128_Man_on_a_Mission_MBA_12-11_GPR 10/11/11 09.04 Pagina 128 Man on a Mission di Gian Paolo Galloni C’era una volta... L a storia della mia passione per le due ruote potrebbe essere una come tante, ma quel che davvero più conta è che sia comunque “una delle tante”. Anch’io ad un certo punto l’ho confusa, aggiungendo il motore alle due ruote e consumando pneumatici come chewing-gum, ma era successo perché a suo tempo non c’erano tutte le possibilità di oggi. Soprattutto non c’era la mountain bike. Mountain bike che intesa come “attività” e non come mezzo avevo a suo tempo in qualche modo interpretato anch’io. Facevo solo la seconda media inferiore quando attraversavo tutta la città (Milano, allora) perché non mi bastava più il vicino Monte Stella, diverso da oggi, per raggiungere niente meno che il Parco Lambro, con i suoi sentieri nel verde sui quali volavo con la mia “Graziella” (avete capito bene!) arancione con le gomme da strada ed i cerchi di diametro ben lontano da quello di una 29er. Avrei pagato oro a quei tempi per una 26 pollici, così la chiamavano, a tre rapporti che soltanto il mio migliore amico, tragicamente scomparso nel frattempo, possedeva tra l’ammirazione di tutti. Non vi nego di aver vissuto un’infanzia dignitosa, ma di essere sostanzialmente di estrazione “povera”. La bella bici era quindi un misto tra un sogno ed un miraggio, mentre il motorino dell’adolescenza era stato una pura e semplice esigenza di trasporto (una volta trasferitomi nella campagna veneta) trasformatasi in passione, visto che una ce ne vuole nella vita, per trovarci un po’ più di gusto e cercare di non farla essere quasi solo sopravvivenza. La bici da corsa? L’ho scoperta troppo tardi... ma è così per molti, anzi... la maggior parte della gente non l’ha nemmeno ancora capita, ma è comprensibile. Vista dall’abitacolo di un automobile correre di lato (non sempre) alla strada, sfiorata da auto e camion sembra molto difficile che la cosa 128 www.mbaction.it possa essere anche un minimo divertente. Eppure... Ma se non fosse stato per la mountain bike la bici non l’avrei nemmeno più presa lontanamente in considerazione, catturato più dal fascino del Sol Levante (Honda, Yamaha, ecc.) piuttosto che da quello delle Stelle & Strisce. La prima uscita in mtb l’ho fatta però con un prodotto locale, una Pinarello dai colori improbabili e persino dotata di parafanghi e portapacchi. C’era un fango terribile lungo il Piave che lambiva il Montello e pozzangheroni nei quali sono più volte sprofondato fino alla caviglia, ma è stato un colpo di fulmine. Avevo preso la cosa sottogamba, accettando l’invito degli amici dopo averlo declinato infinite volte, ed al tempo stesso non ero certo tipo da rotolamenti per terra. A quei tempi in giacca e cravatta andavo anche a letto, ma forse è stato questo stridente contrasto ad accentuare la forza di una scoperta che mi ha cambiato la vita. Me l’ha cambiata perché ho voluto a tutti i costi che tale passione si trasformasse in mestiere. Avrei preferito essere un cantante, una rockstar o qualcos’altro di più artistico e probabilmente anche più remunerativo, ma una passione è comunque un dono immenso e non c’era certo di che avere rimpianti. Tutt’altro! Fino ad allora potevo avere interessi, anche importanti, ma una passione coinvolge in un modo completamente diverso, al punto da cambiare anche la vita degli altri, se fosse vero che abbia cambiato pure la vostra, almeno in minima parte, nel corso degli anni. Non avevo bisogno a suo tempo, una volta entrato nel settore del ciclo per mia personale soddisfazione, di avviare la precedente attività, portando in Italia marchi scomparsi e prezzi più allineati, così come non avevo bisogno poi di portarci anche un “criterio informativo” diverso, anzi... l’ho pagato carissimo in termini economici. La “missione” però di tutto questo lavoro è chiara e limpida come l’acqua dei torrenti nei quali ci rinfreschiamo durante i giri in montagna più belli, nonché molteplice. Da un lato si vuole fornire una chiave di interpretazione della propria passione a chiunque possa faticare a trovarla, affinché nessuno si senta racchiuso in questo o in quello stereotipo, a seconda del gruppo di amici che frequenta... siano essi “prezzolati” del cross-country e delle granfondo, o “saltimbanchi” del freeride, o kamikaze del DH più da fuori di testa. C’è spazio per far crescere la propria voglia più basica, quella di aria aperta, di endorfine da sano sforzo ed adrenalina da discese spettacolari, come si vuole e di momento in momento, senza troppe etichette o confini. La missione è anche nell’aiutare le aziende a trasmettere il proprio messaggio, troppo spesso quasi “cifrato” da troppi acronimi o slogan che definire abusati è un eufemismo. La missione è pure permettervi di districarvi nel clima di delirio informativo di oggi, cogliendo la sostanza delle cose senza perdere di mira il quadro generale. Facile a dirsi, ma più difficile a farsi. Da parte nostra potremmo stampare più di una rivista al mese solo con le newsletter ricevute, mentre da parte vostra c’è la necessità di sapere cosa c’è sul mercato. Ma la missione più grande, quella che ci impegna più di tutte, che di notte ci sveglia con un pensiero da tradurre in realtà il giorno dopo, che ci fa discutere e ridiscutere, ed anche e soprattutto rimettere sempre tutto in discussione, è quella di permettere ad un bambino come quello nella foto di tenersi il suo primo vero ed unico e grande “giocattolo non giocattolo” per tutta la vita. Non importa se con la sella già sul tubo orizzontale non arriva ancora ai pedali... perché da quella sella non vorrebbe mai, mai e poi mai scendere! ✪