi e le alberature stradali, che rappresentano gli elementi indispensabili per creare quello che abbiamo definito come Sistema del verde pubblico. Infatti, per 24 creare un¶LGHDOH rete di spazi verdi sono necessari parchi diffusi in tutto il territorio, collegati tra loro da una maglia di elementi lineari (filari), in modo che i cittadini possano percorrere il sistema immersi in un contesto verde quanto più isolato dalla città e dal traffico. Il concetto della rete verde diffusa è fondamentale per creare un sistema del verde ben pianificato e integrato con la città; senza questa impostazione, avremmo una serie di aree verdi a macchia di leopardo che permettono la fruizione solo ad una parte della popolazione, isolandone un'altra (OCS, 2007). Se la rete è ben progettata e gestita, diventa anche promotrice di uno stile di vita più sano e indipendente da quelle che sono alcune malsane routine urbane, sollecitando i cittadini a muoversi a piedi o in bicicletta piuttosto che in auto (Fig. 8). Figura 8: viale alberato polivalente ben progettato, promotore di stili di vita più sani (http://xoomer.virgilio.it). 25 I parchi costituiscono spazi a verde molto a contatto con i cittadini, poiché è qui che essi trascorrono diverso tempo libero e si relazionano con gli altri; perciò necessitano di un accurata progettazione, basata sulla scelta delle specie più adatte e funzionali al contesto, ma soprattutto di una gestione e un controllo specifici e costanti nel tempo. Le aree interessate possono essere di piccole, medie o di grandi dimensioni; in TXHVW¶XOWLPR FDVR GLYHQWDQR GHL YHUL H SURSUL SROPRQL YHUGL. In aree di espansione periurbana, razionalmente pianificate, il verde dei parchi può assumere anche un ruolo di integrazione e di sostituzione del sistema agricolo e forestale, diventando cosi un elemento di caratterizzazione ambientale e di mitigazione del clima urbano (www.paesaggio.net). I parchi rappresentano un valido strumento per il riequilibrio di un ecosistema fortemente sbilanciato a livello ecologico come quello urbano, poiché FRQVHQWRQR O¶LQVHGLDPHQWR H OD PLJUD]LRQH GL XQD ULFFD IDXQD DXPHQWDQGR notevolmente una biodiversità ridotta ai minimi termini. Come accennato, elemento indispensabile per assicurare la piena fruibilità ed efficienza di un parco è la manutenzione. Un parco, essendo in perenne contatto con la popolazione, richiede un certo canone estetico, ma soprattutto un certo livello di sicurezza conseguibile attraverso il censimento e un monitoraggio accurato (www.cittapossibilecomo.org). Nel caso dei parchi storici, le piante vanno monitorate periodicamente per verificarne lo stato fitosanitario, e, nel caso in cui vi siano piante pericolose, è necessario intervenire con la sostituzione immediata. Per collegare tra loro questi polmoni verdi diffusi nel territorio urbano, sono necessari elementi lineari, che in ambito rurale chiamiamo ³corridoi ecologici´, utili per collegare tra loro diversi ecosistemi. 26 Gli unici elementi lineari che troviamo in città sono le strade. I viali cittadini, però, rappresentano anche O¶DPELHQWHSLRVWLOHDOODYLWDGHOOHSLDQWHLQTXDQWR esse sono VRWWRSRVWH DOO¶D]LRQH GL numerosi agenti inquinanti e alle conseguenze della cementificazione diffusa lungo le arterie urbane. UQ¶DFFXUDWDSURJHWWD]LRQHGLYHQWDTXLIRQGDPHQWDOHSHUlimitare condizioni di stress delle piante che produrrebbero conseguenze deleterie per la stessa vegetazione (Fig. 9). In ultima analisi bisogna considerare che essendo il sistema del verde una sorta di integrazione della città con il paesaggio circostante, la scelta delle specie arboree e arbustive da inserire gioca un ruolo determinante, proprio SHUFKp O¶LQWHJUD]LRQH q XQ YDORUH LQVLWR QHO FRQFHWWR GL VLVWHPD GHO YHUGH urbano (Micheli, 2008). Figura 9: esempio di un alberatura che non svolge a pieno le sue funzioni, condizionata da infrastrutture e traffico (Micheli, 2008). 27 1.3.1 Funzione delle piante Per una corretta selezione delle specie da impiantare in un ambiente urbano bisogna innanzitutto considerare le funzioni che esse dovranno svolgere e in TXDOHFRQWHVWR(¶TXLQGLEHQH operare una precisa distinzione tra le funzioni svolte dalle piante nei parchi o nelle alberature stradali. Funzione estetica: x Parchi: è l¶DVSHWWRSLLPPHGLDWRFKHVLFRQVLGHUDQHOO¶DOOHVWLPHQto del verde urbano in generale. Nei parchi pubblici essa può essere enfatizzata ed espressa nel miglior modo possibile dai progettisti, data O¶DVVHQ]DGLUHVWUL]LRQLDUFKLWHWWRQLFKHQHOO¶DPELWR in cui si opera. x Alberature: molto simile alla funzione svolta nei parchi. L¶HVWHWLca in un contesto stradale trova, però, condizioni di vita avverse, che condizionano O¶XWLOL]]RGLalcune specie vegetali; rimane, in ogni modo, la necessità di abbellire e rendere piacevole quello che forse, senza la SUHVHQ]D GL XQ¶alberatura, potrebbe essere un ambiente esteticamente limitato. Funzione igienica: x Parchi: per chi usufruisce dei parchi pubblici, il primo scopo è quello di sostare DOO¶DULDDSHUWDLQXQDPELHQWHVDQRDOULSDURGDOO¶LQTXLQDPHQWR cittadino e godere degli effetti benefici portati dalle piante. x Alberature: nHOO¶DPELWR VWUDGDOH q PROWR GLIILFLOH creare un ambiente sano e salutare, a causa del diretto contatto con alcune delle principali 28 fonti di inquinamento atmosferico e acustico. Grazie ad un adeguata disposizione e scelta delle specie arboree è possibile ridurre o limitare tale inquinamento. Funzione ombreggiante: x Parchi: nei parchi le piante tendono ad avere un portamento più espanso SHU RPEUHJJLDUH O¶DUHD SL DPSLD SRVVLELOH VRSUDWXWWR QHL PHVL HVWLYL, durante i quali i FLWWDGLQL FHUFDQR OXRJKL IUHVFKL DO ULSDUR GDOO¶LVROD GL calore cittadina. x Alberature: anche in questo caso la pianta svolge lo stesso tipo di funzione, migliorando le condizioni climatiche nelle stagioni estive e UHQGHQGR O¶DPELHQWH XUEDQR SL JUDGHYROH 7DOH IXQ]LRQH SHUz SXz HVVHUH FRQGL]LRQDWD GDOO¶HVLJHQ]D WHFQLFD GL limitare lo sviluppo delle chiome. Funzione isolante: x Parchi: la vegetazione, in particolare quella ai margini dei parchi, ha lo scopo di isolare O¶LQWHUQR GHOO¶DUHD YHUGH GDO FDRV H GDL UXPRUL GHO traffico. x Alberature: si tratta di una funzione svolta prevalentemente a favore dei fruitori (a piedi o dei percorsi ciclabili) e lo scopo del verde è quello di separare il traffico stradale da quello pedonale. 29 Funzione attenuante: x Parchi: collegata alla funzione isolante, attraverso la mitigazione GHOO¶LPSDtto dovuto alla presenza di edifici, interni o esterni al parco, è LPSRUWDQWHSHUPDQWHQHUHXQDFRQWLQXLWjSDHVDJJLVWLFDDOO¶LQWHUQRGHOOH aree verdi. x Alberature: la mitigazione attribuibile al verde nei viali stradali è molto simile a quella dei parchi poiché, in questo caso, si cerca soprattutto di isolare visivamente il contesto esterno (palazzi o edifici industriali); sia SHUJOLDXWRPRELOLVWLFKHSHUDOWULWLSLGLIUXLWRULO¶DWWHQXD]LRQH di fonti di luce intensa o forme ed oggetti che possono disturbare la guida può avere dei benefici effetti. Funzione ecosistemica: x Parchi: ampie aree verdi costituiscono un serbatoio indispensabile per la biodiversità vegetale e per il ripristino di un ecosistema naturale altrimenti inesistente. 'DTXLO¶LPSRUWDQ]DGLLQVHULUHXQDYDVWDJDPPD GL VSHFLH DXWRFWRQH DOO¶LQWHUQR GL DPSLH DUHH SHU FUHDUH XQD VRUWD GL giardino botanico. x Alberature: differentemente dai parchi, le alberature interpretano un alWUR UXROR QHOO¶HFRVLVWHPD FLWWDGLQR RYYHUR TXHOOR GL FRUULGRL ecologici, in cui la continuità e la fittezza della vegetazione diventa essenziale per i cittadini e la microfauna urbana. 30 Funzione culturale: x Parchi: la funzione culturale è soprattutto legata a parchi storici, dove le piante secolari, in particolare, costituiscono un simbolo per la popolazione. Le aree verdi di recente impianto invece, se progettate seguendo una certa continuità paesaggistica, creano una sorta di identità cittadina e un sentimento di appartenenza. Funzione educativa: x Parchi: per la popolazione, soprattutto delle fasce di età più basse, il contatto con elementi che sono costitutivi anche delO¶DPELHQWHQDWXUDOH può rappresentare un momento di apprendimento e di sensibilizzazione nei confronti del verde. Funzione paesaggistica: x Parchi: questa è una delle funzioni più importanti ma allo stesso tempo più difficili da realizzare, al fine di conseguire il più possibile un collegamento tra il verde urbano e quello periurbano, fino al verde naturale dei territori lontani dalle attività antropiche. Funzione visiva: x Alberature: un alberatura lineare, FKHDOO¶RUL]]RQWHVLDSUHDOODYLVWDGL chi la percorre, è il modo migliore per indirizzare lo sguardo dei fruitori verso elementi caratteristici come monumenti o VLWL G¶LQWHUHVVH. Un viale stradale è sicuramente la struttura verde che meglio svolge il ruolo di incanalatore della vista; questa funzione può essere riproposta anche in un contesto diverso da quello stradale. 31 Funzione protettiva x Alberature: oltre ad essere un ambiente ostile e malsano, quello stradale purtroppo è anche pericoloso. Per questo, ampie e fitte alberate con marciapiedi e piste ciclabili ben gestite e isolate, delimitano passaggi sicuri per chi deve spostarsi in città senza automezzi. 1.3.2 Criteri di scelta delle specie e delle varietà /D VFHOWD GL XQ DOEHUR q XQ¶operazione molto complessa in quanto deve rispondere a numerosi fattori contemporaneamente. Valutate, quindi, le varie funzioni svolte dalle piante negli specifici contesti, possiamo individuare i criteri per la selezione delle specie da impiegare che meglio soddisfano le esigenze di impianto. Sarà necessario considerare tre criteri essenziali: O¶estetica, O¶ambiente e la gestione. Relativamente a tali criteri di scelta, si potrà disporre di un certo numero di specie idonee alle diverse situazioni entro cui individuare quelle più adatte da impiantare nel contesto considerato. Analizzando i principali caratteri estetici e dimensionali, il portamento è uno degli elementi che meglio consente di individuare un albero, perché ne determina la forma. La chioma attribuisce ad ogni albero una propria fisionomia e il portamento è dato GDOO¶LQVLHPH GHOOD FKLRPD H GHlla struttura portante, FLRqGDOO¶LPSDOFDWXUDGDWDGDO tronco e dai rami. Esso va determinato considerando la crescita naturale di una pianta in buone condizioni generali (Zoppi et al., 2007). 32 Figura 10: portamento delle principali specie arboree: 1. Ascendente 2. Ombrello 3. Raccolto 4. Espanso 5. Scalare 6. Decombente (www.greentarget.it). I principali portamenti sono: ascendente, ombrello, raccolto, espanso, scalare, decombente (Fig. 10). Durante la fase progettuale essi possono essere sinteticamente schematizzati in corrispondenti forme geometriche: Ascendente Stereometria fusiforme Ombrello Stereometria piana Raccolto Stereometria ovoidale 33 Espanso Stereometria sferoidale Scalare Stereometria conica Decombente Stereometria emisferica Altro criterio è rappresentato dalla velocità di accrescimento, rapportata ad uno stadio definitivo di crescita come quello della pianta adulta. Generalmente la velocità di accrescimento è maggiore negli individui giovani, mentre rallenta nella maturità fino a cessare nella vecchiaia. La crescita in altezza diminuisce fino ad annullarsi a favore della crescita in estensione (Zoppi et al., 2007). &RUUHODWDDOO¶DFFUHVFLPHQWRqOa grandezza, ovvero le dimensioni in altezza e in espansione PDVVLPHFKHO¶DOEHURpuò raggiungere a fine sviluppo. È un parametro fondamentale da considerare in fase di progetto, poiché determina le distanze che si dovranno rispettare dal punto di vista funzionale ma anche decorativo, in relazione agli altri esemplari e alle strutture. In relazione a tale parametro si possono distinguere, quindi, piante di 1°grandezza, 2° grandezza e 3° grandezza, come di seguito rappresentato: 34 Ordine di grandezza Altezza (m) Area di pertinenza* 1° 2° 3° > 16 10 - 16 < 10 >5 3-5 <3 *Area di pertinenza: nella colonna è riportato il valore medio (m) del raggio della proiezione della chioma sul terreno di esemplari adulti (Standardi e Micheli, 2008). Un carattere estetico molto importante riguarda le caratteristiche del fogliame per la sua forte valenza decorativa sia in termini di densità che di cromatismo. Le caratteristiche morfologiche delle foglie FL DLXWDQR QHOO¶LGHQWLILFD]LRQH della specie e dal punto di vista decorativo si distinguono per il loro modo di attaccarsi al ramo, per la forma, la frastagliatura del lembo, la nervatura, la pubescenza. A seconda della densità si riconoscono: fogliame denso, con massa compatta che tende a trattenere la luce con forti effetti ombreggianti; fogliame medio, dove la massa delle foglie si disegna lungo la struttura lignea; fogliame leggero, con una minore compattezza. Gli alberi a fogliame colorato costituiscono una eccezione della grande varietà di alberi a fogliame verde, i quali, invece, creano emozionanti giochi di colori solo nella stagione autunnale. Cromatismi particolari perenni, riconoscibili nelle piante ornamentali più diffuse, estendono la loro tonalità dal bianco alle tinte fredde fino alle tinte calde. Possiamo individuare, quindi, foglie bianche e variegate (verde con margini bianchi oppure di colore verde pallido con pagina inferiore bianca); foglie glauche (VIXPDWXUD JULJLDVWUD WHQGHQWH DOO¶D]]XUUR); foglie dorate, ramate, rosse e purpuree (tinte calde delle foglie). 35 I caratteri cromatici diventano importanti in fase di progetto, per esempio, nel quadro autunnale, giocato su tonalità dorate del giallo e del marrone, in cui assumono grande rilievo i toni rossi. Anche la durata e la tempistica della defogliazione, a cui è legata la permanenza dei colori, non va trascurata (Zoppi et al., 2007). Una volta considerate le caratteristiche estetiche che meglio si inseriscono nel contesto, sia a livello architettonico che funzionale, è necessario incrociare questa scelta con le esigenze ambientali e climatiche. Infatti iO FDUDWWHUH SL LPPHGLDWR FKH UHVWULQJH QRWHYROPHQWH O¶LQVLHPH GHOOe specie a nostra disposizione, è il climaRYYHURO¶LQVLHPHGHLIDWWRULDWPRVIHULFL di una zona, quali sopratutto temperatura, piovosità e ventosità. Questo tipo di selezione viene già effettuata naturalmente in quanto ogni specie ha il suo areale di distULEX]LRQH PD LQ FLWWj O¶HIIHWWR µLVROD GL FDORUH¶ LPSOLFD XQ aumento di temperatura che distorce leggermente gli areali generalmente considerati. Saranno quindi preferibili alberi resistenti alla siccità e con apparati radicali ben espansi per assicurare la miglior stabilità possibile in caso di forti venti (Zoppi et al., 2007) . In secondo luogo, va presa coscienza delle caratteristiche del terreno, come il pH, la fertilità, la composizione fisica, ecc. Il terreno urbano tende ad essere calpestato e a compattarsi; questo implica spesso anche notevoli ristagni idrici nei periodi piovosi. Si adattano bene, in questo caso, specie abbastanza rustiche, non molto esigenti a livello nutrizionale, che resistono bene anche a possibili casi di asfissia radicale. Nello specifico è importantissimo considerare la UHVLVWHQ]DDOO¶LQTXLQDPHQWR, poiché in città, soprattutto nel caso delle alberature stradali, le piante sono a contatto con aria ricca di ܱܥଶ e di altri agenti inquinanti (Fig. 11). Questi possono anche fungere da vettori di numerose malattie, più virulente se 36 combinate a danni degli organi vegetali, causati frequentemente da scavi lungo i YLDOL FLWWDGLQL SHU O¶LVWDOOD]LRQH delle reti idriche, del gas, delle fognature, dell'energia elettrica, delle telecomunicazioni, effettuati in prossimità delle piante, con amputazioni gravi e ripetute all'apparato radicale. Figura 11: alberature nel traffico urbano (Micheli, 2008). Per tali motivi, sarebbe utile conoscere le principali malattie che ogni singola specie può contrarre in città e, di conseguenza, scegliere quelle che meglio resistono. /¶LQVRUJHUH GL PDODWWLH UDSSUHVHQWD un pericolo anche per i fruitori del verde, oltre che per la pianta stessa, in quanto in presenza di danno elevato agli organi vegetativi si possono riscontrare casi di instabilità complessiva della pianta, fino a comportarne il rischio di schianto. Per quanto riguarda gli interventi gestionali, vanno considerati soprattutto a livello economico, poiché essi sono tanto necessari quanto onerosi. 37 (¶ TXLQGL LPSRUWDQWH impiantare specie che non richiedono grandi potature, con chiome abbastanza raccolte. Nel caso in cui vi sia O¶HVLJHQ]D GL HIIHWWXDUH tagli importanti, però, è bene che la pianta sia capace di resistere a potature vigorose (Fig. 12). Questo carattere è utile, non solo nel caso delle potature; infatti, le piante in città sono Figura 12: casi di potatura ͞selvaggia͟ in città. perennemente sottoposte a tagli e ferite di origine antropica, che le rendono soggette ad attacchi fungini o batterici. Altro fattore di stress per una pianta è il trapianto; in questa fase le radici spesso subiscono danni piuttosto rilevanti, e, se la pianta non attecchisce completamente, il rischio è rappresentato dalla disfunzione GHOO¶DSSDUDWR radicale stesso, che può determinare casi di pericolosa instabilità. Un aspetto importante, che pesa non poco nella gestione complessiva, è dato dal controllo delO¶DWWLYLWj YHJHWDWLYD GHOOD SLDQWD LQ SDUWLFRODUH nei confronti delO¶HPLVVLRQHGLpolloni, che costituiscono un problema di ordine estetico e di ingombro soprattutto nelle alberature stradali. Infine va considerata, durante la filloptosi, la quantità di fogliame rilasciato, connesso al periodo. Le specie che perdono le foglie prima del tempo vengono 38 meno alle loro funzioni anticipatamente; se ciò accade in periodi molto SLRYRVL FRQWULEXLVFRQR D SHJJLRUDUH OH FRQGL]LRQL GHOO¶DVIDOWR FLWWDGLQR JLj reso pericoloso dalle piogge. Tutte queste considerazioni tuttavia, vanno rapportate alla tipologia del verde e alla funzione che le piante devono espletare. Per quanto riguarda i parchi urbani considereremo più gli aspetti estetici e funzionali DWWUDYHUVR O¶XVR GL piante a chioma espansa, in modo da garantire ombra diffusa e un buon LVRODPHQWRFRQO¶DPELHQWHFLWWDGLQR Nelle alberature la nostra scelta cadrà più su piante rustiche, resistenti a tagli e DOO¶LQTXLQDPHQWRFRQSRUWDPHQWRUDFFROWRSHUHYLWDUHO¶LQWUHFFLRWUDLUDPLGL piante adiacenti. In entrambi i casi dovremmo avere piante con apparati radicali ben sviluppati per assicurare O¶LQFRlumità GHL FLWWDGLQL H VWDUj D FKL SURJHWWD O¶LPSLDQWR rispettare le distanze tra gli elementi che componJRQR O¶DUHD YHUGH HYLWDQGR così problemi e pericoli per la piena e sicura fruibilità. Infine occorre ribadire O¶LPSRUWDQ]DGLimpiegare sempre specie autoctone sia per la migliore adattabilità ai nostri ambienti, sia per ridurre la possibilità di diffondere nuove e gravi malattie facilmente riscontrabili in città e per mantenere e salvaguardare una certa continuità paesaggistica, che caratterizza in maniera univoca le peculiarità dei territori locali. 39 CAPITOLO 2 /¶2OPR³ODWLIRJOLDQRELOH´SHULOYHUGHSXEEOLFR In contesto urbano, da sempre, una delle piante più utilizzate e apprezzate nel nostro Paese, H QRQ VROR q O¶ROPR XQD ODWLIRJOLD QRELOH FKH VLQ GDL WHPSL GHOO¶DQWLFD 5RPD YHQLYD SLDQWDWD LQ FLWWj H QHOOH FDPSDJQH SHU YLD GHOOH numerose funzioni che poteva svolgere. 3HU PROWL DQQL VLDPR VWDWL DELWXDWL D YHGHUH FUHVFHUH O¶ROPR RYXQTXH diventando così nel tempo parte integrante del nostro paesaggio. Una pianta di notevole valore ornamentale, da sempre apprezzata per sopportare efficientemente i numerosi VWUHVV GHOO¶DPELHQWH FLWWDGLQR FKH FRO WHPSR VRQR andati aumentando, indebolendo sempre di più ogni specie vegetale. Oggi il numero di piante che possiamo utilizzare a livello urbano sta calando sempre di più, per via del crescente numero di malattie che colpiscono le piante sottoposte a stress. 7UD OH QXPHURVH IXQ]LRQL FKH O¶ROPR SXz VYROJHre in città, la prima che possiamo menzionare è sicuramente quella estetica; O¶ROPRqLQIDWWLXQDSLDQWD molto longeva e imponente, con una chioma ampia e foglie grandi che ULPDQJRQRYHUGLHDWWDFFDWHDOUDPRSHUPROWRWHPSRXQDVSHWWRTXHVW¶XOWLPR molto importante per una latifoglia. Altra importante funzione è quella di pianta ombreggiante, per via di una chioma piuttosto densa che si impalca in alto, permettendo un¶efficace intercettazione dei raggi solari e allo stesso tempo la circolazione di aria in basso. Le diverse forme della chioma fanno sì FKHO¶ROPRSRVVDHVVHUHXVDWRLQ 40 diversi contesti aOO¶LQWHUQR GHOO¶DPELHQWH XUEDQR per le alberature stradali vi sono olmi con portamento eretto e chioma raccolta, mentre per parchi e giardini è possibile impiantare olmi FRQFKLRPDPROWRSLHVSDQVDO¶ROPRSXz anche avere portamento cespuglioso per ornature più marginali. /¶DVVHQ]DGLUDPLIUDJLOLq PROWRLPSRUWDQWH SRLFKpHYLWDODFDGXWD GLHVVLLQ caso di forti venti o neve abbondante; questo aspetto, nei parchi e nelle strade, diventa fondamentale ai fini della sicurezza degli utenti. Altri vantaggi sono dati dal fatto che non produce melata, ha poco polline e non emana odori particolari. La bassa quantità di polline prodotto fa sì che O¶ROPR VLD DQFKH XQD SLDQWD GDO bassissimo valore allergenico, ponendola quindi, come un ottima alternativa a tutte quelle piante molto utilizzate in città che però danno allergia a molte persone, come il pioppo, il cipresso e il nocciolo (Zangari, 2009). Dal punto di vista gestionale, possiamo trarre vantaggio dalla caduta tardiva delle foglie e dal fatto che non necessita di continue potature poiché ha una crescita piuttosto omogenea e raccolta; in caso di necessità però, sopporta bene anche gli interventi cesori. /¶ROPRqSRFRsuscettibile ai danni da sale, utilizzato per le strade, e si adatta benissimo ad ogni tipo di suolo, anche argillosi, pesanti e privi di ossigeno, nonché a quelli soggetti a ristagni idrici (Santini et al., 2008). ,QILQH FRPH GHWWR O¶ROPR q XQD SLDQWD Fhe resiste bene alle avversità GHOO¶DPELHQWH XUEDQR VRSSRUWD TXLQGL PROWR EHQH OR VPRJ OH IHULWH GL RJQL genere e soprattutto resiste benissimo ad eventuali danni da trapianto, localizzati alle radici o ai rami. 41 2.1 Inquadramento botanico della specie Il genere Ulmus, appartenente alla famiglia delle Ulmaceae e comprende alberi diffusi in Europa, Asia e Nord America; conta circa 30 specie, oltre a diversi ibridi. Le piante presentano una ramificazione di tipo simpodiale con tronco policromatico, che negli esemplari più vecchi presenta delle corde molto evidenti e una corteccia rugosa. Le gemme distiche portano numerose perule, sia pelose che glabre, di forma RYDWD H GL GLPHQVLRQL PDJJLRUL YHUVR O¶LQWHUQR SURSULR OH JHPPH LQWHUQH cadendo presto, marcano il rametto alla base con delle tipiche cicatrici anulari persistenti. Le foglie sono caduche o semipersistenti, provviste di stipole, con una caratteristica asimmetria alla base e più di 6 paia di nervature ben evidenti; sono doppiamente dentate con denti più grandi alla fine delle nervature e più piccoli tra di esse disposte sui rami in maniera alterna; la cicatrice fogliare è a forma di mezzaluna. I rami presentano una forte eterofillia, con foglie più piccole e arrotondate alla base del ramo. Inoltre le foglie degli esemplari più giovani sono meno asimmetriche alla base rispetto agli adulti e più pelose. I fiori, ermafroditi e sprovvisti di petali, sono riuniti in glomeruli ascellari con peduncolo corto o in racemi con peduncolo lungo; sono formati da un perigonio campanulato e persistente con lobi in numero da 4 a 9 e uguali stami inseriti alla base del perigoQLR/¶RYDULRqVXSHURELFDUSHOODUHHJHQHUDOPHQWH mono loculare, con un ovulo pendente per ogni loggia; vi sono poi 2 stimmi allungati e divergenti. I fiori compaiono già in inverno o in primavera sui rami GHOO¶DQQR SUHFHGHQWH GD JHPPH FKH VL GLIIHUHQ]LDQR facilmente da quelle vegetative sia per dimensione che per forma; i fiori cominciano a schiudersi 42 generalmente prima della comparsa delle foglie, ma questo intervallo può variare a seconda della specie, in alcune, infatti, le foglie possono comparire anche dopo la disseminazione. /¶LPpollinazione è di tipo anemogama, molto più raramente entomogama, in quanto vi è solo un breve periodo in cui i fiori secernono una ridotta quantità di nettare. Il frutto è una samara, provvista di un ala, monosperma per aborto e con un WDJOLR QHOOD SDUWH DSLFDOH FKH YD YHUVR O¶LQWHUQR con albume nullo, embrione diritto, spesso marcata dalla linea di unione dei carpelli. I frutti raggiungono la maturità rapidamente e sono prodotti in grande quantità, ma molti di essi sono vani: questo dipende dalle condizioni ambientali in cui vengono a maturare e dalla specie. Il seme è maturo già tra maggio e giugno, ma ha un periodo di vitalità molto ridotto (qualche settimana al massimo) a temperatura ambiente. Questo può aumentare se mantenuto a temperature basse (tra 0-5 °C). Il seme va poi fatto maturare in terreni umidi, perlomeno nei primi tempi. Esclusi i semi vani, se la semina viene eseguita a maturazione completa, vi è un altissima probabilità di germinazione; si usa, però, anche la propagazione per talea e quella per polloni radicali, vista la capacità che gli olmi hanno di produrne anche a grandi distanze dal tronco. Bisogna però considerare che la presenza di innesti radicali, anche dovuta alla produzione di polloni, contribuisce alla diffusione delle malattie, nel nostro caso della Grafiosi (Gambi et al., 1980; Baroni, 1997; Ranfa, 2008). 43 2.2 Varietà tradizionali nel paesaggio italiano (¶ RJJL PRlto difficile classificare gli olmi sopravvissuti alla Grafiosi nel nostro paese, per via delO¶DOWD capacità di ibridazione che hanno le specie appartenenti a questo grande genere. Altro problema per O¶LGHQWLILFD]LRQH q FRVWLWXLWR GDOOD VHOH]LRQH FKH O¶XRPR ha attuato nel corso degli anni su questa pianta. Le varietà nostro indigene paese, del sono essenzialmente due: Ulmus minor Mill. (Fig. 13) e Ulmus causa glabra della Huds.. loro A elevata capacità di ibridarsi, tuttavia, Figura 13: veduta di un olmo campestre caratteristico delle nostre campagne. non esiste uniformità QHOO¶DWWULEX]LRQH GHO QRPH scientifico: O¶Ulmus minor è anche conosciuto come Ulmus campestris Aut. o Ulmus carpinifolia Suc., mentre l¶8OPXV JODEUD è conosciuto come Ulmus montana With. (Mittempergher, 1997). Nelle zone del centro Europa questi due genotipi spesso vivono nello stesso ambiente, a differenza di quanto avviene nelle zone mediterranee, e possono incrociarsi formando un ibrido chiamato Ulmus x hollandica (Olmo olandese) 44 di cui noi coltiviamo, per scopi puramente estetici, alcune varietà, tra le quali molto diffusa è la var. µ9HJHWD¶. In Italia possiamo anche trovare abbastanza frequentemente esemplari di Ulmus pumila L., o Olmo siberiano, importato QHJOLDQQLµ per via della sua resistenza alla Grafiosi e O¶Ulmus laevis Pall., o Olmo ciliato, per la resistenza alla Galerucella. Molto frequentemente, gli esemplari di Olmo siberiano producono ibridi con O¶2OPRFDPSHVWUHLTXDOLSHUzVRQRGLGLIILFLOHFODVVLILFD]LRQH. Il carattere distintivo degli olmi è la foglia; per questo motivo, come indicato da Mittempergher (1997), di seguito viene riportata come chiave di riconoscimento degli olmi presenti in Italia: 1. Foglie perlopiù asimmetriche alla base; margine doppiamente dentato e a volte VHPSOLFHPHQWH GHQWDWR JHPPH LQVHULWH REOLTXDPHQWH ULVSHWWR DOO¶DVVH GHO rametto; corteccia fessurata nelle piante adulte; fiori bisessuali; frutto è una samara. 1.1. Foglie con margine sempre doppiamente dentato e con base sempre asimmetrica 1.1.1. Samare sempre glabre e brevemente peduncolate; foglie mai come sopra 1.1.1.1. Samare con seme non centrale tangente la smarginatura; foglie mai trifide e perlopiù con un numero minore di nervature. 5DPR GHOO¶DQQR JODEUR H VFDUVDPHQWH SXEHVFHQWH D YROWH FRQ FUHVWH suberose longitudinali; foglie scabre o lisce superiormente, lunghe 29cm, di forma variabile; 7-12 paia di nervature secondarie. Ulmus minor 1.1.2. 6DPDUH FRQ VHPH FHQWUDOH QRQ WDQJHQWH OD VPDUJLQDWXUD UDPR GHOO¶DQQR pubescente; foglie superiormente scabre, lunghe 6-16cm, spesso trifide DOO¶DSLFHHFRQXQlobo basale che tende a coprire il picciolo Ulmus glabra 1.2. Foglie ovali o ellittico-DFFXPLQDWHFRQODGHQWLFRODWXUDULYROWDYHUVRO¶DSLFH-19 paia di nervature secondarie; base fogliare fortemente asimmetrica con i due lati 45 della lamina diseguali; rametti fittamente pubescenti; samara ciliata con peduncolo più lungo della samara stessa. Ulmus laevis 2. Foglie piccole (2-7cm) ellittiche o ellittico-lanceolate, simmetriche alla base; margine fogliare semplicemente denticolato ma con alcuni denti secondari; rametti pubescenti; samara piccola e glabra, brevemente peduncolata; seme centrale Ulmus pumila 2.2.1 Caratteristiche ed esigenze colturali Come già detto, gli olmi indigeni del territorio italiano sono essenzialmente O¶ROPR FDPSHVWUH H O¶ROPR PRQWano; ne analizzeremo quindi ora le caratteristiche salienti, mentre i caratteri degli olmi, introdotti in Italia per la loro resistenza alla Grafiosi, saranno analizzati nel successivo paragrafo. Ulmus minor: O¶LQTXDGUDPHQWRVLVWHPDWLFRGLTXHVWDVSHFLHQRQqWXWWRUDEHQ definito, poiché sotto questa denominazione sono raccolte molte varietà, differenti tra loro in termini di altezza, portamento e dimensione delle foglie. Fra queste vanno considerate anche quelle resistenti alla Grafiosi, ottenute per O¶LQFURFLRWUDGLYHUVHYDULHWjGLU. minor. /¶2OPR FDPSHVWUH SL FODVVLFR, comunque, è una pianta molto longeva che può raggiungere notevoli dimensioni sia in diametro che in altezza, soprattutto in terreni fertili dove la pianta è lasciata crescere naturalmente. La corteccia inizialmente appare liscia, di colore grigio scuro, poi diventa suberosa con profonde fessure. I giovani rami sono pubescenti e regolarmente 46 distici. Il fusto non è sempre diritto; la chioma se lasciata crescere naturalmente è rotonda, leggermente oblunga. Le foglie, caduche, si dispongono in maniera alterna sui rami, hanno un breve picciolo e il margine è dentato (Fig. 14); sono di forma ellittica, asimmetrica alla base e di colore verde; la pagina inferiore è invece di un grigio-verde. DXUDQWHO¶DXWXQQRSULPDGHOODFDGXWD, assumono un colore giallastro. Figura 14: particolare della ĨŽŐůŝĂĚĞůů͛Ulmus minor (www.agraria.org). I fiori sono uniVHVVLOLFRQWHSDOLYHUGDVWULO¶RYDULRqVXSHURIRUPDWRGDVWDPL e 2 carpelli. Fiorisce prima della comparsa delle foglie (febbraio-marzo). Il frutto è una samara. Le radici sono molto sviluppate raggiungendo notevoli profondità (Gambi, 1956). 47 4XHVWD VSHFLH q GLIIXVD LQ JUDQ SDUWH GHOO¶,WDOLD H SRWHQGR UDJJLXQJHUH altitudini notevoli (1000- P DQFKH VXOOH $OSL O¶XQLFR IDWWRUH OLPLWDQWH può essere rappresentato dalle caratteristiche del terreno. Il legno che fornisce è caratterizzato da un alburno bianco-giallastro ed un durame rosso-bruno; in complesso è un legno pesante, duro, compatto, elastico e tenace. Per questi motivi è considerato tra i legnami più pregiati, e, fino ai tempi più recenti, la produzione di legname per questo esemplare ha raggiunto notevoli livelli. Nel settore forestale non rappresenta una specie rilevante, in quanto non forma complessi monospecifici di notevoli dimensioni, quanto piuttosto piccoli agglomerati abbastanza sporadici. ,FRQVRU]LYHJHWDOLSUHGLOHWWLGDOO¶2OPRFDPSHVWUHVRQROHIXVWDLHPHVRILOHGHO piano Mediterraneo e del castagno. Esso, però, vegeta bene anche allo stato isolato (Gambi, 1956). In fatto di terreno non è una pianta molto esigente; preferisce, infatti, terreni freschi, profondi e fertili, ma si adatta bene anche ai terreni argillosi, motivo SHU FXL VL q IDFLOPHQWH GLIIXVR QHOOD IDVFLD FROOLQDUH SOLRFHQLFD GHOO¶(PLOLD Romagna, nelle Marche, in Toscana e anche in Umbria. In Europa, essendo tipico del clima mediterraneo, è la pianta che si estende più a sud, ma prospera DQFKHLQFOLPLFRQWLQHQWDOLHGDWODQWLFLGHOO¶(XURSDFHQWUR-occidentale fino alla porzione meridionale della penisola scandinava. (¶XQDSLDQWDIDFLOHGDWUDSLDQWDUHSRLFKpUHFXSHUDEene qualsiasi tipo di ferita e di danni. Sopporta bene la presenza di vento grazie ad un imponente apparato radicale. /¶2OPR campestre ha avuto storicamente XQ¶importanza rilevante in termini economici agrari, essendo stato coltivato, nel passato, in tutta O¶,WDOLDFHQWUDOH 48 La propagazione avviene per seme, per polloni radicali, per talea o per innesto. Di solito si ricorreva alla semina in vivaio, mettendo a dimora trapianti di 4-6 anni e recidendoli a 1,8-1,9 m da terra. Di tutti i rami che spuntavano, se ne lasciava uno solo, il più diritto, che a sua volta veniva cimato in modo da UDJJLXQJHUHO¶DOWH]]DFRPSOHVVLYDGLSRFRSLGL m. A tale altezza si formava FRVLO¶LPSDOFDWXUDGHLUDPL In passato la potatura dei rami era eseguita ogni 2-3 anni e dalle fascine RWWHQXWH VL RWWHQHYD GHOO¶RWWLPR IRUDJJLR SHU LO EHVWLDPH /D UDFFROWD GHOOH foglie serviva, infatti, a soddisfare specifiche necessità agricole: in Agosto6HWWHPEUH SHULRGR FDUDWWHUL]]DWR GD VFDUVLWj GL IRUDJJL OH IRJOLH ³PDWXUH´ GL olmo, facilmente distaccabili passando la mano sul ramo dal basso verso O¶DOWR UDSSUHVHQWDYDQR XQ¶LGHDOH DOWHUQDWLYD DG DOWUL DOLPHQWL SHU LO EHVWLDPH (Sereni, 2010). Ulmus glabraULVSHWWRDOO¶2OPRFDPSHVWUHO¶2OPRPRQWDQRKDXQDFUHVFLWDH una longevità sicuramente inferiore. Presenta una chioma oblunga e arrotondata e una corteccia grigia e liscia in giovane età, per poi diventare squamosa e screpolata. I rami sono pubescenti e disposti in modo disordinato; le foglie sono caduche, SLJUDQGLGLTXHOORGHOO¶2OPR campestre, asimmetriche alla base, scabre o a volte lisce nella pagina superiore, pelose in quella inferiore, bruscamente acuminate e con picciolo più corto del campestre (Fig. 15). Il frutto è sempre una samara ovata e sub rotonda, lunga 20-30 mm con un VHPHVLWXDWRDOFHQWURGHOO¶DOD3RUWDLQROWUHXQDVPDUJLQDWXUDDSLFDOHFKHQRQ raggiunge mai il seme (Gambi, 1956). Si conoscono numerose varietà che vengono coltivate per le loro caratteristiche ornamentali. 49 Figura 15: particolare della foglia ĚĞůů͛Ulmus glabra (www.uni-graz.at). ,Q,WDOLDROWUHFKHQHOOH$OSLORWURYLDPRDQFKHQHOO¶$SSHQQLQRVHWWHQWULRQDOH e centrale. Albero molto sporadico, vegeta frequentemente nei boschi di latifoglie, nelle zone del Castanetum e del Fagetum. Per questo carattere, O¶2OPRPRQWDQRKDXQYDORUHIRUHVWDOHPROWRULGRWWR$QFKHLOOHJQDPHqSL leggero e di minor pregio. Vegeta bene solo in terreni freschi e sciolti; si moltiplica anche per polloni radicali. Le foglie sono idonee come mangime e per ciò spesso lo possiamo trovare in montagna tenuto a capitozza o a sgamollo per tale uso. Spesso nei boschi assume il carattere di una pianta infestante (Gambi, 1956). 50 2.3 Funzione storico-paesaggistica 3HU FDSLUH PHJOLR LO YDORUH GHOO¶ROPR QRQ VROR FRPH SLDQWD ornamentale per O¶XVR LQ FLWWj PD DQFKH FRPH SLDQWD VWRULFD H FDUDWWHULVWLFD GHO QRVWUR paesaggio, dobbiamo ripercorrere brevemente la storia simbolica e paesaggistica che questa specie, cosi apprezzata fino a non molto tempo fa, ha scritto nel nostro paese e in tutta Europa, in cui rappresenta un simbolo culturale e di identificazione. 6LQ GDL WHPSL SL DQWLFKL O¶ROPR KD FDUDWWHUL]]DWR LO QRVWUR WHUULWRULR H VRSUDWWXWWROHQRVWUHFDPSDJQHOHTXDOLFRQO¶HYROYHUVLGLSDUWLFRODULWHFQLFKH agronomiche, hanno adottato questa pianta come elemento caratteristico del loro assetto (Sereni, 2010). 0D JLj GDL WHPSL GHL URPDQL OD IUHVFKH]]D GHOO¶RPEUD GL TXHVWD SLDQWD HUD molto apprezzata, poiché era anche considerato un albero sacro a Morfeo, dio dei sogni, e a Oneiros, figlio della notte (www.giardini.biz) (¶ SURSULR LQ epoca Romana infatti, che risale la recentissima parentela scoperta fra gli olmi delle campagne inglesi con gli olmi di ceppo romano. Furono introdotti in Inghilterra al tempo delle conquiste di Cesare e Adriano e tale scoperta è stata confermata di recente dal test del DNA di entrambi le popolazioni (Gil et al, 2004). Nel periodo medioevale si era soliti piantare un olmo fuori dai castelli e al riparo dalle sue fronde veniva amministrata la giustizia direttamente dal signorotto o dai giudici. Questa usanza venne ripresa anche in tempi più vicini: in Francia Enrico IV chiese che le strade del suo regno fossero tutte fiancheggiate da olmi; Enrico VIII fece mettere a dimora gli olmi, che tuttora ornano il viale del castello reale di Hampton Court. Anche Napoleone pretendeva che lungo le nuove 51 strade fossero piantati olmi, al fine di rinfrescare le truppe che le percorrevano (Sereni, 2010). &RQODQDVFLWDGHOJLDUGLQRDOO¶,WDOLDQDTXHVWDVSHFLHcaratteristica del nostro paesaggio, divenne anche molto utilizzata nei giardini privati di grandi ville e nei parchi pubblici; ricordiamo il famoso OOPRFDPSHVWUHGL³9LOOD2OPR´LQ provincia di Como (Fig. 16). Figura 16: vĞĚƵƚĂĚĞůů͛ŽůŵŽ campestre Ěŝ͞sŝůůĂKůŵŽ͟ (CO) disegnata da Peter Birmann e stampata a Vienna nel 1808 (www.rcl.it). ,Q WHPSL SL UHFHQWL O¶ROPR FRPLQFLz DG HVVHUH FROWLYDWR LQ WXWWD O¶,WDOLD centrale, soprattutto nelle zone di pianura di più antica origine (zone non bonificate). Non a caso queste areHVRQROHVWHVVHFKHFRLQFLGRQRFRQO¶DWWXDOH sistemazionHD³FDYDOOHWWR´HD³SLDQWDWD´ che in pianura sono molto diffuse e presentano campi larghi circa 30 m, a padiglione o baulati trasversalmente, con scoline longitudinali e fossi acquei. Questi campi sono alternati da strisce 52 di terra (larghe dai 4 ai 6 P FKLDPDWH ³SLDQWDWH´ H ³FDYDOOHWWR´ H ULVHUYDWH VXOOD OLQHD GL FROPR DOOH FROWXUH OHJQRVH (¶ SURSULR LQ TXHVWo contesto che O¶ROPRVLqLQVHULWRGLYHQWDQGRFDUDWWeristico del paesaggio agrario italiano. Le colture legnose, infatti, erano date da filari di vite alternati ad alberi che VHUYLYDQR GD WXWRUL D WDOH VFRSR HUD PROWR DSSUH]]DWR O¶ROPR SHU OD VXD multifunzionalità; esso, infatti, poteva essere potato in vari modi per ottenere branche alle quali si sarebbero poi attaccati i tralicci della vite. Le prime testimonianze che si hanno su questo utilizzo sono quelle di Columella e Catullo, che definivano la vite ³YHGRYD´ TXDQGR HUD GLVJLXQWD GDOO¶ROPR TXHVWD PHWDIRUD GL XQLRQH WUD ROPR H YLWH XVDWD SHU UDSSUHVHQWDUH ³O¶XQLRQHQHFHVVDULDGHOO¶DPRUH´IXULSUHVDDQFKHQHOOHRSHUHGL0DU]LDOH 2OWUH D TXHVWR XWLOL]]R O¶ROPR HUD DQFKH DSSUH]]DWR SHU O¶RWWLPD TXDOLtà del foraggio che produceva dalla sfogliatura e per la discreta qualità delle fascine ottenute con la potatura. A tale scopo infatti, esso veniva spesso capitozzato SHU RWWHQHUH O¶DQQR VXFFHVVLYR QXRYL JHWWL FKH VDUHEEHUR VWDWL QXRYDPHQWH tagliati e utilizzati appunto come mangime e come fascine. ,QROWUHODFDGXWDGHOOHIRJOLHFKHDYYHQLYDLQXQSHULRGRLGHDOHYLVWDO¶DVVHQ]D di foraggio, favoriva la maturazione delO¶XYDFKHSRWHYDFRVuGLVSRUUHGLXQD maggior quantità di luce. (¶LQWHUHVVDQWHQRWDUHcome gli agricoltori distinguessero le diverse varietà di Olmo campestre con nomi locali, che identificavano caratteristiche diverse GHOOD SLDQWD QHO )RUOLYHVH LO ³VHPHQWLQR´ HUD TXHOOD YDULHWj FKH GDYD IRJOLH più grandi che si staccavano meglio, mentre LO³FXU]RO´SURGXFHYDUDPRVFHOOL ideali per essere piegati e utilizzati per legare le fascine (Sereni, 2010). ,O OHJQR GHOO¶ROPR HUD FRQVLGHUDWR GL RWWLPD IDWWXUD SHU YLD GHOOH VXH caratteristiche e veniva usato in diversi settori: dai costruttori di carrozze, che lo impiegavano nella costruzione di pezzi sottoposti a sforzi di trazione, alle 53 opere navali, ferroviarie e nelle strumentazioni agricole, per non parlare della costruzione dei vecchi mulini ad acqua, fino ad arrivare agli usi più tradizionali per mobili di alta fattura e listelli di parquet. ,QXWLOH GLUH FKH LQ VHJXLWR DOOD JUDQGH PRULD GHOO¶ROPR JOL DJULFROWRUL VL ritrovarono disorientati, poiché veniva sconvolto un assetto e un ordinamento colturale e territoriale ormai da tempo consolidato. Si cominciò così a trovare piante alternative che svolgessero la stessa funzione degli olmi; gli Aceri campestri, Pioppi, Gelsi, Olmi Siberiani e alberi da frutto vennero utilizzati per sostenere la vite. Nuovi indirizzi di tecniche agronomiche hanno reso assillante il problema foraggero: si cominciò quindi ad acquistare mangimi concentrati, integrati con diverse sostanze (Gambi, 1956). Benché il problema della Grafiosi si sia di recente parzialmente risolto con O¶LQWURGX]LRQHdi alcuni Olmi resistenti, lo stesso problema pare sfocato per via della radicale trasformazione imposta dalla meccanizzazione agraria. 2OWUH DOOD VFRPSDUVD QDWXUDOH DQFKH O¶DEEDQGRQR GD SDUWH GHJOL DJULFROWRUL H una conoscenza molto frammentaria o addirittura inesistente della storia dHOO¶ROPR KD IDWWR Vu FKH TXHVWD VSHFLH FRVì caratteristica e rappresentativa delle nostre campagne, venisse abbandonata. Di recente, comunque, si è incominciata a far sentire la necessità di riappropriarsi di questa pianta non solo per il valore biologico ma anche e soprattutto per quello culturale, come LQDOFXQLSDHVLG¶,WDOLDGRYHROPLVHFRODULFROWHPSRVRQRGLYHQWDWLVLPEROR di identificazione per tutti i residenti e per chiunque li conosca anche solo a titolo turistico. 1H q HVHPSLR O¶ROPR GHO 6DQWXDULR GL 6DQ 0LFKHOH D 0RQWH 6DQW¶$QJHOR (provincia di Foggia), che da sempre ha segnato la storia del santuario e del SDHVH 2JQL DQQR L SHOOHJULQL LQ YLVLWD VL IHUPDYDQR D ULSDUDUVL VRWWR O¶RPEUD GHOO¶LPSRQHQWHDOEHUR Di recente, però, esso è stato colpito da Grafiosi, la cui 54 PDODWWLD O¶KD SRUWDWR DOOD PRUWH ,Q XQ SDHVH FRPH 0RQWH 6DQW¶Angelo, la VFRPSDUVDGLXQSXQWRGLULIHULPHQWRFRPHO¶ROPRKDGLVRULHQWDWRLFLWWDGLQL motivo per cui il Corpo Forestale dello Stato ha donato un nuovo olmo al santuario, alto circa 3 m e mezzo con diametro di 15 cm, che è stato piantato vicino al secolare esemplare per sopperire alla sua morte (www.garganonews.it). $OWURFDVRqTXHOORGHOO¶2OPRGi Montepaone (Catanzaro) (Fig. 17), un albero che ha scritto una parte della storia del mezzogiorno italiano; esso, infatti, UDSSUHVHQWDO¶XOWLPR$OEHURGHOOD/LEHUWjVRSUDYYLVVXWRDOODIXULDUHVWDXUDWULFH dei Borboni dopo la Repubblica Napoletana. Figura 17: oůŵŽĐĂŵƉĞƐƚƌĞĚŝDŽŶƚĞƉĂŽŶĞ͕ŵĞŐůŝŽĐŽŶŽƐĐŝƵƚŽĐŽŵĞů͛ƵůƚŝŵŽ ͞ůďĞƌŽĚĞůůĂ ůŝďĞƌƚă͟(it.wikipedia.org). 55 Situato a breve distanza dalla chiesa principale, sotto i suoi rami si FHOHEUDYDQRJOLHYHQWLSLLPSRUWDQWLGHOODFRPXQLWj(¶XQROPRGLDQQL alto circa 15 m con una chioma altrettanto estesa. Questa pianta rappresenta un vero e proprio simbolo, venerato e rispettato da tutti i cittadini, motivo per cui lo stesso sindaco di Montepaone ha fatto porre una targa, non distante GDOO¶HVHPSODUHFKHVSLHJDVVHDLYLVLWDWRULFRVDHVVRUDSSUHVHQWD Nel 1985 il giornalista calabrese Franco Pitaro ha promosso una campagna per YDORUL]]DUHTXHVW¶DOEHURDUULYDQGRDFKLHGHUHDO0LQLVWHURGHL%HQL&XOWXUDOLGL apporvi il vincolo di bene storico. Nel 1997 i volontari del WWF della Calabria, insieme ad associazioni, storici e politici, hanno avviato una serie di iniziative per proteggere la stabilità GHOO¶2OPR 'L UHFHQWH O¶,VWLWXWR SHU OD 3atologia degli Alberi Forestali di Firenze ha posto la sua attenzione su germoplasma di questo genotipo crioFRQVHUYDQGRORLQD]RWROLTXLGRFRQO¶LQWHQ]LRQHGLFORQDUORHULSLDQWDUHcosì, a 200 anni di distanza, gli Alberi della Libertà nei comuni dove prima erano presenti (www.ansa.it). 2.4 La minaccia della Grafiosi La Grafiosi (Ophiostoma ulmi s.l. con forma imperfetta Graphium, da cui appunto il nome) è una tracheomicosi, ovvero una malattia che interessa il tessuto vascolare della pianta. ,QWXWWRLOPRQGRqFRQRVFLXWDFRPHPDODWWLDGHOO¶2OPRRODQGHVH³'XWFK Elm DLVHDVH´'('FRQULIHULPHQWRDOJUXSSRGLULFHUFDWULFLFKHSHUSULPHKDQQR studiato la malattia dal momento della prima comparsa in Europa. 56 /D SULPD RQGDWD GHOO¶HSLGHPLD VL GLIIXVH GRSR OD SULPD JXHUUD PRQGLDOH in tutta Europa, tra il 1921 e il 1935, raggiungendo gli USA, probabilmente per PH]]RGLOHJQRLQIHWWRSURYHQLHQWHGDOO¶,QJKLOWHUUD Dopo un periRGR GL UHODWLYD UHPLVVLRQH GHOOD PDODWWLD WUD JOL DQQL ¶ H ¶ XQD VHFRQGD RQGDWD GHOO¶HSLGHPLD O. novo-ulmi), ancora più grave della SULPD VL DEEDWWp VXJOL ROPL (XURSHL LQWRUQR DJOL DQQL ¶ ,Q ,QJKLOWHUUD VL q stimata una moria di 20-25 milioni di esemplari uccisi dalla DED (olmi inglesi molto simili ai nostri olmi campestri). La moria riscontratasi anche in Italia, ha determinato, secondo una indagine del Corpo Forestale dello Stato, la perdita di quasi tutti gli esemplari adulti di olmi indigeni, al punto che nella popolazione sopravvissuta si possono contare solo poche decine di alberi del diametro di 1 m o superiore (Mittempergher e La Porta,1993). Un epidemia di dimensioni planetarie, che però non sembra poter minacciare la sopravvivenza della specie botanica, come si potrebbe pensare, poiché attacca soltanto esemplari di oltre 3 anni, i quali, una volta colpiti, a volte riescono a riprodursi per polloni radicali o per rigenerazione da seme. Quindi ad essere a rischio è sopratWXWWR O¶HVLVWHQ]D Gi esemplari più adulti e ad alto fusto. La malattia viene trasmessa dalle piante malate a quelle sane per mezzo di coleotteri Scolitidi del genere Scolytus e, nel caso di piante contigue, è possibile che la malattia passi per anastomosi radicale (Fig. 18). /¶$VFRPLFHWH 2SKLRVWRPD XOPL VO q O¶DJHQWH FDXVDOH GHOOD JUDILRVL 'XH specie distinte sono responsabili delle due ondate epidemiche: la prima, Ophiostoma ulmi, meno aggressiva, è la responsabile della prima ondata, mentre Ophiostoma novo-ulmi, più aggressiva, è responsabile della seconda epidemia. In Europa O. ulmi è stata completamente soppiantata da O. novoXOPL 'L TXHVW¶XOWLPD VH QH FRQRVFRQR GXH VRWWRVSHFLH SULPD GHQRPLQDWH ³UD]]H´ /D ssp. novo-ulmi (nota come razza EAN, da Euroasian), che si è 57 GLIIXVD GDOO¶8FUDLQD-0ROGDYD LQ (XURSD PHQWUH O¶DOWUD VVS DPHULFDQD q arrivata in Gran Bretagna e si è diffusa in Europa. Attualmente entrambe le sottospecie sono presenti in diversi paesi europei e sono molto frequenti gli ibridi provenienWLGDOO¶XQLRQHGLHVVH6DQWLQLHWDO 2005; Brasier e Kirk, 2010). Figura 18: rappresentazione schematica del ciclo della malattia (Ghelardini e Santini, 2009). Le differenze tra le tre tipologie si possono ben apprezzare su ospiti moderatamente resistenti, mentre è difficile determinare la razza responsabile se un olmo viene ucciso anche solo dal ceppo non aggressivo. 58 In coltura, generalmente, è il ritmo di accrescimento il parametro distintivo, poiché la temperatura ottimale per O. novo-ulmi è di 20°C, mentre per O. ulmi è di circa 30°C; anche il ritmo di crescita della malattia è distintivo del ceppo virulento. /D IDVH SDUDVVLWDULD GHOOD PDODWWLD KD LQL]LR FRQ O¶Lnoculazione da parte degli Scolitidi alle ascelle dei rametti di 2-3 anni. Le spore fungine, GHSRVLWDWH DOO¶LQWHUQR si diffondono rapidamente nei vasi inducendo la formazione di tille e la conseguente obliterazione dei vasi, portando le piante a morte (Santini et al., 2005). /¶LQYDVLRQHGHOO¶RVSLWHQHOODIDVHparassitaria avviene molto passivamente e il fungo è presente soltanto nei vasi. Va considerato che la condizione dei vasi e la quantità di linfa sono fondamentali in questa fase per la diffusione della malattia; infatti le piante in pieno vigore (di 3 o più anni) sono le più VXVFHWWLELOL PHQWUH QHJOL HVHPSODUL DQFRUD SL JLRYDQL O¶LQVHGLDPHQWR H OD diffusione del fungo sono ostacolati per via delle piccole dimensioni dei vasi e il diametro ridotto del fusto che non consente la colonizzazione degli Scolitidi SHUO¶RYLGHSRVL]LRQH. Il periodo di maggiore vulnerabilità è quello primaverile LQFRUULVSRQGHQ]DGHOO¶DYYLRGHOODIDVHYHJHWDWLYD e del volo degli Scolitidi . $QFKHO¶DPELHQWHJLRFDXQUXRORSULPDULRSRLFKpHVVRIDYRULVFHXQDPLJOLRUH o peggiore attività vegetativa. Generalmente un ambiente di crescita favorevole per la pianta la rende PDJJLRUPHQWHVXVFHWWLELOHDOO¶LQIH]LRQHLQTXDQWRVLKDODSURGX]LRQHGLSRFKL vasi dal lume molto ampio nei quali il fungo si diffonde molto facilmente. Se invece le piante hanno una crescita stentata, come ad esempio delle piante in YDVR O¶HVLWR GHOO¶LQRFXOD]LRQH DQFKH GL JHQRWLSL SDUWLFRODUPHQWH VXVFHWWLELOL non è letale. $OOD PRUWH GL XQD SLDQWD FRUULVSRQGH LPPHGLDWDPHQWH O¶LQIH]LRQH GL WXWWL L tessuti della corteccia e del legno giovane, dando inizio alla fase saprofitaria e, 59 successivamente DOO¶LQYDVLRQHdei tessuti sottocorticali da parte degli Scolitidi attirati dalla disponibilità di tessuti morti per riprodursi. $OO¶LQWHUQR GHOOH gallerie larvali e di quella PDWHUQD LO IXQJR WURYD O¶DPELHQWH LGHDOH SHU OD fruttificazione, sia gamica che agamica. I corpi fruttiferi sono dei lunghi steli al termine dei quali si forma una goccia di materiale vischioso nella quale sono immerse le spore e i conidi. Quando poi, a primavera, la temperatura permetterà loro di uscire, i neo-adulti, che usciranno dalle gallerie per sfarfallare, si imbratteranno di spore e SRUWHUDQQRO¶LQIH]LRQHVXQXRYLLQGLYLGXLGLROPL /¶HIILFLenza delle varie specie di Scolitidi quali vettori della malattia è proporzionale alle loro dimensioni, come nel caso dello Scolitide maggiore (S.scolytus) (Fig. 19). Figura 19: foto dettagliata dello Scolitide maggiore S.scolytus (www.technogreen.it). 60 Del 60-90% dei vettori che lasciano contaminati la scorza, solo il 10-15% arrivano alle gallerie di nutrizione ancora contaminati e solo il 3-5% delle gallerie di nutrizione, SRUWDQR HIIHWWLYDPHQWH DOO¶LQIH]LRQH (Mittempergher e La Porta, 1993). Tuttora sono in corso ricerche volte a trovare una valida spiegazione alla maggiore appetibilità di alcuni ospiti agli Scolitidi rispetto ad altri; in Italia O¶2OPR FDPSHVWUH q PROWR FROSLWR PHQWUH O¶2OPR PRQWDQR H FLOLDWR OR VRno molto meno. Tuttavia, in assenza di Olmi campestri, gli Scolitidi, attaccano anche le altre due specie, probabilmente perché in assenza di alternative. ,OSULPRVLQWRPRGHOODPDODWWLDqO¶avvizzimento delle foglie (Fig.20) che poi evolve in una necrosi fogliare e dei rami; secondariamente si riscontra O¶LPEUXQLPHQWR GHOOR [LOHPD FKH FRLQFLGH FRQ O¶RFFOXVLRQH GHL YDVL ,QIDWWL quando il sistema vascolare di una pianta viene invaso da un organismo estraneo, esso risponde cercando di isolare il patogeno al fine di proteggere le parti sane; tale isolamento si traduce nella emissione di gomme, composti fenolici e di tille (Buonaurio, 2009). /D ULVSRVWD GHOO¶RVSLWH KD VXFFHVVR TXDQGR TXHVWR SURFHVVR GL LVRODPHQWR q abbastanza rapido da impedire la diffusione del fungo; negli olmi suscettibili, però, questo processo viene fortemente rallentato, dando il tempo al parassita di germinare e di svilupparsi in altri vasi, finché tutto il sistema vascolare non viene invaso. Il livello di aggressività del fungo non pare suscettibile a grandi oscillazioni. /¶HYHQWXDOHSUHVHQ]D QHOFLWRSODVPDGLSDUWLFHOOHYLUXV-simili, che potrebbero abbassare la virulenza, è limitata dalla incompatibilità citoplasmatica e dalla regolare alternanza della fase asessuata e sessuata del fungo, che favorisce O¶HOLPLQD]LRQHGLWDOLSDUWLFHOOHGDOFLWRSODVPD. 61 Per sconfiggere la malattia sono stati sperimentati metodi tradizionali ricorrendo alla lotta chimica e biologica. Nel primo caso, si è tentato di ricorrere a prodotti fungicidi sistemici, che però hanno dato scarsi risultati e soprattutto hanno HVHUFLWDWR XQ¶azione fungistatica anziché fungicida; si è, TXLQGL ULWHQXWR QHFHVVDULR ULSHWHUH L WUDWWDPHQWL DOPHQR YROWH O¶DQQR H VX piante con una buona funzionalità xilematica, anche se questa operazione è risultata molto costosa. Figura 20: primi sintomi di una pianta colpita da Grafiosi (Santini, 2006). 62 Nella lotta biologica i tentativi di combattere la malattia sono stati incentrati alla riduzione drastica del numero degli ScoliWLGLYHWWRULPHGLDQWHO¶XWLOL]]RGL feromoni; anche in questo caso, però, i risultati sono stati molto inferiori alle aspettative. Con la lotta biologica si è anche tentato di combattere direttamente il fungo, introducendo nella pianta batteri fluorescenti e Verticillium dahliae, che SRWHVVHUR DJLUH SHU DQWLELRVL FRQ O¶O. novo-ulmi, con trattamenti di inoculazione a scopo preventivo; tali microorganismi però, hanno mostrato OLPLWL GL VRSUDYYLYHQ]D QHOOD SLDQWD H XQ¶D]LRQH GL DQWLELRVL GL EUHYH GXUDWD (Buonaurio, 2009). (¶ LQWHUHVVDQWH ULOHYDUH FKH RJJL VL VWD DVVLVWHQGR D WHPSRUDQHL FDPELamenti nelle popolazioni di Scolitidi; infatti, la scomparsa degli olmi adulti ha causato la diminuzione drastica delle specie di taglia maggiore, lasciando più spazio agli esemplari più piccoli e prevalentemente innocui come vettori. Oltre alla grafiosi, FKH q OD PDODWWLD SL GHYDVWDQWH FKH O¶ROPR DEELD PDL conosciuto, vanno considerate altre 2 minacce di questa specie, di minore ULOHYDQ]DULVSHWWRDOO¶O. ulmi ma, non per questo ritenute meno pericolose. 6L WUDWWD GHOOD *DOHUXFHOOD GHOO¶ROPR H GHO *LDOOXPH. La prima è causata da adulti e larve di un insetto defogliatore ( Xanthogaleruca luteola) che compie infestazioni cicliche (ogni 2-3 anni) fino a provocare il disseccamento degli olmi; la defogliazione indebolisce notevolmente la pianta rendendola anche più vulnerabile alla Grafiosi e devastandola esteticamente. /¶DOWUDPDODWWLDqGHQRPLQDWD*LDOOXPHGHOO¶ROPR(OP<HOORZVHGqFDXVDWD da fitoplasmi che attaccano il floema delle piante infette rallentandone il flusso OLQIDWLFRO¶LQWHQVLWjGHOODPDODWWLD varia a seconda delle condizioni ambientali, ma generalmente i sintomi principali sono la produzione di scopazzi e il giallume fogliare. Questa ultima malattia è molto studiata negli U.S.A. dove 63 compie delle stragi al livello della Grafiosi; è stata individuata anche in Europa e in Italia con attacchi molto più sporadici (Buonaurio, 2009). 2.5 Genotipi resistenti (¶ IUHTXHQWH RVVHUYDUH Qelle campagne e nei boschi come, accanto agli olmi uccisi dalla Grafiosi, giovani astoni cominciano a raggiungere dimensioni notevoli (30-FPLQGLDPHWURHPLQDOWH]]DJUD]LHDOO¶HOHYDWDFDSDFLWj di riprodursi per via vegetativa o per seme. In ambiente urbano e nei viali extraurbani, LQYHFH O¶HVLJHQ]D GL GLVSRUUH GL piantagioni efficienti e funzionali, ha richiesto la rimozione degli olmi colpiti da Grafiosi, assistendo cosi alla definitiva scomparsa degli esemplari DXWRFWRQL 3HU RYYLDUH H VRGGLVIDUH O¶HVLJHQ]D GL FRQWLQXDUH DG XWLOLzzare O¶ROPRLQDPELHQWHXUEDQR sono state introdotte due specie, che mostrano una certa resistenza alla malattia e che possono crescere ed adattarsi ai nostri DPELHQWL LGRQHH D VYROJHUH OH VWHVVH IXQ]LRQL GDSSULPD VYROWH GDOO¶ROPR campestre e montano: trattasi di Olmo siberiano e Olmo ciliato (Mittempergher et al, 1998). /¶2OPR VLEHULDQR R Ulmus pumila (Fig.21) è una specie di origine asiatica, con una altissima variabilità di caratteri, visto il suo ampio areale e la capacità di ibridarsi; la foglia è generalmente piccola, ma troviamo anche ibridi con foglia grande. Presenta un buon livello di resistenza alla Grafiosi; è, infatti, una delle specie LQ ,WDOLD SL XWLOL]]DWH SHU O¶LQWURGX]LRQH GHOOD UHVLVWHQ]D QHJOL ROPL QRVWUDOL (¶LQROWUHXQDVSHFLHFKHVLLEULGDEHQLVVLPRFRQO¶ROPRFDPSHVWUH 64 /¶XVR GHOO¶ROPR VLEHULDQR FRPH SLDQWD GD YLDOH q FRQVLVWHQWH VRSUDWWXWWR QHO Nord Italia, e va diminuendo man mano che si scende al Sud; in complesso, si DGDWWD EHQH DOO¶DPELHQWH FLWWDGLQR PD OH FDUDWWHULVWLFKH HVWHWLFKH GL TXHVWD pianta sono molto scadenti. Figura 21: esemplare di Ulmus pumila o Olmo Siberiano (www.villenatura.blogspot.com). /¶DOWUD VSHFLH LQWURGRWWD LQ ,WDOLD q O¶2OPR FLOLDWR R Ulmus laevis, originario del Centro Europa. Esso si avvicina più del siberiano alle caratteristiche vegetazionali dei nostri olmi. Introdotto principalmente come pianta ornamentale, lo si può trovare sporadicamente anche nelle campagne. La sua introduzione sarebbe da addebitare sopratutto alla resistenza della specie alla Galerucella. 65 Invece, la sopravvivenza di questa specie alla Grafiosi, più che essere legata ad una specifica resistenza, sembra essere stata riconducibile alla scarsa appetibilità esercitata sui vettori della malattia. Alla luce di questo fatto la diffusione di questa specie, benché abbia buone caratteristiche ornamentali, dovrebbe essere controllata evitando di piantare grossi gruppi omogenei di alberi, ma, piuttosto, alternandola con altre (Mittempergher e Santini., 2010). In Olanda, sin dalla prima comparsa della Grafiosi, cominciarono a selezionare olmi resistenti e nel 1930 a Wageningen prese il via un progetto di PLJOLRUDPHQWR GHOO¶ROPR SURSRVWR WUD JOL DOWUL GD &KULVWLQH %uisman e Johanna Westerdijk (in onore alle quali la Grafiosi si chiama Dutch Elm Disease nei paesi anglosassoniFKHLQL]LDURQRODVHOH]LRQH QHOO¶DPELWRGHOOH speFLH HXURSHH GHOO¶ROPR (Brunetti et al., 2003). In seguito al programma di miglioramento, si aggiunsero altre nazioni e, ad oggi, si possono contare 7 centri di ricerca dislocati in Wisconsin e Washington D.C. negli USA, a Manitoba in Canada, a Wageningen in Olanda, a Volgograd in Russia e a Firenze in Italia. Dalle prime ricerche effettuate in Olanda derivarono alcuni cloni resistenti ed XQ WHU]R µ&RPPHOLQ¶ RWWHQXWR GDOO¶LQFURFLR WUD ROPR FDPSHVWUH H ROPR montano, che ebbe un grande successo. Con la compaUVDGHOO¶O. novo-ulmi, al TXDOHLOµ&RPPHOLQ¶ HUDVHQVLELOHFDPELzLOPRGRGLSURFHGHUHQHOO¶DWWLYLWjGL miglioramento convenzionale: si cominciò ad incrociare le specie europee, molto sensibili al fungo, con alcune specie asiatiche che risultavano avere una buona resistenza (Tab.2). Le specie asiatiche che mostravano resistenza alla Grafiosi avevano però caratteri estetici e livelli di adattabilità nettamente inferiori ai nostri olmi; era quindi necessario incrociare le varie specie, europee e asiatiche, al fine di 66 ottenere ibridi resistenti con canoni estetici delle specie europee. Benché gli olmi in genere si ibridino facilmente, vi sono specie che al contrario non si ibridano affatto e altre che creano una progenie che deve a sua volta essere necessariamente reincrociata per aumentare la resistenza; ciò ha reso il lavoro di ricerca lungo e laborioso (Mittempergher e Santini., 2010). Gli olmi asiatici sino ad oggi utilizzati sono: U. pumila L. (Olmo siberiano), U. parvifolia J. (Olmo cinese), U. japonica R.S. (Olmo giapponese), U. wilsoniana S., U. chenmoui C., U. villosa B.G. e U. willichiana. Tabella 2: suscettibilità degli olmi autoctoni e alloctoni (introdotti per indurre la ƌĞƐŝƐƚĞŶnjĂͿĂůůĞƚƌĞƉƌŝŶĐŝƉĂůŝŵŝŶĂĐĐĞĚĞůů͛ŽůŵŽ (Mittempergher e Santini., 2010) Specie Suscettibilità alla grafiosi (DED) Ulmus americana Ulmus laevis Ulmus glabra Ulmus minor Ulmus japonica Ulmus wallichiana Ulmus wilsoniana Ulmus villosa Ulmus macrocarpa Ulmus chenmoui Ulmus pumila Ulmus parvifolia +++ +++ +++ ++ + + + + + - Susciettibilità al Susciettibilità alla galerucella giallume +++ + + + ++ + ++ ++ + ++ ++ ++ ++ + ++ + + ++ - La ricerca in Olanda proseguì per iniziativa di Hans M. Heybroek che puntò DOO¶DFFXPXORGLUHVLVWHQ]DQHOOHJHQHUD]LRQLVXFFHVVLYHILQRDOODTXDUWD Dalla sua attività risulta la produzione di numerosi cloni WXWW¶RJJL L FORQL µ/XWHFH¶ H µ9DGD¶ EUHYHWWDWL GDOO¶,15$ IUDQFHVH VRQR VWDti ottenuti da Heybroek), che sono stati immessi sul mercato, oltre che abbondante materiale 67 ibrido che è stato ceduto ai colleghi delle altre nazioni per introdurlo nei loro progetti di miglioramento. I cloni di Heybroek furono sottoposti ad una prova di adattabilità in tutto il territorio europeo, tra cui anche in quello italiano, dove il CNR ha provveduto DWHVWDUHHVHOH]LRQDUHO¶DGDWWDELOLWjGLWXWWLLFORQLHVWHUL Va considerato che il numero delle specie arboree utilizzabili in ambiente urbano sta diminuendo per via dei numerosi stress a cui le piante sono sottoposte e della suscettibilità alle malattie; è quindi necessario cominciare ad impiantare con cautela quei cloni che in anni di prove hanno dato buoni risultati nel nostro Paese e dei quali segue una breve descrizione. Gli olmi µLobel¶ e µPlantyn¶, di origine genetica simile, sono caratterizzati HQWUDPEL GDOOD SUHVHQ]D GHOO¶KLPDODLDQR U. wallichiana come sorgente di resistenza alla Grafiosi. Il costitutore è lo stesso H.M. Heybroek e i loro caratteri botanici sono molto simili per via delle strette parentele. Posti in commercio nel 1976 per il loro discreto livello di resistenza e le interessanti caratteristiche vegetazionali, possono essere utilizzati come piante per viali cittadini. Il portamento è decisamente colonnare, con chioma molto stretta; la crescita è rapida e sostenuta, le foglie sono grandi e di colore verde scuro (Fig.22); in ambiente urbano non necessitano di grandi potature. La FRUWHFFLDqOLVFLDILQRDOO¶HWjDGXOWDH comincia a fessurarsi dopo i 10 anni. Si adattano meglio a zone più fresche. 68 Possono essere moltiplicati per talea legnosa in inverno su cassoni riscaldati o per talee erbacee sotto mist in estate. La suscettibilità alla Galerucella è notevole per entrambi H LO µ/REHO¶ è sensibile al giallume GHOO¶ROPR Altro ibrido di origine olandese, selezionato sempre da H.M. +H\EURHN q O¶ROPR µColumella¶, SURYHQLHQWH GDO µ3ODQW\Q¶ autofecondato. Ha un portamento fastigiato, con chioma molto stretta e foglie piccole. Figura 22: filare di piante madri di hůŵƵƐ ͚>ŽďĞů͛ presso il vivaio Umbraflor (Italia). Per il suo buon livello di resistenza alla Grafiosi e il suo portamento ascendente, è molto usato in Olanda per le alberature stradali. /¶ROPR µProspector¶ q Xna selezione di semenzali di provenienza ignota di Ulmus wilsoniana, che fu messo in allevamento nel 1965 nella stazione di ULFHUFDGHO'LSDUWLPHQWRGHOO¶$JULFROWXUDDPHULFDQRGL'HODZDUH2KLR I selezionatori sono A.M.Townsend, H.R. Schreider, W.O. Masters e S.E.Bentz. Il clone offre una buona resistenza alla Grafiosi e alla Galerucella, con una certa tolleranza al giallume. La chioma si apre a vaso; la crescita nei primi 2-3 anni è rallentata ma poi procede normalmente. Il fogliame è denso e le foglie, molto grandi, a maturità presentano un colore verde-giallastro. Resiste molto bene al freddo e per TXHVWRVDDGDWWDUVLDGLYHUVHFRQGL]LRQLSHGRFOLPDWLFKH(¶XQDSLDQWDLGRQHD 69 sia per parchi che per viali dove si richiedono esemplari che producano ombra. Si moltiplica bene sia per talea legnosa in inverno che per talea semilegnosa in primavera estate. /¶ROPR µDynasty¶ GHULYD GDOO¶LQFURFLR GL GXH VHPHQ]DOL GL Ulmus parvifolia (Fig.23). La selezione è stata effettuata da Frank S. Santamour Jr. presso O¶Arboreto Nazionale di Washington DC. Questa pianta è caratterizzata da una crescita piuttosto rapida e presenta chioma globosa; tuttavia, poiché la crescita in altezza va in seguito a UDOOHQWDUHO¶HVHPSODUHDGXOWRSUHVHQWDGLPHQVLRQLGLPHGLRVYLOXSSR/e foglie sono piccole di colore verde giallastro, con asimmetria alla base del lembo praticamente assente e rimangono attaccate a lungo alla pianta in autunno. La resistenza alla Grafiosi e alla Galerucella sono molto buone, ma la grande debolezza viene dalla suscettibilità al JLDOOXPH GHOO¶ROPR 1RQ sopporta il freddo ed è quindi consigliabile un utilizzo in zone di pianura. (¶ XQD SLDQWD GL VLFXUR HIIHWWR ornamentale adatta per il verde urbano, da utilizzare preferibilmente come esemplari Figura 23: cŽůƚŝǀĂnjŝŽŶŝ ŝŶ ĐĂŵƉŽ Ěŝ hůŵƵƐ ͚LJŶĂƐƚLJ͛ (www.moonnurseries.com). isolati. Si moltiplica abbastanza bene per talea legnosa o erbacea. 70 /¶ROPRµEsedra¶, è stato individuato a Roma in piazza Esedra (come è ancora ORFDOPHQWH FRQRVFLXWD O¶DWWXDOH SLD]]D GHOOD 5HSXEEOLFD 6L q LSRWL]]DWR FKH SRVVD HVVHUH VWDWR XQ GRQR GL TXDOFKH DPEDVFLDWRUH GHOO¶HVWUHPR RULHQWH DOOD città di Roma. Per caratteristiche morfoORJLFKH VL GHGXFH VLD XQ LEULGR GHOO¶ Ulmus parvifolia, che ne spiegherebbe la buona resistenza alla Grafiosi e alla Galerucella. La chioma è leggera, asimmetrica, rotondeggiante e piangente, motivo per cui viene usato per specifici usi ornamentali. La crescita è abbastanza rapida e garantisce quindi un pronto effetto estetico; le foglie sono piccole, verdelucido, spesse, fragili alla piegatura e rimangono attaccate alla pianta fino a inverno inoltrato. Si moltiplica difficilmente per talea legnosa, anche se è consigliabile la PROWLSOLFD]LRQHSHULQQHVWRFRQO¶ROPRFDPSHVWUHFRQLOTXDOHKDPRVWUDWRXQ ottima affinità (Mittempergher et al., 1993a). Comunque, nonostante la varietà di genotipi già disponibile, il miglioramento JHQHWLFRGHOO¶ROPRFRQWLQXDDG essere attivato a livello mondiale anche grazie DOFUHVFHQWHVYLOXSSRGHOO¶LQJHJQHULDJHQHWLFD/¶ROPRFDPSHVWUHLQIDWWLFRPH altre specie, risponde bene a nuove tecniche, come la micropropagazione, in ausilio ai programmi di miglioramento; a tale proposito, attualmente, esistono 2 laboratori di colture in vitro (in U.S.A. e in Inghilterra) che hanno messo a punto specifici ed efficienti protocolli di trasformazione genetica anche se O¶LQGLYLGXD]LRQH GL JHQL SUHSRVWL DOOD UHVLVWHQ]D H Oa loro espressione nella pianta sono problematiche ancora aperte e oggetto di studio. 71 2(VSHULHQ]HFRQGRWWHSUHVVRO¶,33&15GL)LUHQ]H 1HJOLXOWLPLDQQLO¶,VWLWXWRSHUOD3URWH]LRQHGHOOH3LDQWH,33GHO&15GL Firenze ha affrontato la selezione di olmi VSHFLILFL SHU O¶DPELHQWH mediterraneo. La necessità di disporre di genotipi che si adattassero ai nostri climi fu evidenziata dagli scarsi risultati ottenuti con i cloni olandesi che non sopportavano il caldo e il secco del centro IWDOLD/¶RSSRUWXQLWjVLpresentò con OD IDYRUHYROH DGDWWDELOLWj GHOO¶2OPR VLEHULDQR In questo modo, una base di individui nativi fu allevata con gli olmi siberiani e con tutte quelle specie che dimostravano una buona adattabilità al clima mediterraneo, nei campi sperimentali del CNR in Toscana ed in Emilia Romagna. Per poter incrociare le diverse specie era però necessario mettere a punto una buona tecnica di conservazione del polline, considerando le differenti epoche di fioritura degli esemplari asiatici ed europei. /¶RWWHQLPHnto degli ibridi si basa sul fenomeno della autoincompatibilità degli olmi, poiché i piccoli fiori ermafroditi non possono essere demasculati. Non VHPSUH SHUz O¶DXWRLQFRPSDWLELOLWj q FRPSOHWD VRUJH TXLQGL LO SUREOHPD GHOO¶DXWHQWLILFD]LRQHGHOODLEULGLWjGella progenie (Santini et al., 2010). Tutti gli olmi testati hanno inizialmente mostrato sintomi di avvizzimento, anche se, successivamente, le piante resistenti si sono distinte bloccando il disseccamento; la selezione dei cloni è quindi stata fatta in base alla minor presenza di sintomi sulla pianta. Gli ibridi risultanti sono stati poi brevettati e immessi sul mercato, mentre altri test sono ancora in corso per verificare la possibilità di disporne di altri. /¶HVSHULHQ]D GHO &15 VXOO¶LQFURFLR FRQ L FORQL DVLDWLFL KD SHUPHVVR GL raggiungere obiettivi di rilievo come quello di poter tenere sotto controllo la 72 suscettibilità dei cloni ad altre malattie o parassiti, poiché si opera con genotipi esotici che possono non aver mai incrociato alcune malattie da noi presenti (Santini et al., 2010). Di seguito si è inteso riportare una breve sintesi del vasto lavoro svolto dai ULFHUFDWRULGHOO¶,33GL)Lrenze in merito alla metodologia seguita in questo tipo di ricerche. Gli olmi resistenti che oggi si conoscono sono abbastanza numerosi, così da considerare il loro uso non solo come pianta ornamentale, ma anche per la produzione di legno o per il rimboschimento. Tuttavia, la crescita di questi cloni e la loro reazione a diverse condizioni ambientali non è DQFRUD VWDWD FRPSOHWDPHQWH WHVWDWD /¶DPELHQWH RSHUD VXL IHQRWLSL FRPH XQ ³DJHQWHGLVYLOXSSR´, modellandone i caratteri e il comportamento. Un passo imSRUWDQWH QHOO¶HYROX]LRQH GHL FORQL q OD YDOXWD]LRQH GHOO¶LQWHUD]LRQH GENOTIPO x AMBIENTE (GxA) e il relativo impatto dei diversi cambiamenti ambientali nei fenotipi. Questa sperimentazione è stata in parte realizzata e in parte è tuttora in corso, ricorrendo a specifici strumenti operativi (Santini et al., 2010). Test e indici di analisi Questo accertamento di GxA aiuta a definire il range di siti su cui i cloni possono essere proficuamente piantati e le condizioni ambientali in cui un clone esprime la sua massima resa. *OL VWXGLRVL GHOO¶,33 VL VRQR SRVWL O¶RELHWWLYRGLDFFHUWDUHODFUHVFLWDHODVWDELOLtà di 24 cloni resistenti (Tab.3) in 3 siti italiani con climi contrastanti, al fine di individuare i cloni che meglio crescono in diverse condizioni ambientali e quali cloni sono più adatti a specifici ambienti. Tutti i cloni hanno mostrato un elevato livello di resistenza, attraverso una inoculazione standard. 73 Tabella 3͗ĐůŽŶŝƌĞƐŝƐƚĞŶƚŝŽƚƚĞŶƵƚŝĚĂŐůŝŝŶĐƌŽĐŝĞĨĨĞƚƚƵĂƚŝƉƌĞƐƐŽů͛/WWĚĞůEZĚŝ&ŝƌĞŶnjĞĞƐƚƵĚŝĂƚŝŶĞŝ tre siti sperimentali. Clone Incroci parentali FL 033 (U. glabra x U. minor) x U. pumila FL 089 Ulmus 'Plantyn' ((Ulmus glabra 'Exonientis' x Ulmus wallichiana p39) x (U. minor 1 x U. minor 28)) x U. pumila S.2 FL 094 Ulmus 'Plantyn' ((Ulmus glabra 'Exonientis' x Ulmus wallichiana ) x (U. minor 1 x U. minor 28)) x U. pumila S.15 FL 146 Ulmus 'Sapporo Autumn Gold' (U. pumila x U. japonica) o.p. FL 214 Ulmus 'Sapporo Autumn Gold' (U. pumila x U.japonica) x U. wilsoniana FL 316 U. japonica x U. pumila FL 339 U. wilsoniana x U. pumila FL 390 U. japonica x U. pumila FL 437 (U. pumila x U. japonica) o.p. FL 444 (U. pumila x U. pumila) x U. wilsoniana FL 452 U. japonica x (U. pumila x U. pumila) FL 464 (U. pumila x U. pumila) x U. chenmoui FL 465 (U. pumila x U. pumila) x U. chenmoui FL 467 (U. pumila x U. pumila) x U. chenmoui FL 483 Ulmus 'Columella' ((U. glabra 'Exsoniensis' x U. wallichiana) x U. minor) o.p. FL 489 ((((U. wallichiana x U. minor) x (U. pumila x U. minor)) o.p.) x (U. hollandica 'Vegeta' x U. minor)) o.p. FL 493 ((((U. wallichiana x U. minor) x (U. pumila x U. minor)) o.p.) x (U. hollandica 'Vegeta' x U. minor)) o.p. FL 506 (U. glabra x U. minor) x U. chenmoui FL 509 (U. glabra x U. minor) x U. chenmoui FL 513 ((((U. wallichiana x U. minor) x (U. pumila x U. minor)) o.p.) x (U. hollandica 'Vegeta' x U. minor)) o.p. FL 514 ((((U. wallichiana x U. minor) x (U. pumila x U. minor)) o.p.) x (U. hollandica 'Vegeta' x U. minor)) o.p. FL 568 U. pumila x ((U. glabra 'Exoniensis' x U. wallichiana) x U. minor) FL 588 U. pumila x ((U. glabra 'Exoniensis' x U. wallichiana) x U. minor) FL 589 U. pumila x ((U. glabra 'Exoniensis' x U. wallichiana) x U. minor) Gli esperimenti sono stati avviati nel 2000 utilizzando piantine di 2 anni auto radicate, messe a dimora per una prova di adattabilità in 3 siti con diverse FRQGL]LRQLFOLPDWLFKH³Feudozzo´ negli Appennini, SUHVVRO¶D]LHQGDDJULFROD VSHULPHQWDOH ³/D 7RUUH GL )HXGR]]R´ $4 JHVWLWD GDO &RUSR )RUHVWDOH GHOOR Stato (Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro). Il sito è 74 caratterizzato da un clima di montagna con inverni freddi e nevosi ed estati fresche. 8Q¶DOWUR VLWR q TXHOOR GL ³Marsiliana´ QHOO¶D]LHQGD VSHULPHQWDOH ³/D 0DUVLOLDQD´ *5, gestita ancora dal Corpo Forestale dello Stato, caratterizzato da un clima tipicamente mediterraneo, con inverni miti e umidi ed estati calde e secche. ,O VLWR GH ³Il Castellaccio´ VL ORFDOL]]D QHO YLYDLR omonimo GHOO¶8PEUDIORU Azienda Vivaistica Regionale, in località Spello (PG). Esso presenta un clima moderato, estati calde e inverni freddi con sporadiche nevicate In tutti i casi i campi sperimentali sono stati adeguatamente ripuliti e lavorati SULPDGHOO¶LPSLDQWR,QRJQLVLWRVRQRVWDWHXVDWHSLDQWHSHURJQLFORQHSHU un totale di 864 individui. Gli individui sono stati monitorati per 10 anni, controllando le crescite in altezza e in diametro. Al termine i dati raccolti sono stati elaborati attraverso XQD VHULH GL LQGLFL XWLOL SHU O¶LQGLYLduazione dei cloni migliori e analizzati mediante analisi della varianza (ANOVA). In particolare, O¶DOWH]]D H LO diametro di tutte le piante sono state misurate annualmente dal 2001 al 2009 e O¶LQFUHPHQWRPHGLRDQQXDOHSHURJQLLQGLYLGXRqVWDWRFDOFRODWRVXOODEDVHGHL dati dal 2005 al 2008. $O ILQH GL FRPSOHWDUH LO TXDGUR FRPSOHVVLYR GHOO¶LQWHUD]LRQH &ORQH [ 6LWR ULVXOWDQWH GDOO¶$129$, è stata eseguita un analisi della stabilità degli incrementi in diametro e in altezza nelle 3 aree di studio. Sono stati usati 2 indici parametrici e 2 non-parametrici. Negli Indici parametrici la stabilità delle prestazioni di crescita di un individuo sono espresse sia in termini di garanzia del comportamento, generale e locale, rispetto al comportamento assoluto, che in termini di prevedibilità del 75 comportamento in diverse condizioni, anche quando non è direttamente sperimentato. Secondo Lin e collaboratori (1986), un genotipo è considerato stabile quando: 1) Mantiene un rendimento costante in diverse condizioni; 2) Non interagisce FRQO¶DPELHQWHHKDXQUHQGLPento pari al rendimento medio di tutti i genotipi testati; 3) La deviazione dal modello di regressione è limitata. Il Coefficiente di Variazione (CV%) è usato per dare una misura della variazione nelle prestazioni di ogni clone, sia globale che nei singoli siti, che è indipendente dagli altri genotipi; ad esempio un clone con CV% = 0,0 avrà le stesse misure su tutti i siti di prova. /¶Ecovalenza (ܹ ଶ ) è una misura delle prestazioni per ogni clone contro le prestazioni medie di tutti i cloni testati ed è usata per identificare i genotipi che LQWHUDJLVFRQR FRQ O¶DPELHQWH Genotipi con bassa ଶ sono considerati relativamente stabili tra un dato insieme di genotipi. La misurazione non-parametrica della stabilità dei fenotipi è basata sui ranghi e fornisce un utile alternativa a quella parametrica e in alcuni casi mostra notevoli vantaggi rispetto ad essa. Secondo Huhn (1990) i principali vantaggi GHULYDQWLGDOO¶XVRGHOOHLQIRUPD]LRQLVXOUDQJRVRQo la riduzione o, addirittura, la prevenzione delle distorsioni causate da valori anomali; la facilità di uso e di interpretazione; la facilità di aggiungere o di sottrarre genotipi senza causare grandi variazioni nelle stime; la produzione di più essenziali informazioni sugli allevamenti e sui programmi di test. I cloni sono stati ulteriormente testati per la stabilità, calcolando gli indici di ሺଵሻ ሺଶሻ Huhn ܵ e ܵ . Un genotipo è considerato stabile se ha lo stesso rango tra tutti i siti testati. I ranghi rappresentano la posizione in classifica dei diversi cloni nelle varie località per ciascun parametro (altezza o diametro). Quindi un 76 clone può essere considerato stabile se mantiene lo stesso posto in classifica nelle diverse località. Al fine di identificare i genotipi con le prestazioni di crescita e stabilità volute sono stati tracciati gli indici di stabilità di un genotipo in relazione alla crescita PHGLDGHJOLVWHVVLJHQRWLSLWUDLYDULVLWLG¶LQGDJLQH In questo modo si è potuto raggruppare i genotipi in 4 ordini: 1. Cloni con alte e stabili prestazioni. 2. Cloni con alte e instabili prestazioni. 3. Cloni con basse e instabili prestazioni. 4. Cloni con basse e stabili prestazioni. Risultati *OL HIIHWWL GHO FORQH GHO VLWR H GHOOH ORUR LQWHUD]LRQL QHOO¶Lncremento del GLDPHWUR H GHOO¶DOWH]]D sono stati sempre significativi; alcuni dei 24 cloni resistenti coinvolti nello studio hanno mostrato eccellenti prestazioni di crescita. In media nei 3 siti sperimentali 22 cloni su 24 hanno registrato un incremento medio in altezza superiore a 100 cm/anno. Nel sito de Il Castellaccio la media di crescita in altezza è stata di 178,3 cm/anno, che può estendersi a 200 cm nel caso di 5 cloni; a Marsiliana, con un clima tipicamente MediterrDQHRO¶LQFUHPHQWR medio è stato di 83,19 cm/anno con 6 cloni, il cui accrescimento era superiore a 100 cm; a Feudozzo, dove le condizioni climatiche frenano maggiormente la crescita a causa dei lunghi e IUHGGLLQYHUQLO¶LQFUHPHQWRPHGLRqVWDWRGLVROL1,8 cm/anno e 4 cloni hanno avuto un incremento in altezza tra i 48 e 65 cm. &RQVLGHUDQGRO¶LQFUHPHQWRLQ diametro, i siti sono classificati nello stesso ordine. A Feudozzo la media annuale complessiva è stata di 0,42 cm/anno, meno di 1/3 della media di Marsiliana, dove era di 1,33 cm/anno; Il Castellaccio ha raggiunto un 77 incremento annuale medio in diametro di 2,61 cm/anno. In media tra i siti, il clone FL390 ha avuto la crescita media maggiore in altezza. Lo stesso clone presentava il più alto incremento medio a FeuGR]]R VHJXLWR GDOO¶)/ H )/ FKH KDQQR DYXWR ULVSHWWLYDPHQWH O¶DFFUHVFLPHQWR PHGLR PDJJLRUH D Marsiliana e a il Castellaccio. Il record annuale assoluto è stato di 230,6 cm/anno del clone FL316 a il Castellaccio. /¶LQFUHPHQWR PHGLR PDJJLRUH in diametro è stato del clone FL452, cioè lo stesso clone che ha raggiunto il più alto incremento medio a il Castellaccio e Marsiliana, con il record di 3,13 cm/anno nel primo sito. FL437 e FL089 hanno fatto registrare rispettivamente il 2° e 3° accrescimento più alto in diametro. FL390, piantato a Feudozzo, è VWDWRO¶XQLFRFORQHGHOO¶D]LHQGDDUDJJLXQJHUHO¶DFFUHVFLPHQWRPHGLRPDJJLRUH sia in altezza che in diametro, con rispettivamente 14 cm e 3 mm in più per anno rispetto al 2°miglior clone. Per quanto ULJXDUGDLULVXOWDWLUHODWLYLDOODVWDELOLWjO¶)/DYHYDLOSLEDVVR Coefficiente di Variazione (CV) complessivo sia in altezza che in diametro, PHQWUH O¶)/ H )/ DYHYDQR OD SL EDVVD (FRYDOHQ]D ଶ ). FL489 e FL506 avevano i più alti CV e ଶ per la crescita in altezza, mentre FL509 e FL506 per la crescita in diametro. Per gli indici non-parametrici di Huhn, il ሺଵሻ ሺଶሻ più basso ୧ e ୧ SHU O¶DOWH]]D q GHO FORQH )/ PHQWUH SHU LO GLDPHWUR è delO¶)/ Nelle figure 24-25 sono rappresentati gli indici di stabilità (asse Y) per ogni genotipo contro i valori di crescita media tra i siti (asse X) degli stessi genotipi; in ogni grafico è riportata anche la suddivisione dei risultati nei 4 ordini di stabilità. 78 Figura 24: indici parametrici CV e ଶ in rapporto agli incrementi in diametro e altezza. 79 ሺሻ ሺሻ Figura 25: indici non parametrici ܑ܁e ܑ܁in rapporto alla crescita in diametro e altezza. 80 ,ULVXOWDWLGHOO¶DQDOLVLJUDILFDVRQR anche riassunti nella tabella 4 dove vengono riportati i genotipi caratterizzati sia dalla stabilità voluta che dalle prestazioni di crescita richieste. Tabella 4: risultati ĚĞůů͛ĂŶĂůŝƐŝ ŐƌĂĨŝĐĂ ƐƵŝ ĐůŽŶŝ Ɖŝƶ ƐƚĂďŝůŝ͕ rispettivamente in termini altezza e diametro. Altezza ଶ FL 033 FL 089 FL 146 FL 339 FL 390 FL 437 FL 493 FL 513 ሺଵሻ ୧ FL 089 FL 094 FL 146 FL 390 FL 437 FL 493 FL 506 FL 514 ሺଵሻ ୧ FL 033 FL 094 FL 146 FL 316 FL 437 FL 444 FL 589 CV% FL 033 FL 089 FL 146 FL 339 FL 390 FL 437 FL 506 FL 514 ୧ FL 089 FL 094 FL 146 FL 390 FL 437 FL 493 FL 506 FL 514 CV% FL 033 FL 089 FL 146 FL 214 FL 390 FL 437 FL 444 FL 452 FL 589 ୧ FL 033 FL 094 FL 146 FL 316 FL 437 FL 444 FL 589 ሺଶሻ Diametro ଶ FL 033 FL 089 FL 146 FL 316 FL 437 FL 444 FL 467 FL 589 ሺଶሻ [In giallo sono evidenziati i cloni che hanno mostrato stabilità di ĐƌĞƐĐŝƚĂ ƉĞƌ ƚƵƚƚŝ ŝ ϰ ƉĂƌĂŵĞƚƌŝ Ž ƉĞƌ ů͛ĂůƚĞnjnjĂ Ž ƉĞƌ ŝů ĚŝĂŵĞƚƌŽ͖ ŝŶ rosso sono evidenziati i cloni stabili per tutti i 4 parametri sia per ů͛ĂůƚĞnjnjĂĐŚĞƉĞƌŝůĚŝĂŵĞƚƌŽ 81 [FL089, FL146, FL390, FL437] e [FL033, FL146, FL437, FL444, FL589] hanno rispettivamente prestazioni stabili di crescita in altezza e in diametro, LQGLSHQGHQWHPHQWHGDOO¶LQGLFHXVDWR 7UD TXHVWL SRVVLDPR LQGLYLGXDUH O¶)/ H )/ FRPH FORQL GL SDUWLFRODUH interesse per via delle buone e stabili prestazioni di crescita. Essi, le cui LQWHUD]LRQL FRQ O¶DPELHQWH VRQR PROWR EDVVH SRVVRQR HVVHUH FRQVLGHUDWL ³&ORQL8QLYHUVDOL´DGDWWLSHUHVVHUHSLDQWDWLLQXQDPSLRUDQJHGLFRQGL]LRQL ambientali. 1RQRVWDQWH O¶HOHYDWR QXPHUR GL FORQL HVLVWHQWL VXO PHUFDWR O¶LQIRUPD]LRQH ULJXDUGRO¶DGDWWDELOLWjGLTXHVWLLQGLYLGXLqSLXWWRVWRVFDUVD I test eseguiti dal CNR, con 24 cloni in 3 diverse condizioni del clima mediterraneo, non hanno riscontrato alcuna infezione in 10 anni, in nessuno dei siti sperimentali. Anche VHO¶HSLGHPLDLQTXHVWRXOWLPRSHULRGRqFDODWDLOULVXOWDWRRWWHQXWRGLPRVWUDOD resistenza dei cloni in diverse condizioni ambientali, anche molto avverse. Questa osservazione, conferma la stabilità e la resistenza delle piante selezionate, poiché è ben noto che la suscettibilità alla malattia può variare in funzione del clima e del tasso di crescita. Tutti i cloni testati mostrano interessanti tassi di accrescimento sia in altezza che in diametro, nonostante un effetto siJQLILFDWLYRGHOO¶DPELHQWHHGHOOHLQWHUD]LRQL*[$ , FORQL FRQVLGHUDWL ³8QLYHUVDOL´ KDQQR PRVWUDWR SLFFROH GLIIHUHQ]H LQ FRQGL]LRQLFRQWUDVWDQWLHSRVVRQRHVVHUHGHILQLWLFRPHPHQRSODVWLFL'DOO¶DOWUD parte, un gruppo di cloni ha mostrato una forte interazione GxA, secondo gli indici parametrici e non; questi cloni hanno fenotipi diversi a seconda GHOO¶DPELHQWHLQFXLFUHVFRQRHSRVVRQRHVVHUHFRQVLGHUDWLSLSODVWLFL I cloni che quindi sono stati assegnati alla più alta classe di stabilità, da tutti e 4 gli indici, possono tranquillamente essere considerati stabili. 82 A questo punto sorge spontaneo chiedersi se vale la pena selezionare cloni con un alto livello di interazione GxA per poi usarli in specifici climi, a cui si adattano meglio, oppure cloni generalmente stabili che si adattano al maggior numero di ambienti. Il maggior rischio nel selezionare un ristretto numero di genotipi è quello di ridurre la varietà genetica e di aumentare la vulnerabilità ad una nuova emergenza. Sarebbe quindi opportuno selezionare entrambi i FORQLDOFXQLFRQIRUWLLQWHUD]LRQLFRQO¶DPELHQWHSHUXQXVRULVWUHWWRDOWULFRQ XQEDVVROLYHOORGLLQWHUD]LRQHSHUXQXVRGL³FRQILQH´ Tradizionalmente, i cloni di olmo resistenti sono stati selezionati come pianta ornamentale; molti cloni resistenti, anche se mostravano un rapido accrescimento, sono stati scartati poiché non riscontravano le caratteristiche estetiche ricercate. Il grande numero di olmi resistenti che mostravano un elevato tasso di crescita, in tutti i siti sperimentali o in particolari condizioni, possono essere quindi usati per la produzione di legname e di biomasse. La grande capacità di ibridazione degli olmi rappresenta un vantaggio per le specie autoctone grazie alla trasmissione del gene resistente dagli ibridi. Ma se O¶LQWURJUHVVLRQH DYYLHQH YHUVR JOL LQGLYLGXL UHVLVWHQWL TXHVWL WHQGHUHEEHUR D PLJOLRUDUH OH ORUR FDUDWWHULVWLFKH ILVLFKH FRQ O¶DFTXLVL]LRQH GHL JHQL XWLOL DO punto da portare le specie native alla potenziale estinzione. Per questo motivo, la coltivazione di cloni resistenti deve essere circoscritta alle sole aree di città o a piantagioni localizzate, lontane dalle popolazioni naturali di specie autoctone. Infine, questi cloni dovranno affrontare probabilmente diverse pressioni selettive, come quelle imposte dai cambiamenti climatici in corso. In questo contesto, i cloni con maggiore plasticità dovrebbero essere preferiti, dal momento che affrontano meglio i cambiamenti del clima (Santini et al., 2010). 83 2.5.2 Caratteristiche dei nuovi cloni brevettati Nel 1997 il CNR di Firenze ha testato e brevettato 4 cloni di tutti quelli analizzati, in base alle caratteristiche di crescita e di stabilità prima illustrati, ma molti altri sono ormai in fase di selezione e tale brevetto ha reso possibile OD ORUR LPPLVVLRQH VXO PHUFDWR , FORQL LQ TXHVWLRQH VRQR LO ³Plinio´ LO ³San Zanobi´ O¶ ³$UQR´ e il ³)LRUHQWH´. Il nome del primo deriva dal naturalista 5RPDQR 3OLQLR LO 9HFFKLR FKH VFULVVH GHOO¶ROPR QHO VXR WUDWWDWR ³Naturalis Historia´ il secondo proviene dal miracoloso germogliamento di un olmo morto al passaggio delle reliquie del vescovo fiorentino Zanobi che veniva portato dentro il Duomo di Firenze nel 429. Di seguito, si riporta la descrizione dei quattro cloni brevettati: 2OPRµSan Zanobi¶ RM 97 NV 006 Costitutori: Lorenzo Mittenpergher; Alberto Fagnani; Fabio Ferrini Varietà generatrici: ,QRFXOD]LRQH DUWLILFLDOH WUD L VHPHQ]DOLGHULYDWLGDOO¶LPSROOLQD]LRQH LQFURFLDWD GHOFORQHµ3ODQW\Q¶Ulmus glabra µ([RQLHQVLV¶[Ulmus wallichiana p39) x (U. minor 1 x U.minor 28)) con un individuo di U.pumila (N.15). Descrizione: Il clone si sviluppa molto rapidamente su terreni fertili ed in climi temperati, a tal punto da far pensare ad un possibile utilizzo per la produzione di legno. La 84 resistenza Grafiosi rilevando al è fungo stata i della valutata sintomi malattia, della prodotti GDOO¶LQRFXOD]LRQHDUWLILFLDOHGHO fungo su individui auto radicati di 3 anni. Questi sono stati comparati ai sintomi mostrati medesime nelle condizioni ambientali da cloni di olmo con livelli di resistenza noti, RYYHUR µ/REHO¶ H µ8UEDQ¶ rispettivamente mediamente resistente e resistente. Caratteristiche della pianta: Figura 26: individuo di 5 anni di Ulmus ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛. Portamento: conico con una accentuata dominanza apicale (Fig. 26). Chioma: stretta. Tronco: dritto, lungo, con corteccia grigio-verde. Foglie: alterne, decidue, che rimangono verdi ed attaccate a lungo sulla pianta; hanno spesso il lembo ondulato e la nervatura centrale convessa, mentre il colore è verde-giallastro. La seconda foglia del ramo corto è largamente HOOLWWLFDRGRYDOHO¶DSLFHqDFXPLQDWRHODEDVHDVLPPHWULFD Picciolo: glabro e lungo da 6 a 9 mm. Ramo: gODEURHSLXWWRVWRVRWWLOHLOUDPRGHOO¶DQQRGLFRORUHJULJLR-verde. 85 Gemme a legno: piccole ( < 2 mm di diametro), coperte soltanto da 3 perule; colore bruno; rotondeggianti nella parte basale del ramo e nei rami corti. Quella apicale del ramo corto è più grande delle altre e obliqua ripiegata DOO¶LQWHUQR Ali di sughero: assenti. Fioritura: l¶HQWUDWDLQILRULWXUDqOHQta, a partire dal 5° anno di età. Frutto: samara ovata-rotondeggiante sessile di diametro di 1,5 x 1,8 cm. Germogliamento: cRQWHPSRUDQHR R DSSHQD ULWDUGDWR ULVSHWWR DOO¶ROPR campestre. Caratteristiche del legno: da recenti prove sperimentali, risulta che le proprietà fisico-meccaniche del legno di questo clone non sono diverse da TXHOOH GHOO¶ROPR FDPSHVWUH ,O OHJQR ULVXOWD HVVHUH VHPLSHVDQWH UHVLVWHQWH D flessioni, a medio ritiro e poco stabile. La percentuale di duramen è piuttosto alta già in piante di giovane età. 2OPRµPlinio¶ RM 97 NV 0005 Costitutori: Lorenzo Mittempergher; Alberto Fagnani; Fabio Ferrini. Varietà generatrici: ,QRFXOD]LRQH DUWLILFLDOH WUD L VHPHQ]DOLGHULYDWLGDOO¶LPSROOLQD]LRQH LQFURFLDWa GHO FORQH µ3ODQWLQ¶ Ulmus glabra µ([RQLHQVLV¶ [ Ulmus wallichiana p39) x (U.minor 1 x U.minor 28)) con un individuo di U.pumila (S.2). 86 Descrizione: Ha un accrescimento rapido di poco inferiore a qXHOORGHOO¶ROPRµ6DQ=DQREL¶ e pari a quello delle selezioni di olmi a più rapida crescita. Sembra adattarsi meglio ai climi più freschi. Prevalentemente viene usato come pianta ornamentale da ombra. La resistenza al fungo della Grafiosi è stata valutata rilevando i sintomi della malattia, prodotti GDOO¶LQRFXOD]LRQH DUWLILFLale del fungo su individui autoradicati di 3 anni, comparandoli ai sintomi mostrati nelle medesime condizioni ambientali da cloni di olmo con livelli di resistenza QRWLRYYHURµ/REHO¶Hµ8UEDQ¶ rispettivamente mediamente resistente e resistente. Caratteristiche della pianta: Chioma: di forma ovale fino a 5 anni di età; per esemplari isolati, si raggiunge un espansione di circa il 70% GHOO¶DOWH]]D)LJ). Tronco: diritto, in alcuni casi leggermente sinuoso, corto. La pianta tende ad impalcarsi sui 2-3 m di avvantaggia altezza di e si Figura 27: individuo di 6 anni di Ulmus ͚WůŝŶŝŽ͛ qualche 87 intervento di potatura di formazione. Corteccia di colore grigio-verde, liscia fino a 5 anni di età. Foglie: alterne, decidue, che rimangono verdi ed attive sulla pianta più a lungo della maggioranza degli olmi; il lembo è liscio e glabro sia nella pagina superiore che inferiore. Le nervature terziarie sono piuttosto rare, il margine è doppiamente serrato e la seconda foglia del ramo corto è largamente ellittica od ovale. Picciolo: glabro e lungo da 6 a 9 mm Ramo: gODEULHSLXWWRVWRVRWWLOLTXHOOLGHOO¶DQQRGLFRORUHJULJLR-verde. Gemme a legno: relativamente grandi, ovoidi, terminanti a punta non acuminata e di colore bruno; la gemma apicale del ramo corto è ripiegata DOO¶LQWHUQRULVSHWWRDOO¶DQJRORIRUPDWRGDOO¶DVVHGHOUDPRFRQLOSLFFLROR Ali di sughero: assenti Fioritura: inizia presto, verso i 3 anni di età, ed è abbondante. Frutto:samara rotondeggiante sessile con seme centrale di dimensioni 2x2 cm Germogliamento: sHJXHGLSRFKLJLRUQLTXHOORGHOO¶ROPRFDPSHVWUH 2OPRµArno¶ RM 06 NV 004 Costitutori: Alberto Santini, Lorenzo Mittempergher, Fabio Ferrini, Alberto Fagnani. Varietà generatrici: È stato selezionato a seguito di inoculazione artificiale, tra i semenzali derivati GDOO¶LPSROOLQD]LRQH LQFURFLDWD GHO FORQH ³3ODQW\Q´ Ulmus glabra 88 ³([RQLHQVLV´ [ U.wallichiana P39) x (U.minor 1 x U.minor 28)) con un individuo di U.pumila (S2). Descrizione: Accrescimento rapido; accompagna a un buon sviluppo longitudinale un sostenuto incremento diametrale (Fig. 28). La valutazione delle caratteristiche incrementali è avvenuta in numerose stazioni VSHULPHQWDOL GHOO¶,WDOLD FHQWUR meridionale. I risultati comparativi collocano questo clone tra quelli a più rapido accrescimento. La valutazione del livello di Figura 28͗ ŝŶĚŝǀŝĚƵŽ ĂĚƵůƚŽ Ěŝ hůŵƵƐ ͚ƌŶŽ͛ (Santini, 2006). resistenza è avvenuta in due anni diversi, rilevando i sintomi prodotti dalla inoculazione artificiale del fungo su 10 individui auto radicati di 3 anni di età. $QFKH VH OH SHUFHQWXDOL GL VLQWRPL QHOO¶DQQR GHOO¶LQRFXOD]LRQH H LQ TXHOOR VXFFHVVLYR VRQR FRPSDUDELOL FRQ TXHOOH GHO FORQH ³/REHO´ D VXVFHWWLELOLWj intermedia, questa pianta è capace di ricostituire completamente e rapidamente le porzioni di chioma disseccate. 89 Caratteristiche della pianta: Portamento: eretto con rami principali ascendenti. Chioma: leggera, da ovale a sub-rotonda. Tronco: è monopodiale, con tendenza alla biforcazione oltre i 3 m, lungo con corteccia di colore grigio-verde con screpolature grigio-arancio Foglie: alternate, decidue, che rimangono verdi e a lungo sulla pianta; hanno spesso lembo ondulato e nervatura centrale convessa, con colore verdegiallastro Picciolo: si presenta glabro, lungo mediamente 6,5 mm nel getto corto e 6,5 mm nel getto lungo. Ramo: qSLXWWRVWRVRWWLOHHJODEURTXHOORGHOO¶DQQRHGLFRORUHJULJLR-verde. Gemme a legno: sono piccole (<2 mm di diametro), coperte da sole 3-4 perule; di colore bruno; la forma è rotondeggiante nella parte basale del ramo e nei rami corti, la gemma apicale del ramo corto è più grande delle altre e si SUHVHQWDREOLTXDULSLHJDWDDOO¶LQWHUQR Ali di sughero: assenti. Fioritura: O¶HQWUDWD LQ ILRULWXUD GHO FORQH q SLXWWRVWR OHQWD H DYYLHQH D SDUWLUH dal quinto anno di età. Frutto: è costituito da una samara ovata-rotondeggiante, sessile di dimensioni di 1,4x1,7 cm. Germogliamento: si verifica contemporaneamente a TXHOOR GHOO¶ROPR campestre. 90 2OPRµFiorente¶ RM 06 NV 005 Costitutori: Alberto Santini, Lorenzo Mittempergher, Fabio Ferrini, Alberto Fagnani. Varietà generatrici: È stato selezionato a seguito di inoculazione artificiale tra i semenzali derivati GDOO¶LPSROOLQD]LRQH incrociata del clone di Ulmus pumila L. S10 con il clone di U.minor Mill. C02 entrambi appartenenti FROOH]LRQL alle GOO¶,33 del CNR. Descrizione: IO FORQH ³)LRUHQWH q DG accrescimento Figura 29͗ĐŽůƚŝǀĂnjŝŽŶŝĚŝhůŵƵƐ͚&ŝŽƌĞŶƚĞ͛ĂĚƵůƚŝ (Santini, 2006). particolarmente rapido, il suo sviluppo longitudinale e diametrale è molto sostenuto e, in genere, superiore a quello di altre varietà piantate nella stessa stazione (Fig. 29). La valutazione delle caratteristiche incrementali è avvenuta in due stazioni 91 GHOO¶,WDOLD FHQWUDOH LQ FRQGL]LRQL FOLPDWLFKH QHWWDPHQWH GLIIHUHQWL $SSHQQino romagnolo e colline del Chianti. La valutazione del livello di resistenza è avvenuta in due anni diversi, ULOHYDQGR L VLQWRPL SURGRWWL GDOO¶LQRFXOD]LRQH DUWLILFLDOH GHO IXQJR VX LQGLYLGXL DXWR UDGLFDWL GL DQQL GL HWj /H SHUFHQWXDOL GL VLQWRPL GHOO¶DQQR GHOO¶LQRFXOD]LRQHVRQRULVXOWDWHFRPSDUDELOLFRQTXHOOHGHOFORQH³/REHO´FRQ resistenza intermedia. Tuttavia D SDUWLUH GDOO¶DQQR GRSR L VLQWRPL WHQGRQR D scomparire e il disseccamento rimane confinato a porzioni limitate delle ramificazioni secondarie, per poi scomparire del tutto. Caratteristiche della pianta: Portamento: fastigiato-conico con accentuata dominanza apicale e rami ascendenti. Chioma: slanciata e piramidale Tronco: monopodiale, con tendenza alla biforcazione oltre i 3 m; lungo con corteccia di colore grigio verde e con screpolature grigio arancio. Foglie: alternate, decidue, che rimangono verdi e a lungo sulla pianta; hanno spesso lembo ondulato e nervatura centrale convessa; colore verde-giallastro. Picciolo: si presenta pubescente, lungo mediamente 10,7 mm nel getto corto e 6,6 mm in quello lungo. Ramo: SLXWWRVWR VRWWLOH TXHOOR GHOO¶DQQR H VFDUVDPHQWH SXEHVFHQWH GL FRORUH grigio verde. Gemme a legno: sono piccole (<2 mm di diametro), ovoidi, coperte da sole 34 perule ciliate; colore bruno, la forma è rotondeggiante nella parte basale del ramo e nei rami corti; la gemma apicale del ramo corto è più grande delle DOWUHREOLTXDHULSLHJDWDDOO¶LQWHUQR Ali di sughero: assenti. 92 Fioritura: /¶HQWUDWDLQILRULWXUDqOHQWDDSDUWLUHGDO-5° anno di età. Frutto: samara ovato-rotondeggiante, sessile di dimensioni di 1,4 x 1,7 cm con VHPHGHFHQWUDWRYHUVRO¶DSLFH Germogliamento: VL YHULILFD DQWLFLSDWDPHQWH ULVSHWWR D TXHOOR GHOO¶ROPR campestre. Tutti gli esemplari hanno mostrato una resistenza migliore rispetto agli olmi presi come confronto. Non hanno mostrato particolari suscettibilità ad attacchi parassitari né al legno né alle foglie; non sono nemmeno stati registrati casi di giallume. Fino ad ora non sono stati registrati casi di ribaltamento dovuto a forti venti (Santini et al., 2008a; Umbraflor, 2008). /¶DWWLYLWjGHOO¶$]LHQGD9LYDLVWLFD5HJLRQDOH8PEUDIORU La vendita esclusiva per gran parte delle regioni italiane dei nuovi cloni brevettati dal CNR è detenuta dal Vivaio Regionale Umbraflor, una affermata realtà nel panorama della produzione vivaistica Italiana, che promuove e pubblicizza il reimpianto dei nuovi olmi in tutto il PDHVHHDOO¶HVWHUR /¶D]LHQGDqVWDWDIRQGDWDQHOVXLQL]LDWLYDGHOOD5HJLRQH8PEULDXQHQGR LO YLYDLR GL *XEELR ³/D 7RUUDFFLD´ FRQ O¶D]LHQGD DJULFROD H IRUHVWDOH ³,O &DVWHOODFFLR´GLSpello. /¶8PEUDIORU RIIUH DL SURSUL FOLHQWL SLDQWH SHU OD IRUHVWD]LRQH SHU O¶DUERULFROWXUDGDOHJQRSHUO¶DOOHVWLPHQWRGLSDUFKLSXEEOLFLHJLDUGLQLSULYDWL 93 per il recupero di aree degradate. Il Castellaccio, in particolare, è specializzato nella produzione di piante tartufigene, cipressi resistenti al cancro, olmi resistenti alla Grafiosi, noci da frutto e da legno SLRSSL SHU O¶DUERULFROWXUD H per biomasse legnose (www.umbraflor.it). Per quanto riguarda la progettazione, essa è affidata ad una struttura specializzata (la ³)LWRZRUN´) presente nella struttura vivaistica, che per la reaOL]]D]LRQHGLSDUFKLHJLDUGLQLDWWLQJHDOOHSLDQWHSURGRWWHGDOO¶8PEUDIORU Il vivaio è formato da diverse strutture, una per ogni fase della produzione: il centro aziendale, i campi delle piante madri, le serre, gli ombrai, i terreni per la coltivazione in campo e quelli per la coltivazione in vaso. In questa struttura così DOO¶DYDQJXDUGLDHEHQRUJDQL]]DWDnonostante le grandi dimensioni, vengono studiati e sperimentati i migliori metodi di propagazione dei nuovi cloni di olmo resistenti, i quali vengono immessi sul mercato sempre DFFRPSDJQDWL GDOO¶HVFOXVLYR FDUWHOOLQR GL LGHQWLILFD]LRQH QXPHUDWR FKH JDUDQWLVFH OD VSHFLH LO YLYDLR SURGXWWRUH H O¶DXWHQWLcità della pianta resistente (www.umbraflor.it). In vivaio gli olmi vengono propagati esclusivamente per talea sperimentando ogni anno la modifica di qualche parametro colturale, come il letto di semina, O¶LUULJD]LRQHODORFDlizzazione delle talee, ecc. La produzione delle talee parte dal campo delle piante madri, tutte provenienti da cloni forniti dal CNR e certificati dal punto di vista sanitario; in questo campo vengono allevate tutte le principali varietà di olmi resistenti oggi in FRPPHUFLR µ3OLQR¶ µ6DQ =DQREL¶ µ'\QDVW\¶ µ&ROXPHOOD¶ µ/REHO¶ FRQ O¶XWLOL]]R GL LUULJDWRUL SHU DVSHUVLRQH D OXQJD JLWWDWD QHL SHULRGL HVWLYi e controlli periodici (Fig. 30). Dalle potature vengono prelevate le talee di una lunghezza compresa tra i 10 e 15 cm da destinare alla radicazione. 94 4XHVWR SURFHVVR q RJJHWWR SUHVVR O¶8PEUDIORU GL VSHULPHQWD]LRQH GDO al fine di trovare la combinazione ottimale di fattori che possono garantire la più alta percentuale di radicazione. Figura 30: campo delle piante madri di olmi Plinio, San Zanobi, Dynasty, Columella, Lobel. *OL ROPL UHVLVWHQWL LQIDWWL KDQQR O¶LQFRQYHQLHQWH GL SURSDJDUVL GLIILFLOPHQWH per talea che attecchisce con una certa difficoltà; tuttavia, questo sembra HVVHUH O¶XQLFR VLVWHma di propagazione ancora in grado di garantire una progenie geneticamente corrispondente alla varietà voluta. Le talee prima di essere inserite nel substrato di radicazione, vengono trattate con sostanze radicanti di diverso tipo e a diverse concentrazioni. Nei primi 2 DQQL GL SURYH VRQR VWDWH VSHULPHQWDWH VRVWDQ]H UDGLFDQWL GLIIHUHQWL O¶DFLGR indolo butirrico (IBA) e il Germon® in polvere. 95 Il trattamento con formulati in polvere risulta molto semplice e prevede una immersione in acqua della parte basale della talea, che poi viene trattata nel radicante, prima di essere piantata nel substrato. 3HUTXDQWRULJXDUGDO¶,%$VRQRVWDWHLPSLHJDWHWLSRORJLH GLWUDWWDPHQWRLQ soluzione diluita e in soluzione concentrata. Per la soluzione diluita la parte basale delle talee viene mantenuta immersa, per circa 2 cm, per 24 ore; la concentrazione della soluzione è di 200 ppm per OH VSHFLH FKH FRPH O¶ROPR UDGLFDQR FRQ GLIILFROWj Nel trattamento a soluzione concentrata si immerge la talea per poco tempo (5 sec.) in una soluzione a 4.000 ppm e si piantano immediatamente le talee nel terriccio; generalmente, con questo metodo si ottengono risultati più uniformi poiché O¶DVVRUELPHQWR GHOOD VRVWDQ]D chimica da parte delle talee non è influenzato dalle condizioni ambientali. Il controllo delle concentrazioni delle sostanze radicanti utilizzate è importantissimo poiché eccessive quantità di ormoni possono provocare danni irreversibili alle WDOHH FRPH sviluppo O¶Lnibizione delle dello gemme, O¶LQJLDOOLPHQWR H OD FDGXWD GHOOH foglie o la necrosi del fusto con conseguente morte della talea. Figura 31: particolare di una talea di olmo ben radicata. La talea si può considerare ben radicata quando presenta almeno una radice sana di 5-10 mm (Fig. 31). 96 Una volta trattate con ormoni radicanti, le talee vengono piantate nel substrato di radicazione posto in cassette di plastica nera da 50x30 cm divise in 30 cellette. Il substrato in cui vengono allevate le talee è formato da 1/3 agriperlite, 1/3 torba e 1/3 sabbia, composizione risultata la migliore dopo alcuni anni di sperimentazione. $FFHUWDWDQHOFRUVRGHJOLDQQLO¶HIILFDFLDGHOO¶,%$HGHO*HUPRQYDULDELOHLQ base alla concentrazione, q VWDWR WHVWDWR DQFKH O¶HIIHWWR GHOO¶DPELHQWH di radicazione. In serra è stato ottenuto circa il 30% di talee radicate, in cassone riscaldato il 33%, mentre in tunnel (Fig.32) (dove sono stati allevati solo µ3OLQLR¶Hµ6DQ=DQREL¶FLUFDLO Al fine di semplificare le modalità di esecuzione del taleaggio nel 2010 è stato WHQWDWR O¶DOOHYDPHQWR DOO¶HVWHUQR LQ FRQGL]LRQL DPELHQWDOL QRQ FRQWUROODWH H dai risultati ottenuti (circa il 36% di radicazione), confrontati con i dati storici delle annate precedenti, è risultato essere un sistema praticabile e conveniente economicamente. In base ai dati forniti dai responsabili del vivaio, si evince che non tutte le YDULHWjUHVLVWHQWLKDQQRODVWHVVDDWWLWXGLQHDOODUDGLFD]LRQHLOµ6DQ=DQREL¶HLO µ'\QDVW\¶ VRQR L FORQL FRQ SHUFHQWXDOL SL DOWH H FRVWDQWL PHQWUH LO µ&ROXPHOOD¶ q TXHOOR FKH ULVulta più difficile da moltiplicare con percentuali costantemente molto basse. 97 Figura 32: filare di talee in tunnel con irrigazione ad acqua nebulizzata. La fase di allevamento delle talee è la più delicata e laboriosa per il vivaio, poiché la bassa capacità di radicazione dei cloni resistenti, implica un alternanza di produzione che non garantisce una sicurezza sulle quantità disponibili. Ciò comporta un costante impegno di studi e sperimentazione che continuano tuttora, al fine di garantire produzioni abbondanti e costanti. /HJLRYDQLSLDQWHRWWHQXWHYHQJRQRLQYDVDWHHWUDVIHULWHDOO¶HVWHUQRQHOFDPSR delle piante ornamHQWDOL D EDVVR IXVWR /¶LQYDVDPHQWR DYYLHQH SHU Pezzo di una invasatrice (Fig. 33) che, provvista di un serbatoio pieno di terriccio, riempie automaticamente i vasi inseriti dagli operatori contenenti le barbatelle. 98 Generalmente vengono utilizzati vasi in plastica di colore nero, poiché sono i più economici e quelli più efficaci, in quanto attraggono maggiormente i raggi solari, garantendo per la pianta un maggior riscaldamento basale. Figura 33: invasamento tramite invasatrice. I vasi contenenti la giovane pianta, vengono posti su un nastro mobile che li trasporta fino al campo dove vengono disposti in filari. Ogni produzione è registrata e catalogata. monitoraggio Ciò consente periodico un delle GLPHQVLRQL GHO IXVWR O¶DOWH]]D H OD dimensione del vaso per disporre di piante di diverse dimensioni e livelli di sviluppo a seconda delle esigenze del cliente. Dopo circa 2 anni le piante, ormai cresciute, vengono rinvasate su contenitori più grandi (Fig. 34) poiché le radici necessitano di maggiore spazio per espandersi e Figura 34: carico di olmi rinvasati. 99 gli esemplari che hanno raggiunto altezze che variano dai 200 ai 250 cm cominciano a perdere stabilità in caso di forti venti. Le piante rinvasate, vengono quindi portate nel campo delle piante ad alto fusto (Fig. 35) dove continuano il loro sviluppo fino alla vendita. 4XL VRQR SRVWH D GLVWDQ]H PDJJLRUL O¶XQD GDOO¶DOWUD SHU JDUDQWLUH XQ espansione ottimale della chioma e del fusto. Ogni anno vengono prodotte notevoli quantità dei nuovi olmi, che sono immessi sul mercato con sempre maggiore facilità. Figura 35: filari di olmi nel campo delle piante ornamentali ad alto fusto. 100 CAPITOLO 3 Casi applicativi di studio I brevetti dei nuovi olmi resistenti sono attualmente numerosi e in molte città europee ed americane, dove la Grafiosi ha colpito questa specie, vengono utilizzati molto frequentemente nei contesti urbani per parchi, alberature e tutte quelle aree verdi che richiedono sSHFLILFKHIXQ]LRQLFKHO¶ROPRDEELDPR visto, riesce a svolgere al meglio. Da tempo ormai, in tutto il mondo, la SURJHWWD]LRQH GHO YHUGH H O¶XUEDQLVWLFD ODYRUDQR GL SDUL SDVVR SHU FHUFDUH GL raggiungere quei modelli urbani che possono integrare il paesaggio naturale in una realtà psicologicamente e fisicamente logorante come quella cittadina. ,Q ,WDOLD SXUWURSSR q DQFRUD WURSSR SRFD O¶DWWHQ]LRQH DOOH SRWHQ]LDOLWj FKH ULVLHGRQRQHOODULVFRSHUWDGHOO¶ROPRWUDVFXUDQGRFRPSOHWDPHQWHODVXDXWLOLWjH continuaQGR D SUHIHULUH SHU O¶DUUHGR XUEDQR DOWUH VSHFLH DUERUHH FRPH OH sempreverdi. (¶ SHU TXHVWR FKH DG RJJL QRQ HVLVWRQR PROWL FDVL DSSOLFDWLYL GL XWLOL]]R GHL nuovi cloni di olmo in ambiente urbano, nonostante il grande lavoro svolto dal CNR di Firenze e O¶LPSHJQRGLDOFXQHUHDOWjYLYDLVWLFKHQHOODVHQVLELOL]]D]LRQH verso la riscoperta di questa pianta; citiamo, tra gli operatori più attivi, il YLYDLRUHJLRQDOHGHOO¶8PEUDIORU Di seguito, sono comunque riportati 3 casi di impianti ben progettati che utiliz]DQRLQXRYLROPLEUHYHWWDWLGDOO¶,33XQRQHLTXDUWLHULGHOODSHULIHULDGL Firenze, seguito e studiato dagli stessi studiosi del CNR, oltre a due casi in 8PEULD FRPPLVVLRQDWL DO YLYDLR GHOO¶8PEUDIORU H DOOHVWLWL GDJOL RSHUDWRUL GL 101 TXHVW¶XOWLPR 4XHVWL VRQR VHPSOLFHPHQWH GHL FDVL ³SLRQLHUL´ SHU IXWXUH applicazioni più estese ed elaborate; ci permettono, in ogni modo, di apprezzare la presenza di questa pianta nelle nostre città, verificando la EHOOH]]DHO¶HIILFLHQ]DGHLQXRYLFORQL In questo studio il caso principalmente analizzato è quello di Firenze, dove la FUHVFLWD GHOOH SLDQWH q VWDWD PRQLWRUDWD FRQ DWWHQ]LRQH GLPRVWUDQGR O¶RWWLPD adattabilità delle piante brevettate e il conseguente vigore delle piante. Le aree verdi studiate in Umbria sono di dimensioni nettamente inferiori e in contesti urbani molto più modesti. 3.1 Firenze Gli impianti di Firenze VRQRVWDWLSUHGLVSRVWLDVHJXLWRGHOO¶HVLJHQ]DGLWHVWDUHL nuovi cloni anche in ambiente urbano oltre che in campi sperimentali. Lo scopo di questi impianti è stato quello di monitorare il comportamento dei nuovi brevetti e di genotipi ancora non brevettati, in un contesto prettamente urbano, con tutti gli stress connessi che ne potrebbero condizionare la crescita o la suscettibilità alle malattie. Oltre a controllare periodicamente eventuali insorgenze di malattie o defogliazioni, è stata monitorata principalmente la FUHVFLWDGHOOHSLDQWHGHWHUPLQDQWHSHUDFFHUWDUHO¶DGDWWDELOLWjGHLFORQL Grazie ad una convenzione stipulata col Quartiere 4 di Firenze e dal 2006 col Comune di Sesto Fiorentino, GD DQQL O¶,33 KD SURFHGXWR impiantando, in diversi parchi messi a loro disposizione, numerose varietà di olmi, brevettate e non, ottenute dagli studi di miglioramento genetico. 102 Nel Quartiere 4 sono state fornite 448 piante di 43 cloni differenti, compresi alcuni esemplari di olmi olandesi e americani, già ampiamente utilizzati in città ma necessari per avere un confronto entro la specie. Le piante consegnate erano tutte ottenute da talea radicata presso le stUXWWXUHGHOO¶,33HFROWLYDWHLQ YDVR/¶LPSLDQWRqDYYHQXWRDDQQLGDOODUDGLFD]LRQHFRQDOWH]]HYDULDELOLGD 150 a 300 cm e diametri tra 1,5 e 2,5 cm (Santini et al., 2008). La piantagione è avvenuta molto semplicemente con miniescavatori, viste le ridotte dimensioni degli individui, in buche cubiche di 40 cm per lato. I terreni non sono stati concimati nel momento della messa a dimora; nella fase iniziale della crescita sono stati utilizzati tutori di castagno, mentre la protezione del colletto da eventuali danni delle macchine operatrici è stata attuata con un tubo corrugato di 15-20 cm in diametro. Nella prima stagione sono state necessarie 6-8 irrigazioni di soccorso nel periodo estivo, mentre in primavera ogni anno veniva distribuito superficialmente XQFRQFLPHVSHFLILFRQHOO¶RUGLQHGL-40 g/pianta. Le potature di formazione sono state eseguite nei primi 4 anni, GXUDQWHO¶LQYHUQRLQPDQLHUDPROWRVHPSOLILFDWLYDWRJOLHQGRUDPLVHFFKLEDVVL o mal posizionati (Santini et al., 2008). I principali cloQL XWLOL]]DWL QHJOL LPSLDQWL VRQR µ$UQR¶ µ&ROXPHOOD¶ µ'\QDVW\¶ µ/REHO¶ µ6DQ =DQREL¶ )/ )/ )/ )/ )/ FL509, FL634. I siti in cui sono stati effettuati gli impianti, individuati dai responsabili tecnici del Quartiere 4, sono tre, due dei quali molto ravvicinati e ben collegati tra loro: Via Canova, Via Lunga e Ugnano (Fig. 36). Questi siti, oltre ad essere LQVHULWL LQ FRQWHVWL XUEDQL EHQ GLYHUVL KDQQR GLIIHUHQWL GHVWLQD]LRQL G¶XVR fattore questo che rende diverse anche le esigenze richieste alle colture arboree inserite. 103 Figura 36: veduta aerea dei parchi di via Canova ĞǀŝĂ>ƵŶŐĂ͘EĞůů͛ŝŵŵĂŐŝŶĞƐŽŶŽƐƚĂƚĞ evidenziate le due aree verdi, la viabilità principale e le aree di parcheggio. Dalla veduta aerea possiamo vedere come i primi due parchi, quello di via Canova e quello di via Lunga, si collochino in un contesto urbano molto sviluppato, prettamente residenziale, situato nella immediata periferia del FHQWUR VWRULFR GL )LUHQ]H /¶DUHD UHVLGHQ]LDOH QHO FRPSOHVVR ULVDOH DO SHULRdo SRVWEHOOLFRHUDSSUHVHQWDXQHVHPSLRGLXUEDQL]]D]LRQH³VHOYDJJLD´WLSLFDGHO secondo dopoguerra; gli edifici sono quasi tutti palazzi ad uso abitativo di dubbio gusto architettonico, piuttosto ingombranti a livello paesaggistico. 104 Le due aree verdi sono affacciate sulle due vie principali e inserite in mezzo ai complessi edilizi, il che le rende facilmente accessibili e alla portata di tutti, JUD]LH DOO¶DVVHQ]D GL EDUULHUH DUFKLWHWWRQLFKH H DOOD SUHVHQ]D GL DFFHVVL facilmente percorribili da disabili. Il bacino di utenza è principalmente quello IDPLOLDUH YLVWD O¶DVVHQ]D GL FRPSOHVVL LQGXVWULDOL FLz LPSOLFD OD QHFHVVLWj GL aree verdi dove i cittadini possano passare il loro tempo libero. A tale proposito gli elementi progettuali essenziali sono due: ampie zone a prato e zone con ombra diffusa per il riposo. /¶DVSHWWR LQWHUHVVDQWH GHO TXDUWLHUH che lo valorizza sia a livello paesaggistico che a livello IXQ]LRQDOH q O¶HOHYDWD SUHVHQ]D GL aree verdi, tutte ben collegate tra loro da corridoi veri e alberature stradali. Questo ha cambiato anche il valore immobiliare complessivo del quartiere, rispetto a poco tempo fa, e il giudizio estetico dei cittadini. Per questo motivo possiamo considerare O¶DUHD FRPSOHVVLYD XQ RWWLPR esempio di verde diffuso e ben inserito nel complesso urbano. Figura 37: area a parcheggio limitrofa al parco di ǀŝĂ ĂŶŽǀĂ ĐŽŶ ŝŵƉŝĂŶƚĂƚŝ ĐůŽŶŝ ͚^ĂŶ ĂŶŽďŝ͛ Ěŝ Ϯ anni. Tale rete (o sistema) verde che collega i parchi del quartiere, è individuabile QHOOR VSHFLILFR DQFKH QHOO¶DUHD GL LQGDJLQH VWXGLDWD Tra le due aree sono presenti due zone di parcheggio; una delle due è piuttosto ampia e presenta, al centro, una piccola area verde (Fig. 37). 105 La principale necessità, da parte degli utenti del parcheggio, è quella di un ombra diffusa per le macchine in sosta: a tale proposito sono stati impiantati, QHOO¶DUHD YHUGH FHQWUDOH ROPL 6DQ =DQREL GL DQQL FKH D PDWXULWj svilupperanno una chioma alta e densa ideale per un ombra estesa e diffusa. /¶DUHDDSDUFKHJJLRSULQFLSDOHqFLUFRQGDWDSHUWUHODWLGDSDOD]]LUHVLGHQ]LDOLH si collega direttamente, nel lato est del parcheggio, al parco di via Canova, il quale, a sua volta, si collega al parco di via Lunga, grazie ad un secondo parcheggio. Questa seconda area di parcheggio ha un¶estensione più lineare, quasi a formare un viale, ed è stata allestita a verde con alberi ad alto fusto di Pinus pinea che costeggiano il parcheggio e siepi basse, posizionate centralmente, che dividono il parcheggio medesimo in 2 sensi di marcia. La prima area verde di via Canova è destinata ad area per cani; le esigenze progettuali, dovranno quindi, interessare DQFKH O¶XWLOL]]R GD SDUWH di animali necessitano di che ampie zone a prato per correre e piante piuttosto rustiche che resistono bene alle Figura 38: area verde per cani di via Canova con impianti di ͚LJŶĂƐƚLJ͕͛ ͚>ŽďĞů͕͛ ͚ŽůƵŵĞůůĂ͛ Ğ ͚ƌŶŽ͛ ĐŚĞ ĐƌĞĂŶŽ ƵŶ ŽŵďƌĂ lesioni. 2OWUHDOO¶XWHQ]DFDQLna va considerata la classica utenza umana dei proprietari; rimane quindi costante la necessità di ombra e aree di sosta per socializzare ed incontrarsi (Fig. 38). 106 /¶DUHD ROWUH D TXHVWR DVSHWWR IXQ]LRQDOH q FROORFDWD VWUHWWDPHQWH D ULGRVVR della viabilità principale di via Canova nel lato Nord-Est del parco; da qui la QHFHVVLWjGLLVRODUHO¶LQWHUQRGHOSDUFRGDOO¶HVWHUQRFDRWLFRHWUDIILFDWR$WDOH scopo il parco presenta, lungo la strada principale, una fitta alberatura mista ad alto fusto ( Tilia e Prunus) che creano interessanti e suggestive alternanze cromatiche. Il disegno iniziale di massima del progetto, quindi, prevHGHYD XQ¶ampia zona a prato alberata centrale e un¶area circostante, ben ombreggiata, con un viale principale in mattoncini che percorresse in tondo tutta O¶DUHD )LJ ). Gli ingressi principali sono collocati a Nord-Ovest del parco verso il parcheggio principale e a SudOvest verso il secondo parcheggio; i due ingressi, inoltre, sono collegati da un Figura 39: vŝĂůĞƉƌŝŶĐŝƉĂůĞĚĞůů͛ĂƌĞĂǀĞƌĚĞĐŽƐƚĞŐŐŝĂƚŽĚĂŝ giovani cloni resistenti. viale in ghiaia, alternativo a quello più esteso che attraversa il parco. Oltre ai vari percorsi, come arredi, sono state inserite delle panchine in legno per il riposo degli utenti, DULGRVVRGHOO¶ombra dei nuovi olmi. Nel parco di via Canova, fatta eccezione per la zona a margine del parco, tutto O¶DOOHVWLPHQWR D YHUGH LQWHUQR q VWDWR IDWWR SLDQWDQGR L QXRYL cloni forniti 107 GDOO¶,33)LJQHOORVSHFLILFRVRQRVWDWHLPSLDQWDWLDOEHULµ'\QDVW\¶ µ/REHO¶µ&ROXPHOOD¶Hµ$UQR¶ Figura 40͗ ƉůĂŶŝŵĞƚƌŝĂ ĚĞůů͛ĂƌĞĂ ŝŶ ĐƵŝ Ɛŝ ƌŝƉŽƌƚĂŶŽ gli impianti iniziali dei cloni (alcune piante sono state in seguito spostate dagli operatori del comune). Dynasty: 20,21,24; Lobel: 15-19,22 ;Columella:11-14,23,25-30; Arno: 1-10 'LUHFHQWHLQWRUQRDOO¶DUHDDSUDWRVRQRVWDWLLPSLDQWDWLJLRYDQLHVHPSODULGL µ6DQ=DQREL¶TXDVLDIRUPDUHXQDVRUWDGLDPSLDDUHQDLGHDOe per lo svago dei cani (Fig. 41). *OLDOEHULDYHYDQRDOO¶LPSLDQWRXQDOWH]]DPHGLa di circa 100 cm. Nei primi anni la crescita media in altezza è stata di 78 cm/anno mentre, più di recente, è VWDWDGLFPDQQRO¶LQFUHPHQWRLQGLDPHWURqSDVVDWRGDFPDQQRDL cm negli ultimi anni. In questo impianto, le piante morte sono state tre: 2 µ&ROXPHOOD¶FKHSUHVHQWDOHPDJJLRULGLIILFROWjGLDGDWWDPHQWRDLQRVWULFOLPL HGLµ$UQR¶1HOFRPSOHVVROHSLDQWHDGXOWHDGRJJLPRVWUDQRXQQRWHYROH 108 YLJRUH FRQ IRJOLDPH GHQVR H FRORULWR LQ SDUWLFRODUH µ'\QDVW\¶ PRVWUD XQD chioma molto espansa e densa rappresentando, quindi, la miglior specie ombreggiante tra quelle piantate (Santini et al., 2008). Figura 41͗/ŵƉŝĂŶƚŝƌĞĐĞŶƚŝĚŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛ĐŝƌĐŽƐƚĂŶƚŝů͛ĂŵƉŝĂnjŽŶĂĂƉƌĂƚŽ. /¶RWWLPR LQVHULPHQWR GHOOH DOEHUDWXUH LQWHUQH H OD ORUR vigoria crea un isolamento perfeWWR FRQ O¶DPELHQWH HVWHUQR IDFLOPHQWH DSSUH]]DELOH SHU FKL percorre il parco lungo il vialetto principale. Il secondo parco si colloca in un contesto diverso, con un breve tratto a contatto diretto con il traffico di via Lunga (Fig. 42) e i due lati maggiori coincidono con due grandi palazzi residenziali, che soffocano le vedute principali del parco. Anche qui, nel tratto che corre lungo la via principale, si è cercato GL LVRODUH O¶DUHD YHUGH FRQ XQ¶alberatura tradizionale ad alto fusto di 109 Pinus pinea e siepi basse. /¶DUHD q IDFLOPHQWH DFFHVVLELOH DQFKH JUD]LH DOO¶DFFHVVRGLUHWWRDOOHVWUDGH Figura 42: ŝŵƉŝĂŶƚŝĚŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛ĂŵĂƌŐŝŶĞĚĞůů͛ĂƌĞĂǀĞƌĚĞ (Parco di Via Lunga). $GLIIHUHQ]DGHOODSULPDTXHVW¶DUHDqVWDWD DOOHVWLWDDYHUGHWHPSRUDQHRFRQ questo termine si identificano tutte quelle aree verdi che, secondo il Piano Regolatore, sono destinate a diversi usi del verde pubblico, come servizi scolastici e residenziali. Queste realizzazioni però, non essendo immediate, lasciano il terreno incolto per molto tempo e, se non viene gestito adeguatamente, diventano discariche abusive o una selva di sterpaglie, che peggiorerebbero le condizioni igieniche di tutto il quartiere. Il verde temporaneo impedisce questo degrado rendendo le aree verdi più gradevoli e frequentabili con un basso costo di gestione. Grazie a questa tipologia di verde, il quartiere si è potuto rivalorizzare, creando un 110 progetto esteso di recupero anche delle piccole aree, in modo che si integrassero agli altri parchi più tradizionalmente allestiti. 1HO FDVR GHOO¶DUHD GL YLD /XQJD XQD YROWD ULSXOLWR H VSLDQDWR il terreno con movimenti di terra, sono stati impiantati i cloni da testare, forniti dal CNR senza alcuna spesa da parte del Comune; si è così creato uno spazio alberato FRQ ]RQH G¶RPEUD JUDGHYROL DL FLWWDGLQL FKH YLYRQR QHL SDOD]]L FKH OR circondano. La superficie lasciata a è prato naturale senza O¶DJJLXQWD GL DOFXQD miscela erbosi. per La tappeti gestione segue gli stessi criteri GHOO¶DOOHVWLPHQWR ovvero quello del massimo risultato con la minima spesa; Figura 43: oůŵŝ ͚^ĂŶ ĂŶŽďŝ͛ ĐŽŶ ƉŽƌƚĂŵĞŶƚŽ ĂƐĐĞŶĚĞŶƚĞ ƉĞƌ ƐĐŚĞƌŵĂƌĞů͛ŝŵƉĂƚƚŽ. degli edifici. infatti le uniche operazioni eseguite periodicamHQWHVRQRLOWDJOLRGHOO¶HUEDHLO FRQWUROORVDQLWDULRGHOOHSLDQWHFRQO¶HYHQWXDOHDVSRUWD]LRQHGLSDUWL PDODWHR danneggiate. Il disegno di massima del parcRqPROWRVHPSOLFHHSUHYHGHXQ¶ampia zona a prato con tre filari alberati posizionati di fronte alle facciate dei palazzi, in modo da schermare il brusco impatto degli edifici (Fig. 43) e creare il solito ricercato isolamento con la città. 111 Molto interessante è la disposizione di due dei tre filari che sono posizionati parallelemente, quasi a formare un piccolo viale alberato incanala (Fig. 44), che benissimo lo sguardo distogliendolo dagli edifici circostanti. Per creare questo schermo verde e incanalare le viste, O¶LGHDOH VRQR DOEHUL DG DOWR fusto con portamento ascendente e chioma raccolta. /¶DOOHVWLPHQWR infatti, è D YHUGH costituito LQWHUDPHQWH GD ROPR µ6DQ Figura 44: sƵŐŐĞƐƚŝǀĂĚŝƐƉŽƐŝnjŝŽŶĞĚŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛ŝŶĨŝůĂƌŝĂ formare un viale alberato. =DQREL¶FKHDPDWXULWjPRVWUDOHFDUDWWHULVWLFKHLGHDOLSHUOHIXQ]LRQLULFKLHVWH I cloni impiantati dal CNR sono 33, disposti in filari (Fig. 45 DOO¶LPSLDQWR DYHYDQRXQ¶DOWH]]DPHGLDGLFPHGXUDQWHLSULPLDQQLVLqUHJLVWUDWRXQ incremento medio di 68 cm/anno, mentre negli ultimi anni di 86 cm/anno. Per TXDQWRULJXDUGDLOGLDPHWURO¶DFFUHscimento medio è stato di 0,8 cm/anno nei primi anni e di 1 cm/anno negli ultimi. In questo impianto non è morto nessun esemplare durante il periodo considerato, mostrando una ideale adattabilità DOO¶DPELHQWH GD SDUWH GL TXHVWR FORQH FRQIHUPDWD DQFKH GDOOa vigoria degli esemplari (Santini et al., 2008). 112 Figura 45͗ƉůĂŶŝŵĞƚƌŝĂĚĞůů͛ĂƌĞĂĚŝǀŝĂ>ƵŶŐĂĐŽŶŐůŝŝŵƉŝĂŶƚŝĚŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛. Un tentativo con le stesse finalità architettoniche, ovvero quelle di VFKHUPDUH O¶LPSDWWR GHJOL HGLILFL residenziali, è stato fatto con il clone FL634 (Fig. 46 RWWHQXWR GDOO¶ROPR µ6DQ =DQREL¶ SHU LPSROOLQD]LRQH libera. Il clone non è ancora stato brevettato, perchè nei test sui campi sperimentali aveva mostrato una certa instabilità. (VDWWDPHQWH FRPH LO µ6DQ =DQREL¶ q una pianta a portamento ascendente e Figura 46͗͞ŵƵƌŽǀĞƌĚĞ͟ŽƚƚĞŶƵƚŽĐŽŶĐůŽŶŝĚŝ&> 634 ancora da brevettare. 113 FKLRPD UDFFROWD GLYHQWD TXLQGL LGHDOH SHU DOEHUDWXUH VWUDGDOL R ³PXUL´ YHUGL $QFKHTXHVW¶DUHDqVWDWDUHFXSHUDWDGDXQDQJRORLQFROWRGHOODFLWWjVLVWHPDWR a verde con i cloni non brevettati, per eseguire delle prove con compost, impiegati solo su parte degli esemplari per avere così un riscontro delle prestazioni di crescità. La terza area verde considerata si trova in un altro quartiere rispetto alle prime due, nello specifico in località Ugnano (Fig. 47 4XHVW¶DUHD XQ WHPSR HUD zona agricola, mentre ad oggi è diventata una zona di espansione della periferia fiorentina con costruzioni edilizie ben diverse dai palazzi del Quartiere 4, di recente costruzione. Figura 47͗ǀĞĚƵƚĂĂĞƌĞĂĚĞůů͛ĂƌĞĂǀĞƌĚĞĚŝhŐŶĂŶŽĂŵĂƌŐŝŶĞĚĞůůĂnjŽŶĂƌĞƐŝĚĞŶnjŝĂůĞ͘ 114 /¶DUFKLWHWWXUD GHJOL HGLILFL q PROWR SL EDVVD H GHOLFDWD FRQ OD prevalenza di villette a schiera e piccole palazzine a ridosso dei campi coltivati. Il parco dove sono stati impiantati i nuovi cloni si colloca a margine del quartiere DELWDWR HVVHQGR XQ¶area molto più grande delle precedenti. Le viste che si aprono in questa zona sono molto più vaste e luminose rispetto ai quartieri più urbanizzati e questo aiuta a favorire una migliore integrazione col paesaggio senza bisogno di utilizzare barriere visive per nascondere complessi architettonici imbarazzanti (Fig. 48). Anche qui, nel complesso, la tipologia di utenza è prettamente familiare e utlizza il parco durante il tempo libero. Figura 48: abitazioni circostanti il parco, ben schermate dai giovani cloni impiantati. 3HU TXHVWR O¶DFFHVVLELOLWj DOO¶DUHD q PROWR IDFLOLWDWj SRLFKp ROWUH DG HVVHUH percorsa internamente da una delle strade principali del quartiere, una 115 diramazione del parco si inserisce tra gli edifici abitati, creando così una certa continuità. Vi sono numerosi parcheggi sparsi per il quartiere, utilizzati prevalentemente dalle famiglie, ma tutti si collegano facilmente, con percorsi allestiti a verde, al parco. Anche in questa zona il tema del verde diffuso e collegato da alberature è dominante; vengono quindi sfruttati tutti gli spazi, stradali o privati, per allestire giardinetti, aiuole spartitraffico o piazzette verdi. Il parco quindi si inserisce bene in un contesto campestre e, in un certo senso, SRFR DJJUHVVLYR GDO SXQWR GL YLVWD GHOO¶DUFKLWHWWXUD XUEDQD LO GLVHJQR complessivo è, allo stesso tempo, semplice ma anche elaborato, data la vastità dello spazio a disposizione. Possiamo dividere il parco in 2 aree, separate dalla strada principale che lo attraversa (Via Francesco Serdonati), una inserita DOO¶LQWHUQRGHOO¶DELWDWR HO¶DOWUDD PDUJLQHGHOTXDUWLHUHFKHFRUUHSDUDUDOOHOD agli edifici. $OO¶LQWHUQRGHOSDUFRVRQRFROORFDWHGXHVWUXWWXUHFKe rappresentano i punti di IXRFRHOHDWWUD]LRQLSULQFLSDOLO¶DUHDSHUFDQLHO¶DUHDJLRFRSHULEDPELQL/D prima è stata isolata per mezzo di una recinzione che consente ai proprietari di lasciare liberi i cani durante la permanenza; internamente, è stata allestita con una vegetazione più fitta rispetto al resto del parco, per favorire un vasto ombreggiamento a chi accompagna i cani, i quali possono comunque godere di un ampio prato soleggiato. Tra gli alberi inseriti, vi è un esemplare di FL316 (Fig. 49) che sarà presto brevettato, considerando i buoni risultati conseguiti in termini di stabilità, grazie a una crescita rapida ed una chioma, a maturità, espansa e densa. 116 Figura 49: al centro della foto il clone di FL 634 a chioma espansa inserito nelů͛ĂƌĞĂ per cani. Internamente alla parte più estesa del parco, corre un canale di scolo per le acque, che, con abili movimenti di terra sugli argini, quasi a formare delle FROOLQHWWHHO¶LQVHULPHQWRGLSLFFROLSRQWLLQOHJQRSHULOSDVsaggio pedonale, si inserisce magnificamente nel contesto, quasi a voler ricreare un ruscello di campagna (Fig. 50). I percorsi pedonali sono ben disposti; partono, infatti, dai parcheggi e dalla strada principale, e, seguendo una trama sinuosa, si collegano ai due fuochi principali del parco. /¶DOOHVWLPHQWR D YHUGH LQWHUQR QRQ SUHVHQWD XQLIRUPLWj GL HVVHQ]H YHJHWDOL come nei casi precedenti, ma sono state inserite specie arboree ed arbustive YDULHO¶LQVHULPHQWRGHOOHSLDQWHqVWDWRHVHJXLWRLQPDQLHUDDEEDVWDQ]DVSDUVD lasciando però liberi ampi spazi aperti. 117 Figura 50: parziale veduta del canale di scolo per le acque ben inserito nel contesto naturale del parco con un ponte per il passaggio pedonale. Nello specifico del mio studio, gli olmi inseriti in questa area sono 120 appartenenti a 9 diversi cloni (Fig. 51); al mRPHQWR GHOO¶LPSLDnto avevano XQ¶altezza media più elevata rispetto ai primi due casi (superiore ai 200 cm). /¶DFFUHVFLPHQWRPHGLRLQDOWH]]DHLQGLDPHWURqVWDWRULVSHWWLYDPHQWHGL FP H FP 'XUDQWH JOL DQQL GL LQGDJLQH VRQR PRUWH SLDQWH GL µ/REHO¶ H una di FL )/µ'\QDVW\¶VLWUDWWDGLXQULVXOWDWRPROWRVRGGLVIDFHQWH DQFKH JUD]LH DO IDWWR FKH O¶DUHD XQ WHPSR DUJULFROD SUHVHQWDYD XQ WHUUHQR fertile e poco ostile alla vita delle piante (Santini et al., 2008). In sintesi, nello studio complessivo delle tre aree, possiamo notare come dei 183 cloni piantati dal CNR, soltanto 9 sono morti (5%) e di questi 6 erano cloni olandesi e americani, che più difficilmente si adattano al nostro clima. 118 Figura 51͗ƉůĂŶŝŵĞƚƌŝĂĚĞůů͛ĂƌĞĂĚŝhŐŶĂŶŽĐŽŶůĂdisposizione iniziale dei cloni. Columella: 1a-d,3,51b,56d; FL 214: 9,31,110,116; FL 301: 17,22,30,105; FL 316: 56-67; FL 337: 82,94100; FL 493: 2-7,11,20-25,104,111; FL 509: 77-93; FL 604: 8-18,23,26-29,32,34,51a-b,106-109,112120; Lobel: 35-50,68-76,101-103. Durante lo studio di adattabilità, sono state individuate anche le caratteristiche morfologiche che la pianta sviluppa a maturità come la chioma, il portamento, il tronco e le foglie (Tab. 5). Inoltre, in questi anni di prove, è stato possibile YHULILFDUHDQFKHLOOLYHOORGLVXVFHWWLELOLWjDOO¶DWWDFFRGHOFROHRWWHURGHIRJOLDWRUH Galerucella luteola Mull., in seguito a due pesanti infestazioni avvenute a Firanze nel 2006 e 2007. Si può affermare, quindi, che le ricerche e gli studi effettuati hanno portato a risultati più che interessanti per quanto riguarda la 119 UHLQWURGX]LRQH GHOO¶ROPR LQ FLWWj /¶HOHYDWD YDULDELOLWj IHQRWLSLFD GHL FORQL KD mostrato caratteri peculiari che li rendono particolarmente DGDWWLDOO¶DPELHQWH urbano: ottimo sviluppo longitudinale dei rami con chioma densa, che SHUPHWWH XQD LGRQHD LQWHUFHWWD]LRQH GHOOD OXFH H XQ¶DVVHQ]D WRWDOH GL UDPL deboli che possono risultare pericolosi per i fruitori (Santini et al., 2008). La bassa mortalità è probabilmente dovuta anche alle ridotte dimensioni dei cloni utilizzati, che mostrano una migliore adattabilità e una minore suscettibilità al trapianto rispetto a grandi esemplari adulti. Le ridotte dimensioni, però, rendono i cloni più soggetti ad episodi vandalici, che non si sono verificati durante le prove. Tabella 5͗ ĞƐĐƌŝnjŝŽŶĞ Ěŝ ĐůŽŶŝ ŝŵƉŝĂŶƚĂƚŝ Ğ ƐƚƵĚŝĂƚŝ ĚĂůů͛/WW-CNR nelle aree verdi del Quartiere 4. (Santini et al., 2008). Cloni Resistenza Galerucella* Chioma Portamento Tronco Foglia Accrescimento FL 214 + Piena Conico ma disordinato Dritto Molte foglie Vigoroso Fastigiato Sinuoso Chiara e grande Vigoroso Ordinata, ma necessita di potature precoci Ordinata e piena FL 301 + FL 316 + FL 337 +++ FL 493 +++ FL 509 ++ FL 634 ++ ͚Lobel͛ + ͚Dynasty͛ 0 ͚San Zanobi͛ + Stretta Conico Dritto ͚Columella͛ ++ Cilindrica Fastigiato Dritto ͚Arno͛ + Assurgente Fastigiato Dritto Si impalca Scura e basso allungata Abbastanza A pettine A vaso Media pallida dritto Ordinata Fastigiato/conico Sinuoso Rotondeggiante Grande, Ordinata Fastigiato Dritto rotondeggiante e coriacea Allungata, Asimmetrica Fastigiato Dritto morbida Assurgente Fastigiato Dritto Chiara e grande Piccola, lucida e Piena Sferico Dritto coriacea Conico Verde-giallastro Avvolge il rametto Chiara con rametti rossi Vigoroso Medio-scarso Medio Vigoroso Molto vigoroso Medio Vigoroso Molto vigoroso Medio-scarso Vigoroso *Il livello di resistenza è crescente da 0 a +++ 120 Oltre ai più che soddisfacenti risultati biometrici, è stato riscontrato un ottimo impatto degli impianti nel quartiere; la popolazione ha apprezzato queste piante riconoscendone le doti e i vantaggi nel contesto urbano; questo spiega anche la totale assenza, in questi anni, di atti vandalici. Gli ottimi risultati spingono quindi a proseguire gli studi sul miglioramento genetico per DXPHQWDUHLOQXPHURGLFORQLEUHYHWWDWLHSHUVDJJLDUQHO¶DGDWWDELOWjLQGLYHUVH tipologie di aree verdi (Santini et al., 2008). 3.2 Torgiano Ad oggi in Umbria si posso riportare soltanto 2 casi di applicazione in ambiente urbano dei nuovi cloni resistenti poiché essendo essi di recente VFRSHUWDLQ,WDOLDHGDYHQGRLOYLYDLRUHJLRQDOHGHOO¶8PEUDIORUO¶HVFOXVLYDSHU la YHQGLWDGHLFORQLµ6DQ=DQREL¶HGHOµ3OLQLR¶ODORURGLIIXVLRQHQHOWHUULWRULR nazionale è molto sporadica e localizzata. Il primo caso umbro trova collocazione a Torgiano, in una realtà molto più piccola di quella fiorentina, tipica delle campagne umbreDOO¶LQWHUQRGHOSDHVH stesso in una delle piazze centrali. Il paese di Torgiano sorge tra le colline umbre, nel punto in cui il Chiascio si congiunge al Tevere, in una zona prettamente agricola ricca di vigneti e uliveti. Il paese ha origine da un castello medioevale di cui rimane soltanto una torre, dove i Baglioni nel XVII secolo vi costruirono un palazzo che ad oggi la famiglia Lungarotti, ben nota nel panorama dei viticoltori italiani, ha adibito a museo del vino. Infatti Torgiano è conosciuta come una delle più importanti zone di produzione viticole in Italia. 121 ,Q TXHVWR FRQWHVWR VL LQVHULVFH SHUIHWWDPHQWH OD SUHVHQ]D GHOO¶ROPR strettamente legata alla campagna umbra e in maggior modo alla coltivazione GHOO¶XYD *OL LPSLDQWL FKH SRVVLDPR GHILQLUH ³SLRQLHUL´ QHO SDHVDJJLR XPEUR si collocano in Piazza G.Bruno nel centro del paese (Fig. 52). /¶DUHDqIRUPDWDGDOO¶LQFURFLRGHOODYLDSULQFLSDOHFKHSercorre le mura esterne del vecchio castello (Via P.Tiradossi) e 3 strade che attraversano internamente il paese (Via Principe Umberto, Via Giordano Bruno e Via Mario Angeloni); è quindi una piazza soggetta al passaggio di visitatori e degli stessi cittadini diretti fuori dal paese. Figura 52: vĞĚƵƚĂĂĞƌĞĂĚĞůů͛ĂƌĞĂ͕ĐŽŶĞǀŝĚĞŶnjŝĂƚĂůĂǀŝĂďŝůŝƚăƉƌŝŶĐŝƉĂůĞĞůĂƉŝĂnjnjĂƐŽŐŐĞƚƚŽĚŝƐƚƵĚŝŽ. La piazza è circondata da edifici residenziali e dalla sede del Comune di Torgiano; questo la rende una zona molto frequentata. Date le premesse, si 122 SXzIDFLOPHQWHLQWXLUHFRPHO¶XWHQ]DGHOODSLD]]DVLDSLFKHDOWURSDVVHJJHUD o al massimo di sosta per auWRHSHUSHGRQL/¶DUHDSHGRQDOHGHOODSLD]]DFKH IXQJHDQFKHGDSDUFKHJJLRVLSRVL]LRQDDOO¶LQFURFLRWUDYLD3ULQFLSH8PEHUWR e via Giordano Bruno in un livello rialzato rispetto alla viabilità stradale. 1HOO¶DUHD SHGRQDOH GHOOD SLD]]D QHO VRQR VWDti piantati 3 esemplari di ROPR µ6DQ =DQREL¶ GL DQQL GL HWj GHO GLDPHWUR FP LQVHULWL LQ XQ complessivo progetto di riqXDOLILFD]LRQH GHOO¶DUHD )LJ ) che precedentemente appariva piuttosto degradata sia a livello estetico che a livello sanitario. Figura 53: confronto della piazza prima del progetto di riqualificazione (sopra) e dopo (sotto). 123 Precedentemente la piazza era dominata, sia fisicamente che visivamente, dalla presenza di 4 grandi Pinus pinea, pianta da sempre molto diffusa nel verde urbano umbro, nonostante non sia specie propria del paesaggio locale; questa diffusione eccessiva di piante sempreverdi è dovuta dalla convinzione FKH QRQ SHUGHQGR OH IRJOLH G¶LQYHUQR FUHLQR PLQRUL SUREOHPL GL JHVWLRQH sebbene, in realtà, le foglie caduche si degradano molto più velocemente di quanto non facciano gli aghi. Le stesse piante, che prima popolavano la piazza, erano piantate in un terrapieno troppo piccolo rispetto alle dimensioni raggiunte dalla pianta e questo causava, soprattutto da parte delle radici, danni alle opere ciscostanti (marciapiedi, strade, ecc.) ,QXOWLPDDQDOLVLO¶HFFHVVLYDDOWH]]DHGHVWHQVLRQH delle piante creava un muro visivo per gli abitanti dei palazzi che si affacciavano sulla piazza, soffocandone le visuali. Il pURJHWWRTXLQGLSUHYHGHYDO¶HVSLDQWRGHLSLQLHO¶LQVHULPHQWRGLQXRYHVSHFLH vegetali che a maturità creassero ombra diffusa per i pedoni, ma che, allo stesso tempo, non fossero ingombranti. Tali necessità sono pienamente soddisfatte GDOO¶ROPR µ6DQ =DQREL¶ (Fig. 54) che con la sua chioma raccolta non crea ingombri visivi in fase di maturità e con il fogliame denso sviluppa XQD QRWHYROH TXDQWLWj G¶RPEUD PD VRSUDWWXWWR q XQD VSHFLH DXWRFWRQD FKH VL inserisce magnificamente nel panorama viticolo di Torgiano, riportando alla memoria vecchie tradizioni e paesaggi da tempo scomparsi. Inizialmente la piazza non presentava barriere di margine al piano VRSUDHOHYDWRIDWWRUHQRQPROWRLQGLFDWRSHUXQDVLFXUDIUXL]LRQHGHOO¶DUHDGDWD la presenza di numerose arterie stradali a ridosso della piazza stessa; a tale scopo sono state inserite marginalmente delle ringhiere in ferro, in modo da creare una piazza fisicamente isolata dalla viabilità del paese e rendendone la fruizione più sicura. 124 Figura 54: vista ĐŽŵƉůĞƐƐŝǀĂĚĞůů͛ĂƌĞĂƉĞĚŽŶĂůĞĚĞůůĂƉŝĂnjnjĂĐŽŶŝϯŽůŵŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛͘ Gli arredi precedenti, costituiti da due sedute in pietra, praticamente inutilizzabili in considerazione del loro posizionamento a ridosso del traffico automobilistico, sono stati sostituiti con un'unica seduta in legno e ferro, ora molto più funzionale grazie ad una rinnovata fruibilità complessiva della piazza. Gli accessi, inizialmente due, uno pedonale tramite scalette centrali rispetto alla piazza e uno sia pedonale che automobilitico, il quale si immette direttamente su via Principe Umberto, sono stati mantenuti e risistemati a livello estetico. *UD]LH DQFKH D XQD FRPSOHVVLYD ULTXDOLILFD]LRQH GHOO¶DUHD TXHVWR FDVR GL ULLQWURGX]LRQH GHOO¶ROPR LQ XQ SDHVDJJLR GRYH OD JUDILRVL KD VWerminato la specie per diversi anni, può essere considerato pienamente riuscito. 125 Le evidenti condizioni di salute delle piante dimostrano ulteriormente come O¶LQWURGX]LRQHLQDPELHQWLGLYHUVLGDTXHOORILRUHQWLQRLQFXLVRQRVWDWLWHVWDWL inizialmente, non influisce nella crescita delle piante e nemmeno sulla suscettibilità alla malattia. Inoltre, anche grazie al giudizio dei cittadini più anziani, è evidente che il ULWRUQRGHOO¶ROPRFRPHSLDQWDFLWWDGLQDHQRQVRORFRVWLWXLVFDXQDULVFRSHUWD paesaggistica e culturale di notevole pregio, sopratutto per un contesto agreste come quello di Torgiano. 3.3 Foligno Il terzo caso studio si colloca in una realtà che possiamo definire intermedia tra quella cittadina e fortemente urbanizzata di Firenze e quella molto più rurale di Torgiano. Foligno è, infatti, una delle città più grandi della regione umbra (la terza città dopo Perugia e Terni) e, dal punto di vista urbanistico, più simile a Firenze, benchè di estensione molto più ridotta, con una periferia che tende verso le campagne circostanti; questo implica da parte dei cittadini la necessità di un verde esteso e ben organizzato, per una fruizione intensa e costante. Il caso di studio riguarda il Parco dei Canapè, che si colloca in una delle zone più trafficate a ovest della città, vicino ad una scuola pubblica, tra Porta Romana e Porta Todi (Fig. 55); lungo il lato a sud-est del parco scorre la via principale che lo costeggia per tutto il muro di cinta, Via Nazario Sauro. Il parco si trova a ridosso delle mura storiche, sopraelevato rispetto al livello della strada; in origine il dislivello è stato ottenuto, nel corso degli anni, per 126 YLDGHOO¶DFFXPXORGLPDWHULDOLSURYHQLHQWLGDOODGHPROL]LRQHGHOOHFDVH/¶DUHD del parco è da sempre appartenuta al Comune e la sua trasformazione e destinazione a parco pubblico attuale ha preso corpo col passare del tempo (Pannaioli, 2004). Figura 55: vĞĚƵƚĂĂĞƌĞĂ ĚĞůWĂƌĐŽ ĚĞŝĐĂŶĂƉğĐŽŶĞǀŝĚĞŶnjŝĂƚĂůĂ ǀŝĂďŝůŝƚăƉƌŝŶĐŝƉĂůĞĞů͛ĂůďĞƌĂƚĂĚĞŝ nuovi olmi. Nel 1776 il materiale accumulato a ridosso delle mura venne spianato a formare un piano ellittico, dove fu creato uno stradone adibito alle passeggiate e alle corse dei cavalli; il viale formatosi è quello che oggi prende il nome di Passeggiata dei Canapè e corrisponde al viale alberato che corre LQWRUQRDOO¶DUHDFHQWUDOH Furono proprio le corse dei cavalli che spinsero i cittadini a far costruire sulle mura, intorno al percorso, dei sedili di laterizio (60 inizialmente, ma 57 oggi) 127 per assistere alle competizioni, i quali sono ancora presenti e danno il nome al parco (canapè GDOIUDQFHVHµGLYDQR¶ 1HO O¶2QOH 3RGHVWj deliberò che il giardino pubblico di Porta Romana doveva essere adibito a campo sportivo e di sistemare a giardino il Parco dei Canapè; da allora una serie di delibere trasformarono gradualmente il parco fino alla disposizione attuale. Nel tempo furono inserite anche le cancellate principali di accesso per poter chiudere il parco nelle ore notturne e furono assunti dei custodi per garantire il rispetto del parco ed evitare gli atti vandalici (Pannaioli, 2004). 2OWUH DOO¶XVR TXDWLGLDQR GHL FLWWDGLQL FKH UDJJLXQJRQR il parco nel tempo OLEHUR VYROJHQGR DWWLYLWj ILVLFD DOO¶DULD DSHUWD R VHPSOLFHPHQWH SHU ULODVVDUVL sin dalla sua apertura, esso fu scenario di numerosi eventi che radunavano tutta la città. Ancora oggi gran parte della popolazione di Foligno si reca nel parco per le diverse festività o per eventi ricorrenti organizzati dal Comune. /DJUDQGHVWRULDFKHOROHJDDOODFLWWjHJOLHYHQWLFROOHWWLYLVYROWLDOO¶LQWHUQRGL questo giardino storico, lo rendono un monumento identificativo per i cittadini di Foligno, che lo considerano un elemento essenziale della loro città, nonché una delle attrattive più importanti. Ciò lo rende inevitabilmente parte di quel SDHVDJJLR FLWWDGLQR GHVFULWWR DOO¶LQL]LR FKH SRUWD OD FDPSDJQD H O¶DPELHQWH QDWXUDOHDOO¶LQWHUQRGHLFHQWri urbani. Il parco ha essenzialmente una forma ellittica, per via della destinazione iniziale a circuito per le corse dei cavalli; la parte esterna che corre lungo le mura , circonda un ampio spazio centrale dove sono poste le aree gioco per bambini e il giardino formale con al centro una fontana. La specie arborea maggiormente presente è quella del pino domestico, SLDQWDWRQHOO¶HUHDFHQWUDOHGHOSDUFRSHUFUHDUHXQRPEUDGLIIXVDYa osservato che i pini della parte cenWUDOH VRQR FDUDWWHUL]]DWL GD XQ¶eccessiva fittezza 128 G¶LPSLDQWRFKHRJJLSURYRFDO¶LQWUHFFLRGHOOHFKLRPHHSUREDELOPHQWHDQFKHOD sovrapposizione degli apparati radicali. Il grande sviluppo dei pini limita quello delle altre specie arboree che li circondano e che risentono della mancanza di luce diffusa. Il terreno del parco è per gran parte scoperto e nei percorsi pedonali è formato da ghiaino, il che consente XQ¶ottima regimazione delle acque e assenza di casi di asfissie radicali o compattazione del terreno; ciò riduce i problemi dovuti alla ridotta presenza di luce diretta (Pannaioli, 2004). I viali principali del parco sono due, posti lungo i lati maggiori GHOO¶HOOLVVH (VVL presentano DOO¶LQWHUQR OD ILWWD Dlberata di pini, mentre nel lato esterno del viale, posto a sud-est troviamo XQ¶alberta di tigli, una pianta di prima grandezza che riesce difficilmente a sopportare la presenza ravvicinata dei pini Figura 56: vista del viale in cui sono stati impiantati gli olmi resistenti. stessi. Lungo il viale oSSRVWR XQ WHPSR HUD SUHVHQWH XQ¶alberata di robinie, una pianta che si associa sicuramente meglio al pino, in quanto può essere considerata un infestante e non necessita di grandi quantità di luce per sopravvivere. Tuttavia, esse presentavano diffuse iperplasie al tronco che, associate alla notoria scarsa resistenza del legno, costituivano un pericolo per i fruitori (Pannaioli, 2004). 1HOLOYLYDLRGHOO¶8PEUDIORUqVWDWRLQFDULFDWR di sostituire il viale di robinie impiantando i nuovi olmi resistenti alla grafiosi (Fig. 56), nello spHFLILFRLOJHQRWLSRµ6DQ=DQREL¶ 129 Gli esemplari piantati sono 15, posti a circa 10 m di distanza gli uni dagli altri, rispettando le distanze dai percorsi pedonali, per garantire a ogni esemplare la propria area di pertinenza e il miglior sviluppo possibile delle piante. Tutte le piante sono ancora provviste di tiranti di ferro, coperti con tubi in plastica JLDOOL SHU UHQGHUOL YLVLELOL LPSLHJDWL SHU DVVLFXUDUQH OD VWDELOLWj ILQR DOO¶HWj adulta. In questo caso i genotipi resistenti mostrano una grande adattabilità alle condizioni avverse, davanti alla poca luce, associandosi bene ai pini domestici che, a differenza del viale opposto dei tigli, si localizzano in entrambi i lati GHOO¶DOEHUDWXUDDXPHQWDQGRODSUHVVLRQHVXOOHVSHFLHDUERUHHVRWWRVWDQWL Nonostante la competizione, gli olmi crescono vigorosi e in salute (Fig. 57) condizione dimostrata GDOO¶RWWLPRVWDWRGHOIRJOLDPH denso e colorito, e dalle dimensioni raggiunte in pochi anni. Anche in questo caso siamo di fronte a olmi potenzialmente suscettibili alla grafiosi (hanno superato i 3 anni di HWj PD O¶RWWLPD VDOXWH GL FXL godono conferma O¶DGDWWDELOLWj GL queste piante. La chioma fitta e densa, li rende ottime piante ombreggianti a pronto effetto Figura 57͗ ƉĂƌƚŝĐŽůĂƌĞ Ěŝ ƵŶ ŽůŵŽ ͚^ĂŶ ĂŶŽďŝ͛ ben sviluppato e in salute nel Parco dei Canapè . per alberature stradali o pedonali (Fig. 58), con una 130 resa estetica sicuramente più gradevole rispetto ai pini domestici, che si HWHQGRQRLQDOWH]]DIRUPDQGRTXDVLXQD³WHWWRLD´YHJHWDOH Figura 58͗ ƉĂƌƚŝĐŽůĂƌĞ ĚĞůů͛ĂůďĞƌĂƚĂ Ěŝ Žůŵŝ ƉĞƌĨĞƚƚĂŵĞŶƚĞ ŝŶƐĞƌŝƚĂ ŶĞů ĐŽŶƚĞƐƚŽ ĚĞů parco. /RVWDWRGLVDOXWHDQFKHGHOSUDWRVRWWRVWDQWHO¶DOEHUDWDHGHOOHVSHFLHDUERUHHH arbustive circostanti è anche giustificata dalla rapida degradabilità del fogliame, sicuramente migliore rispetto alle sempreverdi, e la facile associazione ad altre specie vegetali. Oltre ai positivi risultati estetici e di adattabilità, nel contesto urbano folignate O¶ROPRVLLQVHULVFHPDJQLILFDPHQWHFUHDQGRFRQWLQXLWjFRQ il paesaggio umbro e, essendo il parco legato alla storia della città, contribuendo a ricreare quel sentimento di appartenenza e quella ricostruzione storica delle campagne nostrale, apprezzabile soprattutto dai cittadini più anziani. 131 Conclusioni Come già citato, le ricerche su nuovi olmi resistenti alla Grafiosi e che si adattino sempre meglio a diverse tipologie di ambienti (da quello marino a quello montano, da quello urbano a quello campestre) sono ancora oggi in corso e stanno procedendo a grande velocità. Dal punto di vista delle specie e delle varietà che possano vivere e ben DGDWWDUVLDLQRVWULFOLPLSHUO¶ROPRVLSURVSHWWDXQIXWXURULJRJOLRVRFKHYDEHQ al di là delle più rosee aspettative che si erano presentate alla comparsa della malattia. La presenza di questa pianta come semplice simbolo storico delle campagne italiane, è già di per sé rilevante; se poi consideriamo tutti gli utilizzi e le pratiche colturali che un tempo erano legate ad essa e che oggi possono essere riscoperte, ne comprHQGLDPRVXELWRO¶LPSRUWDQ]DGLXQDVXDULVFRSHUWD Benché la sola reintroduzione nelle campagne italiane meriterebbe un'altra WUDWWD]LRQH FKH SRVVD VSLHJDUH DQFRUD SL D IRQGR O¶LPPDJLQH GHOO¶ROPR H OH VXHIXQ]LRQDOLWjLQTXHVWDWHVLqVWDWRSRVWRO¶DFFHQWRVXXQXWLOL]]RGHOO¶ROPR in un contesto fortemente antropizzato, come quello della città. Infatti, proprio le problematiche condizioni di vita che si riscontrano in questa WLSRORJLDGLDPELHQWHFRVuDYYHUVRDOO¶HVLVWHQ]DGLPROWHSLDQWHKDQQRUHVRLn SDUWLFRODUH O¶ROPR FDPSHVWUH SL YXOQHUDELOH DJOL DWWDFFKL GHO WHUULELOH IXQJR della Grafiosi. /¶DIIHUPD]LRQH GHO UXROR GHOO¶ROPR FDPSHVWUH LGRQHR D VYROJHUH QXPHURVH funzioni tra quelle richieste alla vegetazione inserita in un qualsiasi contesto urbano, è stata confermata già in tempi più lontani, quando esso veniva diffusamente impiegato come pianta da ombra nei viali cittadini. 132 Sembrava, quindi, utile apportare un ulteriore contributo in merito alla YDOXWD]LRQH GHOO¶DGDWWDELOLWj GHL QXRYL FORQL Gi olmo, ottenuti per incrocio, e SURPXRYHUQH O¶XWLOL]]R VLFXUR H IXQ]LRQDOH SHU QXRYL DOOHVWLPHQWL D YHUGH LQ città. *UD]LHDOODFROODERUD]LRQHFRQO¶,33GHO&15GL)LUHQ]HHLO9LYDLR5HJLRQDOH GHOO¶8PEUDIORU q VWDWR SRVVLELOH VWXGLDUH DOFXQL FDVL GL QXovo impianto presenti nel nostro paese. I risultati sono stati soddisfacenti in tutti e tre i casi studio, dove la varietà PDJJLRUPHQWH LPSLHJDWD q O¶ROPR µ6DQ =DQREL¶ 7XWWDYLD q HPHUVR FKH O¶XWLOL]]R GL QXPHURVL FORQL QRQ DQFRUD EUHYHWWDWL VHPEUD RIIULUe ottime prospettive, sia in termini di maggiore qualità del materiale vegetale, che di capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali. In generale, i cloni hanno mostrato un buono standard di crescita sia in altezza che in diametro e non hanno contratto i sintomi della malattia negli esemplari di età superiore a 3 anni. Le caratteristiche estetiche e vegetative sono piacevolmente soddisfacenti anche a giudizio dei fruitori stessi delle aree verdi esaminate. La grande eterogeneità dei cloni, sia nel portamento, che nella crescita e nella IRUPDUDSSUHVHQWDQRXQFDUDWWHUHFKHDSUHQXPHURVHSRVVLELOLWjQHOO¶RWWLFDGL una pianificazione del verde più mirata ed accurata, offrendo un ampia possibilità di scelta delle specie più adatte a svolgere specifiche funzioni. Il giudizio sui nuovi cloni resistenti non può essere altro che positivo; ciò sembra contribuire in maniera determinante a restituire, quindi, una delle piante storiche e più belle al nostro paesaggio e alle nostre città, aumentando così LOQXPHURGLVSHFLHDUERUHHXWLOL]]DELOLQHOO¶DOOHVWLPHQWRGLSDUFKLYLDOLH di altre tipologie di verde. 133 Gli studi e le ricerche dovranno certamente continuare, allo scopo di implementare le conoscenze ed elevare gli standard qualitativi nella produzione di materiale vegetale ad uso ornamentale. $OOR VWDWR DWWXDOH LQIDWWL VHPEUD TXHVWD O¶XQLFD YLD SHUFRUULbile per poter PDVVLPL]]DUH O¶XVR GHOOH ULVRUVH WHFQLFKH H VFLHQWLILFKH GLVSRQLELOL HG incrementare la funzionalità del verde destinato a fruizione pubblica e privata, migliorando la qualità ambientale delle nostre città. 134 BIBLIOGRAFIA AA.VV. (2010). Linee guida per la redazione del piano e del regolamento comunale del verde urbano nella provincia di Viterbo. Provincia di Viterbo, Assessorato Ambiente. 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