Personal Genomics: il business del Dna parla veronese

Personal Genomics: il businss
del Dna parla veronese
È uno spin off dell’Università di Verona la prima azienda italiana di
genomica personalizzata. Da oggi chiunque può leggere per intero il
proprio DNA e conoscerne eventuali predisposizioni genetiche
Nata nel 2011 come spin off del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di
Verona, da marzo 2015 Personal Genomics è diventata la prima azienda italiana a
fornire la lettura del DNA dei propri clienti allo scopo di identificare le
predisposizioni a sviluppare malattie o particolari condizioni in futuro. È la stessa
sfida che aveva raccolto anni fa la più nota 23andMe finanziata anche da Google e
fondata dalla ex moglie di Sergei Brin, Anne Wojcicki.
La differenza sta nel modello di business. 23andMe ha fin dall’inizio tenuto
bassissimo il prezzo del kit, 99 dollari, puntando sul social network dei propri
clienti e sulla vendita dei dati raccolti, anonimizzati, per scopi di ricerca. Gli
accordi recenti parlano di milioni di dollari pagati dal colosso Pfizer per usare il
database per cercare nuovi farmaci specifici.
Personal Genomics, al contrario, ha un prezzo più elevato, tra i 3 mila e i 5 mila
euro secondo il servizio richiesto, e garantisce al massimo la privacy.
«Sicuramente speriamo che ce li lascino per poterli usare per scopi di ricerca,
sempre in forma anonima», spiega il direttore scientifico Massimo Delledonne,
«ma chi si rivolge a Personal Genomics può richiedere la distruzione dei campioni
e dei dati una volta ottenuto i risultati». Insomma, non si entra nel mercato dei dati
genomici, e la presenza dell’Università pubblica alle spalle dovrebbe essere
un’ulteriore garanzia in questo senso.
Chiunque, ma sempre attraverso un medico che ne faccia richiesta, può ora
decidere di leggere il proprio patrimonio genetico per conoscere il rischio di
sviluppare una patologia che abbia una componente genetica, proteggere eventuali
figli futuri e prevedere la propria risposta ai farmaci evitando reazioni avverse e
impostando una terapia personalizzata.
Due sono i test genetici a disposizione: Genome Insight, pensato per chi voglia
semplicemente leggere il proprio DNA, e Genome Insight MED, per chi voglia
avere più informazioni possibili sulle basi genetiche della malattia da cui è affetto
per delineare una terapia mirata. Secondo Delledonne, questo secondo prodotto, di
fatto, colma una «lacuna del Sistema Sanitario nazionale». In altri paesi, infatti,
sono partiti progetti pubblici su questo tema, mentre in Italia «i malati non sanno
dove effettuare questo tipo di analisi perché il servizio sanitario non la offre».
Finora questo servizio lo hanno offerto solamente alcuni IRRCS, Istituto di
ricovero e cura a carattere scientifico.
Il primo genoma umano letto per intero è stato quello del professor Giuseppe
Remuzzi del Mario Negri di Milano nel 2011. «Poi ci sono stati tre anni di beta
testing», racconta Delledonne, «e nel 2015 puntiamo a mappare un centinaio di
DNA». L’azienda si basa sul gruppo di ricerca che Delledonne dirige
all’Università di Verona ed è composto di 17 persone, ma per Personal Genomics,
ci sono quattro figure full time dedicato all’azienda.
A sostenere l’azienda ci pensano anche i due progetti finanziatidall’Unione
finanziati
Europea che Personal Genomics si è assicurata. Il primo riguardava lo studio della
genetica delle leucemie, mentre quello che si sta avviando ora riguarda la malattia
di Parkinson. E proprio per accedere alla parte del database di 23andMe che
riguarda il Parkinson,
arkinson, lo scorso gennaio, il gruppo Genetech ha sborsato 60 milioni
di dollari. La cifra, anche se non troppo elevata per l’ambito biotech, fa comunque
capire che da questo settore ci si aspetta avanzamenti scientifici e medici
importanti nei prossimi anni.
nni. Con l’Italia che, ora, può contribuire a dire la sua.
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