I nostri militari con foglie di fico

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Lunedì 4 giugno 2012
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Lunedì 4 giugno 2012
CULTURA&SPETTACOLI
ASTRONOMIA IL FENOMENO, ECCEZIONALE, SARÀ VISIBILE LA PROSSIMA VOLTA L’11 DICEMBRE 2117. COSA SUCCEDE
L’INTERVISTA DEL LUNEDÌ
IL PROGETTO «GLORIA» PER STUDIOSI E STUDENTI
Un
neo
sul
Sole
I nostri militari
con foglie di fico ogni cento anni
Gli occhi P
al cielo
grazie
al web
di GINO DATO
er offrire al pubblico globale una copertura
completa dell’evento, gli astronomi del progetto europeo «GLORIA» hanno organizzato
tre spedizioni osservative in alcuni fra i luoghi più
favorevoli per seguire per intero il fenomeno. Muniti
di telescopi solari robotizzati, trasmetteranno la diretta web dell’intero transito visto da Cairns (Australia), da Sapporo (Giappone) e da Tromsø (Norvegia). La diretta sarà visibile in streaming a partire
dalla mezzanotte, oltre che sul sito del progetto
(www.gloria-project.eu), anche qui sulle pagine di
Media INAF. Il team di «GLORIA» ha anche messo a
punto due attività didattiche destinate agli insegnanti e agli studenti che intendano divertirsi con la
meccanica celeste. Sul sito del progetto sono infatti
disponibili tutte le istruzioni per sfruttare il transito
al fine di misurare la distanza Terra-Sole e calcolare
la latitudine del proprio luogo di osservazione.
IL PAMPHLET «PERCHÉ SIAMO COSÌ IPOCRITI SULLA GUERRA?»
A colloquio con il generale Fabio Mini Mercoledì mattina avverrà il «transito di Venere»
M
igliaia di anni fa il re
dell’Alto Egitto portò la
guerra al re del Basso Egitto con quello che si chiama
un «pretesto»: le rane del rivale, pur distanti migliaia di chilometri, lo disturbavano. Le rane, secondo i potenti della
terra spesso vestiti da agnelli, continuano a gracidare. E i «pretesti» per fare le
guerre non mancano, nelle relazioni tra i
popoli come in quelle tra le persone. Anzi, a sentire il generale di corpo d’armata
Fabio Mini, in ogni conflitto c’è sempre
l’ipocrisia di un pretesto. È la provocatoria tesi sostenuta nel saggio Perché siamo così ipocriti sulla guerra?, che l’alto
ufficiale, dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003
comandante della forza internazionale di
pace a guida Nato in Kosovo, ha licenziato per i tipi di ChiareLettere.
Generale, il titolo
del suo saggio è
già un interrogativo.
sia è diventata necessaria e la menzogna
è diventata un sistema nel momento in
cui si sono stabiliti codici e principi che
limitavano il ricorso alla guerra. Il modo
migliore per aggirare ed eludere tali limiti è stato proprio quello di mentire sulle vere intenzioni e di nascondere i veri
motivi delle guerre fingendo di essere
soggetti a un sopruso o a una limitazione
inaccettabile, fingendo ipocritamente di
essere vittime costrette a una reazione
piuttosto che attori e fautori di violenza».
Le rane continuano a «gracidare» ancor
oggi che la razionalità e le forme di comunicazione smascherano o mettono a
nudo i pretesti?
«Gracidano più che mai, anzi la sofisticazione dei mezzi di manipolazione
delle coscienze e delle informazioni ricorre a pretesti sempre falsi e incredibili.
L’incredibilità è essa stessa un modo di
rendere palese la
falsità e quindi, in
un certo senso, assolve in partenza
chi vi ricorre. C’è
quindi una forma
sostanziale di connivenza fra l’ingannato e l’ingannatore e
la complicità più
drammatica si
esprime nell’adesione ipocrita di chi deve combattere che è
disposto a morire
purché venga inganIN KOSOVO Soldato italiano nei
nato».
Balcani. Sopra, il generale Fabio Mini
«Dobbiamo capirci. Alla base di ogni
guerra c’è un motivo. Non esistono
guerre totalmente
immotivate, ma
guerre che devono
essere fatte per ragioni più o meno
gravi e più o meno
accettate dai contendenti. Anche i
pretesti non sono
sempre immotivati
o irrazionali, semmai si può discutere
sulla loro coerenza
con la guerra che si vuole scatenare».
E che c’entra allora l’ipocrisia?
«L’ipocrisia, che è una forma d’inganno e che simula buoni sentimenti, rende
il pretesto un mero atto formale per indurre alla guerra. L’ipocrisia diventa
truffa quando induce a creare falsi pretesti per portare a una guerra che si vuole ad ogni costo per motivi innominabili.
Diventa poi crimine quando il falso pretesto non tende a ingannare l’avversario,
cosa lecita in politica come in guerra, ma
a ingannare la propria popolazione e il
proprio esercito».
Qualche esempio nella storia umana.
«I motivi della guerra sostenuti da pretesti coerenti con i motivi dichiarati sono
veramente pochi. Alcune guerre hanno
usato ragionevoli pretesti per nascondere i veri motivi della guerra, ma in massima parte si è assistito alla fabbricazione di falsi pretesti che nascondevano agli
stessi combattenti i motivi non dichiarati e non dichiarabili e perfino illegittimi e illegali per la guerra. L’ipocrisia
ha aiutato e reso perfino istituzionale
questo processo manipolatorio ai danni
degli stessi cittadini e degli stessi combattenti».
Quindi, generale, non esistono guerre
giuste o motivate, per esempio, da una
sopraffazione dell’altro?
«Queste guerre sono esistite e il grande progresso civile degli ultimi due secoli
è stato proprio quello di escludere dal
quadro di legittimità internazionale le
guerre di sopraffazione, l’aggressione ingiustificata, il sopruso, la colonizzazione,
la rapina violenta delle risorse altrui, la
negazione dei diritti fondamentali dei popoli come l’accesso all’indipendenza o alla democrazia. Paradossalmente l’ipocri-
Perché oggi, in
questa particolare
congiuntura mondiale, le guerre sembrano ai più così lontane?
«Perché l’ipocrisia è più raffinata,
coinvolgente e necessaria al ricorso alla
guerra. Un grande contributo a questo
allontanamento della percezione collettiva della guerra è stato dato dall’uso e
dall’abuso del concetto opposto: la pace.
Anche qui si è verificato il paradosso che
la maggiore sensibilità moderna per i valori della pace ha portato l’ipocrisia a far
uso di essa per mascherare ogni altro
motivo. “Quando la guerra ha motivi inconfessabili, viene chiamata operazione
umanitaria”. Questo aforisma non è mio,
ma lo trovo veramente appropriato».
Una domanda che credo si sarà posto
tante volte, una domanda che spero non
sia anch’essa un atto di ipocrisia da parte di chi la formula: quale deve essere
l’atteggiamento corretto ed equilibrato
di un militare di fronte alla guerra?
«L’atteggiamento più equilibrato ed
eticamente corretto per un militare è
quello di rinunciare all’ipocrisia: prima
di tutto, deve rinunciare a farsene promotore e smetterla di mentire agli uomini che si mandano in guerra. Poi deve
verificare quanto le missioni militari siano giustificate e utili, quanto sia necessario l’uso della forza indiscriminata,
quanti e quali siano gli interessi che si
trova a difendere e di chi siano i profitti
della guerra. I militari hanno questa capacità di analisi e hanno il dovere di dichiararla apertamente ai responsabili
politici. Se in ogni caso saranno mandati
in guerra, ci andranno e faranno il loro
dovere senza cadere nella trappola
dell’ipocrisia, pienamente coscienti di essere corresponsabili. Senza alibi o foglie
di fico».
di ANTONIO LO CAMPO
M
ercoledì prossimo il
Sole si alzerà con un
neo in volto. Non riguarderà la sua superficie, ma ciò che apparirà alla
visione della nostra stella nelle
prime ore del 6 giugno. Il piccolo
cerchietto nero, che apparirà delle
dimensioni di un trentesimo rispetto al suo diametro apparente,
si sposterà lentamente sul disco
solare fino a toccarne il contorno.
Pochi minuti prima delle sette
(ora italiana), questo fenomeno
astronomico, assai raro, sarà finito: il dischetto avrà già «transitato» davanti al disco solare.
Non capiterà più in tempi brevi:
Gli scienziati la chiamano
anche «goccia nera». Nel
‘900 non è mai successo. Chi
potrà vederlo, dove e come?
l’ultima volta era capitato al 2004,
la prossima occasione sarà dell’11
dicembre 2117...
Il piccolo neo (o «goccia nera»
come battezzato in passato), che
passerà davanti al Sole, è il pianeta Venere, la «stella del mattino», una di quelle che notiamo
brillare maggiormente ad occhio
nudo nel cielo stellato. Il fenomeno, detto «transito di Venere», è
dovuto al perfetto allineamento
fra il Sole, Venere e la Terra, con le
orbite dei due pianeti attorno alla
nostra stella leggermente inclinate l’una rispetto all’altra. L’occasione quindi è da non perdere,
anche se sarà visibile dall’Italia
solo nelle sue fasi finali: per osservare il «transito di Venere»
dall’Italia occorrerà infatti aspettare il sorgere del Sole, a fenomeno in corso già da alcune
ore.
Le regioni più favorevoli per
l’osservazione diretta saranno
quelle del Nord-est, ma bisognerà
essere «mattinieri»; a Trieste, per
esempio, dove il Sole sorgerà alle
5.17, lo spettacolo durerà quaranta
minuti più che a Cagliari, dove il
sorgere del Sole è previsto solo per
le 5.57. Ma, attenzione: l’osservazione dal vivo richiede cautela.
Anche se il Sole sarà basso
sull’orizzonte, sarà fondamentale
non osservarlo mai direttamente,
ma solo attraverso vetri protettivi
specifici per proteggere gli occhi.
Proprio come per un’eclisse di
Sole.
Qual buon vento porta Venere a
fare una passeggiata davanti al
Sole? Come ci spiegano in dettaglio gli scienziati dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), si
tratta di un evento che avviene
secondo uno schema che si ripete
SFUGGENTE PUNTINO
A sinistra e sotto,
due immagini del «transito
di Venere» sulla faccia
del Sole. Sopra, uno schema
dell’allineamento
Sole-Venere-Terra
ogni 243 anni, con coppie di transiti a 8 anni l’uno dall’altro - come
già avevano calcolato gli astronomi del XVII secolo -, distanziate
a loro volta da intervalli interminabili di 121,5 anni e 105,5 anni.
E se l’ultimo passaggio è avvenuto
nel 2004, l’intero ‘900 è stato saltato: per il transito precedente
occorre risalire fino al 1882!
Il «transito di Venere» davanti
al Sole, per gli astronomi è anche
un’occasione rara per studiarne
l’atmosfera e per collaudare e affinare le tecniche utilizzate nello
studio dei pianeti extrasolari, cioè
quelli che orbitano attorno ad
altre stelle. Anche nella scoperta
Giappone, negli alberi tracce
di misterioso evento cosmico
Un volume di Donato Ogliari, abate del monastero di Noci
na guida teorico-pratica
nei meandri delle coordinate esistenziali. Questo è Tempo e spazio. Alla scuola
di san Benedetto (edizioni La Scala, euro 10), ultima fatica editoriale di Donato Ogliari, abate
del monastero benedettino Madonna della Scala di Noci (Bari).
Un «volumetto», lo definisce
umilmente lo stesso autore nella
sua introduzione; un libro che
invece ha una potenza introspettiva strabiliante e insieme discreta, capace di mettere in crisi
certezze esistenziali e stili di vita
rapportandoli alla Regola di San
Benedetto. La prospettiva di quest’opera è infatti comportamentale, più che speculativa.
Spaziando con disinvoltura tra
la filosofia morale e teoretica, la
dogmatica, la patristica, la teologia e la letteratura classica e
contemporanea, con citazioni
che oscillano tra Esiodo e
sant’Agostino, il cardinal Martini e Kundera o Cesare Pavese,
U
l’autore illustra - con scrittura
piana e altamente divulgativa - la
differenza della percezione del
tempo e dello spazio fuori e dentro un monastero benedettino.
La trattazione prende spunto
da due domande. La prima: perché la Regola di San Benedetto
dopo quindici secoli continua a
ispirare la vita di uomini e donne? Che senso dunque ha oggi
vivere in monastero? Qual è la
sua attualità?
La seconda domanda è quella
di fondo: come riscoprire l’autenticità del tempo e dello spazio,
cioè dei momenti che viviamo e
dei luoghi in cui viviamo?
La risposta al doppio quesito è
la grande provocazione di questo
libro ed è fornita alla luce della
«saggezza antica e sempre nuova» - dice Ogliari - della Regola
benedettina. La risposta è che
bisogna trascendere queste categorie e andare oltre il relativismo, l’individualismo, la
frammentazione esistenziale.
I fisici insegnano che il tempo
si può misurare, ma non af-
SPIRITUALITÀ Il monastero della
Madonna della Scala a Noci.
A sinistra l’abate Donato Ogliari
ferrare. L’autore cavalca questo
paradigma, dimostrando che
l’uomo più vuole assoggettare il
tempo e più ne diventa soggetto,
schiavo. Il tempo per l’uomo contemporaneo diventa una prigione, un nemico e non un alleato; il
tempo è tiranno, non basta mai
perché è vissuto in maniera accelerata e dunque genera solo
insoddisfazione. Il tempo vissuto
in fretta impone la logica del
«tutto e subito», perde di vista la
memoria ma anche l’attesa per il
futuro. E non è questione di
finora unica sonda spaziale europea ad esplorare Venere, spiega:
«La tecnica dell’osservazione del
transito permette non solo di individuare nuovi pianeti extra-solari, ma anche di studiarne la
composizione. Ecco allora che poter assistere al “transito di Venere” ci permette di verificare
questa tecnica da vicino, all’interno del nostro sistema solare,
offrendoci così l’opportunità di un
test straordinario».
Occhi puntati su Venere anche
dal Cile, ma tramite la Luna. Dalla
cordigliera delle Ande, un team
guidato
da
Paolo
Molaro
dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste utilizzerà lo strumento HARPS, montato sul telescopio da 3.6 metri dell’ESO,
dedicato allo studio dei pianeti
extra-solari, per eseguire misure
di righe spettrali catturando la
luce del transito riflessa dalla Luna. Un’osservazione analoga, verrà compiuta anche dallo spazio,
con gli strumenti del Telescopio
Spaziale Hubble, che si girerà verso la Luna e fotograferà sulla sua
superficie l’alone grigiastro che
circonderà la proiezione di Venere. Si tratta dell’atmosfera di
Venere (già studiata con le sonde
robot) che viene attraversata dai
raggi solari.
Ma confrontando questi dati
certi con quelli che Hubble produrrà, sarà possibile verificare se
le osservazioni con il telescopio
spaziale sono affidabili e se possono essere utilizzate per determinare la composizione chimica
delle atmosfere dei pianeti extrasolari. E quindi comprendere meglio se su quel pianeta sia possibile lo sviluppo di forme di
vita.
In «Tempo e spazio. Alla SCIENZA UNA SCOPERTA NEGLI ANELLI DEI TRONCHI, EDITA SU «NATURE»
scuola di san Benedetto»,
riflessioni dall’interno della
vita monastica. Sulla scia
della «Regola» benedettina Nel 774-775 dopo Cristo una tempesta radioattiva
Nel chiostro l’ora s’è fermata
tra il già e il non ancora
di ONOFRIO PAGONE
di pianeti extra-solari infatti, ciò
che i telescopi osservano è il transito dei pianeti davanti alle stelle
che li ospitano.
Giuseppe Piccioni, ricercatore
presso l’INAF-IAPS di Roma e
responsabile dello spettrometro
VIRTIS a bordo della sonda «Venus Express» dell’ESA, prima e
«GLORIA» è un progetto che ha lo scopo di coinvolgere i cittadini nella ricerca scientifica. Il progetto è guidato dall’Universidad Politécnica di Madrid e coinvolge 13 Istituti scientifici di 8 paesi (per
l’Italia, l’INAF) che, attraverso un’interfaccia web,
daranno accesso gratuito e aperto a una collezione
crescente di telescopi robotici.
Il «transito di Venere» è il primo di una serie di
trasmissioni in diretta di eventi astronomici che
verranno organizzate per promuovere l’astronomia
e l’e-science al pubblico. Inoltre, per coinvolgere gli
studenti delle scuole superiori, è stato predisposto
materiale didattico associato alle trasmissioni. Nel
caso del «transito di Venere», gli studenti delle scuole superiori saranno invitati a misurare la distanza
Terra-Sole usando le immagini del transito acquisite
dal team di «GLORIA».
[a. lo campo]
ritmi, perché se anche si vivesse
con più lentezza, perseverando
nella dimensione laica (immanente) il tempo scorre e basta,
fugge e non basta mai. Invece
nella dimensione monastica (trascendente) il tempo compiuto
coincide con l’eternità, il tempo
scorre tra il già e il non ancora; il
tempo è un ponte con l’Eter no.
La Regola benedettina imprime ritmi interiori al tempo: ritmi
personali e comunitari attraverso una rigida scansione della
giornata tra la preghiera e il
lavoro. L’organizzazione del tempo in monastero è basata sulla
consapevolezza
del
valore
dell’Eterno: «Il monaco non evade dal tempo, ma lo abbraccia e lo
trasfigura».
La comunità monastica è a sua
volta lo spazio, il luogo, del tempo
vissuto con Dio. Per questo
Ogliari fa entrare il lettore in
monastero e lo conduce in un
viaggio nei vari ambienti: dalla
chiesa al chiostro, dalla cella
all’infermeria, dal refettorio alla
sala di ricreazione, dalla portineria alla foresteria. Lo spazio
del monastero è evocativo di significati e ogni ambiente corrisponde per analogia alla Regola
del fondatore.
La provocazione forte di Ogliari è la sua tesi di monastero-comunità come società ideale, che
vive al passo coi tempi (non
disdegna internet, telefonini, tv e
giornali) ma vive il tempo in
dimensione verticale, vive più
intensamente dando valore a ciò
che fa.
Questo libro è una testimonianza di vita: è un contributo a
recuperare il senso possibile della vita sociale in direzione comunitaria, dove il bene è comune, e cioè di tutti e per tutti.
ra il 774 e il 775 dopo Cristo la terra fu investita da una quantità
abnorme di raggi cosmici emessi da qualche misterioso evento astronomico di enorme intensità: le tracce sono state trovate da ricercatori
giapponesi negli anelli della sezione di tronchi di alberi. Negli anelli corrispondenti agli anni 774 e 775 - spiega Fusa Miyake dell’Università di
Nagoya, che ha pubblicato i risultati sulla rivista «Nature» - si nota rispetto
agli anelli adiacenti un tasso di carbonio 14 (isotopo del carbonio prodotto dai
raggi cosmici quando attraversano in grande concentrazione l’atmosfera
terrestre) superiore dell’1,2%. Una percentuale 20 volte superiore a quella
riscontrabile in conseguenza di attività solare particolarmente intensa. I rilevamenti
dell’équipe giapponese su due antichi cedri,
spiega «Nature», sono coerenti con quelli
compiuti dagli scienziati statunitensi, che
su alberi in Nord America ed Europa alcuni
anni fa misurarono, con metodi meno precisi, un tasso di carbonio 14 superiore di
circa il 7,2% nello spazio dei dieci anni fra il
775 e il 785 d. C.
Cosa abbia prodotto l’irraggiamento, tuttavia, non è ancora noto, non è
stato localizzato dagli astronomi. L’unica certezza è che una simile quantità
di raggi cosmici non può essere stata prodotta dal Sole. «Solo due fenomeni
conosciuti possono aver cambiato così l’intensità dei raggi cosmici in un solo
anno: l’esplosione di una supernova (cioè l’esplosione catastrofica di una
stella giunta al termine del suo ciclo vitale, ndr) o una tempesta di protoni»,
emessa da una massiccia eruzione sul Sole, stimano i ricercatori di Nagoya
su «Nature». Ma nessuno dei due fenomeni è stato registrato dalle cronache
umane né ha lasciato altre tracce naturali finora misurate. «Allo stato delle
nostre conoscenze, dunque, non siamo in grado di stabilire le cause del
fenomeno», conclude il prof. Miyake.
F
PASSATE IN RIVISTA
di PASQUALE TEMPESTA
Dalla storia del Sud
al diritto
al calcioscommesse
l «Risorgimento e Mezzogiorno», rassegna di studi storici.
Nell’editoriale, il direttore Giuseppe Poli,
dopo aver osservato che l’anno appena trascorso «dedicato alle celebrazioni del 150°
anniversario dell’Unità ha ridestato l’attenzione sul Risorgimento, spesso considerato
con una certa sufficienza dal più vasto pubblico», afferma che «intorno a quell’epoca
storica il Comitato di Bari per la Storia del
Risorgimento italiano ha prodotto risultati
di notevole rilevanza storiografica come dimostrano i diversi convegni organizzati (…)
e i volumi riguardanti la stampa dei relativi
atti». Un’attività integrata dalla pubblicazione della rivista che «in oltre vent’anni ha
profuso il suo impegno sullo studio di quel
periodo, con specifico riguardo all’aria meridionale, efficacemente riassunto nel binomio cronologico-territoriale della sua intitolazione»; appunto, «Risorgimento e Mezzogiorno». Ricco, come sempre, il sommario delle rubriche: Saggi; Fonti, archivi e
biblioteche; Note e discussioni; Recensioni.
l «Sud in Europa», rivista di Diritto
internazionale e comunitario.
Il periodico diretto da Ennio Triggiani
pubblica un «approfondimento» di Giuseppe Morgese su «La tutela della proprietà
intellettuale su Internet nella Unione Europea». Dopo essersi soffermato ad illustrare le diverse fattispecie di «pirateria informatica» (quella cosiddetta «domestica», la
contraffazione di contenuti multimedia
ecc.), l’autore scrive, fra l’altro: «Non si può
evitare di ricordare, però, che creatori e imprese titolari dei diritti di proprietà intellettuale sulle opere ‘piratate’ si trovano
spesso nella difficoltà di individuare gli autori delle violazioni e di perseguire queste
ultime in maniera efficace». E ciò anzitutto
perché «la qualificazione della pirateria su
Internet come reato, e l’applicazione di apposite sanzioni penali, è possibile di regola
qualora l’attività abbia un fine di lucro, cosa che spesso non si rinviene…». A questo
si aggiunge la sovrapposizione «di norme,
nazionali e talvolta soprannazionali, che
spesso prevalgono sulla tutela della proprietà intellettuale».
l «Il Bari», mensile di informazione
calcistica.
La rivista diretta da Michele Antonucci
pubblica il resoconto di Salvatore Lorusso
su una «tavola rotonda» promossa
dall’Unione giornalisti sportivi, dal Coni e
da alcuni enti locali pugliesi su un argomento di scottante attualità: le vicende legate allo scandalo delle scommesse sportive. Sotto il titolo «Saprà guarire il calcio
malato?», vengono riportati i pareri di autorevoli intervenuti del mondo calcistico e
sportivo nazionale e territoriale. Fra gli altri, quelli di Antonello Valentini, direttore
generale della Figc, di Franco Siddi, segretario generale della Federazione nazionale
della Stampa, e del vice presidente nazionale del Coni, Luca Pancalli.
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