Supplemento mensile a Pagine Ebraiche - il giornale dell’ebraismo italiano NUMERO 43 aprile 2014 5774 ניסן di pagina in pagina IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI [email protected] DISEGNO: LUISA VALENTI www.dafdaf.it a tavola pag. 2 I biscotti al cioccolato, anche a Pesach È arrivato il momento dell’immancabile ricetta di Pesach: la Pasqua ebraica è vicinissima e le ricette senza farina nè lievito sono una assoluta priorità in questo momento. Pesach è la grande festa della libertà: commemora infatti l’emancipazione degli ebrei dalla lunga schiavitù in Egitto e l’esodo da quella terra. È una festa in cui il valore simbolico di quello che mangiamo è fortissimo: è prescritta l’astensione da ogni cibo lievitato e composto di grano, orzo, segale, avena, spelta; non possiamo neppure tenere in casa tali cibi, per cui in tutte le nostre case devono essere state fatte approfondite pulizie. Durante la cena rituale mangiamo le matzot, cioè i pani non lievitati, in ricordo della fuga frettolosa degli ebrei dall’Egitto; una zampa d’agnello arrostita, che ricorda il sacrificio pasquale; un uovo sodo, simbolo dell’eternità della vita; le erbe amare, che ci ricordano l’amarezza della schiavitù in Egitto; il charoset, una specie di marmellata di frutta, che ci ricorda la malta con cui i nostri antenati preparavano i mattoni per le costruzioni del faraone. Questo mese vi racconto la ricetta dei miei nuovi biscotti di Pesach preferiti, degli incredibili biscotti al cioccolato, fatti senza farina. Quando li ho preparati dubitavo moltissimo che potesse saltarne fuori qualcosa di buono (anzi, avevo preannunciato un probabile fallimento), ma ho dovuto ricredermi: anche considerati i pochissimi ingredienti, questi biscotti sono davvero pazzeschi. BISCOTTI AL CIOCCOLATO SENZA FARINA per 15 biscotti servono 360 g di zucchero a velo (*) 70 g di cacao amaro 1 pizzico di sale 4 bianchi d’uovo (la ricetta originale dice 3, ma a me ne sono servite 4) ½ cucchiaino di estratto di vaniglia 150 g circa di gocce di cioccolato, le migliori che riuscite a trovare (*) prima che me lo chiediate, confermo che la dose di zucchero a velo è esattamente quella Ciao, sono Jasmine! Ho 23 anni e vivo a Milano con la mia famiglia. Mi piace tantissimo cucinare e sono molto golosa di dolci, soprattutto al cioccolato: per questo devo sempre stare a dieta, e regalare quello che cucino ai miei amici! Spero che potrete divertirvi con me ai fornelli, seguendo le ricette raccolte su DafDaf e sul mio sito, Labna.it. a tavola indicata... se vi spaventa, potete forse provare a diminuire lo zucchero e aumentare il cacao, ma non prometto che il risultato sia altrettanto buono! Preriscaldate il forno a 180° e preparate una teglia di una dimensione tale che possa entrare nel vostro frigorifero, ricoperta di carta da forno. In una ciotola mescolate con un cucchiaio di legno tutti gli ingredienti, prima i solidi, poi i liquidi, e solo alla fine le gocce di cioccolato. Il risultato che vogliamo ottenere è un impasto appiccicoso e abbastanza liquido, tipo quello dei brownies. Versate l’impasto a cucchiaiate sulla teglia, considerando che i biscotti in cottura diventeranno più larghi e più sottili, poi trasferite la teglia per una decina di minuti in frigo, in modo che l’impasto si raffreddi e pag. 3 prenda consistenza. Fate cuocere i biscotti nel forno già caldo per 1215 minuti, finchè non saranno ben lucidi, con delle belle crepette in superficie: dovete sfornarli anche se non vi sembrano completamente cotti, perchè una volta tolti dal forno si asciugheranno naturalmente a temperatura ambiente. Lasciate raffreddare e seccare i biscotti sulla loro carta da forno, poi staccateli delicatamente con l’aiuto di una spatola o di un coltello (sono molto fragili!). Questi biscotti sono eccezionalmente buoni appena sfornati, perchè hanno la consistenza di un brownie, poi seccandosi diventano piuttosto croccanti: non cercate di resistere, mangiateli subito! / SCC Dafdafa pag. 4 La mora Dafdafa Sei donne... chi sono? Cari ragazzi, l'altra notte non riuscivo a dormire, e sapete perchè? Perchè pensavo che i miei indovinelli "CHI È ?" riguardavano sempre persone di genere maschile. E allora ho voluto rimediare ed oggi vi presento ben due personaggi di genere femminile. Buon Pesach a tutti ! SONIA BISCELLA Chi è? Chi sono queste cinque? - Ehi, sorelle mie, sveglia! Avete sentito cosa "bolle in pentola?" Oramai tutte le nuove terre sono state conquistate e saranno suddivise fra le varie tribù e famiglie. - Ebbene, cosa c'è di strano? - Di strano c'è che sembra che le terre vengano divise solo fra i maschi e noi...siamo Pochi ci pensano, ma se non fosse stato per me, il popolo ebraico non avrebbe avuto il suo grande capo, il suo salvatore dalla schiavitù e forse non sarebbe mai diventato un popolo libero e tutta la storia sarebbe cambiata. Il fatto è questo. Pensate che il Faraone d'Egitto ordinò che tutti i neonati maschi ebrei venissero uccisi. Mia madre partorì proprio un maschio, ma pensate con che rischio, lo tenne nascosto cinque femmine. Sapete bene che nostro padre è morto senza avere figli maschi. - Beh, perchè non andiamo a parlare all'assemblea degl Anziani per rivendicare un nostro diritto? - Sì, e magari andiamo a parlare anche a Mosè e a Eleazar. Dici bene tu. Ma se poi ci prendono in giro? - E se ci cacciano malamente? Se ci trattano male? - Ho un batticuore io! - Oh, insomma, ci andiamo o non ci andiamo? Dafdafa pag. 5 NEDELIA Ha insegnato per tanti anni a bambini di tutte le età, divertendosi a inventare giochi, racconti e poesie. Tra le mille cose che ha fatto c’è anche Il giornale Per Noi, che veniva pubblicato prima che nascesse DafDaf. per tre mesi. Poi però, non potendolo più tenere nascosto, fabbricò una cesta di papiro, vi mise dentro il bambino e lo depositò sul canneto sulla riva del fiume. Che pena vedere il mio fratellino che piangeva solo soletto fra i canneti! Dovevo vedere che cosa gli sarebbe successo e lo seguii a distanza. Vidi la figlia del Faraone uscire e scendere a bagnarsi un po'. Vide la cesta col bambino e lo prese. Che fare? Che fare? Mi venne in mente una soluzione. Con gran batticuore mi avvicinai alla figlia del Faraone e le dissi: "Vuoi che vada a cercare una balia fra le donne ebree per allattare il bambino?". Ella accettò e io allora corsi da mia madre e le dissi che poteva allattare il bambino. Così il mio fratellino fu salvo, pensate, proprio per il mio intervento. Ma andiamo oltre. Mio fratello crebbe e fu l'artefice della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù d'Egitto. Saprete tutti che gli Egiziani inseguirono gli Ebrei fino al mare. Poi le acque del mare si aprirono e gli Ebrei poterono passare indenni dall'altra parte mentre gli Egiziani perirono fra le acque. Gli Ebrei erano finalmente liberi! Ed io, insieme a tutte le altre donne, intonai un canto di ringraziamento al Signore, suonando con cembali e danzando. E fu in questa occasione che fui nominata come profetessa (e se non ci credete andate a leggere Esodo cap.15, verso 20). Purtroppo un giorno feci maldicenza: parlai male della moglie di mio fratello. Fui punita dal Signore che mi fece ammalare di lebbra. Poi però guarii. Non fate mai maldicenza. Ve lo raccomanda una profetessa. Io ci vado, e a testa alta. Anche le femmine hanno il diritto alle loro terre. Siete d'accordo? Rispondete. - Sì ! - Sì ! - Sì ! - Sì ! E così tutte e cinque andarono e fecero la loro richiesta. Mosè si consultò col Signore che gli suggerì il verdetto. Ci credereste? La loro richiesta venne trovata giusta e fu accolta. Anzi, costituì un precedente per casi analoghi che si fossero presentati in futuro: in mancanza di eredi maschi, il patrimonio sarebbe passato alle figlie. Però esse dovevano impegnarsi a sposare uomini della loro stessa tribù. Un tabù era crollato! L'uguaglianza di genere si era imposta, e anche senza troppa fatica. - Urrà ! Saremo ricordate come le prime femministe della storia! Soluzione: MIRIAM Soluzione: MACHLÀ - NOÀ - CHAGLÀ - MILCÀ - TIRSÀ, figlie di Zelofchad della tribù di Manasse pag. 6 Haggadah L’allegra Haggada Succede tutti gli anni intorno al tavolo del Seder, la prima e la seconda sera di Pesach: la distribuzione delle haggadot è anche una occasione per scambi e racconti e risate. L’occasione è lieta, e le voci si sovrappongono, adulti e bambini cercano di recuperare la propria, scoprono edizioni sconosciute, ritrovano testi dimenticati... “Questa l’ho fatta a scuola lo scorso anno!”. “Davvero? Noi invece abbiamo fatto delle tovagliette con tutte le piaghe... disegnare le rane mi ha fatto impazzire”. “Guarda, la vecchia haggadah della FGEI, quanti ricordi!”. “Ma questa è la mia o la tua? L’hai dimenticata qui l’anno scorso, no?” “Che buffo, guarda, questa è proprio diversa!”. Quest’anno in molte case insieme alle edizioni conosciute, e alle pagine consumate e a volte piene di macchie ci sarà anche un’Haggadah tutta nuova, fatta dai bambini degli asili infantili israelitici rav Elio Toaff di Roma. Guidati dalle maestre i piccoli, di soli 4 anni, hanno disegnato, colorato e interpretato la gioia della festa. Il risultato è bello, importante, allegro e colorato... e le edizioni Sovera hanno deciso di pubblicarlo, così lo si trova in libreria. SCC pag. 7 Strega Comanda Color PADIGLIONE 33 Sembra il titolo di un film catastrofico, lo so, invece io esulto: finalmente la Children's Book Fair di Bologna ha riaperto ai bambini! Si è avverato il mio desiderio dell'anno scorso: ricordate che scrissi che era triste e strano che in una fiera del libro per ragazzi fosse vietato l'accesso proprio a voi? Mentre scrivo non è ancora arrivato il 22 marzo, ma nel padiglione 33 aprirà una grandissima libreria internazionale, un luogo aperto ai ragazzi, in cui scoprire il mondo degli albi illustrati, per cui ho deciso di spiegarvi il metodo per scovare tesori in qualsiasi libreria e diventare un pirata di libri. I suoi dobloni sono i picture books, libri che raccontano le storie attraverso l'interazione di illustrazioni e testo, ma in cui prevale il linguaggio dell'immagine, tant'è che si sono diffusi i Silent picture books, che non contengono parole. Badate bene: non sono libri per bambini piccoli, a volte neppure per bambini... il linguaggio delle immagini può essere misterioso e indecifrabile anche per gli adulti (guardate i libri di Blexbolex, se non ci credete). Un buon pirata libresco è curioso e insaziabile, non si ferma al primo scaffale e alle cose che conosce, cerca negli angoli più impervi, guarda anche in alto e, quando non ci arriva, si fa aiutare, ma senza arrampicarsi... perché la carta pesa, soprattutto in testa! I grandi bucanieri non temono i territori sconosciuti per cui, se trovate un libro in una lingua diversa di cui vi piacciono le immagini, sfogliatelo ugualmente... a volte si scopre di capire tutto lo stesso. Per trovare gioielli nascosti, si devono leggere i segni, anche quelli più insignificanti, spesso le immagini più “brutte” sono bellissime se si sposano col testo. I pirati non sono mai soli... i genitori devono far parte della ciurma: la mia mamma un tempo leggeva per me e oggi mi traduce ancora i libri francesi, perché io ho studiato solo inglese, il mio papà mi cerca i libri vecchi, mio fratello mi ordina le edizioni online e mia sorella? Legge libri che non mi piacciono, così i Picture books son tutti miei e il mio tesoro lo dividerò solo con la mia bimba, Gioia! Buona caccia al tesoro dalla SCC LUISA È la SCC, la nostra Strega Comanda Color, che ogni mese ci regala le copertine per DafDaf e altre meraviglie. Ha studiato disegno e animazione, adora l'incisione e l'acqua forte, dipinge su taccuini rilegati da lei, crea libri origami, legge tantissimo e colleziona libri per bambini e gommine profumate. Sostiene che maneggiare carta e colori fa bene come mangiare una mela al giorno. Il suo motto è “non si finisce mai di imparare”. pag. 8 Non ditelo ai grandi − libri “Non ditelo ai grandi”, Come avrete già capito dalle parole della Strega Comanda Color, a pagina 7, l’apertura di una grande libreria internazionale alla Children’s Book Fair di Bologna è una grande, bellissima notizia. Intanto perché sapere che esiste in Italia la più grande fiera internazionale dei libri per bambini e non poterci entrare era una cosa che faceva venire un gran nervoso (anche se c’erano dei buoni motivi perché fosse così, e comunque la fiera riservata ai professionisti c’è sempre, e resta chiusa), e poi perché sarà una cosa incredibile, da non perdere assolutamente. Dal 22 al 27 marzo nel Paglione 33 della Fiera di Bologna, che è uno spazio molto grande, per sei giorni sarà raccolto il meglio del meglio del meglio dei libri per bambini di tutto il mondo. La libreria si chiamerà Non ditelo ai grandi, e il nome viene da un libro (per i grandi) che si intitola Don't Tell the Grown-Ups: The Subversive Power of Children's Literature, di Alison Lurie, che significa Non ditelo ai grandi: il potere sovversivo della letteratura per bambini ma nella sua traduzione italiana (Mondadori) è diventato solo Non ditelo ai grandi. A lavorare su questo bellissimo progetto è stata una squadra di persone speciali, che hanno fatto di tutto per portare mille idee belle nel Padiglione 33. Roberta e Elena, le due Non ditelo ai grandi − libri pag. 9 fatevi accompagnare responsabili della “parte chiusa” e della libreria internazionale hanno passato mesi, letteralmente giorno e notte, a mettere insieme un programma di incontri, laboratori e presentazioni ricco di cose belle, e una scelta di 25mila libri da tutto il mondo. Incredibile, no? A mettere cuore, energie e soprattutto la loro enorme esperienza in questo progetto ci sono anche “Le Giannine”, come sono note a Bologna le libraie della Giannino Stoppani, che è una delle più belle e interessanti librerie indipendenti per ragazzi di tutta Italia. Insomma “non ditelo ai grandi”, o forse sì. Dovrebbero avere l’età giusta per comprendere che i libri belli sono una cosa a cui non rinunciare, mai. per informazioni: www.nonditeloaigrandi.it mostre e musei pag. 10 Homo ludens, l’u La proposta di questo mese è un poco insolita: non vi suggeriamo infatti di visitare un museo per bambini, né una mostra pensata specificamente per voi. Ma Homo ludens, a Milano, vale una visita: sono grandi artisti, e tutta la mostra è dedicata al gioco. Non perdetela! Le Gallerie d’Italia Nel centro di Milano ci sono alcuni palazzi, progettati dai più importanti architetti italiani fra la fine del Settecento e i primi del Novecento, che sono già da soli un grande patrimonio architettonico. Sono un simbolo della parte imprenditrice della città, intraprendente nelle arti e nella cultura, e lì hanno sede le Gallerie d’Italia. Palazzo Anguissola Antona Traversi, Palazzo Brentani e il Palazzo della Banca Commerciale Italiana ospitano grandi spazi espositivi dove si trovano un museo dedicato all’Ottocento, e una sezione dedicata al Novecento. La mostra In questi giorni le Gallerie d’Italia ospitano una mostra che si intitola Homo ludens, ed è mostre e musei pag. 11 uomo che gioca costruita sull’idea stessa di gioco. Vi sono esposte opere di grandi artisti, fra cui Fortunato Depero, Max Ernst, Ugo Nespolo, e Enrico Baj. “Homo ludens” significa l’uomo che gioca, e comprende anche una sezione dedicata ai libri d’artista per bambini e ragazzi... perché anche i musei “per adulti” possono organizzare mostre che pur non essendo pensate per i piccoli funzionano benissimo per visitatori bambini. per informazioni: http://www.gallerieditalia.com/it/eventi/ho mo-ludens-quando-larte-incontra-il-gioco pag. 12 musica in Israele Una macedonia di musica Giovedì 6 marzo eravamo in tanti a cantare Gheshem gheshem accanto alla finestra, siamo riusciti addirittura a far tornare il sole, buffo no? Adesso siamo davvero pronti a riprendere il discorso sulla musica israeliana, quella macedonia ricca di tanti frutti diversi di cui parlavamo nello scorso numero. In ogni paese la musica narra la storia, gli ideali, le vicende di un popolo. I ritmi, le armonie, le melodie e le parole aiutano a definire le caratteristiche personali, i costumi e i rituali e la maggior parte delle società ha una sua produzione musicale da centinaia o addirittura da migliaia di anni. Il caso di Israele particolare, perché lo stato nasce solo nel 1948, quindi è molto giovane, ma la sua musica, comincia a formarsi già qualche decennio prima, quando alla fine dell’800 arrivavano i primi gruppi di immigrati. Immaginate questi uomini e donne, che sbarcano nella terra dei loro Padri dopo un lungo viaggio in nave. Hanno in mano una valigia di cartone, pochi abiti, qualche oggetto personale e tanti sogni, tante speranze. E magari un violino e qualche vecchia canzone dei loro villaggi della Russia e della Polonia, ma soprattutto le melodie di quella nuova lingua che diventerà il loro legame più forte: l’ebraico. Tra loro vi sono compositori e musicisti che creano nuovi brani, affinché tutti si ritrovino uniti nel canto della nuova patria. I testi parlano dell’esperienza di vivere nella meravigliosa terra in cui scorre latte e miele, che per il momento offre olive e agrumi, si addolciscono nelle ninne nanne e nelle storie d’amore e mescolano le sonorità della musica europea con i modi ritenuti “esotici”, con il trillo yemenita e gli strumenti arabi. E per unire il vasto popolo degli immigrati viene creata la Shirah be Tzibbur, le adunanze in cui si cantano i Shirei Eretz Israel, i canti della Terra di Israele, che servono soprattutto a insegnare la lingua ebraica ai nuovi immigrati. Sapete che la Shira betzibbur esiste ancora oggi? E non solo in Israele, ma anche negli Stati Uniti e diverte tutti, da Brooklyn a Los Angeles, in un giovane sing along che ha già compiuto 100 anni! MARIA TERESA Fa l'ebraista e la musicista e si ingegna per far incontrare quanto più possibile i suoi due mondi. Ama viaggiare, camminare in montagna e divora i libri gialli. Ha due bimbe, Micol Anna e Miriam Chiara con cui si diverte a cucinare e a inventare storie fantastiche. scienza Un po’ di scienza con Perche di notte fa buio? Osservare le stelle di notte è una delle cose che mi piace di più. Fin da bambino, l’immensità del cielo stellato mi ha sempre affascinato: quanti mondi lontani e irraggiungibili, quanta maestà e mistero! E quanto piccoli sembriamo noi al confronto, su questo granello di polvere in viaggio nell’universo che chiamiamo Terra. Osservare le stelle non è sempre facile: coloro che abitano in città, per esempio, sanno bene quanto può essere faticoso scorgerle sopra i tetti delle case. Le mille luci dei centri abitati riempiono il buio, e spesso nascondono completamente la volta celeste. Per fortuna, mi è anche sempre piaciuto andare a camminare in montagna, e, credetemi, non c’è posto migliore della montagna di notte per godere di un buio assoluto e penetrante. Tra le creste dei monti, senza luci artificiali nel raggio di chilometri, le stelle emergono allora in tutto il loro splendore, quello che devono aver osservato tutte le notti i nostri antenati, prima che le illuminazioni notturne diventassero così comuni. Anche nelle notti più limpide, quando le stelle brillano sulle nostre teste a milioni, la notte rimane però buia. Vi siete mai chiesti perché? Certo, di notte non c’è il Sole, la stella più vicina al nostro pianeta, a illuminare con forza tutto. Ci sono però tutte le altre stelle: non dovrebbero bastare? Se la domanda vi sembra banale, pensate invece che nei secoli moltissimi scienziati si sono scervellati cercando di rispondere. La questione diventa infatti facilmente intricata. Immaginate per esempio che l’universo in cui ci ritroviamo a vivere sia infinito (lo è? Non lo è? Vedremo quello che ne sappiamo tra poco), che infinito sia il numero di stelle che lo riempiono, e che l’universo esista da sempre. Se così fosse, in qualunque direzione vuoi guardaste il cielo, ci sarebbe sempre almeno una stella a illuminare i vostri occhi segue a pag. 14 MARCO Marco lavora fra la Svizzera e la Francia ed è fisico delle particelle, gli piace leggere, fare origami e camminare in montagna. Beve troppo caffè e mangerebbe solo pizza, leggendo fumetti, se solo non facesse così male alla salute. Ha diverse chitarre e un cane, Oliver, che sembra molto interessato alla fisica. www.borborigmi.org pag. 14 segue da pag. 13 con i suoi raggi. Immagino già l’obiezione: ma le stelle più lontane appaiono meno luminose, la luce che emettono sarà più debole. Vero, ma nella stessa fetta di cielo (che, ricordate, abbiamo immaginato essere infinito), mano a mano che vi allontanate ci saranno sì stelle sempre meno luminose, ma anche sempre più numerose. Le due cose, credetemi, si compensano (si può dimostrare con un conticino che vi risparmio): in questo caso, il cielo sarebbe comunque illuminato più che dal Sole di giorno. E allora? Keplero, uno degli astronomi più famosi di tutta la storia, si poneva la stessa domanda già all’inizio del 1600. Lui risolveva così il problema: Keplero siccome il cielo notturno è buio, allora questo significa che l’universo non può essere infinito, così come non può essere infinito il numero delle stelle. Ma Newton, alla fine del 1600, era invece convinto che l’universo fosse invece infinito, e la sua idea era piuttosto condivisa dai colleghi astronomi dell’epoca. Per ovviare al problema, nei decenni seguenti cominciarono a fioccare le proposte di soluzione. Sì, dicevano alcuni, l’universo sarà pure infinito come infinite sono le stelle, ma la luce delle stelle più lontane è però troppo debole per illuminare a sufficientemente il cielo (abbiamo già visto che questa soluzione non funziona: se l’universo è perfettamente trasparente, la luminosità totale non dipende dalla distanza delle sorgenti luminose, ma solo da quante ce ne sono, e, in questo caso, ce ne sarebbero comunque troppe). Beh, ribattevano allora scienza altri, allora deve esserci nel cosmo una qualche forma di polvere intergalattica, che assorbe la luce delle stelle lontane, impendendole di arrivare fin sulla Terra in tutto il suo splendore (anche questa idea non funziona: se le cose stessero così, le particelle di questa fantomatica polvere si scalderebbero ai raggi delle stelle tanto da diventare incandescenti, emettendo a loro volta luce). Insomma, da quando è stata formulata per la prima volta in termini scientifici, la domanda “perché di notte fa buio?” non ha trovato facilmente una risposta. C’è stato un Newton momento, nella prima metà del 1800, in cui la cosa disturbava talmente gli astronomi da ribattezzare il problema il “paradosso di Olbers”, dal nome dell’astronomo tedesco che nel 1826 ripeté a gran voce la domanda che era già stata di Keplero due secoli prima. Un paradosso è un ragionamento che parte da premesse apparentemente corrette (in questo caso, l’universo è infinito e immutabile, e ci sono infinite stelle), ma porta a conclusioni palesemente assurde (il cielo di notte dovrebbe essere illuminato più che di giorno!). Non ci sono molti modi di risolvere un paradosso: siccome il ragionamento che porta dalle premesse alla conclusione è di solito corretto, l’unica cosa da fare è rimettere in questione le premesse. La prima a essere attaccata fu l’uniformità dell’universo: in effetti, le stelle non sono scienza pag. 15 sparpagliate nel cielo in modo regolare, ma sono raggruppate in grappoli irregolari. Forse, anche se le stelle sono infinite, gli spazi vuoti tra di loro appaiono comunque bui (un indizio: non funziona bene nemmeno questa soluzione). Alcuni ritornarono allora indietro sui passi di Newton, e iniziando a riprendere seriamente in considerazione la soluzione di Keplero: l’universo non sarebbe affatto infinito, e conterrebbe un numero finito di stelle (questa soluzione funzionerebbe, ma, per quello che ne sappiamo oggi, non è corretta). Per la soluzione corretta al paradosso di Olbers, gli astronomi avrebbero dovuto aspettare l’inizio del 1900, quando cominciò a farsi strada l’idea che l’universo non fosse esistito da sempre, ma avesse un inizio e un’età ben definiti. In effetti, se l’universo non esiste da sempre, quando guardiamo lo spazio la luce emessa dalle stelle più lontane non ha ancora avuto il tempo di raggiungere i nostri occhi. Proprio perché la velocità della luce non è infinita, più lontano guardiamo nel cosmo, più stiamo osservando fenomeni che sono avvenuti indietro nel tempo. Oggi il migliore modello che abbiamo dell’universo in cui ci siamo trovati a vivere è quello del big bang: l’universo sarebbe originato da una sorta di esplosione iniziale, circa quattordici miliardi di anni fa. Quando osserviamo porzioni della spazio sempre più lontane da noi, non c’è dunque molto che possiamo vedere oltre a una distanza di quattordici miliardi di anni luce, la distanza che la luce nel vuoto può appunto percorrere in quattordici miliardi di anni. Al di là di questa distanza, da quello che ci è permesso osservare dal nostro particolare punto di vista sulla Terra, di fatto nessuna stella è stata ancora creata. L’universo è di fatto troppo giovane perché la luce eventualmente emessa in quelle regioni possa averci già raggiunto. Ci sono stelle in queste regioni dello spazio? C’è qualcosa? Non possiamo dirlo. E, proprio perché l’universo è “giovane” e in espansione, ci sono zone la cui luce, sempre che esista qualcosa da quelle parti a emetterla, non ci raggiungerà proprio mai. L’universo potrebbe ben essere infinito, ma la parte che possiamo osservare dal granello di sabbia sul quale viviamo rimarrà comunque circoscritta (in termini cosmologici, s’intende!). Per questo, il cielo di notte rimarrà buio ancora per un bel po’, se non per sempre. Approfittatene! DAFDAF è a cura di Ada Treves di pagina in pagina IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI f.it www.dafda f.it a fd a d info@ Comitato scientifico: rav Roberto Della Rocca rav Elia Richetti Sonia Brunetti Moria Maknouz Giorgio Albertini Dora Fiandra Chiara Segre rav Benedetto Carucci Viterbi Odelia Liberanome Daniela Misan Orietta Fatucci Nedelia Tedeschi Alisa Luzzatto Stefania Terracina Redazione, organizzazione e controllo qualità: Ada Treves, Rossella Tercatin Hanno collaborato: Marco Delmastro, Lucilla Efrati, Benedetta Guetta, Michele Luzzatto, Daniela Ovadia, Daniel Reichel, Adam Smulevich, Nedelia Tedeschi, Rossella Tercatin e Guido Vitale. La testata è di Paolo Bacilieri. La copertina e la Strega Comanda Color sono di Luisa Valenti. Le fotografie e le ricette a tavola sono di Benedetta Guetta. La morà Dafdafà è a cura di Nedelia Tedeschi, che ha disegnato l’autoritratto nel box, mentre l’altra illustrazione è di Sonia Biscella. Per le pagine mostre e musei ringraziamo le Gallerie d’Italia per la collaborazione. La pagina musica è di Maria Teresa Milano, e l’autore delle pagine scienza di questo mese è Marco Delmastro. Le caricature di Jasmine, Maria Teresa e Daniela e Marco sono di Viola Sgarbi, mentre Davidino, a pagina 16, è un personaggio di Enea Riboldi. Le faccine della gerenza sono di Giorgio Albertini. insieme Consulenza artistica: Impaginazione: G.D. Pozzi Viola Sgarbi Stampa: SEREGNI CERNUSCO S.r.l. - via Brescia 22 - 22063 Cernusco s/N. (Mi) Supplemento a Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano - n.6/2012 - Direttore responsabile: Guido Vitale - Redazione: Lungotevere Sanzio 9 – Roma 00153 - Reg. Tribunale di Roma – numero 218/2009 – ISSN 2037-1543 noi siamo e tu, chi sei? Hai voglia di raccontare chi sei a tutti i lettori? Stampa la scheda che abbiamo messo nel sito www.dafdaf.it e scrivi a penna le tue risposte senza uscire dai margini. Poi spedisci la scheda e una tua foto a: DAFDAF / UCEI LUNGOTEVERE SANZIO 9 ROMA 00153 Tutte le schede saranno inserite nel sito e gli autori di quelle pubblicate sul giornale riceveranno la visita di un giornalista di ; la merenda se vorrete sarà l’occasione per farvi raccontare come nasce il giornale e darci nuove idee. Per scrivere alla redazione via posta elettronica, mandate una mail a: [email protected] Domande e risposte Come vi sarete accorti i collaboratori di DafDaf a volte cambiano, si aggiungono persone nuove, ma molte rubriche sono scritte sempre dalle stesse persone, esperte degli argomenti che abbiamo loro affidato. Oltre a regalarci idee, testi e a volte chiacchiere e risate si sono tutti dichiarati disponibili a rispondere alle vostre domande. Se qualcosa vi interessa o incuriosisce potete scrivere a DafDaf, gli indirizzi li trovate qui sopra... noi gireremo le vostre domande agli autori delle rubriche, che risponderanno a tutti; e qualcosa magari pubblicheremo sulle pagine del giornale. sabato 22 - giovedì 27 marzo 2014 BolognaFiere - Padiglione 33 Ingresso Sud Moro sabato - mercoledì 9.30 - 18.30 / giovedì 9.30 - 16.00 INGRESSO GRATUITO PER BAMBINI, RAGAZZI E STUDENTI UNIVERSITARI - ADULTI € 5 Una grandissima libreria internazionale per ragazzi oltre 100 incontri con autori 1.000 illustrazioni da tutto il mondo programma a cura di BolognaFiere in collaborazione con Giannino Stoppani Cooperativa Culturale in collaborazione con con il Patrocinio di