INDICE - UmbraFlor

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INDICE
Introduzione
Pag.
3
CAPITOLO 1 Il verde pubblico: generalità e nuovi approcci per
O¶XVRdelle specie arboree
Pag.
5
1.1 Definizione e funzioni del verde urbano
Pag.
9
1.2 Tipologie di verde pubblico
Pag.
16
1.3 Parchi e alberature stradali
Pag.
24
1.3.1 Funzione delle piante
Pag.
28
1.3.2 Criteri di scelta delle specie e delle varietà
Pag.
32
CAPITOLO 2 /¶2OPR³ODWLIRJOLDQRELOH´SHULOYHUGHSXEEOLFo
Pag.
40
2.1 Inquadramento botanico della specie
Pag.
42
2.2 Varietà tradizionali nel paesaggio italiano
Pag.
44
2.2.1 Caratteristiche ed esigenze colturali
Pag.
46
2.3 Funzione storico-paesaggistica
Pag.
51
2.4 La minaccia della Grafiosi
Pag.
56
2.5 Genotipi resistenti
Pag.
64
2(VSHULHQ]HFRQGRWWHSUHVVRO¶,33&15Gi Firenze
Pag.
72
2.5.2 Caratteristiche dei nuovi cloni brevettati
Pag.
84
2/¶DWWLYLWjGHOO¶Azienda Vivaistica Regionale Umbraflor
Pag.
93
CAPITOLO 3 Casi applicativi di studio
Pag. 101
3.1 Firenze
Pag. 102
3.2 Torgiano
Pag. 121
3.3 Foligno
Pag. 126
1
Conclusioni
Pag. 132
BIBLIOGRAFIA CONSULTATA
Pag. 135
SITOGRAFIA
Pag. 138
2
Introduzione
Lo scopo di questa tesi è stato quello di contribuire a riscoprire una pianta da
tempo divenuta sporadica nel nostro paesaggio quando, sino a poco tempo fa,
era una delle specie dominanti QHOQRVWURSDWULPRQLRDUERUHRHGHOO¶DPELHQWH
rurale italiano.
/¶ROPRGDOSULPRGRSRJXHUUDqVWDWREHUVDJOLRGLXQDGHOOHSLDJJUHVVLYHH
fulminanti malattie (la Grafiosi) che abbia mai colpito una specie vegetale.
1RQRVWDQWHFLzO¶ROPRQRQqPDLVWDWo a rischio di estinzione, anche grazie al
fatto che la malattia colpisce soltanto esemplari di età superiore ai 3 anni.
Tuttavia, questo evento ha fortemente contribuito a ridurre la presenza di una
pianta che, sin dalle origini della nostra civiltà, viveva a stretto contatto con
O¶XRPRYHQLYDXWLOL]]DWDLQRJQLVXDSDUWHSHUDWWLYLWjFRQQHVVHDOODYLWDUXUDOH
SHU O¶DUUHGR XUEDQR H GD VHPSUH q FRQVLGHUDWD XQD GHOOH SLDQWH DUERUHH GL
maggior valore estetico, forestale e funzionale.
Gli studi condotti in questi anni presso la Facoltà di Agraria e le conoscenze
acquisite mi hanno portato a considerare questa pianta soprattutto come
elemento di progettazione del verde ornamentale, da reinserire in taluni
contesti paesaggistici nazionali, considerato anche il legame che unisce questa
specie alle nostre tradizioni, così stretto da indurre vari e numerosi soggetti ed
Enti ad intraprendere attività di salvaguardia e protezione degli ultimi
esemplari rimasti.
Il valore prettamente simbolico e paesaggistico degli olmi contribuisce a
FRQVLGHUDUH TXHVWD VSHFLH XQ LPSRUWDQWH HOHPHQWR GL DUUHGR GHOO¶DPELHQWH
cittadino. In tal senso da anni sono in corso ricerche per migliorare
3
JHQHWLFDPHQWHO¶ROPR DOILQHGLLQGLYLGXDUHVRJJHWWLUHVLVWHQWLDOOD*rafiosi e
agli innumerevoli stress che possono condizionare gli alberi in quel contesto.
,O ODYRUR GL WHVL q VWDWR LQL]LDOPHQWH LQFHQWUDWR QHOO¶LOOXVWUDUH L SUHVXSSRVWL
JHQHUDOLGHOO¶LPSLHJRGHOOHVSHFLHDUERUHHSHUO¶DOOHVWLPHQWRGLYHUGHSXEEOLFR
ed i cULWHUL GL VFHOWD GHOOH SLDQWH SHU O¶DUUHGR FLWWDGLQR ULFRUGDQGRQH OH
principali funzioni.
6XFFHVVLYDPHQWHODWUDWWD]LRQHVLqIRFDOL]]DWDVXOO¶ROPRWUDWWDQGRQHLOHJDPL
con la storia del nostro paese e con le tradizioni, fino ad illustrare le
problematiche connesse con la diffusione della Grafiosi.
/DGHVFUL]LRQHGHOOHULFHUFKHFRQGRWWHSUHVVRO¶,VWLWXWRSHUOD3URWH]LRQHGHOOH
Piante del CNR di Firenze per il miglioramento genetico della specie e delle
attività connesse alla propagazione degli olmi resistenti, effettuate presso il
9LYDLR5HJLRQDOHGHOO¶8PEUDIORUKDQQRIDWWRGDSUHPHVVDDOODSDUWHGHGLFDWD
a tre casi applicativi di utilizzo in ambito urbano dei nuovi cloni brevettati dal
CNR di Firenze.
Il lavoro svolto ha cercato di seguire un percorso che toccasse molti degli
argomenti affrontati nel corso degli studi, con elementi di botanica, di
architettura del paesaggio, di patologia, di arboricoltura, di entomologia, ecc. e
q VWDWR XQ¶RFFDVLRQH SHU FRQWLQXDUH DG DSSUHQGHUH QXRYH QR]LRQL H DG
acquisire ulteriori conoscenze, grazie alla collaborazione di ricercatori ed
esperti di grande spessore professionale.
4
CAPITOLO 1
Il verde pubblico: gHQHUDOLWjHQXRYLDSSURFFLSHUO¶XVRGHOOH
specie arboree
Il paesaggio urbano in cui viviamo esprime la gerarchia di valori sociali ed
economici della società; esso risulta, quindi, essere la sommatoria di numerosi
interventi sul territorio naturale e antropizzato.
Il territorio e la città sono da sempre stati semplicisticamente considerati come
³contenitori´, senza mai percepire che, invece, necessitano di altrettanta
attenzione quanto il loro contenuto.
Se ad orientare i principi di pianificazione e sviluppo sono solo i criteri di
lottizzazione, che stabiliscono la mera distribuzione sul territorio di funzioni e
servizi, sarà VHPSUHSLGLIILFLOHVRGGLVIDUHO¶HVLJHQ]DOHJLWWLPDGHLFittadini di
poter fruire di spazi verdi in ambiente urbano, a cui sia possibile anche
attribuire valenza di elementi strategici per la valorizzazione paesaggistica e di
riqualificazione delle aree ad elevata antropizzazione.
È, quindi, indispensabile procedere nella pianificazione con una rinnovata
metodologia che dimostri di utilizzare il territorio non come semplice
contenitore, ma come un sistema dinamico di componenti ecologiche,
antropiche e paesaggistiche. Il verde non si realizza accidentalmente, ma per
scelta; tali scelte da parte delle amministrazioni comunali sono piuttosto
onerose, SRLFKp LPSOLFKHUHEEHUR O¶DFTXLVWR GHL WHUUHQL GD GHVWinare al verde
pubblico.
5
Un bene costoso per la comunità genera un processo involutivo con la
tendenza a preferire che il terreno rimanga incolto. In Italia, alla base di una
insufficiente diversificazione del verde urbano, sembra prevalere proprio
questa miopia di fondo.
È infatti molto difficile realizzare nuove aree verdi per le nostre città, nelle
quali le uniche aree disponibili sono in genere zone dismesse o bonificate da
insediamenti ex industriali; si tratta, perciò, di operare scelte coraggiose come
quelle di limitare lo sviluppo immobiliare per dare spazio al verde pubblico.
Tuttavia, siamo nella necessità, come ai tempi della prima industrializzazione
inglese, di dover destinare aree di pregio a funzioni e necessità pubbliche
FRPH
OD
VDOXWH
O¶LJiene,
la
climatizzazione
e
lo
svago
(www.cittapossibilecomo.org).
La diffusione del verde in città è un elemento di grande importanza al fine di
migliorare la qualità della vita; quindi, una maggiore diversificazione degli
spazi a verde sarebbe opportuna SHU O¶RUJDQL]]D]LRQH GL XQD FRPSOHWD
copertura dei servizi verdi urbani e dei loro benefici.
/¶LQVLHPHGLWXWWLJOLVSD]LDYHUGHSUHVHQWLLQFLWWjHODFUHD]LRQHGLQXRYHDUHH
collegate tra loro da corridoi naturalistici costituisce il sistema del verde
urbano. Esso comprende tutti gli spazi aperti a componente naturale di grado
più o meno elevato; rappresenta, quindi, una vera e propria risorsa
multifunzionale per la città e per i suoi abitanti e può assumere il ruolo di
strumento di riqualificazione, continuità e integrazione tra la diffusione
edilizia e gli ambienti naturali circostanti (AA.VV., 2010).
2OWUH DG DEEUDFFLDUH WXWWH OH DUHH YHUGL DOO¶LQWHUQR GHOOD FLWWj creando
interconnessioni attraverso corridoi naturalistici o viali alberati, il sistema del
verde urbano costituisce anche un collegamento con le aree rurali posizionate
6
nella periferia urbana, creando cosi una continuità paesaggistica tra città e aree
periurbane (OCS, 2007).
'HFLGHUH GL FUHDUH XQ¶area verde è un evento importante, poiché significa
creare un patrimonio pubblico e modificare gli spazi; posizionare alberi e zone
a verde significa lasciare una chiara impronta sul territorio che ne conferisce
forma, struttura e vincoli al pari degli edifici.
Gli elementi chiave che guidano una buona progettazione urbanistica a verde
sono le idee e le misure.
Le buone idee sono quelle che conoscono le esigenze dei cittadini e le sanno
tramutare in spazi e composizioni vegetali esteticamente e funzionalmente
efficienti. Le buone misure sono fondamentali in fase di progetto e impianto e
sono necessarie per la buona riuscita e la permanenza del verde; applicare
buone misure, significa progettare con cognizione dei cicli biologici nello
spazio e nel tempo (www.cittapossibilecomo.org).
Il verde è un elemento vivo che ha esigenze specifiche di spazio occupato, di
periodi
di
crescita
e
di
formazione,
differentemente
dalle
opere
architettoniche. Gli impianti devono quindi essere progettati in relazione alla
forma e alle dimensioni finali delle specie utilizzate (Fig. 1), commisurando i
materiali al luogo e applicando fattori agronomici, variabili in relazione alla
continuità e alla permanenza nel tempo dei fattori che garantiscono sviluppo e
sanità.
Altro elemento fondamentale per la creazione di un sistema del verde urbano è
OD FRQVDSHYROH]]D GHOO¶DWWXDOH SDWULPRQLR YHUGH, per poter riqualificare o
conservare aree già esistenti. Il patrimonio verde esistente in una città è una
ricchezza collettiva e pubblica, al pari di un bene culturale e storico, che deve
essere gestita e guidata con le migliori tecniche colturali e manutentive. Il
censimento qualitativo e quantitativo del verde urbano è uno strumento
7
indispensabile che deve essere sempre aggiornato al fine di pianificare gli
interventi di manutenzione e per una progettazione ben strutturata.
Figura 1: esempio di cattiva progettazione del verde con alberate di Acer
platanoides adulti mal distanziati.
In seguito al censimento si deve elaborare un piano pluriennale di gestione del
verde, che riprende le osservazioni rilevate e quelle del piano di sviluppo del
verde e le traduce in un piano operativo e gestionale, secondo le indicazioni
economiche-amministrative e un piano di incremento e pianificazione del
verde pubblico. Tale strumento operativo persegue la finalità di collegare e
organizzare la situazione attuale e quella futura del patrimonio verde
comunale, al fine di fornire un servizio migliore ai cittadini e un ambiente
armonico con il paesaggio circostante.
Tuttavia, senza norme di base, il piano pluriennale servirebbe a ben poco; per
questo si rende necessario anche codificare in norme la buona gestione del
verde, andando a realizzare il Regolamento del verde.
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Questo strumento è un testo di norme, prescrizioni e sanzioni che integra il
testo di organizzazione delle azioni in campo urbanistico; una volta approvato
in Consiglio comunale, assume il ruolo di piano di settore per il verde o per le
aree verdi (www.cittapossibilecomo.org).
1.1 Definizione e funzioni del verde urbano
,OYHUGHXUEDQRQHOO¶XVRFRUUHQWHWHQGHVSHVVRDGDVVXPHUHVLJQLILFDWLGLYHUVL
e molto vaghi, comprendendo sia spazi aperti senza aspetti progettuali
particolari, sia spazi accuratamente progettati. Sono molte le definizioni di
verde urbano che si possono trovare, ma la più ampia e attinente possibile è
quella che lo identifica come qualsiasi spazio progettato, interessato ±in tutto
o in parte- da aspetti vegetazionali e regolarmente soggetto a manutenzione
(Zoppi et al., 2007).
Il verde urbano è, dunque, essenzialmente uno spazio aperto attrezzato per
supplire o integrare ruoli specifici delle aree verdi.
La scoperta del problema del verde urbano in Italia appartiene alla seconda
metà del XX secolo; il fenomeno è abbastanza tardivo rispetto alle altre
esperienze europee e americane, e spiegabile con il prevalere della cultura
urbana su quella contadina.
Il movimento di sostegno alla creazione dei parchi urbani ha avuto origine in
,QJKLOWHUUD DOOD ILQH GHO 6HWWHFHQWR LO SULPR JUDQGH HVHPSLR IX O¶DSHUWXUD GL
Hyde Park (Fig. 2), un bosco di proprietà reale che nel 1635 fu destinato ai
cittadini. Tra il 1833 e il 1843 si assiste al passaggio nel parlamento inglese di
9
una serie di leggi che destinarono denaro pubblico alla creazione di parchi e
giardini in varie città industriali. Tra il 1840 e il 1860 a Parigi iniziò un grande
cambiamento di pianificazione della città con la creazione di vari parchi di
JUDQGLGLPHQVLRQLFRQO¶DEEDWWLPHQWRGLYHFFKLHGLILFLHFRQYDULHERQLILFKH
furono aperti ampi Boulevard alberati che dalla periferia portavano verso il
centro della città.
Figura 2: veduta aerea di Hyde Park, uno dei grandi parchi creati nel centro di
Londra (www.luxuryrealestate.com).
Il movimento ottocentesco dei parchi urbani trovò negli Stati Uniti il terreno
più fertile, dove si sviluppò più che in ogni altro luogo. Qui non vi era ne la
tradizione ne la disponibilità di parchi reali, il che ha reso lo sviluppo ancora
più significativo. 1HOOD FLWWj GL %RVWRQ XQ¶DVVRFLDzione di cittadini, acquistò
XQ¶area di 50 ettari per ampliare il cimitero locale, il quale divenne presto
10
meta di visitatori e parenti dei defunti che vi passavano la giornata con pic-nic
DOO¶DSHUWR Lo stesso successo di Central Park a New York (Fig. 3) convinse
tutti gli Stati Uniti della necessità di realizzare aree verdi attrezzate per il
tempo libero e in pochissimo tempo tutte le città si dotarono di parchi urbani.
Figura 3: vista suggestiva di Central Park, unico grande parco del centro di
Manhattan (http://fdeluca.wordpress.com).
Dal 1850 si diffuse il nuovo concetto di parco denominato ³%RVWRQ 3DUN
System´, una catena di parchi urbani uniti tra loro a formare un esteso
corridoio verde, un modello che tuttora domina nella progettazione del verde
urbano negli Stati Uniti (www.cittapossibilecomo.org).
La necessità di creare aree verdi attrezzate al servizio dei cittadini, si fece
sentire in Italia intorno al 1950-60, dove le amministrazioni locali si trovarono
iPSUHSDUDWH QHOO¶DFFRJOLHUH QXRYL FLWWDGLQL, che nel dopoguerra cominciarono
ad immigrare dalle campagne, e DGDUHORURLVHUYL]LULFKLHVWL1HJOLDQQL¶VL
prese coscienza del problema e le amministrazioni cominciarono a rapportarsi
11
con il tema della qualità della vita urbana; la richiesta di verGHDOO¶LQWHUQRGHOOH
città è andata sempre più aumentando, prima con semplici manifestazioni di
disagio, poi con richieste sempre più specifiche (Sanesi e Lafortezza, 2002).
Al formarsi di questa nuova cultura del verde hanno contribuito alcune
FRQTXLVWH GHOO¶urbanistica italiana che si sono trasformate in provvedimenti
legislativi; primo fra tutti il DM 2 aprile 1968 n. 1444 sugli standard
urbanistici che hanno imposto un minimo di 9 mq di verde attrezzato e
sportivo per abitante. A quaranta anni di distanza possiamo però constatare
come questo standard minimo non sia rispettato in tutte le città o sono stati
effettuati allestimenti a verde in modo episodico e non coordinato,
presentando ampie lacune rispetto alla qualità e alla gestione (Zoppi et al.,
2007).
Nel tempo il dibattito sul verde urbano si è arricchito, introducendo il fattore
della qualità insita ed interna agli spazi verdi, fino a rintrodurli come forme
artistiche in grado di riproporsi come riqualificazione di parti di città o
DGGLULWWXUDGLULGHILQLUQHO¶LPPDJLQHFRPSOHVVLYD
A oggi, è opinione comune il fatto che il verde in città svolga molteplici
funzioni, di cui fruire a basso costo; affermazione questa da tempo sostenuta e
studiata da diverse discipline scientifiche. Il verde urbano deve essere
considerato come una grande opera pubblica, ideale per uno sviluppo
sostenibile.
Analizziamo ora le principali funzioni svolte dalla vegetazione in un contesto
cittadino:
Riequilibrio ambientale
x Miglioramento climatico: è noto il fatto che la WHPSHUDWXUDGHOO¶DULDLQ
città sia superiore a quella di aperta campagna, per via del fenomeno
12
FRQRVFLXWR FRPH µLVROD GL FDORUH¶ FDXVDWR GDOOD SUHVHQ]D GL SDOD]]L
edifici e dalle supeUILFLVFXUHGHOO¶asfalto, le quali accumulano calore e
ORUHVWLWXLVFRQRDOO¶DPELHQWHFLUFRVWDQWH. Per rimuovere questa cappa di
calore è necessario creare delle correnti che portino aria fresca dalle
periferie al centro.
Le aree verdi, se disposte gradualmente dalla periferia al centro della
città, creano una differenza di temperatura che genera ventilazioni
ULFDPELDQGRO¶DULD
Oltre alla ventilazione, il verde ha anche un effetto più immediato sul
clima che è quello del semplice ombreggiamento, il quale, sommato
alla filtrazione umida (DWWUDYHUVR O¶HYDSRWUDVSLUD]LRQH), determina
XQ¶LQIOXHQ]DVXOFOLPDveramente rilevante.
x Risparmio energetico: è una diretta conseguenza della mitigazione del
clima; soprattutto nel caso di verde usato come copertura degli edifici
o come verde pensile, in estate si può avere un risparmio nei consumi
energetici del 15% per rinfrescare e di oltre il 30% in inverno per il
riscaldamento.
x 3XULILFD]LRQH GHOO¶DULD:
anche
qui
in
parte
contribuisce
il
miglioramento climatico, poiché lD IRUPD]LRQH GL FRUUHQWL G¶DULD fa sì
FKHO¶DULDFDOGDHULFFDGLSROYHULLQTXLQDQWLsi muova più rapidamente
YHUVR O¶DOWR DQFKH VH questo effetto non basta da solo a risolvere il
SUREOHPD GHOO¶LQTXLQDPHQWR 7XWWDYLD OD presenza delle piante può
contribuire a ridurre il livello di ଶ , fissandola nei propri tessuti, e
molte piante resistenti allo smog possono intercettare le polveri e
OLPLWDUH LO OLYHOOR GL R]RQR (¶ LPSRUWDQWH TXLQGi conoscere bene le
13
specie con cui si opera e bisogna scegliere quelle che meglio si
adattano DOO¶DWPRVIHUDFLWWDGLQD (caratterizzate da rami densi, fogliame
fitto, foglie numerose e rugose).
x Attenuazione dei rumori: in caso di grandi volumi di traffico sono
utilissime le barriere verdi, di varia forma o grandezza, per proteggere
dai rumori, in quanto la vegetazione e il modellamento del suolo
deviano e disperdono le vibrazioni sonore.
x Regimazione delle acque: sia quelle meteoriche che quelle del
VRWWRVXROR YHQJRQR DVVRUELWH GDOO¶DWWLYLWj UDGicale e ciò consente un
deflusso più graduale. Altro effetto importante sulle acque meteoriche
qO¶LQWHUFHWWD]LRQHGHOODSLRJJLDGDSDUWHGHOOHIRJOLH che può rallentare
HFRQWHQHUHJOLHIIHWWLGHOODFRUULYD]LRQHIDYRUHQGRO¶LQILOWUD]LRQHQHOOH
superfici permeabili.
Le aree verdi possono anche fungere da sistemi di raccolta e
depurazione delle acque per le zone circostanti con sistemi di
³Iitodepurazione´.
x Miglioramento del suolo: le radici migliorano la struttura del suolo e
DJHYRODQR XQ¶intensa attività microbica, oltre a mantenere unito il
terreno e limitare il dissesto idrogeologico.
x Incremento della biodiversità: migliorando sia quella vegetale che
quella animale. I parchi costituiscono una nicchia ecologica che può
essere connessa con gli habitat circostanti da corridoi ecologici
favorendo la circolazione delle specie.
14
Riequilibrio paesaggistico
x Ricostruzione paesaggistica: per meglio dire, ricostruzione della
ruralità. Il paesaggio rurale costituisce più il perimetro che il cuore
delle città, ma è comunque una componente determinante di esse.
Pensiamo a tutti i paesaggi tradizionali presenti nel nostro Paese,
importanWLVVLPL XQ WHPSR SHU O¶HFRQRPLD questi elementi vanno
conservati e mantenuti efficienti nel tempo.
x Sociale e ricreativa: il verde in città costituisce una rivincita di
possesso della collettività sulla individualità, dove i cittadini passano il
loro tempo libero rilassandosi e relazionandosi gli uni con gli altri.
x Sanitaria: la ricerca scientifica ha evidenziato il ruolo fondamentale
degli spazi verdi urbani nel promuovere comportamenti di vita più sani
e sostenibili; sono essenziali per prevenire molti problemi di carattere
sanitario dalle popolazioni più giovani a quelle più anziane.
Il verde produce effetti benefici soprattutto a livello psicologico, al
punto di mostrare effetti positivi anche in ambito ospedaliero, dove i
malati che usufruiscono di aree verdi attrezzate durante la loro
convalescenza sembrano trarre vantaggio in senso terapeutico.
x Arredo urbano: è il modo di funzione più evidente e intuitivo. Il verde
FRVWLWXLVFH O¶HOHPHQWR TXDOLILFDQWH GL RJQL WLSR G¶LQWHUYHQWR H XQD
condizione di dignitoso decoro urbano. Con diversi colori, forme e
portamenti, le piante riescono ad abbellire e migliorare il paesaggio
urbano; questo anche grazie alla loro capacità di costituire barriere
visive che mitigano la presenza ingombrante di edifici e costruzioni.
15
x Economica: la vegetazione urbana può avere un effetto importante
VXOO¶DXPHQWR GHO YDORUH LPPRELOLDUH ,QROWUH OD VLVWHPD]LRne di spazi
verdi in aree della città destinate ad attività commerciali può
LQIOXHQ]DUHSRVLWLYDPHQWHO¶DWWLYLWjHFRQRPLFDULFKLDPDQGRXQQXPHUR
maggiore di utenti.
x Storico-culturale: nei casi di giardini storici o alberi secolari, il verde
costituisce anche un punto di riferimento storico, al punto da creare
anche un legame affettivo con le popolazioni che da generazioni hanno
vissuto sotto la loro ombra.
(AA.VV.,
2010;
Lorusso
et
al.,
2007;
www.cittapossibilecomo.org;
www.paesaggio.net).
1.2 Tipologie di verde pubblico
La multifunzionalità del sistema del verde di una municipalità risiede
nelle sue differenti caratteristiche ambientali, ecologiche, infrastrutturali,
urbanistiche, economiche e sociali. Pertanto diventa necessario
analizzare le aree verdi secondo una modalità di classificazione elaborata
per evidenziare gli specifici requisiti di funzionalità.
Tale classificazione considera gli aspetti bioecologici e funzionali
connessi alla struttura vegetale. Il sistema del verde ingloba strutture
vegetali molto diverse, le cui superfici comprendono spazi aperti a
componente naturale di diverso grado. Queste diverse strutture devono
16
saper interpretare al meglio le richieste del cittadino che ne usufruisce,
quali:
1. la capacità di recupero degli ambienti urbani (azione di filtro verso
gli agenti inquinanti, bonifica dei territori);
2. migliorare la qualità della vita (relax, tempo libero, fitoterapia,
SVLFRORJLDGHOO¶DPELHQWH
3. fDYRULUH O¶LQWHJUD]LRQH GHO SDHVDJJLR FRVWUXLWR FRQ OR VSD]LR
aperto.
(Mengoli, 2005).
I principali ordini di verde, che raggruppano le differenti tipologie per il
contesto in cui vengono allestiti e soprattutto lo scopo, sono
essenzialmente tre: Verde di arredo, Verde funzionale e Verde privato
(Tab.1).
Tabella 1: tipologie essenziali di verde urbano.
Giardini storici, Giardini urbani, Giardini pubblici
Verde di arredo
Parchi pubblici, Verde di quartiere, Orti urbani
Verde stradale, Aiuole
Verde parietale, Giardini pensili
Sportivo
Verde funzionale
Scolastico
Sanitario
Cimiteriale
Verde privato
17
Verde di arredo
Si intende il verde che deve svolgere funzioni igenico-sanitarie, sociali e
ricreative, protettive, estetico-architettoniche, culturali, ecc., allo scopo di
migliorare le condizioni insediative delle aree urbane. Si riconoscono in questa
categoria:
x Giardini storici: si tratta di aree, non di recente impianto, strettamente
legate a fatti storico-culturali connessi alla città; sono considerate opere
G¶DUWHHVDWWDPente come i monumenti cittadini e necessitano, quindi, di
una gestione accurata in concomitanza con il restauro dei manufatti
storici in essi presenti.
x Giardini urbani: sRQRJUDQGLVSD]LSXEEOLFLGRYHO¶HOHPHQWRdominante
qO¶RUJDQL]]Dzione formale della vegetazione; DOO¶LQWHUQRYLVLSRVVRQR
inserire alcune strutture specifiche di tipo sportivo, culturale, botanico e
ricreativo.
x Giardini pubblici: pur avendo dimensioni ridotte, possono essere
definiti anche come ³YHUGH GL TXDUWLHUH´ rappresentato da diverse
tipologie:
o Aree verdi con funzione decorativa di edifici pubblici.
o Giardini pubblici con funzione ricreativa per le residenze che li
circondano (Fig. 4).
o Aree verdi in spazi residenziali connotati come pubblici per la
presenza di qualche albero, aiuola o panchina.
18
Figura 4: giardinetto pubblico inserito al centro di un complesso abitativo
(Mengoli, 2005).
x Parchi pubblici: si tratta di aree verdi più o meno estese, posizionate ai
margini o interne alla città, che svolgono funzione ricreativa, igienica,
ambientale e culturale (Fig. 5). Possono essere caratterizzati dalla
suddivisione in zone con diverse funzioni.
x Verde di quartiere: sono piccole aree di verde attrezzato diffuse in
diversi punti del tessuto urbano. Sono generalmente utilizzate dagli
abitanti della zona con funzione ricreativa, di svago e di incontro; per
TXHVWRVRQRPXQLWHGLDUHHGLVRVWDHQXPHURVH]RQHG¶RPEUDROWUHDOOH
aree pavimentate munite di giochi per bambini. Il progetto di questi
impianti è molto semplice con alberi, arbusti e prato, eliminando le
barriere architettoniche.
19
Figura 5: esempio di Parco pubblico ai margini del centro urbano (Mengoli,
2005).
x Verde
stradale:
componente
essenziale
del
verde
urbano,
è
generalmente formato da alberi e arbusti che ornano strade, viali, piazze
con funzione di arredo (Fig. 6); con il tempo influiscono anche
sulO¶HVWHWLFDsulO¶aspettoVXOO¶ecologia e incidono sul valore economico
GHOO¶DPELHQWH
I viali alberati, di frequente, sono connessi con la storia della città e
costituiscono un patrimonio da salvaguardare; in tal caso vanno
considerati alla stessa stregua dei giardini storici, con controlli e
trattamenti di riguardo.
20
Figura 6: alberatura stradale di specie varie (Tilia cordata, Fraxinus excelsior,
Carpinus betulus) (www.comune.portogruaro.ve.it)
x Aiuole: sono piccole aree verdi di EDVHGHOO¶DUUHGRXUEDQRSRVL]LRQDWH
ovunque; spesso fungono da aiuole spartitraffico (utili per gli
DXWRPRELOLVWLSHUFKpULSRVDQRODYLVWDHGLPLQXLVFRQRO¶LPSDWWRGHLIDUL
notturni) e arredo per monumenti, piazze e parcheggi. Sono esposte a
condizioni ambientali molto difficili: per questo motivo bisogna ridurre
al minimo i costi di manutenzione e gestione, ricercando specie
rustiche, di facile adattabilità e con un rapido effetto ricoprente.
x Verde parietale o muri vegetali: questo allestimento, fino ad oggi poco
utilizzato rispetto agli altri, q O¶XQLFR FKH QRQ SUHYHGH XQD IUXL]LRQH
diretta da parte dei cittadini, poiché VLFRQFUHWL]]DQHOO¶utilizzo di piante
rampicanti per colonizzare le pareti verticali degli edifici.
21
x Giardini
pensili:
una
tipologia di verde da noi poco
diffusa,
ma
destinata
ad
comunque
una
grande
espansione. Mirano a creare
giardini e angoli di verde
sulla sommità degli edifici
industriali,
residenziali
o
O¶impianto
di
pubblici.
Richiedono
specie arboree, arbustive ed
erbacee con apparato radicale
abbastanza superficiale, per
via delle limitazioni dello
strato di suolo utilizzabile
(Fig. 7). Oltre a tutti i
Figura 7: giardino pensile su un complesso
industriale (www.optimagiardinipensili.it).
vantaggi igienici e sanitari connessi al verde, queste strutture
permettono anche un notevole risparmio energetico per gli edifici stessi.
x Orti urbani: sono una tipologia di spazio verde sempre più diffusa
anche in Italia e costituiscono un ottimo modo per diffondere il verde
DQFKHDOO¶LQWHUQRGei nuclei familiari. L¶RELHWWLYRSULQFLSDOHqTXHOORGL
promuovere un agricoltura fatta dal cittadino; in questo modo si
possono recuperare efficientemente anche i più angusti e degradati
angoli di terra, riportandoli a far parte di un sistema di verde diffuso.
22
Verde funzionale
Come suggerisce lo stesso termine, si tratta di verde pubblico allestito in
funzione di determinate esigenze e che svolge specifiche funzioni.
x Verde sportivo: costituisce il completamento degli impianti sportivi;
serve per isolare i campi da gioco e abbellirli, in modo da garantire una
FHUWD WUDQTXLOOLWj /¶elemento principale di questa tipologia di verde
sono i tappeti erbosi, i quali sono soggetti a intenso calpestio; a tale
scopo esistono miscugli appositamente predisposti per sopportare una
intensa usura. Tale tipo di impianti necessitano di una buona
progettazione e di un¶ottima manutenzione.
x Verde scolastico: si tratta di spazi aperti annessi agli edifici scolastici
con una duplice funzione: di PLJOLRUDPHQWRGHOODTXDOLWjGHOO¶DPELHQWH
sia a livello estetico che sanitario, e di luogo di interazione e
apprendimento per i bambini. In fase di progettazione è richiesta una
certa attenzione, in particolare sulle specie da utilizzare tenendo conto
della fascia di età degli utenti, poiché variano le esigenze sia strutturali
che vegetali.
In genere è bene selezionare specie che producano stimoli visivi e
sensoriali, evitando piante con frutti velenosi, aghi pungenti, radici
affioranti, foglie irritanti, ecc., che potrebbero costituire un pericolo per
i bambini più piccoli.
x Verde sanitario: qXHVWRWLSRGLYHUGHqVWUHWWDPHQWHOHJDWRDOO¶DPELHQWH
ospedaliero e delle case di cura. In questi ambienti la funzione igienica
ha la primaria importanza; in alcuni casi i benefici salutari portati dalle
23
SLDQWHKDQQRXQ¶LPSRUWDQ]DPDJgiore, come ad esempio per i pazienti
con patologie neuro psichiatriche, ipertensive o polmonari.
x Verde cimiteriale: in questo caso le piante svolgono un importante
funzione culturale e ambientale, aiutando a rendere più gradevole un
luogo generalmente triste e contribuisce a conservare un equilibrio
ambientale e sanitario.
Verde residenziale e privato
Presente soprattutto nelle zone di recente espansione urbana, è variamente
articolato nelle forme, funzioni e composizioni specifiche. Il diffondersi
GHOO¶DWWLYLWjHGLOL]LDIDVRUJHUHXQDVHULHGLSUREOHPLOHJDWLDOO¶XUEDQL]]D]LRQH
In tali aree il verde deve trovare il suo spazio dignitoso e soprattutto nelle
nuove progettazioni deve essere previsto un adeguato arredo. Il Piano e il
Regolamento del verde dovrebbero suggerire al privato i giusti criteri di
progettazione, in modo da poter riscontrare gli indirizzi promossi e seguiti dal
verde pubblico anche in quello residenziale.
(AA.VV., 2010; Lorusso et al., 2007; Mengoli, 2005; www.paesaggio.net)
1.3 Parchi e alberature stradali
Nonostante la grandissima varietà di spazi verdi oggi presenti, quelli più
XWLOL]]DWL H SL GLIIXVL SHU O¶DPELHQWH XUEDQR VRQR VLFXUDPHQWH L parchi e le
alberature stradali, che rappresentano gli elementi indispensabili per creare
quello che abbiamo definito come Sistema del verde pubblico. Infatti, per
24
creare un¶LGHDOH rete di spazi verdi sono necessari parchi diffusi in tutto il
territorio, collegati tra loro da una maglia di elementi lineari (filari), in modo
che i cittadini possano percorrere il sistema immersi in un contesto verde
quanto più isolato dalla città e dal traffico.
Il concetto della rete verde diffusa è fondamentale per creare un sistema del
verde ben pianificato e integrato con la città; senza questa impostazione,
avremmo una serie di aree verdi a macchia di leopardo che permettono la
fruizione solo ad una parte della popolazione, isolandone un'altra (OCS,
2007). Se la rete è ben progettata e gestita, diventa anche promotrice di uno
stile di vita più sano e indipendente da quelle che sono alcune malsane routine
urbane, sollecitando i cittadini a muoversi a piedi o in bicicletta piuttosto che
in auto (Fig. 8).
Figura 8: viale alberato polivalente ben progettato, promotore di stili di vita più sani
(http://xoomer.virgilio.it).
25
I parchi costituiscono spazi a verde molto a contatto con i cittadini, poiché è
qui che essi trascorrono diverso tempo libero e si relazionano con gli altri;
perciò necessitano di un accurata progettazione, basata sulla scelta delle specie
più adatte e funzionali al contesto, ma soprattutto di una gestione e un
controllo specifici e costanti nel tempo.
Le aree interessate possono essere di piccole, medie o di grandi dimensioni; in
TXHVW¶XOWLPR FDVR GLYHQWDQR GHL YHUL H SURSUL SROPRQL YHUGL. In aree di
espansione periurbana, razionalmente pianificate, il verde dei parchi può
assumere anche un ruolo di integrazione e di sostituzione del sistema agricolo
e forestale, diventando cosi un elemento di caratterizzazione ambientale e di
mitigazione del clima urbano (www.paesaggio.net).
I parchi rappresentano un valido strumento per il riequilibrio di un ecosistema
fortemente sbilanciato a livello ecologico come quello urbano, poiché
FRQVHQWRQR O¶LQVHGLDPHQWR H OD PLJUD]LRQH GL XQD ULFFD IDXQD DXPHQWDQGR
notevolmente una biodiversità ridotta ai minimi termini.
Come accennato, elemento indispensabile per assicurare la piena fruibilità ed
efficienza di un parco è la manutenzione. Un parco, essendo in perenne
contatto con la popolazione, richiede un certo canone estetico, ma soprattutto
un certo livello di sicurezza conseguibile attraverso il censimento e un
monitoraggio accurato (www.cittapossibilecomo.org). Nel caso dei parchi
storici, le piante vanno monitorate periodicamente per verificarne lo stato
fitosanitario, e, nel caso in cui vi siano piante pericolose, è necessario
intervenire con la sostituzione immediata.
Per collegare tra loro questi polmoni verdi diffusi nel territorio urbano, sono
necessari elementi lineari, che in ambito rurale chiamiamo ³corridoi
ecologici´, utili per collegare tra loro diversi ecosistemi.
26
Gli unici elementi lineari che troviamo in città sono le strade. I viali cittadini,
però, rappresentano anche O¶DPELHQWHSLRVWLOHDOODYLWDGHOOHSLDQWHLQTXDQWR
esse sono VRWWRSRVWH DOO¶D]LRQH GL numerosi agenti inquinanti e alle
conseguenze della cementificazione diffusa lungo le arterie urbane.
UQ¶DFFXUDWDSURJHWWD]LRQHGLYHQWDTXLIRQGDPHQWDOHSHUlimitare condizioni di
stress delle piante che produrrebbero conseguenze deleterie per la stessa
vegetazione (Fig. 9).
In ultima analisi bisogna considerare che essendo il sistema del verde una
sorta di integrazione della città con il paesaggio circostante, la scelta delle
specie arboree e arbustive da inserire gioca un ruolo determinante, proprio
SHUFKp O¶LQWHJUD]LRQH q XQ YDORUH LQVLWR QHO FRQFHWWR GL VLVWHPD GHO YHUGH
urbano (Micheli, 2008).
Figura 9: esempio di un alberatura che non svolge a pieno le sue funzioni, condizionata
da infrastrutture e traffico (Micheli, 2008).
27
1.3.1 Funzione delle piante
Per una corretta selezione delle specie da impiantare in un ambiente urbano
bisogna innanzitutto considerare le funzioni che esse dovranno svolgere e in
TXDOHFRQWHVWR(¶TXLQGLEHQH operare una precisa distinzione tra le funzioni
svolte dalle piante nei parchi o nelle alberature stradali.
Funzione estetica:
x Parchi: è l¶DVSHWWRSLLPPHGLDWRFKHVLFRQVLGHUDQHOO¶DOOHVWLPHQto del
verde urbano in generale. Nei parchi pubblici essa può essere
enfatizzata ed espressa nel miglior modo possibile dai progettisti, data
O¶DVVHQ]DGLUHVWUL]LRQLDUFKLWHWWRQLFKHQHOO¶DPELWR in cui si opera.
x Alberature: molto simile alla funzione svolta nei parchi. L¶HVWHWLca in
un contesto stradale trova, però, condizioni di vita avverse, che
condizionano O¶XWLOL]]RGLalcune specie vegetali; rimane, in ogni modo,
la necessità di abbellire e rendere piacevole quello che forse, senza la
SUHVHQ]D GL XQ¶alberatura, potrebbe essere un ambiente esteticamente
limitato.
Funzione igienica:
x Parchi: per chi usufruisce dei parchi pubblici, il primo scopo è quello di
sostare DOO¶DULDDSHUWDLQXQDPELHQWHVDQRDOULSDURGDOO¶LQTXLQDPHQWR
cittadino e godere degli effetti benefici portati dalle piante.
x Alberature: nHOO¶DPELWR VWUDGDOH q PROWR GLIILFLOH creare un ambiente
sano e salutare, a causa del diretto contatto con alcune delle principali
28
fonti di inquinamento atmosferico e acustico. Grazie ad un adeguata
disposizione e scelta delle specie arboree è possibile ridurre o limitare
tale inquinamento.
Funzione ombreggiante:
x Parchi: nei parchi le piante tendono ad avere un portamento più espanso
SHU RPEUHJJLDUH O¶DUHD SL DPSLD SRVVLELOH VRSUDWXWWR QHL PHVL HVWLYL,
durante i quali i FLWWDGLQL FHUFDQR OXRJKL IUHVFKL DO ULSDUR GDOO¶LVROD GL
calore cittadina.
x Alberature: anche in questo caso la pianta svolge lo stesso tipo di
funzione, migliorando le condizioni climatiche nelle stagioni estive e
UHQGHQGR O¶DPELHQWH XUEDQR SL JUDGHYROH 7DOH IXQ]LRQH SHUz SXz
HVVHUH FRQGL]LRQDWD GDOO¶HVLJHQ]D WHFQLFD GL limitare lo sviluppo delle
chiome.
Funzione isolante:
x Parchi: la vegetazione, in particolare quella ai margini dei parchi, ha lo
scopo di isolare O¶LQWHUQR GHOO¶DUHD YHUGH GDO FDRV H GDL UXPRUL GHO
traffico.
x Alberature: si tratta di una funzione svolta prevalentemente a favore dei
fruitori (a piedi o dei percorsi ciclabili) e lo scopo del verde è quello di
separare il traffico stradale da quello pedonale.
29
Funzione attenuante:
x Parchi: collegata alla funzione isolante, attraverso la mitigazione
GHOO¶LPSDtto dovuto alla presenza di edifici, interni o esterni al parco, è
LPSRUWDQWHSHUPDQWHQHUHXQDFRQWLQXLWjSDHVDJJLVWLFDDOO¶LQWHUQRGHOOH
aree verdi.
x Alberature: la mitigazione attribuibile al verde nei viali stradali è molto
simile a quella dei parchi poiché, in questo caso, si cerca soprattutto di
isolare visivamente il contesto esterno (palazzi o edifici industriali); sia
SHUJOLDXWRPRELOLVWLFKHSHUDOWULWLSLGLIUXLWRULO¶DWWHQXD]LRQH di fonti
di luce intensa o forme ed oggetti che possono disturbare la guida può
avere dei benefici effetti.
Funzione ecosistemica:
x Parchi: ampie aree verdi costituiscono un serbatoio indispensabile per
la biodiversità vegetale e per il ripristino di un ecosistema naturale
altrimenti inesistente. 'DTXLO¶LPSRUWDQ]DGLLQVHULUHXQDYDVWDJDPPD
GL VSHFLH DXWRFWRQH DOO¶LQWHUQR GL DPSLH DUHH SHU FUHDUH XQD VRUWD GL
giardino botanico.
x Alberature: differentemente dai parchi, le alberature interpretano un
alWUR UXROR QHOO¶HFRVLVWHPD FLWWDGLQR RYYHUR TXHOOR GL FRUULGRL
ecologici, in cui la continuità e la fittezza della vegetazione diventa
essenziale per i cittadini e la microfauna urbana.
30
Funzione culturale:
x Parchi: la funzione culturale è soprattutto legata a parchi storici, dove le
piante secolari, in particolare, costituiscono un simbolo per la
popolazione. Le aree verdi di recente impianto invece, se progettate
seguendo una certa continuità paesaggistica, creano una sorta di identità
cittadina e un sentimento di appartenenza.
Funzione educativa:
x Parchi: per la popolazione, soprattutto delle fasce di età più basse, il
contatto con elementi che sono costitutivi anche delO¶DPELHQWHQDWXUDOH
può rappresentare un momento di apprendimento e di sensibilizzazione
nei confronti del verde.
Funzione paesaggistica:
x Parchi: questa è una delle funzioni più importanti ma allo stesso tempo
più difficili da realizzare, al fine di conseguire il più possibile un
collegamento tra il verde urbano e quello periurbano, fino al verde
naturale dei territori lontani dalle attività antropiche.
Funzione visiva:
x Alberature: un alberatura lineare, FKHDOO¶RUL]]RQWHVLDSUHDOODYLVWDGL
chi la percorre, è il modo migliore per indirizzare lo sguardo dei fruitori
verso elementi caratteristici come monumenti o VLWL G¶LQWHUHVVH. Un
viale stradale è sicuramente la struttura verde che meglio svolge il ruolo
di incanalatore della vista; questa funzione può essere riproposta anche
in un contesto diverso da quello stradale.
31
Funzione protettiva
x Alberature: oltre ad essere un ambiente ostile e malsano, quello stradale
purtroppo è anche pericoloso. Per questo, ampie e fitte alberate con
marciapiedi e piste ciclabili ben gestite e isolate, delimitano passaggi
sicuri per chi deve spostarsi in città senza automezzi.
1.3.2 Criteri di scelta delle specie e delle varietà
/D VFHOWD GL XQ DOEHUR q XQ¶operazione molto complessa in quanto deve
rispondere a numerosi fattori contemporaneamente. Valutate, quindi, le varie
funzioni svolte dalle piante negli specifici contesti, possiamo individuare i
criteri per la selezione delle specie da impiegare che meglio soddisfano le
esigenze di impianto.
Sarà necessario considerare tre criteri essenziali: O¶estetica, O¶ambiente e la
gestione. Relativamente a tali criteri di scelta, si potrà disporre di un certo
numero di specie idonee alle diverse situazioni entro cui individuare quelle più
adatte da impiantare nel contesto considerato.
Analizzando i principali caratteri estetici e dimensionali, il portamento è uno
degli elementi che meglio consente di individuare un albero, perché ne
determina la forma. La chioma attribuisce ad ogni albero una propria
fisionomia e il portamento è dato GDOO¶LQVLHPH GHOOD FKLRPD H GHlla struttura
portante, FLRqGDOO¶LPSDOFDWXUDGDWDGDO tronco e dai rami. Esso va determinato
considerando la crescita naturale di una pianta in buone condizioni generali
(Zoppi et al., 2007).
32
Figura 10: portamento delle principali specie arboree: 1. Ascendente 2. Ombrello
3. Raccolto 4. Espanso 5. Scalare 6. Decombente (www.greentarget.it).
I principali portamenti sono: ascendente, ombrello, raccolto, espanso, scalare,
decombente (Fig. 10). Durante la fase progettuale essi possono essere
sinteticamente schematizzati in corrispondenti forme geometriche:
Ascendente
Stereometria fusiforme
Ombrello
Stereometria piana
Raccolto
Stereometria ovoidale
33
Espanso
Stereometria sferoidale
Scalare
Stereometria conica
Decombente
Stereometria emisferica
Altro criterio è rappresentato dalla velocità di accrescimento, rapportata ad
uno stadio definitivo di crescita come quello della pianta adulta.
Generalmente la velocità di accrescimento è maggiore negli individui giovani,
mentre rallenta nella maturità fino a cessare nella vecchiaia. La crescita in
altezza diminuisce fino ad annullarsi a favore della crescita in estensione
(Zoppi et al., 2007).
&RUUHODWDDOO¶DFFUHVFLPHQWRqOa grandezza, ovvero le dimensioni in altezza e
in espansione PDVVLPHFKHO¶DOEHURpuò raggiungere a fine sviluppo.
È un parametro fondamentale da considerare in fase di progetto, poiché
determina le distanze che si dovranno rispettare dal punto di vista funzionale
ma anche decorativo, in relazione agli altri esemplari e alle strutture.
In relazione a tale parametro si possono distinguere, quindi, piante di
1°grandezza, 2° grandezza e 3° grandezza, come di seguito rappresentato:
34
Ordine di
grandezza
Altezza (m)
Area di
pertinenza*
1°
2°
3°
> 16
10 - 16
< 10
>5
3-5
<3
*Area di pertinenza: nella colonna è riportato il valore medio (m)
del raggio della proiezione della chioma sul terreno di esemplari
adulti (Standardi e Micheli, 2008).
Un carattere estetico molto importante riguarda le caratteristiche del fogliame
per la sua forte valenza decorativa sia in termini di densità che di cromatismo.
Le caratteristiche morfologiche delle foglie FL DLXWDQR QHOO¶LGHQWLILFD]LRQH
della specie e dal punto di vista decorativo si distinguono per il loro modo di
attaccarsi al ramo, per la forma, la frastagliatura del lembo, la nervatura, la
pubescenza.
A seconda della densità si riconoscono: fogliame denso, con massa compatta
che tende a trattenere la luce con forti effetti ombreggianti; fogliame medio,
dove la massa delle foglie si disegna lungo la struttura lignea; fogliame
leggero, con una minore compattezza.
Gli alberi a fogliame colorato costituiscono una eccezione della grande varietà
di alberi a fogliame verde, i quali, invece, creano emozionanti giochi di colori
solo nella stagione autunnale.
Cromatismi particolari perenni, riconoscibili nelle piante ornamentali più
diffuse, estendono la loro tonalità dal bianco alle tinte fredde fino alle tinte
calde. Possiamo individuare, quindi, foglie bianche e variegate (verde con
margini bianchi oppure di colore verde pallido con pagina inferiore bianca);
foglie glauche (VIXPDWXUD JULJLDVWUD WHQGHQWH DOO¶D]]XUUR); foglie dorate,
ramate, rosse e purpuree (tinte calde delle foglie).
35
I caratteri cromatici diventano importanti in fase di progetto, per esempio, nel
quadro autunnale, giocato su tonalità dorate del giallo e del marrone, in cui
assumono grande rilievo i toni rossi. Anche la durata e la tempistica della
defogliazione, a cui è legata la permanenza dei colori, non va trascurata (Zoppi
et al., 2007).
Una volta considerate le caratteristiche estetiche che meglio si inseriscono nel
contesto, sia a livello architettonico che funzionale, è necessario incrociare
questa scelta con le esigenze ambientali e climatiche.
Infatti iO FDUDWWHUH SL LPPHGLDWR FKH UHVWULQJH QRWHYROPHQWH O¶LQVLHPH GHOOe
specie a nostra disposizione, è il climaRYYHURO¶LQVLHPHGHLIDWWRULDWPRVIHULFL
di una zona, quali sopratutto temperatura, piovosità e ventosità. Questo tipo di
selezione viene già effettuata naturalmente in quanto ogni specie ha il suo
areale di distULEX]LRQH PD LQ FLWWj O¶HIIHWWR µLVROD GL FDORUH¶ LPSOLFD XQ
aumento di temperatura che distorce leggermente gli areali generalmente
considerati. Saranno quindi preferibili alberi resistenti alla siccità e con
apparati radicali ben espansi per assicurare la miglior stabilità possibile in caso
di forti venti (Zoppi et al., 2007) .
In secondo luogo, va presa coscienza delle caratteristiche del terreno, come il
pH, la fertilità, la composizione fisica, ecc. Il terreno urbano tende ad essere
calpestato e a compattarsi; questo implica spesso anche notevoli ristagni idrici
nei periodi piovosi. Si adattano bene, in questo caso, specie abbastanza
rustiche, non molto esigenti a livello nutrizionale, che resistono bene anche a
possibili casi di asfissia radicale.
Nello specifico è importantissimo considerare la UHVLVWHQ]DDOO¶LQTXLQDPHQWR,
poiché in città, soprattutto nel caso delle alberature stradali, le piante sono a
contatto con aria ricca di ‫ܱܥ‬ଶ e di altri agenti inquinanti (Fig. 11). Questi
possono anche fungere da vettori di numerose malattie, più virulente se
36
combinate a danni degli organi vegetali, causati frequentemente da scavi
lungo i YLDOL FLWWDGLQL SHU O¶LVWDOOD]LRQH delle reti idriche, del gas, delle
fognature, dell'energia elettrica, delle telecomunicazioni, effettuati in
prossimità delle piante, con amputazioni gravi e ripetute all'apparato radicale.
Figura 11: alberature nel traffico urbano (Micheli, 2008).
Per tali motivi, sarebbe utile conoscere le principali malattie che ogni singola
specie può contrarre in città e, di conseguenza, scegliere quelle che meglio
resistono. /¶LQVRUJHUH GL PDODWWLH UDSSUHVHQWD un pericolo anche per i fruitori
del verde, oltre che per la pianta stessa, in quanto in presenza di danno elevato
agli organi vegetativi si possono riscontrare casi di instabilità complessiva
della pianta, fino a comportarne il rischio di schianto.
Per quanto riguarda gli interventi gestionali, vanno considerati soprattutto a
livello economico, poiché essi sono tanto necessari quanto onerosi.
37
(¶ TXLQGL LPSRUWDQWH
impiantare specie che
non richiedono grandi
potature,
con
chiome
abbastanza raccolte. Nel
caso
in
cui
vi
sia
O¶HVLJHQ]D GL HIIHWWXDUH
tagli importanti, però, è
bene che la pianta sia
capace di resistere a
potature vigorose (Fig.
12). Questo carattere è
utile, non solo nel caso
delle potature; infatti, le
piante
in
città
sono
Figura 12: casi di potatura ͞selvaggia͟ in città.
perennemente sottoposte a tagli e ferite di origine antropica, che le rendono
soggette ad attacchi fungini o batterici.
Altro fattore di stress per una pianta è il trapianto; in questa fase le radici
spesso subiscono danni piuttosto rilevanti, e, se la pianta non attecchisce
completamente, il rischio è rappresentato dalla disfunzione GHOO¶DSSDUDWR
radicale stesso, che può determinare casi di pericolosa instabilità.
Un aspetto importante, che pesa non poco nella gestione complessiva, è dato
dal controllo delO¶DWWLYLWj YHJHWDWLYD GHOOD SLDQWD LQ SDUWLFRODUH nei confronti
delO¶HPLVVLRQHGLpolloni, che costituiscono un problema di ordine estetico e di
ingombro soprattutto nelle alberature stradali.
Infine va considerata, durante la filloptosi, la quantità di fogliame rilasciato,
connesso al periodo. Le specie che perdono le foglie prima del tempo vengono
38
meno alle loro funzioni anticipatamente; se ciò accade in periodi molto
SLRYRVL FRQWULEXLVFRQR D SHJJLRUDUH OH FRQGL]LRQL GHOO¶DVIDOWR FLWWDGLQR JLj
reso pericoloso dalle piogge.
Tutte queste considerazioni tuttavia, vanno rapportate alla tipologia del verde
e alla funzione che le piante devono espletare. Per quanto riguarda i parchi
urbani considereremo più gli aspetti estetici e funzionali DWWUDYHUVR O¶XVR GL
piante a chioma espansa, in modo da garantire ombra diffusa e un buon
LVRODPHQWRFRQO¶DPELHQWHFLWWDGLQR
Nelle alberature la nostra scelta cadrà più su piante rustiche, resistenti a tagli e
DOO¶LQTXLQDPHQWRFRQSRUWDPHQWRUDFFROWRSHUHYLWDUHO¶LQWUHFFLRWUDLUDPLGL
piante adiacenti.
In entrambi i casi dovremmo avere piante con apparati radicali ben sviluppati
per assicurare O¶LQFRlumità GHL FLWWDGLQL H VWDUj D FKL SURJHWWD O¶LPSLDQWR
rispettare le distanze tra gli elementi che componJRQR O¶DUHD YHUGH HYLWDQGR
così problemi e pericoli per la piena e sicura fruibilità.
Infine occorre ribadire O¶LPSRUWDQ]DGLimpiegare sempre specie autoctone sia
per la migliore adattabilità ai nostri ambienti, sia per ridurre la possibilità di
diffondere nuove e gravi malattie facilmente riscontrabili in città e per
mantenere e salvaguardare una certa continuità paesaggistica, che caratterizza
in maniera univoca le peculiarità dei territori locali.
39
CAPITOLO 2
/¶2OPR³ODWLIRJOLDQRELOH´SHULOYHUGHSXEEOLFR
In contesto urbano, da sempre, una delle piante più utilizzate e apprezzate nel
nostro Paese, H QRQ VROR q O¶ROPR XQD ODWLIRJOLD QRELOH FKH VLQ GDL WHPSL
GHOO¶DQWLFD 5RPD YHQLYD SLDQWDWD LQ FLWWj H QHOOH FDPSDJQH SHU YLD GHOOH
numerose funzioni che poteva svolgere.
3HU PROWL DQQL VLDPR VWDWL DELWXDWL D YHGHUH FUHVFHUH O¶ROPR RYXQTXH
diventando così nel tempo parte integrante del nostro paesaggio. Una pianta di
notevole valore ornamentale, da sempre apprezzata per sopportare
efficientemente i numerosi VWUHVV GHOO¶DPELHQWH FLWWDGLQR FKH FRO WHPSR VRQR
andati aumentando, indebolendo sempre di più ogni specie vegetale. Oggi il
numero di piante che possiamo utilizzare a livello urbano sta calando sempre
di più, per via del crescente numero di malattie che colpiscono le piante
sottoposte a stress.
7UD OH QXPHURVH IXQ]LRQL FKH O¶ROPR SXz VYROJHre in città, la prima che
possiamo menzionare è sicuramente quella estetica; O¶ROPRqLQIDWWLXQDSLDQWD
molto longeva e imponente, con una chioma ampia e foglie grandi che
ULPDQJRQRYHUGLHDWWDFFDWHDOUDPRSHUPROWRWHPSRXQDVSHWWRTXHVW¶XOWLPR
molto importante per una latifoglia.
Altra importante funzione è quella di pianta ombreggiante, per via di una
chioma piuttosto densa che si impalca in alto, permettendo un¶efficace
intercettazione dei raggi solari e allo stesso tempo la circolazione di aria in
basso. Le diverse forme della chioma fanno sì FKHO¶ROPRSRVVDHVVHUHXVDWRLQ
40
diversi contesti aOO¶LQWHUQR GHOO¶DPELHQWH XUEDQR per le alberature stradali vi
sono olmi con portamento eretto e chioma raccolta, mentre per parchi e
giardini è possibile impiantare olmi FRQFKLRPDPROWRSLHVSDQVDO¶ROPRSXz
anche avere portamento cespuglioso per ornature più marginali.
/¶DVVHQ]DGLUDPLIUDJLOLq PROWRLPSRUWDQWH SRLFKpHYLWDODFDGXWD GLHVVLLQ
caso di forti venti o neve abbondante; questo aspetto, nei parchi e nelle strade,
diventa fondamentale ai fini della sicurezza degli utenti.
Altri vantaggi sono dati dal fatto che non produce melata, ha poco polline e
non emana odori particolari. La bassa quantità di polline prodotto fa sì che
O¶ROPR VLD DQFKH XQD SLDQWD GDO bassissimo valore allergenico, ponendola
quindi, come un ottima alternativa a tutte quelle piante molto utilizzate in città
che però danno allergia a molte persone, come il pioppo, il cipresso e il
nocciolo (Zangari, 2009).
Dal punto di vista gestionale, possiamo trarre vantaggio dalla caduta tardiva
delle foglie e dal fatto che non necessita di continue potature poiché ha una
crescita piuttosto omogenea e raccolta; in caso di necessità però, sopporta bene
anche gli interventi cesori.
/¶ROPRqSRFRsuscettibile ai danni da sale, utilizzato per le strade, e si adatta
benissimo ad ogni tipo di suolo, anche argillosi, pesanti e privi di ossigeno,
nonché a quelli soggetti a ristagni idrici (Santini et al., 2008).
,QILQH FRPH GHWWR O¶ROPR q XQD SLDQWD Fhe resiste bene alle avversità
GHOO¶DPELHQWH XUEDQR VRSSRUWD TXLQGL PROWR EHQH OR VPRJ OH IHULWH GL RJQL
genere e soprattutto resiste benissimo ad eventuali danni da trapianto,
localizzati alle radici o ai rami.
41
2.1 Inquadramento botanico della specie
Il genere Ulmus, appartenente alla famiglia delle Ulmaceae e comprende
alberi diffusi in Europa, Asia e Nord America; conta circa 30 specie, oltre a
diversi ibridi.
Le piante presentano una ramificazione di tipo simpodiale con tronco
policromatico, che negli esemplari più vecchi presenta delle corde molto
evidenti e una corteccia rugosa.
Le gemme distiche portano numerose perule, sia pelose che glabre, di forma
RYDWD H GL GLPHQVLRQL PDJJLRUL YHUVR O¶LQWHUQR SURSULR OH JHPPH LQWHUQH
cadendo presto, marcano il rametto alla base con delle tipiche cicatrici anulari
persistenti.
Le foglie sono caduche o semipersistenti, provviste di stipole, con una
caratteristica asimmetria alla base e più di 6 paia di nervature ben evidenti;
sono doppiamente dentate con denti più grandi alla fine delle nervature e più
piccoli tra di esse disposte sui rami in maniera alterna; la cicatrice fogliare è a
forma di mezzaluna. I rami presentano una forte eterofillia, con foglie più
piccole e arrotondate alla base del ramo. Inoltre le foglie degli esemplari più
giovani sono meno asimmetriche alla base rispetto agli adulti e più pelose.
I fiori, ermafroditi e sprovvisti di petali, sono riuniti in glomeruli ascellari con
peduncolo corto o in racemi con peduncolo lungo; sono formati da un
perigonio campanulato e persistente con lobi in numero da 4 a 9 e uguali stami
inseriti alla base del perigoQLR/¶RYDULRqVXSHURELFDUSHOODUHHJHQHUDOPHQWH
mono loculare, con un ovulo pendente per ogni loggia; vi sono poi 2 stimmi
allungati e divergenti. I fiori compaiono già in inverno o in primavera sui rami
GHOO¶DQQR SUHFHGHQWH GD JHPPH FKH VL GLIIHUHQ]LDQR facilmente da quelle
vegetative sia per dimensione che per forma; i fiori cominciano a schiudersi
42
generalmente prima della comparsa delle foglie, ma questo intervallo può
variare a seconda della specie, in alcune, infatti, le foglie possono comparire
anche dopo la disseminazione.
/¶LPpollinazione è di tipo anemogama, molto più raramente entomogama, in
quanto vi è solo un breve periodo in cui i fiori secernono una ridotta quantità
di nettare.
Il frutto è una samara, provvista di un ala, monosperma per aborto e con un
WDJOLR QHOOD SDUWH DSLFDOH FKH YD YHUVR O¶LQWHUQR con albume nullo, embrione
diritto, spesso marcata dalla linea di unione dei carpelli. I frutti raggiungono la
maturità rapidamente e sono prodotti in grande quantità, ma molti di essi sono
vani: questo dipende dalle condizioni ambientali in cui vengono a maturare e
dalla specie.
Il seme è maturo già tra maggio e giugno, ma ha un periodo di vitalità molto
ridotto (qualche settimana al massimo) a temperatura ambiente. Questo può
aumentare se mantenuto a temperature basse (tra 0-5 °C). Il seme va poi fatto
maturare in terreni umidi, perlomeno nei primi tempi.
Esclusi i semi vani, se la semina viene eseguita a maturazione completa, vi è
un altissima probabilità di germinazione; si usa, però, anche la propagazione
per talea e quella per polloni radicali, vista la capacità che gli olmi hanno di
produrne anche a grandi distanze dal tronco. Bisogna però considerare che la
presenza di innesti radicali, anche dovuta alla produzione di polloni,
contribuisce alla diffusione delle malattie, nel nostro caso della Grafiosi
(Gambi et al., 1980; Baroni, 1997; Ranfa, 2008).
43
2.2 Varietà tradizionali nel paesaggio italiano
(¶ RJJL PRlto difficile classificare gli olmi sopravvissuti alla Grafiosi nel
nostro paese, per via delO¶DOWD
capacità di ibridazione che
hanno le specie appartenenti
a
questo
grande
genere.
Altro
problema
per
O¶LGHQWLILFD]LRQH q FRVWLWXLWR
GDOOD VHOH]LRQH FKH O¶XRPR
ha attuato nel corso degli
anni su questa pianta.
Le
varietà
nostro
indigene
paese,
del
sono
essenzialmente due: Ulmus
minor Mill. (Fig. 13) e
Ulmus
causa
glabra
della
Huds..
loro
A
elevata
capacità di ibridarsi, tuttavia,
Figura 13: veduta di un olmo campestre caratteristico delle
nostre campagne.
non
esiste
uniformità
QHOO¶DWWULEX]LRQH GHO QRPH
scientifico: O¶Ulmus minor è anche conosciuto come Ulmus campestris Aut. o
Ulmus carpinifolia Suc., mentre l¶8OPXV JODEUD è conosciuto come Ulmus
montana With. (Mittempergher, 1997).
Nelle zone del centro Europa questi due genotipi spesso vivono nello stesso
ambiente, a differenza di quanto avviene nelle zone mediterranee, e possono
incrociarsi formando un ibrido chiamato Ulmus x hollandica (Olmo olandese)
44
di cui noi coltiviamo, per scopi puramente estetici, alcune varietà, tra le quali
molto diffusa è la var. µ9HJHWD¶. In Italia possiamo anche trovare abbastanza
frequentemente esemplari di Ulmus pumila L., o Olmo siberiano, importato
QHJOLDQQLµ per via della sua resistenza alla Grafiosi e O¶Ulmus laevis Pall., o
Olmo ciliato, per la resistenza alla Galerucella.
Molto frequentemente, gli esemplari di Olmo siberiano producono ibridi con
O¶2OPRFDPSHVWUHLTXDOLSHUzVRQRGLGLIILFLOHFODVVLILFD]LRQH.
Il carattere distintivo degli olmi è la foglia; per questo motivo, come indicato
da Mittempergher (1997), di seguito viene riportata come chiave di
riconoscimento degli olmi presenti in Italia:
1. Foglie perlopiù asimmetriche alla base; margine doppiamente dentato e a volte
VHPSOLFHPHQWH GHQWDWR JHPPH LQVHULWH REOLTXDPHQWH ULVSHWWR DOO¶DVVH GHO
rametto; corteccia fessurata nelle piante adulte; fiori bisessuali; frutto è una
samara.
1.1. Foglie con margine sempre doppiamente dentato e con base sempre asimmetrica
1.1.1. Samare sempre glabre e brevemente peduncolate; foglie mai come sopra
1.1.1.1.
Samare con seme non centrale tangente la smarginatura; foglie mai
trifide e perlopiù con un numero minore di nervature.
5DPR GHOO¶DQQR JODEUR H VFDUVDPHQWH SXEHVFHQWH D YROWH FRQ FUHVWH
suberose longitudinali; foglie scabre o lisce superiormente, lunghe 29cm, di forma variabile; 7-12 paia di nervature secondarie.
Ulmus minor
1.1.2. 6DPDUH FRQ VHPH FHQWUDOH QRQ WDQJHQWH OD VPDUJLQDWXUD UDPR GHOO¶DQQR
pubescente; foglie superiormente scabre, lunghe 6-16cm, spesso trifide
DOO¶DSLFHHFRQXQlobo basale che tende a coprire il picciolo
Ulmus glabra
1.2. Foglie ovali o ellittico-DFFXPLQDWHFRQODGHQWLFRODWXUDULYROWDYHUVRO¶DSLFH-19
paia di nervature secondarie; base fogliare fortemente asimmetrica con i due lati
45
della lamina diseguali; rametti fittamente pubescenti; samara ciliata con peduncolo
più lungo della samara stessa.
Ulmus laevis
2. Foglie piccole (2-7cm) ellittiche o ellittico-lanceolate, simmetriche alla base;
margine fogliare semplicemente denticolato ma con alcuni denti secondari;
rametti pubescenti; samara piccola e glabra, brevemente peduncolata; seme
centrale
Ulmus pumila
2.2.1 Caratteristiche ed esigenze colturali
Come già detto, gli olmi indigeni del territorio italiano sono essenzialmente
O¶ROPR FDPSHVWUH H O¶ROPR PRQWano; ne analizzeremo quindi ora le
caratteristiche salienti, mentre i caratteri degli olmi, introdotti in Italia per la
loro resistenza alla Grafiosi, saranno analizzati nel successivo paragrafo.
Ulmus minor: O¶LQTXDGUDPHQWRVLVWHPDWLFRGLTXHVWDVSHFLHQRQqWXWWRUDEHQ
definito, poiché sotto questa denominazione sono raccolte molte varietà,
differenti tra loro in termini di altezza, portamento e dimensione delle foglie.
Fra queste vanno considerate anche quelle resistenti alla Grafiosi, ottenute per
O¶LQFURFLRWUDGLYHUVHYDULHWjGLU. minor.
/¶2OPR FDPSHVWUH SL FODVVLFR, comunque, è una pianta molto longeva che
può raggiungere notevoli dimensioni sia in diametro che in altezza, soprattutto
in terreni fertili dove la pianta è lasciata crescere naturalmente.
La corteccia inizialmente appare liscia, di colore grigio scuro, poi diventa
suberosa con profonde fessure. I giovani rami sono pubescenti e regolarmente
46
distici. Il fusto non è sempre diritto; la chioma se lasciata crescere
naturalmente è rotonda, leggermente oblunga.
Le foglie, caduche, si dispongono in maniera alterna sui rami, hanno un breve
picciolo e il margine è dentato (Fig. 14); sono di forma ellittica, asimmetrica
alla base e di colore verde; la pagina inferiore è invece di un grigio-verde.
DXUDQWHO¶DXWXQQRSULPDGHOODFDGXWD, assumono un colore giallastro.
Figura 14: particolare della ĨŽŐůŝĂĚĞůů͛Ulmus minor (www.agraria.org).
I fiori sono uniVHVVLOLFRQWHSDOLYHUGDVWULO¶RYDULRqVXSHURIRUPDWRGDVWDPL
e 2 carpelli. Fiorisce prima della comparsa delle foglie (febbraio-marzo). Il
frutto è una samara. Le radici sono molto sviluppate raggiungendo notevoli
profondità (Gambi, 1956).
47
4XHVWD VSHFLH q GLIIXVD LQ JUDQ SDUWH GHOO¶,WDOLD H SRWHQGR UDJJLXQJHUH
altitudini notevoli (1000- P DQFKH VXOOH $OSL O¶XQLFR IDWWRUH OLPLWDQWH
può essere rappresentato dalle caratteristiche del terreno.
Il legno che fornisce è caratterizzato da un alburno bianco-giallastro ed un
durame rosso-bruno; in complesso è un legno pesante, duro, compatto, elastico
e tenace. Per questi motivi è considerato tra i legnami più pregiati, e, fino ai
tempi più recenti, la produzione di legname per questo esemplare ha raggiunto
notevoli livelli.
Nel settore forestale non rappresenta una specie rilevante, in quanto non forma
complessi monospecifici di notevoli dimensioni, quanto piuttosto piccoli
agglomerati abbastanza sporadici.
,FRQVRU]LYHJHWDOLSUHGLOHWWLGDOO¶2OPRFDPSHVWUHVRQROHIXVWDLHPHVRILOHGHO
piano Mediterraneo e del castagno. Esso, però, vegeta bene anche allo stato
isolato (Gambi, 1956).
In fatto di terreno non è una pianta molto esigente; preferisce, infatti, terreni
freschi, profondi e fertili, ma si adatta bene anche ai terreni argillosi, motivo
SHU FXL VL q IDFLOPHQWH GLIIXVR QHOOD IDVFLD FROOLQDUH SOLRFHQLFD GHOO¶(PLOLD
Romagna, nelle Marche, in Toscana e anche in Umbria. In Europa, essendo
tipico del clima mediterraneo, è la pianta che si estende più a sud, ma prospera
DQFKHLQFOLPLFRQWLQHQWDOLHGDWODQWLFLGHOO¶(XURSDFHQWUR-occidentale fino alla
porzione meridionale della penisola scandinava.
(¶XQDSLDQWDIDFLOHGDWUDSLDQWDUHSRLFKpUHFXSHUDEene qualsiasi tipo di ferita
e di danni. Sopporta bene la presenza di vento grazie ad un imponente
apparato radicale.
/¶2OPR campestre ha avuto storicamente XQ¶importanza rilevante in termini
economici agrari, essendo stato coltivato, nel passato, in tutta O¶,WDOLDFHQWUDOH
48
La propagazione avviene per seme, per polloni radicali, per talea o per innesto.
Di solito si ricorreva alla semina in vivaio, mettendo a dimora trapianti di 4-6
anni e recidendoli a 1,8-1,9 m da terra. Di tutti i rami che spuntavano, se ne
lasciava uno solo, il più diritto, che a sua volta veniva cimato in modo da
UDJJLXQJHUHO¶DOWH]]DFRPSOHVVLYDGLSRFRSLGL m. A tale altezza si formava
FRVLO¶LPSDOFDWXUDGHLUDPL
In passato la potatura dei rami era eseguita ogni 2-3 anni e dalle fascine
RWWHQXWH VL RWWHQHYD GHOO¶RWWLPR IRUDJJLR SHU LO EHVWLDPH /D UDFFROWD GHOOH
foglie serviva, infatti, a soddisfare specifiche necessità agricole: in Agosto6HWWHPEUH SHULRGR FDUDWWHUL]]DWR GD VFDUVLWj GL IRUDJJL OH IRJOLH ³PDWXUH´ GL
olmo, facilmente distaccabili passando la mano sul ramo dal basso verso
O¶DOWR UDSSUHVHQWDYDQR XQ¶LGHDOH DOWHUQDWLYD DG DOWUL DOLPHQWL SHU LO EHVWLDPH
(Sereni, 2010).
Ulmus glabraULVSHWWRDOO¶2OPRFDPSHVWUHO¶2OPRPRQWDQRKDXQDFUHVFLWDH
una longevità sicuramente inferiore. Presenta una chioma oblunga e
arrotondata e una corteccia grigia e liscia in giovane età, per poi diventare
squamosa e screpolata.
I rami sono pubescenti e disposti in modo disordinato; le foglie sono caduche,
SLJUDQGLGLTXHOORGHOO¶2OPR campestre, asimmetriche alla base, scabre o a
volte lisce nella pagina superiore, pelose in quella inferiore, bruscamente
acuminate e con picciolo più corto del campestre (Fig. 15).
Il frutto è sempre una samara ovata e sub rotonda, lunga 20-30 mm con un
VHPHVLWXDWRDOFHQWURGHOO¶DOD3RUWDLQROWUHXQDVPDUJLQDWXUDDSLFDOHFKHQRQ
raggiunge mai il seme (Gambi, 1956).
Si conoscono numerose varietà che vengono coltivate per le loro
caratteristiche ornamentali.
49
Figura 15: particolare della foglia ĚĞůů͛Ulmus glabra (www.uni-graz.at).
,Q,WDOLDROWUHFKHQHOOH$OSLORWURYLDPRDQFKHQHOO¶$SSHQQLQRVHWWHQWULRQDOH
e centrale. Albero molto sporadico, vegeta frequentemente nei boschi di
latifoglie, nelle zone del Castanetum e del Fagetum. Per questo carattere,
O¶2OPRPRQWDQRKDXQYDORUHIRUHVWDOHPROWRULGRWWR$QFKHLOOHJQDPHqSL
leggero e di minor pregio.
Vegeta bene solo in terreni freschi e sciolti; si moltiplica anche per polloni
radicali. Le foglie sono idonee come mangime e per ciò spesso lo possiamo
trovare in montagna tenuto a capitozza o a sgamollo per tale uso. Spesso nei
boschi assume il carattere di una pianta infestante (Gambi, 1956).
50
2.3 Funzione storico-paesaggistica
3HU FDSLUH PHJOLR LO YDORUH GHOO¶ROPR QRQ VROR FRPH SLDQWD ornamentale per
O¶XVR LQ FLWWj PD DQFKH FRPH SLDQWD VWRULFD H FDUDWWHULVWLFD GHO QRVWUR
paesaggio, dobbiamo ripercorrere brevemente la storia simbolica e
paesaggistica che questa specie, cosi apprezzata fino a non molto tempo fa, ha
scritto nel nostro paese e in tutta Europa, in cui rappresenta un simbolo
culturale e di identificazione.
6LQ GDL WHPSL SL DQWLFKL O¶ROPR KD FDUDWWHUL]]DWR LO QRVWUR WHUULWRULR H
VRSUDWWXWWROHQRVWUHFDPSDJQHOHTXDOLFRQO¶HYROYHUVLGLSDUWLFRODULWHFQLFKH
agronomiche, hanno adottato questa pianta come elemento caratteristico del
loro assetto (Sereni, 2010).
0D JLj GDL WHPSL GHL URPDQL OD IUHVFKH]]D GHOO¶RPEUD GL TXHVWD SLDQWD HUD
molto apprezzata, poiché era anche considerato un albero sacro a Morfeo, dio
dei sogni, e a Oneiros, figlio della notte (www.giardini.biz) (¶ SURSULR LQ
epoca Romana infatti, che risale la recentissima parentela scoperta fra gli olmi
delle campagne inglesi con gli olmi di ceppo romano. Furono introdotti in
Inghilterra al tempo delle conquiste di Cesare e Adriano e tale scoperta è stata
confermata di recente dal test del DNA di entrambi le popolazioni (Gil et al,
2004).
Nel periodo medioevale si era soliti piantare un olmo fuori dai castelli e al
riparo dalle sue fronde veniva amministrata la giustizia direttamente dal
signorotto o dai giudici.
Questa usanza venne ripresa anche in tempi più vicini: in Francia Enrico IV
chiese che le strade del suo regno fossero tutte fiancheggiate da olmi; Enrico
VIII fece mettere a dimora gli olmi, che tuttora ornano il viale del castello
reale di Hampton Court. Anche Napoleone pretendeva che lungo le nuove
51
strade fossero piantati olmi, al fine di rinfrescare le truppe che le percorrevano
(Sereni, 2010).
&RQODQDVFLWDGHOJLDUGLQRDOO¶,WDOLDQDTXHVWDVSHFLHcaratteristica del nostro
paesaggio, divenne anche molto utilizzata nei giardini privati di grandi ville e
nei parchi pubblici; ricordiamo il famoso OOPRFDPSHVWUHGL³9LOOD2OPR´LQ
provincia di Como (Fig. 16).
Figura 16: vĞĚƵƚĂĚĞůů͛ŽůŵŽ campestre Ěŝ͞sŝůůĂKůŵŽ͟ (CO) disegnata da Peter Birmann e
stampata a Vienna nel 1808 (www.rcl.it).
,Q WHPSL SL UHFHQWL O¶ROPR FRPLQFLz DG HVVHUH FROWLYDWR LQ WXWWD O¶,WDOLD
centrale, soprattutto nelle zone di pianura di più antica origine (zone non
bonificate). Non a caso queste areHVRQROHVWHVVHFKHFRLQFLGRQRFRQO¶DWWXDOH
sistemazionHD³FDYDOOHWWR´HD³SLDQWDWD´ che in pianura sono molto diffuse e
presentano campi larghi circa 30 m, a padiglione o baulati trasversalmente,
con scoline longitudinali e fossi acquei. Questi campi sono alternati da strisce
52
di terra (larghe dai 4 ai 6 P FKLDPDWH ³SLDQWDWH´ H ³FDYDOOHWWR´ H ULVHUYDWH
VXOOD OLQHD GL FROPR DOOH FROWXUH OHJQRVH (¶ SURSULR LQ TXHVWo contesto che
O¶ROPRVLqLQVHULWRGLYHQWDQGRFDUDWWeristico del paesaggio agrario italiano.
Le colture legnose, infatti, erano date da filari di vite alternati ad alberi che
VHUYLYDQR GD WXWRUL D WDOH VFRSR HUD PROWR DSSUH]]DWR O¶ROPR SHU OD VXD
multifunzionalità; esso, infatti, poteva essere potato in vari modi per ottenere
branche alle quali si sarebbero poi attaccati i tralicci della vite.
Le prime testimonianze che si hanno su questo utilizzo sono quelle di
Columella e Catullo, che definivano la vite ³YHGRYD´ TXDQGR HUD GLVJLXQWD
GDOO¶ROPR TXHVWD PHWDIRUD GL XQLRQH WUD ROPR H YLWH XVDWD SHU UDSSUHVHQWDUH
³O¶XQLRQHQHFHVVDULDGHOO¶DPRUH´IXULSUHVDDQFKHQHOOHRSHUHGL0DU]LDOH
2OWUH D TXHVWR XWLOL]]R O¶ROPR HUD DQFKH DSSUH]]DWR SHU O¶RWWLPD TXDOLtà del
foraggio che produceva dalla sfogliatura e per la discreta qualità delle fascine
ottenute con la potatura. A tale scopo infatti, esso veniva spesso capitozzato
SHU RWWHQHUH O¶DQQR VXFFHVVLYR QXRYL JHWWL FKH VDUHEEHUR VWDWL QXRYDPHQWH
tagliati e utilizzati appunto come mangime e come fascine.
,QROWUHODFDGXWDGHOOHIRJOLHFKHDYYHQLYDLQXQSHULRGRLGHDOHYLVWDO¶DVVHQ]D
di foraggio, favoriva la maturazione delO¶XYDFKHSRWHYDFRVuGLVSRUUHGLXQD
maggior quantità di luce.
(¶LQWHUHVVDQWHQRWDUHcome gli agricoltori distinguessero le diverse varietà di
Olmo campestre con nomi locali, che identificavano caratteristiche diverse
GHOOD SLDQWD QHO )RUOLYHVH LO ³VHPHQWLQR´ HUD TXHOOD YDULHWj FKH GDYD IRJOLH
più grandi che si staccavano meglio, mentre LO³FXU]RO´SURGXFHYDUDPRVFHOOL
ideali per essere piegati e utilizzati per legare le fascine (Sereni, 2010).
,O OHJQR GHOO¶ROPR HUD FRQVLGHUDWR GL RWWLPD IDWWXUD SHU YLD GHOOH VXH
caratteristiche e veniva usato in diversi settori: dai costruttori di carrozze, che
lo impiegavano nella costruzione di pezzi sottoposti a sforzi di trazione, alle
53
opere navali, ferroviarie e nelle strumentazioni agricole, per non parlare della
costruzione dei vecchi mulini ad acqua, fino ad arrivare agli usi più
tradizionali per mobili di alta fattura e listelli di parquet.
,QXWLOH GLUH FKH LQ VHJXLWR DOOD JUDQGH PRULD GHOO¶ROPR JOL DJULFROWRUL VL
ritrovarono disorientati, poiché veniva sconvolto un assetto e un ordinamento
colturale e territoriale ormai da tempo consolidato. Si cominciò così a trovare
piante alternative che svolgessero la stessa funzione degli olmi; gli Aceri
campestri, Pioppi, Gelsi, Olmi Siberiani e alberi da frutto vennero utilizzati
per sostenere la vite. Nuovi indirizzi di tecniche agronomiche hanno reso
assillante il problema foraggero: si cominciò quindi ad acquistare mangimi
concentrati, integrati con diverse sostanze (Gambi, 1956).
Benché il problema della Grafiosi si sia di recente parzialmente risolto con
O¶LQWURGX]LRQHdi alcuni Olmi resistenti, lo stesso problema pare sfocato per via
della radicale trasformazione imposta dalla meccanizzazione agraria.
2OWUH DOOD VFRPSDUVD QDWXUDOH DQFKH O¶DEEDQGRQR GD SDUWH GHJOL DJULFROWRUL H
una conoscenza molto frammentaria o addirittura inesistente della storia
dHOO¶ROPR KD IDWWR Vu FKH TXHVWD VSHFLH FRVì caratteristica e rappresentativa
delle nostre campagne, venisse abbandonata. Di recente, comunque, si è
incominciata a far sentire la necessità di riappropriarsi di questa pianta non
solo per il valore biologico ma anche e soprattutto per quello culturale, come
LQDOFXQLSDHVLG¶,WDOLDGRYHROPLVHFRODULFROWHPSRVRQRGLYHQWDWLVLPEROR
di identificazione per tutti i residenti e per chiunque li conosca anche solo a
titolo turistico.
1H q HVHPSLR O¶ROPR GHO 6DQWXDULR GL 6DQ 0LFKHOH D 0RQWH 6DQW¶$QJHOR
(provincia di Foggia), che da sempre ha segnato la storia del santuario e del
SDHVH 2JQL DQQR L SHOOHJULQL LQ YLVLWD VL IHUPDYDQR D ULSDUDUVL VRWWR O¶RPEUD
GHOO¶LPSRQHQWHDOEHUR Di recente, però, esso è stato colpito da Grafiosi, la cui
54
PDODWWLD O¶KD SRUWDWR DOOD PRUWH ,Q XQ SDHVH FRPH 0RQWH 6DQW¶Angelo, la
VFRPSDUVDGLXQSXQWRGLULIHULPHQWRFRPHO¶ROPRKDGLVRULHQWDWRLFLWWDGLQL
motivo per cui il Corpo Forestale dello Stato ha donato un nuovo olmo al
santuario, alto circa 3 m e mezzo con diametro di 15 cm, che è stato piantato
vicino
al
secolare
esemplare
per
sopperire
alla
sua
morte
(www.garganonews.it).
$OWURFDVRqTXHOORGHOO¶2OPRGi Montepaone (Catanzaro) (Fig. 17), un albero
che ha scritto una parte della storia del mezzogiorno italiano; esso, infatti,
UDSSUHVHQWDO¶XOWLPR$OEHURGHOOD/LEHUWjVRSUDYYLVVXWRDOODIXULDUHVWDXUDWULFH
dei Borboni dopo la Repubblica Napoletana.
Figura 17: oůŵŽĐĂŵƉĞƐƚƌĞĚŝDŽŶƚĞƉĂŽŶĞ͕ŵĞŐůŝŽĐŽŶŽƐĐŝƵƚŽĐŽŵĞů͛ƵůƚŝŵŽ ͞ůďĞƌŽĚĞůůĂ
ůŝďĞƌƚă͟(it.wikipedia.org).
55
Situato a breve distanza dalla chiesa principale, sotto i suoi rami si
FHOHEUDYDQRJOLHYHQWLSLLPSRUWDQWLGHOODFRPXQLWj(¶XQROPRGLDQQL
alto circa 15 m con una chioma altrettanto estesa. Questa pianta rappresenta un
vero e proprio simbolo, venerato e rispettato da tutti i cittadini, motivo per cui
lo stesso sindaco di Montepaone ha fatto porre una targa, non distante
GDOO¶HVHPSODUHFKHVSLHJDVVHDLYLVLWDWRULFRVDHVVRUDSSUHVHQWD
Nel 1985 il giornalista calabrese Franco Pitaro ha promosso una campagna per
YDORUL]]DUHTXHVW¶DOEHURDUULYDQGRDFKLHGHUHDO0LQLVWHURGHL%HQL&XOWXUDOLGL
apporvi il vincolo di bene storico.
Nel 1997 i volontari del WWF della Calabria, insieme ad associazioni, storici
e politici, hanno avviato una serie di iniziative per proteggere la stabilità
GHOO¶2OPR 'L UHFHQWH O¶,VWLWXWR SHU OD 3atologia degli Alberi Forestali di
Firenze ha posto la sua attenzione su germoplasma di questo genotipo crioFRQVHUYDQGRORLQD]RWROLTXLGRFRQO¶LQWHQ]LRQHGLFORQDUORHULSLDQWDUHcosì, a
200 anni di distanza, gli Alberi della Libertà nei comuni dove prima erano
presenti (www.ansa.it).
2.4 La minaccia della Grafiosi
La Grafiosi (Ophiostoma ulmi s.l. con forma imperfetta Graphium, da cui
appunto il nome) è una tracheomicosi, ovvero una malattia che interessa il
tessuto vascolare della pianta.
,QWXWWRLOPRQGRqFRQRVFLXWDFRPHPDODWWLDGHOO¶2OPRRODQGHVH³'XWFK Elm
DLVHDVH´'('FRQULIHULPHQWRDOJUXSSRGLULFHUFDWULFLFKHSHUSULPHKDQQR
studiato la malattia dal momento della prima comparsa in Europa.
56
/D SULPD RQGDWD GHOO¶HSLGHPLD VL GLIIXVH GRSR OD SULPD JXHUUD PRQGLDOH in
tutta Europa, tra il 1921 e il 1935, raggiungendo gli USA, probabilmente per
PH]]RGLOHJQRLQIHWWRSURYHQLHQWHGDOO¶,QJKLOWHUUD
Dopo un periRGR GL UHODWLYD UHPLVVLRQH GHOOD PDODWWLD WUD JOL DQQL ¶ H ¶
XQD VHFRQGD RQGDWD GHOO¶HSLGHPLD O. novo-ulmi), ancora più grave della
SULPD VL DEEDWWp VXJOL ROPL (XURSHL LQWRUQR DJOL DQQL ¶ ,Q ,QJKLOWHUUD VL q
stimata una moria di 20-25 milioni di esemplari uccisi dalla DED (olmi inglesi
molto simili ai nostri olmi campestri). La moria riscontratasi anche in Italia, ha
determinato, secondo una indagine del Corpo Forestale dello Stato, la perdita
di quasi tutti gli esemplari adulti di olmi indigeni, al punto che nella
popolazione sopravvissuta si possono contare solo poche decine di alberi del
diametro di 1 m o superiore (Mittempergher e La Porta,1993).
Un epidemia di dimensioni planetarie, che però non sembra poter minacciare
la sopravvivenza della specie botanica, come si potrebbe pensare, poiché
attacca soltanto esemplari di oltre 3 anni, i quali, una volta colpiti, a volte
riescono a riprodursi per polloni radicali o per rigenerazione da seme. Quindi
ad essere a rischio è sopratWXWWR O¶HVLVWHQ]D Gi esemplari più adulti e ad alto
fusto. La malattia viene trasmessa dalle piante malate a quelle sane per mezzo
di coleotteri Scolitidi del genere Scolytus e, nel caso di piante contigue, è
possibile che la malattia passi per anastomosi radicale (Fig. 18).
/¶$VFRPLFHWH 2SKLRVWRPD XOPL VO q O¶DJHQWH FDXVDOH GHOOD JUDILRVL 'XH
specie distinte sono responsabili delle due ondate epidemiche: la prima,
Ophiostoma ulmi, meno aggressiva, è la responsabile della prima ondata,
mentre Ophiostoma novo-ulmi, più aggressiva, è responsabile della seconda
epidemia. In Europa O. ulmi è stata completamente soppiantata da O. novoXOPL 'L TXHVW¶XOWLPD VH QH FRQRVFRQR GXH VRWWRVSHFLH SULPD GHQRPLQDWH
³UD]]H´ /D ssp. novo-ulmi (nota come razza EAN, da Euroasian), che si è
57
GLIIXVD GDOO¶8FUDLQD-0ROGDYD LQ (XURSD PHQWUH O¶DOWUD VVS DPHULFDQD q
arrivata in Gran Bretagna e si è diffusa in Europa.
Attualmente entrambe le sottospecie sono presenti in diversi paesi europei e
sono molto frequenti gli ibridi provenienWLGDOO¶XQLRQHGLHVVH6DQWLQLHWDO
2005; Brasier e Kirk, 2010).
Figura 18: rappresentazione schematica del ciclo della malattia (Ghelardini e Santini, 2009).
Le differenze tra le tre tipologie si possono ben apprezzare su ospiti
moderatamente resistenti, mentre è difficile determinare la razza responsabile
se un olmo viene ucciso anche solo dal ceppo non aggressivo.
58
In coltura, generalmente, è il ritmo di accrescimento il parametro distintivo,
poiché la temperatura ottimale per O. novo-ulmi è di 20°C, mentre per O. ulmi
è di circa 30°C; anche il ritmo di crescita della malattia è distintivo del ceppo
virulento. /D IDVH SDUDVVLWDULD GHOOD PDODWWLD KD LQL]LR FRQ O¶Lnoculazione da
parte degli Scolitidi alle ascelle dei rametti di 2-3 anni. Le spore fungine,
GHSRVLWDWH DOO¶LQWHUQR si diffondono rapidamente nei vasi inducendo la
formazione di tille e la conseguente obliterazione dei vasi, portando le piante a
morte (Santini et al., 2005).
/¶LQYDVLRQHGHOO¶RVSLWHQHOODIDVHparassitaria avviene molto passivamente e il
fungo è presente soltanto nei vasi. Va considerato che la condizione dei vasi e
la quantità di linfa sono fondamentali in questa fase per la diffusione della
malattia; infatti le piante in pieno vigore (di 3 o più anni) sono le più
VXVFHWWLELOL PHQWUH QHJOL HVHPSODUL DQFRUD SL JLRYDQL O¶LQVHGLDPHQWR H OD
diffusione del fungo sono ostacolati per via delle piccole dimensioni dei vasi e
il diametro ridotto del fusto che non consente la colonizzazione degli Scolitidi
SHUO¶RYLGHSRVL]LRQH. Il periodo di maggiore vulnerabilità è quello primaverile
LQFRUULVSRQGHQ]DGHOO¶DYYLRGHOODIDVHYHJHWDWLYD e del volo degli Scolitidi .
$QFKHO¶DPELHQWHJLRFDXQUXRORSULPDULRSRLFKpHVVRIDYRULVFHXQDPLJOLRUH
o peggiore attività vegetativa.
Generalmente un ambiente di crescita favorevole per la pianta la rende
PDJJLRUPHQWHVXVFHWWLELOHDOO¶LQIH]LRQHLQTXDQWRVLKDODSURGX]LRQHGLSRFKL
vasi dal lume molto ampio nei quali il fungo si diffonde molto facilmente. Se
invece le piante hanno una crescita stentata, come ad esempio delle piante in
YDVR O¶HVLWR GHOO¶LQRFXOD]LRQH DQFKH GL JHQRWLSL SDUWLFRODUPHQWH VXVFHWWLELOL
non è letale.
$OOD PRUWH GL XQD SLDQWD FRUULVSRQGH LPPHGLDWDPHQWH O¶LQIH]LRQH GL WXWWL L
tessuti della corteccia e del legno giovane, dando inizio alla fase saprofitaria e,
59
successivamente DOO¶LQYDVLRQHdei tessuti sottocorticali da parte degli Scolitidi
attirati dalla disponibilità di tessuti morti per riprodursi. $OO¶LQWHUQR GHOOH
gallerie larvali e di quella PDWHUQD LO IXQJR WURYD O¶DPELHQWH LGHDOH SHU OD
fruttificazione, sia gamica che agamica. I corpi fruttiferi sono dei lunghi steli
al termine dei quali si forma una goccia di materiale vischioso nella quale
sono immerse le spore e i conidi.
Quando poi, a primavera, la temperatura permetterà loro di uscire, i neo-adulti,
che usciranno dalle gallerie per sfarfallare, si imbratteranno di spore e
SRUWHUDQQRO¶LQIH]LRQHVXQXRYLLQGLYLGXLGLROPL
/¶HIILFLenza delle varie specie di Scolitidi quali vettori della malattia è
proporzionale alle loro dimensioni, come nel caso dello Scolitide maggiore
(S.scolytus) (Fig. 19).
Figura 19: foto dettagliata dello Scolitide maggiore S.scolytus (www.technogreen.it).
60
Del 60-90% dei vettori che lasciano contaminati la scorza, solo il 10-15%
arrivano alle gallerie di nutrizione ancora contaminati e solo il 3-5% delle
gallerie di nutrizione, SRUWDQR HIIHWWLYDPHQWH DOO¶LQIH]LRQH (Mittempergher e
La Porta, 1993).
Tuttora sono in corso ricerche volte a trovare una valida spiegazione alla
maggiore appetibilità di alcuni ospiti agli Scolitidi rispetto ad altri; in Italia
O¶2OPR FDPSHVWUH q PROWR FROSLWR PHQWUH O¶2OPR PRQWDQR H FLOLDWR OR VRno
molto meno. Tuttavia, in assenza di Olmi campestri, gli Scolitidi, attaccano
anche le altre due specie, probabilmente perché in assenza di alternative.
,OSULPRVLQWRPRGHOODPDODWWLDqO¶avvizzimento delle foglie (Fig.20) che poi
evolve in una necrosi fogliare e dei rami; secondariamente si riscontra
O¶LPEUXQLPHQWR GHOOR [LOHPD FKH FRLQFLGH FRQ O¶RFFOXVLRQH GHL YDVL ,QIDWWL
quando il sistema vascolare di una pianta viene invaso da un organismo
estraneo, esso risponde cercando di isolare il patogeno al fine di proteggere le
parti sane; tale isolamento si traduce nella emissione di gomme, composti
fenolici e di tille (Buonaurio, 2009).
/D ULVSRVWD GHOO¶RVSLWH KD VXFFHVVR TXDQGR TXHVWR SURFHVVR GL LVRODPHQWR q
abbastanza rapido da impedire la diffusione del fungo; negli olmi suscettibili,
però, questo processo viene fortemente rallentato, dando il tempo al parassita
di germinare e di svilupparsi in altri vasi, finché tutto il sistema vascolare non
viene invaso.
Il livello di aggressività del fungo non pare suscettibile a grandi oscillazioni.
/¶HYHQWXDOHSUHVHQ]D QHOFLWRSODVPDGLSDUWLFHOOHYLUXV-simili, che potrebbero
abbassare la virulenza, è limitata dalla incompatibilità citoplasmatica e dalla
regolare alternanza della fase asessuata e sessuata del fungo, che favorisce
O¶HOLPLQD]LRQHGLWDOLSDUWLFHOOHGDOFLWRSODVPD.
61
Per sconfiggere la malattia sono stati sperimentati metodi tradizionali
ricorrendo alla lotta chimica e biologica. Nel primo caso, si è tentato di
ricorrere a prodotti fungicidi sistemici, che però hanno dato scarsi risultati e
soprattutto hanno HVHUFLWDWR XQ¶azione fungistatica anziché fungicida; si è,
TXLQGL ULWHQXWR QHFHVVDULR ULSHWHUH L WUDWWDPHQWL DOPHQR YROWH O¶DQQR H VX
piante con una buona funzionalità xilematica, anche se questa operazione è
risultata molto costosa.
Figura 20: primi sintomi di una pianta colpita da Grafiosi (Santini,
2006).
62
Nella lotta biologica i tentativi di combattere la malattia sono stati incentrati
alla riduzione drastica del numero degli ScoliWLGLYHWWRULPHGLDQWHO¶XWLOL]]RGL
feromoni; anche in questo caso, però, i risultati sono stati molto inferiori alle
aspettative.
Con la lotta biologica si è anche tentato di combattere direttamente il fungo,
introducendo nella pianta batteri fluorescenti e Verticillium dahliae, che
SRWHVVHUR DJLUH SHU DQWLELRVL FRQ O¶O. novo-ulmi, con trattamenti di
inoculazione a scopo preventivo; tali microorganismi però, hanno mostrato
OLPLWL GL VRSUDYYLYHQ]D QHOOD SLDQWD H XQ¶D]LRQH GL DQWLELRVL GL EUHYH GXUDWD
(Buonaurio, 2009).
(¶ LQWHUHVVDQWH ULOHYDUH FKH RJJL VL VWD DVVLVWHQGR D WHPSRUDQHL FDPELamenti
nelle popolazioni di Scolitidi; infatti, la scomparsa degli olmi adulti ha causato
la diminuzione drastica delle specie di taglia maggiore, lasciando più spazio
agli esemplari più piccoli e prevalentemente innocui come vettori.
Oltre alla grafiosi, FKH q OD PDODWWLD SL GHYDVWDQWH FKH O¶ROPR DEELD PDL
conosciuto, vanno considerate altre 2 minacce di questa specie, di minore
ULOHYDQ]DULVSHWWRDOO¶O. ulmi ma, non per questo ritenute meno pericolose.
6L WUDWWD GHOOD *DOHUXFHOOD GHOO¶ROPR H GHO *LDOOXPH. La prima è causata da
adulti e larve di un insetto defogliatore ( Xanthogaleruca luteola) che compie
infestazioni cicliche (ogni 2-3 anni) fino a provocare il disseccamento degli
olmi; la defogliazione indebolisce notevolmente la pianta rendendola anche
più vulnerabile alla Grafiosi e devastandola esteticamente.
/¶DOWUDPDODWWLDqGHQRPLQDWD*LDOOXPHGHOO¶ROPR(OP<HOORZVHGqFDXVDWD
da fitoplasmi che attaccano il floema delle piante infette rallentandone il flusso
OLQIDWLFRO¶LQWHQVLWjGHOODPDODWWLD varia a seconda delle condizioni ambientali,
ma generalmente i sintomi principali sono la produzione di scopazzi e il
giallume fogliare. Questa ultima malattia è molto studiata negli U.S.A. dove
63
compie delle stragi al livello della Grafiosi; è stata individuata anche in
Europa e in Italia con attacchi molto più sporadici (Buonaurio, 2009).
2.5 Genotipi resistenti
(¶ IUHTXHQWH RVVHUYDUH Qelle campagne e nei boschi come, accanto agli olmi
uccisi dalla Grafiosi, giovani astoni cominciano a raggiungere dimensioni
notevoli (30-FPLQGLDPHWURHPLQDOWH]]DJUD]LHDOO¶HOHYDWDFDSDFLWj
di riprodursi per via vegetativa o per seme.
In ambiente urbano e nei viali extraurbani, LQYHFH O¶HVLJHQ]D GL GLVSRUUH GL
piantagioni efficienti e funzionali, ha richiesto la rimozione degli olmi colpiti
da Grafiosi, assistendo cosi alla definitiva scomparsa degli esemplari
DXWRFWRQL 3HU RYYLDUH H VRGGLVIDUH O¶HVLJHQ]D GL FRQWLQXDUH DG XWLOLzzare
O¶ROPRLQDPELHQWHXUEDQR sono state introdotte due specie, che mostrano una
certa resistenza alla malattia e che possono crescere ed adattarsi ai nostri
DPELHQWL LGRQHH D VYROJHUH OH VWHVVH IXQ]LRQL GDSSULPD VYROWH GDOO¶ROPR
campestre e montano: trattasi di Olmo siberiano e Olmo ciliato
(Mittempergher et al, 1998).
/¶2OPR VLEHULDQR R Ulmus pumila (Fig.21) è una specie di origine asiatica,
con una altissima variabilità di caratteri, visto il suo ampio areale e la capacità
di ibridarsi; la foglia è generalmente piccola, ma troviamo anche ibridi con
foglia grande.
Presenta un buon livello di resistenza alla Grafiosi; è, infatti, una delle specie
LQ ,WDOLD SL XWLOL]]DWH SHU O¶LQWURGX]LRQH GHOOD UHVLVWHQ]D QHJOL ROPL QRVWUDOL
(¶LQROWUHXQDVSHFLHFKHVLLEULGDEHQLVVLPRFRQO¶ROPRFDPSHVWUH
64
/¶XVR GHOO¶ROPR VLEHULDQR FRPH SLDQWD GD YLDOH q FRQVLVWHQWH VRSUDWWXWWR QHO
Nord Italia, e va diminuendo man mano che si scende al Sud; in complesso, si
DGDWWD EHQH DOO¶DPELHQWH FLWWDGLQR PD OH FDUDWWHULVWLFKH HVWHWLFKH GL TXHVWD
pianta sono molto scadenti.
Figura 21: esemplare di Ulmus pumila o Olmo Siberiano (www.villenatura.blogspot.com).
/¶DOWUD VSHFLH LQWURGRWWD LQ ,WDOLD q O¶2OPR FLOLDWR R Ulmus laevis, originario
del Centro Europa. Esso si avvicina più del siberiano alle caratteristiche
vegetazionali dei nostri olmi. Introdotto principalmente come pianta
ornamentale, lo si può trovare sporadicamente anche nelle campagne. La sua
introduzione sarebbe da addebitare sopratutto alla resistenza della specie alla
Galerucella.
65
Invece, la sopravvivenza di questa specie alla Grafiosi, più che essere legata
ad una specifica resistenza, sembra essere stata riconducibile alla scarsa
appetibilità esercitata sui vettori della malattia.
Alla luce di questo fatto la diffusione di questa specie, benché abbia buone
caratteristiche ornamentali, dovrebbe essere controllata evitando di piantare
grossi gruppi omogenei di alberi, ma, piuttosto, alternandola con altre
(Mittempergher e Santini., 2010).
In Olanda, sin dalla prima comparsa della Grafiosi, cominciarono a
selezionare olmi resistenti e nel 1930 a Wageningen prese il via un progetto di
PLJOLRUDPHQWR GHOO¶ROPR SURSRVWR WUD JOL DOWUL GD &KULVWLQH %uisman e
Johanna Westerdijk (in onore alle quali la Grafiosi si chiama Dutch Elm
Disease nei paesi anglosassoniFKHLQL]LDURQRODVHOH]LRQH QHOO¶DPELWRGHOOH
speFLH HXURSHH GHOO¶ROPR (Brunetti et al., 2003). In seguito al programma di
miglioramento, si aggiunsero altre nazioni e, ad oggi, si possono contare 7
centri di ricerca dislocati in Wisconsin e Washington D.C. negli USA, a
Manitoba in Canada, a Wageningen in Olanda, a Volgograd in Russia e a
Firenze in Italia.
Dalle prime ricerche effettuate in Olanda derivarono alcuni cloni resistenti ed
XQ WHU]R µ&RPPHOLQ¶ RWWHQXWR GDOO¶LQFURFLR WUD ROPR FDPSHVWUH H ROPR
montano, che ebbe un grande successo. Con la compaUVDGHOO¶O. novo-ulmi, al
TXDOHLOµ&RPPHOLQ¶ HUDVHQVLELOHFDPELzLOPRGRGLSURFHGHUHQHOO¶DWWLYLWjGL
miglioramento convenzionale: si cominciò ad incrociare le specie europee,
molto sensibili al fungo, con alcune specie asiatiche che risultavano avere una
buona resistenza (Tab.2).
Le specie asiatiche che mostravano resistenza alla Grafiosi avevano però
caratteri estetici e livelli di adattabilità nettamente inferiori ai nostri olmi; era
quindi necessario incrociare le varie specie, europee e asiatiche, al fine di
66
ottenere ibridi resistenti con canoni estetici delle specie europee. Benché gli
olmi in genere si ibridino facilmente, vi sono specie che al contrario non si
ibridano affatto e altre che creano una progenie che deve a sua volta essere
necessariamente reincrociata per aumentare la resistenza; ciò ha reso il lavoro
di ricerca lungo e laborioso (Mittempergher e Santini., 2010).
Gli olmi asiatici sino ad oggi utilizzati sono: U. pumila L. (Olmo siberiano),
U. parvifolia J. (Olmo cinese), U. japonica R.S. (Olmo giapponese), U.
wilsoniana S., U. chenmoui C., U. villosa B.G. e U. willichiana.
Tabella 2: suscettibilità degli olmi autoctoni e alloctoni (introdotti per indurre la
ƌĞƐŝƐƚĞŶnjĂͿĂůůĞƚƌĞƉƌŝŶĐŝƉĂůŝŵŝŶĂĐĐĞĚĞůů͛ŽůŵŽ (Mittempergher e Santini., 2010)
Specie
Suscettibilità alla
grafiosi (DED)
Ulmus americana
Ulmus laevis
Ulmus glabra
Ulmus minor
Ulmus japonica
Ulmus wallichiana
Ulmus wilsoniana
Ulmus villosa
Ulmus macrocarpa
Ulmus chenmoui
Ulmus pumila
Ulmus parvifolia
+++
+++
+++
++
+
+
+
+
+
-
Susciettibilità al Susciettibilità alla
galerucella
giallume
+++
+
+
+
++
+
++
++
+
++
++
++
++
+
++
+
+
++
-
La ricerca in Olanda proseguì per iniziativa di Hans M. Heybroek che puntò
DOO¶DFFXPXORGLUHVLVWHQ]DQHOOHJHQHUD]LRQLVXFFHVVLYHILQRDOODTXDUWD
Dalla sua attività risulta la produzione di numerosi cloni WXWW¶RJJL L FORQL
µ/XWHFH¶ H µ9DGD¶ EUHYHWWDWL GDOO¶,15$ IUDQFHVH VRQR VWDti ottenuti da
Heybroek), che sono stati immessi sul mercato, oltre che abbondante materiale
67
ibrido che è stato ceduto ai colleghi delle altre nazioni per introdurlo nei loro
progetti di miglioramento.
I cloni di Heybroek furono sottoposti ad una prova di adattabilità in tutto il
territorio europeo, tra cui anche in quello italiano, dove il CNR ha provveduto
DWHVWDUHHVHOH]LRQDUHO¶DGDWWDELOLWjGLWXWWLLFORQLHVWHUL
Va considerato che il numero delle specie arboree utilizzabili in ambiente
urbano sta diminuendo per via dei numerosi stress a cui le piante sono
sottoposte e della suscettibilità alle malattie; è quindi necessario cominciare ad
impiantare con cautela quei cloni che in anni di prove hanno dato buoni
risultati nel nostro Paese e dei quali segue una breve descrizione.
Gli olmi µLobel¶ e µPlantyn¶, di origine genetica simile, sono caratterizzati
HQWUDPEL GDOOD SUHVHQ]D GHOO¶KLPDODLDQR U. wallichiana come sorgente di
resistenza alla Grafiosi. Il costitutore è lo stesso H.M. Heybroek e i loro
caratteri botanici sono molto simili per via delle strette parentele.
Posti in commercio nel 1976 per il loro discreto livello di resistenza e le
interessanti caratteristiche vegetazionali, possono essere utilizzati come piante
per viali cittadini. Il portamento è decisamente colonnare, con chioma molto
stretta; la crescita è rapida e sostenuta, le foglie sono grandi e di colore verde
scuro (Fig.22); in ambiente urbano non necessitano di grandi potature. La
FRUWHFFLDqOLVFLDILQRDOO¶HWjDGXOWDH comincia a fessurarsi dopo i 10 anni. Si
adattano meglio a zone più fresche.
68
Possono essere moltiplicati per talea
legnosa
in
inverno
su
cassoni
riscaldati o per talee erbacee sotto
mist in estate. La suscettibilità alla
Galerucella è notevole per entrambi
H LO µ/REHO¶ è sensibile al giallume
GHOO¶ROPR
Altro ibrido di origine olandese,
selezionato
sempre
da
H.M.
+H\EURHN q O¶ROPR µColumella¶,
SURYHQLHQWH
GDO
µ3ODQW\Q¶
autofecondato. Ha un portamento
fastigiato, con chioma molto stretta
e foglie piccole.
Figura 22: filare di piante madri di hůŵƵƐ ͚>ŽďĞů͛
presso il vivaio Umbraflor (Italia).
Per il suo buon livello di resistenza alla Grafiosi e il suo portamento
ascendente, è molto usato in Olanda per le alberature stradali.
/¶ROPR µProspector¶ q Xna selezione di semenzali di provenienza ignota di
Ulmus wilsoniana, che fu messo in allevamento nel 1965 nella stazione di
ULFHUFDGHO'LSDUWLPHQWRGHOO¶$JULFROWXUDDPHULFDQRGL'HODZDUH2KLR
I selezionatori sono A.M.Townsend, H.R. Schreider, W.O. Masters e
S.E.Bentz. Il clone offre una buona resistenza alla Grafiosi e alla Galerucella,
con una certa tolleranza al giallume.
La chioma si apre a vaso; la crescita nei primi 2-3 anni è rallentata ma poi
procede normalmente. Il fogliame è denso e le foglie, molto grandi, a maturità
presentano un colore verde-giallastro. Resiste molto bene al freddo e per
TXHVWRVDDGDWWDUVLDGLYHUVHFRQGL]LRQLSHGRFOLPDWLFKH(¶XQDSLDQWDLGRQHD
69
sia per parchi che per viali dove si richiedono esemplari che producano ombra.
Si moltiplica bene sia per talea legnosa in inverno che per talea semilegnosa in
primavera estate.
/¶ROPR µDynasty¶ GHULYD GDOO¶LQFURFLR GL GXH VHPHQ]DOL GL Ulmus parvifolia
(Fig.23). La selezione è stata effettuata da Frank S. Santamour Jr. presso
O¶Arboreto Nazionale di Washington DC.
Questa pianta è caratterizzata da una crescita piuttosto rapida e presenta
chioma globosa; tuttavia, poiché la crescita in altezza va in seguito a
UDOOHQWDUHO¶HVHPSODUHDGXOWRSUHVHQWDGLPHQVLRQLGLPHGLRVYLOXSSR/e foglie
sono piccole di colore verde giallastro, con asimmetria alla base del lembo
praticamente
assente
e
rimangono attaccate a lungo
alla pianta in autunno.
La resistenza alla Grafiosi e
alla Galerucella sono molto
buone, ma la grande debolezza
viene dalla suscettibilità al
JLDOOXPH
GHOO¶ROPR
1RQ
sopporta il freddo ed è quindi
consigliabile un utilizzo in zone
di pianura.
(¶ XQD SLDQWD GL VLFXUR HIIHWWR
ornamentale adatta per il verde
urbano,
da
utilizzare
preferibilmente come esemplari
Figura 23: cŽůƚŝǀĂnjŝŽŶŝ ŝŶ ĐĂŵƉŽ Ěŝ hůŵƵƐ ͚LJŶĂƐƚLJ͛
(www.moonnurseries.com).
isolati. Si moltiplica abbastanza bene per talea legnosa o erbacea.
70
/¶ROPRµEsedra¶, è stato individuato a Roma in piazza Esedra (come è ancora
ORFDOPHQWH FRQRVFLXWD O¶DWWXDOH SLD]]D GHOOD 5HSXEEOLFD 6L q LSRWL]]DWR FKH
SRVVD HVVHUH VWDWR XQ GRQR GL TXDOFKH DPEDVFLDWRUH GHOO¶HVWUHPR RULHQWH DOOD
città di Roma. Per caratteristiche morfoORJLFKH VL GHGXFH VLD XQ LEULGR GHOO¶
Ulmus parvifolia, che ne spiegherebbe la buona resistenza alla Grafiosi e alla
Galerucella.
La chioma è leggera, asimmetrica, rotondeggiante e piangente, motivo per cui
viene usato per specifici usi ornamentali. La crescita è abbastanza rapida e
garantisce quindi un pronto effetto estetico; le foglie sono piccole, verdelucido, spesse, fragili alla piegatura e rimangono attaccate alla pianta fino a
inverno inoltrato.
Si moltiplica difficilmente per talea legnosa, anche se è consigliabile la
PROWLSOLFD]LRQHSHULQQHVWRFRQO¶ROPRFDPSHVWUHFRQLOTXDOHKDPRVWUDWRXQ
ottima affinità (Mittempergher et al., 1993a).
Comunque, nonostante la varietà di genotipi già disponibile, il miglioramento
JHQHWLFRGHOO¶ROPRFRQWLQXDDG essere attivato a livello mondiale anche grazie
DOFUHVFHQWHVYLOXSSRGHOO¶LQJHJQHULDJHQHWLFD/¶ROPRFDPSHVWUHLQIDWWLFRPH
altre specie, risponde bene a nuove tecniche, come la micropropagazione, in
ausilio ai programmi di miglioramento; a tale proposito, attualmente, esistono
2 laboratori di colture in vitro (in U.S.A. e in Inghilterra) che hanno messo a
punto specifici ed efficienti protocolli di trasformazione genetica anche se
O¶LQGLYLGXD]LRQH GL JHQL SUHSRVWL DOOD UHVLVWHQ]D H Oa loro espressione nella
pianta sono problematiche ancora aperte e oggetto di studio.
71
2(VSHULHQ]HFRQGRWWHSUHVVRO¶,33&15GL)LUHQ]H
1HJOLXOWLPLDQQLO¶,VWLWXWRSHUOD3URWH]LRQHGHOOH3LDQWH,33GHO&15GL
Firenze ha affrontato la selezione di olmi VSHFLILFL SHU O¶DPELHQWH
mediterraneo.
La necessità di disporre di genotipi che si adattassero ai nostri climi fu
evidenziata dagli scarsi risultati ottenuti con i cloni olandesi che non
sopportavano il caldo e il secco del centro IWDOLD/¶RSSRUWXQLWjVLpresentò con
OD IDYRUHYROH DGDWWDELOLWj GHOO¶2OPR VLEHULDQR In questo modo, una base di
individui nativi fu allevata con gli olmi siberiani e con tutte quelle specie che
dimostravano una buona adattabilità al clima mediterraneo, nei campi
sperimentali del CNR in Toscana ed in Emilia Romagna. Per poter incrociare
le diverse specie era però necessario mettere a punto una buona tecnica di
conservazione del polline, considerando le differenti epoche di fioritura degli
esemplari asiatici ed europei.
/¶RWWHQLPHnto degli ibridi si basa sul fenomeno della autoincompatibilità degli
olmi, poiché i piccoli fiori ermafroditi non possono essere demasculati. Non
VHPSUH SHUz O¶DXWRLQFRPSDWLELOLWj q FRPSOHWD VRUJH TXLQGL LO SUREOHPD
GHOO¶DXWHQWLILFD]LRQHGHOODLEULGLWjGella progenie (Santini et al., 2010).
Tutti gli olmi testati hanno inizialmente mostrato sintomi di avvizzimento,
anche se, successivamente, le piante resistenti si sono distinte bloccando il
disseccamento; la selezione dei cloni è quindi stata fatta in base alla minor
presenza di sintomi sulla pianta.
Gli ibridi risultanti sono stati poi brevettati e immessi sul mercato, mentre altri
test sono ancora in corso per verificare la possibilità di disporne di altri.
/¶HVSHULHQ]D GHO &15 VXOO¶LQFURFLR FRQ L FORQL DVLDWLFL KD SHUPHVVR GL
raggiungere obiettivi di rilievo come quello di poter tenere sotto controllo la
72
suscettibilità dei cloni ad altre malattie o parassiti, poiché si opera con genotipi
esotici che possono non aver mai incrociato alcune malattie da noi presenti
(Santini et al., 2010).
Di seguito si è inteso riportare una breve sintesi del vasto lavoro svolto dai
ULFHUFDWRULGHOO¶,33GL)Lrenze in merito alla metodologia seguita in questo tipo
di ricerche. Gli olmi resistenti che oggi si conoscono sono abbastanza
numerosi, così da considerare il loro uso non solo come pianta ornamentale,
ma anche per la produzione di legno o per il rimboschimento. Tuttavia, la
crescita di questi cloni e la loro reazione a diverse condizioni ambientali non è
DQFRUD VWDWD FRPSOHWDPHQWH WHVWDWD /¶DPELHQWH RSHUD VXL IHQRWLSL FRPH XQ
³DJHQWHGLVYLOXSSR´, modellandone i caratteri e il comportamento. Un passo
imSRUWDQWH QHOO¶HYROX]LRQH GHL FORQL q OD YDOXWD]LRQH GHOO¶LQWHUD]LRQH
GENOTIPO x AMBIENTE (GxA) e il relativo impatto dei diversi
cambiamenti ambientali nei fenotipi. Questa sperimentazione è stata in parte
realizzata e in parte è tuttora in corso, ricorrendo a specifici strumenti
operativi (Santini et al., 2010).
Test e indici di analisi
Questo accertamento di GxA aiuta a definire il range di siti su cui i cloni
possono essere proficuamente piantati e le condizioni ambientali in cui un
clone esprime la sua massima resa. *OL VWXGLRVL GHOO¶,33 VL VRQR SRVWL
O¶RELHWWLYRGLDFFHUWDUHODFUHVFLWDHODVWDELOLtà di 24 cloni resistenti (Tab.3) in
3 siti italiani con climi contrastanti, al fine di individuare i cloni che meglio
crescono in diverse condizioni ambientali e quali cloni sono più adatti a
specifici ambienti. Tutti i cloni hanno mostrato un elevato livello di resistenza,
attraverso una inoculazione standard.
73
Tabella 3͗ĐůŽŶŝƌĞƐŝƐƚĞŶƚŝŽƚƚĞŶƵƚŝĚĂŐůŝŝŶĐƌŽĐŝĞĨĨĞƚƚƵĂƚŝƉƌĞƐƐŽů͛/WWĚĞůEZĚŝ&ŝƌĞŶnjĞĞƐƚƵĚŝĂƚŝŶĞŝ
tre siti sperimentali.
Clone
Incroci parentali
FL 033
(U. glabra x U. minor) x U. pumila
FL 089
Ulmus 'Plantyn' ((Ulmus glabra 'Exonientis' x Ulmus wallichiana p39) x (U. minor 1 x U. minor 28)) x
U. pumila S.2
FL 094
Ulmus 'Plantyn' ((Ulmus glabra 'Exonientis' x Ulmus wallichiana ) x (U. minor 1 x U. minor 28)) x U.
pumila S.15
FL 146
Ulmus 'Sapporo Autumn Gold' (U. pumila x U. japonica) o.p.
FL 214
Ulmus 'Sapporo Autumn Gold' (U. pumila x U.japonica) x U. wilsoniana
FL 316
U. japonica x U. pumila
FL 339
U. wilsoniana x U. pumila
FL 390
U. japonica x U. pumila
FL 437
(U. pumila x U. japonica) o.p.
FL 444
(U. pumila x U. pumila) x U. wilsoniana
FL 452
U. japonica x (U. pumila x U. pumila)
FL 464
(U. pumila x U. pumila) x U. chenmoui
FL 465
(U. pumila x U. pumila) x U. chenmoui
FL 467
(U. pumila x U. pumila) x U. chenmoui
FL 483
Ulmus 'Columella' ((U. glabra 'Exsoniensis' x U. wallichiana) x U. minor) o.p.
FL 489
((((U. wallichiana x U. minor) x (U. pumila x U. minor)) o.p.) x (U. hollandica 'Vegeta' x U. minor)) o.p.
FL 493
((((U. wallichiana x U. minor) x (U. pumila x U. minor)) o.p.) x (U. hollandica 'Vegeta' x U. minor)) o.p.
FL 506
(U. glabra x U. minor) x U. chenmoui
FL 509
(U. glabra x U. minor) x U. chenmoui
FL 513
((((U. wallichiana x U. minor) x (U. pumila x U. minor)) o.p.) x (U. hollandica 'Vegeta' x U. minor)) o.p.
FL 514
((((U. wallichiana x U. minor) x (U. pumila x U. minor)) o.p.) x (U. hollandica 'Vegeta' x U. minor)) o.p.
FL 568
U. pumila x ((U. glabra 'Exoniensis' x U. wallichiana) x U. minor)
FL 588
U. pumila x ((U. glabra 'Exoniensis' x U. wallichiana) x U. minor)
FL 589
U. pumila x ((U. glabra 'Exoniensis' x U. wallichiana) x U. minor)
Gli esperimenti sono stati avviati nel 2000 utilizzando piantine di 2 anni auto
radicate, messe a dimora per una prova di adattabilità in 3 siti con diverse
FRQGL]LRQLFOLPDWLFKH³Feudozzo´ negli Appennini, SUHVVRO¶D]LHQGDDJULFROD
VSHULPHQWDOH ³/D 7RUUH GL )HXGR]]R´ $4 JHVWLWD GDO &RUSR )RUHVWDOH GHOOR
Stato (Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro). Il sito è
74
caratterizzato da un clima di montagna con inverni freddi e nevosi ed estati
fresche.
8Q¶DOWUR VLWR q TXHOOR GL ³Marsiliana´ QHOO¶D]LHQGD VSHULPHQWDOH ³/D
0DUVLOLDQD´ *5, gestita ancora dal Corpo Forestale dello Stato,
caratterizzato da un clima tipicamente mediterraneo, con inverni miti e umidi
ed estati calde e secche.
,O VLWR GH ³Il Castellaccio´ VL ORFDOL]]D QHO YLYDLR omonimo GHOO¶8PEUDIORU
Azienda Vivaistica Regionale, in località Spello (PG). Esso presenta un clima
moderato, estati calde e inverni freddi con sporadiche nevicate
In tutti i casi i campi sperimentali sono stati adeguatamente ripuliti e lavorati
SULPDGHOO¶LPSLDQWR,QRJQLVLWRVRQRVWDWHXVDWHSLDQWHSHURJQLFORQHSHU
un totale di 864 individui.
Gli individui sono stati monitorati per 10 anni, controllando le crescite in
altezza e in diametro. Al termine i dati raccolti sono stati elaborati attraverso
XQD VHULH GL LQGLFL XWLOL SHU O¶LQGLYLduazione dei cloni migliori e analizzati
mediante analisi della varianza (ANOVA). In particolare, O¶DOWH]]D H LO
diametro di tutte le piante sono state misurate annualmente dal 2001 al 2009 e
O¶LQFUHPHQWRPHGLRDQQXDOHSHURJQLLQGLYLGXRqVWDWRFDOFRODWRVXOODEDVHGHL
dati dal 2005 al 2008.
$O ILQH GL FRPSOHWDUH LO TXDGUR FRPSOHVVLYR GHOO¶LQWHUD]LRQH &ORQH [ 6LWR
ULVXOWDQWH GDOO¶$129$, è stata eseguita un analisi della stabilità degli
incrementi in diametro e in altezza nelle 3 aree di studio.
Sono stati usati 2 indici parametrici e 2 non-parametrici. Negli Indici
parametrici la stabilità delle prestazioni di crescita di un individuo sono
espresse sia in termini di garanzia del comportamento, generale e locale,
rispetto al comportamento assoluto, che in termini di prevedibilità del
75
comportamento in diverse condizioni, anche quando non è direttamente
sperimentato.
Secondo Lin e collaboratori (1986), un genotipo è considerato stabile quando:
1) Mantiene un rendimento costante in diverse condizioni; 2) Non interagisce
FRQO¶DPELHQWHHKDXQUHQGLPento pari al rendimento medio di tutti i genotipi
testati; 3) La deviazione dal modello di regressione è limitata.
Il Coefficiente di Variazione (CV%) è usato per dare una misura della
variazione nelle prestazioni di ogni clone, sia globale che nei singoli siti, che è
indipendente dagli altri genotipi; ad esempio un clone con CV% = 0,0 avrà le
stesse misure su tutti i siti di prova.
/¶Ecovalenza (ܹ ଶ ) è una misura delle prestazioni per ogni clone contro le
prestazioni medie di tutti i cloni testati ed è usata per identificare i genotipi che
LQWHUDJLVFRQR FRQ O¶DPELHQWH Genotipi con bassa ଶ sono considerati
relativamente stabili tra un dato insieme di genotipi.
La misurazione non-parametrica della stabilità dei fenotipi è basata sui ranghi
e fornisce un utile alternativa a quella parametrica e in alcuni casi mostra
notevoli vantaggi rispetto ad essa. Secondo Huhn (1990) i principali vantaggi
GHULYDQWLGDOO¶XVRGHOOHLQIRUPD]LRQLVXOUDQJRVRQo la riduzione o, addirittura,
la prevenzione delle distorsioni causate da valori anomali; la facilità di uso e
di interpretazione; la facilità di aggiungere o di sottrarre genotipi senza
causare grandi variazioni nelle stime; la produzione di più essenziali
informazioni sugli allevamenti e sui programmi di test.
I cloni sono stati ulteriormente testati per la stabilità, calcolando gli indici di
ሺଵሻ
ሺଶሻ
Huhn ܵ௜ e ܵ௜ . Un genotipo è considerato stabile se ha lo stesso rango tra
tutti i siti testati. I ranghi rappresentano la posizione in classifica dei diversi
cloni nelle varie località per ciascun parametro (altezza o diametro). Quindi un
76
clone può essere considerato stabile se mantiene lo stesso posto in classifica
nelle diverse località.
Al fine di identificare i genotipi con le prestazioni di crescita e stabilità volute
sono stati tracciati gli indici di stabilità di un genotipo in relazione alla crescita
PHGLDGHJOLVWHVVLJHQRWLSLWUDLYDULVLWLG¶LQGDJLQH In questo modo si è potuto
raggruppare i genotipi in 4 ordini:
1. Cloni con alte e stabili prestazioni.
2. Cloni con alte e instabili prestazioni.
3. Cloni con basse e instabili prestazioni.
4. Cloni con basse e stabili prestazioni.
Risultati
*OL HIIHWWL GHO FORQH GHO VLWR H GHOOH ORUR LQWHUD]LRQL QHOO¶Lncremento del
GLDPHWUR H GHOO¶DOWH]]D sono stati sempre significativi; alcuni dei 24 cloni
resistenti coinvolti nello studio hanno mostrato eccellenti prestazioni di
crescita. In media nei 3 siti sperimentali 22 cloni su 24 hanno registrato un
incremento medio in altezza superiore a 100 cm/anno.
Nel sito de Il Castellaccio la media di crescita in altezza è stata di 178,3
cm/anno, che può estendersi a 200 cm nel caso di 5 cloni; a Marsiliana, con un
clima tipicamente MediterrDQHRO¶LQFUHPHQWR medio è stato di 83,19 cm/anno
con 6 cloni, il cui accrescimento era superiore a 100 cm; a Feudozzo, dove le
condizioni climatiche frenano maggiormente la crescita a causa dei lunghi e
IUHGGLLQYHUQLO¶LQFUHPHQWRPHGLRqVWDWRGLVROL1,8 cm/anno e 4 cloni hanno
avuto un incremento in altezza tra i 48 e 65 cm. &RQVLGHUDQGRO¶LQFUHPHQWRLQ
diametro, i siti sono classificati nello stesso ordine. A Feudozzo la media
annuale complessiva è stata di 0,42 cm/anno, meno di 1/3 della media di
Marsiliana, dove era di 1,33 cm/anno; Il Castellaccio ha raggiunto un
77
incremento annuale medio in diametro di 2,61 cm/anno. In media tra i siti, il
clone FL390 ha avuto la crescita media maggiore in altezza. Lo stesso clone
presentava il più alto incremento medio a FeuGR]]R VHJXLWR GDOO¶)/ H
)/ FKH KDQQR DYXWR ULVSHWWLYDPHQWH O¶DFFUHVFLPHQWR PHGLR PDJJLRUH D
Marsiliana e a il Castellaccio. Il record annuale assoluto è stato di 230,6
cm/anno del clone FL316 a il Castellaccio. /¶LQFUHPHQWR PHGLR PDJJLRUH in
diametro è stato del clone FL452, cioè lo stesso clone che ha raggiunto il più
alto incremento medio a il Castellaccio e Marsiliana, con il record di 3,13
cm/anno nel primo sito. FL437 e FL089 hanno fatto registrare rispettivamente
il 2° e 3° accrescimento più alto in diametro. FL390, piantato a Feudozzo, è
VWDWRO¶XQLFRFORQHGHOO¶D]LHQGDDUDJJLXQJHUHO¶DFFUHVFLPHQWRPHGLRPDJJLRUH
sia in altezza che in diametro, con rispettivamente 14 cm e 3 mm in più per
anno rispetto al 2°miglior clone.
Per quanto ULJXDUGDLULVXOWDWLUHODWLYLDOODVWDELOLWjO¶)/DYHYDLOSLEDVVR
Coefficiente di Variazione (CV) complessivo sia in altezza che in diametro,
PHQWUH O¶)/ H )/ DYHYDQR OD SL EDVVD (FRYDOHQ]D ଶ ). FL489 e
FL506 avevano i più alti CV e ଶ per la crescita in altezza, mentre FL509 e
FL506 per la crescita in diametro. Per gli indici non-parametrici di Huhn, il
ሺଵሻ
ሺଶሻ
più basso ୧ e ୧ SHU O¶DOWH]]D q GHO FORQH )/ PHQWUH SHU LO GLDPHWUR è
delO¶)/ Nelle figure 24-25 sono rappresentati gli indici di stabilità (asse
Y) per ogni genotipo contro i valori di crescita media tra i siti (asse X) degli
stessi genotipi; in ogni grafico è riportata anche la suddivisione dei risultati nei
4 ordini di stabilità.
78
Figura 24: indici parametrici CV e ଶ in rapporto agli incrementi in
diametro e altezza.
79
ሺ૚ሻ
ሺ૛ሻ
Figura 25: indici non parametrici ‫ ܑ܁‬e ‫ ܑ܁‬in rapporto alla crescita in
diametro e altezza.
80
,ULVXOWDWLGHOO¶DQDOLVLJUDILFDVRQR anche riassunti nella tabella 4 dove vengono
riportati i genotipi caratterizzati sia dalla stabilità voluta che dalle prestazioni
di crescita richieste.
Tabella 4: risultati ĚĞůů͛ĂŶĂůŝƐŝ ŐƌĂĨŝĐĂ ƐƵŝ ĐůŽŶŝ Ɖŝƶ ƐƚĂďŝůŝ͕
rispettivamente in termini altezza e diametro.
Altezza
ଶ
FL 033
FL 089
FL 146
FL 339
FL 390
FL 437
FL 493
FL 513
ሺଵሻ
୧
FL 089
FL 094
FL 146
FL 390
FL 437
FL 493
FL 506
FL 514
ሺଵሻ
୧
FL 033
FL 094
FL 146
FL 316
FL 437
FL 444
FL 589
CV%
FL 033
FL 089
FL 146
FL 339
FL 390
FL 437
FL 506
FL 514
୧
FL 089
FL 094
FL 146
FL 390
FL 437
FL 493
FL 506
FL 514
CV%
FL 033
FL 089
FL 146
FL 214
FL 390
FL 437
FL 444
FL 452
FL 589
୧
FL 033
FL 094
FL 146
FL 316
FL 437
FL 444
FL 589
ሺଶሻ
Diametro
ଶ
FL 033
FL 089
FL 146
FL 316
FL 437
FL 444
FL 467
FL 589
ሺଶሻ
[In giallo sono evidenziati i cloni che hanno mostrato stabilità di
ĐƌĞƐĐŝƚĂ ƉĞƌ ƚƵƚƚŝ ŝ ϰ ƉĂƌĂŵĞƚƌŝ Ž ƉĞƌ ů͛ĂůƚĞnjnjĂ Ž ƉĞƌ ŝů ĚŝĂŵĞƚƌŽ͖ ŝŶ
rosso sono evidenziati i cloni stabili per tutti i 4 parametri sia per
ů͛ĂůƚĞnjnjĂĐŚĞƉĞƌŝůĚŝĂŵĞƚƌŽ΁
81
[FL089, FL146, FL390, FL437] e [FL033, FL146, FL437, FL444, FL589]
hanno rispettivamente prestazioni stabili di crescita in altezza e in diametro,
LQGLSHQGHQWHPHQWHGDOO¶LQGLFHXVDWR
7UD TXHVWL SRVVLDPR LQGLYLGXDUH O¶)/ H )/ FRPH FORQL GL SDUWLFRODUH
interesse per via delle buone e stabili prestazioni di crescita. Essi, le cui
LQWHUD]LRQL FRQ O¶DPELHQWH VRQR PROWR EDVVH SRVVRQR HVVHUH FRQVLGHUDWL
³&ORQL8QLYHUVDOL´DGDWWLSHUHVVHUHSLDQWDWLLQXQDPSLRUDQJHGLFRQGL]LRQL
ambientali.
1RQRVWDQWH O¶HOHYDWR QXPHUR GL FORQL HVLVWHQWL VXO PHUFDWR O¶LQIRUPD]LRQH
ULJXDUGRO¶DGDWWDELOLWjGLTXHVWLLQGLYLGXLqSLXWWRVWRVFDUVD I test eseguiti dal
CNR, con 24 cloni in 3 diverse condizioni del clima mediterraneo, non hanno
riscontrato alcuna infezione in 10 anni, in nessuno dei siti sperimentali. Anche
VHO¶HSLGHPLDLQTXHVWRXOWLPRSHULRGRqFDODWDLOULVXOWDWRRWWHQXWRGLPRVWUDOD
resistenza dei cloni in diverse condizioni ambientali, anche molto avverse.
Questa osservazione, conferma la stabilità e la resistenza delle piante
selezionate, poiché è ben noto che la suscettibilità alla malattia può variare in
funzione del clima e del tasso di crescita. Tutti i cloni testati mostrano
interessanti tassi di accrescimento sia in altezza che in diametro, nonostante un
effetto siJQLILFDWLYRGHOO¶DPELHQWHHGHOOHLQWHUD]LRQL*[$
, FORQL FRQVLGHUDWL ³8QLYHUVDOL´ KDQQR PRVWUDWR SLFFROH GLIIHUHQ]H LQ
FRQGL]LRQLFRQWUDVWDQWLHSRVVRQRHVVHUHGHILQLWLFRPHPHQRSODVWLFL'DOO¶DOWUD
parte, un gruppo di cloni ha mostrato una forte interazione GxA, secondo gli
indici parametrici e non; questi cloni hanno fenotipi diversi a seconda
GHOO¶DPELHQWHLQFXLFUHVFRQRHSRVVRQRHVVHUHFRQVLGHUDWLSLSODVWLFL
I cloni che quindi sono stati assegnati alla più alta classe di stabilità, da tutti e
4 gli indici, possono tranquillamente essere considerati stabili.
82
A questo punto sorge spontaneo chiedersi se vale la pena selezionare cloni con
un alto livello di interazione GxA per poi usarli in specifici climi, a cui si
adattano meglio, oppure cloni generalmente stabili che si adattano al maggior
numero di ambienti. Il maggior rischio nel selezionare un ristretto numero di
genotipi è quello di ridurre la varietà genetica e di aumentare la vulnerabilità
ad una nuova emergenza. Sarebbe quindi opportuno selezionare entrambi i
FORQLDOFXQLFRQIRUWLLQWHUD]LRQLFRQO¶DPELHQWHSHUXQXVRULVWUHWWRDOWULFRQ
XQEDVVROLYHOORGLLQWHUD]LRQHSHUXQXVRGL³FRQILQH´
Tradizionalmente, i cloni di olmo resistenti sono stati selezionati come pianta
ornamentale; molti cloni resistenti, anche se mostravano un rapido
accrescimento, sono stati scartati poiché non riscontravano le caratteristiche
estetiche ricercate. Il grande numero di olmi resistenti che mostravano un
elevato tasso di crescita, in tutti i siti sperimentali o in particolari condizioni,
possono essere quindi usati per la produzione di legname e di biomasse.
La grande capacità di ibridazione degli olmi rappresenta un vantaggio per le
specie autoctone grazie alla trasmissione del gene resistente dagli ibridi. Ma se
O¶LQWURJUHVVLRQH DYYLHQH YHUVR JOL LQGLYLGXL UHVLVWHQWL TXHVWL WHQGHUHEEHUR D
PLJOLRUDUH OH ORUR FDUDWWHULVWLFKH ILVLFKH FRQ O¶DFTXLVL]LRQH GHL JHQL XWLOL DO
punto da portare le specie native alla potenziale estinzione.
Per questo motivo, la coltivazione di cloni resistenti deve essere circoscritta
alle sole aree di città o a piantagioni localizzate, lontane dalle popolazioni
naturali di specie autoctone.
Infine, questi cloni dovranno affrontare probabilmente diverse pressioni
selettive, come quelle imposte dai cambiamenti climatici in corso. In questo
contesto, i cloni con maggiore plasticità dovrebbero essere preferiti, dal
momento che affrontano meglio i cambiamenti del clima (Santini et al., 2010).
83
2.5.2 Caratteristiche dei nuovi cloni brevettati
Nel 1997 il CNR di Firenze ha testato e brevettato 4 cloni di tutti quelli
analizzati, in base alle caratteristiche di crescita e di stabilità prima illustrati,
ma molti altri sono ormai in fase di selezione e tale brevetto ha reso possibile
OD ORUR LPPLVVLRQH VXO PHUFDWR , FORQL LQ TXHVWLRQH VRQR LO ³Plinio´ LO ³San
Zanobi´ O¶ ³$UQR´ e il ³)LRUHQWH´. Il nome del primo deriva dal naturalista
5RPDQR 3OLQLR LO 9HFFKLR FKH VFULVVH GHOO¶ROPR QHO VXR WUDWWDWR ³Naturalis
Historia´ il secondo proviene dal miracoloso germogliamento di un olmo
morto al passaggio delle reliquie del vescovo fiorentino Zanobi che veniva
portato dentro il Duomo di Firenze nel 429. Di seguito, si riporta la
descrizione dei quattro cloni brevettati:
2OPRµSan Zanobi¶ RM 97 NV 006
Costitutori:
Lorenzo Mittenpergher; Alberto Fagnani; Fabio Ferrini
Varietà generatrici:
,QRFXOD]LRQH DUWLILFLDOH WUD L VHPHQ]DOLGHULYDWLGDOO¶LPSROOLQD]LRQH LQFURFLDWD
GHOFORQHµ3ODQW\Q¶Ulmus glabra µ([RQLHQVLV¶[Ulmus wallichiana p39) x
(U. minor 1 x U.minor 28)) con un individuo di U.pumila (N.15).
Descrizione:
Il clone si sviluppa molto rapidamente su terreni fertili ed in climi temperati, a
tal punto da far pensare ad un possibile utilizzo per la produzione di legno. La
84
resistenza
Grafiosi
rilevando
al
è
fungo
stata
i
della
valutata
sintomi
malattia,
della
prodotti
GDOO¶LQRFXOD]LRQHDUWLILFLDOHGHO
fungo su individui auto radicati
di 3 anni.
Questi sono stati comparati ai
sintomi
mostrati
medesime
nelle
condizioni
ambientali da cloni di olmo
con livelli di resistenza noti,
RYYHUR µ/REHO¶ H µ8UEDQ¶
rispettivamente
mediamente
resistente e resistente.
Caratteristiche della pianta:
Figura 26: individuo di 5 anni di Ulmus ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛.
Portamento: conico con una
accentuata dominanza apicale (Fig. 26).
Chioma: stretta.
Tronco: dritto, lungo, con corteccia grigio-verde.
Foglie: alterne, decidue, che rimangono verdi ed attaccate a lungo sulla pianta;
hanno spesso il lembo ondulato e la nervatura centrale convessa, mentre il
colore è verde-giallastro. La seconda foglia del ramo corto è largamente
HOOLWWLFDRGRYDOHO¶DSLFHqDFXPLQDWRHODEDVHDVLPPHWULFD
Picciolo: glabro e lungo da 6 a 9 mm.
Ramo: gODEURHSLXWWRVWRVRWWLOHLOUDPRGHOO¶DQQRGLFRORUHJULJLR-verde.
85
Gemme a legno: piccole ( < 2 mm di diametro), coperte soltanto da 3 perule;
colore bruno; rotondeggianti nella parte basale del ramo e nei rami corti.
Quella apicale del ramo corto è più grande delle altre e obliqua ripiegata
DOO¶LQWHUQR
Ali di sughero: assenti.
Fioritura: l¶HQWUDWDLQILRULWXUDqOHQta, a partire dal 5° anno di età.
Frutto: samara ovata-rotondeggiante sessile di diametro di 1,5 x 1,8 cm.
Germogliamento: cRQWHPSRUDQHR R DSSHQD ULWDUGDWR ULVSHWWR DOO¶ROPR
campestre.
Caratteristiche del legno: da recenti prove sperimentali, risulta che le
proprietà fisico-meccaniche del legno di questo clone non sono diverse da
TXHOOH GHOO¶ROPR FDPSHVWUH ,O OHJQR ULVXOWD HVVHUH VHPLSHVDQWH UHVLVWHQWH D
flessioni, a medio ritiro e poco stabile. La percentuale di duramen è piuttosto
alta già in piante di giovane età.
2OPRµPlinio¶ RM 97 NV 0005
Costitutori:
Lorenzo Mittempergher; Alberto Fagnani; Fabio Ferrini.
Varietà generatrici:
,QRFXOD]LRQH DUWLILFLDOH WUD L VHPHQ]DOLGHULYDWLGDOO¶LPSROOLQD]LRQH LQFURFLDWa
GHO FORQH µ3ODQWLQ¶ Ulmus glabra µ([RQLHQVLV¶ [ Ulmus wallichiana p39) x
(U.minor 1 x U.minor 28)) con un individuo di U.pumila (S.2).
86
Descrizione:
Ha un accrescimento rapido di poco inferiore a qXHOORGHOO¶ROPRµ6DQ=DQREL¶
e pari a quello delle selezioni di olmi a più rapida crescita. Sembra adattarsi
meglio ai climi più freschi.
Prevalentemente viene usato come pianta ornamentale da ombra. La resistenza
al fungo della Grafiosi è stata valutata rilevando i sintomi della malattia,
prodotti GDOO¶LQRFXOD]LRQH DUWLILFLale del fungo su individui autoradicati di 3
anni, comparandoli ai sintomi
mostrati
nelle
medesime
condizioni ambientali da cloni
di olmo con livelli di resistenza
QRWLRYYHURµ/REHO¶Hµ8UEDQ¶
rispettivamente
mediamente
resistente e resistente.
Caratteristiche della pianta:
Chioma: di forma ovale fino a
5 anni di età; per esemplari
isolati,
si
raggiunge
un
espansione di circa il 70%
GHOO¶DOWH]]D)LJ).
Tronco: diritto, in alcuni casi
leggermente sinuoso, corto. La
pianta tende ad impalcarsi sui
2-3
m
di
avvantaggia
altezza
di
e
si
Figura 27: individuo di 6 anni di Ulmus ͚WůŝŶŝŽ͛
qualche
87
intervento di potatura di formazione. Corteccia di colore grigio-verde, liscia
fino a 5 anni di età.
Foglie: alterne, decidue, che rimangono verdi ed attive sulla pianta più a lungo
della maggioranza degli olmi; il lembo è liscio e glabro sia nella pagina
superiore che inferiore. Le nervature terziarie sono piuttosto rare, il margine è
doppiamente serrato e la seconda foglia del ramo corto è largamente ellittica
od ovale.
Picciolo: glabro e lungo da 6 a 9 mm
Ramo: gODEULHSLXWWRVWRVRWWLOLTXHOOLGHOO¶DQQRGLFRORUHJULJLR-verde.
Gemme a legno: relativamente grandi, ovoidi, terminanti a punta non
acuminata e di colore bruno; la gemma apicale del ramo corto è ripiegata
DOO¶LQWHUQRULVSHWWRDOO¶DQJRORIRUPDWRGDOO¶DVVHGHOUDPRFRQLOSLFFLROR
Ali di sughero: assenti
Fioritura: inizia presto, verso i 3 anni di età, ed è abbondante.
Frutto:samara rotondeggiante sessile con seme centrale di dimensioni 2x2 cm
Germogliamento: sHJXHGLSRFKLJLRUQLTXHOORGHOO¶ROPRFDPSHVWUH
2OPRµArno¶ RM 06 NV 004
Costitutori:
Alberto Santini, Lorenzo Mittempergher, Fabio Ferrini, Alberto Fagnani.
Varietà generatrici:
È stato selezionato a seguito di inoculazione artificiale, tra i semenzali derivati
GDOO¶LPSROOLQD]LRQH LQFURFLDWD GHO FORQH ³3ODQW\Q´ Ulmus
glabra
88
³([RQLHQVLV´ [ U.wallichiana
P39) x (U.minor 1 x U.minor
28))
con
un
individuo
di
U.pumila (S2).
Descrizione:
Accrescimento
rapido;
accompagna a un buon sviluppo
longitudinale
un
sostenuto
incremento diametrale (Fig. 28).
La
valutazione
delle
caratteristiche incrementali è
avvenuta in numerose stazioni
VSHULPHQWDOL GHOO¶,WDOLD FHQWUR
meridionale.
I
risultati
comparativi collocano questo
clone tra quelli a più rapido
accrescimento.
La valutazione del livello di
Figura 28͗ ŝŶĚŝǀŝĚƵŽ ĂĚƵůƚŽ Ěŝ hůŵƵƐ ͚ƌŶŽ͛ (Santini,
2006).
resistenza è avvenuta in due anni diversi, rilevando i sintomi prodotti dalla
inoculazione artificiale del fungo su 10 individui auto radicati di 3 anni di età.
$QFKH VH OH SHUFHQWXDOL GL VLQWRPL QHOO¶DQQR GHOO¶LQRFXOD]LRQH H LQ TXHOOR
VXFFHVVLYR VRQR FRPSDUDELOL FRQ TXHOOH GHO FORQH ³/REHO´ D VXVFHWWLELOLWj
intermedia, questa pianta è capace di ricostituire completamente e rapidamente
le porzioni di chioma disseccate.
89
Caratteristiche della pianta:
Portamento: eretto con rami principali ascendenti.
Chioma: leggera, da ovale a sub-rotonda.
Tronco: è monopodiale, con tendenza alla biforcazione oltre i 3 m, lungo con
corteccia di colore grigio-verde con screpolature grigio-arancio
Foglie: alternate, decidue, che rimangono verdi e a lungo sulla pianta; hanno
spesso lembo ondulato e nervatura centrale convessa, con colore verdegiallastro
Picciolo: si presenta glabro, lungo mediamente 6,5 mm nel getto corto e 6,5
mm nel getto lungo.
Ramo: qSLXWWRVWRVRWWLOHHJODEURTXHOORGHOO¶DQQRHGLFRORUHJULJLR-verde.
Gemme a legno: sono piccole (<2 mm di diametro), coperte da sole 3-4 perule;
di colore bruno; la forma è rotondeggiante nella parte basale del ramo e nei
rami corti, la gemma apicale del ramo corto è più grande delle altre e si
SUHVHQWDREOLTXDULSLHJDWDDOO¶LQWHUQR
Ali di sughero: assenti.
Fioritura: O¶HQWUDWD LQ ILRULWXUD GHO FORQH q SLXWWRVWR OHQWD H DYYLHQH D SDUWLUH
dal quinto anno di età.
Frutto: è costituito da una samara ovata-rotondeggiante, sessile di dimensioni
di 1,4x1,7 cm.
Germogliamento: si verifica contemporaneamente a TXHOOR GHOO¶ROPR
campestre.
90
2OPRµFiorente¶ RM 06 NV 005
Costitutori:
Alberto Santini, Lorenzo Mittempergher, Fabio Ferrini, Alberto Fagnani.
Varietà generatrici:
È
stato
selezionato
a
seguito di inoculazione
artificiale tra i semenzali
derivati
GDOO¶LPSROOLQD]LRQH
incrociata del clone di
Ulmus pumila L. S10 con
il clone di U.minor Mill.
C02
entrambi
appartenenti
FROOH]LRQL
alle
GOO¶,33
del
CNR.
Descrizione:
IO FORQH ³)LRUHQWH q DG
accrescimento
Figura 29͗ĐŽůƚŝǀĂnjŝŽŶŝĚŝhůŵƵƐ͚&ŝŽƌĞŶƚĞ͛ĂĚƵůƚŝ (Santini, 2006).
particolarmente rapido, il
suo sviluppo longitudinale e diametrale è molto sostenuto e, in genere,
superiore a quello di altre varietà piantate nella stessa stazione (Fig. 29). La
valutazione delle caratteristiche incrementali è avvenuta in due stazioni
91
GHOO¶,WDOLD FHQWUDOH LQ FRQGL]LRQL FOLPDWLFKH QHWWDPHQWH GLIIHUHQWL $SSHQQino
romagnolo e colline del Chianti.
La valutazione del livello di resistenza è avvenuta in due anni diversi,
ULOHYDQGR L VLQWRPL SURGRWWL GDOO¶LQRFXOD]LRQH DUWLILFLDOH GHO IXQJR VX LQGLYLGXL DXWR UDGLFDWL GL DQQL GL HWj /H SHUFHQWXDOL GL VLQWRPL GHOO¶DQQR
GHOO¶LQRFXOD]LRQHVRQRULVXOWDWHFRPSDUDELOLFRQTXHOOHGHOFORQH³/REHO´FRQ
resistenza intermedia. Tuttavia D SDUWLUH GDOO¶DQQR GRSR L VLQWRPL WHQGRQR D
scomparire e il disseccamento rimane confinato a porzioni limitate delle
ramificazioni secondarie, per poi scomparire del tutto.
Caratteristiche della pianta:
Portamento: fastigiato-conico con accentuata dominanza apicale e rami
ascendenti.
Chioma: slanciata e piramidale
Tronco: monopodiale, con tendenza alla biforcazione oltre i 3 m; lungo con
corteccia di colore grigio verde e con screpolature grigio arancio.
Foglie: alternate, decidue, che rimangono verdi e a lungo sulla pianta; hanno
spesso lembo ondulato e nervatura centrale convessa; colore verde-giallastro.
Picciolo: si presenta pubescente, lungo mediamente 10,7 mm nel getto corto e
6,6 mm in quello lungo.
Ramo: SLXWWRVWR VRWWLOH TXHOOR GHOO¶DQQR H VFDUVDPHQWH SXEHVFHQWH GL FRORUH
grigio verde.
Gemme a legno: sono piccole (<2 mm di diametro), ovoidi, coperte da sole 34 perule ciliate; colore bruno, la forma è rotondeggiante nella parte basale del
ramo e nei rami corti; la gemma apicale del ramo corto è più grande delle
DOWUHREOLTXDHULSLHJDWDDOO¶LQWHUQR
Ali di sughero: assenti.
92
Fioritura: /¶HQWUDWDLQILRULWXUDqOHQWDDSDUWLUHGDO-5° anno di età.
Frutto: samara ovato-rotondeggiante, sessile di dimensioni di 1,4 x 1,7 cm con
VHPHGHFHQWUDWRYHUVRO¶DSLFH
Germogliamento: VL YHULILFD DQWLFLSDWDPHQWH ULVSHWWR D TXHOOR GHOO¶ROPR
campestre.
Tutti gli esemplari hanno mostrato una resistenza migliore rispetto agli olmi
presi come confronto. Non hanno mostrato particolari suscettibilità ad attacchi
parassitari né al legno né alle foglie; non sono nemmeno stati registrati casi di
giallume. Fino ad ora non sono stati registrati casi di ribaltamento dovuto a
forti venti (Santini et al., 2008a; Umbraflor, 2008).
/¶DWWLYLWjGHOO¶$]LHQGD9LYDLVWLFD5HJLRQDOH8PEUDIORU
La vendita esclusiva per gran parte delle regioni italiane dei nuovi cloni
brevettati dal CNR è detenuta dal Vivaio Regionale Umbraflor, una affermata
realtà nel panorama della produzione vivaistica Italiana, che promuove e
pubblicizza il reimpianto dei nuovi olmi in tutto il PDHVHHDOO¶HVWHUR
/¶D]LHQGDqVWDWDIRQGDWDQHOVXLQL]LDWLYDGHOOD5HJLRQH8PEULDXQHQGR
LO YLYDLR GL *XEELR ³/D 7RUUDFFLD´ FRQ O¶D]LHQGD DJULFROD H IRUHVWDOH ³,O
&DVWHOODFFLR´GLSpello.
/¶8PEUDIORU RIIUH DL SURSUL FOLHQWL SLDQWH SHU OD IRUHVWD]LRQH SHU
O¶DUERULFROWXUDGDOHJQRSHUO¶DOOHVWLPHQWRGLSDUFKLSXEEOLFLHJLDUGLQLSULYDWL
93
per il recupero di aree degradate. Il Castellaccio, in particolare, è specializzato
nella produzione di piante tartufigene, cipressi resistenti al cancro, olmi
resistenti alla Grafiosi, noci da frutto e da legno SLRSSL SHU O¶DUERULFROWXUD H
per biomasse legnose (www.umbraflor.it).
Per quanto riguarda la progettazione, essa è affidata ad una struttura
specializzata (la ³)LWRZRUN´) presente nella struttura vivaistica, che per la
reaOL]]D]LRQHGLSDUFKLHJLDUGLQLDWWLQJHDOOHSLDQWHSURGRWWHGDOO¶8PEUDIORU
Il vivaio è formato da diverse strutture, una per ogni fase della produzione: il
centro aziendale, i campi delle piante madri, le serre, gli ombrai, i terreni per
la coltivazione in campo e quelli per la coltivazione in vaso.
In questa struttura così DOO¶DYDQJXDUGLDHEHQRUJDQL]]DWDnonostante le grandi
dimensioni, vengono studiati e sperimentati i migliori metodi di propagazione
dei nuovi cloni di olmo resistenti, i quali vengono immessi sul mercato sempre
DFFRPSDJQDWL GDOO¶HVFOXVLYR FDUWHOOLQR GL LGHQWLILFD]LRQH QXPHUDWR FKH
JDUDQWLVFH OD VSHFLH LO YLYDLR SURGXWWRUH H O¶DXWHQWLcità della pianta resistente
(www.umbraflor.it).
In vivaio gli olmi vengono propagati esclusivamente per talea sperimentando
ogni anno la modifica di qualche parametro colturale, come il letto di semina,
O¶LUULJD]LRQHODORFDlizzazione delle talee, ecc.
La produzione delle talee parte dal campo delle piante madri, tutte provenienti
da cloni forniti dal CNR e certificati dal punto di vista sanitario; in questo
campo vengono allevate tutte le principali varietà di olmi resistenti oggi in
FRPPHUFLR µ3OLQR¶ µ6DQ =DQREL¶ µ'\QDVW\¶ µ&ROXPHOOD¶ µ/REHO¶ FRQ
O¶XWLOL]]R GL LUULJDWRUL SHU DVSHUVLRQH D OXQJD JLWWDWD QHL SHULRGL HVWLYi e
controlli periodici (Fig. 30).
Dalle potature vengono prelevate le talee di una lunghezza compresa tra i 10 e
15 cm da destinare alla radicazione.
94
4XHVWR SURFHVVR q RJJHWWR SUHVVR O¶8PEUDIORU GL VSHULPHQWD]LRQH GDO al fine di trovare la combinazione ottimale di fattori che possono garantire la
più alta percentuale di radicazione.
Figura 30: campo delle piante madri di olmi Plinio, San Zanobi, Dynasty, Columella, Lobel.
*OL ROPL UHVLVWHQWL LQIDWWL KDQQR O¶LQFRQYHQLHQWH GL SURSDJDUVL GLIILFLOPHQWH
per talea che attecchisce con una certa difficoltà; tuttavia, questo sembra
HVVHUH O¶XQLFR VLVWHma di propagazione ancora in grado di garantire una
progenie geneticamente corrispondente alla varietà voluta.
Le talee prima di essere inserite nel substrato di radicazione, vengono trattate
con sostanze radicanti di diverso tipo e a diverse concentrazioni. Nei primi 2
DQQL GL SURYH VRQR VWDWH VSHULPHQWDWH VRVWDQ]H UDGLFDQWL GLIIHUHQWL O¶DFLGR
indolo butirrico (IBA) e il Germon® in polvere.
95
Il trattamento con formulati in polvere risulta molto semplice e prevede una
immersione in acqua della parte basale della talea, che poi viene trattata nel
radicante, prima di essere piantata nel substrato.
3HUTXDQWRULJXDUGDO¶,%$VRQRVWDWHLPSLHJDWHWLSRORJLH GLWUDWWDPHQWRLQ
soluzione diluita e in soluzione concentrata.
Per la soluzione diluita la parte basale delle talee viene mantenuta immersa,
per circa 2 cm, per 24 ore; la concentrazione della soluzione è di 200 ppm per
OH VSHFLH FKH FRPH O¶ROPR UDGLFDQR FRQ GLIILFROWj Nel trattamento a
soluzione concentrata si immerge la talea per poco tempo (5 sec.) in una
soluzione a 4.000 ppm e si piantano immediatamente le talee nel terriccio;
generalmente, con questo metodo si ottengono risultati più uniformi poiché
O¶DVVRUELPHQWR
GHOOD
VRVWDQ]D
chimica da parte delle talee non è
influenzato
dalle
condizioni
ambientali.
Il controllo delle concentrazioni
delle sostanze radicanti utilizzate è
importantissimo poiché eccessive
quantità
di
ormoni
possono
provocare danni irreversibili alle
WDOHH
FRPH
sviluppo
O¶Lnibizione
delle
dello
gemme,
O¶LQJLDOOLPHQWR H OD FDGXWD GHOOH
foglie o la necrosi del fusto con
conseguente morte della talea.
Figura 31: particolare di una talea di olmo ben
radicata.
La talea si può considerare ben
radicata quando presenta almeno una radice sana di 5-10 mm (Fig. 31).
96
Una volta trattate con ormoni radicanti, le talee vengono piantate nel substrato
di radicazione posto in cassette di plastica nera da 50x30 cm divise in 30
cellette. Il substrato in cui vengono allevate le talee è formato da 1/3
agriperlite, 1/3 torba e 1/3 sabbia, composizione risultata la migliore dopo
alcuni anni di sperimentazione.
$FFHUWDWDQHOFRUVRGHJOLDQQLO¶HIILFDFLDGHOO¶,%$HGHO*HUPRQYDULDELOHLQ
base alla concentrazione, q VWDWR WHVWDWR DQFKH O¶HIIHWWR GHOO¶DPELHQWH di
radicazione. In serra è stato ottenuto circa il 30% di talee radicate, in cassone
riscaldato il 33%, mentre in tunnel (Fig.32) (dove sono stati allevati solo
µ3OLQLR¶Hµ6DQ=DQREL¶FLUFDLO
Al fine di semplificare le modalità di esecuzione del taleaggio nel 2010 è stato
WHQWDWR O¶DOOHYDPHQWR DOO¶HVWHUQR LQ FRQGL]LRQL DPELHQWDOL QRQ FRQWUROODWH H
dai risultati ottenuti (circa il 36% di radicazione), confrontati con i dati storici
delle annate precedenti, è risultato essere un sistema praticabile e conveniente
economicamente.
In base ai dati forniti dai responsabili del vivaio, si evince che non tutte le
YDULHWjUHVLVWHQWLKDQQRODVWHVVDDWWLWXGLQHDOODUDGLFD]LRQHLOµ6DQ=DQREL¶HLO
µ'\QDVW\¶ VRQR L FORQL FRQ SHUFHQWXDOL SL DOWH H FRVWDQWL PHQWUH LO
µ&ROXPHOOD¶ q TXHOOR FKH ULVulta più difficile da moltiplicare con percentuali
costantemente molto basse.
97
Figura 32: filare di talee in tunnel con irrigazione ad acqua nebulizzata.
La fase di allevamento delle talee è la più delicata e laboriosa per il vivaio,
poiché la bassa capacità di radicazione dei cloni resistenti, implica un
alternanza di produzione che non garantisce una sicurezza sulle quantità
disponibili. Ciò comporta un costante impegno di studi e sperimentazione che
continuano tuttora, al fine di garantire produzioni abbondanti e costanti.
/HJLRYDQLSLDQWHRWWHQXWHYHQJRQRLQYDVDWHHWUDVIHULWHDOO¶HVWHUQRQHOFDPSR
delle piante ornamHQWDOL D EDVVR IXVWR /¶LQYDVDPHQWR DYYLHQH SHU Pezzo di
una invasatrice (Fig. 33) che, provvista di un serbatoio pieno di terriccio,
riempie automaticamente i vasi inseriti dagli operatori contenenti le barbatelle.
98
Generalmente
vengono
utilizzati vasi in plastica di
colore nero, poiché sono i più
economici
e
quelli
più
efficaci, in quanto attraggono
maggiormente i raggi solari,
garantendo per la pianta un
maggior
riscaldamento
basale.
Figura 33: invasamento tramite invasatrice.
I vasi contenenti la giovane pianta, vengono posti su un nastro mobile che li
trasporta
fino
al
campo
dove
vengono disposti in filari.
Ogni produzione è registrata e
catalogata.
monitoraggio
Ciò
consente
periodico
un
delle
GLPHQVLRQL GHO IXVWR O¶DOWH]]D H OD
dimensione del vaso per disporre di
piante di diverse dimensioni e
livelli di sviluppo a seconda delle
esigenze del cliente.
Dopo circa 2 anni le piante, ormai
cresciute, vengono rinvasate su
contenitori più grandi (Fig. 34)
poiché le radici necessitano di
maggiore spazio per espandersi e
Figura 34: carico di olmi rinvasati.
99
gli esemplari che hanno raggiunto altezze che variano dai 200 ai 250 cm
cominciano a perdere stabilità in caso di forti venti.
Le piante rinvasate, vengono quindi portate nel campo delle piante ad alto
fusto (Fig. 35) dove continuano il loro sviluppo fino alla vendita.
4XL VRQR SRVWH D GLVWDQ]H PDJJLRUL O¶XQD GDOO¶DOWUD SHU JDUDQWLUH XQ
espansione ottimale della chioma e del fusto.
Ogni anno vengono prodotte notevoli quantità dei nuovi olmi, che sono
immessi sul mercato con sempre maggiore facilità.
Figura 35: filari di olmi nel campo delle piante ornamentali ad alto fusto.
100
CAPITOLO 3
Casi applicativi di studio
I brevetti dei nuovi olmi resistenti sono attualmente numerosi e in molte città
europee ed americane, dove la Grafiosi ha colpito questa specie, vengono
utilizzati molto frequentemente nei contesti urbani per parchi, alberature e
tutte quelle aree verdi che richiedono sSHFLILFKHIXQ]LRQLFKHO¶ROPRDEELDPR
visto, riesce a svolgere al meglio. Da tempo ormai, in tutto il mondo, la
SURJHWWD]LRQH GHO YHUGH H O¶XUEDQLVWLFD ODYRUDQR GL SDUL SDVVR SHU FHUFDUH GL
raggiungere quei modelli urbani che possono integrare il paesaggio naturale in
una realtà psicologicamente e fisicamente logorante come quella cittadina.
,Q ,WDOLD SXUWURSSR q DQFRUD WURSSR SRFD O¶DWWHQ]LRQH DOOH SRWHQ]LDOLWj FKH
ULVLHGRQRQHOODULVFRSHUWDGHOO¶ROPRWUDVFXUDQGRFRPSOHWDPHQWHODVXDXWLOLWjH
continuaQGR D SUHIHULUH SHU O¶DUUHGR XUEDQR DOWUH VSHFLH DUERUHH FRPH OH
sempreverdi.
(¶ SHU TXHVWR FKH DG RJJL QRQ HVLVWRQR PROWL FDVL DSSOLFDWLYL GL XWLOL]]R GHL
nuovi cloni di olmo in ambiente urbano, nonostante il grande lavoro svolto dal
CNR di Firenze e O¶LPSHJQRGLDOFXQHUHDOWjYLYDLVWLFKHQHOODVHQVLELOL]]D]LRQH
verso la riscoperta di questa pianta; citiamo, tra gli operatori più attivi, il
YLYDLRUHJLRQDOHGHOO¶8PEUDIORU
Di seguito, sono comunque riportati 3 casi di impianti ben progettati che
utiliz]DQRLQXRYLROPLEUHYHWWDWLGDOO¶,33XQRQHLTXDUWLHULGHOODSHULIHULDGL
Firenze, seguito e studiato dagli stessi studiosi del CNR, oltre a due casi in
8PEULD FRPPLVVLRQDWL DO YLYDLR GHOO¶8PEUDIORU H DOOHVWLWL GDJOL RSHUDWRUL GL
101
TXHVW¶XOWLPR 4XHVWL VRQR VHPSOLFHPHQWH GHL FDVL ³SLRQLHUL´ SHU IXWXUH
applicazioni più estese ed elaborate; ci permettono, in ogni modo, di
apprezzare la presenza di questa pianta nelle nostre città, verificando la
EHOOH]]DHO¶HIILFLHQ]DGHLQXRYLFORQL
In questo studio il caso principalmente analizzato è quello di Firenze, dove la
FUHVFLWD GHOOH SLDQWH q VWDWD PRQLWRUDWD FRQ DWWHQ]LRQH GLPRVWUDQGR O¶RWWLPD
adattabilità delle piante brevettate e il conseguente vigore delle piante. Le aree
verdi studiate in Umbria sono di dimensioni nettamente inferiori e in contesti
urbani molto più modesti.
3.1 Firenze
Gli impianti di Firenze VRQRVWDWLSUHGLVSRVWLDVHJXLWRGHOO¶HVLJHQ]DGLWHVWDUHL
nuovi cloni anche in ambiente urbano oltre che in campi sperimentali.
Lo scopo di questi impianti è stato quello di monitorare il comportamento dei
nuovi brevetti e di genotipi ancora non brevettati, in un contesto prettamente
urbano, con tutti gli stress connessi che ne potrebbero condizionare la crescita
o la suscettibilità alle malattie. Oltre a controllare periodicamente eventuali
insorgenze di malattie o defogliazioni, è stata monitorata principalmente la
FUHVFLWDGHOOHSLDQWHGHWHUPLQDQWHSHUDFFHUWDUHO¶DGDWWDELOLWjGHLFORQL
Grazie ad una convenzione stipulata col Quartiere 4 di Firenze e dal 2006 col
Comune di Sesto Fiorentino, GD DQQL O¶,33 KD SURFHGXWR impiantando, in
diversi parchi messi a loro disposizione, numerose varietà di olmi, brevettate e
non, ottenute dagli studi di miglioramento genetico.
102
Nel Quartiere 4 sono state fornite 448 piante di 43 cloni differenti, compresi
alcuni esemplari di olmi olandesi e americani, già ampiamente utilizzati in
città ma necessari per avere un confronto entro la specie. Le piante consegnate
erano tutte ottenute da talea radicata presso le stUXWWXUHGHOO¶,33HFROWLYDWHLQ
YDVR/¶LPSLDQWRqDYYHQXWRDDQQLGDOODUDGLFD]LRQHFRQDOWH]]HYDULDELOLGD
150 a 300 cm e diametri tra 1,5 e 2,5 cm (Santini et al., 2008).
La piantagione è avvenuta molto semplicemente con miniescavatori, viste le
ridotte dimensioni degli individui, in buche cubiche di 40 cm per lato. I terreni
non sono stati concimati nel momento della messa a dimora; nella fase iniziale
della crescita sono stati utilizzati tutori di castagno, mentre la protezione del
colletto da eventuali danni delle macchine operatrici è stata attuata con un tubo
corrugato di 15-20 cm in diametro. Nella prima stagione sono state necessarie
6-8 irrigazioni di soccorso nel periodo estivo, mentre in primavera ogni anno
veniva distribuito superficialmente XQFRQFLPHVSHFLILFRQHOO¶RUGLQHGL-40
g/pianta. Le potature di formazione sono state eseguite nei primi 4 anni,
GXUDQWHO¶LQYHUQRLQPDQLHUDPROWRVHPSOLILFDWLYDWRJOLHQGRUDPLVHFFKLEDVVL
o mal posizionati (Santini et al., 2008).
I principali cloQL XWLOL]]DWL QHJOL LPSLDQWL VRQR µ$UQR¶ µ&ROXPHOOD¶
µ'\QDVW\¶ µ/REHO¶ µ6DQ =DQREL¶ )/ )/ )/ )/ )/
FL509, FL634.
I siti in cui sono stati effettuati gli impianti, individuati dai responsabili tecnici
del Quartiere 4, sono tre, due dei quali molto ravvicinati e ben collegati tra
loro: Via Canova, Via Lunga e Ugnano (Fig. 36). Questi siti, oltre ad essere
LQVHULWL LQ FRQWHVWL XUEDQL EHQ GLYHUVL KDQQR GLIIHUHQWL GHVWLQD]LRQL G¶XVR
fattore questo che rende diverse anche le esigenze richieste alle colture arboree
inserite.
103
Figura 36: veduta aerea dei parchi di via Canova ĞǀŝĂ>ƵŶŐĂ͘EĞůů͛ŝŵŵĂŐŝŶĞƐŽŶŽƐƚĂƚĞ evidenziate le
due aree verdi, la viabilità principale e le aree di parcheggio.
Dalla veduta aerea possiamo vedere come i primi due parchi, quello di via
Canova e quello di via Lunga, si collochino in un contesto urbano molto
sviluppato, prettamente residenziale, situato nella immediata periferia del
FHQWUR VWRULFR GL )LUHQ]H /¶DUHD UHVLGHQ]LDOH QHO FRPSOHVVR ULVDOH DO SHULRdo
SRVWEHOOLFRHUDSSUHVHQWDXQHVHPSLRGLXUEDQL]]D]LRQH³VHOYDJJLD´WLSLFDGHO
secondo dopoguerra; gli edifici sono quasi tutti palazzi ad uso abitativo di
dubbio gusto architettonico, piuttosto ingombranti a livello paesaggistico.
104
Le due aree verdi sono affacciate sulle due vie principali e inserite in mezzo
ai complessi edilizi, il che le rende facilmente accessibili e alla portata di tutti,
JUD]LH DOO¶DVVHQ]D GL EDUULHUH DUFKLWHWWRQLFKH H DOOD SUHVHQ]D GL DFFHVVL
facilmente percorribili da disabili. Il bacino di utenza è principalmente quello
IDPLOLDUH YLVWD O¶DVVHQ]D GL FRPSOHVVL LQGXVWULDOL FLz LPSOLFD OD QHFHVVLWj GL
aree verdi dove i cittadini possano passare il loro tempo libero. A tale
proposito gli elementi progettuali essenziali sono due: ampie zone a prato e
zone con ombra diffusa per il riposo.
/¶DVSHWWR LQWHUHVVDQWH GHO TXDUWLHUH
che lo valorizza sia a livello
paesaggistico
che
a
livello
IXQ]LRQDOH q O¶HOHYDWD SUHVHQ]D GL
aree verdi, tutte ben collegate tra
loro da corridoi veri e alberature
stradali. Questo ha cambiato anche il
valore immobiliare complessivo del
quartiere, rispetto a poco tempo fa, e
il giudizio estetico dei cittadini. Per
questo motivo possiamo considerare
O¶DUHD
FRPSOHVVLYD
XQ
RWWLPR
esempio di verde diffuso e ben
inserito nel complesso urbano.
Figura 37: area a parcheggio limitrofa al parco di
ǀŝĂ ĂŶŽǀĂ ĐŽŶ ŝŵƉŝĂŶƚĂƚŝ ĐůŽŶŝ ͚^ĂŶ ĂŶŽďŝ͛ Ěŝ Ϯ
anni.
Tale rete (o sistema) verde che collega i parchi del quartiere, è individuabile
QHOOR VSHFLILFR DQFKH QHOO¶DUHD GL LQGDJLQH VWXGLDWD Tra le due aree sono
presenti due zone di parcheggio; una delle due è piuttosto ampia e presenta, al
centro, una piccola area verde (Fig. 37).
105
La principale necessità, da parte degli utenti del parcheggio, è quella di un
ombra diffusa per le macchine in sosta: a tale proposito sono stati impiantati,
QHOO¶DUHD YHUGH FHQWUDOH ROPL 6DQ =DQREL GL DQQL FKH D PDWXULWj
svilupperanno una chioma alta e densa ideale per un ombra estesa e diffusa.
/¶DUHDDSDUFKHJJLRSULQFLSDOHqFLUFRQGDWDSHUWUHODWLGDSDOD]]LUHVLGHQ]LDOLH
si collega direttamente, nel lato est del parcheggio, al parco di via Canova, il
quale, a sua volta, si collega al parco di via Lunga, grazie ad un secondo
parcheggio. Questa seconda area di parcheggio ha un¶estensione più lineare,
quasi a formare un viale, ed è stata allestita a verde con alberi ad alto fusto di
Pinus pinea che costeggiano il parcheggio e siepi basse, posizionate
centralmente, che dividono il parcheggio medesimo in 2 sensi di marcia.
La prima area verde di
via Canova è destinata ad
area per cani; le esigenze
progettuali,
dovranno
quindi,
interessare
DQFKH O¶XWLOL]]R GD SDUWH
di
animali
necessitano
di
che
ampie
zone a prato per correre e
piante piuttosto rustiche
che resistono bene alle
Figura 38: area verde per cani di via Canova con impianti di
͚LJŶĂƐƚLJ͕͛ ͚>ŽďĞů͕͛ ͚ŽůƵŵĞůůĂ͛ Ğ ͚ƌŶŽ͛ ĐŚĞ ĐƌĞĂŶŽ ƵŶ ŽŵďƌĂ
lesioni.
2OWUHDOO¶XWHQ]DFDQLna va considerata la classica utenza umana dei proprietari;
rimane quindi costante la necessità di ombra e aree di sosta per socializzare ed
incontrarsi (Fig. 38).
106
/¶DUHD ROWUH D TXHVWR DVSHWWR IXQ]LRQDOH q FROORFDWD VWUHWWDPHQWH D ULGRVVR
della viabilità principale di via Canova nel lato Nord-Est del parco; da qui la
QHFHVVLWjGLLVRODUHO¶LQWHUQRGHOSDUFRGDOO¶HVWHUQRFDRWLFRHWUDIILFDWR$WDOH
scopo il parco presenta, lungo la strada principale, una fitta alberatura mista ad
alto fusto ( Tilia e Prunus) che creano interessanti e suggestive alternanze
cromatiche.
Il disegno iniziale di massima
del
progetto,
quindi,
prevHGHYD XQ¶ampia zona a
prato
alberata
centrale
e
un¶area
circostante,
ben
ombreggiata, con un viale
principale in mattoncini che
percorresse in tondo tutta
O¶DUHD )LJ ). Gli ingressi
principali sono collocati a
Nord-Ovest del parco verso il
parcheggio principale e a SudOvest
verso
il
secondo
parcheggio; i due ingressi,
inoltre, sono collegati da un
Figura 39: vŝĂůĞƉƌŝŶĐŝƉĂůĞĚĞůů͛ĂƌĞĂǀĞƌĚĞĐŽƐƚĞŐŐŝĂƚŽĚĂŝ
giovani cloni resistenti.
viale in ghiaia, alternativo a quello più esteso che attraversa il parco. Oltre ai
vari percorsi, come arredi, sono state inserite delle panchine in legno per il
riposo degli utenti, DULGRVVRGHOO¶ombra dei nuovi olmi.
Nel parco di via Canova, fatta eccezione per la zona a margine del parco, tutto
O¶DOOHVWLPHQWR D YHUGH LQWHUQR q VWDWR IDWWR SLDQWDQGR L QXRYL cloni forniti
107
GDOO¶,33)LJQHOORVSHFLILFRVRQRVWDWHLPSLDQWDWLDOEHULµ'\QDVW\¶
µ/REHO¶µ&ROXPHOOD¶Hµ$UQR¶
Figura 40͗ ƉůĂŶŝŵĞƚƌŝĂ ĚĞůů͛ĂƌĞĂ ŝŶ ĐƵŝ Ɛŝ ƌŝƉŽƌƚĂŶŽ gli impianti iniziali dei cloni (alcune piante sono
state in seguito spostate dagli operatori del comune).
Dynasty: 20,21,24; Lobel: 15-19,22 ;Columella:11-14,23,25-30; Arno: 1-10
'LUHFHQWHLQWRUQRDOO¶DUHDDSUDWRVRQRVWDWLLPSLDQWDWLJLRYDQLHVHPSODULGL
µ6DQ=DQREL¶TXDVLDIRUPDUHXQDVRUWDGLDPSLDDUHQDLGHDOe per lo svago dei
cani (Fig. 41).
*OLDOEHULDYHYDQRDOO¶LPSLDQWRXQDOWH]]DPHGLa di circa 100 cm. Nei primi
anni la crescita media in altezza è stata di 78 cm/anno mentre, più di recente, è
VWDWDGLFPDQQRO¶LQFUHPHQWRLQGLDPHWURqSDVVDWRGDFPDQQRDL
cm negli ultimi anni. In questo impianto, le piante morte sono state tre: 2
µ&ROXPHOOD¶FKHSUHVHQWDOHPDJJLRULGLIILFROWjGLDGDWWDPHQWRDLQRVWULFOLPL
HGLµ$UQR¶1HOFRPSOHVVROHSLDQWHDGXOWHDGRJJLPRVWUDQRXQQRWHYROH
108
YLJRUH FRQ IRJOLDPH GHQVR H FRORULWR LQ SDUWLFRODUH µ'\QDVW\¶ PRVWUD XQD
chioma molto espansa e densa rappresentando, quindi, la miglior specie
ombreggiante tra quelle piantate (Santini et al., 2008).
Figura 41͗/ŵƉŝĂŶƚŝƌĞĐĞŶƚŝĚŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛ĐŝƌĐŽƐƚĂŶƚŝů͛ĂŵƉŝĂnjŽŶĂĂƉƌĂƚŽ.
/¶RWWLPR LQVHULPHQWR GHOOH DOEHUDWXUH LQWHUQH H OD ORUR vigoria crea un
isolamento perfeWWR FRQ O¶DPELHQWH HVWHUQR IDFLOPHQWH DSSUH]]DELOH SHU FKL
percorre il parco lungo il vialetto principale.
Il secondo parco si colloca in un contesto diverso, con un breve tratto a
contatto diretto con il traffico di via Lunga (Fig. 42) e i due lati maggiori
coincidono con due grandi palazzi residenziali, che soffocano le vedute
principali del parco. Anche qui, nel tratto che corre lungo la via principale, si è
cercato GL LVRODUH O¶DUHD YHUGH FRQ XQ¶alberatura tradizionale ad alto fusto di
109
Pinus pinea e siepi basse. /¶DUHD q IDFLOPHQWH DFFHVVLELOH DQFKH JUD]LH
DOO¶DFFHVVRGLUHWWRDOOHVWUDGH
Figura 42: ŝŵƉŝĂŶƚŝĚŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛ĂŵĂƌŐŝŶĞĚĞůů͛ĂƌĞĂǀĞƌĚĞ (Parco di Via Lunga).
$GLIIHUHQ]DGHOODSULPDTXHVW¶DUHDqVWDWD DOOHVWLWDDYHUGHWHPSRUDQHRFRQ
questo termine si identificano tutte quelle aree verdi che, secondo il Piano
Regolatore, sono destinate a diversi usi del verde pubblico, come servizi
scolastici e residenziali.
Queste realizzazioni però, non essendo immediate, lasciano il terreno incolto
per molto tempo e, se non viene gestito adeguatamente, diventano discariche
abusive o una selva di sterpaglie, che peggiorerebbero le condizioni igieniche
di tutto il quartiere. Il verde temporaneo impedisce questo degrado rendendo le
aree verdi più gradevoli e frequentabili con un basso costo di gestione. Grazie
a questa tipologia di verde, il quartiere si è potuto rivalorizzare, creando un
110
progetto esteso di recupero anche delle piccole aree, in modo che si
integrassero agli altri parchi più tradizionalmente allestiti.
1HO FDVR GHOO¶DUHD GL YLD /XQJD XQD YROWD ULSXOLWR H VSLDQDWR il terreno con
movimenti di terra, sono stati impiantati i cloni da testare, forniti dal CNR
senza alcuna spesa da parte del Comune; si è così creato uno spazio alberato
FRQ ]RQH G¶RPEUD JUDGHYROL DL FLWWDGLQL FKH YLYRQR QHL SDOD]]L FKH OR
circondano.
La
superficie
lasciata
a
è
prato
naturale
senza
O¶DJJLXQWD GL DOFXQD
miscela
erbosi.
per
La
tappeti
gestione
segue gli stessi criteri
GHOO¶DOOHVWLPHQWR
ovvero
quello
del
massimo risultato con
la
minima
spesa;
Figura 43: oůŵŝ ͚^ĂŶ ĂŶŽďŝ͛ ĐŽŶ ƉŽƌƚĂŵĞŶƚŽ ĂƐĐĞŶĚĞŶƚĞ ƉĞƌ
ƐĐŚĞƌŵĂƌĞů͛ŝŵƉĂƚƚŽ. degli edifici.
infatti le uniche operazioni eseguite periodicamHQWHVRQRLOWDJOLRGHOO¶HUEDHLO
FRQWUROORVDQLWDULRGHOOHSLDQWHFRQO¶HYHQWXDOHDVSRUWD]LRQHGLSDUWL PDODWHR
danneggiate.
Il disegno di massima del parcRqPROWRVHPSOLFHHSUHYHGHXQ¶ampia zona a
prato con tre filari alberati posizionati di fronte alle facciate dei palazzi, in
modo da schermare il brusco impatto degli edifici (Fig. 43) e creare il solito
ricercato isolamento con la città.
111
Molto
interessante
è
la
disposizione di due dei tre
filari che sono posizionati
parallelemente,
quasi
a
formare un piccolo viale
alberato
incanala
(Fig.
44),
che
benissimo
lo
sguardo distogliendolo dagli
edifici circostanti.
Per creare questo schermo
verde e incanalare le viste,
O¶LGHDOH VRQR DOEHUL DG DOWR
fusto
con
portamento
ascendente e chioma raccolta.
/¶DOOHVWLPHQWR
infatti,
è
D
YHUGH
costituito
LQWHUDPHQWH GD ROPR µ6DQ
Figura 44: sƵŐŐĞƐƚŝǀĂĚŝƐƉŽƐŝnjŝŽŶĞĚŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛ŝŶĨŝůĂƌŝĂ
formare un viale alberato.
=DQREL¶FKHDPDWXULWjPRVWUDOHFDUDWWHULVWLFKHLGHDOLSHUOHIXQ]LRQLULFKLHVWH
I cloni impiantati dal CNR sono 33, disposti in filari (Fig. 45 DOO¶LPSLDQWR
DYHYDQRXQ¶DOWH]]DPHGLDGLFPHGXUDQWHLSULPLDQQLVLqUHJLVWUDWRXQ
incremento medio di 68 cm/anno, mentre negli ultimi anni di 86 cm/anno. Per
TXDQWRULJXDUGDLOGLDPHWURO¶DFFUHscimento medio è stato di 0,8 cm/anno nei
primi anni e di 1 cm/anno negli ultimi. In questo impianto non è morto nessun
esemplare durante il periodo considerato, mostrando una ideale adattabilità
DOO¶DPELHQWH GD SDUWH GL TXHVWR FORQH FRQIHUPDWD DQFKH GDOOa vigoria degli
esemplari (Santini et al., 2008).
112
Figura 45͗ƉůĂŶŝŵĞƚƌŝĂĚĞůů͛ĂƌĞĂĚŝǀŝĂ>ƵŶŐĂĐŽŶŐůŝŝŵƉŝĂŶƚŝĚŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛.
Un tentativo con le stesse finalità
architettoniche,
ovvero
quelle
di
VFKHUPDUH O¶LPSDWWR GHJOL HGLILFL
residenziali, è stato fatto con il clone
FL634 (Fig. 46 RWWHQXWR GDOO¶ROPR
µ6DQ =DQREL¶ SHU LPSROOLQD]LRQH
libera.
Il clone non è ancora stato brevettato,
perchè nei test sui campi sperimentali
aveva mostrato una certa instabilità.
(VDWWDPHQWH FRPH LO µ6DQ =DQREL¶ q
una pianta a portamento ascendente e
Figura 46͗͞ŵƵƌŽǀĞƌĚĞ͟ŽƚƚĞŶƵƚŽĐŽŶĐůŽŶŝĚŝ&>
634 ancora da brevettare.
113
FKLRPD UDFFROWD GLYHQWD TXLQGL LGHDOH SHU DOEHUDWXUH VWUDGDOL R ³PXUL´ YHUGL
$QFKHTXHVW¶DUHDqVWDWDUHFXSHUDWDGDXQDQJRORLQFROWRGHOODFLWWjVLVWHPDWR
a verde con i cloni non brevettati, per eseguire delle prove con compost,
impiegati solo su parte degli esemplari per avere così un riscontro delle
prestazioni di crescità.
La terza area verde considerata si trova in un altro quartiere rispetto alle prime
due, nello specifico in località Ugnano (Fig. 47 4XHVW¶DUHD XQ WHPSR HUD
zona agricola, mentre ad oggi è diventata una zona di espansione della
periferia fiorentina con costruzioni edilizie ben diverse dai palazzi del
Quartiere 4, di recente costruzione.
Figura 47͗ǀĞĚƵƚĂĂĞƌĞĂĚĞůů͛ĂƌĞĂǀĞƌĚĞĚŝhŐŶĂŶŽĂŵĂƌŐŝŶĞĚĞůůĂnjŽŶĂƌĞƐŝĚĞŶnjŝĂůĞ͘
114
/¶DUFKLWHWWXUD GHJOL HGLILFL q PROWR SL EDVVD H GHOLFDWD FRQ OD prevalenza di
villette a schiera e piccole palazzine a ridosso dei campi coltivati. Il parco
dove sono stati impiantati i nuovi cloni si colloca a margine del quartiere
DELWDWR HVVHQGR XQ¶area molto più grande delle precedenti. Le viste che si
aprono in questa zona sono molto più vaste e luminose rispetto ai quartieri più
urbanizzati e questo aiuta a favorire una migliore integrazione col paesaggio
senza bisogno di utilizzare barriere visive per nascondere complessi
architettonici imbarazzanti (Fig. 48).
Anche qui, nel complesso, la tipologia di utenza è prettamente familiare e
utlizza il parco durante il tempo libero.
Figura 48: abitazioni circostanti il parco, ben schermate dai giovani cloni impiantati.
3HU TXHVWR O¶DFFHVVLELOLWj DOO¶DUHD q PROWR IDFLOLWDWj SRLFKp ROWUH DG HVVHUH
percorsa internamente da una delle strade principali del quartiere, una
115
diramazione del parco si inserisce tra gli edifici abitati, creando così una certa
continuità.
Vi sono numerosi parcheggi sparsi per il quartiere, utilizzati prevalentemente
dalle famiglie, ma tutti si collegano facilmente, con percorsi allestiti a verde,
al parco. Anche in questa zona il tema del verde diffuso e collegato da
alberature è dominante; vengono quindi sfruttati tutti gli spazi, stradali o
privati, per allestire giardinetti, aiuole spartitraffico o piazzette verdi.
Il parco quindi si inserisce bene in un contesto campestre e, in un certo senso,
SRFR DJJUHVVLYR GDO SXQWR GL YLVWD GHOO¶DUFKLWHWWXUD XUEDQD LO GLVHJQR
complessivo è, allo stesso tempo, semplice ma anche elaborato, data la vastità
dello spazio a disposizione. Possiamo dividere il parco in 2 aree, separate dalla
strada principale che lo attraversa (Via Francesco Serdonati), una inserita
DOO¶LQWHUQRGHOO¶DELWDWR HO¶DOWUDD PDUJLQHGHOTXDUWLHUHFKHFRUUHSDUDUDOOHOD
agli edifici.
$OO¶LQWHUQRGHOSDUFRVRQRFROORFDWHGXHVWUXWWXUHFKe rappresentano i punti di
IXRFRHOHDWWUD]LRQLSULQFLSDOLO¶DUHDSHUFDQLHO¶DUHDJLRFRSHULEDPELQL/D
prima è stata isolata per mezzo di una recinzione che consente ai proprietari di
lasciare liberi i cani durante la permanenza; internamente, è stata allestita con
una vegetazione più fitta rispetto al resto del parco, per favorire un vasto
ombreggiamento a chi accompagna i cani, i quali possono comunque godere di
un ampio prato soleggiato. Tra gli alberi inseriti, vi è un esemplare di FL316
(Fig. 49) che sarà presto brevettato, considerando i buoni risultati conseguiti in
termini di stabilità, grazie a una crescita rapida ed una chioma, a maturità,
espansa e densa.
116
Figura 49: al centro della foto il clone di FL 634 a chioma espansa inserito nelů͛ĂƌĞĂ
per cani.
Internamente alla parte più estesa del parco, corre un canale di scolo per le
acque, che, con abili movimenti di terra sugli argini, quasi a formare delle
FROOLQHWWHHO¶LQVHULPHQWRGLSLFFROLSRQWLLQOHJQRSHULOSDVsaggio pedonale, si
inserisce magnificamente nel contesto, quasi a voler ricreare un ruscello di
campagna (Fig. 50).
I percorsi pedonali sono ben disposti; partono, infatti, dai parcheggi e dalla
strada principale, e, seguendo una trama sinuosa, si collegano ai due fuochi
principali del parco.
/¶DOOHVWLPHQWR D YHUGH LQWHUQR QRQ SUHVHQWD XQLIRUPLWj GL HVVHQ]H YHJHWDOL
come nei casi precedenti, ma sono state inserite specie arboree ed arbustive
YDULHO¶LQVHULPHQWRGHOOHSLDQWHqVWDWRHVHJXLWRLQPDQLHUDDEEDVWDQ]DVSDUVD
lasciando però liberi ampi spazi aperti.
117
Figura 50: parziale veduta del canale di scolo per le acque ben inserito nel contesto
naturale del parco con un ponte per il passaggio pedonale.
Nello specifico del mio studio, gli olmi inseriti in questa area sono 120
appartenenti a 9 diversi cloni (Fig. 51); al mRPHQWR GHOO¶LPSLDnto avevano
XQ¶altezza media più elevata rispetto ai primi due casi (superiore ai 200 cm).
/¶DFFUHVFLPHQWRPHGLRLQDOWH]]DHLQGLDPHWURqVWDWRULVSHWWLYDPHQWHGL
FP H FP 'XUDQWH JOL DQQL GL LQGDJLQH VRQR PRUWH SLDQWH GL µ/REHO¶ H
una di FL )/µ'\QDVW\¶VLWUDWWDGLXQULVXOWDWRPROWRVRGGLVIDFHQWH
DQFKH JUD]LH DO IDWWR FKH O¶DUHD XQ WHPSR DUJULFROD SUHVHQWDYD XQ WHUUHQR
fertile e poco ostile alla vita delle piante (Santini et al., 2008).
In sintesi, nello studio complessivo delle tre aree, possiamo notare come dei
183 cloni piantati dal CNR, soltanto 9 sono morti (5%) e di questi 6 erano
cloni olandesi e americani, che più difficilmente si adattano al nostro clima.
118
Figura 51͗ƉůĂŶŝŵĞƚƌŝĂĚĞůů͛ĂƌĞĂĚŝhŐŶĂŶŽĐŽŶůĂdisposizione iniziale dei cloni.
Columella: 1a-d,3,51b,56d; FL 214: 9,31,110,116; FL 301: 17,22,30,105; FL 316: 56-67; FL 337: 82,94100; FL 493: 2-7,11,20-25,104,111; FL 509: 77-93; FL 604: 8-18,23,26-29,32,34,51a-b,106-109,112120; Lobel: 35-50,68-76,101-103.
Durante lo studio di adattabilità, sono state individuate anche le caratteristiche
morfologiche che la pianta sviluppa a maturità come la chioma, il portamento,
il tronco e le foglie (Tab. 5). Inoltre, in questi anni di prove, è stato possibile
YHULILFDUHDQFKHLOOLYHOORGLVXVFHWWLELOLWjDOO¶DWWDFFRGHOFROHRWWHURGHIRJOLDWRUH
Galerucella luteola Mull., in seguito a due pesanti infestazioni avvenute a
Firanze nel 2006 e 2007. Si può affermare, quindi, che le ricerche e gli studi
effettuati hanno portato a risultati più che interessanti per quanto riguarda la
119
UHLQWURGX]LRQH GHOO¶ROPR LQ FLWWj /¶HOHYDWD YDULDELOLWj IHQRWLSLFD GHL FORQL KD
mostrato caratteri peculiari che li rendono particolarmente DGDWWLDOO¶DPELHQWH
urbano: ottimo sviluppo longitudinale dei rami con chioma densa, che
SHUPHWWH XQD LGRQHD LQWHUFHWWD]LRQH GHOOD OXFH H XQ¶DVVHQ]D WRWDOH GL UDPL
deboli che possono risultare pericolosi per i fruitori (Santini et al., 2008).
La bassa mortalità è probabilmente dovuta anche alle ridotte dimensioni dei
cloni utilizzati, che mostrano una migliore adattabilità e una minore
suscettibilità al trapianto rispetto a grandi esemplari adulti. Le ridotte
dimensioni, però, rendono i cloni più soggetti ad episodi vandalici, che non si
sono verificati durante le prove.
Tabella 5͗ ĞƐĐƌŝnjŝŽŶĞ Ěŝ ĐůŽŶŝ ŝŵƉŝĂŶƚĂƚŝ Ğ ƐƚƵĚŝĂƚŝ ĚĂůů͛/WW-CNR nelle aree verdi del Quartiere 4.
(Santini et al., 2008).
Cloni
Resistenza
Galerucella*
Chioma
Portamento
Tronco
Foglia
Accrescimento
FL 214
+
Piena
Conico ma
disordinato
Dritto
Molte foglie
Vigoroso
Fastigiato
Sinuoso
Chiara e grande
Vigoroso
Ordinata,
ma
necessita di
potature
precoci
Ordinata e
piena
FL 301
+
FL 316
+
FL 337
+++
FL 493
+++
FL 509
++
FL 634
++
͚Lobel͛
+
͚Dynasty͛
0
͚San
Zanobi͛
+
Stretta
Conico
Dritto
͚Columella͛
++
Cilindrica
Fastigiato
Dritto
͚Arno͛
+
Assurgente
Fastigiato
Dritto
Si impalca
Scura e
basso
allungata
Abbastanza
A pettine
A vaso
Media pallida
dritto
Ordinata
Fastigiato/conico
Sinuoso
Rotondeggiante
Grande,
Ordinata
Fastigiato
Dritto
rotondeggiante
e coriacea
Allungata,
Asimmetrica
Fastigiato
Dritto
morbida
Assurgente
Fastigiato
Dritto
Chiara e grande
Piccola, lucida e
Piena
Sferico
Dritto
coriacea
Conico
Verde-giallastro
Avvolge il
rametto
Chiara con
rametti rossi
Vigoroso
Medio-scarso
Medio
Vigoroso
Molto vigoroso
Medio
Vigoroso
Molto vigoroso
Medio-scarso
Vigoroso
*Il livello di resistenza è crescente da 0 a +++
120
Oltre ai più che soddisfacenti risultati biometrici, è stato riscontrato un ottimo
impatto degli impianti nel quartiere; la popolazione ha apprezzato queste
piante riconoscendone le doti e i vantaggi nel contesto urbano; questo spiega
anche la totale assenza, in questi anni, di atti vandalici. Gli ottimi risultati
spingono quindi a proseguire gli studi sul miglioramento genetico per
DXPHQWDUHLOQXPHURGLFORQLEUHYHWWDWLHSHUVDJJLDUQHO¶DGDWWDELOWjLQGLYHUVH
tipologie di aree verdi (Santini et al., 2008).
3.2 Torgiano
Ad oggi in Umbria si posso riportare soltanto 2 casi di applicazione in
ambiente urbano dei nuovi cloni resistenti poiché essendo essi di recente
VFRSHUWDLQ,WDOLDHGDYHQGRLOYLYDLRUHJLRQDOHGHOO¶8PEUDIORUO¶HVFOXVLYDSHU
la YHQGLWDGHLFORQLµ6DQ=DQREL¶HGHOµ3OLQLR¶ODORURGLIIXVLRQHQHOWHUULWRULR
nazionale è molto sporadica e localizzata.
Il primo caso umbro trova collocazione a Torgiano, in una realtà molto più
piccola di quella fiorentina, tipica delle campagne umbreDOO¶LQWHUQRGHOSDHVH
stesso in una delle piazze centrali.
Il paese di Torgiano sorge tra le colline umbre, nel punto in cui il Chiascio si
congiunge al Tevere, in una zona prettamente agricola ricca di vigneti e
uliveti. Il paese ha origine da un castello medioevale di cui rimane soltanto
una torre, dove i Baglioni nel XVII secolo vi costruirono un palazzo che ad
oggi la famiglia Lungarotti, ben nota nel panorama dei viticoltori italiani, ha
adibito a museo del vino. Infatti Torgiano è conosciuta come una delle più
importanti zone di produzione viticole in Italia.
121
,Q TXHVWR FRQWHVWR VL LQVHULVFH SHUIHWWDPHQWH OD SUHVHQ]D GHOO¶ROPR
strettamente legata alla campagna umbra e in maggior modo alla coltivazione
GHOO¶XYD *OL LPSLDQWL FKH SRVVLDPR GHILQLUH ³SLRQLHUL´ QHO SDHVDJJLR XPEUR
si collocano in Piazza G.Bruno nel centro del paese (Fig. 52).
/¶DUHDqIRUPDWDGDOO¶LQFURFLRGHOODYLDSULQFLSDOHFKHSercorre le mura esterne
del vecchio castello (Via P.Tiradossi) e 3 strade che attraversano internamente
il paese (Via Principe Umberto, Via Giordano Bruno e Via Mario Angeloni); è
quindi una piazza soggetta al passaggio di visitatori e degli stessi cittadini
diretti fuori dal paese.
Figura 52: vĞĚƵƚĂĂĞƌĞĂĚĞůů͛ĂƌĞĂ͕ĐŽŶĞǀŝĚĞŶnjŝĂƚĂůĂǀŝĂďŝůŝƚăƉƌŝŶĐŝƉĂůĞĞůĂƉŝĂnjnjĂƐŽŐŐĞƚƚŽĚŝƐƚƵĚŝŽ.
La piazza è circondata da edifici residenziali e dalla sede del Comune di
Torgiano; questo la rende una zona molto frequentata. Date le premesse, si
122
SXzIDFLOPHQWHLQWXLUHFRPHO¶XWHQ]DGHOODSLD]]DVLDSLFKHDOWURSDVVHJJHUD
o al massimo di sosta per auWRHSHUSHGRQL/¶DUHDSHGRQDOHGHOODSLD]]DFKH
IXQJHDQFKHGDSDUFKHJJLRVLSRVL]LRQDDOO¶LQFURFLRWUDYLD3ULQFLSH8PEHUWR
e via Giordano Bruno in un livello rialzato rispetto alla viabilità stradale.
1HOO¶DUHD SHGRQDOH GHOOD SLD]]D QHO VRQR VWDti piantati 3 esemplari di
ROPR µ6DQ =DQREL¶ GL DQQL GL HWj GHO GLDPHWUR FP LQVHULWL LQ XQ
complessivo
progetto
di
riqXDOLILFD]LRQH GHOO¶DUHD )LJ )
che
precedentemente appariva piuttosto degradata sia a livello estetico che a
livello sanitario.
Figura 53: confronto della piazza prima del progetto di riqualificazione (sopra) e dopo (sotto).
123
Precedentemente la piazza era dominata, sia fisicamente che visivamente,
dalla presenza di 4 grandi Pinus pinea, pianta da sempre molto diffusa nel
verde urbano umbro, nonostante non sia specie propria del paesaggio locale;
questa diffusione eccessiva di piante sempreverdi è dovuta dalla convinzione
FKH QRQ SHUGHQGR OH IRJOLH G¶LQYHUQR FUHLQR PLQRUL SUREOHPL GL JHVWLRQH
sebbene, in realtà, le foglie caduche si degradano molto più velocemente di
quanto non facciano gli aghi.
Le stesse piante, che prima popolavano la piazza, erano piantate in un
terrapieno troppo piccolo rispetto alle dimensioni raggiunte dalla pianta e
questo causava, soprattutto da parte delle radici, danni alle opere ciscostanti
(marciapiedi, strade, ecc.) ,QXOWLPDDQDOLVLO¶HFFHVVLYDDOWH]]DHGHVWHQVLRQH
delle piante creava un muro visivo per gli abitanti dei palazzi che si
affacciavano sulla piazza, soffocandone le visuali.
Il pURJHWWRTXLQGLSUHYHGHYDO¶HVSLDQWRGHLSLQLHO¶LQVHULPHQWRGLQXRYHVSHFLH
vegetali che a maturità creassero ombra diffusa per i pedoni, ma che, allo
stesso tempo, non fossero ingombranti. Tali necessità sono pienamente
soddisfatte GDOO¶ROPR µ6DQ =DQREL¶ (Fig. 54) che con la sua chioma raccolta
non crea ingombri visivi in fase di maturità e con il fogliame denso sviluppa
XQD QRWHYROH TXDQWLWj G¶RPEUD PD VRSUDWWXWWR q XQD VSHFLH DXWRFWRQD FKH VL
inserisce magnificamente nel panorama viticolo di Torgiano, riportando alla
memoria vecchie tradizioni e paesaggi da tempo scomparsi.
Inizialmente la piazza non presentava barriere di margine al piano
VRSUDHOHYDWRIDWWRUHQRQPROWRLQGLFDWRSHUXQDVLFXUDIUXL]LRQHGHOO¶DUHDGDWD
la presenza di numerose arterie stradali a ridosso della piazza stessa; a tale
scopo sono state inserite marginalmente delle ringhiere in ferro, in modo da
creare una piazza fisicamente isolata dalla viabilità del paese e rendendone la
fruizione più sicura.
124
Figura 54: vista ĐŽŵƉůĞƐƐŝǀĂĚĞůů͛ĂƌĞĂƉĞĚŽŶĂůĞĚĞůůĂƉŝĂnjnjĂĐŽŶŝϯŽůŵŝ͚^ĂŶĂŶŽďŝ͛͘
Gli arredi precedenti, costituiti da due sedute in pietra, praticamente
inutilizzabili in considerazione del loro posizionamento a ridosso del traffico
automobilistico, sono stati sostituiti con un'unica seduta in legno e ferro, ora
molto più funzionale grazie ad una rinnovata fruibilità complessiva della
piazza. Gli accessi, inizialmente due, uno pedonale tramite scalette centrali
rispetto alla piazza e uno sia pedonale che automobilitico, il quale si immette
direttamente su via Principe Umberto, sono stati mantenuti e risistemati a
livello estetico.
*UD]LH DQFKH D XQD FRPSOHVVLYD ULTXDOLILFD]LRQH GHOO¶DUHD TXHVWR FDVR GL
ULLQWURGX]LRQH GHOO¶ROPR LQ XQ SDHVDJJLR GRYH OD JUDILRVL KD VWerminato la
specie per diversi anni, può essere considerato pienamente riuscito.
125
Le evidenti condizioni di salute delle piante dimostrano ulteriormente come
O¶LQWURGX]LRQHLQDPELHQWLGLYHUVLGDTXHOORILRUHQWLQRLQFXLVRQRVWDWLWHVWDWL
inizialmente, non influisce nella crescita delle piante e nemmeno sulla
suscettibilità alla malattia.
Inoltre, anche grazie al giudizio dei cittadini più anziani, è evidente che il
ULWRUQRGHOO¶ROPRFRPHSLDQWDFLWWDGLQDHQRQVRORFRVWLWXLVFDXQDULVFRSHUWD
paesaggistica e culturale di notevole pregio, sopratutto per un contesto agreste
come quello di Torgiano.
3.3 Foligno
Il terzo caso studio si colloca in una realtà che possiamo definire intermedia
tra quella cittadina e fortemente urbanizzata di Firenze e quella molto più
rurale di Torgiano. Foligno è, infatti, una delle città più grandi della regione
umbra (la terza città dopo Perugia e Terni) e, dal punto di vista urbanistico, più
simile a Firenze, benchè di estensione molto più ridotta, con una periferia che
tende verso le campagne circostanti; questo implica da parte dei cittadini la
necessità di un verde esteso e ben organizzato, per una fruizione intensa e
costante.
Il caso di studio riguarda il Parco dei Canapè, che si colloca in una delle zone
più trafficate a ovest della città, vicino ad una scuola pubblica, tra Porta
Romana e Porta Todi (Fig. 55); lungo il lato a sud-est del parco scorre la via
principale che lo costeggia per tutto il muro di cinta, Via Nazario Sauro.
Il parco si trova a ridosso delle mura storiche, sopraelevato rispetto al livello
della strada; in origine il dislivello è stato ottenuto, nel corso degli anni, per
126
YLDGHOO¶DFFXPXORGLPDWHULDOLSURYHQLHQWLGDOODGHPROL]LRQHGHOOHFDVH/¶DUHD
del parco è da sempre appartenuta al Comune e la sua trasformazione e
destinazione a parco pubblico attuale ha preso corpo col passare del tempo
(Pannaioli, 2004).
Figura 55: vĞĚƵƚĂĂĞƌĞĂ ĚĞůWĂƌĐŽ ĚĞŝĐĂŶĂƉğĐŽŶĞǀŝĚĞŶnjŝĂƚĂůĂ ǀŝĂďŝůŝƚăƉƌŝŶĐŝƉĂůĞĞů͛ĂůďĞƌĂƚĂĚĞŝ
nuovi olmi.
Nel 1776 il materiale accumulato a ridosso delle mura venne spianato a
formare
un piano ellittico, dove fu creato uno stradone adibito alle
passeggiate e alle corse dei cavalli; il viale formatosi è quello che oggi prende
il nome di Passeggiata dei Canapè e corrisponde al viale alberato che corre
LQWRUQRDOO¶DUHDFHQWUDOH
Furono proprio le corse dei cavalli che spinsero i cittadini a far costruire sulle
mura, intorno al percorso, dei sedili di laterizio (60 inizialmente, ma 57 oggi)
127
per assistere alle competizioni, i quali sono ancora presenti e danno il nome al
parco (canapè GDOIUDQFHVHµGLYDQR¶
1HO O¶2QOH 3RGHVWj deliberò che il giardino pubblico di Porta Romana
doveva essere adibito a campo sportivo e di sistemare a giardino il Parco dei
Canapè; da allora una serie di delibere trasformarono gradualmente il parco
fino alla disposizione attuale. Nel tempo furono inserite anche le cancellate
principali di accesso per poter chiudere il parco nelle ore notturne e furono
assunti dei custodi per garantire il rispetto del parco ed evitare gli atti
vandalici (Pannaioli, 2004).
2OWUH DOO¶XVR TXDWLGLDQR GHL FLWWDGLQL FKH UDJJLXQJRQR il parco nel tempo
OLEHUR VYROJHQGR DWWLYLWj ILVLFD DOO¶DULD DSHUWD R VHPSOLFHPHQWH SHU ULODVVDUVL
sin dalla sua apertura, esso fu scenario di numerosi eventi che radunavano
tutta la città. Ancora oggi gran parte della popolazione di Foligno si reca nel
parco per le diverse festività o per eventi ricorrenti organizzati dal Comune.
/DJUDQGHVWRULDFKHOROHJDDOODFLWWjHJOLHYHQWLFROOHWWLYLVYROWLDOO¶LQWHUQRGL
questo giardino storico, lo rendono un monumento identificativo per i cittadini
di Foligno, che lo considerano un elemento essenziale della loro città, nonché
una delle attrattive più importanti. Ciò lo rende inevitabilmente parte di quel
SDHVDJJLR FLWWDGLQR GHVFULWWR DOO¶LQL]LR FKH SRUWD OD FDPSDJQD H O¶DPELHQWH
QDWXUDOHDOO¶LQWHUQRGHLFHQWri urbani.
Il parco ha essenzialmente una forma ellittica, per via della destinazione
iniziale a circuito per le corse dei cavalli; la parte esterna che corre lungo le
mura , circonda un ampio spazio centrale dove sono poste le aree gioco per
bambini e il giardino formale con al centro una fontana.
La specie arborea maggiormente presente è quella del pino domestico,
SLDQWDWRQHOO¶HUHDFHQWUDOHGHOSDUFRSHUFUHDUHXQRPEUDGLIIXVDYa osservato
che i pini della parte cenWUDOH VRQR FDUDWWHUL]]DWL GD XQ¶eccessiva fittezza
128
G¶LPSLDQWRFKHRJJLSURYRFDO¶LQWUHFFLRGHOOHFKLRPHHSUREDELOPHQWHDQFKHOD
sovrapposizione degli apparati radicali.
Il grande sviluppo dei pini limita quello delle altre specie arboree che li
circondano e che risentono della mancanza di luce diffusa. Il terreno del parco
è per gran parte scoperto e nei percorsi pedonali è formato da ghiaino, il che
consente XQ¶ottima regimazione delle acque e assenza di casi di asfissie
radicali o compattazione del terreno; ciò riduce i problemi dovuti alla ridotta
presenza
di
luce
diretta
(Pannaioli, 2004).
I viali principali del parco sono
due, posti lungo i lati maggiori
GHOO¶HOOLVVH (VVL
presentano
DOO¶LQWHUQR OD ILWWD Dlberata di
pini, mentre nel lato esterno del
viale, posto a sud-est troviamo
XQ¶alberta di tigli, una pianta di
prima grandezza che riesce
difficilmente a sopportare la
presenza ravvicinata dei pini
Figura 56: vista del viale in cui sono stati impiantati gli
olmi resistenti.
stessi. Lungo il viale oSSRVWR XQ WHPSR HUD SUHVHQWH XQ¶alberata di robinie,
una pianta che si associa sicuramente meglio al pino, in quanto può essere
considerata un infestante e non necessita di grandi quantità di luce per
sopravvivere. Tuttavia, esse presentavano diffuse iperplasie al tronco che,
associate alla notoria scarsa resistenza del legno, costituivano un pericolo per i
fruitori (Pannaioli, 2004). 1HOLOYLYDLRGHOO¶8PEUDIORUqVWDWRLQFDULFDWR
di sostituire il viale di robinie impiantando i nuovi olmi resistenti alla grafiosi
(Fig. 56), nello spHFLILFRLOJHQRWLSRµ6DQ=DQREL¶
129
Gli esemplari piantati sono 15, posti a circa 10 m di distanza gli uni dagli altri,
rispettando le distanze dai percorsi pedonali, per garantire a ogni esemplare la
propria area di pertinenza e il miglior sviluppo possibile delle piante. Tutte le
piante sono ancora provviste di tiranti di ferro, coperti con tubi in plastica
JLDOOL SHU UHQGHUOL YLVLELOL LPSLHJDWL SHU DVVLFXUDUQH OD VWDELOLWj ILQR DOO¶HWj
adulta. In questo caso i genotipi resistenti mostrano una grande adattabilità alle
condizioni avverse, davanti alla poca luce, associandosi bene ai pini domestici
che, a differenza del viale opposto dei tigli, si localizzano in entrambi i lati
GHOO¶DOEHUDWXUDDXPHQWDQGRODSUHVVLRQHVXOOHVSHFLHDUERUHHVRWWRVWDQWL
Nonostante la competizione, gli olmi crescono vigorosi e in salute (Fig. 57)
condizione
dimostrata
GDOO¶RWWLPRVWDWRGHOIRJOLDPH
denso e colorito, e dalle
dimensioni raggiunte in pochi
anni.
Anche in questo caso siamo di
fronte a olmi potenzialmente
suscettibili
alla
grafiosi
(hanno superato i 3 anni di
HWj PD O¶RWWLPD VDOXWH GL FXL
godono
conferma
O¶DGDWWDELOLWj GL queste piante.
La chioma fitta e densa, li
rende
ottime
piante
ombreggianti a pronto effetto
Figura 57͗ ƉĂƌƚŝĐŽůĂƌĞ Ěŝ ƵŶ ŽůŵŽ ͚^ĂŶ ĂŶŽďŝ͛ ben
sviluppato e in salute nel Parco dei Canapè .
per
alberature
stradali
o
pedonali (Fig. 58), con una
130
resa estetica sicuramente più gradevole rispetto ai pini domestici, che si
HWHQGRQRLQDOWH]]DIRUPDQGRTXDVLXQD³WHWWRLD´YHJHWDOH
Figura 58͗ ƉĂƌƚŝĐŽůĂƌĞ ĚĞůů͛ĂůďĞƌĂƚĂ Ěŝ Žůŵŝ ƉĞƌĨĞƚƚĂŵĞŶƚĞ ŝŶƐĞƌŝƚĂ ŶĞů ĐŽŶƚĞƐƚŽ ĚĞů
parco.
/RVWDWRGLVDOXWHDQFKHGHOSUDWRVRWWRVWDQWHO¶DOEHUDWDHGHOOHVSHFLHDUERUHHH
arbustive circostanti è anche giustificata dalla rapida degradabilità del
fogliame, sicuramente migliore rispetto alle sempreverdi, e la facile
associazione ad altre specie vegetali.
Oltre ai positivi risultati estetici e di adattabilità, nel contesto urbano folignate
O¶ROPRVLLQVHULVFHPDJQLILFDPHQWHFUHDQGRFRQWLQXLWjFRQ il paesaggio umbro
e, essendo il parco legato alla storia della città, contribuendo a ricreare quel
sentimento di appartenenza e quella ricostruzione storica delle campagne
nostrale, apprezzabile soprattutto dai cittadini più anziani.
131
Conclusioni
Come già citato, le ricerche su nuovi olmi resistenti alla Grafiosi e che si
adattino sempre meglio a diverse tipologie di ambienti (da quello marino a
quello montano, da quello urbano a quello campestre) sono ancora oggi in
corso e stanno procedendo a grande velocità.
Dal punto di vista delle specie e delle varietà che possano vivere e ben
DGDWWDUVLDLQRVWULFOLPLSHUO¶ROPRVLSURVSHWWDXQIXWXURULJRJOLRVRFKHYDEHQ
al di là delle più rosee aspettative che si erano presentate alla comparsa della
malattia.
La presenza di questa pianta come semplice simbolo storico delle campagne
italiane, è già di per sé rilevante; se poi consideriamo tutti gli utilizzi e le
pratiche colturali che un tempo erano legate ad essa e che oggi possono essere
riscoperte, ne comprHQGLDPRVXELWRO¶LPSRUWDQ]DGLXQDVXDULVFRSHUWD
Benché la sola reintroduzione nelle campagne italiane meriterebbe un'altra
WUDWWD]LRQH FKH SRVVD VSLHJDUH DQFRUD SL D IRQGR O¶LPPDJLQH GHOO¶ROPR H OH
VXHIXQ]LRQDOLWjLQTXHVWDWHVLqVWDWRSRVWRO¶DFFHQWRVXXQXWLOL]]RGHOO¶ROPR
in un contesto fortemente antropizzato, come quello della città.
Infatti, proprio le problematiche condizioni di vita che si riscontrano in questa
WLSRORJLDGLDPELHQWHFRVuDYYHUVRDOO¶HVLVWHQ]DGLPROWHSLDQWHKDQQRUHVRLn
SDUWLFRODUH O¶ROPR FDPSHVWUH SL YXOQHUDELOH DJOL DWWDFFKL GHO WHUULELOH IXQJR
della Grafiosi.
/¶DIIHUPD]LRQH GHO UXROR GHOO¶ROPR FDPSHVWUH LGRQHR D VYROJHUH QXPHURVH
funzioni tra quelle richieste alla vegetazione inserita in un qualsiasi contesto
urbano, è stata confermata già in tempi più lontani, quando esso veniva
diffusamente impiegato come pianta da ombra nei viali cittadini.
132
Sembrava, quindi, utile apportare un ulteriore contributo in merito alla
YDOXWD]LRQH GHOO¶DGDWWDELOLWj GHL QXRYL FORQL Gi olmo, ottenuti per incrocio, e
SURPXRYHUQH O¶XWLOL]]R VLFXUR H IXQ]LRQDOH SHU QXRYL DOOHVWLPHQWL D YHUGH LQ
città.
*UD]LHDOODFROODERUD]LRQHFRQO¶,33GHO&15GL)LUHQ]HHLO9LYDLR5HJLRQDOH
GHOO¶8PEUDIORU q VWDWR SRVVLELOH VWXGLDUH DOFXQL FDVL GL QXovo impianto
presenti nel nostro paese.
I risultati sono stati soddisfacenti in tutti e tre i casi studio, dove la varietà
PDJJLRUPHQWH LPSLHJDWD q O¶ROPR µ6DQ =DQREL¶ 7XWWDYLD q HPHUVR FKH
O¶XWLOL]]R GL QXPHURVL FORQL QRQ DQFRUD EUHYHWWDWL VHPEUD RIIULUe ottime
prospettive, sia in termini di maggiore qualità del materiale vegetale, che di
capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali.
In generale, i cloni hanno mostrato un buono standard di crescita sia in altezza
che in diametro e non hanno contratto i sintomi della malattia negli esemplari
di età superiore a 3 anni. Le caratteristiche estetiche e vegetative sono
piacevolmente soddisfacenti anche a giudizio dei fruitori stessi delle aree verdi
esaminate.
La grande eterogeneità dei cloni, sia nel portamento, che nella crescita e nella
IRUPDUDSSUHVHQWDQRXQFDUDWWHUHFKHDSUHQXPHURVHSRVVLELOLWjQHOO¶RWWLFDGL
una pianificazione del verde più mirata ed accurata, offrendo un ampia
possibilità di scelta delle specie più adatte a svolgere specifiche funzioni.
Il giudizio sui nuovi cloni resistenti non può essere altro che positivo; ciò
sembra contribuire in maniera determinante a restituire, quindi, una delle
piante storiche e più belle al nostro paesaggio e alle nostre città, aumentando
così LOQXPHURGLVSHFLHDUERUHHXWLOL]]DELOLQHOO¶DOOHVWLPHQWRGLSDUFKLYLDOLH
di altre tipologie di verde.
133
Gli studi e le ricerche dovranno certamente continuare, allo scopo di
implementare le conoscenze ed elevare gli standard qualitativi nella
produzione di materiale vegetale ad uso ornamentale.
$OOR VWDWR DWWXDOH LQIDWWL VHPEUD TXHVWD O¶XQLFD YLD SHUFRUULbile per poter
PDVVLPL]]DUH O¶XVR GHOOH ULVRUVH WHFQLFKH H VFLHQWLILFKH GLVSRQLELOL HG
incrementare la funzionalità del verde destinato a fruizione pubblica e privata,
migliorando la qualità ambientale delle nostre città.
134
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