FR_11_11_P58-61_DossT3_Cossio:7_FR_11_11_P00_00_Tecnica 3 20/10/11 15:40 Page 58 Tecnica DOSSIER NUOVA FRUTTICOLTURA MEDITERRANEA Prospettive di diffusione in Italia di varietà cinesi di giuggiolo a frutto grosso FERDINANDO COSSIO – GINO BASSI Istituto Sperimentale di Frutticoltura – Provincia di Verona Assenza di spine, rapida ed elevata messa a frutto, ampio calendario di raccolta e consumo, buone qualità organolettiche ed elevata pezzatura dei frutti: questi i pregevoli caratteri che contraddistinguono alcune varietà importate in Italia dalla Cina. I test condotti nel Veneto andrebbero ripetuti anche altrove. L a Cina è il Paese d’origine di varie specie frutticole tra cui il giuggiolo ( Zizyphus jujuba Mill.). Delle circa 100 specie conosciute di Zizyphus, ben 18 sono presenti in Cina; due di esse sono particolarmente importanti: Z. spinosus Hu. (Z. spinosa Bunge), giuggiolo selvatico, e Z. jujuba Mill., giuggiolo coltivato, con 4 varietà botaniche: var. inermis Rehd., var. tortuosa Hort., var lageniformis Hort., var carnosicalis Wang. Vari Autori cinesi ritengono che il giuggiolo coltivato discenda da un’evoluzione del giuggiolo selvatico e che il sito di origine siano le zone delle porzioni medie basse del Fiume Giallo; la domesticazione risalirebbe a circa 7.000 anni fa e già 2.0003.000 anni or sono era assai diffuso nel Nord della Cina (AA.VV., 1993; Peng et al., 1991, Liu et al., 2009). Il primo riferimento a descrizioni varietali risale all’anno 600, quando vengono citate 11 varietà di giuggiole; nei secoli susseguenti questo numero aumenta notevolmente: 72 cultivar nel 1.300 e così via, fino alla pubblicazione più recente e completa del 58 FRUTTICOLTURA - n. 11 - 2011 5 Giuggiolo a frutto grosso di origine cinese; ampie le potenzialità di diffusione anche in alcuni ambienti italiani. 1993 che ne descrive analiticamente 700 (AA.VV,. l.c.). Amplissima è dunque la variabilità genetica di questa specie, che offre piante e frutti con caratteristiche assai variegate, ma per lo più sconosciute al di fuori della Cina (ad eccezione della Corea e di alcune regioni dell’ex URSS). La testimonianza di questo ab- bondante patrimonio genetico si riscontra concretamente presso l’Istituto Pomologico dello Shanxi a Taigu, che da anni ha costituito una collezione nazionale di germoplasma comprendente oltre 700 varietà e tipi provenienti da tutta la Cina. La collezione comprende anche 150 tipi di giuggiolo “selvatico” (Z. spinosus Hu), probabil- FR_11_11_P58-61_DossT3_Cossio:7_FR_11_11_P00_00_Tecnica 3 20/10/11 15:40 Page 59 TAB. 1 - PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLE SEI CUTIVAR REGISTRATE NEL VERONESE Nome Buluoshuzao Hupingzao Meimizao Zanhuangdazao Dongzao Dabaizao Epoca di maturazione precoce media Molto precoce media tardiva media Peso medio frutto (g) 20 20 10 18 11 30 4,0 x 3,0 4,6 x 3,0 3,4 x 2,1 3,9 x 2,8 2,8 x 2,8 4,5 x 3,8 25° 23° 23° 20° 20° 22,5° cilndrico ovata (a dattero) piriforme tipo oliva assenza assenza abbozzi di spinescenze Dimensioni medie frutto (cm) Gradi Brix Forma del frutto Presenza di spine mente la specie che dette origine al giuggiolo coltivato. I primati della Cina Ancor oggi la Cina è il maggior produttore mondiale di giuggiole, meglio conosciute come “chinese dates” (datteri cinesi), “red dates” (datteri rossi) o “chinese jujube” (giuggiole cinesi, per distinguerle dalle “indian jujube” = giuggiola indiana, appartenente a differente specie botanica); la coltura è diffusa in quasi tutto il vasto territorio cinese, principalmente nelle provincie di Hebei, Shandong, Shanxi, Henan e Shaanxi (Cossio F., 1995); Nel resto del mondo il giuggiolo è invece assai poco diffuso e poche sono le varietà coltivate. La disponibilità di tipi a frutto grosso è per lo più legata a sporadiche importazioni di materiale genetico e loro introduzione da parte di “amatori” o di vivaisti. La frutticoltura mondiale tradizionalmente attribuisce scarso interesse a questo frutto, di cui è conosciuto peraltro un certo valore ornamentale. Uno dei fattori limitanti la maggiore diffusione di questa specie può essere individuato nella mancanza di genotipi di maggiore pregio ed adattabilità. La conoscenza della variabilità genetica disponibile in Cina offre la possibilità di un certo sviluppo di questa coltura: molte cultivar cinesi dimostrano caratteristiche di forte resistenza al freddo e alla siccità, producono frutti di elevato valore nutrizionale (soprattutto per merito del contenuto in vitamina C che raggiunge i 400-500 mg/100 g di peso fresco, ovvero 4-5 volte di più dell’actinidia), di facile conservazione attraverso l’essiccazione (in Cina è annoverata tra la frutta secca!) e di possibile trasformazione in vari sottoprodotti. Ampia variabilità risulta anche per la resistenza alle malattie e ai parassiti, la vigoria e il portamento dell’albero, l’epoca di matu- leggermente piriforme tondeggiante meliforme (disomogenea) assenza razione, forma, dimensione e qualità dei frutti. In effetti in Cina le varietà si classificano in relazione alla destinazione, come segue (Peng et al., 1991), nell’ordine: • cultivar per frutto essiccato: con polpa soda, poco succosa, nocciolo piccolo, alto tenore zuccherino; cultivar da frutto fresco: buccia sottile, polpa croccante e succosa, sapore dolce acidulo; • cultivar a doppia destinazione: da essiccazione o da consumo fresco; • cultivar per canditi: di pezzatura grossa, uniforme, buccia sottile e basso contenuto zuccherino. C’è, inoltre, una distinzione tra varietà del Nord (che interessano circa il 75% della produzione cinese) e varietà del Sud, in relazione alla zona di selezione autoctona. La ricchezza del germoplasma cinese di giuggiolo potrebbe essere motivo di rinnovato interesse per questa coltura: nei Paesi sviluppati vi è un disreto 5Buluoshuzao. assenza abbozzi di spinescenze potenziale di diffusione come miglioramento dell’offerta di piante ornamentali o come frutto di nicchia o frutto “biologico”; mentre in altri e più numerosi Paesi, soprattutto in via di sviluppo e con zone rurali marginali, potrebbe rappresentare un significativo miglioramento dell’offerta di frutti di rilevante importanza alimentare, adatti a occupare aree di difficile sfruttamento (particolarmente aride o fredde) con interessanti possibilità di coltivazione in consociazione, ad esempio, coi cereali. In Italia Per quanto riguarda l’Italia, dove peraltro il giuggiolo risulta introdotto fin dai tempi dei romani, verso la fine dell’impero di Augusto, oggi sono ritrovabili varie note di tecnica colturale relativamente recenti (Scortichini, 1987; Paglietta 1991; Bellini et al ., 2000) che comunque dimostrano la scarsità di materiale genetico di particolare pregio. Anche per quanto riguarda il germoplasma europeo, un recente progetto relativo alla conservazione, valutazione, utilizzazione e raccolta di germoplasma di fruttiferi minori, comprendente anche il giuggiolo (Progetto CE Genres 29), ha evidenziato un limitato numero di accessioni (Bellini et. al., l.c.). In Italia, per iniziativa di alcuni vivaisti, solo da alcuni anni sono disponibili sul mercato un paio di cultivar a frutto grosso, che peraltro hanno un sapore che si discosta da quello delle tipiche giuggiole italiane: Li, a forma di “barilotto”, del peso di circa 30 g, e Lang, a frutto piriforme, di circa 20 g, ambedue a maturazione scalare dall’inizio alla fine di settembre (Bertolami G., 1997). Il successo di eventuali nuove introduzioni è legato alla presenza di caratteri migliorativi quali pezzatura, sapore e succosità. Pertanto, si è ritenuto utile introdurre e valutare alcune cultivar cinesi FRUTTICOLTURA - n. 11 - 2011 59 FR_11_11_P58-61_DossT3_Cossio:7_FR_11_11_P00_00_Tecnica 3 20/10/11 15:40 Page 60 Buluoshuzao Pianta di vigore medio a portamento espanso, con densità media di branche laterali con tendenza a denudare i rami; completa assenza di spine; foglia piccola. Produttività buona, con maturazione leggermente scalare, verso fine settembre primi di ottobre, dopo Meimizao, ma più precoce delle altre. I frutti sono grossi, di peso di circa 20 g, omogenei, di forma regolare, cilindrica, leggermente ovata, simile a quella di un dattero (dimensioni: cm 4 x 3). Il sapore è molto buono, dolce–acidulo (residuo rifrattometrico: >25° Brix). Hupingzao 5Dongzao. potenzialmente interessanti. La scelta del materiale è stata fatta in base alle descrizioni cinesi delle cultivar (AA. VV., 1993). Alcuni test nel Veneto Nel 1995 sei cultivar cinesi a frutto grosso sono state innestate in vivaio su selvatici comuni e poste in coltivazione presso un’azienda sperimentale controllata dall’Istituto Sperimentale di Frutticoltura della Provincia di Verona. L’impianto è stato realizzato l’anno seguente con un sesto di m 4 x 2; la forma di allevamento adottata è quella libera, prevalentemente a fusetto. Il suolo del sito di coltivazione è ricco di scheletro, tipico dell’alta pianura veronese ed idoneo alla coltivazione del pesco, con ridotto franco di coltivazione. Le cure colturali adottate sono la microrrigazione, il diserbo sulla fila, la trinciatura dell’erba nell’interfilare; nessuna concimazione e nessun trattamento fitosanitario. Le prime fruttificazioni sono state registrate già alla 2a foglia. Successivamente, alcune piante sono state trasferite in un’altra azienda sperimentale in Valpolicella dove è stata costituita una piccola collezione varietale su cui si è continuato a condurre le osservazioni. Di seguito si riportano le descrizioni delle varietà prese in considerazione. 60 FRUTTICOLTURA - n. 11 - 2011 Pianta mediamente vigorosa e assurgente, con numerose branchette laterali, senza spine, con foglie abbastanza grandi. Produttività molto buona, con frutti cilindrici, allungati, piriformi (potremmo chiamarlo “giuggiolo pera”), a maturazione leggermente scalare; epoca di raccolta tra fine settembre ed inizi di ottobre, suscettibile a spaccature della buccia. Frutti di pezzatura grossa, circa 20 g (dimensioni: cm 4,6 x 3,0), abbastanza omogenea; sapore buono (residuo rifrattometrico: 23° Brix). Meimizao Pianta di scarso vigore, portamento assurgente, con numerose branchette disposte omogeneamente intorno all’asse centrale; senza spine, ovvero con solo qualche raro abbozzo di minuscole spine di lunghezza inferiore a 5 mm. Molto produttiva, con frutti particolarmente uniformi; epoca di maturazione precoce, verso la seconda decade di settembre suscettibile alle spaccature. Frutti di caratteristica forma allun- 5Meimizao. gata, simile ad una oliva. La buccia è di colore bruno rossastro, la pezzatura è buona, di circa 10 g (dimensioni: cm 3,4 x 2,1), inferiore alle altre varietà cinesi in valutazione, ma superiore a quella delle giuggiole comuni. Il sapore è molto buono, dolce-acidulo (residuo rifrattometrico: 23° Brix). Zanhuangdazao Pianta di vigore medio, con portamento assurgente caratterizzato da poche branche laterali, completamente senza spine. Ottima produttività, con frutti di pezzatura medio grossa, di circa 18 g (dimensioni: cm 3,9 x 2,8), abbastanza omogenei, di forma allungata, leggermente piriforme. Matura nell’ultima decade di settembre, inizi ottobre. La raccolta è leggermente scalare; frutti di sapore molto buono (residuo rifrattometrico: 20° Brix). Molto suscettibile alle spaccature in caso di pioggia Dongzao Pianta vigorosa, con dense e forti ramificazioni, di portamento mediamente assurgente, che diviene piangente, pendulo in relazione alla carica di frutti; completamente senza spine, con foglie piccole. Cultivar molto produttiva, con frutti a maturazione contemporanea in epoca tardiva, nella seconda decade di ottobre. Frutti di pez- FR_11_11_P58-61_DossT3_Cossio:7_FR_11_11_P00_00_Tecnica 3 20/10/11 15:40 Page 61 zatura media, attorno ai 10-12 g (dimensioni: cm 2,9 x 2,8), molto uniforme, di forma molto regolare, tondeggiante. Sapore molto buono (residuo rifrattometrico: 20° Brix). Dabaizao Pianta di elevato vigore, con portamento mediamente espanso, con numerose branchette laterali; con alcune piccole spinescenze di pochi millimetri (<5). Foglie di dimensioni molto grandi. Di produttività media, con maturazione piuttosto scalare, forma e pezzatura dei frutti disomogenea. Viene raccolta verso fine settembre - prima decade di ottobre. Di buona produttività, ma alternante. Frutti cilindrici, irregolari, allungati, maliformi, sensibili alle spaccature, a maturazione abbastanza scalare. È la cultivar con i frutti di maggiori dimensioni, ma di pezzatura disforme, di peso superiore a 20g con punte anche di 40 (dimensioni: cm 4,5 x 3,8). Il sapore è buono (residuo rifrattometrico: 20-25° Brix). Conclusioni Le sei cultivar introdotte nel Veneto sono risultate a frutto grosso, con peso pari al doppio o triplo delle cultivar comuni ed hanno in generale confermato le pregevoli caratteristiche riscontrate in Cina soprattutto ‘Meimizao’, ‘Buluoshuzao’ e ‘Dongzao’ che meritano di essere diffuse per le elevate qualità organolettiche. I principali punti critici per la diffusione risultano essere la suscettibilità dei frutti alla spaccatura da pioggia ed, in generale, la forte scalarità di maturazione e disformità di pezzatura. Questi primi e parziali risultati si riferiscono ad un numero troppo limitato di piante per avere un valore generale e quindi per consigliarne la diffusione, ma sono incoraggianti a dimostrazione della potenzialità dell’ampio patrimonio genetico cinese di questa specie. Si ritiene quindi che queste varietà, ed in particolare le tre segnalate, eventualmente assieme ad altri genotipi, siano meritevoli di essere ulteriormente saggiate nei vari microambienti italiani per una diffusione che ne valorizzi i seguenti peculiari tratti: assenza di spine, rapida ed elevata messa a frutto, ampio calendario di raccolta e consumo, prege- voli qualità organolettiche e pezzatura dei frutti elevata. BIBLIOGRAFIA AA.VV., 1993 - Chinese Fruit Tree Annals. Jujube Volume. Oct. 1993 (in cinese). BELLINI E., GIORDANI E., TSIPUORIDIS C., 2000 – Il giuggiolo. L’Informatore Agrario, 11: 67-70. BERTOLAMI G., 1997.- Giuggiolo cinese a frutto grosso: prospettive di diffusione colturale. Frutticoltura, 2: 51-53. 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