orto&dintorni Un ortaggio al mese IL CAVOLO VERZA Fra tutti gli ortaggi coltivati nei nostri orti, il cavolo (Brassica oleracea) in tutte le sue varietà (cappuccio, verza, broccolo ecc.) è sicuramente il più forte, il più tonificante e il più benefico per l’organismo. Non a caso la sua stagione preferita è l’inverno, quando tutto è freddo e statico ed esso, col suo vigore e la sua carica energetica, riscalda l’uomo che se ne ciba. Originaria del bacino del Mediterraneo, questa utilissima Crocifera è coltivata da tempi molto antichi ed è sempre stata tenuta in grande considerazione sia come alimento, sia come farmaco. Si dice che gli antichi Romani abbiano fatto a meno del medico per sei secoli, affidandosi quasi esclusivamente al cavolo. Da B. oleracea, che allo stato selvatico è una specie perenne, diffusa sulle alte scogliere e sui litorali europei, si sono ottenuti, mediante selezione, il cavolino di Bruxelles (var. gemmifera), la verza (var. sabauda), il broccolo e il cavolfiore (var. botrytis), il cavolo cappuccio (var. capitata) ecc. Al giorno d’oggi tutte queste forme di cavolo sono molto diffuse e sono passate dalla coltura ortense a quella di pieno campo. Noi prenderemo qui in esame la varietà sabauda, ossia la comunissima verza dalle note e indiscusse proprietà nutritive; a detta dei fitoteraspisti, questa brassicacea è anche la più efficace dal punto di vista medicinale, utile sia per uso interno che esterno. Note botaniche e colturali La verza ha un fusto principale breve che raramente supera l’altezza di 30 cm prima di fiorire. La pianta è costituita da una grossa gemma apicale o “testa” formata da foglie sessili (prive di picciolo) che avvolgono strettamente il meristema apicale (tessuto cellulare giovane, crescente per divisione), il tutto circondato dalle foglie inferiori molto espanse. Queste si presentano bollose, grinzose, quasi increspate e riunite in una palla meno compatta di quella del cappuccio. Esiste pure una varietà di verze a foglie rosse con foglie lisce e testa rotonda. Le verze costituiscono una coltura importante ed occupano un posto notevole fra le piante del genere Brassica. Sono utilizzate come ortaggi generalmente cotti, come componenti di primi e secondi piatti o come contorno. Il cavolo verza comprende varietà estive, autunnali e invernali. Delle prime si possono ricordare il “Primaticcio di S. Giovanni” e il “Verzotto corto precoce”; delle seconde, il “Verzotto d’Asti”, di “Milano” e “Vittoria”; delle invernali, il “Trionfo d’inverno”, il “Pontoise”, il “Re d’inverno”, il “Vertus” ecc. Le varietà estive si seminano in gennaio-febbraio, su letto caldo nei climi settentrionali, si trapiantano quaranta giorni dopo e si raccolgono in maggio-giugno. Terra Trentina 1/2009 Iris Fontanari 45 Terra Trentina 1/2009 orto&dintorni Le varietà invernali si seminano in giugno e si raccolgono in inverno. La maggior parte delle verze è biennale, ma alcune fioriscono già dal primo anno. Nella verza è molto importante individuare il momento esatto di semina e di trapianto per ottenere una corretta formazione delle teste: è perciò indispensabile consultare la busta in cui sono contenuti i semi oppure il catalogo della ditta produttrice. Pur esistendo in commercio varietà valide per diversi tipi di clima, se la semina viene eseguita in ritardo, può accadere che l’andamento stagionale, talora del tutto imprevedibile, impedisca la formazione della testa o favorisca la prefioritura. 46 Proprietà terapeutiche e usi La verza, come tutti i cavoli, contiene glucidi, lipidi, proteine, moltissimi sali minerali, fra i quali fosforo, calcio, ferro, rame, manganese, iodio, magnesio, potassio e zolfo, e numerose vitamine (C, B1, B2, PP, A, D2, K e U (protettiva delle mucose). Proprio in virtù della grande quantità di sali minerali che questo ortaggio apporta all’organismo, è bene farne uso in tutti i casi di carenza e di debilitazione ed anche per rinforzare le difese dell’organismo. Inoltre, un suo consumo abbondante svolge azione disinfettante ed antibiotica sia per l’intestino che per l’apparato respiratorio. Il succo di questo cibo-farmaco dà ottimi risultati anche nella cura di gastriti e ulcere gastriche. Per uso esterno, contro i dolori reumatici, le piaghe, le contusioni e le ulcere varicose è tuttora valida un’antica ricetta che si prepara nel modo seguente: si lavano bene alcune foglie verdissime e robuste; dopo aver tol- to col coltello le graosse nervature, si tagliano a listarelle e si schiacciano ben bene su un ripiano di marmo con una bottiglia fino a farne uscire il succo. Si applicano poi in 2-3 strati sulla parte dolorante, ricoprendole con una garza per mantenerle ferme. Dopo alcune ore (o dopo l’intera nottata), si cambia l’applicazione sostituendola con altre foglie fresche. In cucina La verza ripiena, la zuppa e gli involtini sono solo alcune delle gustose ricette che hanno questo ortaggio come protagonista. Eccovi la ricetta degli involtini con le verze, da servire con riso bollito. Si prepara con i seguenti ingredienti: 8 foglie di verza, mezzo kg di carne macinata (possibilmente lonza di maiale), 250 g di ricotta, un uovo, sale, pepe, 50 g di parmigiano, olio d’oliva extravergine, vino bianco. Gettare le foglie in acqua bollente salata, scolarle subito e metterle nell’acqua fredda. Preparare intanto il ripieno: in una scodella sbattere l’uovo intero con sale, pepe, ricotta e parmigiano; aggiungere infine la carne e amalgamare il tutto molto bene. Lasciar riposare mezz’ora; porre sulla tavola una tovaglia e allargarvi le foglie di verza. Dividere poi il composto in otto parti uguali e arrotolare la foglia come per formare un fagottino che verrà chiuso con due pezzetti di spago da cucina. Allineare i fagottini in una pirofila, irrorarli con vino, sale e olio a piacere. Infornare per 40 minuti, controllando la temperatura e girando con delicatezza fino al completo assorbimento del liquido.