IL PARCO SCHEDA P5 i suoni del parco suonidel I Il fischio della marmotta nei brevi tratti di prateria alpina presso il Rifugio Giacoletti, il canto delle raganelle negli stagni lungo il Po a Cardè, lo stridio dei rondoni tra i campanili ed i palazzi di Saluzzo, il concerto degli insetti nei prati di Paesana: il Parco del Po Cuneese ospita un’enorme varietà di suoni, diversi a seconda della quota, dell’ambiente, dell’ora, del giorno e della stagione. L’emissione di vocalizzazioni o comunque suoni rappresenta una importantissima forma di comunicazione per molti gruppi animali. Tramite l’emissione e la ricezione di messaggi sonori questi organismi possono per esempio incontrare un partner per la riproduzione, segnalare il proprio territorio, avvertire i propri simili di un pericolo incipiente, mantenersi in contatto con la prole o con i genitori ed addirittura, come vedremo, catturare le proprie prede. Molti gruppi animali, come dicevamo, hanno evoluto in modo indipendente la capacità di emettere suoni. Tra gli insetti troviamo senza dubbio il maggior numero di ‘suonatori’, accompagnati dalla maggior varietà di ‘strumenti’. Gli insetti ortotteri, per esempio, sono dei virtuosi del violino: essi producono suoni stridulanti sfregando una parte del corpo (l’archetto) su un’altra (la cassa): le cavallette utilizzano come archetto le zampe posteriori sfregandole contro le ali mentre i grilli e le tettigonie, grosse e verdissime abitatrici dei pascoli di montagna, sfregano tra loro direttamente le ali stesse. Variando il I canti dei grilli e delle cavallette riempiono l’aria della bella stagione. I suoni sono ottenuti sfregando le ali e le zampe come avviene in un violino. Le praterie da foraggio o da pascolo immerse in questi canti indicano una buona qualità dell’ambiente. I campi ed i prati “muti” segnalano invece un pesante intervento a base di pesticidi ed una preoccupante diminuzione della varietà biologica. Marmotta. Affacciata sulla soglia della tana questa Marmotta è visibilmente allarmata. Al minimo accenno di ulteriore pericolo, avviserà con acuti fischi le compagne e scomparirà nella tana, al sicuro sotto terra. La tana della Marmotta è costituita da una serie di cunicoli, più superficiali per l’estate, più profondi per difendersi dal freddo in inverno, serviti da più ingressi. In autunno la Marmotta chiude con erbe secche l’entrata principale della tana e si ritira in letargo nella “camera di ibernazione”. Con la partecipazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo IL PARCO i suoni del parco SCHEDA P5 SCHEDA N. 1 volume del canto, alcune specie possono sembrare ora vicine ora più lontane: un bel rompicapo per l’eventuale predatore che volesse catturarle! Altri insetti suonano il tamburo: molti plecotteri, ad esempio, battono ritmicamente l’addome sulla superficie di rametti e canne lungo la riva dei torrenti, emettendo un suono cadenzato che permetterà loro di incontrare la femmina e riprodursi. Avviciniamoci una sera d’estate ad uno stagno o ad un canale nella pianura saluzzese: dopo un breve momento, ecco il gracidare di una rana. Improvvisamente, eccone un’altra, ed un’altra ancora. Alla ‘provocazione’ della prima rispondono decine di rane maschio, intente a disputarsi le attenzioni delle femmine, accorse in massa all’acqua per la deposizione delle uova. Gli anfibi anuri, cioè sprovvisti di coda, come rane, raganelle e rospi sono ottimi vocalizzatori, con un grande repertorio ed un’incredibile potenza sonora. All’interno del gruppo eccellono sicuramente le rane verdi, dotate addirittura di sacchi vocali esterni con funzione di casse di risonanza, anche se il canto più gradevole ed interessante è quello che si può udire nelle sere d’estate, per esempio tra Cardé e Villafranca: il ronzare del rospo smeraldino. E chi non conosce il canto degli uccelli? Questo gruppo animale comprende alcuni specialisti del ‘bel canto’, in particolar modo tra i passeriformi: le nostre escursioni nella natura sono sempre allietate ed arricchite dal canto delle cince, dal ciff-ciaff del luì piccolo e da molti altri cinguettii. Molto spesso la vocalizzazione non ha solamente basi genetiche ed istintive, ma è invece frutto di un processo di apprendimento. Classici studi di etologia hanno dimostrato che ogni fringuello, ad esempio, nasce con la capacità di articolare un canto semplice, che viene poi sviluppato ed arricchito di variazioni grazie all’ascolto dei conspecifici adulti. Questo apprendimento del canto ha fatto sì che presso molte specie esistano dei dialetti localizzati: i fringuelli di una certa zona imparano a cantare dai genitori in modo leggermente diverso dai fringuelli di un’altra zona. Tra i mammiferi, gli specialisti nell’emissione e ricezione di onde sonore sono senza dubbio i pipistrelli o chirotteri. Questi piccoli animali si muovono velocemente nel buio della notte evitando ostacoli ed inseguendo falene e altri insetti grazie ad un fenomeno detto di ecolocazione: con la bocca o con le narici producono ultrasuoni, cioè suoni a bassissima frequenza, e grazie all’eco ricevuto riescono a localizzare le loro prede nello spazio ed a inseguire. In tal modo i pipistrelli non solo riescono a misurare la distanza degli oggetti, ma addirittura possono stabilirne la forma e la dimensione. Negli ultimi anni, al coro di voci che si leva dalle nostre montagne, si è aggiunto prima debolmente poi con sempre maggior importanza un nuovo canto: l’ululato del lupo. Pipistrello nano. I pipistrelli sono privi di vista. Per muoversi emettono ultrasuoni di cui captano i riflessi, riuscendo così ad avere un’immagine dell’ambiente che li circonda. Funzionano come un “radar”. Foto: Archivio CEDRAP, Roberto Sindaco - Testi: Stefano Fenoglio, naturalista e Renzo Ribetto - Disegni: Renzo Ribetto - © Parco del Po Cuneese - Mar. 02