31 DICEMBRE
Conclusione della festa della Natività nella carne del
Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo
Al Vespro
Al Signore a te ho gridato, sostiamo allo stico 6 e
cantiamo le stichirà idiòmela.
V
Tono 2. Di Germano.
enite, esultiamo nel Signore, esponendo questo
mistero: il muro di separazione che era frammezzo è abbattuto, la spada di fuoco retrocede e i
cherubini si ritirano dall’albero della vita e anch’io
partecipo del paradiso di delizia da cui ero stato
scacciato per la disobbedienza; poiché l’Immagine
perfetta del Padre, l’impronta della sua eternità,
prende forma di servo, procedendo da Madre ignara
di nozze, senza subir mutamento: ciò che era è rimasto, Dio vero e ciò che non era ha assunto, divenendo
uomo per amore degli uomini. A lui acclamiamo: O
Dio, nato dalla Vergine, abbi pietà di noi (2).
Di Anatolio.
Nascendo il Signore Gesù dalla Vergine santa,
tutto s’illumina: i pastori infatti vegliano nei campi, i
magi adorano e gli angeli cantano, Erode si agita,
perché è apparso nella carne Dio, Salvatore delle nostre anime (2).
Il tuo regno, Cristo Dio, è regno di tutti i secoli e
il tuo potere di generazione in generazione. Tu che
ti sei incarnato per opera del Santo Spirito e sei divenuto uomo dalla Semprevergine Maria, come luce
su di noi sei rifulso, o Cristo Dio, col tuo avvento:
luce da luce, riflesso del Padre, hai illuminato ogni
creatura. Ogni spirito ti loda come immagine della
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paterna gloria. Tu che sei e che eri e che come Dio
dalla Vergine sei rifulso Dio, abbi pietà di noi!
Che cosa ti offriremo, o Cristo? Tu per noi sei apparso uomo sulla terra. Ciascuna delle creature da te
create ti offre la sua riconoscenza: gli angeli l’inno, i
cieli la stella, i magi i doni, i pastori lo stupore, la
terra la grotta, il deserto la mangiatoia; ma noi una
Madre Vergine! O Dio che sei prima dei secoli, abbi
pietà di noi!
Gloria. E ora. Stesso Tono. Di Kassia.
A
ugusto divenne monarca sulla terra e cessò la
pluralità dei poteri umani; e con la tua incarnazione dalla Pura, fu annientato il politeismo idolatra. Le città furono poste sotto un unico governo universale e le genti credettero a un unico dominio
della Divinità. Furono registrati i popoli per decreto
di Cesare e noi fedeli siamo stati segnati con il nome
della tua Divinità, di te, nostro Dio fatto uomo.
Grande è la tua misericordia, Signore, gloria a te.
Ingresso, Luce gioiosa, prokìmenon.
Apòstica Idiòmela. Tono 2. Di Germano.
ggi s’è compiuto un grande e straordinario
prodigio; la Vergine partorisce e il suo grembo
resta incorrotto; il Verbo si fa carne e non si separa
dal Padre: gli angeli glorificano con i pastori e noi
con loro acclamiamo: Gloria a Dio negli eccelsi e pace sulla terra.
Stico. Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla
mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello
dei tuoi piedi.
Tono 3. Dello stesso.
Oggi la Vergine partorisce il Creatore di tutti;
l’Eden offre la grotta e la stella indica Cristo, sole
O
2
per quanti sono nelle tenebre. I Magi hanno adorato con doni, illuminati dalla fede. I pastori han visto
il prodigio, mentre gli angeli inneggiano e dicono:
Gloria a Dio negli eccelsi.
Stico. Dal seno prima della stella del mattino ti ho
generato. Il Signore ha giurato e non si pentirà.
Stesso Tono. Di Anatolio.
Nato il Signore Gesù in Betlemme di Giudea, i
magi, giunti dall’Oriente, adorarono Dio fatto uomo
e aperti subito i loro scrigni, offrirono doni preziosi:
oro puro per il Re dei secoli; incenso per il Dio
dell’universo; mirra per l’Immortale, come morto di
tre giorni. Genti tutte, venite, adoriamo Colui ch’è
nato per salvare le nostre anime.
Gloria. Tono 4. Di Giovanni, monaco.
allegrati Gerusalemme, tripudiate, voi tutti che
amate Sion; oggi è sciolto l’antico vincolo della
condanna di Adamo, aperto per noi il paradiso, il
serpente è disarmato; ora infatti ha visto colei che
un tempo ingannò divenire Madre del Creatore. O
abisso della ricchezza, della sapienza e della scienza
di Dio! Colei che aveva procurato la morte a ogni
carne, come strumento del peccato, divenne primizia di salvezza per tutto il mondo mediante la Madre di Dio, poichè da lei nasce bambino Dio perfettissimo: con la sua nascita egli sigilla la verginità di
lei, con le fasce scioglie le catene dei peccati e sana
con la sua infanzia le penose doglie di Eva. Danzi
dunque tutto il creato ed esulti, perchè Cristo è venuto a richiamarlo dall’esilio e salvare le nostre anime.
E ora. Stesso tono. Di Anatolio.
Dimorasti in una grotta, Cristo Dio, una mangiatoia ti accolse, pastori e magi ti adorarono. Si com-
R
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piva allora l’annunzio dei profeti e le potenze angeliche stupivano acclamando e dicendo: Gloria alla
tua condiscendenza, o solo amico degli uomini.
Apolytìkion. Tono 4.
a tua nascita, Cristo nostro Dio fece sorgere al
mondo la luce della conoscenza: con essa, gli
adoratori degli astri furono istruiti da una stella ad
adorare te, sole di giustizia e a conoscere te, Oriente
dall’alto. Signore, gloria a te (3).
L
Al Mattutino.
V
Dopo la prima sticologia, kàthisma.
Tono 4. Resto attonito Giuseppe.
enite, fedeli, andiamo a vedere dove Cristo è
nato; seguiamo con i magi, re d’oriente, la direzione che indica la stella. Là gli angeli senza sosta
inneggiano; i pastori vegliano nei campi, elevando il
degno cantico: Gloria negli eccelsi a colui che oggi in
una grotta è stato partorito dalla Vergine e Madre di
Dio, a Betlemme di Giudea (2).
P
Dopo la seconda sticologia, kàthisma, uguale.
erché stupisci, Maria, perché sei sbigottita per
l’accaduto? Perché, dice, ho generato nel tempo
il Figlio precedente il tempo, senza conoscer per lui
concepimento. Come, ignara d’uomo, partorisco un
figlio? Chi mai vide un concepimento senza seme?
Quando Dio vuole è superato l’ordine della natura,
com’è scritto. Cristo è partorito dalla Vergine, a Betlemme di Giudea (2).
L’
Dopo il polyèleos, kàthisma, uguale.
assolutamente incontenibile come fu contenuto in grembo? Colui che è nel seno del Padre,
come sta fra le braccia della Madre? Ma come seppe,
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volle e gli piacque: senza carne, s’incarnò volontariamente; per noi Colui che è divenne ciò che non
era e non uscendo dalla natura, partecipò della nostra argilla. Duplice fu partorito Cristo, volendo riempire il mondo superno (2).
Seguono i canoni. Il seguente canone, di Cosma, ha
questo acrostico: Cristo, fatto mortale, rimane, qual
era, Dio.
C
Ode 1. Tono 1. Irmòs.
risto nasce, glorificate; Cristo scende dai cieli,
andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi. Cantate al Signore da tutta la terra e con letizia
celebratelo, o popoli, perché si è glorificato.
Colui che, fatto a immagine di Dio era perito per
la trasgressione, divenendo del tutto preda della
corruzione, decaduto dalle altezze della vita divina,
il sapiente Artefice di nuovo lo plasma, perché si è
glorificato.
Il Creatore, vedendo perdersi l’uomo che con le
sue mani aveva fatto, piegati i cieli, discende e ne
assume tutta la sostanza dalla divina Vergine pura,
prendendo veramente carne, perché si è glorificato.
Il Cristo Dio, sapienza, Verbo, potenza, Figlio e
splendore del Padre, restando nascosto a tutte le potenze ultramondane e terrestri, fatto uomo ci ha
riacquistati, perché si è glorificato.
H
Altro canone giambico.
Del monaco Giovanni. Stesso tono. Irmòs.
a salvato il suo popolo tra i prodigi, il Sovrano, riducendo un tempo a terra asciutta
l’umida onda del mare. Ma nascendo volontariamente dalla Vergine, apre per noi un sentiero prati-
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cabile per i cieli. Noi dunque glorifichiamo lui, per
essenza uguale al Padre e ai mortali.
Viscere santificate, chiaramente prefigurate dal
roveto che non si consumava, hanno portato il Verbo Dio unito alla natura degli uomini per liberare il
seno di Eva menomato dall’antica maledizione; e
noi mortali lo glorifichiamo.
O Verbo il cui splendore precede il sole e che sei
venuto a mettere fine al peccato, la stella ti ha mostrato chiaramente ai Magi in una povera grotta, Dio
compassionevole; e nelle fasce che ti avvolgevano ti
videro, pieni di gioia, insieme mortale e Signore.
Katavasìe. I due irmì.
A
Ode 3. Irmòs.
l Figlio che prima dei secoli immutabilmente
dal Padre è stato generato e negli ultimi tempi
dalla Vergine, senza seme, si è incarnato, a Cristo
Dio acclamiamo: Tu che hai innalzato la nostra fronte, santo tu sei, Signore.
L’Adamo fatto di terra, che aveva partecipato di
quel soffio superiore, ma era caduto nella corruzione, sedotto dalla donna, scorgendo il Cristo nato di
donna, grida: O tu che per me sei divenuto come
me, santo tu sei, Signore.
Ti sei reso simile a un vile oggetto di fango, o Cristo; partecipando della realtà inferiore della carne, ci
hai dato di comunicare alla divina natura, divenendo uomo e rimanendo Dio; tu hai sollevato la nostra
fronte, santo tu sei, Signore.
Rallegrati, Betlemme, regina dei capoluoghi di
Giuda: poiché colui che pasce Israele e sta sulle spalle
dei cherubini, Cristo, uscendo manifestamente da te e
sollevando la nostra fronte, è divenuto re di tutti.
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A
Irmòs giambico.
ccetta, benefattore, gli inni dei tuoi servi e umilia
lo sguardo altero del nemico; porta al di sopra
del peccato, tu che tutto vedi, i tuoi cantori, o beato,
saldamente confermati sul fondamento della fede.
Il coro dei pastori, ammesso a contemplare
l’augustissimo parto della Sposa senza macchia,
stupì per il prodigio che supera la comprensione,
quando la schiera degli angeli incorporei cantava il
Cristo, Re verginalmente incarnato.
Colui che regna nei cieli altissimi nella sua misericordia giunge tra noi dalla Vergine non sposata;
essendo prima immateriale, il Verbo in questi ultimi
tempi si è gravato della nostra carne, perché dopo la
sua caduta il primo creato possa elevarsi fino a lui.
Katavasìe. I due irmì.
Ypakoí. Tono pl. 4.
l cielo ha portato la primizia delle genti a te, bambino che giaci in una mangiatoia, chiamando i
magi per mezzo di una stella: ed essi rimasero stupiti
non alla vista di scettri o troni, ma della povertà estrema; che cosa infatti più misero di una grotta? Che
cosa più umile delle fasce? Qui risplendeva la ricchezza della tua divinità, Signore, gloria a te.
Quando leggiamo l’Ypakoí il kàthisma viene omesso
come riportato nei Typikà liturgici.
I
Kathisma. Tono pl. 4. Dell’incarico.
l cielo si rallegra e la terra esulta di gioia, poiché è
nato sulla terra l’Agnello di Dio, donando al
mondo la redenzione: il Verbo, che è nel seno del
Padre, infatti, è sorto senza seme dalla Vergine; i
Magi stupirono, vedendolo nascere a Betlemme come un bambino: l’universo lo glorifica.
I
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V
Ode 4. Irmòs.
irgulto dalla radice di Iesse e fiore da essa procedente, o Cristo, dalla Vergine sei germogliato,
dal boscoso monte adombrato, o degno di lode: sei
venuto incarnato da una Vergine ignara d’uomo, tu,
immateriale e Dio. Gloria alla tua potenza, Signore.
Giacobbe un tempo ti aveva predetto come attesa
delle genti, o Cristo, sorto dalla tribù di Giuda e venuto a predare le ricchezze di Damasco e le spoglie
di Samaria, mutando l’errore in fede a Dio gradita.
Gloria alla tua potenza, Signore.
Sorgendo come stella da Giacobbe, o Sovrano,
colmasti di gioia gli iniziati alle parole dell’antico
indovino Balaàm, i sapienti scrutatori degli astri, a
te condotti come primizia delle genti e li hai accolti
pubblicamente con i loro doni accetti.
Sei sceso nel grembo della Vergine come pioggia
sul vello, o Cristo e come gocce stillanti sulla terra;
gli etiopi, la gente di Tarsis, le isole dell’Arabia, di
Saba e della Media, i capi di tutta la terra, ti adorarono, Salvatore. Gloria alla tua potenza, Signore.
I
Irmòs giambico.
l profeta Avvacùm, con i suoi canti, prediceva un
tempo la riplasmazione della stirpe umana, fatto
degno di vederla in figura, ineffabilmente. Come
bimbo neonato è uscito infatti il Verbo dalla montagna della Vergine per riplasmare i popoli.
Volontariamente simile agli uomini, Dio altissimo, sei nato dalla Vergine assumendone la carne,
per distruggere il veleno della testa del serpente e
condurre ogni mortale dalle porte senza sole alla luce e alla vita.
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Nazioni un tempo affondate nell’abisso della
corruzione, scampati tutti i colpi del nemico, levate
le mani, ritmate i vostri canti per onorare Cristo, unico benefattore, che viene per misericordia in mezzo a noi.
Vergine sorta dalla radice di Iesse, oltrepassasti
gli orizzonti della natura dei mortali partorendo il
Verbo Dio precedente tutti i tempi, quando lui stesso volle varcare nella sua incomprensibile discesa la
soglia chiusa del tuo grembo.
Katavasìe. I due irmì.
Ode 5. Irmòs.
io della pace, Padre delle misericordie, tu ci hai
inviato l’angelo del tuo gran consiglio per donarci pace; guidati dunque alla luce della conoscenza di Dio, vegliando sin dai primi albori, noi ti glorifichiamo, amico degli uomini.
Per ubbidire al decreto di Cesare ti registrasti tra
gli schiavi e liberasti noi, schiavi del nemico e del
peccato, o Cristo, divenendo del tutto povero come
noi e divinizzando ciò che era di terra con questa
stessa unione e comunione.
Ecco, come un tempo fu detto, la Vergine ha concepito e partorito il Dio fatto uomo e vergine rimane.
Grazie a lei con Dio riconciliati, cantiamola dunque
con fede, noi peccatori, come vera Madre di Dio.
Irmòs giambico.
ieni, o Cristo, a noi che dalla notte di tenebroso
inganno, ora in veglia, a te inneggiamo, come a
benefattore; donaci il perdono, appianandoci il
cammino per cui ascendere e trovare la gloria.
Il Sovrano, che con la sua venuta nella carne
spezzò la crudele inimicizia tra gli uomini e Dio, di-
D
V
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strusse la funesta forza dell’omicida, riunendo il
mondo con gli esseri immateriali e ristabilendo il favore del Padre verso il creato.
Il popolo un tempo ottenebrato ha visto in pieno
giorno la luce degli splendori altissimi: il Figlio infatti porta in eredità a Dio le genti e distribuisce la
grazia ineffabile anche dove il peccato fioriva molto.
Katavasìe. I due irmì.
Ode 6. Irmòs.
I
l mostro marino dalle sue viscere, ha espulso come embrione Giona, quale lo aveva ricevuto; il
Verbo, dopo aver dimorato nella Vergine e avere assunto la carne, da lei è uscito, custodendola incorrotta: poiché egli ha preservato la madre indenne
dalla corruzione cui non era sottostata.
E’ venuto incarnato Cristo nostro Dio, dal Padre
generato prima della stella del mattino; colui che tiene le redini delle potenze immacolate è deposto nella
greppia di animali senza ragione, avvolto in povere
pezze, ma scioglie le aggrovigliate catene delle colpe.
Il Figlio fu partorito come neonato dall’argilla di
Adamo e venne dato ai fedeli: egli è padre e principe del secolo futuro ed è chiamato angelo del gran
consiglio, Dio forte e con potenza domina il creato.
S
Irmòs giambico.
tando Giona nei penetrali marini, ti pregava di
venire e di fermare la tempesta. E io, ferito dal
dardo del tiranno, o Cristo, ti chiedo di venire, come
distruttore del male, prevenendo la mia indolenza.
Dio Verbo, in principio presso Dio, vedendo che
un tempo la nostra natura non poté custodirsi, la
consolida oggi, scendendo lui stesso per una seconda comunione, mostrandola di nuovo impassibile.
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Sorto per noi dalla discendenza di Abramo per
rialzare i suoi figli caduti nelle tenebre del peccato,
che li aveva piegati a terra, colui che abita la luce
volle giacere, malgrado la sua dignità, nella greppia
per la salvezza dei mortali.
Katavasìe. I due irmì.
L
Kontàkion. Tono 3. Autòmelo.
a Vergine oggi partorisce il sovrasostanziale e la
terra offre all’inaccessibile la grotta. Gli angeli
cantano gloria con i pastori e i magi viaggiano con la
stella perché per noi è nato, piccolo bimbo, il Dio
che è prima dei secoli.
Ikos.
Betlemme ha aperto l’Eden, venite a vedere: troviamo nel nascondimento le delizie; venite, riceviamo
nella grotta le gioie del paradiso. Là è apparsa la radice non innaffiata che fa germogliare il perdono; là si è
trovato il pozzo da nessuno scavato, a cui Davide un
tempo aveva desiderato bere: là è la Vergine che, partorito il bambino, ha subito estinto la sete di Adamo e
Davide: affrettiamoci dunque al luogo dove è stato
partorito piccolo bimbo, il Dio che è prima dei secoli.
Sinassario.
Il 31 di questo mese memoria della nostra beata
madre Melania la romana.
Stichi. Non una mano materiale, ma divina iscrisse Melania con nero inchiostro nel libro della vita. Il
31 Melania lasciò questa vita.
Lo stesso giorno memoria del santo martire e presbitero Zotico, orfanòtrofo.
Stichi. Trascinato da cavalli Zotico volò in cielo,
dopo esser partito dalla terra.
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Lo stesso giorno san Gelasio si addormentò in
pace.
Stichi. Gelasio all’inizio e alla fine di questa vita
irrise questa ridicola esistenza.
Lo stesso giorno perirono le sante dieci vergini alle quali furono estirpati gli occhi e lacerati i fianchi a
Nicomedia.
Stichi. Il coro delle dieci vergini subì una nobile
passione ai fianchi e agli occhi.
Lo stesso giorno la santa martire Olimpiodora periva tra le fiamme.
Stichi. Olimpiodora, per aver subito il fuoco stoicamente, riceve in dono il mio inno, non la palma olimpica.
Lo stesso giorno san Gaio si addormentò in pace.
Stichi. Molte pene affrontò il divino Gaio e ora riceve le splendide ricompense.
I santi martiri Vussiris, Gaudenzio e Nemi perirono di spada.
Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà e
salvaci. Amìn.
I
Ode 7. Irmòs.
fanciulli allevati nella pietà, disprezzando un
empio comando, non si lasciarono atterrire dalla
minaccia del fuoco, ma stando tra le fiamme cantavano: O Dio dei padri, tu sei benedetto.
I pastori che vegliavano nei campi ricevettero una
luminosa visione che li stupì: la gloria di Dio rifulse
intorno a loro e un angelo gridava: Inneggiate, perché è nato Cristo. O Dio dei padri, tu sei benedetto.
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Subito, mentre ancora l’angelo parlava, le schiere
del cielo presero ad acclamare: Gloria a Dio negli eccelsi, pace sulla terra e per gli uomini benevolenza:
Cristo è rifulso. Dio dei padri, tu sei benedetto.
Che discorso è questo? Si dissero i pastori; andiamo a vedere l’evento, il Cristo divino. Raggiunta
Betlemme, con la Madre adoravano cantando: O Dio
dei padri, tu sei benedetto.
A
Irmòs giambico.
descàti dall’amore per il Re dell’universo, i
fanciulli sdegnarono l’empio vaniloquio del tiranno che tremendamente infuriava. Si ritirò il fuoco incessante davanti ad essi che dicevano al Sovrano: in eterno tu sei benedetto.
Brucia i servi senza pietà, ma risparmia i fanciulli,
la fiamma ardente e crepitante ardendo sette volte
di più, poiché su coloro che essa avvolgeva il Signore effuse per la loro pietà l’abbondante rugiada.
Tu che ci vieni in aiuto, Gesù Cristo, prendendo
ineffabilmente come scudo l’incarnazione, hai svergognato l’avversario dei mortali donando loro in
questa forma la divinizzazione il cui desiderio ci aveva fatto cadere dall’alto nei marosi della tenebra.
Di un mondo dominato dalle passioni, Altissimo,
hai distrutto il peccato con il suo feroce sguardo, il
suo infinito orgoglio, il suo delirio indecente; quanti
un tempo aveva sedotto, oggi, Benefattore, li salvi
dalle sue reti incarnandoti volontariamente.
Katavasìe. I due irmì.
Ode 8. Irmòs.
a fornace che effondeva rugiada è stata immagine di una meraviglia che oltrepassa la natura:
essa infatti non bruciò i giovani che aveva ricevuto,
L
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come neppure il fuoco della divinità bruciò il
grembo della Vergine in cui era disceso; noi dunque
inneggiando cantiamo: Tutta la creazione benedica
il Signore e lo sovresalti per tutti i secoli.
La figlia di Babilonia trascinò via da Sion i figli di
Davide presi in guerra; ma le inviò poi i magi suoi
figli, per supplicare la figlia di Davide che accolse
Dio. Perciò inneggiando cantiamo: Tutto il creato
benedica il Signore e lo sovresalti per tutti i secoli.
Il lutto aveva fatto deporre gli strumenti del canto: non cantavano fra i barbari i figli di Sion: ma il
Cristo, sorto da Betlemme, scioglie ogni inganno di
Babilonia e mette fine all’armonia delle sue musiche;
perciò inneggiando cantiamo: Tutto il creato benedica il Signore e lo sovresalti per tutti i secoli.
Babilonia ricevette le spoglie della regina Sion e le
sue ricchezze conquistate con la lancia; ma Cristo,
con la guida della stella, trae a Sion i suoi tesori e i
suoi re astrologi. Per questo inneggiando cantiamo:
Tutto il creato benedica il Signore e lo sovresalti per
tutti i secoli.
Irmòs giambico.
fanciulli dell’antico patto, avvolti dalle fiamme
senza venir consumati, sono figura del grembo
della Vergine che genera oltre natura, restando sigillato. Compiendo questo e quello con un unico prodigio, la grazia fa sorgere le genti ad inneggiare.
Liberato dall’impura tentazione di esser divinizzato per la seduzione, tutto il creato come i fanciulli
canta con tremore il Verbo eterno e la sua discesa,
temendo di offrire una lode senza credito, essendo
corruttibile, malgrado la sapienza che lo sostiene.
Vieni a riportare, o risveglio delle nazioni,
l’umanità errante dalle colline desolate ai pascoli
I
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pieni di fiori e porre fine alla forza brutale
dell’omicida, mostrandoti nella tua compiacenza allo stesso tempo uomo e Dio.
Katavasìe. I due irmì.
Ode 9. Irmòs.
Magnifica, anima mia, colei che è più venerabile e
gloriosa delle superne schiere.
V
edo un mistero strano e portentoso: cielo, la grotta, trono di cherubini, la Vergine e la greppia,
spazio in cui venne posto a giacere l’Incontenibile
Cristo Dio, che noi celebriamo e magnifichiamo.
Magnifica, anima mia, il Dio che nella carne dalla
Vergine fu partorito.
Vedendo l’insolito corso di una stella del cielo
luminosissima, inconsueta e nuova, appena apparsa,
i magi compresero che nella terra di Betlemme era
nato Cristo Re per la nostra salvezza.
Magnifica, anima mia, il Re partorito nella grotta.
Dicevano i magi: Dov’è il Re bambino neonato, la
cui stella è apparsa? Siamo venuti infatti a venerarlo. Il folle Erode, nemico di Dio, si turbò, pensando
di uccidere Cristo.
Magnifica, anima mia, il Dio adorato dai magi.
Erode precisò il tempo della stella, che guidò i
magi a Betlemme per adorare con doni Cristo, ma
da lui guidati in patria, essi lasciarono il crudele infanticida, prendendosene gioco.
Irmòs giambico.
Oggi la Vergine, dentro alla grotta, partorisce il
Sovrano.
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E’
facile, perché privo di pericolo, accontentarci
del silenzio, per timore; mentre è cosa difficile
intessere per amore, o Vergine, inni di ardente fervore. Donaci dunque, o Madre, forza adeguata
all’intenzione.
Oggi da Madre Vergine, il Sovrano è partorito
come piccolo bimbo.
E’ facile, perché privo di pericolo (come sopra).
Gloria.
Magnifica anima mia, la forza della divinità trisipostatica e indivisibile.
Contemplate le immagini oscure e le ombre passate del Verbo, o Madre pura, ora che egli è apparso
dalla porta chiusa, fatti degni della luce della verità,
giustamente benediciamo il tuo grembo.
E ora.
Magnifica anima mia, colei che ci ha riscattati dalla maledizione.
Raggiunto l’oggetto del suo desiderio e ottenuta
la venuta di Dio, il popolo che gioisce in Cristo implora ora la rigenerazione, perché questa gli dà la vita: tu dunque, Vergine senza macchia, concedi la
grazia di adorarne la gloria.
Katavasìe. I due irmì.
Magnifica, anima mia, colei che è più venerabile e
gloriosa delle superne schiere.
Vedo un mistero strano e portentoso, ecc.
Magi e pastori sono venuti ad adorare Cristo, nato nella città di Betlemme.
E facile ecc.
16
C
Exapostilarion. Autòmelo.
i visitò dall’alto il nostro Salvatore, oriente degli
orienti e noi, nelle tenebre e nell’ombra, trovammo la verità: dalla Vergine infatti è nato il Signore (3).
Alle lodi sostiamo allo stico 4 e cantiamo le stichirà idiòmela.
R
Tono 4. Di Andrea di Gerusalemme.
allegratevi, giusti, esultate, cieli, sussultate,
monti, perchè Cristo è nato; la Vergine sta assisa imitando i cherubini, perchè porta sul seno Dio
Verbo incarnato, i pastori adorano il neonato, i magi
offrono doni al Sovrano, gli angeli inneggiano dicendo: Incomprensibile Signore, gloria a te.
Il Padre lo volle, il Verbo si fece carne e la Vergine partorì Dio fatto uomo; una stella lo indica, i magi adorano, i pastori stupiscono e il creato esulta.
Vergine Madre di Dio, partorendo il Salvatore, rovesciasti l’antica maledizione di Eva, perché divenisti
Madre del beneplacito del Padre, portando in seno
Dio Verbo incarnato; non può questo mistero esser
scrutato; con la sola fede tutti lo glorifichiamo e con te
acclamiamo: Imperscrutabile Signore, gloria a te.
Venite, celebriamo la Madre del Salvatore, apparsa ancora vergine dopo il parto: salve, città vivente
del Re e Dio, in cui Cristo dimorò per operare la salvezza; con Gabriele ti celebriamo, con i pastori ti
glorifichiamo acclamando: Madre di Dio, prega per
la nostra salvezza colui che da te si è incarnato.
Gloria. Tono pl. 2. Di Germano.
il primo censimento dell’ecumène segnò
Q uando
l’ora della tua venuta sulla terra, tu ti accingevi a
registrare i nomi degli uomini che credono alla tua
nascita; per questo fu promulgato da Cesare questo
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decreto, perchè si inaugurava il tuo regno eterno e
senza principio; anche noi dunque ti offriamo, Dio e
Salvatore delle nostre anime, più che un tributo in
denaro, la ricchezza della retta teologia.
E ora. Tono 2. Di Giovanni monaco.
Oggi Cristo nasce a Betlemme dalla Vergine, oggi
colui che è senza principio assume un principio e il
Verbo si incarna; le potenze dei cieli esultano e la
terra si rallegra con gli uomini, i magi offrono doni, i
pastori proclamano il prodigio e noi senza fine acclamiamo: Gloria a Dio negli eccelsi, pace sulla terra
e per gli uomini benevolenza.
Grande dossologia, apolytìkion e congedo.
Alla Divina Liturgia.
I Antifona. Tono 2.
Stico. Ti loderò, Signore, con tutto il cuore, proclamerò tutte le tue meraviglie.
Per le preghiere della Madre di Dio.
Stico. Nel consiglio dei retti e nell’assemblea,
grandi le opere del Signore, scelte in tutto ciò che egli vuole.
Per le preghiere della Madre di Dio.
Stico. Gloria e magnificenza l’opera sua e la sua
giustizia rimane nei secoli dei secoli.
Per le preghiere della Madre di Dio.
Gloria. E ora.
Per le preghiere della Madre di Dio.
II Antifona. Tono 2.
Stico. Beato l’uomo che teme il Signore e nei suoi
comandamenti porrà tutto il suo volere.
Salva, Figlio di Dio, nato dalla Vergine, noi che ti
cantiamo: Alliluia.
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Stico. Potente sulla terra sarà la sua stirpe.
Salva, Figlio di Dio, nato dalla Vergine, noi che ti
cantiamo: Alliluia.
Stico. Gloria e ricchezza nella sua casa e la sua
giustizia rimane nei secoli dei secoli.
Salva, Figlio di Dio, nato dalla Vergine, noi che ti
cantiamo: Alliluia.
Stico. E’ sorto nelle tenebre, luce per i retti.
Gloria. E ora.
O Unigenito Figlio di Dio.
III Antifona. Tono 4.
Stico. Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla
mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello
dei tuoi piedi.
La tua nascita, Cristo Dio nostro, fece sorgere al
mondo la luce della conoscenza: con essa gli adoratori degli astri furono ammaestrati da una stella ad
adorare te, sole di giustizia e a conoscere te, Oriente
dall’alto. Signore, gloria a te.
Stico. Lo scettro della tua potenza ti manderà il
Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici.
La tua nascita, o Cristo Dio.
Stico. Con te il principato nel giorno della tua potenza tra gli splendori dei tuoi santi.
La tua nascita, o Cristo Dio.
Issodikòn.
Dal seno prima della stella del mattino ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pentirà: tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek.
Salva, Figlio di Dio, nato dalla Vergine, noi che ti
cantiamo: Alliluia.
19
L
Quindi a voce più alta
a tua nascita, Cristo nostro Dio fece sorgere al
mondo la luce della conoscenza: con essa gli
adoratori degli astri furono ammaestrati da una stella ad adorare te, sole di giustizia e a conoscere te,
Oriente dall’alto. Signore, gloria a te.
L
Kontàkion. Tono 3. Autòmelo.
a Vergine oggi partorisce il sovrasostanziale e la
terra offre all’inaccessibile la grotta. Gli angeli
cantano gloria con i pastori e i magi viaggiano con la
stella perché per noi è nato, piccolo bimbo, il Dio che è
prima dei secoli.
Invece del Trisagio
in Cristo siete stati battezzati, di Cristo vi
Q uanti
siete rivestiti. Alliluia.
Kinonikòn. Il Signore inviò al suo popolo la liberazione. Alliluia.
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Al Vespro feriale
Al Signore a te ho gridato, sostiamo allo stico 6 e
cantiamo le stichirà idiòmela della festa (pag. 1).
G
Gloria. E ora. Tono pl. 2.
loria a Dio negli eccelsi e pace sulla terra. Oggi
Betlemme riceve colui che sempre è assiso con
il Padre. Oggi gli angeli glorificano in modo degno
di Dio il bimbo che è nato: Gloria a Dio negli eccelsi,
pace sulla terra e per gli uomini benevolenza.
U
Allo stico, stichirà idiòmela. Tono pl. 4.
Di Giovanni monaco.
no straordinario mistero per divina economia
oggi si compie: si rinnovano le nature e Dio si
fa uomo: ciò che era, è rimasto e ciò che non era ha
assunto, senza subire commistione, né divisione.
Stico. Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla
mia destra, finche io ponga i tuoi nemici a sgabello
dei tuoi piedi.
Signore, sei venuto a Betlemme, hai preso dimora
nella grotta; tu che hai il cielo per trono, sei stato
deposto in una mangiatoia; tu che sei circondato
dalle schiere degli angeli, sei disceso verso i pastori,
per salvare la nostra stirpe, nella tua amorosa compassione. Gloria a te.
Stico. Dal seno prima della stella del mattino ti ho
generato; ha giurato il Signore e non si pentirà.
Come narrare il grande mistero? Colui che non
ha carne, s’incarna; il Verbo assume spessore;
l’invisibile viene visto e l’intangibile viene toccato;
colui che non ha principio comincia e il Figlio di Dio
diviene Figlio dell’uomo. Gesù Cristo è lo stesso ieri
e oggi e per i secoli.
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Gloria. E ora. Stesso tono.
I
pastori accorsero a Betlemme per indicare il vero
pastore, colui che siede sui cherubini e giace in
una mangiatoia, dopo aver assunto per noi forma di
bambino. Signore, gloria a te.
Apolytìkion del santo.
Gloria. E ora. Della festa. Tono 4.
L
a tua nascita, Cristo Dio nostro, ha fatto sorgere
al mondo la luce della conoscenza: con essa, gli
adoratori degli astri furono istruiti da una stella ad
adorare te, sole di giustizia e a conoscere te, Oriente
dall’alto. Signore, gloria a te (3).
Al Mattutino
Alla sticologia solita due kathìsmata (pag. 4). Poi: salmo
50 e un canone della festa (pp. 5ss), quindi il canone del
santo del giorno. Dopo la terza ode il kontàkion della festa e
il kàthisma del santo del giorno e quello della festa (pag. 7).
Dopo la sesta ode il kontàkion e l’ikos del santo del giorno,
poi il sinassario. Più venerabile. Exapostilarion e stichirà
delle lodi della festa (pag. 17).
O
Gloria. E ora. Tono 2. Di Giovanni monaco.
ggi Cristo nasce a Betlemme dalla Vergine, oggi colui che è senza principio assume un principio e il Verbo si incarna; le potenze dei cieli esultano e la terra si rallegra con gli uomini, i magi offrono doni, i pastori proclamano il prodigio e noi
senza fine acclamiamo: Gloria a Dio negli eccelsi,
pace sulla terra e per gli uomini benevolenza.
L
Stichirà della festa.
Tono 1. Martiri degni di ogni lode.
a purissima, vedendo il Creatore stretto fra le
sue braccia, diceva: Figlio dolcissimo, come
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dunque ti vedo bambino, senza certo poter comprendere la tua sconfinata condiscendenza? Io canto
la tua forza, adoro la tua amorosa compassione, per
la quale sei venuto a salvare il mondo.
Stico. Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla
mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello
dei tuoi piedi.
Vedendomi bambino che riposa tra le tue braccia,
gioisci, o Madre: sono infatti venuto a salvare tutto il
mondo e Adamo da me plasmato, che per il pessimo
consiglio del serpente, assaporò l’albero, venne espulso dal paradiso di delizie e finì nella corruzione.
Stico. Dal seno prima della stella del mattino ti ho
generato; il Signore ha giurato e non si pentirà.
Ti vedo bimbo perfettissimo adagiato in una
mangiatoia, ma non scorgo l’inesprimibile profondità del mistero; come mai sono rimasta incorrotta anche dopo il parto, superando le leggi della natura?
Quale lode posso offrirti? Come ti glorificherò? Così
parlava la Vergine giovinetta.
U
Gloria. Tono pl. 4.
no straordinario mistero per divina economia
oggi si compie. Si rinnovano le nature e Dio si
fa uomo: ciò che era, è rimasto e ciò che non era ha
assunto, senza subire commistione né divisione.
Segue la conclusione.
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