inverno 2010

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L’inverno meteorologico 2010
I primi due mesi e mezzo dell’anno, oltre ad avere temperature al di sotto dei valori attesi per la
stagione, sono stati interessati da precipitazioni nevose, caratterizzate da cumulate anche moderate o
abbondanti nell’interno della regione.
In particolare nel mese di Gennaio le medie delle temperature massime e delle minime sono
risultate al di sotto delle medie stagionali, evidenziando una decisa anomalia negativa (oscillante
per le massime tra uno scarto rispetto al clima di –2.7 °C a Genova e uno di –1.5 °C a La Spezia).
Inoltre, per le precipitazioni si è evidenziato un deficit che ha portato ad un’anomalia negativa più
marcata nel capoluogo genovese (con valori attorno a – 50 mm rispetto all’atteso).
Fig.1. La violenta mareggiata del 1 gennaio (Boccadasse e Genova Quarto in basso). Foto: Luca Onorato
Il primo giorno dell’anno è stato caratterizzato dall’entrata in Mediterraneo di un veloce sistema
frontale (vedere fig.2) proveniente da Biscaglia, che ha causato sulla Riviera un’intensa mareggiata.
L’evento ha occupato per qualche giorno le prime pagine d’apertura dei quotidiani, a causa dei
danni anche ingenti (fig.1) provocati da un'onda estremamente lunga e penetrante, quasi oceanica.
Quest’ultima, infatti, era caratterizzata da un periodo eccezionale, legato ad un forte gradiente
occidentale presente al largo del golfo del Leone e in gran parte del Mediterraneo occidentale,
mentre sul settore Ligure i venti sono rimasti deboli o incredibilmente assenti, durante gran parte
della mareggiata (fig.3).
Figura 2 Analisi dei Fronti di Bracknell riferita alle 00UTC del 2 gennaio
2010: si evidenzia un esteso sistema frontale in rapido transito sull’ Italia
settentrionale che era collegato alla formazione del minimo sul Leone in
transito tra Elba e Liguria (997 hPa) responsabile della mareggiata che
ha interessato la Riviera.
L’evento ha determinato ingenti danni sulle infrastrutture costiere e il diporto, anche per la
peculiarità dei fenomeni meteo-marini, che erano caratterizzati da onde assai lunghe ed energetiche,
la cui altezza significativa ha superato i 4.5 m sul genovese. Anche se la forza del moto ondoso è
stata simulata discretamente del modello meteo marino del Centro Europeo (ECWAM), si è
evidenziata una lieve sottostima dello stesso sul settore Ligure (fig.4).
Figura 3 La mappa di previsione di vento a 10 m e
pressione media al livello del mare riferita alle 06 UTC del
2 gennaio 2010 (modello LAMI inizializzato alle 12 UTC
del 1 gennaio) evidenzia l’assenza di vento sul Golfo
Ligure, contrapposta a rinforzi di burrasca ad occidente
della Corsica (vettori in rosso)
Figura 4 Mappa di previsione d’altezza d’onda significativa
riferita alle 18UTC del 1 gennaio 2010 (modello ECWAM
inizializzato alle 12UTC del 31 dicembre 2009) mostra la
propagazione dell’onda dal Settore Corsica verso la costa
Ligure (da condizioni di mare molto agitato in verde a mare
agitato in blu via, via più chiaro).
Si è, infatti, registrato un mare eccezionale (fino a grosso) in prossimità della costa occidentale della
Corsica e sulle coste sud-occidentali della Sardegna (fig.4). In tale contesto gli ingenti danni legati
all’onda lunga di swell, sono risultati principalmente ascrivibili ad alcuni fattori, quali:
•
•
•
la grande distanza a cui il moto ondoso si è formato;
un periodo d’onda eccezionalmente lungo ed energetico (misurato al largo fino a 11s,
ma stimato sulla costa fino a 12-13 s);
la presenza di un minimo assai profondo (fig.5-6) che favoriva condizioni
d’innalzamento del livello marino (concomitante a condizioni di alta marea).
Figura 5 Analisi al suolo riferita alle 00 UTC del 1
gennaio 2010 (elaborazione Meteocentre) evidenzia
un gradiente significativo da Sud-Ovest tra la
Provenza e Corsica, legato all’approssimarsi del
minimo dal Golfo del Leone.
Figura 6 Analisi al suolo riferita alle 18 UTC del 1 gennaio
2010 (elaborazione Meteocentre) ci mostra come il minimo 18 h
dopo l’analisi presentata in fig.4, si fosse spostato sull’Elba
lasciando aperto un forte gradiente occidentale (su gran parte
del Mediterraneo e i bacini tirrenici) responsabile della
mareggiata che ha colpito la Liguria.
L’analisi dei dati meteo-marini per la Boa di Ventimiglia, mostra come il periodo d’onda, registrato
durante l’evento del 1 gennaio 2010, fosse quello più significativo per il decennio 1998-2010
(analisi condotta su circa 17 casi caratterizzati da altezza d’onda significativa h > 3.5 m).
Figura 7 Il periodo d’onda misurata dalla boa di Ventimiglia tra le
00UTC del 1 gennaio e le 6UTC del 2 gennaio 2010 evidenzia un
periodo estremamente lungo attorno agli 11 sec.
Dopo i primi giorni dell’anno che godono di un periodo relativamente più mite, si ha un ritorno del
freddo e della neve a causa dell’abbassamento del flusso perturbato tra i 40 e 50 °N e la presenza di
un significativo anticiclone che estendendosi verso Nord, tra l‘Europa settentrionale e la
Groenlandia (con un massimo di 1045 hPa sul Mar del Nord, verso il 10 gennaio), tende a favorire
l’entrata di un flusso perturbato atlantico attraverso la Penisola Iberica e la conseguente permanenza
di una profonda depressione, bloccata tra le Baleari e il settore tirrenico.
Tale configurazione, caratterizzata dalla convergenza d’aria umida mediterranea con aria più fredda
continentale, comporta una serie di episodi nevosi fino a bassa quota caratterizzati da ben tre eventi
di allerta per neve nel corso della prima metà del mese. Tra questi il più intenso è risultato quello
del 7-8 Gennaio, che ha visto l’entrata di una nuova depressione atlantica sul Mediterraneo
(all’altezza di Gibilterra), con la successiva formazione di un profondo minimo secondario sull’Elba
(legato all’approssimarsi di un esteso fronte caldo).
Figura 8 a- b L’analisi dei Fronti di Bracknell riferita alle 00 UTC del 8 e 9 gennaio 2010, mostra l’entrata di una
perturbazione atlantica sul Mediterraneo occidentale, legato all’approfondimento di un minimo tra Elba e Liguria (990
hPa). Nella figura di destra (b) si evidenzia come in Liguria il richiamo umido sul Tirreno (freccia rossa) tendesse a
convergere con aria fredda continentale Padana (freccia blu). A destra i dati del nivometro Capanne di Marcarolo (al
confine tra le Province di Genova e Alessandria) mostrano in accumulo di circa una cinquantina di cm di neve.
Tale configurazione, che per gran parte del mese è stata caratterizzata da un anticiclone di blocco
sull’Europa centro-settentrionale, ha favorito un risucchio di aria fredda dall’Europa orientale verso
i Balcani e la Pianura Padana, che poi travasava in Riviera attraverso alcune vie preferenziali in cui
la catena appenninica è meno consistente.
Contemporaneamente, attorno al 9 gennaio, la presenza di un minimo sulle Baleari comportava
un’intensa avvezione umida dai quadranti meridionali, che tendeva a scorrere sopra l’aria fredda
sottostante, comportando in tal modo precipitazioni nevose a tratti copiose nell’interno, più deboli o
moderate sull’arco costiero. Durante questo episodio di inizio gennaio la neve non è riuscita ad
arrivare al livello del mare (nonostante la decisa caduta di temperatura), poiché in costa la
temperatura è rimasta tra 2 e 4 °C sia a Savona sia a Genova, trasformando le nevicate abbondanti
dell’interno in precipitazioni acquose; i dati evidenziano depositi di neve attorno 30-50 cm per una
quota compresa tra 300 e 600 m (in valle Scrivia, in Val Polcevera e Arroja), mentre nella zona
della Val di Magra ha nevicato in maniera più modesta (15-20 cm) a quote decisamente più alte
(attorno ai 1000 m).
L’ultima decade del mese vede infine un riaffermarsi dell’anticiclone con tempo abbastanza stabile
legato a una nuova espansione dell’anticiclone verso latitudini superiori (fig. 9 a); solo negli ultimi
giorni del mese abbiamo assistito a una nuova discesa di aria atlantica polare con la conseguente
formazione di un profondo minimo sul Nord-Italia, che era legato a forti Libecciate sulle coste
Nord-Occidentali (freccia viola in fig. 9 b).
Figura 9 a – b: le due analisi Wetterzentrale per la pressione al suolo e geopotenziale a 500 hPa, evidenziano come
l’anticiclone presente su gran parte del continente il 25 gennaio (alle 00 UTC), tenda gradualmente a lasciare posto a
una depressione (analisi di fig 08 b riferita alle h 00 UTC del 30 gennaio) proveniente dal Mar del Nord, con il
conseguente richiamo di forti correnti occidentali sulla Liguria.
Febbraio è caratterizzato da temperature relativamente rigide e una serie di eventi nevosi di debole
moderata intensità si sono succeduti fino oltre la metà del mese portando all’emissione di una serie
di allerte per neve. Questo scenario meteorologico ha comportato un’ anomalia di temperatura
negativa su tutti i capoluoghi (ma più marcata nel genovese e savonese con valori di –1.5 e –1.4
°C), mentre per le precipitazioni si è evidenziata un’elevata piovosità, accompagnata da una
generale anomalia positiva su gran parte della regione (con un massimo di + 114 mm a Colle
Belenda).
Figura 10 L’abbassamento termico osservato a Sanremo Figura 11 Webcam lungo il litorale di Arma di
attorno al 11 febbraio ha favorito il nevischio costiero Taggia nella giornata dell’11 febbraio (fonte:
(dati rilevati dalla stazione di misura della rete OMIRL)
Comune Taggia)
L’evento del 11-12 febbraio 2010 è degno di nota poiché l’estremo Ponente ligure (fig. 10-11) e
tutte le zone interne della regione (savonese, genovesato e spezzino), sono state interessate da
nevicate generalmente deboli. Durante l’evento l’aria fredda continentale ha interessato anche il
Ponente della regione (fig.10) e la neve è riuscita a raggiungere anche la costa imperiese con
accumuli di qualche cm, mentre nell’interno lo spessore del manto è risultato variabile tra i 5-10
cm, con locali accumuli fino a 20 cm. Questa situazione è stata determinata da un nucleo d’aria
fredda di origine polare (fig. 12) che è transitato dal Golfo del Leone verso il Settore Ligure,
determinando la formazione di un minimo secondario (approfonditosi in poche ore fino a 989 hPa
ad Ovest della Corsica) con nevicate sulla Costa Azzurra e buona parte dell’Italia nord-occidentale:
il forte gradiente barico venutosi a creare ha determinato venti di burrasca in mare aperto tra i
settori Ligure, Provenza e Corsica. Di conseguenza si sono avuti disagi alla viabilità autostradale
con l'autostrada A10 chiusa per 3 ore nei pressi di Imperia e l’intervento della Prefettura.
Inoltre le temperature rigide hanno favorito gelate diffuse durante le ore notturne.
Figura 12 a –b L’ analisi Wetterzentrale delle temperature a 850 hPa (12 febbraio 2011 alle 00 UTC) evidenzia
chiaramente la presenza di un nucleo di aria molto fredda tra Germania, Francia e i Pirenei (-10 °C a circa 1500 m),
responsabile delle nevicate che si sono affacciate fin alla costa Ligure, come mostrato dall’immagine a destra
(bufera di neve sul centro di Genova accompagnata da una forte grecalata).
Nella seconda decade del mese, tra il 15 ed il 19 febbraio, si assiste ad un nuova fase perturbata
caratterizzata dalla persistenza di una vasta struttura depressionaria (minimo di pressione al suolo di
984 hPa sull’Irlanda il 17 febbraio alle 00 UTC), ben estesa dalle isole Britanniche al Mediterraneo,
all’interno della quale si sono formati una serie di minimi secondari che hanno interessato l’area
compresa tra le Baleari e il Golfo Ligure; questa configurazione ha mantenuto condizioni perturbate
sulla Liguria e i settori nord-occidentali italiani, interessati da aria più umida mediterranea in
sovrascorrimento su un preesistente cuscinetto freddo presente ai livelli più bassi. Come nella
maggior parte di queste situazioni potenzialmente nevose, la canalizzazione dell’aria continentale
attraverso le vallate di collegamento tra Liguria e regioni padane limitrofe (Lombardia e Piemonte),
tende a manifestarsi sottoforma d’intense bufere di vento (immagine 12b; mappe di fig. 13 e14) che
hanno accompagnato il trasporto del nevischio dai monti verso costa.
Figura 13 L’analisi dei Fronti del Metoffice riferita alle
00UTC del 17 febbraio 2010 ci mostra come la vasta
depressione centrata sull’Irlanda fosse collegata a una serie
di circolazioni mediterranee, responsabili del richiamo di
aria umida sul tirreno (frecce rosse), e l’ingresso di aria
fredda continentale (freccia blu) in movimento lungo il
bordo meridionale del promontorio anticiclonico sulle Alpi
(naso).
Figura 14 Analisi al suolo riferita alle 00UTC del 17
febbraio 2010 (elaborazione Meteocentre) focalizza
meglio la presenza di uno strato freddo ai bassi livelli
sulla Pianura padana (responsabile dei venti di
tramontana e grecale sulla regione) e la contemporanea
risalita di correnti caldo- umide tirreniche.
Le precipitazioni registrate, pur non risultando particolarmente significative, hanno presentato
localmente accumuli nevosi moderati nell’interno e sopra i 600-700 m; anche il vento il 16-17
febbraio evidenziava un progressivo rinforzo del flusso con intensità tra forti e burrasca (fig.15) tra
Capo Mele e Portofino (e sulla parte occidentale del golfo) legate a effetti di forte canalizzazione
(effetto Venturi) e di caduta (effetto catabatico), a causa dell’interazione tra la massa d’aria più
densa e fredda e l’orografia ligure.
Figura 15: La stazione di Savona vado evidenziava tra il 16 e 17 una
persistenza di venti di burrasca dal I quadrante (oltre 70 km/h di vento
medio) legati all’ingresso di un cuscinetto di aria continentale e trasporto
di nevischio verso la costa
In questo contesto si può evidenziare come gran parte delle configurazioni potenzialmente nevose
in Riviera presentassero alcune affinità tra loro, che generalizzando risultano legate:
-
all’entrata in costa di aria continentale fredda (accumulatasi in Pianura padana)
attraverso vie preferenziali
parallelo sovrascorrimento di un avvezione umida ai livelli medio-bassi
Per qualche approfondimento si consiglia di vedere la nota* a fondo pagina.
Marzo è in linea con i mesi precedenti perché presenta un’anomalia negativa per le temperature
massime (finoa –1.4 °C a Genova). Anche le precipitazioni hanno registrato nel complesso
un’anomalia negativa (-69 mm a Genova). Dal punto di vista sinottico il mese vede, come per la
precedente stagione invernale, una dominanza di un blocco anticiclonico a latitudini maggiori di 4550°N: ciò favorisce tempo abbastanza instabile e perturbato sull’area Mediterranea legato a un
ritorno continentale che comporta un conseguente calo termico più marcato in Adriatico e sull'Italia
settentrionale. Marzo in particolare si apre con il passaggio di un sistema frontale (fig.16),
associato ad un profondo minimo (994 hPa) che dalle Baleari si sposta abbastanza rapidamente
verso la Sardegna, richiamando aria fredda di origine siberiana. Questa struttura tende a stazionare
sulla Penisola per oltre 36-48 ore tra il 9 e 10 marzo, per poi colmarsi assai lentamente; a causa del
continuo apporto di aria relativamente instabile da settentrione, sull’Appennino centrale e sul
Triveneto assistiamo a tempo perturbato con nevicate diffuse e venti di Bora.
Figura 16 Analisi dei Fronti del 9 Marzo 2010 da parte del CFMI-PC evidenzia un sistema frontale in transito sulla
Penisola e un conseguente richiamo di aria fredda balcanica sull’Italia settentrionale è legato alla presenza di un
vasto anticiclone sul Nord-Europa (1034 hPa)
Questo evento ha fatto registrare nevicate diffuse su tutta la Liguria, con quantitativi moderati o
localmente più abbondanti nell’entroterra di genovese e savonese (fig. 17): locali, deboli
sconfinamenti costieri sono stati registrati nel Tigullio (le cronache riportano qualche fiocco)
mentre la neve è stata accompagnata da venti di burrasca forte o localmente di tempesta sui crinali
esposti. I disagi alla circolazione sono stati notevoli sia sui valichi appenninici sia sulla costa; molte
sono state le frazioni dell’entroterra isolate.
Figura 17 Mappa di copertura nevosa riferita al giorno successivo all’evento del 9 marzo (elaborazione del CFMI-PC
da dati del satellite polare MODIS)
La neve ha fatto la propria comparsa anche sulla costa del Tigullio per alcune ore. Sono stati
segnalati forti disagi alla viabilità autostradale (sulla A10 Genova-Savona il traffico è stato
interdetto per molte ore a telonati, tir, furgoni e caravan, mentre numerosi valichi appenninici sono
stati chiusi e parecchie frazioni sono rimaste isolate a causa della combinazione di vento e neve).
Per la gran parte del mese non si evidenziano fenomeni significativi a causa di una rimonta
anticiclonica a tutte le quote a partire dall’Europa centrale verso il Mediterraneo (fig. 18 a).
Le perturbazioni sono poi tornate a scorrere sull’Atlantico al largo della Spagna e del Golfo di
Biscaglia per poi puntare verso la Gran Bretagna, lambendo la Penisola Scandinava e il Mar del
Nord. In questo contesto, anche il Mediterraneo risultava interessato da un campo di pressione
livellata e a tratti anche alta con una prevalenza di tempo più stabile. Solo negli ultimi giorni del
mese, il dominio anticiclonico ha ceduto temporaneamente sotto i colpi di una depressione
proveniente dalla Francia, associata a temporali anche intensi sulla Liguria tra il 30 e 31 marzo (fig.
18 b).
Figura 18 a-b L’analisi dei Fronti del Metoffice riferita alle 00 UTC del 14 e 29 marzo 2010
NOTA* sulla “NEVE in RIVIERA”
La schematizzazione proposta, legata alla configurazione in grado di favorire le precipitazioni nevose in
costa, evidenzia come l’aria fredda accumulatasi ai bassi livelli in Pianura Padana tenda a tracimare
attraverso alcune vie preferenziali (vedere figura 16) legate, sia alla presenza di vallate (che favoriscono
l’incanalamento delle masse d’aria), sia all’orografia ligure che in alcune parti della regione è più modesta:
•
Val Bormida (via 1- corrispondente all’autostrada Genova - Torino) che convoglia massa d’aria
continentali dal cuneese al savonese, attraverso il colle di Cadibona;
•
valle Stura e valle Scrivia (via 2- corrispondente alle due autostrade Genova-Alessandria e GenovaSerravalle- Milano) che convogliano masse d’aria continentali rispettivamente dall‘alessandrino e
dal piacentino verso il Ponente e Levante genovese (e più localmente anche l’interno Tigullio);
A seconda dell’entità dell’avvezione umida nel sovrastante spessore (proveniente dal Tirreno), della
consistenza e persistenza dello strato freddo superficiale (presente nelle zone padane) e del
riscaldamento dello stesso (per l’interazione tra le correnti umide e miti sciroccali sovrastanti) possono
innescarsi episodi nevosi che si possono spingere in prossimità della costa.
In questo contesto la possibilità di nevicate al livello del mare, durante la fase perturbata invernale
sembrerebbe correlata alla presenza di masse d’aria continentali che nei giorni precedenti all’evento sono
associate a temperature estremamente rigide nelle zone Padane prospicienti. Le caratteristiche della
massa d’aria continentale possono essere influenzate:
- da dinamiche locali, quali il raffreddamento di masse d’aria preesistenti (legato alla presenza di un
manto nevoso pregresso o al rasserenamento del cielo);
- da dinamiche a scala maggiore, collegate all’entrata di masse d’aria polari o artiche dai Balcani o
dalle zone alpine.
Nel grafico in alto vengono schematizzate le principali vie d’ingresso dell’aria fredda ai bassi livelli che avvengono
principalmente attraverso 3 principali vie, dove il tratto appenninico è più modesto (come altezza e estensione): Val Bormida
(1), Valle Stura e Valle Scrivia (2).
Il grafico successivo evidenzia il sovrascorrimento e innalzamento della massa d’aria relativamente più calda (frecce rosse
provenienti dal mare) su quella fredda che tracima dalla pianura Padana attraverso il tratto appenninico: le precipitazioni
acquose sul litorale possono trasformarsi in neve verso l’interno, a secondo della”continentalità”della massa d’aria..
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