viotti festival Progetto Beethoven Filippo Gamba e Maria Perrotta Numero 2 - gennaio-febbraio 2016 Musica da camera Silvia Chiesa e Maurizio Baglini Per la rubrica Un caffé con... Daniele Bogni Cari amici del Viotti Festival, il progetto Beethoven è un sogno che si realizza! L’esecuzione integrale dei concerti per pianoforte e orchestra: cinque capolavori di straordinaria bellezza che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica. I concerti saranno trasmessi in via differita da Radio3 e introdotti per voi da musicisti illustri che ci porteranno nelle atmosfere classiche di fine Settecento. E’ un progetto che ho fortemente voluto, un valore aggiunto che va a sommarsi alle tante iniziative di questa 18° edizione. Un avvio in grande stile per il 2016 e la sezione cameristica non sarà Pubblicazione a cura della Camerata Ducale Redazione: Cristina Canziani, Rosalba Novella, Giorgio Seita Progetto grafico: Enrica Cavaletti Orchestra Camerata Ducale Direttore musicale: Guido Rimonda Sede operativa Via Nicola Fabrizi, 22 - 10143 Torino (Italy) www.viottifestival.it www.camerataducale.it Prenotazione on-line e telefonica: [email protected] tel. 011.755791 dal lunedì al venerdì ore 10.00 -12.00 da meno con un altro integrale altrettanto interessante: le opere per violoncello e pianoforte Acquisto e ritiro biglietti: Box office Teatro Civico (via Monte di Pietà 15, Vercelli) il giorno stesso del concerto ore 19.30-21.00 poter garantire fin d’ora ai solisti ospiti e a tutti i musicisti che collaborano con noi INFO: [email protected] www.viottifestival.it di S. Rachmaninov. Voglio ringraziarvi tanto per il risultato dei miniabbonamenti: un teatro pieno è veramente prezioso e raro. Voglio condividere con voi un altro sogno, per ora nel cassetto: una sala prove. Sarebbe una condizione essenziale per lavorare bene, ma da quest’anno purtroppo anche una struttura che non sempre abbiamo... chissà se in un prossimo futuro si realizzerà... Con il sostegno di Cristina Canziani Direttore Artistico Media Partner nazionale Media Partner locale Seguici su www.facebook.com/CamerataDucale P r og e t t o B e e t h o v e n P r og e t t o B e e t h o v e n «I cinque Concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven» Guida all’ ascolto di Attilio Piovano Il Viotti Festival presenta, sotto il nome di Progetto Beethoven, l’integrale (articolata su tre appuntamenti) dei concerti per pianoforte e orchestra del genio tedesco, il tutto interpretato da solisti di assoluto prestigio tutti “targati” DECCA UNIVERSAL, vero marchio di garanzia per quanto riguarda la musica sinfonica. Novità assoluta la presenza di musicologi di chiara fama che introdurranno ogni appuntamento con note storiche e artistiche pensate per arricchire e facilitare la comprensione delle opere in programma. Concerto n° 1 in do maggiore Op. 15 Banali circostanze fecero sì che il Concerto op. 15, nella chiara tonalità di do maggiore (come il mozartiano K 503), venisse pubblicato per primo dall’editore viennese Mollo, quando Beethoven già aveva composto quello in si bemolle apparso come Secondo. La stesura dell’ op. 15 risale agli anni 1795-98; quasi certamente l’autore l’eseguì a Praga nell’ottobre del 1798, salvo rivederlo in vista della première viennese (Burgtheater, 2 aprile 1800). La presenza di trombe e timpani ne esalta il “colore” militaresco, secondo una moda cui aveva reso omaggio Mozart, “colore” evidente fin dall’apertura dello scorrevole Allegro dalle icastiche figurazioni. Il solista “entra” con un tema suo, adeguandosi al clima festoso, tutto echi di inni rivoluzionari, e sfoggia poi passi di bravura di indubitabile presa che s’impongono nei giochi di botta e risposta con l’orchestra, benché non manchino qua e là istanti di «raccolto intimismo». Scritto nella solenne tonalità di la bemolle maggiore (come il tempo lento della Sonata “Patetica”) il Largo dalla nobile cantabilità schiude orizzonti inusitati, già proiettato sull’incipiente Romanticismo, pur muovendo da un linguaggio ancor tutto classicheggiante. Estroverso e umoristico, l’arguto Finale dagli euforizzanti ritmi di danza, possiede un carattere ruvido e bonario. Vengono in mente certe testimonianze di Schindler, famulus di Beethoven o ancora vien da pensare alle parole di Lotte a Werther «Fa spavento lei, quando è così allegro» e molti all’epoca così pensarono di Beethoven stesso; parole che ben si attagliano alla personalità del futuro autore della Nona del quale Goethe ebbe a osservare: «Egli è una personalità assolutamente sfrenata». Da sempre, poi, desta scalpore un curioso spunto che se ne viene fuori all’improvviso, per quei suoi esibiti spostamenti d’accento, per quel basso di murky a ottave spezzate, ma soprattutto per quel sound quasi da samba, in anticipo di un secolo e mezzo. E ancora: magiche atmosfere, dopo la cadenza con trillo d’ordinanza e un ultimo smagato tema, buttato là con nonchalance come un dolce Lebewohl, un tenero commiato, a meno di dodici battute dalla fine. A dir poco prodigioso. Concerto n° 2 in si b maggiore Op. 19 Pubblicato quale Secondo, in realtà l’op. 19 - s’è detto - fu dunque il primo dei Concerti pianistici di Beethoven ad essere stato composto. Nella sua primigenia stesura venne eseguito dall’autore a Vienna, presso il Burgtheater il 29 marzo del 1795 sotto la direzione di Salieri; fu anche la prima apparizione pubblica di Beethoven pianista per i viennesi e suscitò entusiasmo. Lo riprese il 16 dicembre del 1795 e l’8 gennaio del 1796 (direttore Haydn). Rimaneggiato ebbe una nuova première a Praga nel 1798. Solo nel 1801 venne stampato a Lipsia da Hoffmeister & Kühnel. Beethoven raccolse l’eredità mozartiana, imprimendovi il sigillo della propria personalità. Pagina «seducente, ricca di inventiva», l’op. 19 si apre con un tema pimpante e marziale. L’entrata del solista è con un tema nuovo. Robusti passaggi in ottava “alla Clementi” si alternano a zone più ombrose e passi perlacei. Alla ripresa seguono un’ampia cadenza, riflesso del sonatismo beethoveniano “prima maniera”, quindi la sbrigativa coda. Nell’Adagio il Concerto attinge a un sospiroso intimismo. Precorritrice di futuri sviluppi, la zona mediana vede gli archi impegnati a esporre il tema mentre il solista distende lievi filigrane (già preconizzando Quarto e Quinto Concerto dove spesso il pianoforte “accompagna” l’orchestra), quindi da ultimo accenna a un laconico recitativo. Il gioviale Rondò, infine, col suo argentino refrain sprizza joie de vivre ad ogni battuta. Dopo i vari episodi - ora dai toni popolari quasi “da scampagnata”, ora all’ungherese con rudi sincopi e acciaccature - puntuale riappare il ritornello, con un’unica (saporosa) variante dalla diversa accentazione ritmica. A sorpresa, il Concerto va sfarinandosi, svelando un inciso che ritornerà nella futura Sesta Sinfonia “Pastorale”, ma le ultime misure sono giubilanti. Concerto n° 3 in do minore Op. 37 Emblematica, nel caso del Terzo Concerto, la scelta della cupa tonalità di do minore, la medesima della “Patetica” e della Quinta Sinfonia, per antonomasia la Sinfonia “del destino”. Composto tra il 1800 e il 1803 ed eseguito per la prima volta a Vienna il 5 marzo del 1803 (solista l’autore), fu interpretato anche da Ries, con Beethoven direttore, quindi venne dato alle stampe dal Bureau d’Arts et d’Industrie nel 1804, con dedica a Louis Ferdinand di Prussia, provetto pianista e compositore, figlio di un fratello di Federico il Grande. Con tale Concerto il musicista di Bonn chiude il periodo “classico” e nel contempo “apre” squarci sul Romanticismo evidenti fin dall’inizio di tale capolavoro poi portato a fama europea da virtuosi del calibro di Liszt, Thalberg e Henselt e in seguito amatissimo da pianisti della levatura di Clara Schumann, quindi nel ‘900 da interpreti quali Cortot, Backhaus e Richter. Evidente il legame con il mozartiano K 491 nella medesima, fantomatica tonalità. Di enorme rilievo, nel movimento iniziale dall’inquietante esordio intercalato di pause, il secondo tema: effusivo e cantabile, con quella soave curva melodica quasi innodica come di società filantropica. Non mancano anacoluti e atmosfere protese sull’abisso. Poi un affettuoso Largo, nella “lontana” tonalità di mi maggiore, tutto grazia, come investito di luce meridiana, quasi rievocazione nostalgica di un arcadico passato, un’epoca d’oro ormai destinata a tramontare, col solista spesso impegnato in passaggi lussureggianti dalle delicate efflorescenze e dalle morbide sonorità, cui il pedale di risonanza conferisce un timbro di straordinaria novità. In chiusura ancora un Rondò, assertivo e serioso, dal cipiglio spesso corrusco, con quegli sforzati provocatoriamente sfrontati e l’asprezza di un intervallo di nona minore. Fondato su tre temi, annovera passi militareschi, ma appare contraddistinto altresì da sbrigliate incandescenze e perfino certi momenti come di mozartiana serenata notturna. Infine volge in festosa esultanza, col mutare del ritmo e la radiosa apparizione del tono maggiore che ne apparenta la “tinta” alla catartica e ialina clarità del finale della Quinta. Concerto n° 4 in sol maggiore Op. 58 Dedicato all’Arciduca Rodolfo, amico fraterno e strenuo sostenitore poi gratificato ancora di numerosi capolavori accomunati da analoga cifra espressiva - dal Quinto Concerto alla Sonata op. 81a, dal Trio op. 97 alle Sonate op. 106 e op. 111 - il Quarto Concerto venne composto nel corso del biennio 1805-06. Al medesimo periodo risale l’elaborazione della Quarta e della Quinta Sinfonia, del Concerto per violino e dei magistrali Quartetti op. 59 e del Fidelio, tutte opere frutto di un unico sovrabbondante getto creativo. Da poco inoltre Beethoven aveva ultimato la solare Sonata op. 53 (“Waldstein”) e l’impetuosa op. 57 (“Appassionata”). La presentazione semi ufficiale del Quarto ebbe luogo nel marzo del 1807 presso la dimora viennese del principe Lobkovitz (l’autore sedeva alla tastiera) e si trattò di memorabile evento dall’incredibile contenuto, per un pubblico di aristocratici invitati. Per la vera “prima” si dovette attendere il 22 dicembre 1808: quando al Theater an der Wien ci fu una leggendaria soirée con un programma dalle strabocchevoli e quasi insostenibili dimensioni (vi figuravano infatti anche Quinta e Sesta Sinfonia e la poco fortunata Fantasia per pianoforte, coro e orchestra op. 80). Beethoven improvvisò le cadenze che solo un anno dopo mise su carta, addirittura tre, in alternativa, per il primo tempo e due per il finale. Nel frattempo il Concerto era stato dato alle stampe. Verosimilmente dinanzi all’ampio Allegro il pubblico avvertì in maniera inconscia l’enorme portata storica del Concerto, orientato verso una palese ricerca di novità sul piano sia formale sia contenutistico e più ancora timbrico, fin dall’incipit, con l’attacco dal colore ambrato affidato al solista. Significativa l’assenza di trombe e timpani, così pure l’adozione di dolci impasti dei legni e l’enorme compenetrazione di solista e orchestra. Intermezzi, istoriati da raffinati festoni di jeux perlées impreziosiscono questo Allegro dal diffuso lirismo, con passi che sembrano presagire la schubertiana Incompiuta. Vi si contrap- pone la drammatica intensità di uno stupefacente Andante dove solista e orchestra paiono l’uno novello Orfeo, l’altra la mimesi di implacabili Furie. Da ultimo è il solo ad avere la meglio in certe esangui rarefazioni precedute da un passo di delirante modernismo, precursore di Debussy. Nervoso e ripieno di humour si presenta il finale con quel tema giocato sul “balzato” degli archi, le sapide boutades, i rumorosi passaggi, il pianismo brillantissimo, ma anche certi pallori inaspettati che ne accrescono enormemente il pathos. Non mancano le plaghe liriche, in cui l’energico tema va come sublimandosi, virando infine in un Presto dalla scintillante allure. Concerto n° 5 in mi b maggiore Op. 73 La gestazione del Quinto Concerto, condotto a termine nel biennio 1808-10, risale a un periodo di notevole fecondità creativa. Destinato a divenire in breve il più celebre dei Concerti di Beethoven, il Quinto col quale si conclude la parabola evolutiva nell’ambito del genere, ebbe la sua première a Lipsia, il 28 novembre 1811, solista Friedrich Schneider (la sordità ormai totale impediva a Beethoven di esibirsi); quindi il virtuoso Czerny, che di Beethoven fu allievo, lo presentò al pubblico viennese nel febbraio dell’anno seguente. Coniato nella “massonica” tonalità di mi bemolle maggiore, la stessa del K 271 di Mozart, dell’Eroica, nonché tonalità fondamentale del Flauto magico, il Quinto è entrato nella storia con l’appellativo (apocrifo) di “Imperatore”, forse attribuitogli da Cramer: certo per il carattere maestoso e affermativo, fin dallo slancio cadenzante delle prime misure. In apertura del vasto Allegro, dopo un poderoso accordo orchestrale, è infatti il solista a prendere l’iniziativa, fiondandosi in una sfolgorante figurazione che percorre l’intera tastiera. Solo in seguito appare il vero primo tema, dai perentori profili, a confermare il tono eroico del Concerto. In questo Allegro il solista rivela la vocazione al virtuosismo in non pochi passi; spesso, inoltre, il pianoforte appare mirabilmente integrato in orchestra oppure si abbandona ad oasi trasognate. Non mancano zone con sonorità da glockenspiel. La soppressione della cadenza, poi, “diluita” lungo l’intero movimento, è ulteriore elemento di modernità. Scritto nella remota tonalità di si maggiore, l’Adagio s’apre con un mirifico tema degli archi con sordina sul pizzicato dei bassi, quasi un corale. Poi il pianoforte si libra in alto enunciando un tema lirico dalla sorprendente spaziatura dei registri, con fluenti terzine, entro un clima da vero e proprio Notturno. In chiusura la sorpresa maggiore: il tema del Rondò viene, per così dire, “anticipato” pianissimo e in regime di Adagio, con effetto di straniamento. Quindi ecco che attacca immediatamente il Rondò dall’aitante refrain destinato a risuonare con brillantezza più volte nel corso del movimento che, dopo un affascinante passaggio solistico accompagnato dalla sola pulsazione del timpano, si chiude in un clima di vivida ebbrezza. Ludwig van Beethoven 1770-1827 I musicologi del Progetto Beethoven L’abbiamo già detto: questa integrale beethoveniana sarà introdotta da musicologi di chiara fama, amici oltre che serissimi professionisti. Li conoscerete in occasione dei concerti, ma vogliamo presentarveli fin da ora. Attilio Piovano Enrico Maria Ferrando Attilio Piovano (Torino, 1958), musicologo e scrittore, ha pubblicato Invito all’ascolto di Ravel (1995), i racconti musicali La stella amica (2002) e Il segreto di Stravinskij (2006), i romanzi L’Aprilia blu (2003) e Sapeva di erica, di torba e di salmastro (2009, prefazione di Uto Ughi). Coautore di una monografia su Felice Quaranta (1994) e del volume Venti anni di Festival Organistico Internazionale (2003), ha in preparazione una nuova raccolta di racconti musicali. Saggista e conferenziere, ha collaborato con La Scala, l’Opéra Royal Liège, la RAI, La Fenice, l’Opera di Roma, il Teatro Lirico di Cagliari, il Carlo Felice di Genova, il Festival MiTo, lo Stresa Festival, l’Unione Musicale, il Teatro Regio, il Politecnico di Torino. Già corrispondente del «Corriere del Teatro», ha scritto per «Torinosette» («La Stampa») ed «Amadeus», scrive (dal 1989) per «La Voce del Popolo» ed esercita la critica sulla rivista on-line «Ilcorrieremusicale.it». Insegna Storia ed Estetica della Musica al Conservatorio “G. Cantelli” di Novara dove è inoltre incaricato di Storia della Musica sacra moderna e contemporanea e tiene corsi monografici su «Architettura, Scenografia e Musica» (Dipartimento di Architettura & Design del Politecnico di Torino). È stato Direttore Artistico dell’Orchestra Filarmonica di Torino, dal 1976 è organista presso l’Istituto Internazionale ‘Don Bosco’ di Torino. È citato nel «Dizionario di Musica Classica» a cura di Piero Mioli, BUR, Milano © 2006. E’ professore di Elementi di Composizione al Conservatorio di Torino. Autore di saggi dedicati in particolare al teatro musicale italiano tra Ottocento e Novecento, ha curato per Garzanti Tutti i libretti di Puccini (Milano, 1984). Ha realizzato la versione italiana dei libretti di The Man Who Mistook His Wife for a Hat di Michael Nyman e di The Sound of a Voice/Hotel of Dreams di Philip Glass. La sua cantata scenica Anna, o il percorso della memoria è stata rappresentata al Piccolo Regio nel 2008 e nel 2009. Dal 1992 al 2015 è stato responsabile dell’Archivio Musicale del Teatro Regio. Renato Meucci Ha studiato chitarra e corno nei conservatori di Roma e Milano e filologia classica all’Università di Roma. Dopo un decennio di attività orchestrale come cornista si è dedicato alla musicologia, pubblicando articoli su storia, archeologia, iconografia, prassi esecutiva e organologia, in libri e periodici in Italia, Svizzera, Germania, Inghilterra, Austria, Francia e Stati Uniti. E’ autore tra l’altro di Strumentaio. Il costruttore di strumenti nella tradizione occidentale (Venezia, Marsilio, 2008; 2a ed. 2010). Ha insegnato “Storia degli strumenti musicali” come professore a contratto presso l’Università di Parma (1994-2000) e presso l’Università Statale di Milano (dal 2001-) e come professore di ruolo “Storia della musica per didattica” presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia (1994-2000) e il Conservatorio “G. Cantelli” di Novara (dal 2000-), del quale è stato eletto direttore nel 2011. Nel 2012 è stato il primo studioso italiano ad essere insignito dalla American Musical Instrument Society del Curt Sachs Award, massimo riconoscimento internazionale nel settore della ricerca storico-organologica. Sabato 23 gennaio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Filippo Gamba pianoforte Introduzione musicologica a cura di Enrico Ferrando E’ un appuntamento assolutamente imperdibile per ogni amante della grande musica, quello di sabato 23 gennaio. Filippo Gamba, già ammirato poco tempo fa in occasione dell’apertura della sezione cameristica, ritorna infatti sul palcoscenico del Civico per dare il via alla parte orchestrale del coraggioso Progetto Beethoven, vero fiore all’occhiello di questo XVIII Viotti Festival. La serata d’apertura, è affidata a un interprete che, con la sua sensibilità e la sua capacità comunicativa, ha saputo incantare il pubblico del Festival nel suo recente concerto dedicato alle prime sonate beethoveniane. Quella di sabato 23 gennaio sarà un’occasione più unica che rara per apprezzare una creazione tra le più intense, profonde e ricche mai prodotte dall’ingegno musicale umano: la dimostrazione migliore, se ce ne fosse bisogno, dell’universalità e dell’eterna attualità della grande musica. Dunque, un appuntamento che giunge proprio in un momento nel quale si sente più che mai la necessità di “aggrapparsi” al nostro patrimonio culturale, riscoprendo ciò che unisce gli esseri umani invece di concentrarsi su ciò che li divide. E la statura musicale di Beethoven è tra le pochissime all’altezza di un compito così importante. GUIDO RIMONDA direttore ORCHESTRA CAMERATA DUCALE L. van Beethoven Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra in do minore Op.37 M.Clementi Sinfonia n. 3 in sol maggiore “La Grande Nazionale” Biglietti da € 10 a € 25 gennaio P r og e t t o B e e t h o v e n - Par te 1ˆ Venerdì 5 febbraio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Silvia Chiesa violoncello Maurizio Baglini pianoforte L’INTEGRALE DELLE OPERE PER VIOLONCELLO E PIANOFORTE DI RACHMANINOV Sono una coppia affiatata, un bel mix di estroverso temperamento toscano, unito al solido pragmatismo meneghino. Amano la musica e hanno raggiunto l’obiettivo più ambito per ogni musicista: vivere suonando. E, per di più, raccogliere successi in tutto il mondo. Maurizio Baglini è tra i musicisti più brillanti sulla scena internazionale. Nato a Pisa nel 1975 e vincitore a 24 anni del “World Music Piano Abbiamo chiesto a Maurizio un commento su questo Cd: Anziché “ integrale delle opere per violoncello e pianoforte “ di Sergei Rachmaninov, questo programma meriterebbe un titolo più viscerale e semplice: “emozioni”, ad esempio, esattamente come il titolo della celebre canzone di Lucio Battisti. Infatti, nonostante lo snobismo che aveva connotato le esperienze della cosiddetta avanguardia degli anni Sessanta S. Rachmaninov Lied in F minor Two Pieces, Op. 2 Prélude Danse orientale Prelude, Op. 23 No. 10 in G flat major (Arr.by A. Brandukov) Melody on a theme by Rachmaninov in D major Vocalise, Op. 34 No. 14 in E flat minor Sonata for Cello and Piano, Op. 19 in G Ph Michele Maccarrone In esclusiva per gli spettatori del Viotti Festival la possibilità di acquistare in anteprima il CD di Rachmaninov. Al termine del concerto gli artisti saranno disponibili nel foyer per la firma sui CD. Ingresso unico € 10 Master” di Montecarlo, ha al suo attivo un’intensa carriera in Europa, America e Asia: oltre milleduecento concerti come solista e altrettanti di musica da camera in sedi prestigiose. Silvia Chiesa vanta una brillante carriera solistica internazionale, con regolari tournée nei principali Paesi europei, ma anche negli Stati Uniti, in Cina, Australia, Africa e Russia. Le sue interpretazioni esplorano anche repertori poco noti o inusuali: dopo il fortunato album con i due Concerti per violoncello di Nino Rota, nel 2014 è uscito il nuovo cd The Italian Modernism. Suona un violoncello Giovanni Grancino del 1697. Ritornano con grande piacere a Vercelli per presentare in anteprima al pubblico del Viotti Festival il loro ultimo lavoro discografico (in uscita nei negozi il 22 aprile). e Settanta, in cui Rachmaninov era stato etichettato come retrogrado, traditore e conservatore, la musica del grande compositore russo incarna da tre quarti di secolo il concetto di emozione lirica diretta, pura, struggente. Il violoncello, strumento espressivo e lirico per antonomasia, riveste appieno il ruolo di veicolo emozionale, dunque, in otto brevi pezzi dalla contabilità trascinante , addirittura “ strappa- lacrime “ a cui nessun animo dotato di sensibilità e scevro di pregiudizio potrà negare la propria commozione. Questo stato di assoluto rispetto delle sensazioni forti è presente anche nella celebre Sonata op. 19, pezzo di notevoli proporzioni a cui il lirismo estremo ed esasperato fa da partner ad un virtuosismo spettacolare e difficilmente eguagliabile nell’intera letteratura destinata al duo violoncello/pianoforte. Un concerto in cui celebrità e rarità trovano un sintonia perfetta sotto un denominatore comune: il canto emozionale. Maurizio Baglini Sabato 13 febbraio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli Maria Perrotta pianoforte Introduzione musicologica a cura di Attilio Piovano «Pianismo a metà perfetta fra il lussureggiante Alexis Weissenberg e il laser di Glenn Gould» (N. Carusi, Libero); «Il suono è sgranato, la tecnica è clavicembalistica, il disegno formale è nitido: se continua così, Maria Perrotta sembra destinata a diventare la Rosalyn Tureck italiana» (E. Girardi, Corriere della Sera); «È una figura schiva e poco conosciuta, è uno dei veri astri del pianismo mondiale… Nelle Variazioni Goldberg ella è all`altezza di Glenn Gould, di Rosalyn Tureck.» (P. Isotta, Corriere della Sera). Maria Perrotta studia al Conservatorio di Cosenza, dov’è nata, con Antonella Barbarossa e si diploma con lode al Conservatorio di Milano con Edda Ponti. Ottiene il Diploma Superiore di Musica da Camera all’École Normale de Musique di Parigi, si perfeziona a Imola con Franco Scala e Boris Petrushansky e in Germania con Walter Blankenheim. Nel 2007 si diploma con lode presso l’Accademia di Santa Cecilia nella classe di Sergio Perticaroli. Arricchisce la sua formazione con Cristiano Burato e François-Joël Thiollier. Applaudita come interprete particolarmente comunicativa, Maria Perrotta si afferma in importanti concorsi internazionali fra cui il “Rina Sala Gallo” di Monza, il “Premio Encore! Shura Cherkassky” (2008) e il Concorso “J. S. Bach” di Saarbrücken (2004), premio quest’ultimo che la impone sulla scena pianistica internazionale come una significativa interprete bachiana, riscuotendo ampi successi di pubblico e di critica: «Maria Perrotta sa sfruttare le risorse del pianoforte moderno senza incorrere in inesattezze stilistiche. Il suono di vitrea trasparenza, la tessitura sempre percepibile, l’interessante articolazione della frase hanno reso la musica di Bach in modo ideale» (Saarbrücker Zeitung). Registra per la Radio Tedesca, per la Rai e Sky. La sua incisione dal vivo delle Variazioni Goldberg di Bach ottiene il favore della critica specializzata: 5 Stelle delle riviste Amadeus e Musica, 5 Stelle e Disco del Mese della rivista Suonare News, Premio della Critica 2012 promosso dalla rivista Musica & Dischi. Nell’ottobre 2013 la Decca pubblica un cd con la sua registrazione dal vivo delle tre ultime Sonate di Beethoven che ottiene le “5 Stelle Amadeus” ed è scelto come miglior cd del mese dalla rivista Amadeus. Il cd viene recensito entusiasticamente nell’ottobre 2014 dalla rivista inglese Gramophone. Nel settembre 2014 esce per Decca la sua nuova incisione live delle Variazioni Goldberg di Bach, che ottiene ovunque recensioni molto positive. Nel giugno 2015 esce, sempre per Decca, un recital chopiniano registrato live.Fra i suoi recenti impegni l’esecuzione del Clavicembalo ben temperato di J. S. Bach, del Quarto Concerto per pianoforte e orchestra op. 58 di Beethoven con la Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Antoni Wit e una tournée in Francia e Italia con un programma interamente dedicato a Chopin. Fra i prossimi impegni figurano concerti con GUIDO RIMONDA direttore ORCHESTRA CAMERATA DUCALE L. van Beethoven Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in do maggiore Op. 15 Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra in sol maggiore Op. 58 l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino (Concerto in Sol di Ravel), l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano (Prometeo, Il poema del fuoco di Scriabin) e l’Orchestra della Toscana (Concerto n. 2 di Chopin). Biglietti da € 10 a € 25 febbraio P r og e t t o B e e t h o v e n - Par te 2ˆ Ph Ugo Dalla Porta febbraio l’a pp u n ta m e n t o c a m e r i s t i co I recenti concerti del Viotti Festival Un caffè con... Daniele Bogni 1° violoncello (spalla) Da quanto lavori con la Camerata Ducale? Da moltissimi anni... faccio fatica a ricordare la data, andando a scartabellare tra i miei “titoli artistici” ho trovato un maggio 1998... nello scorso millennio... credo praticamente dalla fondazione del gruppo o appena dopo. Credo di essere tra i membri più “anziani” (oddio... anche anagraficamente...) dell’orchestra. Certamente ho vissuto tutte le “evoluzioni” che il nostro gruppo ha avuto in 18 anni di attività. Quali sono i tuoi interessi oltre alla musica? La musica è un’arte che ti “prende” totalmente e ti riempie la vita; sono molto appassionato di liuteria e soprattutto di archi, ma questo è sempre correlato alla musica.... non so se può interessare a qualcuno il fatto che sono anche sommelier (arte che stimolando olfatto, gusto, vista e tatto, si dice sia complementare alla musica...). Amo molto insegnare (sono docente di Ducale.LAb 5 concerti aperitivo al Museo Leone Fin dalla sua fondazione l’Associazione Camerata Ducale ha sempre avuto un occhio di riguardo per la divulgazione musicale rivolta ai giovani, attraverso iniziative mirate alla crescita del pubblico, al coinvolgimento educativo dei ragazzi e formativo/professionale riservata ai musicisti emergenti. Dopo il grande successo ottenuto nella prima edizione si riprende la serie di concerti DUCALE.LAb, riservati ai giovani solisti selezionati e premiati dall’omonimo concorso: interpreti neodiplomati, selezionati tramite il bando realizzato in collaborazione con i direttori dei migliori Conservatori piemontesi. Si ripropone così, perfezionandola, una formula che da un lato consente di avvicinare il pubblico alle giovani promesse della musica italiana, dall’altro permette di scoprire o riscoprire un luogo sto- violoncello al Conservatorio di Como) perchè oltre a trasmettere la mia passione per la musica e il violoncello, incontro tanti giovani che crescono con l’arte. E per fortuna ce ne sono ancora molti. Nonostante tu abbia una apparenza molto seria, sei protagonista di molti sketch comici durante il concerto di S.Silvestro ... quindi hai una doppia personalità? Più che di doppia personalità è il fatto che, superato il mezzo secolo di vita (ahimè!) ho imparato che è meglio non prendersi troppo sul serio, forse anche perchè sono nativo di una zona che ha dato i natali a moltissimi comici, da Dario Fo a Renato Pozzetto, da Enzo Jacchetti a Francesco Salvi e Massimo Boldi... Ma sono capacissimo di essere veramente serio, anche troppo! Certo è che i miei tre figli mi chiedono, già qualche mese prima del concerto di S. Silvestro: “cosa farai quest’anno papà?” Io non dico loro mai nulla, lo scoprono la sera del 31. Hai detto che sei con la Camerata praticamente dalla sua fondazione, come immagini l’orchestra e il festival tra 10 anni? Molto difficile dire qualcosa in questa congiuntura economica, alla quale la musica è purtroppo collegata... L’ importante è essere sempre fedeli ad un ideale di qualità artistica che non deve mai venire meno, la musica poi parla da sola. rico come il Museo Leone attraverso la piacevole formula del concerto-aperitivo. Al termine dei 5 concerti, il pubblico potrà incontrare i giovani artisti e successivamente esprimere i propri giudizi tramite un questionario. Tutti gli appuntamenti termineranno con un aperitivo compreso nel biglietto d’ingresso. Da questo mese, il bando di Ducale.LAb è scaricabile online sul sito www.viottifestival.it con scadenza il 31 marzo 2016. rassegn a stamp a La meravigliosa macchina del divertimento targata Ducale Successo straordinario del Concerto di San Silvestro di fronte ad un Civico esauritissimo. Colonne sonore di film famosi e brani celebri dei musical. La voce del soprano Calonghi e l’apporto dei giovani della Torino Musical Academy. Di anno in anno aumenta la qualità, già elevatissima, del Concerto di San Silvestro della Camerata Ducale. La riprova si è avuta ieri sera. Erano una settantina gli strumentisti che Guido Rimonda e Cristina Canziani hanno radunato per dare il benvenuto al 2016. E, come sempre, un programma accattivante e ricco di sorprese, reso ancora più sapido dai tradizionali sketch che, ancora una volta, hanno avuto come protagonista il violoncellista Daniele Bogni, colonna portante della Ducale, sin dalla fondazione. Stavolta Bogni si è travestito da metronomo (orginale il costume creato dalla vercellese Vanessa Dosio) ed ha “istruito” l’orchestra che, improvvisamente, non stava più andando a tempo. Rimonda e Canziani si sono affidati agli amatissimi cartoon di Disney e ai musical, avvalendosi della bellissima voce di Laura Galigani e della collaborazione di un già collaudato gruppo di giovani cantanti e attori radunati sotto l’insegna della Torino Musical Academy. Appena dopo il saluto del sindaco Maura Forte, il pubblico s’è fatto catturare dalla celeberrima “Pomp and Circumstance “ di Elgar per poi lasciarsi trasportare nelle sognanti colonne sonora di alcuni tra i film italiani più belli di tutti i tempi: da Nuovo Cinema Paradiso e 8 1/2 di Fellini. Intelligente l’idea di proiettare sullo sfondo le immagini dei film, continuando idealmente il percorso già sperimentato nelle indimenticabili serate estive davanti alla basilica di Sant’Andrea, e proseguito ance di recente con “Il Monello” di Chaplin commentato al pianoforte da Massimo Viazzo. Una vera chicca il tema per clarinetto dal film di Spielberg “The Terminal”, composto da John Williams eseguito Ph Greppi da Gianluca Calonghi. E poi i musical, il jazz ed un finale tutto ritmo con la samba. In aggiunta, a contraccambiare gli applausi esplosivi, due bis: la ripetizione della Marcia degli Auguri (un marchio della Ducale) e ovviamente, la Radentzky di Strauss sr. Insomma, il pubblico si è divertito e commosso, poi è andato a brindare anticipatamente nel foyer e quindi s’è diretto ai cenoni. Serata salutare per rasserenare l’anima. Enrico De Maria TgVercelli.com Straordinario concerto più unico che raro L’ idea avuta da Massimo Viazzo di proporre all’interno del programma del Viotti Festival la proiezione del capolavoro di Chaplin, “Il Monello”, con la colonna sonora suonata live su un pianoforte d’epoca era stata a suo tempo approvata e colta al volo dalla vulcanica direttrice Cristina Canziani certa del successo che avrebbe avuto. E la previsione si è rivelata superiore alle attese. Un numerosissimo ed emozionato pubblico domenica sera ha accolto con applausi infiniti la performance del noto pianista vercellese, strappandogli ben tre bis. Tra i presenti il Sindaco di Vercelli, Maura Forte; l’assessore Andrea Ranieri; l’Amministratore delegato e il direttore de La Sesia; l’Amministratore unico e il direttore di SP; Piergiorgio Fossale (al quale il Viotti Festival deve moltissimo) e tantissimi altri estimatori del talento vercellese hanno espresso a fine concerto i complimenti per la straordinaria interpretazione. Il Maestro Enrico Cerfoglio, pianista e docente, ha definito il recital: «Un concerto più unico che raro. Talmente ben riuscito che a volte dimenticavo che la colonna sonora era live e non registrata!». Marco Brunello, noto appassionato di musica colta, chiosa dicendo che: «Ero consapevole della bravura di Chaplin e dell’e- mozione che provoca ma in questo caso il pathos che ha saputo creare il Maestro Viazzo ha superato le mie stesse aspettative. Toccante è dir poco. Mi auguro che una iniziativa come questa sia in futuro replicata con un altro Chaplin». In effetti tanti complimenti sono ben meritati. La colonna sonora de “Il Monello” è una partitura personale e unitaria, pensata da Chaplin come una grande sinfonia (sonata in questo caso dato l’utilizzo del solo pianoforte), una partitura costituita da una serie di leitmotiv perfettamente modellati sulle varie scene della pellicola. Massimo Viazzo ha dato, con spiccato senso teatrale, una perfetta continuità tra le parti dell’opera senza mai perdere di vista lo scorrere delle immagini sullo schermo. La sincronizzazione ha lasciato a bocca aperta il pubblico per la precisione e la cura del particolare. Da non dimenticare il fatto che Viazzo ha rielaborato la colonna sonora partendo direttamente dall’originale orchestrale di Chaplin del 1971 (composta in occasione dei 50 anni del suo capolavoro) quindi dal solo ascolto della stessa, non esistendo lo spartito. Un lavoro capillare, minuziosissimo che ha permesso al pianista di vivere questa musica con estrema naturalezza mettendo in evidenza le solite doti di grande comunica- tiva che gli si riconoscono. Il tutto condito da una abilità tecnica che gli consentiva di dimenticarsi spesso di guardare la tastiera tanto era concentrato sulle immagini straordinarie di un film che resta tra i capisaldi della cinematografia di tutti i tempi. I tre bis, ha sottolineato Viazzo, sono stati scelti con una finalità ben precisa: il primo è stato ovviamente un omaggio a Chaplin con l’esecuzione di uno dei brani immortali della storia della musica: “Eternamente” dal film “Luci della Ribalta”; il secondo a Richard Galliano straordinario “predecessore” sul palco del Viotti, per il quale Viazzo ha trascritto e interpretato nella versione per pianoforte la sua “Valse a Margaux”, e per ultimo il tributo al più famoso compositore del genere ragtime, il grande Scott Joplin, con il brano “canonico” per eccellenza in 2/4 “Maple leaf rag”. Rita Francios La Sesia Associazione Camerata Ducale Tel. +39 011 755791 biglietteria@viottifestival www.viottifestival.it www.camerataducale.it www.facebook.com/CamerataDucale