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EMISSIONE 197 (cd in uscita il 02 marzo 2009)
GIOVANNI HIDALGO & HORACIO “EL NEGRO”
HERNANDEZ
TRAVELING THROUGH TIME
INCIPIT
8015948501092
INC 109
SUPER JEWEL BOX
2009
Gli appassionati delle percussioni hanno di che gioire visto che sta per arrivare
“Traveling Through Time”, il disco che vede insieme (in duo) i due “giganti”
latini, Giovanni Hidalgo e Horacio “El Negro” Hernandez. Il primo, nato a San
Juan de Puerto Rico da una famiglia di percussionisti di lunga data, a partire
dai primi anni Ottanta diede vita in compagnia di José Luis Quintana «
Changuito » ad uno stile unico iniziando una nuova era musicale
latinoamericana. Il secondo dopo essersi formato nella sua terra natale, Cuba,
ha solcato i palcoscenici di tutto il mondo in compagnia di prestigiosi jazzisti
come Dizzie Gillespie, Gonzalo Rubalcaba e Michel Camilo e con icone del
rock come Carlos Santana. La peculiarità più grande di questo artista sta
inoltre nell’aver osato tessere dei legami tra il jazz, il rock e la musica cubana.
Prodotto dalla Incipit records, questo disco ci offre una panoramica puntuale e
della capacità d’improvvisare e della forma di concepire la musica di questi
straordinari artisti. Un’opera maestra dove Giovanni e “El Negro” presentano
un mondo musicale in forma casuale, amichevole e al contempo formativa
regalandoci un importate capitale artistico per quanti amano o si cimentano
all’arte delle percussioni.
NOTIZIE UTILI
Genere: jazz
“Il sogno degli amanti delle percussioni
diventa realtà”
Mike Haed – Modern Drummer
14 FEBBRAIO ROMA
AUDITORIUM
PARCO DELLA MUSICA!!!!
IL DISCO CHE VEDE INSIEME AI DUE
GIGANTI LATINI DELLE PERCUSSIONI:
GIOVANNI HIDALGO & HORACIO “EL
NEGRO” HERNANDEZ
GIOVANNI HIDALGO
SILVERGOLD
INCIPIT
NOTIZIE UTILI
La Incipit Records presenta un disco davvero prezioso, fin dal suo titolo:
Genere: jazz
“Silvergold”. Capeggiato da Giovanni Hidalgo, uno dei massimi percussionisti
mondiali e maestro assoluto nell’arte delle congas, questo disco riunisce
insieme quattro fra i più importanti musicisti della scena latin jazz. Oltre infatti a
Hidalgo che firma ben tre dei nove brani, vi troviamo il “timbalero” portoricano
Tito De Gracia, il percussionista newyorkese Edward Rivera detto “Gua Gua” e
il pianista e compositore anch’egli newyorkese Eric Figueroa. Un album
davvero unico nel suo genere e basato su una struttura percussiva e armonica
perfetta. Si tratta di una musica forte, semplice e sottile capace di riunire alla UNO DEI MIGLIORI DISCHI DI LATIN
perfezione le due principali caratteristiche del latin jazz ovvero la fluidità e la JAZZ DEGLI ULTIMI ANNI
freschezza del suono con la complessità nell’esecuzione. Un disco
straordinario che Hidalgo ha voluto dedicare alla propria famiglia.
UN QUARTETTO CAPITANATO DAL
MAESTRO DELLE CONGAS GIOVANNI
HIDALGO
8015948501085
GIOVANNI HIDALGO: CONGAS
TITO DE GRACIA: TIMBALES
EDWARD RIVERA: PERCUSSIONI
ERIC FIGUEROA: PIANO
INC 108
SUPER JEWEL BOX
2009
MICHAEL SCHENKER GROUP
IN THE MIDST OF BEAUTY
INAKUSTIK
Dopo quasi trent’anni e innumerevoli peripezie, quattro dei cinque
componenti originari del Michael Schenker Group, uno dei capisaldi della
storia dell’hard rock, sono tornati insieme per un nuovo album dal titolo
“In The Midst Of Beauty”. Il chitarrista Michael Schenker (Scorpions,
UFO), il vocalist Gary Barden, il batterista Simon Phillips (Toto), il
tastierista Don Airey (Deep Purple) e il bassista Neil Murray (Whitesnake,
Black Sabbath), segnano un ritorno alla tradizione e ai fasti originari del
MSG. Un ritorno atteso dai tantissimi appassionati che vedono in Michael
Schenker un grande innovatore e virtuoso del suo strumento, e nel suo
gruppo un’icona del rock degli anni ’80. Il Michael Schenker Group
recupera in questo album la sua forza originaria, creando una
coinvolgente miscela sonora in cui si sentono anche reminiscenze dei
Deep Purple o dei Rainbow in particolare su brani come “Nights To
Remember” o “End Of The Line”. Non mancano poi brani più immediati
come “This Time”, ma in generale quello che colpisce di questo album è
NOTIZIE UTILI
Genere: rock
A TRENTANNI DALLA LORO
SCOMPARSA TORNANO INSIEME I
“MICHEAL SCHENKER GROUP”
CON UN NUVOVO ALBUM DI
ROCK ELETTRIZZANTE: IN THE
MIDST OF BEAUTY
0707787908528
INAK 9085
JEWEL BOX
2008
una gran bella dose di hard rock e la ricchezza di coinvolgenti melodie. Il
risultato è un album che i vecchi fan ameranno e che impressionerà un GARY BARDEN: VOCE
MICHAEL SCHENKER
gran numero di nuovi appassionati.
(SCORPIONS): CHITARRA
SIMON PHILLIPS (TOTO):
BATTERIA
DON AIREY (DEEP PURPLE):
TASTIERE
NEIL MURRAY (BLACK SABBATH):
BASSO
FILIPPO GAMBETTA
ANDIRIVIENI
FELMAY
8021750814824
FY 8148
DIGIPACK
2009
Sono passati quasi dieci anni dall’esordio discografico di FILIPPO
GAMBETTA. Inciso alla fine del 1999, Stria diede l’avvio a un promettente
percorso artistico che i tanti riconoscimenti successivi, anche internazionali,
avrebbero confermato passo dopo passo. Bravura tecnica e un particolare
gusto musicale l’hanno condotto così a essere uno dei migliori organettisti
diatonici italiani. Se Pria Goaea (2002) ne aveva precisato il talento in una
dimensione ricca di prospettive differenti è adesso la volta del nuovo
Andirivieni a caratterizzare una fase di decisa maturità tematica e compositiva.
Pur senza rinnegare la tradizione europea dello strumento in cui si era sinora
imbevuto, FILIPPO GAMBETTA opera qui su motivi più distesi, la cui
amplitudine garantisce alla musica una riflessività non di maniera. È il caso di
brani quali Kevat, Pippi e MisterO (composto e arrangiato da Riccardo
Barbera). Ma anche Runaway Lane oppure La lattuga turbolenta, brani dal
passo maggiormente accelerato, mantengono un felice aplomb che li allontana
da certe urgenze giovanili un po’ troppo scoperte. Gigi è invece una tagliente
ballata di sicura presa radiofonica, resa dalla voce suadente del chitarrista
Claudio de Angeli e strutturata sulla base di un reel. Accenti sudamericani
appropriati segnano invece una ripresa in punta di piedi di Fica mal com Deus
di Geraldo Vandré, mentre è lo swing saltellante e gitano di Mariù, inciso in
duo con il padre e chitarrista Beppe, a chiudere in bellezza un lavoro che non
potrà far altro che suscitare ammirazione in chi alla musica domanda insieme
piacevolezza e contenuti profondi. Tra i collaboratori, oltre ai già citati Barbera
(basso) e De Angeli, si segnalano Michel Balatti (flauto), Antonio Esperti
(clarinetto basso) e Mario Arcari (oboe). FILIPPO GAMBETTA, da sempre
impegnato nella divulgazione dell’organetto in diversi contesti musicali, ha
sviluppato una tecnica personale su uno strumento a tre file, studiando e
traendo ispirazione da molteplici fonti (la tradizione ligure, i moduli ritmici ed
armonici balcanici, la musica francese, le sonorità classico-contemporanee). È
da notare come in Andirivieni lo si possa ritrovare anche nelle vesti di
NOTIZIE UTILI
Genere: folk
ANDIRIVIENI, IL TERZO DISCO
DELL’ORGANETTISTA FILIPPO
GAMBETTA
FILIPPO GAMBETTA SI DEDICA DA
DIVERSI ANNI ALLA COMPOSIZIONE
DI MUSICA ORIGINALE PER IL SUO
STRUMENTO, L'ORGANETTO
DIATONICO.
www.filippogambetta.com
mandolinista, clarinettista e percussionista, a riprova della sua vivacità e
curiosità musicale.
MIMMO EPIFANI
ZUCCHINI FLOWERS
NOTIZIE UTILI
Finalmente il nuovo disco di uno dei musicisti più originali della musica
Genere: folk
popolare italiana, Mimmo Epifani, con il suo speciale repertorio di balli,
serenate e pizziche dell’alto Salento e del suo villaggio natìo di S. Vito dei
Normanni. Musica di un’epoca antica, delle orchestrine a plettro e delle feste
paesane, ma anche nuove sonorità e nuovi spunti per rinnovare la tradizione.
Su tutto domina la mandola di Mimmo Epifani che rigenera quelle atmosfere e
quelle tradizioni, portandole a una frontiera musicale moderna. Mimmo Epifani
è noto anche per le tecniche esecutive e di improvvisazione che lo hanno reso
uno dei mandolinisti più in vista nel panorama europeo: oltre che con i gruppi
da lui guidati, lo ricordiamo a fianco di Eugenio Bennato nei Musicanova e IL NUOVO DISCO DI UNO DEI
attualmente solista dell’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della MIGLIORI INTERPRETI E INVENTORI
Musica di Roma diretta da Ambrogio Sparagna.
DELLA MUSICA POPOLARE ITALIANA
FELMAY
8018550060582
FT 48
DIGIPACK
2008
MIMMO EPIFANI: VOCE, MANDOLA,
MANDOLINO, MANDOLONCELLO,
CHITARRA
GIUSEPPINO GRASSI “ZORRETTO”:
VOCE, MANDOLA, MANDOLINO,
MANDOLONCELLO
GIANDOMENICO CARAMIA
“GIGGETTO”: ACCORDEON,
GIORGIA SANTORO “ZUZZUVIO”:
FLAUTO, VOCE
VITO DE LORENZI “LORENZO”:
PERCUSSIONI
AMALIA ATTORE “PETT’ TUNNO”:
NACCHERE, VOCE
FLAVIO SALA
MI ALMA LLANERA
FELMAY
8021750201525
FY 3015
JEWEL BOX
2008
A non molta distanza dall’apprezzato Encuentro (Felmay 3011, un riuscito
esperimento di “presa di contatto” fra la tradizione classica e il flamenco),
FLAVIO SALA propone adesso un nuovo disco di alto profilo, Mi alma llanera,
rivolgendo il proprio interesse al Venezuela. Una terra, nonostante il poco che
se ne conosce, estremamente vivace sul piano musicale e ricca di variegate
suggestioni sonore, dove non soltanto salsa, merengue e pop godono di una
vasta popolarità ma esiste anche un repertorio di musica d’arte che risale
ormai alla metà del XIX secolo. Un canone che si è andato sviluppando in
particolare nelle città, grazie alla piena metabolizzazione della matrice ispanica
oltre che delle tante correnti europee succedutesi (dal romanticismo al
serialismo). Tra le forme più diffuse troviamo il vals, direttamente derivato dal
valzer viennese, di cui FLAVIO SALA ci offre un mirabile esempio con
l’esecuzione di Cuatro valses venezolanos di Antonio Lauro (1917-1986)
compositore e strumentista tra i migliori del suo paese che, pur esprimendosi
secondo un linguaggio accademico non ha mai rinunciato alle suggestioni del
folklore, come si evince dal brano Seis por derecho, fondato sulle figurazioni
ritmiche dello joropo, un tipo di danza poliritmica. Ma più in generale tutta
l’opera di Lauro risente della fusione tra elementi di differente provenienza,
sintetizzati al fine di esaltare al massimo le potenzialità dello strumento. E che
la chitarra sia stato il veicolo di maggiore diffusione della cultura musicale
venezuelana appare evidente all’ascolto anche delle composizioni altri autori
qui presentati. A cominciare da Vicente Emilio Sojo (1877-1974), le cui
cancíones sono un mirabile esempio di unione tra pensosa meditazione e
sfavillio timbrico, per proseguire con Ignacio Figueredo (1899-1995), Antonio
Carillo (1892-1962) e Pedro Gutierrez (1870-1954). E non manca neppure
Simon Diaz e la sua Caballo viejo una delle melodie venezuelane più
conosciute, che vanta innumerevoli versioni, da Placido Domingo ai Gipsy
Kings. FLAVIO SALA, giovane e già autorevole astro della chitarra classica,
non si esime dall’offrire un’interpretazione personale di questo programma,
che sa dominare tanto negli aspetti virtuosistici quanto nei passaggi che
richiedono pacatezza di tocco. SALA, che non fa mistero di citare il supremo
Alirio Diaz tra le sue fonti di ispirazione, riesce a immergersi del tutto nella
musicalità venezuelana, regalandoci momenti di grande emozione.
NOTIZIE UTILI
Genere: world music
IL GIOVANE ASTRO DELLA CHITARRA
CLASSICA PRESENTA IL SUO NUOVO
ALBUM: MI ALMA LLANERA
UN DISCO CHE PARTE DAL
RICCHISSIMO E POCO CONOSCIUTO
REPERTORIO DELLA MUSICA D’ARTE
SVILUPPATASI IN VENEZUELA NEL
XIX SECOLO
www.flaviosala.com
ARCHITORTI
PLAYPUNK
FELMAY
8021750702923
FY 7029
DIGIPACK
2009
Il quintetto ARCHITORTI guidato dal violoncellista Marco Robino ha fatto
dell’attraversamento dei generi il suo marchio di fabbrica. Nel loro repertorio
ogni stile trova casa grazie a trascrizioni sapienti, improntate a mettere in
evidenza la duttilità dell’ensemble. Sono nati così nel tempo programmi
dall’ampia varietà, da Architorti Standard a Ciak! Si suona! (allestimento di
musiche da film come Il Padrino, Jurassic Park, Titanic), dal Concerto per
bambini a Corde in levare (ripresa delle musiche degli Africa Unite), nonché
Architorti PlayPunk evento andato in scena per la prima volta al festival
Settembre Musica nel 2005 e che trova adesso il suo corrispettivo
discografico. Il lavoro è infatti una sorta di catalogo comprendente i migliori
titoli di un genere, il punk appunto, che seppe infiammare le coscienze e i corpi
giovanili sul finire degli anni Settanta, rappresentando per il rock un deciso e
rinvigorente ritorno alle origini. Come ha scritto Alberto Campo, la rivisitazione
in chiave apparentemente accademica del fenomeno «è forse l’unica via per
affrontare oggigiorno il punk evitando la retorica della commemorazione
postuma, vivificandolo al contatto con ciò che sembrerebbe esserne la
negazione. La scintilla che scocca quando si incontrano polarità opposte».
Nelle mani degli ARCHITORTI le scarne strutture di un mazzo di
indimenticabili brani che hanno fatto la storia del punk paiono infatti vivere di
nuova luce, mettendo in mostra tutta la loro nascosta bellezza. Resi
paradossalmente ancora più nudi ed essenziali dall’interpretazione degli
ARCHITORTI, pezzi come Tv Eye (Iggy Pop & The Stooges), Blank
Generation (Richard Hell), Hong Kong Garden (Siouxsie & The Banshees),
Ever Fallen In Love (Buzzcocks), acquistano una nuova dimensione armonica
e melodica. E concepiti in modo specifico per una formazione d’archi
sembrano apparire anthem di indiscussa forza quali Sheena Is A Punk Rocker
(Ramones), God Save The Queen (Sex Pistols), Stay Free (Clash), Marquee
Moon (Television) e l’imperitura All Tomorrow’s Parties dei Velvet
Underground. A completare il programma gli ARCHITORTI scelgono un
Menuett tratto dalla Water Music di Georg Friedrich Handel e una melodia di
Fiorè che sotto le cure di Marco Robino si trasforma in una curiosa Scendete
dive di virtù 3, brano della colonna sonora dell'installazione di Peter
Greenaway alla Reggia di Venaria: a dimostrazione che il punk aveva
antecedenti già a cavallo tra Sei e Settecento.
NOTIZIE UTILI
Genere: contemporanea
I MIGLIORI BRANI DELLA MUSICA
PUNK TRASCRITTI E INTERPRETATI
NIENTEMENO CHE DA UN QUINTETTO
D’ARCHI: GLI ARCHITORTI
IL QUINTETTO ARCHITORTI È UN
QUINTETTO D'ARCHI DI FORMAZIONE
CLASSICA (DUE VIOLINI, VIOLA,
VIOLONCELLO, CONTRABBASSO)
CON ALLE SPALLE UN VASTO
REPERTORIO, ESCLUSIVAMENTE DI
TRASCRIZIONI, TRATTO DA OGNI
GENERE MUSICALE.
www.architorti.it
BANDA OLIFANTE
BANDA OLIFANTE
FELMAY
8021750703029
FY 7030
DIGIPACK
2009
Nel proseguire il nostro metodico lavoro di ricerca teso a rivelare agli
appassionati sempre nuovi artisti e gruppi emergenti, siamo lieti di presentare
il debutto discografico di un’ampia formazione italiana che, ne siamo certi, non
mancherà di suscitare interesse e curiosità. La BANDA OLIFANTE, che può
vantare tra le sue fila musicisti di esperienza, si poggia su un organico
costituito da una dozzina di elementi fondato essenzialmente sull’interazione di
fiati e percussioni. L’orchestra è guidata, nelle scelte artistiche e musicali, da
Stefano Bertozzi (clarinetti e sax alto) e Massimo Eusebio (darabouka,
percussioni), che propongono un repertorio articolato e ricco di sfumature
stilistiche. Se il nome può far pensare a una classica banda di paese
impegnata a rallegrare la festa patronale, l’ascolto del disco ci introduce in
realtà sin dai primi momenti in una dimensione decisamente allargata e
internazionale. Perché notevoli sono anche le affinità con le big band
jazzistiche, così come affiorano similitudini con le formazioni di afro-funk,
mentre allo stesso tempo non mancano né i riferimenti al mondo balcanico
(filtrato in una dimensione elegante e raffinata) né a quello sudamericano. Il
tutto rielaborato secondo un gusto originale che tende a metabolizzare i
modelli di partenza per offrire all’ascolto sovrapposizioni polifoniche di ottima
fattura e continue e trascinanti variazioni ritmiche. A battezzare l’esordio su
disco della BANDA OLIFANTE sono intervenuti numerosi e prestigiosi ospiti, a
dimostrazione intrinseca dell’evidente valore di questo ensemble. Il francese
Michel Godard ha così apportato il dinamismo ironico del suo basso tuba,
Frank London un po’ di eredità klezmer in stile downtown, Cesare Dell’Anna il
fuoco mediterraneo di cui è capace la sua tromba, il senegalese As Niang la
magia dei “tamburi parlanti”, Simone Zanchini la brillante poesia della sua
fisarmonica. Ultima arrivata tra le orchestre italiane, la BANDA OLIFANTE si
pone insomma fin da subito ai vertici della specialità, offrendoci un suono di
frontiera aperto a molte influenze ma non per questo frammentario, privo di
contenuti e frutto di semplicistiche riletture.
NOTIZIE UTILI
Genere: world music
IL DISCO D’ESORDIO DELLA BANDA
OLIFANTE
COMPOSTA DA UN AMPIO ORGANICO
DI FIATI E PERCUSSIONI, LA BANDA
OLIFANTE PROPONE UN
REPERTORIO INFLUENZATO DALLA
TRADIZIONE BANDISTICA POPOLARE,
ATTENTO ALLA SPERIMENTAZIONE DI
SUONI CHE SPAZIANO
DALL’IMPROVVISAZIONE ALLA
SCRITTURA COLTA OCCIDENTALE,
DAL KLEZMER ALL'AFRO-FUNK.
www.bandaolifante.it
LINGLING YU
XU LAI
FELMAY
8021750814329
FY 8143
DIGIPACK
2009
La conoscenza della musica cinese in Occidente rimane indubbiamente
scarsa e sovente vittima di preconcetti. Mentre altre forme d’arte di quel paese
sono da tempo universalmente apprezzate, la Cina sonora rimane un’entità
astratta e misteriosa. È dunque anche per contribuire a gettare un po’ di luce
sul suo patrimonio di suoni che presentiamo un’incisione dedicata alla pipa, il
liuto cinese a quattro corde la cui origine risale a oltre duemila anni addietro.
Nell’antichità era uno strumento di particolare rilievo negli spettacoli di corte,
entrato poi a far parte degli ensemble deputati a fornire la colonna sonora agli
spettacoli dell’Opera cinese. Ma è soprattutto in qualità di strumento solista,
adatto a interpretare generi differenti, che la pipa conosce la sua maggiore
diffusione, costruendosi un repertorio suddiviso in due stili, il Wen lirico e
raffinato, e il Wu, caratterizzato da un andamento più drammatico e vigoroso. I
brani qui presentati nell’interpretazione di LINGLING YU hanno raggiunto uno
status di classicità che li allontana del tutto da un esotismo di maniera e,
grazie all’arditezza delle trame, instillano in chi ascolta la sensazione di essere
di fronte a oggetti artistici di valore assoluto, privi di una collocazione spaziotemporale precisa. LINGLING YU è la virtuosa capace di farci apprezzare al
massimo grado la bellezza del suono della pipa. La sua educazione musicale
si è avviata in tenera età ed è proseguita poi con studi al conservatorio. Premi
e vittorie ai concorsi le hanno consentito in breve di raggiungere nel suo paese
una fama meritata. LINGLING YU, tuttavia, anche dopo essere divenuta
insegnante, non ha mai cessato di frequentare i migliori maestri di pipa della
sua terra, nell’intenzione di trarre da loro esperienze e consigli e di ampliare al
massimo la gamma di stili e di tecniche in suo possesso. Ognuna delle sue
interpretazioni non manca in effetti di offrire un’ampia varietà di sensazioni, in
virtù di una precisione e chiarezza di fraseggio non disgiunta da una evidente
carica emotiva. L’ascolto di Xu Lai (Il suono del silenzio) è un viaggio
attraverso scenari incantati continuamente mutevoli e il fatto che tutto ciò
venga raggiunto con l’impiego di un solo strumento rappresenterà di certo una
sorpresa per molti.
NOTIZIE UTILI
Genere: world music
UN DISCO INTERAMENTE DEDICATO
ALL’ARTE DELLA PIPA, IL LIUTO
CINESE CON PIÙ DI 2000 ANNI DI
STORIA
LINGLING YU È UNA VIRTUOSA
CAPACE DI FARCI APPREZZARE
APPIENO LA BELLEZZA DI QUESTO
ANTICHISSIMO STRUMENTO
www.concertlingpipa.ch
VARIOUS ARTISTS
BELLINA CHE TE PIACE L'ALLEGRIA
FELMAY TA
8026409303124
TA 031
JEWEL BOX
2008
Questo disco presenta un lavoro di ricerca etnomusicale nelle Marche, regione
adriatica del centro Italia, compiuto a più riprese tra il 1979 e il 2008. In un
arco di tempo così lungo è stato possibile documentare anche l'evoluzione e
soprattutto la dispersione del repertorio e di alcune tecniche esecutive canore
e strumentali. La valle del Chienti taglia orizzontalmente in due la regione; la
media valle dal territorio collinare era un tempo dedita prevalentemente
all'agricoltura, mentre oggi prevale la piccola e media industria. Nei centri di
Petriolo e Corridonia, si conservano tracce di un ampio repertorio di canti
legati al mondo agrario, che segnavano, fino ad alcuni decenni fa, con
particolari arie melodiche e ritmiche tutte le varie fasi del lavoro della terra
(aratura, potatura, fienagione, mietitura), di altri lavori (canti a veròccio, cioè
canto dei carrettieri) e le occasioni della vita sociale del paese: le questue
della Pasquella (alla vigilia dell'Epifania) e della Passione (durante la
Quaresima). Il canto e la musica si compenetravano con la vita quotidiana e
festiva, e la colorivano di suoni appropriati secondo il tempo, le funzioni e le
situazioni. Il metro ritmico-poetico più usato è senz'altro l'endecasillabo, com'è
tipico della gran parte della produzione canora dell'Italia centro-meridionale; il
primato dell'endecasillabo permetteva di rendere polifunzionali i testi, per cui
gli stessi potevano essere piegati nelle varie melodie codificate dalla comunità
e servire, secondo i casi, ad accompagnare il ballo, a trasformarsi in canti di
lavoro o di serenata, mentre altri canti erano legati ad una ricorrenza specifica,
come quelli religiosi o questuali. La serenata, andata gradualmente in disuso,
poteva essere d'amore o a dispetto: nel primo caso si cantavano stornelli
gentili di rispetto e di omaggio alla donna, nel secondo caso l'uomo rifiutato
offendeva con metafore allusive la donna, non senza creare contrasti tra
famiglie. Ma gli stornelli a contrasto fra uomo e donna, o fra persone dello
stesso sesso erano anche occasione di gioco e di abilità compositiva nei
momenti comunitari di ristoro o di lavoro. Particolare fra Marche ed Umbria è il
canto polifonico detto a batoccu (da “batacchio” della campana, cioè a voci
ribattute): si tratta di una polifonia antica a discanto con possibilità per le voci
di procedere, dopo un incipit monodico, su intervalli diversi. La festa in
quest'area della regione era anche caratterizzata dalla pratica di pochi balli,
ma molto sentiti dalle comunità. Su tutti emergeva il saltarello. Tipica famiglia
etnocoreutica dell'Italia centrale (Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio e Molise), lu
sardarellu nel Maceratese si presenta sempre con ritmo vivace ed è eseguito
da diversi decenni quasi sempre dall'organetto.
NOTIZIE UTILI
Genere: regionale
UNA RICCA E VARIEGATA
PANORAMICA
DEI CANTI POPOLARI MARCHIGIANI
FRUTTO DI UNA RICERCA
ETNOMUSICALE INIZIATA NEL 1979
CANTI LEGATI AL MONDO AGRARIO,
ALLE FESTE DI PAESE (QUESTUE
DELLA PASQUELLA, ALLA
QUARESIMA, AL RACCOLTO), AGLI
AMORI E DISAMORI TIPICI DELLE
SERENATE
GAMELAN OF CENTRAL JAVA
X. SINDHEN TRIO
FELMAY
8021750814428
FY 8144
JEWEL BOX
2008
La nostra collana dedicata alla musica giavanese giunge al volume 10
presentando SINDHEN TRIO, tre splendide voci femminili (Sri Suparsi, Rini
Rahayu, Yayuk Sri Rahayu) in grado di offrirci all’ascolto un programma
davvero di alta qualità, in cui la tradizione viene rivissuta alla luce non di una
finta modernità bensì di una fine sensibilità dei nostri tempi. Il primo brano, il
Gendhing Budheng-Budheng della durata di oltre mezzora e composto
presumibilmente a cavallo tra Sette e Ottocento, è stato rivisitato da Pak
Suraji, realizzando un’idea di John Noise Manis, e propone un’impegnativa
performance delle tre soliste al posto della tradizionale singola cantante. Lo
slancio e l’intensità della loro interpretazione è mirabile, frutto di un virtuosismo
indiscusso e di una capacità di entrare in dialogo sia con le voci maschili
(wiraswara) collocate in secondo piano, sia con gli strumenti del gamelan.
Altrettanta originalità di rivisitazione musicale e maestria di interpretazione si
trova nel terzo brano di questo volume, Ladrang Kembang Kacang, una
composizione dall’andamento brillante e variegato: in origine era una canzone
popolare che è stata poi arrangiata, negli anni Sessanta, per una orchestra
gamelan. La seconda traccia, posta volutamente a “intermezzo” tra le due
dedicate alle voci, è il Gendhing gender Sawung Galing, interpretato da alcuni
tra i migliori musicisti del conservatorio di Surakarta. Si tratta di un brano di
grande magnificenza, evocativo come soltanto la musica giavanese sa essere,
giocato sulla varietà di timbri delicatissimi del gender della solista Ibu Pringgo
Hadiwiyono, a cui fanno da contraltare gli altri strumenti e in particolare il
risuonare profondo e arcaico del tamburo (kendhang). Per una migliore
comprensione e contestualizzazione, nel libretto del disco sono stati inseriti i
testi e le traduzioni in inglese dei due brani vocali, il che consente di
avvicinarsi meglio a una materia musicale affascinante sin dalla prima nota.
Nel booklet troviamo altresì un’approfondita ed interessante intervista con il
maestro Rahayu Supanggah, uno tra i maggiori musicisti giavanesi viventi, che
fa il punto sulla tradizione gamelan e sulle possibilità di incidere in modo
innovativo su di essa.
NOTIZIE UTILI
Genere: world music
IL DECIMO VOLUME DELLA
STUPENDA COLLANA INTERAMENTE
DEDICATA ALLA MUSICA GIAVANESE
IL DISCO DEL SINDHEN TRIO
COMPOSTO DA TRE SPLENDIDE VOCI
FEMMINILI CHE CON IL LORO CANTO
UNISCO TRADIZIONE A INFLUENZE
CONTEMPORANEE
GAMELAN OF CENTRAL JAVA
XI. MUSIC OF REMEMBRANCE
FELMAY
8021750814527
FY 8145
JEWEL BOX
2008
L’undicesimo volume dedicato alla musica dell’area centrale dell’isola di Giava
focalizza l’attenzione su un tema particolare, tentando di circoscrivere e
definire un repertorio specificamente dedicato al ricordo, cioè a quelle musiche
a cui può e deve essere affidata la memoria di persone care scomparse.
Come avverte nelle note accluse al disco il curatore della collana John Noise
Manis, se nella cultura occidentale il concetto viene espresso in genere
attraverso un brano della classicità che presenta un carattere malinconico,
nella tradizione giavanese la questione è senz’altro più complessa.
Innanzitutto perché nel sentire comune giavanese la musica del ricordo non
deve essere necessariamente triste, anche perché ciò, secondo alcuni,
potrebbe attrarre spiriti malvagi, procurando ulteriori lutti e tragedie. Al
contrario occorre di preferenza affidarsi a musiche ‘normali’ e serene, in modo
da farsi benvolere dagli spiriti benigni, i quali saranno perciò disposti ad
accompagnare nel viaggio verso l’aldilà i defunti e a vegliare su chi resta al
mondo. Non esiste comunque a Giava una regola generale e assoluta, né
tantomeno un repertorio fisso e quindi in molte comunità locali persiste la
tendenza a creare sempre nuovi suoni per ricordare i propri cari. Nel presente
CD si ascolta una scelta di tali musiche commemorative che indubbiamente
presentano caratteri comuni anche all’orecchio occidentale meno esperto. Ad
esempio è spesso il rebab a essere in primo piano o comunque a dettare il
motivo su cui si inseriscono le splendide voci femminili di Sri Suparsi, Rini
Rahayu e Yayuk Sri Rahayu. Una sottolineatura particolare meritano il brano
di apertura, Layu-Layu, e quello di chiusura, Laler Menggeng, entrambi di
struggente bellezza. Mentre il brano strumentale Wilujeng Alus si segnala per
essere quello spesso eseguito per ricordare un musicista passato a miglior
vita. Seppur non improntate alla tristezza infinita le interpretazioni vocaliche
posseggono tuttavia una sfumatura di raccoglimento e intensità differente
rispetto, ad esempio, a quanto si può ascoltare nel volume decimo (Sindhen
Trio). Nel libretto accluso al disco sono riportati i testi con traduzione in inglese
nonché un commento del compositore Nicola Campogrande sul potere di
seduzione del gamelan nei confronti della musica occidentale.
NOTIZIE UTILI
Genere: world music
L’UNDICESIMO VOLUME DELLA
STUPENDA COLLANA INTERAMENTE
DEDICATA ALLA MUSICA GIAVANESE
UN DISCO DEDICATO ALLA MUSICA
DEDICATA ALLA MEMORIA DELLE
PERSONE CARE SCOMPARSE, ALLA
PARTICOLARE TRADIZIONE CHE
UNISCE MUSICA E CREDENZE
POPOLARI.
UNA MUSICA E UN CANTO DALLA
STRUGGENTE BELLEZZA PER
SCOPRIRE LA MUSICA DEL POPOLO
DI GIAVA
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