CORREZIONI COSMETICHE Rimozione manuale di hot-spots (1) Seleziona la parte d’immagine con l’hot spot da cancellare (trascina col mouse) : poi : >MAX 3 I 3 hot spots più luminosi sono cancellati (Iris usa un processo ripetitivo per individuarli). Si possono cancellare anche strutture più grandi,p.es. l’impatto di raggi cosmici >MAX 120 Il comando simmetrico per cancellare i dark spots è MIN Ripara una colonna o una linea Nota la colonna difettosa alla coordinata X=148 poi : >REPAIRX 148 Risultato : Per correggere una linea usa il comando REPAIRY . Cancella la polvere Il comando ERASE pulisce l’informazione contenuta in una finestra di selezione. Viene eseguita un’interpolazione della zona centrale usando pixels situati nella periferia. La trama della zona cancellata viene conservata per una resa neutrale. Questo comando si può usare per cancellare ad es. tracce di polvere residua nell’immagine. Immagine affetta da polvere nel percorso ottico. Selezione della polvere Risultato dopo lanci successivi del comando ERASE Rimozione di rumore strutturale periodico Le funzioni FFT (Traformazione rapida di Fourier) di Iris si possono usare per rimuovere il rumore strutturale fisso di un’immagine. Considera quest’immagine di Saturno da una webcam (fonte Sylvain Weiller). E’ chiaramente visibile un rumore elettrico parassita periodico. Il comando per l’FFT diretto è FFTD, quello per l’inverso è FFTI . Prima procediamo con l’FFT diretto >FFTD X Y I 2 parametri sono i nomi di file per il coefficiente e il soggetto della trasformazione FFT risultante (il risultato è in una rappresentazione a coordinate polari). Il coefficiente è visualizzato sullo schermo. L’FFT bidimensionale può fornire informazioni nel dominio frequenze nelle direzioni orizzontale e verticale e in particolare indicherà qualunque modulazione di segnale parassita. La freccia indica la frequenza di picco del rumore strutturale fisso : Ora, maschera il picco di rumore usando FFILL. Il comando riempie con un valore dato due aree simmetriche riguardo all’asse-X e all’asse-Y. Per rimuovere il picco parassita principale fai col mouse un piccolo rettangolo intorno a uno dei picchi Poi : >FFILL 0 Salva la componente modificata dell’FFT Ora calcola l’FFT inverso : : >SAVE X >FFTI X Y Ora il risultato è un’immagine molto pulita : Altro esempio :immagine webcam di Marte (fonte Pierre Thierry) Sono visibili molte frequenze parassite nel dominio frequenze, dopo il comando FFTD : Molti lanci del comando FFILL aiutano a togliere i principali picchi parassiti : Ed ora l’immagine rettificata : Alcune funzioni collegate : FPOLREC trasforma le immagini del dominio frequenza da polari a rettangolari. Sintassi : FPOLREC [MODULUS] [ARGUMENT] FRECPOL trasforma le immagini del dominio frequenza da rettangolari a polari. Sintassi : FRECPOL [REAL PART] [IMAGINARY PART] FCORREL calcola la correlazione incrociata di immagini #1 e #2. Sintassi : FCORREL [IMAGE#1] [IMAGE#2[COEF]. Il coefficiente [coef] è un fattore di scala d’intensità per il risultato. Es.: >FCORREL MARS 1 MARS2 1 FFTD2 calcola la trasformazione Fourier diretta di una sequenza d’immagini. Sintassi : FFTD2 [IN] [MODULE] [PHASE] [NUMBER] FFTI2 calcola la trasformazione inversa di Fourier di una sequenza d’immagini. Sintassi : FFTI2 [IN][MODULE] [PHASE] [NUMBER] CORREZIONE TURBOLENZA ATMOSFERICA Il “morphing”( da (meta)morph(os)ing=trasformazione x effetti speciali) non si usa solo per applicazioni artistiche. Le tecniche morphing variano dalla correzione della distorsione dell’obiettivo , all’interpolazione dati nei filmati,alla correzione di onde di turbolenza atmosferica, ecc. Questa sezione descrive la correzione di turbolenza su immagini planetarie (ma la procedura è la stessa per correggere immagini CCD a largo campo otticamente distorte ). Lo scopo dell’elaborazione è di ricampionare un’immagine bersaglio relativa a un’immagine di riferimento per minimizzare le differenze geometriche tra le due. Così l’effetto di sfocatura dovuto a turbolenza nell’atmosfera terrestre viene parzialmente compensato. Se si sommano le due immagini (o più) si aumenta la risoluzione spaziale. La distorsione atmosferica è stata calcolata usando il comando DISTOR . La sintassi è : DISTOR [NAME1] [NAME2] [ORDER] [ NAME 1] è il nome del file di un’immagine di riferimento contrastata. [NAME 2] è il nome dell’immagine da ricampionare. [ORDER] è l’ordine d’una equazione quadratica 2-D usata per correggere la distorsione. La gamma è fra 1 (correzione lineare) e 5 (distorsione complessa) . Per la maggior parte dei casi il valore consigliato è 3 o 4. DISTOR usa uno schema iterativo per eliminare punti aberranti. Prima di lanciare il comando DISTOR è necessario definire col mouse alcuni punti nell’immagine di riferimento. Se possibile tali punti segnano la posizione di dettagli contrastati. (regioni luce/ombra sulla superficie lunare, parti planetarie,stelle…). La correzione geometrica è valida solo nella parte d’immagine compresa nell’area di puntamento (al di fuori di quest’area Iris estrapola l’informazione). Passo 1 Prima registra le immagini della sequenza. Usa il comando Planetary registration(1) del menu Processing (per il metodo della correlazione) o il comando Planetary registration(2) (per il metodo contour). I comandi da console equivalenti sono PREGISTER e CREGISTER. Es.: >PREGISTER MOON I 256 72 Passo 2 Seleziona punti di riferimento nell’immagine di riferimento (es. immagini Moon1 ). Essi sono creati per creare il modello di trasformazione fra l’immagine di riferimento e quella effettivamente elaborata. La procedura adatta equazioni polinomiche usando meno criteri quadratici per modellare la distorsione. Per attivare la modalità di selezione dei punti, griffa la voce Select Objects del menu Analysis : Per un risultato ottimale bisogna selezionare zone contrastate nell’immagine di rif.to Si possono definire fino a 100 punti. Cerca di distribuirli uniformemente sulla superficie dell’immagine. Ora puoi deselezionare l’opzione Select Objects del menu Analysis. Passo 3 Calcola le equazioni polinomiche e sintetizza l’immagine corretta.La trasformazione polinomica è un parametro dal 1° al 5° ordine polinomico (ORDER) del comando DISTOR. Es.: >DISTOR I1 I9 4 L’immagine I9 è registrata in relazione all’immagine I1. Il risultato si può salvare sul disco : >SAVE R9. Per apprezzare il risultato: >LOAD I1 >SUB R9 5000 >VISU 5100 4900 E’ possibile elaborare la sequenza d’immagini in un passo solo (comando DISTOR2). La sintassi è :DISTOR2 [NOM1] [NOM2] [ORDER] [NUMBER]. Il parametro [ NUMBER] è il numero d’immagini nella sequenza .Es.: >DISTOR2 MOON R 4 72 L’immagine di riferimento è MOON1. Vengono ora registrate le R1….R72.Puoi fermare il procedimento cliccando il pulsante rosso della barra degli strumenti. Passo 4 Ora puoi aggiungere le immagini registrate: >ADD_NORM R 72 o selezionare le immagini con migliore risoluzione prima della composizione : >BESTOF R 72 >SELECT R T >ADD_NORM T 10 Risultato dopo registrazione Uso funzione DISTOR prima di somma Analisi wavelet e filtraggio del rumore: Analisi Wavelet L’analisi wavelet scompone l’immagine in altrettante immagini che evidenziano dettagli in scala crescente. P.es.,apri il box WAVELET dal menu PROCESSING: In questo esempio si aggiunge 1.4 per la scala 1, 3,3 x la 2 ecc. Infine si aggiunge l’immagine residua (coefficiente remain 1x). I singoli componenti della trasformazione wavelet si possono estrarre usando il comando WAVELET . La sintassi è : WAVELET [OUT 1] [OUT2] [SCALE ] Il parametro [OUT1] contiene il nome generico delle immagini approssimate in scale crescenti. Il numero delle scale è contenuto nella [scala] variabile L’immagine con la scala minore ha l’indice 1, la seguente il 2, ecc. Il parametro [OUT2] contiene il nome generico delle immagini corrispondenti alla differenza tra due approssimazioni successive (cioè i coefficienti wavelet). Tali immagini contengono i dettagli che scompariranno passando da una scala alla successiva. Il numero di scale analizzate è definito dal parametro [SCALE]I valori tipici sono fra il 3 e il 5. Esempio : >LOAD M51 >WAVELET I J 4 Le immagini I1….I 4 contengono le approssimazioni successive dell’immagine scelta aumentando le scale. Le immagini J1….J4 sono i coefficienti wavelet successivi. Il primo coefficiente wavelet contiene soprattutto rumore e i dettagli più fini delle immagini : >LOAD J1 >VISU 50 -50 Coefficiente wavelet # L’ultimo coefficiente contiene i dettagli più regolari (dettagli a bassa frequenza) >LOAD J4 >VISU 100 -100 Coefficiente wavelet # 4 La scomposizione dell’immagine in strutture con scale distinte permette la ricostruzione dell’immagine iniziale in modo che rimangano solo i dettagli pertinenti. E’ il fondamento di un filtraggio selettivo molto preciso (nota che la maschera sfocata è un caso speciale di analisi wavelet). Per ricostruire l’immagine iniziale, somma la serie di coefficienti wavelet e il residuo : >LOAD J1 >ADD J2 >ADD J3 >ADD J4 >ADD I6 >VISU 800 40 Oppure >ADD2 >ADD J 4 I4 Comunque, avendo notato che i coefficienti della prima scala corrispondono solo a rumore, è bene eliminare i dettagli di questa scala dalla ricostruzione. Per es.: >LOAD J2 >MULT 2 >SAVE K >LOAD J3 >MULT 1.5 >ADD K >ADD J4 >ADD I4 Le immagini mostrano un altro esempio di analisi multiscala (cometa Hale-Bopp (scala 1 a 5+ immagine residua), 4 Marzo 1997-Takahashi CN-212-CCD KAF-0400. Si possono vedere chiaramente i getti e strutture concentriche ondulate alle scale 1 e 2 della trasformazione wavelet Immagini a falsi colori della Hale-Bopp. Si usa il comando Ramp (menu View) per mostrare l’immagine giusta. L’animazione mostra i coefficienti da 1 a 5 + l’immagine residua. Si possono vedere chiaramente i getti e le strutture ondulate concentriche alle scale 1 e 2. Sotto, un primo piano della Hyakutake,il 28 Marzo 1996.Rifrattore Takahashi FS128 af/8 e camera CCD KAF-1600. La campionatura spaziale è di 1.8 secondi d’arco,e il campo di vista è 6.04x6.04 minuti d’arco. L’aggiunta dei coefficienti wavelet 1 e 2 rivela strutture fini nella regione più interna del nucleo Filtraggio rumore con wavelet Consideriamo il campo di galassie NGC7824 e UGC 36 in basso. L’animazione mostra l’immagine originale rumorosa e la versione priva di rumore. Notare un punto importante:è conservata tutta la risoluzione spaziale dell’immagine filtrata. La serie di comandi usata per il filtraggio è : >LOAD FIELD >WAVELET_FILTER 53. 2 3 5 Il primo parametro (val.53.2) è il rumore di fondo dell’immagine (rumore RMS) :può essere determinato col comando Statistics del menu contestuale (clicca sinistro col mouse). Il secondo parametro è il fattore di reiezione del rumore ,qui a 3 sigma.Se aumenti questo fattore il filtraggio del rumore è più attivo, ricarica l’immagine e prova alcuni valori (1.5, 2, 4,…). Il terzo parametro è il numero del piano wavelet per l’eleborazione interna (coefficiente 5 è un valore tipico). WAVELET_FILTER è uno dei mezzi migliori a disposizione per ridurre il rumore gaussiano. Attenzione:la funzione è compatibile solo per il B/N. Per elaborare immagini a 48bits,separa le componenti RGB. Deconvoluzione Iris comprende alcuni algoritmi di deconvoluzione, p.es. l’algoritmo Richardson-Lucy, noto perché usato con l’HST. P. es., applica la deconvoluzione RL a quest’immagine pesantemente sfocata (problema d’inseguimento) : Definisci col mouse un rettangolino attorno a una stella non satura e isolata. La forma della stella definisce la cosiddetta PSF (funzione Point Spread) dello strumento. Lo scopo della deconvoluzione è di mettere a fuoco la stella e come risultato finale tutta l’immagine. Viene disegnato un rettangolo intorno ad una stella con alto rapporto segnale-rumore ma è importante scegliere una stella non saturata. Poi lancia il seguente comando da consolle : >RL 15 0 Il primo parametro indica il numero di iterazioni da effettuare.Qui Iris esegue 15 iterazioni dell’algoritmo RL. Il secondo parametro corrisponde al fattore di attenuazione dell’algoritmo,che è un mezzo per ridurre il rumore nell’immagine finale. Se il valore è 0, viene usato l’algoritmo Lucy originale. Per un valore maggiore di 0 (tipicamente 1),viene usato un metodo di attenuazione che diminuirà la forza dell’algoritmo nelle aree rumorose. Nota che quest’algoritmo richiede un gran numero di operazioni matematiche (comprendenti parecchie trasformazioni Fourier per ciascuna iterazione ),pertanto i tempi di elaborazione,se l’immagine è grande,possono essere lunghi e consumare molta memoria. Il comando RL può elaborare solo immagini a 16-bits. Infine, elimina un po’ di rumore e raffronta con l’immagine di partenza >GAUSS . 7 Risultato della deconvoluzione RL Considerazioni importanti : (1) E’ obbligatorio che l’immagine abbia forma quadrata e che questa sia una potenza di 2 (ie:128x128 pixels,256x256pixels,512x512pixels…). Il comando WINDOW3 è molto utile per rispettare tale condizione (es.: WINDOW3 genera un’immagine 256x256 pixels centrata intorno alla zona dell’immagine selezionata dal mouse.) (2) E’ anche importante che il livello di fondo sia vicino a 0 (usa i comandi OFFSET o NOFFSET per esempio). Una versione modificata dell’algoritmo di deconvoluzione RL esiste nella forma del comando RL2. La differenza rispetto al comando RL deriva dalla riduzione della struttura granulare e dell’effetto “anello” intorno a oggetti luminosi puntiformi. Proprio come RL, il comando RL2 usa le trasformazioni di Fourier e si raccomanda di ritagliare l’immagine in modo che le dimensioni abbiano una forma uguale a una potenza di 2 (128,256,512pixels). A tal fine usa il comando WINDOW3 ,progettato particolarmente per isolare una parte quadrata di un’immagine. RL2 si usa come RL (seleziona col mouse una stella non saturata prima di lanciarlo) .La sintassi è : RL2[ NB ITER][ COEF] L’esempio sotto mostra una notevole riduzione degli effetti di granulosità e di “anello”. Immagine originale (Nota la stella scelta per il rif.PSF) Comando :RL 12 Comando : RL2 60 0 Iris implementa anche il metodo Massimo di Entropia, uno strumento sofisticato. Vogliamo elaborare un’immagine sfocata di Marte. Il telescopio usato per l’immagine non era ben collimato (!) il che ha prodotto coma e astigmatismo. Subito dopo l’osservazione del pianeta,venne osservata una stella vicina a Marte. L’immagine della stella è stata aggiunta a quella di Marte(semplicemente usando il comando ADD) in modo che divenga possibile usare un riferimento PSF. Disegna un rettangolo intorno alla stella e lancia la deconvoluzione MEM : Nota la stella aggiunta artificialmente.L’immagine della stella è una posa lunga per fissare la turbolenza atmosferica. >LOAD BLUR2 >MEM 12 .Il comdando MEM si riferisce al numero delle ripetizioni Il risultato prima e dopo 12 ripetizioni Maximum Entropy. Un altro esempio: Immagine sfocata e stella scelta Risultato dopo 15 iterazioni (MEM15) Ed un esempio del pianeta Giove osservato in una banda al metano IR Immagine di Giove nella banda al metano (7800A). Impatti SL9 sono visibili nella parte superiore del disco. Il transito di un satellite è nella parte inferiore. La Macchia Rossa è nel lembo a destra.Viene usato uno dei satelliti galileiani per definire il PSF. A destra l’immagine dopo 20 ripetizioni dell’algoritmo Maximum Entropy. E’ anche disponibile l’algoritmo di deconvoluzione VanCittert. Iris permette una rapida elaborazione delle immagini, efficace,ma di cui bisogna anche moderare gli effetti! La sintassi è: VANCITTERT [FWHM] [A NUMBER OF ITERATION] Nell’immagine da elaborare misura l’ampiezza di una stelle tipica (il FWHM). Per far ciò circonda la stella con una piccola casella di selezione e lancia il comando PSF del menu contestuale .Se il FWHM notato è p.es. di 2.6pixels, lancia >VANCITTERT 2.6 5 Scegli il numero di cicli di calcolo e giudica l’effetto. Il comando si può usare anche su immagini planetarie. SCELTA IMMAGINI Apri la finestra Select Images ( menu View ). Questo strumento è utile per scegliere immagini particolari in una serie, p.es.,creare una nuova sequenza con le immagini a miglior risoluzione, dopo un’esame visuale. Prima inserisci il nome generico della sequenza d’ingresso. P.es., se vuoi immagini scelte nella sequenza : M51-1, M51-2, M51-3, M51-4, M51-5, M51-6, il nome generico è M51Poi inserisci il nome generico della sequenza di uscita, p.es., SM51- che produrrà nella working directory la sequenza: SM51-1, SM51-2, SM51-3, …. Ora premi il pulsante >> . La prima immagine della sequenza d’ingresso (M51-1) viene visualizzata. A questo punto puoi scegliere di copiare quest’immagine nella sequenza d’uscita cliccando il pulsante Save, o passare all’immagine successiva cliccando >> (puoi tornare indietro cliccando << ).Dopo la modifica dell’immagine corrente (threshold, dynamic stretching,…) puoi ricaricare l’immagine originale in memoria cliccando il pulsante Reload . Durante la selezione puoi anche modificare il numero attuale d’indice delle immagini in uscita, il che è comodo per inserire immagini in una vecchia sequenza. Se si sceglie l’opzione View sequence, la frequenza d’ingresso visualizzata sullo schermo è definita col nome generico Generic view, ma le immagini salvate sono definite dalla voce Generic name. Questa possibilità è molto pratica per scegliere immagini planetarie : la sequenza visuale corrisponde ad immagini trattate con la maschera sfocata,per distinguere dettagli fini, ma le immagini effettivamente salvate nella sequenza d’uscita sono quelle non elaborate in attesa di futura elaborazione. P.es., supponi la sequenza d’ingresso : JUP1, JUP2, JUP3, JUP4, JUP5, JUP6, JUP7,JUP8 Supponiamo una sequenza visuale che riprende queste stesse immagini, ma con un’elaborazione specifica : TJUP1, TJUP2, TJPU3, TJUP4, TJUP5, TJUP6, TJUP7, TJUP8 Se si selezionano le immagini TJUP1, TJUP5, TJUP7, abbiamo la corrispondenza: JUP1->SJUP1, JUP5->SJUP2, JUP7->SJUP3 Modellizzazione da fitting ellittico Descriviamo uno strumento per la modellizzazione e l’analisi fotometrica di oggetti estesi come galassie e comete. Questo comando ha la funzione di modellare galassie ellittiche per studiarne la morfologia e la loro deviazione dalla forma ellittica. L’analisi morfologica è basata sulla determinazione dei parametri delle isofote ellittiche da misurazioni di momenti di inerzia di secondo ordine per ciascuna isofota reale. Vengono anche misurati momenti di inerzia di ordine più elevato per determinare il valore dei coefficienti (a3,b3…a6…b6) associati a ciascuna isofota. Questi coefficienti sono definiti dalla serie Fourier di espansione delle deviazioni dr dal contorno ellittico calcolate per ciascuna isofota reale : dr= a3.cos (3.a) +b3.sin (3.a) +…..+a6.cos (6.a) + b6.sin (6.a) dove a è l’angolo azimut. Nota che quest’analisi è adatta ad oggetti con luminosità decrescente dal centro in modo esponenziale, p.es. galassie ellittiche. Esempio : carica l’immagine U4170 dalla console (galassia ellittica UGC4170 ) >LOAD U4170 >VISU 560 370 UGC 4170 Lancia il comando Fit ellipses dal menu Processing, poi digita i seguenti parametri * Xmin, Ymin and Xmax, Ymax sono le coordinate di due punti che danno il frame dell’oggetto in esame ( gli angoli inferiore sinistro e superiore destro). * XC and YC sono la posizione del centro dell’oggetto da analizzare fino a 3 pixels lungo gli assi X e Y . *Background è il livello del fondo cielo (usa il comando BG p.es.per stimare questo valore). * Y/X ratio è il rapporto delle dimensioni dei pixels lungo gli assi X/Y. * a3 and b3 coefficients : riquadro per includere i coefficienti Fourier a3 e b3 nel modello. *a4 and b4 coeffcients : riquadro per includere i coefficienti a4 e b4 nel modello. *a5 and b5 coeffcients *a6 and b6 coefficients : idem per includere a5 e b5 : idem per includere a6 e b6 Per ciascuna analisi viene generato il file ASCII ELLIPSE.LST. Le righe di questo file danno le caratteristiche di un’ellisse partendo dal centro dell’oggetto. La colonna contiene le seguenti informazioni : ° il numero dell’ellisse (partendo dal centro) ° il raggio equivalente dell’isofota in secondi d’arco alla potenza di 1/4 ° la magnitudine in secondi d’arco 2 della superficie definita dall’ellisse (per questa versione scala 0 arbitraria). ° lo spostamento in pixels dal centro dell’ellisse rispetto a XC. ° lo spostamento in pixels dal centro dell’ellisse rispetto a YC. ° il rapporto b/a dell’ellisse (asse semiminore/ asse semimaggiore). ° l’angolo di posizione dell’asse semimaggiore dell’ellisse. ° il valore dei coefficienti Fourier da a3 ad a6 e da b3 a b6. Nota che una galassia con a4>0 è chiamata ‘disky’, una con a4<0 è chiamata ‘boxy’, una galassia con a6>0 è chiamata ‘lemon’. Clicca OK. L’immagine risultante contiene il modello della galassia. Il file ELLIPSE.LST contiene l’esito numerico dell’analisi. Modello numerico di UGC 4170 A questo punto,per sapere se la modellizzazione è esatta, è utile sottrarre il modello dall’immagine originale : >SAVE R >LOAD U4170 >SUB R 100 >VISU 150 80 Differenza tra immagine originale e modello L’immagine della galassia è praticamente scomparsa:rimangono solo le stelle. La zona centrale concentrica deriva da artefatti di calcolo e pertanto non è reale. Nota anche un arco scuro vicino alla stella a (50,90): anche questo è un artefatto di calcolo. Per conferma ti raccomandiamo di eliminare questa stella nell’immagine originale e poi ricominciare l’elaborazione. Usa il comando SUBSTITUTE per farlo . Questo ti permette di confrontare pixel per pixel l’immagine originale ed il primo modello di questa immagine. Qualunque pixel nell’immagine originale fuori da una data soglia sarà sostituito dal suo equivalente nel modello. Se la soglia è scelta bene i pixels nell’immagine originale (primo parametro di SUBSTITUTE) che hanno il livello di stelle riceveranno il valore dal modello (secondo parametro di SUBSTITUTE) e saranno così eliminati. Attenzione, però : se la soglia (terzo parametro di SUBSTITUTE) è troppo bassa potresti eliminare nell’immagine dettagli che possono essere modellati. Se la soglia è troppo alta le stelle potrebbero essere non attenuate. Si può trovare l’equilibrio corretto solo provando ed eventualmente sbagliando. Per l’immagine UGC 4170 e il suo primo modello abbiamo scelto il valore di soglia 30 e scriviamo : >SUBSTITUTE U4170 R 30 >SAVE R2 Risultato del comando SUBSTITUTE (immagine R2) Ci sono solo deboli segni al posto delle stelle (per casi simili può essere anche utile il comando SYM). Possiamo ora ripetere con l’algoritmo fit ellipse, stavolta sull’immagine R2.PIC : Differenza tra immagine originale (U4170) e modello sintetizzato con immagine R2. Gli artefatti sono definitivamente attenuati. Ora osserviamo la galassia UGC 4367 : >LOAD U4367 >VISU 450 180 UGC 4367 Elaboreremo questa galassia con i parametri : E’ chiaramente visibile un residuo a forma di croce, perché UGC 4367 è una tipica galassia ‘disky’ : Residuo della modellizzazione di UGC4367 Dovremmo rifare il modello,considerando i coefficienti a4 e b4 Questa volta il risultato è molto soddisfacente :nota in particolare la presenza di stelle deboli che appaiono di fronte alla galassia. Sarebbero state invisibili se la galassia non fosse stata rimossa. Un adattamento migliore Generalmente,calcolare il modello di una galassia e poi sottrarlo,può evidenziare strutture meno visibili come ammassi globulari,supernovae, ecc. E’ anche utile per individuare strutture deboli nella chioma delle comete. Analisi di polarizzazione Il comando POLAR calcola l’angolo e il livello di polarizzazione da 3 immagini ottenute con un filtro polarizzatore ad angoli da 0°, 60° e 120° . La sintassi è : POLAR[0°] [60°] [120°] [DEGREE] [ANGLE ] [SCALE] I 3 parametri [0°], [60°], [120°] sono i nomi delle 3 immagini corrispondenti. Le 2 immagini risultanti contengono rispettivamente il livello di polarizzazione lineare (file d’immagine[degree]), e l’angolo di polarizzazione (file d’immagine[angle]) . Il parametro [scale] permette di normalizzare i livelli dell’immagine’degree’ di polarizzazione. Se [scale] = 100, l’immagine conterrà il grado di polarizzazione in percentuale. Le intensità nell’immagine ‘angle’ di polarizzazione corrispondono a gradi di polarizzazione (fra 0° e 180°). L’origine dell’angolo corrisponde al filtro con orientazione 0°. Gli angoli sono orientati in senso antiorario. Esempio : >POLAR PO P60 P120 POL ANGLE 100 Il comando POLAR2 gestisce l’angolo e il grado di polarizzazione da 4 immagini ottenute con un filtro polarizzatore ad angoli di 0°, 45° ,90° e 135° . I 4 parametri[0°] ,[45°] ,[90°] ,[135°] contengono i nomi delle 4 immagini corrispondenti. Per i parametri successivi vedi il comando POLAR .La sintassi è POLAR2 [0°] [45°] [90°][135°] [DEGREE][ANGLE] [SCALE] Per un’applicazione elaboreremo una serie di 4 immagini di M1 prese con filtro polarizzatore con 4 angoli di posizione separati di 45°. Il filtro era stato posto proprio di fronte a un rivelatore CCD . I tempi di esposizione sono identici per le 4 immagini,chiamate MP1.PIC , MP2.PIC, MP3.PIC, MP4.PIC. E’ stato sottratto a ciascuna il segnale offset (vedi comando SUB) e sono state attentamente centrate entro una frazione di pixel l’una con l’altra. Cambiamento dell’aspetto di M1 per i diversi angoli dell’analizzatore polaroide. 0°,45°,90°,135° .Telescopio da 60cm dell’Osservatorio Pic du Midi. Qui la polarizzazione è quasi il 30% Poi : >POLAR2 MP1 MP2 MP3 MP4 P A 100 >LOAD P >VISU 5 0 Il livello d’intensità nell’immagine P.PIC è la traduzione del grado di polarizzazione Campo di polarizzazione di M1 sovrapposto ad un’immagine grigia (sinistra) ed un’immagine isofota (destra). Immagini elaborate con il comando POLAR di Iris.La mappa è generata col comando POLAR_CARTO (vedi sotto) ed è semplicemente sommata ad un’immagine in scala di grigi o ad un’immagine isofota (comando ADD) Il POLAR3 è lo stesso comando del POLAR, ma solo per 3 angoli. 0°, 45°, e 90° dell’analizzatore polaroide. La sintassi è: POLAR3 [0°][45°][90°][DEGREE] [ANGLE] [SCALE] Il comando POLAR_CARTO crea una mappa di polarizzazione da un’immagine che contiene la magnitudine di polarizzazione ed una che contiene l’angolo di polarizzazione (in gradi). L’immagine in uscita è formata da piccoli vettori la cui lunghezza è proporzionale al grado di polarizzazione ed il cui orientamento è uguale all’angolo di polarizzazione. Un angolo di 0° corrisponde ad un vettore verticale. Il centro del vettore è nel punto in cui è stato fatto il calcolo. La sintassi è : POLAR_CARTO [DEGREE] [ANGLE] [STEP] [SCALE] [MAGNITUDE] è il nome dell’immagine con la magnitudine di polarizzazione ed [ANGLE] è il nome dell’immagine con l’angolo. Il calcolo dei vettori è eseguito all’intersezione di un reticolo il cui passo in pixels è contenuto nel parametro [STEP]. Nota che il risultato visualizzato è la media del grado e degli angoli di polarizzazione calcolata su una zona di dimensioni [STEP] centrata sul punto. Il parametro [SCALE] regola la lunghezza dei vettori come funzione del tasso di polarizzazione. Viene espresso in pixels per percentuale di polarizzazione (se il tasso di polarizzazione è espresso anch’ esso in percentuale). Esempio : >POLAR_CARTO POL ANGLE 10 30 Esso disegna una mappa di polarizzazione dalle immagini POL e ANGLE. Il passo di calcolo è 10 pixels e ciascun segmento ha una lunghezza di 30 pixels per percentuale di polarizzazione. Campo di polarizzazione della cometa Hyakutake (3-03-1996). Immagine ottenuta con un rifrattore Takahashi da 5 “ nella banda R. Nota che il piano di polarizzazione è orientato in senso perpendicolare alla direzione del Sole.Il grado medio di polarizzazione è 6% .E’ facile ottenere un’immagine di questo tipo con un filtro di polarizzazione circolare disponibile in tutti i negozi di articoli fotografici. Polarizzazione della Luna. A sin. un’immagine albedo al plenilunio. A ds. Mappa di polarizzazione in falsi colori allo stesso momento.( qui il grado di polarizzazione è tra 1.0 e 3.6 %) Defringing La figura sotto a sinistra mostra un’immagine dopo una pre-elaborazione standard : offset, sottrazione del dark e divisione per il flat-field. L’analisi del risultato indica che il fondo cielo non è perfettamente uniforme. L’immagine a destra dello stesso soggetto è la somma di 8 immagini del campo :il fenomeno è ancor più visibile (nota che le immagini non erano state centrate prima della somma). Parte di immagini prese con un CCD Tektronics di 1024x1024 pixels da Benoit Schillings (6 minuti di tempo d’integrazione di immagini con un telescopio da 30cm a F/D=9) Questa cattiva uniformità del fondo è il risultato di fenomeni di frange d’interferenza (riflessione tipo “Fabry-Perot”)che si verificano nello spessore del rivelatore (questo è un CCD Tektronics assottigliato 1024x1024l’assottigliamento è mollto sensibile al fringing, evidente in modo particolare quando si lavora nella parte rossa e infrarossa dello spettro). La figura successiva mostra dei tentativi di estrarre l’immagine tipica delle frange partendo dalle stesse immagini osservate. Tentativi di eliminare stelle : a sin. montaggio median, a ds. montaggio sigma-clipping A sin. usiamo la somma mediana. Supponiamo che le immagini da trattare abbiano il nome generico di FIELD e siano 8L ’elaborazione è : >SMEDIAN FIELD 8 - Oppure, usando Add a sequence del menu Processing Sulla destra usiamo la tecnica sigma-clipping per eliminare stelle : >COMPOSIT FIELD 1.5 1 1 8 oppure,usando Add a sequence del menu Processing In entrambi i casi le frange sono ben evidenziate,ma rimangono ancora alcune tracce di stelle brillanti. ( il diphering tra le immagini della sequenza non è abbastanza alto). Il comando SMIN può essere ora un aiuto prezioso. Il comando valuta il valore minimo fra gli stessi pixels di una sequenza d’immagini. La fig.3 mostra il risultato nel caso della sequenza FIELD. >SMIN FIELD 8 Immagine delle frange dopo il comando SMIN Se sono presenti ancora frange un procedimento di pre-elaborazione può essere il seguente : >NOFFSET2 FIELD I 1800 8 >SMIN I 8 Lo sfondo è normalizzato a 1800 (p.es.) Calcolo della mappa frange partendo dalle immagini standard >MEDIAN3 9 >SAVE FRINGE Riduzione del rumore con filtro mediano (opzionale) Salva il risultato su disco rigido >SUB2 I FRINGE I 0 8 Sottrazione della mappa frange dalle 8 immagini della sequenza >REGISTER I I 8 Sovrapposizione delle 8 immagini >ADD2 I 8 Somma dei singoli frames L’immagine sotto mostra il risultato dopo l’elaborazione suddetta. Non sono visibili tracce di frange. Il campo dopo l’eliminazione delle frange ed il montaggio delle 8 immagini elementari Un’alternativa al comando SMIN è l’uso del comando FLAT. P.es.: >NOFFSET2 FIELD I 1800 8 Fondo immagini standardizzato a 1800 >REGISTER I J 8 Centraggio della serie necessario per generare il file SHIFT.LST >FLAT I 2000 0 1800 3 8 Calcola il flat-field con livello medio di 1800 >SAVE FRINGE Salva il risultato sul disco L’immagine delle frange prodotta dal comando FLAT ESTRAZIONE DI UN FLAT-FIELD DA UN’IMMAGINE Il comando FLAT permette di calcolare un flat-field senza dover acquisire immagini specifiche al crepuscolo, su uno schermo bianco, ecc.Esso si può ottenere semplicemente dalle immagini degli oggetti osservati, prese durante la notte. Si possono anche usare altri metodi per ottenere immagini flat-field da quelle notturne, usando il calcolo della mediana di una serie d’immagini (vedi comando SMEDIAN). Tuttavia la tecnica usata in FLAT può risolvere casi difficili : · non hai un flat-field standard e le immagini notturne contengono campi stellari densi od oggetti estesi · non hai un flat-field standard e le immagini notturne sono planetarie. In questi 2 casi è molto improbabile estrarre correttamente un flat-field con la tecnica “median”. Il comando FLAT usa una tecnica ripetitiva ed opera coi valori logaritmici delle immagini. Si raccomanda di avere il maggior numero possibile di immagini per avere i migliori risultati. (tipicamente da 5 a 10, il massimo consentito è 15). Vanno rispettate varie condizioni : · Il dark e il segnale offset devono esser stati sottratti da ciascuna immagine. · Le immagini devono avere lo stesso livello di segnale (per controllare usa il livello fondo cielo sullo stesso posto nel detector, o il livello di un dettaglio comune in ogni immagine. Usa il comando OFFSET per regolare i livelli. · Le immagini devono essere dello stesso oggetto celeste e devono esser state acquisite con lo stesso filtro se ne usi uno (quest’ultima condizione è una norma generale per i flat-fields,indipendentemente dalla tecnica usata). · Le immagini devono essere spostate dallo stesso numero di pixels lungo gli assi X ed Y . Gli spostamenti devono essere misurati in relazione alla prima immagine della serie. La sola restrizione sugli spostamenti è che non siano co-lineari e non abbiano un moltiplicatore comune. Se ai è il vettore di spostamento dell’immagine “i”, e aj è quello del l’immagine “j” , non ci dev’essere una costante reale k tale che ai=k*aj. I valori di spostamento non influenzano negativamente la qualità del risultato. Comunque si raccomanda di non dislocare troppo le immagini, perché il calcolo completo dell’immagine flat-field si può fare solo sulle parti comuni della serie d’immaginj. Le parti del flat-field fuori dell’area comune sono ancora valide, ma sono calcolate con minor precisione perché è compreso un numero minore d’immagini. Nota anche che il tempo del calcolo cresce cpn i valori di spostamento. Le immagini grandi sono proibite a causa del lungo tempo di calcolo (immagini fino a 400 pixels di dimensione sono corrette). Si raccomanda di scegliere l’immagine di riferimento (prima immagine) in modo che i dislocamenti relativi siano il più isotropi possibile per la serie di immagini. Prima di eseguire il FLAT è necessario produrre il file SHIFT.LST che contiene i dislocamenti relativi delle immagini rispetto alla prima. Ciascuna linea di questo file contiene gli spostamenti in relazione all’ immagine di riferimento (prima lo spostamento lungo l’asse X, poi lungo l’asse Y, con uno o più intervalli vuoti fra i numeri). La prima linea di questo file contiene gli elementi della prima immagine (quella di riferimento), cioè (0,0). Questo file si può creare con un word processing. Ricorda che i comandi di registrazione automatica in Iris (REGISTER, PREGISTER, gli strumenti di registrazione del menu Processing,…) producono un file di spostamento SHIFT.LST nella working directory. La sintassi del comando FLAT è : FLAT [NAME] [HL] [LL] [LEVEL][#ITER] [ #IMAGE] [NAME] :il nome generico delle immagini da elaborare. Esso è la radice del nome dell’immagine, che avrà un numero ed un’estensione aggiunta. Il primo numero aggiunto è 1, e l’ultimo è [#IMAGE]. Pertanto col nome generico “IMAGE” e [#IMAGE]= 5, l’elaborazione verrà fatta sulle immagini : IMAGE1.PIC IMAGE2.PIC IMAGE3.PIC IMAGE4.PIC IMAGE5.PIC [#IMAGE] : numero d’immagini da usare nel calcolo (tra 5 e 15 ) [#ITER] : numero delle ripetizioni. Il numero è scelto come risultato dei test precedenti. Tipicamente si usano da 1 a 3 ripetizioni. [HL] : elimina i pixels con un livello superiore (hl) a quello del calcolo. Può essere utile elaborando un campo con stelle sature (perché le parti sature non contengono valide informazioni radiometriche). In genere [HL] dovrebbe avere il valore del massimo range dinamico dell’immagine. [LL] : elimina i pixels con un livello inferiore a quello del calcolo.In particolare [LL] può esser regolato per eliminare i pixels con valore negativo, e pertanto [LL] di solito è =0. [LEVEL] : il flat-field generato avrà l’intensità media [LEVEL]. Il più delle volte questo valore avrà lo stesso ordine di grandezza del livello medio delle immagini elaborate. [LEVEL ] dev’essere maggiore di 1. Ricorda che il comando FLAT può ricostruire un flat-field usando fonti di illuminazione dello sfondo non uniformi (i.e.immagini del profondo cielo,il sole, immagini di superfici planetarie,ecc).Il principio fondamentale è la conoscenza precisa dei valori dei piccoli spostamenti del telescopio tra le varie pose. Considera le prime 7 immagini di una sequenza di Giove Immagini raw di Giove (nessun flat-field, o correzione o esaltazione del contrasto). Nota lo spostamento casuale fra i frames CCD. Dapprima calcoliamo lo spostamento esatto tra le immagini usando CREGISTER o PREGISTER (o la funzione Planetary registration del menu Processing ). Nella working directory viene prodotto automaticamente il file SHIFT.LST. Es.: >PREGISTER JUP I 256 7 Ora lancia il comando FLAT : >FLAT JUP 32767 0 10000 2 7 L’immagine FL : >SAVE FL Flat-field sintetizzato dal commando FLAT. Risultato molto istruttivo: visibili molti granelli di polvere( il flat-field è valido solo nelle regioni comuni delle immagini di Giove). L’ultima operazione è la correzione flat-field della serie d’immagini grezze: >LOAD JUP 1 poi >DIV FL 10000 poi > SAVE R1 poi >LOAD JUP2 >DIV FL 10000 >SAVE R2 ……. Oppure, più efficace : >DIV2 JUP FL R 10000 7 Sottrazione ottimale Il comando OPT_SUB esegue la sottrazione ottimizzata di 2 immagini per enfatizzarne le differenze. Questo tipo di funzione è utile p.es. per la ricerca di una debole supernova nei bracci galattici. Le poche immagini che seguono offrono un esempio caratteristico dell’uso di questa nuova funzione. Ecco un esempio: il problema è di sottrarre 2 immagini della galassia NGC266 acquisite con strumenti molto diversi, eliminare la galassia e porre in evidenza una supernova nella prima immagine (immagine a sinistra in basso). In effetti questa supernova è una stella artificiale aggiunta a scopo dimostrativo. E’ situata proprio a sud del nucleo della galassia. Il nome dell’immagine sinistra è N266_1, quello della destra è N266_2 : La prima operazione da effettuare consiste nel sovrapporre le 2 immagini. Usiamo il comando COREGISTER (oppure la funzione equivalente Full matching della finestra Stellar registration nel menu Processing >COREGISTER N266_1 N266_2 >SAVE N266_1 - Il risultato è la nuova immagine N266_1 Ora che le immagini hanno lo stesso formato è possibile sottrarre la prima dalla seconda. Il risultato sotto mostra la supernova simulata, ma siccome la funzione spread (PSF) è la stessa per le 2 immagini molti artefatti residui possono generare rilevamenti falsi : >LOAD N266_1 >SUB N266_2 1000 Il comando OPT_SUB calcola un nucleo di convoluzione di modo che abbiamo la massima somiglianza tra le immagini N266_1 e N266_2. Iris procede con la convoluzione di N266_1 (l’immagine in memoria) con il nucleo adatto. Se possibile,l’immagine elaborata è quella a maggior risoluzione fra le due. Il calcolo di questo nucleo viene eseguito risolvendo un sistema di equazioni lineari che collegano la forma di una stella (quella che si seleziona col mouse come preliminare) comune ad entrambe le immagini e la forma della matrice di convoluzione. Pertanto, prima di lanciare il comando OPT_SUB è necessario scegliere una stella non satura ben isolata. E’ importante il centro della finestra di selezione e non la sua dimensione. Terminato OPT_SUB l’immagine viene modificata dal nucleo e si può ora sottrarre questo risultato da N266_2 . Le stelle del campo sono scomparse (eccetto quelle sature) e l’individuazione della supernova adesso è certa : >LOAD N266_1 >OPT_SUB N266_2 >SUB N266_2 1000 Nota che il nucleo di convoluzione viene salvato nella working directory nella forma di un piccolo file chiamato @k (gli elementi della matrice sono stati moltiplicati per un coefficiente 1000). Se necessario il comando FILE_CONV opera la convoluzione dell’immagine in memoria con un nucleo di tua scelta (prima di eseguire la convoluzione i valori della matrice devono essere moltiplicati da Iris per 0.001) .P. es: >LOAD N266_1 >FILE_CONV @k La dimensione default del nucleo è di 11x11 pixels: tale valore si può modificare cambiando la variabile KernekSize del file IRIS.INI che è nella directory Windows del tuo disco rigido. Sotto,un altro esempio dell’uso di OPT_SUB. Da sin. a destra, la prima immagine( nota la stella non satura per la valutazione PSF, rettangolo rosso),la seconda immagine (nota la diversa risoluzione spaziale: minore),la differenza tra le immagini ed il nucleo calcolato. Usa questa sequenza per visualizzare il nucleo : >LOAD @K >SCALE 1 10 10 >VISU 200 0 OPT_SUB piò elaborare solo immagini a 16bits. Per immagini a colori (48bits) separa prima i livelli RGB (SPLIT_RGB, per esempio). Elaborazione immagini cometarie Preprocessing L’esempio sotto riguarda l’osservazione della cometa 73P/Schwassman-Wachmann il 26-04-2006 (frammento C). Obiettivo CanonEF 400mm@ f/5.6+ CanonEOS 350D (con un filtro IR cutoff Baader). Sono state prese 20 pose della cometa. L’esposizione è stata di 120” a 400ISO. Condizioni suburbane. Prima di tutto costruisci le immagini master :OFFSET, DARK, FLAT ed infine un file di correzione cosmetica di default. Scegli le 20 immagini RAW aiutandoti con lo strumento Raw decoding del menu Digital photo : Crop della 1° immagine RAW della cometa:nota la struttura CFA e in po’ di polvere Esegui una preelaborazione tradizionale (comando Preprocessing del menu Digital photo ) Trasforma la sequenza RAW in una RGB (menu Digital photo ) : Allinea la sequenza sulle stelle di campo (Stellar registration del menu Processing) Misura le coordinate del nucleo cometario nella 1° e nell’ultima immagine (usa il puntatore del mouse,oppure, per un risultato più preciso ,il comando PSF del menu contestuale) : Calcola lo spostamento cometario in pixel durante la sequenza d’acquisizione : Valuta lo spostamento orario nei pixels lungo gli assi X e Y. Il tempo trascorso tra la prima e l’ultima qui è 0.0345 giorni ,cioè 0.828 ore (per sapere la data d’acquisizione di un’immagine,carica l’immagine e lancia il comando INFO). Così abbiamo dx= -54.2/0.828 = -65.4 pixels orari e dy= 17.8/0.828 =+21.5 pixels orari. Ora elabora una seconda registrazione. Consideriamo il movimento della cometa. Usa il comando TRANS2. La sintassi è : TRANS2 [INPUT SEQUENCE][OUTPUT pixel/hour] [NUMBER] SEQUENCE] Per esempio : >TRANS2 KK KKK -65.4 21.5 registrate. Il metodo più semplice : >ADD2 KKK [DX pixel/hour][DY 20 .Ora somma la serie d’immagini 20 Dopo un comando DARK e una piccola modifica dell’equilibrio dei bianchi il risultato è : A sinistra visione lineare A destra visione logaritmica Fusione di visione lineare e curve isofote (vedi comando Isophotes del menu View) Nota #1 : se la cometa è luminosa,è possibile allineare le immagini col comando REGISTER selezionando il nucleo col mouse. Nota#2 : per modificare o definire la data d’acquisizione di una sequenza ,usa il comando INIT DATE. Esaltazione del contrasto Le comete sono oggetti diffusi, i cui dettagli non sono molto contrastati (getti,code di plasma,ecc.) Iris ha parecchi strumenti che ti permettono di estrarre tali dettagli in modo particolarmente efficace. La gamma di applicazioni è ampia : fotometria del nucleo, fotometria globale, evidenziazione della rotazione del nucleo, studi di polarizzazione, analisi multicolore,ecc.)Ora elaboriamo una sequenza d’immagini della cometa Hyakutake: >LOAD HYAKUTA >VISU 1300 300 Visione standard(lineare) della Hyakutake Quest’immagine mostra chiaramente la grande differenza di livelli che esiste tra la regione centrale e il resto della chioma (nota che la cometa occupa l’intera immagine). Ciò rende difficile visualizzare dettagli debolmente contrastati. Puoi tentare una visualizzazione migliore (elaborazione logaritmica) : >LOAD HYAKUTA >OFFSET -300 >LOG 10000 >VISU 10000 >MODULE 400 400 >VISU 400 0 Visione logaritmica della cometa:nota l’estensione. Ora cerca di estrarre i getti che emanano dal nucleo. Prima determina la posizione del nucleo. Troviamo le coordinate (171, 164) .Poi usa il gradiente rotazionale, comando RGRADIENT. La sintassi è : RGRADIENT [XC] [YC][DR][DALPHA] Partendo da un’immagine di input(in memoria), RGRADIENT crea 2 immagini,con uno spostamento radiale [dr] in pixels ed uno rotazionale [dalpha] in gradi rispetto ai punti [xc] ed [yc] .Tra queste 2 immagini gli spostamenti hanno la stessa ampiezza, ma segni opposti. Le 2 immagini vengono poi sommate per creare l’immagine finale . In coordinate polari (r, a) rispetto ai punti ([x], [y]) abbiamo : B’ (a, r, da, dr ) = 2B (a,r)- B (a-da, r-dr) –B (a+da, r-dr) con B = immagine di partenza parametro[dalpha] del comando B’ =immagine finale da= dr =parametro[dr] del comando. Il gradiente rotazionale è usato per osservare dettagli poco contrastati in un oggetto luminoso che presenta simmetria di rivoluzione (polvere in una galassia ellittica o getti nella coda di una cometa). Il gradiente rimuove l’oggetto con una simmetria di rivoluzione rispetto a ([x] e [y]) >LOAD HYAKUTA >RGRADIENT 171 164 >OFFSET 1000 >VISU 1700 600 0 15 Si può anche eseguire il comando RGRADIENT dal menu Processing: L’immagine Hyak. dopo l’elaborazione RGRADIENT. Con questo metodo sono chiaramente evidenziati parecchi getti. Il gradiente produce un’immagine con intensità media=0. L’offset è regolato in modo che l’immagine si possa visualizzare con soglie positive.Ora sono evidenti parecchi getti provenienti dal nucleo. Attenzione però con i risultati ottenuti con questa tecnica. Un valore troppo elevato di [dalpha] può far apparire falsi dettagli o presentarli con una morfologia non corretta. D’altra parte un angolo di rotazione troppo piccolo può impedire di vedere strutture a basso contrasto. E’ bene sperimentare con diversi valori dei parametri per avere un’idea precisa delle strutture rivelate. Valori tipici di [dalpha] vanno da 2° a 20°. Per [dr] i valori vanno da 0 a 2 (sono significativi anche valori negativi). Infine, ricorda che è necessario conoscere con precisione la posizione del centro dell’oggetto. Ora prova il filtraggio angolare, cioè il comando ANG_FILTER : ANG_FILTER [XC] [YC] [RADIUS] [SIZE] Il comando esegue un filtraggio a passo basso su cerchi centrati su ([xc], [yc]). L’algoritmo calcola la media dei pixels nell’anello in settori di gradi. La entità del calcolo relativo al centro (xc, yc) è un’area circolare di dimensioni [radius] . Il comando ANG_FILTER viene in genere usato per esaltare caratteristiche con struttura radiale nelle immagini, come getti di comete o solari visibili durante un’eclisse totale di sole. >LOAD HYAKUTA >ANG_FILTER 171 164 108 31 >SAVE I >LOAD HYAKUTA >ANG_FILTER 171 164 108 0 >SUB I 1000 >VISU 1200 900 Risultato dell’elaborazione angolare Possiamo anche usare il modellamento matematico FIT_ELLIPSE del menu Processing >LOAD HYAKUTA - e poi della chioma col comando Qui Xmin….Ymax sono uguali a 0. In questa condizione Iris calcola questi parametri automaticamente . Risultato della sottrazione del modello:nota la presenza di Vedi anche l’elaborazione wavelet di immagini cometarie. nodi fini nella coda.