sto libro sono del tutto inventati e non hanno alcu

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Nota
I personaggi e gli avvenimenti descritti in questo libro sono del tutto inventati e non hanno alcuna relazione con persone reali vive o defunte.
Scrivendo questo libro, il mio secondo romanzo, sono rimasto assorbito non dal mio potere decisionale ma dal bisogno pressante con cui ognuno
dei personaggi equiparava la sopravvivenza alla
conservazione del punto di vista, in particolare all’essere come punto di vista. La coincidenza della
riscoperta della leggenda del Fiore della Memoria,
e la scoperta di ciò che ho chiamato la Stella della
Gravità, hanno fatto in modo che la memoria e il
punto di vista (rimosso, capovolto dalla Stella della
Gravità) diventassero i personaggi e lo sfondo ora
della celebrazione, ora della battaglia.
Cito una notizia riportata dalla Press Association:
“Un’indagine sulle distanze dalle galassie ha rivelato una cosa che all’inizio non sembrava plausibile: una galassia che pare essere relativamente vicina e al contempo distante sette miliardi di anni
luce... Si crede che a causare questo paradosso sia
il convergere della luce di un quasar (oggetto simile a una stella) distante dovuto alla gravità di una
galassia interposta”.
Sono stato molto influenzato da mia madre
(morta di recente) e da mio padre. La breve visita
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di mia madre in Nuova Zelanda e il matrimonio
lungo una vita di mio padre con le parole hanno
ispirato questo libro.
J.H.B.
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Prima Parte
La Stella della Gravità
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C’è una leggenda del Maharawhenua o Terra
della Memoria con la sua cittadina di Puamahara o
Fiore della Memoria, che lí si trova. Una giovane
donna, scelta dagli dei come collezionista della
memoria della sua terra, si reca in una regione tra
le montagne e il mare per andare alla sua ricerca; e
come in tutte le leggende, gli aiutanti, umani, animali, insetti o piante essi stessi guardiani del
mondo interiore della ricerca, creano o trovano il
tempo di sistemarsi in luoghi adatti – angoli, incroci, spiagge, confini – per offrire consigli, ammonire, incoraggiare e informare; e spesso chiedere un
sacrificio senza la promessa di alcuna ricompensa.
È un viaggio fatto di scelte, giudizi, logica – se...
allora... e anche... se non... perciò; le piccole parole che da sole hanno poco valore diventano strumenti di potere.
La leggenda racconta come la giovane donna liberò la memoria della terra quando colse e assaggiò il frutto maturo di un albero che cresceva nella
boscaglia: laddove Eva assaggiò il futuro proprio e
di Adamo, la donna del Maharawhenua assaggiò il
passato dentro il futuro, e rendendosi conto che la
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sua ricerca era giunta a conclusione, chiamò a raccolta la gente della terra. Per molti anni senza altra
funzione umana che quella di raccontatrice di storie, la donna narrò la memoria, e quando un giorno
gli ascoltatori tornarono, si accorsero che la collezionista di memoria era scomparsa e al suo posto
cresceva un albero con un unico fiore chiamato, allora, il Fiore della Memoria da cui, cosí si dice, di
tanto in tanto può spuntare un frutto invisibile ai
più.
La città di Puamahara sorse dove l’albero della
memoria fiorí per la prima volta. Si dice che i frutteti alla periferia di Puamahara abbiano qualche relazione con il seme del primo frutto gettato tra le
felci dal primo custode della memoria della terra.
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I poeti che vivono nella realtà inimmaginabile
sono sempre stati al corrente della Stella della Gravità; adesso chiunque la conosce come una verità
fisica di tutti i giorni. Le percezioni ordinarie sono
negate, capovolte, la mente viene spinta a forza in
un canale di ciò che un tempo era inconoscibile in
quanto inimmaginabile. Sono nate nuove stagioni,
nuove intemperie, nuovi climi; le vecchie e beneamate leggende salgono in superficie; la Stella della
Gravità potrebbe risplendere in ogni strada di ogni
città.
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LA LEGGENDA DEL FIORE DELLA MEMORIA
Era cosí che stavano le cose in Kowhai Street,
Puamahara? Al tempo di questi strani avvenimenti, nella città del Fiore della Memoria non
c’erano cottage di taglialegna, né foreste di abeti
bianchi; non c’erano volpi o lupi sepolti da
tempo nelle menti di gran parte degli abitanti. I
viaggi e le ricerche altrove nella terra venivano
fatti per il carbone, le pietre preziose, i terremoti,
le eruzioni vulcaniche, cambiamenti di paesaggio, la comparsa e la scomparsa di fiumi, laghi e
mari che riflettono il loro equivalente spirituale
interiore, lo sviluppo e la decadenza di miti e leggende, stagioni di rinascita, esplosioni reali come
quelle determinate dagli eventi geologici. C’è abbastanza scompiglio sulla terra familiare sotto i
cieli familiari, ma in un tempo di scoperte che capovolgono credenze mai messe in discussione, in
piccole sacche del mondo quotidiano, potrebbe
regnare un caos inesplicabile.
A Puamahara la leggenda del Fiore della Memoria, riscoperta e rafforzata dall’Ufficio Turistico, diventò il tesoro della città. Le città, come
molti sanno, hanno prosperato più grazie alle
loro leggende che all’oro, il petrolio, le pietre
preziose. Nel porto che segna l’ingresso in una
città, una statua che raffigura una storia amata attirerà più turisti di una strada di ricchi mercanti.
La leggenda di Puamahara e del Maharawhenua
fu presa, riraccontata, valorizzata, illustrata. Una
scultura di gesso raffigurante un albero con un
unico grosso fiore sospeso sul ramo più alto
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venne eretta in fretta e furia all’ingresso dei frutteti al confine della città. Puamahara, il Fiore
della Memoria.
E quasi a rafforzare la leggenda, il Maharawhenua e Puamahara sono aree orticole naturali dove
la fertilità del suolo è nutrita dalle ossa frantumate
di fiumi scomparsi e dal sangue di generazioni passate, e dove perfino i giardini della città fioriscono
in modo sbalorditivo in una varietà di piante locali
ed esotiche. La stessa Puamahara ha gradualmente
nascosto la terra sotto il cemento. È nota come città
in cui i viaggiatori passano senza fermarsi o si fermano solo per riposarsi; per la maggior parte dell’anno non si vedono visitatori. La strada principale, Tyne Street, parte della strada maestra nord-sud,
porta enormi camion di pecore e bestiame, autocisterne di benzina e latte, giganteschi furgoni che
proclamano, Vi Portiamo Ovunque; e viaggiatori
che si dirigono a nord, verso il sole, il rumore, la
ricchezza, e a sud verso le montagne, le ombre, lo
spazio e i vicini continenti di ghiaccio. Le case
sono disposte ordinatamente a est e a ovest della
strada maestra principale, in vie cui i coloni inglesi hanno dato i nomi dei fiumi e delle città che non
avrebbero più rivisto, o che coloro che sentivano di
appartenere alla terra hanno chiamato con i nomi
degli alberi locali – manuka, rata, kowhai, kauri,
visto che gli alberi furono i primi eroi dei coloni,
gli eroi conquistati che con il tempo diventarono il
nemico.
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LA LEGGENDA DEL FIORE DELLA MEMORIA
Chi vive a Puamahara? Perfino una piccola
cittadina di tredicimila abitanti ha le sue strade
dei ricchi e le sue strade dei poveri, la ricchezza
osservata nelle case costruite in maniera elaborata con alte recinzioni, ampi vialetti, piscine; la
povertà nei lotti dove auto sfasciate giacciono abbandonate tra l’erba alta dei prati sul davanti, e i
paletti delle recinzioni si sorreggono a vicenda,
recisi dalla loro radice originaria nella terra. Puamahara ha tre impresari di pompe funebri, tre veterinari, i soliti giardini d’infanzia, scuole, chiese; un centro medico; una biblioteca; un centro
culturale che ha sede in una vecchia casa vittoriana in cui vengono allestite mostre di dipinti,
sculture, oggetti d’artigianato, ceramiche; un
marae 1 fuori città dove le famiglie maori si riuniscono; un negozio d’arte dove si possono fare
incorniciare i quadri e comprare stampe di fiori,
alberi, bambini dagli occhi grandi e gattini. Puamahara ha i suoi partiti politici con le rispettive
sedi, i suoi agenti immobiliari; un ippodromo, un
campo da football, parchi, un’area riservata alla
fiera agricola e zootecnica stagionale, ai circhi
viaggianti e alle fiere dei divertimenti; e, a qualche chilometro dalla città, verso le montagne,
un’area per picnic vicino al fiume.
1 CASA CERIMONIALE MAORI.
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A Puamahara, conosciuta come un “buon”
posto in cui ritirarsi, ci sono più case e ospedali per
anziani che a cose normali in cui osservare le montagne e i giardini fioriti e sognare il mare lontano,
mentre la comoda strada nord-sud porta parenti e
amici in visita. Tutti sottolineano come Puamahara
sia “perfettamente adatta” per gli istituti, per vivere, per morire. Inoltre, fuori città, sorge la Casa di
Manuka per le persone Intellettualmente Handicappate di tutte le età; vicino al mare c’è invece la
Casa per Ragazzi Difficili.
Come tutte le piccole città, Puamahara ha le sue
fazioni, frizioni, finzioni e frazioni. Stratford con le
sue montagne, Christchurch e Wanganui e Hamilton e Dunedin con i loro fiumi, Napier con la sua
spiaggia e il ricordo del grande terremoto, Wellington con il suo porto – nessuno di questi luoghi può
offuscare la fama di Puamahara e della sua leggenda. Regna incontrastata senza doversi mettere a rivaleggiare in quanto a visitatori, servizi, strutture
portuali, e senza neppure un’Amministrazione Portuale alla continua ricerca di scandali.
Puamahara torna sempre alla consolazione e all’orgoglio della leggenda; e del cielo. Puamahara
ha un cielo senza pari.
E adesso, la Stella della Gravità.
Non fraintendetemi. Questa non vuole essere
un’analisi sociologica di una prosperosa cittadina
neozelandese fatta di immigrati inglesi, scozzesi,
gallesi, centroeuropei, cinesi e delle isole del Pacifico; e dei suoi abitanti originari, i maori, che qui
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LA LEGGENDA DEL FIORE DELLA MEMORIA
non possiedono praticamente nessuno dei beni materiali cui il paese dà tanta importanza, che vivono
nelle strade delle macchine abbandonate, che spesso sono disoccupati, e stanno a casa a riparare o ricostruire auto e a coltivare fiori e orti. La loro invidiata ricchezza sta nel possesso del tempo e nel
fatto di essere gli unici abitanti per cui la leggenda
è stata una crescita d’amore e non il possesso improvviso di un racconto messo insieme per allettare i turisti e guadagnare più soldi per Puamahara.
Questa, tuttavia, non vuole essere un’analisi dei
primi e degli ultimi, uno sprone alla perfezione in
una società sempre imperfetta di esseri umani. Eppure potrebbe contenere il desiderio della “certezza immutabile della verità”.
È un’altra storia della cittadina del Fiore della
Memoria, della Stella della Gravità, la prospettiva
dell’improvviso annientamento della percezione
consueta di lontananza e vicinanza, il saltare delle
bande di acciaio che un tempo irrigidivano il contenitore della conoscenza, lo stillare della percezione
di tempo e spazio, nonostante all’inizio la forma persista come se fosse ancora trattenuta, eppure basta
fare attenzione per notare le fenditure che si allargano in quello che è sempre stato considerato il fondamento della percezione. Vicino e lontano, allora e
adesso, qui e là, le parole familiari della lingua di
spazio e tempo appaiono inutili, mucchi di detriti.
Le parole più piccole hanno sollevato il peso di
secoli di sapere e l’hanno portato dove non possiamo arrivare.
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