Supplemento mensile a Pagine Ebraiche - il giornale dell’ebraismo italiano
NUMERO
43
aprile 2014
5774 ‫ניסן‬
di pagina in pagina
IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI
[email protected]
DISEGNO: LUISA VALENTI
www.dafdaf.it
a tavola
pag. 2
I biscotti al cioccolato,
anche a Pesach
È arrivato il momento dell’immancabile ricetta
di Pesach: la Pasqua ebraica è vicinissima e le
ricette senza farina nè lievito
sono una assoluta priorità in
questo momento.
Pesach è la grande festa della
libertà: commemora infatti
l’emancipazione degli ebrei
dalla lunga schiavitù in Egitto e
l’esodo da quella terra. È una
festa in cui il valore simbolico di
quello che mangiamo è
fortissimo: è prescritta l’astensione da ogni cibo
lievitato e composto di grano, orzo, segale,
avena, spelta; non possiamo neppure tenere in
casa tali cibi, per cui in tutte le nostre case
devono essere state fatte approfondite pulizie.
Durante la cena rituale mangiamo le matzot,
cioè i pani non lievitati, in ricordo della fuga
frettolosa degli ebrei dall’Egitto; una zampa
d’agnello arrostita, che ricorda il sacrificio
pasquale; un uovo sodo, simbolo dell’eternità
della vita; le erbe amare, che ci ricordano
l’amarezza della schiavitù in Egitto; il charoset,
una specie di marmellata di frutta, che ci
ricorda la malta con cui i nostri antenati
preparavano i mattoni per le costruzioni del
faraone.
Questo mese vi racconto la ricetta dei miei
nuovi biscotti di Pesach preferiti, degli
incredibili biscotti al cioccolato, fatti
senza farina.
Quando li ho preparati dubitavo
moltissimo che potesse saltarne fuori
qualcosa di buono (anzi, avevo
preannunciato un probabile
fallimento), ma ho dovuto ricredermi:
anche considerati i pochissimi
ingredienti, questi biscotti sono
davvero pazzeschi.
BISCOTTI AL CIOCCOLATO
SENZA FARINA
per 15 biscotti servono
360 g di zucchero a velo (*)
70 g di cacao amaro
1 pizzico di sale
4 bianchi d’uovo (la ricetta originale dice 3, ma
a me ne sono servite 4)
½ cucchiaino di estratto di vaniglia
150 g circa di gocce di cioccolato, le migliori che
riuscite a trovare
(*) prima che me lo chiediate, confermo che la
dose di zucchero a velo è esattamente quella
Ciao, sono Jasmine! Ho 23 anni e vivo a Milano con la mia famiglia. Mi piace
tantissimo cucinare e sono molto golosa di dolci, soprattutto al cioccolato: per
questo devo sempre stare a dieta, e regalare quello che cucino ai miei amici! Spero
che potrete divertirvi con me ai fornelli, seguendo le ricette raccolte su DafDaf e sul
mio sito, Labna.it.
a tavola
indicata... se vi spaventa, potete forse provare a
diminuire lo zucchero e aumentare il cacao, ma
non prometto che il risultato sia altrettanto
buono!
Preriscaldate il forno a 180° e preparate una
teglia di una dimensione tale che possa entrare
nel vostro frigorifero, ricoperta di carta da
forno. In una ciotola mescolate con un cucchiaio
di legno tutti gli ingredienti, prima i solidi, poi i
liquidi, e solo alla fine le gocce di cioccolato. Il
risultato che vogliamo ottenere è un impasto
appiccicoso e abbastanza liquido, tipo quello dei
brownies. Versate l’impasto a cucchiaiate sulla
teglia, considerando che i biscotti in cottura
diventeranno più larghi e più sottili, poi
trasferite la teglia per una decina di minuti in
frigo, in modo che l’impasto si raffreddi e
pag. 3
prenda consistenza.
Fate cuocere i biscotti nel forno già caldo per 1215 minuti, finchè non saranno ben lucidi, con
delle belle crepette in superficie: dovete
sfornarli anche se non vi sembrano
completamente cotti, perchè una volta tolti dal
forno si asciugheranno naturalmente a
temperatura ambiente.
Lasciate raffreddare e seccare i biscotti sulla
loro carta da forno, poi staccateli delicatamente
con l’aiuto di una spatola o di un coltello (sono
molto fragili!).
Questi biscotti sono eccezionalmente buoni
appena sfornati, perchè hanno la consistenza di
un brownie, poi seccandosi diventano piuttosto
croccanti: non cercate di resistere, mangiateli
subito!
/ SCC
Dafdafa
pag. 4
La mora Dafdafa
Sei donne... chi sono?
Cari ragazzi, l'altra notte non riuscivo a dormire, e sapete perchè? Perchè pensavo che i miei
indovinelli "CHI È ?" riguardavano sempre persone di genere maschile. E allora ho voluto
rimediare ed oggi vi presento ben due personaggi di genere femminile. Buon Pesach a tutti !
SONIA BISCELLA
Chi è?
Chi sono
queste cinque?
- Ehi, sorelle mie, sveglia! Avete sentito cosa
"bolle in pentola?" Oramai tutte le nuove terre
sono state conquistate e saranno suddivise fra
le varie tribù e famiglie.
- Ebbene, cosa c'è di strano?
- Di strano c'è che sembra che le terre
vengano divise solo fra i maschi e noi...siamo
Pochi ci pensano, ma se non fosse stato per
me, il popolo
ebraico non
avrebbe avuto
il suo grande
capo, il suo
salvatore dalla
schiavitù e forse
non sarebbe mai
diventato un popolo
libero e tutta la storia
sarebbe cambiata. Il fatto è
questo. Pensate che il Faraone
d'Egitto ordinò che tutti i neonati
maschi ebrei venissero uccisi. Mia
madre partorì proprio un maschio, ma
pensate con che rischio, lo tenne nascosto
cinque femmine. Sapete bene che nostro
padre è morto senza avere figli maschi.
- Beh, perchè non andiamo a parlare
all'assemblea degl Anziani per rivendicare un
nostro diritto?
- Sì, e magari andiamo a parlare anche a Mosè
e a Eleazar. Dici bene tu. Ma se poi ci
prendono in giro?
- E se ci cacciano malamente? Se ci trattano
male?
- Ho un batticuore io!
- Oh, insomma, ci andiamo o non ci andiamo?
Dafdafa
pag. 5
NEDELIA
Ha insegnato per tanti anni a bambini di tutte le età,
divertendosi a inventare giochi, racconti e poesie.
Tra le mille cose che ha fatto c’è anche
Il giornale Per Noi, che veniva pubblicato
prima che nascesse DafDaf.
per tre mesi. Poi però, non potendolo più
tenere nascosto, fabbricò una cesta di
papiro, vi mise dentro il bambino e lo
depositò sul canneto sulla riva del fiume.
Che pena vedere il mio fratellino che
piangeva solo soletto fra i canneti! Dovevo
vedere che cosa gli sarebbe successo e lo
seguii a distanza.
Vidi la figlia del Faraone uscire e scendere a
bagnarsi un po'.
Vide la cesta col bambino e lo prese. Che
fare? Che fare? Mi venne in mente una
soluzione. Con gran batticuore mi avvicinai
alla figlia del Faraone e le dissi: "Vuoi che
vada a cercare una balia fra le donne ebree
per allattare il bambino?". Ella accettò e io
allora corsi da mia madre e le dissi che
poteva allattare il bambino. Così il mio
fratellino fu salvo, pensate, proprio per il
mio intervento. Ma andiamo oltre. Mio
fratello crebbe e fu l'artefice della liberazione
degli Ebrei dalla schiavitù d'Egitto. Saprete
tutti che gli Egiziani inseguirono gli Ebrei
fino al mare. Poi le acque del mare si
aprirono e gli Ebrei poterono passare
indenni dall'altra parte mentre gli Egiziani
perirono fra le acque. Gli Ebrei erano
finalmente liberi! Ed io, insieme a tutte le
altre donne, intonai un canto di
ringraziamento al Signore, suonando con
cembali e danzando. E fu in questa
occasione che fui nominata come profetessa
(e se non ci credete andate a leggere Esodo cap.15, verso 20). Purtroppo un giorno feci
maldicenza: parlai male della moglie di mio
fratello. Fui punita dal Signore che mi fece
ammalare di lebbra. Poi però guarii. Non
fate mai maldicenza. Ve lo raccomanda una
profetessa.
Io ci vado, e a testa alta. Anche le femmine
hanno il diritto alle loro terre. Siete
d'accordo? Rispondete.
- Sì !
- Sì !
- Sì !
- Sì !
E così tutte e cinque andarono e fecero la loro
richiesta. Mosè si consultò col Signore che gli
suggerì il verdetto. Ci credereste? La loro
richiesta venne trovata giusta e fu accolta.
Anzi, costituì un precedente per casi analoghi
che si fossero presentati in futuro: in
mancanza di eredi maschi, il patrimonio
sarebbe passato alle figlie. Però esse dovevano
impegnarsi a sposare uomini della loro stessa
tribù.
Un tabù era crollato! L'uguaglianza di genere
si era imposta, e anche senza troppa fatica.
- Urrà ! Saremo ricordate come le prime
femministe della storia!
Soluzione: MIRIAM
Soluzione: MACHLÀ - NOÀ - CHAGLÀ - MILCÀ - TIRSÀ,
figlie di Zelofchad della tribù di Manasse
pag. 6
Haggadah
L’allegra Haggada
Succede tutti gli anni intorno al tavolo del
Seder, la prima e la seconda sera di Pesach: la
distribuzione delle haggadot è anche una
occasione per scambi e racconti e
risate. L’occasione è lieta, e le
voci si sovrappongono, adulti e
bambini cercano di recuperare
la propria, scoprono edizioni
sconosciute, ritrovano testi
dimenticati...
“Questa l’ho fatta a scuola lo
scorso anno!”.
“Davvero? Noi invece abbiamo
fatto delle tovagliette con tutte le piaghe...
disegnare le rane mi ha fatto impazzire”.
“Guarda, la vecchia haggadah della FGEI,
quanti ricordi!”.
“Ma questa è la mia o la tua? L’hai
dimenticata qui l’anno scorso, no?”
“Che buffo, guarda, questa è proprio
diversa!”.
Quest’anno in molte case insieme alle
edizioni conosciute, e alle pagine
consumate e a volte piene di macchie ci
sarà anche un’Haggadah tutta nuova,
fatta dai bambini degli asili infantili
israelitici rav Elio Toaff di Roma.
Guidati dalle maestre i piccoli, di soli 4
anni, hanno disegnato, colorato e
interpretato la gioia della festa.
Il risultato è bello, importante, allegro e
colorato... e le edizioni Sovera hanno deciso
di pubblicarlo, così lo si trova in libreria.
SCC
pag. 7
Strega Comanda Color
PADIGLIONE 33
Sembra il titolo di un film catastrofico, lo so,
invece io esulto: finalmente la Children's
Book Fair di Bologna ha riaperto ai bambini!
Si è avverato il mio desiderio dell'anno
scorso: ricordate che scrissi che era triste e
strano che in una fiera del libro per ragazzi
fosse vietato l'accesso proprio a voi?
Mentre scrivo non è ancora arrivato il 22
marzo, ma nel padiglione 33
aprirà una grandissima libreria
internazionale, un luogo aperto ai
ragazzi, in cui scoprire il mondo
degli albi illustrati, per cui ho
deciso di spiegarvi il metodo per
scovare tesori in qualsiasi libreria
e diventare un pirata di libri.
I suoi dobloni sono i picture
books, libri che raccontano le
storie attraverso l'interazione di
illustrazioni e testo, ma in cui prevale il
linguaggio dell'immagine, tant'è che si sono
diffusi i Silent picture books, che non
contengono parole. Badate bene: non sono
libri per bambini piccoli, a volte neppure per
bambini... il linguaggio delle immagini può
essere misterioso e indecifrabile anche per gli
adulti (guardate i libri di Blexbolex, se non ci
credete). Un buon pirata libresco è curioso e
insaziabile, non si ferma al primo scaffale e
alle cose che conosce, cerca negli angoli più
impervi, guarda anche in alto e, quando non
ci arriva, si fa aiutare, ma senza
arrampicarsi... perché la carta pesa,
soprattutto in testa!
I grandi bucanieri non temono i territori
sconosciuti per cui, se trovate un libro in una
lingua diversa di cui vi piacciono
le immagini, sfogliatelo
ugualmente... a volte si scopre di
capire tutto lo stesso.
Per trovare gioielli nascosti, si
devono leggere i segni, anche quelli più
insignificanti, spesso le immagini più
“brutte” sono bellissime se si sposano col
testo. I pirati non sono mai soli... i
genitori devono far parte della ciurma: la
mia mamma un tempo leggeva per me e
oggi mi traduce ancora i libri francesi, perché
io ho studiato solo inglese, il mio papà mi
cerca i libri vecchi, mio fratello mi ordina le
edizioni online e mia sorella? Legge libri che
non mi piacciono, così i Picture books son
tutti miei e il mio tesoro lo dividerò solo con
la mia bimba, Gioia!
Buona caccia al tesoro
dalla SCC
LUISA
È la SCC, la nostra Strega Comanda Color, che ogni mese ci regala le
copertine per DafDaf e altre meraviglie. Ha studiato disegno e
animazione, adora l'incisione e l'acqua forte, dipinge su taccuini rilegati
da lei, crea libri origami, legge tantissimo e colleziona libri per bambini e
gommine profumate. Sostiene che maneggiare carta e colori fa bene
come mangiare una mela al giorno. Il suo motto è
“non si finisce mai di imparare”.
pag. 8
Non ditelo ai grandi − libri
“Non ditelo ai grandi”,
Come avrete già
capito dalle parole
della Strega
Comanda Color, a
pagina 7, l’apertura
di una grande
libreria
internazionale alla
Children’s Book Fair
di Bologna è una
grande, bellissima notizia. Intanto perché
sapere che esiste in Italia la più grande fiera
internazionale dei
libri per bambini e
non poterci
entrare era una
cosa che faceva
venire un gran
nervoso (anche se
c’erano dei buoni
motivi perché
fosse così, e
comunque la fiera
riservata ai professionisti c’è sempre, e resta
chiusa), e poi perché sarà una cosa
incredibile, da non perdere assolutamente.
Dal 22 al 27 marzo
nel Paglione 33 della
Fiera di Bologna, che
è uno spazio molto
grande, per sei giorni
sarà raccolto il
meglio del meglio del
meglio dei libri per
bambini di tutto il
mondo.
La libreria si
chiamerà Non ditelo ai grandi, e il nome
viene da un libro (per i grandi) che si intitola
Don't Tell the
Grown-Ups: The
Subversive Power
of Children's
Literature, di
Alison Lurie, che
significa Non ditelo
ai grandi: il potere
sovversivo della
letteratura per
bambini ma nella sua traduzione italiana
(Mondadori) è diventato solo Non ditelo ai
grandi.
A lavorare su questo bellissimo progetto è
stata una
squadra di
persone speciali,
che hanno fatto
di tutto per
portare mille
idee belle nel
Padiglione 33.
Roberta e Elena,
le due
Non ditelo ai grandi − libri
pag. 9
fatevi accompagnare
responsabili della “parte chiusa” e della
libreria internazionale hanno passato mesi,
letteralmente giorno e notte, a mettere
insieme un programma
di incontri, laboratori e
presentazioni ricco di
cose belle, e una scelta di
25mila libri da tutto il
mondo. Incredibile, no?
A mettere cuore, energie
e soprattutto la loro
enorme esperienza in
questo progetto ci sono
anche “Le Giannine”, come sono note a
Bologna le libraie della Giannino Stoppani,
che è una delle più belle e interessanti librerie
indipendenti per ragazzi di tutta
Italia.
Insomma “non ditelo ai grandi”,
o forse sì. Dovrebbero avere l’età
giusta per comprendere che i
libri belli sono una cosa a cui
non rinunciare, mai.
per informazioni:
www.nonditeloaigrandi.it
mostre e musei
pag. 10
Homo ludens, l’u
La proposta di questo mese è un poco
insolita: non vi suggeriamo infatti di visitare
un museo per bambini, né una mostra
pensata specificamente per voi. Ma Homo
ludens, a Milano, vale una visita: sono grandi
artisti, e tutta la mostra è dedicata al gioco.
Non perdetela!
Le Gallerie d’Italia
Nel centro di Milano ci sono alcuni palazzi,
progettati dai più importanti architetti
italiani fra la fine del Settecento e i primi del
Novecento, che sono già da soli un grande
patrimonio architettonico. Sono un simbolo
della parte imprenditrice della città,
intraprendente nelle arti e nella cultura, e lì
hanno sede le Gallerie d’Italia. Palazzo
Anguissola Antona Traversi, Palazzo Brentani
e il Palazzo della Banca Commerciale Italiana
ospitano grandi spazi espositivi dove si
trovano un museo dedicato all’Ottocento, e
una sezione dedicata al Novecento.
La mostra
In questi giorni le Gallerie d’Italia ospitano
una mostra che si intitola Homo ludens, ed è
mostre e musei
pag. 11
uomo che gioca
costruita sull’idea stessa di gioco. Vi sono
esposte opere di grandi artisti, fra cui
Fortunato Depero, Max Ernst, Ugo Nespolo, e
Enrico Baj.
“Homo ludens” significa l’uomo che gioca, e
comprende anche una sezione dedicata ai
libri d’artista per bambini e ragazzi... perché
anche i musei “per adulti” possono
organizzare mostre che pur non essendo
pensate per i piccoli funzionano benissimo
per visitatori bambini.
per informazioni:
http://www.gallerieditalia.com/it/eventi/ho
mo-ludens-quando-larte-incontra-il-gioco
pag. 12
musica in Israele
Una macedonia di musica
Giovedì 6 marzo eravamo in tanti a cantare
Gheshem gheshem accanto alla finestra,
siamo riusciti addirittura a far tornare il sole,
buffo no? Adesso siamo davvero pronti a
riprendere il discorso sulla musica israeliana,
quella macedonia ricca di tanti frutti diversi
di cui parlavamo nello scorso numero. In ogni
paese la musica narra la storia, gli ideali,
le vicende di un popolo. I ritmi, le
armonie, le melodie e le parole aiutano
a definire le caratteristiche personali, i
costumi e i rituali e la maggior parte
delle società ha una sua
produzione musicale da
centinaia o addirittura da
migliaia di anni. Il caso di
Israele particolare,
perché lo stato nasce solo
nel 1948, quindi è molto
giovane, ma la sua
musica, comincia a
formarsi già qualche
decennio prima, quando
alla fine dell’800 arrivavano i
primi gruppi di immigrati.
Immaginate questi uomini e
donne, che sbarcano nella terra dei
loro Padri dopo un lungo viaggio in
nave. Hanno in mano una valigia di cartone,
pochi abiti, qualche oggetto personale e tanti
sogni, tante speranze. E magari un violino e
qualche vecchia canzone dei loro villaggi della
Russia e della Polonia, ma soprattutto le
melodie di quella nuova lingua che diventerà
il loro legame più forte: l’ebraico. Tra loro vi
sono compositori e musicisti che creano
nuovi brani, affinché tutti si ritrovino uniti
nel canto della nuova patria. I testi parlano
dell’esperienza di vivere nella meravigliosa
terra in cui scorre latte e miele, che per il
momento offre olive e agrumi, si
addolciscono nelle ninne nanne e nelle storie
d’amore e mescolano le sonorità della musica
europea con i modi ritenuti “esotici”, con il
trillo yemenita e gli strumenti arabi.
E per unire il vasto popolo degli immigrati
viene creata la Shirah be Tzibbur, le adunanze
in cui si cantano i Shirei Eretz Israel, i canti
della Terra di Israele, che servono soprattutto
a insegnare la lingua ebraica ai nuovi
immigrati.
Sapete che la Shira betzibbur esiste ancora
oggi? E non solo in Israele, ma anche negli
Stati Uniti e diverte tutti, da Brooklyn a Los
Angeles, in un giovane sing along che ha già
compiuto 100 anni!
MARIA TERESA
Fa l'ebraista e la musicista e si ingegna per far incontrare quanto più possibile i
suoi due mondi. Ama viaggiare, camminare in montagna e divora i libri gialli.
Ha due bimbe, Micol Anna e Miriam Chiara con cui si diverte a cucinare e a
inventare storie fantastiche.
scienza
Un po’ di scienza con
Perche di notte fa buio?
Osservare le stelle di notte è una delle cose
che mi piace di più. Fin da bambino,
l’immensità del cielo stellato mi ha sempre
affascinato: quanti mondi lontani e
irraggiungibili, quanta maestà e mistero! E
quanto piccoli sembriamo noi
al confronto, su questo granello
di polvere in viaggio
nell’universo che chiamiamo
Terra.
Osservare le stelle non è
sempre facile: coloro che
abitano in città, per esempio,
sanno bene quanto può essere
faticoso scorgerle sopra i tetti
delle case. Le mille luci dei centri abitati
riempiono il buio, e spesso nascondono
completamente la volta celeste. Per fortuna,
mi è anche sempre piaciuto andare a
camminare in montagna, e, credetemi, non
c’è posto migliore della montagna di notte per
godere di un buio assoluto e penetrante. Tra
le creste dei monti, senza luci artificiali nel
raggio di chilometri, le stelle emergono allora
in tutto il loro splendore, quello che devono
aver osservato tutte le notti i nostri antenati,
prima che le illuminazioni notturne
diventassero così comuni.
Anche nelle notti più limpide, quando le stelle
brillano sulle nostre teste a milioni, la notte
rimane però buia. Vi siete mai
chiesti perché? Certo, di notte
non c’è il Sole, la stella più vicina
al nostro pianeta, a illuminare
con forza tutto. Ci sono però tutte
le altre stelle: non dovrebbero
bastare? Se la domanda vi sembra
banale, pensate invece che nei
secoli moltissimi scienziati si
sono scervellati cercando di
rispondere. La questione diventa
infatti facilmente intricata.
Immaginate per esempio che l’universo in cui
ci ritroviamo a vivere sia infinito (lo è? Non lo
è? Vedremo quello che ne sappiamo tra
poco), che infinito sia il numero di stelle che
lo riempiono, e che l’universo esista da
sempre. Se così fosse, in qualunque direzione
vuoi guardaste il cielo, ci sarebbe sempre
almeno una stella a illuminare i vostri occhi
segue a pag. 14
MARCO
Marco lavora fra la Svizzera e la Francia ed è fisico delle particelle, gli piace
leggere, fare origami e camminare in montagna. Beve troppo caffè e
mangerebbe solo pizza, leggendo fumetti, se solo non facesse così male alla
salute. Ha diverse chitarre e un cane, Oliver, che sembra molto interessato
alla fisica. www.borborigmi.org
pag. 14
segue da pag. 13
con i suoi raggi. Immagino già l’obiezione: ma
le stelle più lontane appaiono meno luminose,
la luce che emettono sarà più debole. Vero,
ma nella stessa fetta di cielo (che, ricordate,
abbiamo immaginato essere infinito), mano a
mano che vi allontanate ci saranno sì stelle
sempre meno luminose, ma anche sempre più
numerose. Le due cose, credetemi, si
compensano (si può dimostrare con un
conticino che vi risparmio): in questo caso, il
cielo sarebbe comunque illuminato più che
dal Sole di giorno. E allora?
Keplero, uno degli astronomi più famosi di
tutta la storia, si poneva la stessa domanda
già all’inizio del 1600. Lui risolveva così il
problema:
Keplero
siccome il cielo
notturno è buio,
allora questo
significa che
l’universo non può
essere infinito, così
come non può
essere infinito il
numero delle stelle.
Ma Newton, alla
fine del 1600, era invece convinto che
l’universo fosse invece infinito, e la sua idea
era piuttosto condivisa dai colleghi astronomi
dell’epoca. Per ovviare al problema, nei
decenni seguenti cominciarono a fioccare le
proposte di soluzione. Sì, dicevano alcuni,
l’universo sarà pure infinito come infinite
sono le stelle, ma la luce delle stelle più
lontane è però troppo debole per illuminare a
sufficientemente il cielo (abbiamo già visto
che questa soluzione non funziona: se
l’universo è perfettamente trasparente, la
luminosità totale non dipende dalla distanza
delle sorgenti luminose, ma solo da quante ce
ne sono, e, in questo caso, ce ne sarebbero
comunque troppe). Beh, ribattevano allora
scienza
altri, allora deve esserci nel cosmo una
qualche forma di polvere intergalattica, che
assorbe la luce delle stelle lontane,
impendendole di arrivare fin sulla Terra in
tutto il suo splendore (anche questa idea non
funziona: se le cose stessero così, le particelle
di questa fantomatica polvere si
scalderebbero ai raggi delle stelle tanto da
diventare incandescenti, emettendo a loro
volta luce).
Insomma, da quando è stata formulata per la
prima volta in termini scientifici, la domanda
“perché di notte fa buio?” non ha trovato
facilmente una risposta. C’è stato un
Newton
momento, nella
prima metà del
1800, in cui la
cosa disturbava
talmente gli
astronomi da
ribattezzare il
problema il
“paradosso di
Olbers”, dal nome
dell’astronomo
tedesco che nel 1826 ripeté a gran voce la
domanda che era già stata di Keplero due
secoli prima.
Un paradosso è un ragionamento che parte
da premesse apparentemente corrette (in
questo caso, l’universo è infinito e
immutabile, e ci sono infinite stelle), ma
porta a conclusioni palesemente assurde (il
cielo di notte dovrebbe essere illuminato più
che di giorno!). Non ci sono molti modi di
risolvere un paradosso: siccome il
ragionamento che porta dalle premesse alla
conclusione è di solito corretto, l’unica cosa
da fare è rimettere in questione le premesse.
La prima a essere attaccata fu l’uniformità
dell’universo: in effetti, le stelle non sono
scienza
pag. 15
sparpagliate nel cielo in modo regolare, ma
sono raggruppate in grappoli irregolari.
Forse, anche se le stelle sono infinite, gli spazi
vuoti tra di loro appaiono comunque bui (un
indizio: non funziona bene nemmeno questa
soluzione). Alcuni ritornarono allora indietro
sui passi di Newton, e iniziando a riprendere
seriamente in considerazione la soluzione di
Keplero: l’universo non sarebbe affatto
infinito, e conterrebbe un numero finito di
stelle (questa soluzione funzionerebbe, ma,
per quello che ne sappiamo oggi, non è
corretta).
Per la soluzione corretta al paradosso di
Olbers, gli astronomi avrebbero dovuto
aspettare l’inizio del 1900, quando cominciò a
farsi strada l’idea che l’universo non fosse
esistito da sempre, ma avesse un inizio e
un’età ben definiti. In effetti, se l’universo
non esiste da sempre, quando guardiamo lo
spazio la luce emessa dalle stelle più lontane
non ha ancora avuto il tempo di raggiungere i
nostri occhi. Proprio perché la velocità della
luce non è infinita, più lontano guardiamo nel
cosmo, più stiamo osservando fenomeni che
sono avvenuti indietro nel tempo.
Oggi il migliore modello che abbiamo
dell’universo in cui ci siamo trovati a vivere è
quello del big bang: l’universo sarebbe
originato da una sorta di esplosione iniziale,
circa quattordici miliardi di anni fa. Quando
osserviamo porzioni della spazio sempre più
lontane da noi, non c’è dunque molto che
possiamo vedere oltre a una distanza di
quattordici miliardi di anni luce, la distanza
che la luce nel vuoto può appunto percorrere
in quattordici miliardi di anni. Al di là di
questa distanza, da quello che ci è permesso
osservare dal nostro particolare punto di vista
sulla Terra, di fatto nessuna stella è stata
ancora creata. L’universo è di fatto troppo
giovane perché la luce eventualmente emessa
in quelle regioni possa averci già raggiunto. Ci
sono stelle in queste regioni dello spazio? C’è
qualcosa? Non possiamo dirlo. E, proprio
perché l’universo è “giovane” e in espansione,
ci sono zone la cui luce, sempre che esista
qualcosa da quelle parti a emetterla, non ci
raggiungerà proprio mai. L’universo potrebbe
ben essere infinito, ma la parte che possiamo
osservare dal granello di sabbia sul quale
viviamo rimarrà comunque circoscritta (in
termini cosmologici, s’intende!). Per questo, il
cielo di notte rimarrà buio ancora per un bel
po’, se non per sempre. Approfittatene!
DAFDAF
è a cura
di Ada Treves
di pagina in pagina
IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI
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Comitato scientifico:
rav Roberto
Della Rocca
rav Elia
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Redazione,
organizzazione
e controllo qualità:
Ada Treves,
Rossella Tercatin
Hanno collaborato: Marco Delmastro, Lucilla Efrati, Benedetta Guetta, Michele Luzzatto, Daniela Ovadia, Daniel Reichel, Adam
Smulevich, Nedelia Tedeschi, Rossella Tercatin e Guido Vitale. La testata è di Paolo Bacilieri. La copertina e la Strega Comanda
Color sono di Luisa Valenti. Le fotografie e le ricette a tavola sono di Benedetta Guetta. La morà Dafdafà è a cura di Nedelia
Tedeschi, che ha disegnato l’autoritratto nel box, mentre l’altra illustrazione è di Sonia Biscella. Per le pagine mostre e musei
ringraziamo le Gallerie d’Italia per la collaborazione. La pagina musica è di Maria Teresa Milano, e l’autore delle pagine
scienza di questo mese è Marco Delmastro. Le caricature di Jasmine, Maria Teresa e Daniela e Marco sono di Viola Sgarbi,
mentre Davidino, a pagina 16, è un personaggio di Enea Riboldi. Le faccine della gerenza sono di Giorgio Albertini. insieme
Consulenza artistica:
Impaginazione: G.D. Pozzi
Viola Sgarbi
Stampa: SEREGNI CERNUSCO S.r.l. - via Brescia 22 - 22063 Cernusco s/N. (Mi)
Supplemento a Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano - n.6/2012 - Direttore responsabile: Guido Vitale - Redazione: Lungotevere Sanzio 9 – Roma 00153 - Reg. Tribunale di Roma – numero 218/2009 – ISSN 2037-1543
noi siamo
e tu, chi sei?
Hai voglia di raccontare chi sei a tutti i
lettori? Stampa la scheda che abbiamo messo
nel sito www.dafdaf.it e scrivi a penna le
tue risposte senza uscire dai margini. Poi
spedisci la scheda e una tua foto a:
DAFDAF / UCEI
LUNGOTEVERE SANZIO 9
ROMA 00153
Tutte le schede saranno inserite nel sito e gli
autori di quelle pubblicate sul giornale
riceveranno la visita di un giornalista
di
; la merenda se vorrete sarà
l’occasione per farvi raccontare come nasce il
giornale e darci nuove idee.
Per scrivere alla redazione via posta
elettronica, mandate una mail a:
[email protected]
Domande e risposte
Come vi sarete accorti i
collaboratori di DafDaf
a volte cambiano, si
aggiungono persone nuove,
ma molte rubriche sono scritte
sempre dalle stesse persone, esperte
degli argomenti che abbiamo loro
affidato. Oltre a regalarci idee, testi e a volte
chiacchiere e risate si sono tutti
dichiarati disponibili a rispondere
alle vostre domande. Se qualcosa vi
interessa o incuriosisce potete
scrivere a DafDaf, gli indirizzi li
trovate qui sopra... noi gireremo le
vostre domande agli autori delle
rubriche, che risponderanno a
tutti; e qualcosa magari
pubblicheremo sulle
pagine del giornale.
sabato 22 - giovedì 27
marzo 2014
BolognaFiere - Padiglione 33
Ingresso Sud Moro
sabato - mercoledì 9.30 - 18.30 / giovedì 9.30 - 16.00
INGRESSO GRATUITO PER BAMBINI,
RAGAZZI E STUDENTI UNIVERSITARI - ADULTI € 5
Una grandissima libreria
internazionale per ragazzi
oltre 100 incontri con autori
1.000 illustrazioni da tutto il mondo
programma a cura di BolognaFiere
in collaborazione con Giannino Stoppani
Cooperativa Culturale
in collaborazione con
con il Patrocinio di