Euphorbia Dendroides L’Euforbia arborea (Euphorbia dendroides L., 1753) è una pianta della famiglia Euphorbiaceae, comune negli ambienti di macchia mediterranea. È diffusa nel bacino del Mediterraneo ad occidente fino alle coste della Spagna mediterranea e ad oriente fino all’Egeo; nel Nord Africa è presente in Algeria ed in Libia. È inoltre presente in Palestina e nelle Isole Canarie. È naturalizzata inoltre in Australia occidentale e nel sud della California. In Italia è presente sulle coste tirreniche, ioniche e bassoadriatiche (Liguria, Toscana, Sardegna, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia). È una essenza tipica della macchia mediterranea. Prospera in ambienti litoranei aridi e soprattutto calcarei, su scogliere e rupi presso il mare, da 0 a 700 m. Primula Palinuri Nome: Primula palinuri Primula di Palinuro La Primula palinuri è specie protetta sia a livello regionale che comunitario. Le stazioni campane sono tutte incluse nel territorio del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, che ha eletto il fiore a simbolo del parco, inserendone l’immagine nel proprio logo. Essa è l’unica varietà di Primula che cresce così a sud, preferisce la vicinanza al mare, su rupi calcaree e fiorisce tra febbraio e marzo, con caratteristici fiori semipenduli gialli, riuniti in ombrelle, quando buona parte delle specie del posto sono in riposo vegetativo. In Italia è endemica sulle coste tirreniche della Campania, Basilicata e Calabria; oggi è concentrata in pochissime stazioni in circa 90 km. di costa compresi tra Capo Palinuro e l’isola di Dino. A Marina di Camerota si trova lungo le pareti rocciose che cingono la spiaggia di Cala del Cefalo e lungo tutta la di costa da Marina di Camerota a Porto Infreschi. Questa pianta fu descritta per la prima volta da Fabio Colonna già nel 1534 che però non le attribuì un nome; successivamente nel 1787 Vincenzo Petagna, diretto in Calabria fu costretto da una tempesta a fermarsi a Palinuro dove individuò la primula e la classificò. Viene correntemente considerata un paleoendemismo, cioè come un fossile vivente, specie relitta di vicende risalenti almeno al quaternario antico, cioè a circa due milioni e mezzo di anni fa, che ne hanno fatto l’unica primula in ambiente non montano. Probabilmente essa è l’unica superstite di una famiglia di primule, originariamente estese sulle montagne dell’Italia meridionale, che non riuscirono a sopravvivere alle numerose glaciazioni del periodo quaternario. Una delle sue caratteristiche peculiari è quella di fiorire nei mesi invernali; con l’avanzare della primavera e del caldo essa si rifugia in uno stato di latente estivazione. Il suo nome deriva comunque dal fatto che le rocce del Capo Palinuro costituivano il suo habitat preferito, prima che l’inquinamento e la scarsa attenzione dell’uomo ne riducessero notevolmente la presenza. La limitazione alla sua diffusione è dovuta proprio al fatto che ha conservato come carattere montano il periodo di fioritura che nella maggior parte della pianta alpine è in febbraio-marzo periodo durante il quale però scarseggiano gli impollinatori, quindi mediante autofecondazione e successiva riproduzione vegetativa differenzia le piantine figlie, che cadono poco distanti e attecchiscono tra le fessure della roccia calcarea. E’ esposta sempre a nord, nord-est a non più di 300 m dal mare e necessita di alta umidità. L’autofecondazione genera scarsa variabilità genetica e, di conseguenza, una scarsa resistenza e adattabilità ai cambiamenti climatici e stazionari; per queste ragioni infatti riveste un importante ruolo come indicatore biologico. Proprio per la sua fragilità e delicatezza la Primula di Palinuro è specie protetta sia a livello regionale che comunitario. Un recente studio (2006) svolto in maniera analitica su tutte le stazioni dell’intero areale è giunto ad una revisione dei criteri di classificazione che consente l’assegnazione dell’endemismo alla categoria in pericolo nella lista rossa compilata dall’IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura, con sede a Gland in Svizzera). La Primula di Palinuro è una pianta rarissima e in via di estinzione, risentendo, tra l’altro, molto negativamente della crescente antropizzazione e sviluppo turistico. É tutelata dalla convenzione di Berna, da una legge della Regione Campania del 12 gennaio 1994 e nel 1985 fu oggetto dell’attenzione filatelica delle Poste Italiane che le dedicarono un francobollo nella serie “Flora da salvare” disegnato da Giuseppe Ascari. Ginepro Juniperus communis L. noto come ginepro comune è una conifera comune in luoghi aridi, incolti o boschivi fino ad altezze di 2.500 m s.l.m., con alcune sottospecie adattate alle alte quote. Appare quale arbusto o alberello sempreverde, alto da 1 a 10 m, con foglie lineari-aghiformi, pungenti, riunite in verticilli di 3. La pianta è dioica, ossia le sue spore producono gametofiti unisessuati. Gli sporofiti maschili sono piccoli coni cilindrici-ovoidali di colore giallastro producenti gametofiti protetti in grani di polline. Quelli femminili appaiono come piccoli coni di colore verdastro. L’impollinazione avviene quando un grano di polline atterra su di una parte femminile della pianta. I semi maturano nell’autunno successivo all’impollinazione e sono racchiusi in un cono di colore brunastro chiamata galbulo; squamoso e pruinoso, è composta da 4 squame carnose saldate tra loro contenenti da 1 a 3 semi angolosi ricchi di un olio essenziale aromatico. Per il loro aspetto i coni sono facilmente scambiati per bacche e dunque volgarmente chiamati “bacche di ginepro”. Sono ampiamente apprezzati per le loro doti aromatiche. Juniperus sabina L., chiamato volgarmente ginepro sabina o più semplicemente sabina, è un arbusto cespuglioso prostrato o alberetto alto da 1 a 5 m, con corteccia bruno-rossiccia, foglie squamiformi, embricate, in alcuni casi aghiformi, di colore verde-cupo. Gli sporofiti maschili sono riuniti in piccoli amenti, quelli femminili portati su piccoli peduncoli ricurvi. I coni, chiamati coccole, appaiono come pseudobacche globoso-ovali, pendule, nerastro-violacee a maturità, contenenti piccoli semi ovali. È una pianta velenosa diffusa in luoghi soleggiati e scoscesi delle zone montane dove viene coltivata spesso per il consolidamento del terreno e come pianta ornamentale. Tra le specie coltivate nell’arboricoltura da legno troviamo il Juniperus virginiana noto col nome di cedro della Virginia e originario dell’America nord-orientale. È un albero alto fino a 30 m, con foglie glauche in parte aghiformi, sottili, lunghe circa 1 cm, e in parte squamiformi non più lunghe di 2 mm. Porta pseudobacche (coni) ovoidali pruinose ed erette. Tra le specie ornamentali citiamo inoltre il Juniperus rigida Sieb. & Zucc., specie rustica originaria del Giappone e della Corea. È un albero sempreverde alto 6–9 m con ramificazioni slanciate, ad effetto ricadente, con le foglie aghiformi e rigide, riunite in gruppi di 3, di colore verde-giallastro, argentante al rovescio. I coni sono globosi, di colore nerastro e ricoperti da pruina. Limonium Remotispiculum Limonium Remotispiculum – Statice salernitano o limonio salernitano Limonium remotispiculum (Lacaita) Pignatti Tra le specie di Limonium, si annoverano moltissimi endemismi di aree ristrette, come nel caso della statice salernitana, che ha una distribuzione circoscritta alla costa meridionale Campana. Si tratta di una specie fortemente specializzata in grado di sopravvivere in un’ambiente ostile alla maggior parte delle specie erbacee; infatti si trova spesso nelle fessure delle rocce costiere dove il terreno di attecchimento è minimo e a diretto contatto con gli spruzzi di acqua salata. La sua presenza è limitata alla costa e non si spinge oltre i 5-15 m sopra il livello del mare. La maggior parte delle specie attribuite al genere limonium sono piante erbacee perenni, dotate di rizoma, alte da 10 a 70 cm. Poche specie sono erbe annuali o, all’opposto, veri e propri arbusti fino a 2 m d’altezza. Limonium spp Scogliere e coste rocciose del Mediterraneo ricoperte, seppure in forma discontinua, da vegetazione con specie alo-rupicole. Si tratta di piante per lo più casmofitiche, casmocomofite e comofitiche che hanno la capacità di vivere nelle fessure delle rocce e di sopportare il contatto diretto con l’acqua marina e l’areosol marino. Sono questi importanti fattori limitanti per le specie vegetali per cui le piante, che possono colonizzare l’ambiente roccioso costiero, sono altamente specializzate. In rilievo la specie Crithmum maritimum e le specie endemiche e microendemiche del genere Limonium sp. pl., rese sito-specifiche da particolari meccanismi di riproduzione asessuata (apomissia) e dalla bassa dispersione dei propaguli.