18 — la cornice sinfonica
La Fondazione Bru
per Venezia e i giovani
Il direttore scientifico
illustra i nuovi progetti
la cornice sinfonica
A
a cura di Letizia Michielon
lexandre Dratwicki, direttore scientifico del
Palazzetto Bru Zane di Venezia, vanta, nonostante la giovane età, una solida preparazione accademica e uno sguardo versatile, nato dalla sintesi delle sue
diverse esperienze lavorative.
Diplomato al Conservatorio di Parigi in Estetica e residente a Villa Medici (l’Accademia di Francia a Roma), ha
insegnato storia della musica in molte Università francesi ed è stato produttore di Radio France. Tra i suoi saggi,
particolare interesse ha suscitato Un nouveau commerce de la
virtuosité, che gli è valso il Premio delle Muse 2007. A conclusione del festival Le Salon Romantique, tenutosi lo scorso febbraio, lo abbiamo incontrato per tracciare un bilancio dell’intensa attività svolta dal Centre de
Musique Romantique Francaise.
Come si è evoluta in questo anno e mezzo la vostra programmazione artistica?
Tra il 2010 e il 2011 effettueremo
duecentoventi concerti in tutto il
mondo, contro i centodieci realizzati nel 2009-2010. Questo dato è
importante perché definisce una
progressione e svela, in particolare riguardo a Venezia, un allargarsi dell’attività del Centro anche
oltre il Palazzetto Bru Zane: i nostri eventi sono stati ospitati nella sede principale ma anche alla
Fenice, alla Scuola Grande di San
Giovanni Evangelista, alla Scuola Grande di San Rocco, ai Frari e al Conservatorio «Benedetto Marcello». Stiamo realizzando
un’esperienza di diffusione diramata a rete in tutta la città. Diffusione che amplieremo anche a livello nazionale: dal 20122013, infatti, avremo un referente specifico che si occuperà di portare i nostri progetti musicali nelle principali
città della penisola.
In questa stagione si nota anche una maggiore presenza di interpreti italiani.
Sì, abbiamo voluto inserire ad esempio il duo sopranofortepiano Francesca Boncompagni-Francesco Corti,
che hanno rievocato i salotti della Restaurazione; in partnership con il «Benedetto Marcello» si sono esibiti il duo
flauto-pianoforte Fabio Franco-Gino Brunello, interpreti di compositrici femminili, mentre a Pierpaolo Turetta
abbiamo affidato l’integrale per organo di César Franck
ai Frari. Il prossimo maggio il duo flauto-pianoforte Federica Lotti-Federico Lovato suonerà infine brani virtuosistici per flauto. L’intenzione per il futuro è quella
di ospitare nelle nostre manifestazioni non solo i docen-
ti ma anche i migliori studenti del Conservatorio. Analogamente abbiamo pensato di valorizzare i più interessanti
talenti emergenti dei Conservatori francesi e i vincitori di
importanti concorsi internazionali come il Concorso Rostropovitch, il Concorso di musica da camera di Lione,
la Paris International Opera Competition e l’anno prossimo il Concorso di musica contemporanea di Orleans.
Sono i giovani artisti che tra dieci-vent’anni suoneranno
nel mondo la musica francese! Ci teniamo che abbiano un
contatto entusiastico con questo repertorio.
Parallelamente curate con attenzione la produzione scientifica e
quella discografica.
Oltre all’organizzazione di numerosi convegni, simposi e presentazioni, che sempre più ospiteremo al Palazzetto Bru, abbiamo pubblicato una collana di saggi tascabili, partiture i cui manoscritti presentano difficoltà di lettura, libretti d’opera e cd che spaziano in tutte le forme
artistiche e generi musicali affrontati nel Romanticismo
francese. Cerchiamo di agire come mecenati per le tante case discografiche che decidono di rischiare in produzioni interessanti e hanno bisogno per realizzarle del nostro sostegno. Desideriamo valorizzare in particolare la
novità del progetto.
Quale è la reazione del pubblico al particolare repertorio che
proponete?
A Venezia accade qualcosa di diverso rispetto a quanto
avviene a Bruxelles o a Parigi: nella città lagunare il pubblico affluisce più numeroso quando il repertorio eseguito non è molto conosciuto. Questo ci conforta e consente
di effettuare qui una autentica sperimentazione.
Quali temi affronterete durante la prossima stagione?
In ottobre dedicheremo ampio spazio alla produzione
lisztiana, ma non solo. Vorremmo lavorare per il futuro
su progetti monografici ma concentreremo la nostra attenzione anche su temi trasversali, non commerciali. ◼
La Sala dei Concerti di Palazzetto Bru Zane
(foto di Michele Crosera).
la cornice sinfonica — 19
Il pianoforte di Couteau
per il compositore francese
M
entre Venezia entrava nel vivo del Carnevale, si è conclusa lo scorso febbraio con successo la seconda fase della stagione 2010-2011 organizzata dalla Fondazione Bru. Se in autunno il protagonista era stato Luigi Cherubini, tra i fondatori del Romanticismo francese, il cui ruolo decisivo è emerso con
forza grazie alla rappresentazione di alcuni tra i suoi massimi capolavori e la ricostruzione di un humus culturale
influenzato dai compositori italiani attivi in quegli anni
a Parigi, dalla nascita dell’opera romantica e dalla scuola
sinfonica moderna, oltre che dalla riscoperta della musica sacra romantica e della musica da salotto, negli ultimi
due mesi la programmazione del Centro di Musica Romantica Francese si è concentrata sulla produzione cameristica. Serate con formazioni tradizionali e concerti
con strumenti rari, vivacizzati da pratiche allora molto di
moda, come la trascrizione e l’arrangiamento, hanno restituito il clima di un’epoca ancora tutta da riscoprire nei
suoi meandri e misteri.
Uno dei personaggi più curiosi di questa Parigi romantica, ove si concentrano tutti i pianisti più virtuosi dell’Ottocento, è sicuramente Charles Valentin Morhange, detto
Alkan. La sua storia rappresenta un caso unico nell’ambito del xix secolo: vincitore a undici anni del primo
premio al Conservatorio, affermato solista già a diciassette, amico di Chopin, rivale di Liszt e Thalberg, nel 1848 si ritira dalle scene, insegna e compone, affidando alle opere e alla scuola la memoria
del suo messaggio artistico. Proprio in quegli anni, a Weimar, Liszt vive la fase della propria maturità creativa, mentre nel ’49 Chopin uscirà di
scena con una morte precoce. Ripercorrere
queste tracce della storia aiuta a cogliere
le fila di un’epoca irripetibile, che pare concentrata tra le maglie dei lavori
alkaniani, come dimostrano gli Studi e la Suite op.65, eseguiti dal giovane pianista Geoffroy Couteau nel
suo recital al Palazzetto Bru Zane lo scorso 9 febbraio.
La vocazione per il repertorio romantico tedesco, che ha
reso celebre l’interprete francese, vincitore del Concorso Internazionale Johannes
Brahms, influenza la lettura della Suite op. 65, polittico formato da un insieme di
brani caratteristici. Oltre alle evidenti citazioni lisztiane (in Esprits Follets), e chopiniane (la Barcarola con-
Geoffroy Couteau (foto di Michele Crosera).
clusiva evoca nell’accompagnamento il celebre Andante
Spianato), emergono tratti umoristici (Tempo Giusto), finezze contrappuntistiche e concatenazioni di ritardi dissonanti (Canon) che ricordano da vicino lo stile schumanniano.Se gli Studi dell’op. 35 e dell’op. 39 appaiono lavori più ridondanti, con le ricuciture di formulari tecnici lisztiani, intuizioni di valore trapelano invece nelle screziature armoniche, vagamente modali, che striano la sua
produzione, non più destinata al grande pubblico. Nella Barcarola, ad esempio, agisce – ben esaltata da Couteau – l’ipnosi della ripetizione, già sperimentata dal tardo Liszt, e una magia dell’impasto coloristico poi valorizzata da Fauré. Attenzione timbrica che si ritrova anche nella lettura dei Preludi op. 28 di Chopin, vivacizzati da un rubato molto mobile, tardo romantico, evocativo – per certi aspetti – della magistrale versione lasciataci da Cortot. Couteau suddivide nettamente l’opera
in due sezioni, evita tempi eccessivamente veloci e contrasti troppo violenti, prediligendo un suono asciutto, a
tratti scabro, rassegnato, livido, antieroico, con improvvisi spegnimenti e sussurri a mezzavoce, simili a flautati. Caldo successo e due fuoriprogramma. (let.mich.) ◼
la cornice sinfonica
La riscoperta
di Alkan
20 — la cornice sinfonica
Dal Quartetto
di Tokyo
al Trio di Parma
so uno spirito libero ma coerente e una straordinaria varietà
di scrittura, incluso l’aforisma musicale e la miniatura strutturale. Ecco perché la futura moglie Clara gli raccomandava
di «comporre più chiaramente. Mi duole troppo quando la
gente non riesce a comprenderti». Altro mondo: il quartetto
dell’americano Samuel Barber è tanto poco eseguito quanto
celeberrimo per il suo Adagio, notissimo nella versione per
orchestra d’archi (appunto, l’Adagio di Barber), le cui malinconiche tinte neoromantiche hanno invaso numerose pellicole cinematografiche.
Se il quartetto ha regnato sovrano fin da subito dalla fine
del Settecento, il progressivo avanzare del pianoforte, figudi Mirko Schipilliti
ra strumentale mitica dell’Ottocento e del Romanticismo, ha
esaltato tutta la musica da camera in cui metteuartetti per archi e trii con pianoforva piede. E la letteratura per trio con pianoforte
te sono due immensi pilastri della musiVenezia
(pianoforte, violino e violoncello) occupa un poca da camera. La storia della musica dal
Teatro La Fenice
sto d’onore. Pochi però lo ricordano, e non se ne
Classicismo in poi ne attraversa trame
28 marzo, ore 20.00
parla molto, a vantaggio dell’enorme blocco di
e intrecci, quando la musica scopre i propri laboQuartetto di Tokyo
musica pianistica e dei quartetti per archi. Quanratori in cui ergersi alla comunicazione assoluta e
11 aprile, ore 20.00
do un compositore mette le mani sul trio con piaal pensiero volto alla ricerca e alla libertà. Non c’è
Trio di Parma
noforte nascono capolavori. Sarà una malattia. I
solo il piacere del suonare insieme, magari a catrii di Mozart risalgono alla maturità, isole di immortale bellezza, quelli di Beethoven attraversano tutta
l’evoluzione del Genio, che
trascrisse pure la Seconda sinfonia per questo organico.
Ma ci sono anche i bellissimi trii di Haydn, e che dire
dei due capolavori assoluti di Schubert? Il Romanticismo è vulcanico: i difficili trii di Mendelssohn sono
fiumi in piena di appassionato lirismo e di intensi intrecci cameristici, e poi i trii
di Schumann, che trova anche nella dimensione «a tre» illusa, fra pochi intimi, ma la forte volontà di ritrovare nella diminazioni poetiche. Dovremmo continuare, per non dimenmensione del privato quello spirito che non guarda troppo a
ticare i monumenti di Brahms, ma anche Ciajkovskij, Rachconvenzioni ma apre le porte a dialoghi interiori e personali,
maninov, Shostakovic…
un aspetto che proprio per la sua soggettività cattura e rapiQuando si passa la palla agli interpreti i giochi non sono
sce l’ascoltatore, gli fa assaporare sottigliezze mai sentite prisemplici: qui, come non mai, la necessità imprescindibile di
ma d’ora. Per palati fini. La Stagione della Società Veneziaun equilibrio perfetto fra musicisti sembra quasi un problema
na di Concerti non riesce a rinunciare al quartetto, ruotando
insormontabile, basti pensare al non facile rimpiazzo del viole proprie programmazioni intorno a una grande fetta di relinista e del violoncellista dello storico Trio Beaux Arts, rimapertorio a lui dedicata, con nomi illustrissimi che si avvicensto l’inossidabile Menahem Pressler al pianoforte, astuto e gedano e ritornano a Venezia. Si può dubitare del Quartetto di
niale interprete. Pochi nomi nel panorama internazionale, fra
Tokyo? Alla Fenice il 28 marzo proporrà alcuni antipodi, dal
questi il Trio di Parma, che è sempre riuscito a mantenere un
K 458 di Mozart a Barber, passando per l’op.41 n.1 di Schuinteressante equilibrismo tra l’indipendenza delle personalità
mann. Ascoltando molti quartetti si ha spesso l’impressiodei tre musicisti e l’amalgama cameristico. Così, Enrico Bronne che tutti i musicisti abbiano una voglia matta di suonare,
zi non perde mai la forte personalità al violoncello, e l’invaal punto di sentire così bene ogni linea da non capire le prodenza è obbligatoriamente bandita. Ed ecco che proprio i Trii
porzioni dell’insieme, un paradosso fastidioso. Magari il suoop.99 e op.100 di Schubert sgorgheranno dalle loro mani, due
no è bellissimo, cosa tanto seducente quanto confondente
colossi, tanto che bastò l’op.100 a solleticare Stanley Kubrick
per comprendere le strutture. Ma lo storico quartetto di Tokin Barry Lindon (la melodia popolare svedese che Schubert cita
yo riesce invece a «insegnare» ancora che cos’è veramente il
nell’Andante). Per Schumann con l’op.99 «i tormenti della no«quartetto».
stra esistenza scompaiono e il mondo appare di nuovo fresco
Mozart compose venticinque quartetti, che ne attraversae luminoso», mentre l’op.100 «attraversava il mondo musicarono tutto l’arco creativo, e il K 458, detto La caccia per il sugle come un’amara cometa nel cielo». Alla Fenice, l’11 aprile. ◼
gestivo incipit, occupa un posto di rilievo fra i sei dedicati ad
Haydn, «frutto di una lunga, e laboriosa fatica» per Mozart. I
tre quartetti op.41 di Schumann rappresentano invece gli uniA sinistra: Il Quartetto di Tokyo (foto di Christian Ducasse).
ci brani composti esclusivamente per archi: partire dal ClasA destra: Il Trio di Parma al Teatro Comunale «Luigi Russolo»
sicismo, ma andando oltre le forme per rigenerarle attraverdi Portogruaro durante il concerto del 20 agosto 2010.
La Società Veneziana
di Concerti in Fenice
la cornice sinfonica
Q
la cornice sinfonica — 21
Diego Matheuz
dirige Mozart
e Mahler alla Fenice
di immaginare e realizzare attraverso la cultura musicale un futuro nuovo, pieno di speranza. La straordinaria
qualità esecutiva e l’entusiasmo che comunicano i giovani
venezuelani hanno convinto Claudio Abbado a introdurre il Progetto Abreu anche in Italia: il sistema verrà divulgato grazie all’opera di formazione e raccordo nazionale
svolta nei prossimi mesi dalla Scuola di Musica di Fiesole.
Il primo astro del metodo Abreu a brillare sul panoradi Letizia Michielon
ma internazionale è stato, alcuni anni fa, Gustavo Dudamel. Matheuz ha iniziato il suo percorso dii ritorno dal trionfale debutto alrettoriale sotto la supervisione di Abreu nel
la Radio di Francoforte (il «Frankfur2005. Da allora la sua ascesa è stata folgoranter Neue Post» lo ha proclamato in
Venezia
te: fin dal 2006 è stato in più occasioni al fianquesta occasione la maggiore star del futuro),
Teatro La Fenice
co di Abbado, sia in Italia che in Venezuela; nel
cui sono seguiti il concerto con l’Orchestra di
1 aprile, ore 20.00
2007 Simon Rattle lo ha invitato a dirigere le
Bordeaux (salutato da standing ovation) e con
2 aprile, ore 17.00
prove della Simon Bolivar e l’anno successivo
la Royal Philarmonic Orchestra di Londra,
ha debuttato in Italia con l’Orchestra Mozart,
ove ha sostituito l’indisposto Charles Dutoit
assumendone il ruo(performance che gli
lo di Direttore ospite
è valsa un nuovo inprincipale.
vito per la prossima
Nel 2009 ha sostistagione), Diego Matuito a Santa Cecilia
theuz è ora atteso all’indisposto Antola Fenice in due apnio Pappano e ha dipuntamenti inseriretto l’Orchestra Sinti nella Stagione Lifonica della Rai. Dirica, con la ripresa
rettore assistente di
del Rigoletto dal 25 al
Dudamel, ha lavora29 marzo, e in quelto sia con la Simon
la Sinfonica, in ocBolivar che con la
casione dei concerGothenburg Orcheti dell’1 e 2 aprile dustra in Svezia. Nel
rante i quali dirige2010 è stata la volta
rà il Concerto per cladel Maggio Musicarinetto e orchestra di
le Fiorentino, cui si
Mozart (Vincenzo
sono aggiunti gli imPaci solista) e la Pripegni con l’Orchema Sinfonia di Mahler.
stra Filarmonica delIl violinista e diretla Scala e le esibiziotore sudamericano è
ni ai Festival di Spoconsiderato uno dei
leto e di Lucerna.
più brillanti talenNel 2011 guiderà anti prodotti dal «Sicora la Israel Philarstema» di Antonio
monic Orchestra e
Abreu, rivoluzionala Seiji Ozawa’s Saito
rio metodo educatiKinen Orchestra in
vo che ha portato alGiappone, Cina ed
la fondazione in VeEuropa.
nezuela di numeIl suo piglio deciso
rose e pregevoli orricorda a molti il dichestre giovanili, tra
namismo di Abbacui spicca per qualido, ma del tutto intà l’ormai celebre Siconfondibile è la sua
mon Bolivar. Il megestualità «danzantodo è frutto di un
te», che sa non soprogetto sociale e
lo travolgere ma anmusicale messo a
che suggerire atpunto oltre trent’anmosfere rarefatte e
ni fa dal suo fondamisteriose.
tore. Grazie alla sua
L’attenzione alle grandi arcate che convogliano un’enerperseveranza, la musica è riuscita a operare in questa nagia di ampio respiro, sempre scorrevole, e la naturale senzione un autentico miracolo: strappando i giovani alle
sibilità per la forma e per il dialogo tra le sezioni orchebande criminali e alla miseria, ha dato loro la possibilità
strali rendono la sua giovane bacchetta, sinuosa ed elegante, una delle promesse dello star system internazionale. ◼
Diego Matheuz (foto di Nohely Oliveros).
la cornice sinfonica
D
22 — la cornice sinfonica
Nuova fioritura
per la Primavera
dell’Agimus Venezia
la cornice sinfonica
S
di Ilaria Pellanda
personalità che hanno contribuito alla crescita culturale
musicale italiana del secondo dopoguerra, Beraldo segue
all’Accademia Chigiana i corsi di Germani per l’organo e
di Petrassi per la composizione. Autore di Oratori, Messe, musica corale e sinfonica, viene riscoperto in questa
occasione il suo talento cameristico con i brani per chitarra (Sonata op. 27, affidata ad Alberto Mesirca), pianoforte (Preludio e fuga e Sette versi sugli intervalli, nell’interpretazione di Francesco Bencivenga), fagotto e pianoforte
(Dialogo op. 29, con il duo Fontolan-Beraldo) e vocale (Li-
arà il duo violoncello -pianoforte formato da
Fabiana Barbini e Luca Provenzani a inaugurare, il 27 marzo alle ore 20 nelle sale Apollinee del Teatro la Fenice, la stagione primaverile
organizzata dall’Agimus Venezia, patrocinata dal
Ministero dei Beni Culturali e dal Ministero della Pubblica Istruzione. Il ciclo di sei concerti è stato realizzato grazie alla collaborazione con la stessa Fenice, l’Ateneo Veneto e l’Associazione Italo
Tedesca di Venezia, e reso possibile grazie al sostegno del Consorzio Venezia Nuova e della North
East Service.
Il duo toscano, tra le formazioni giovanili più apprezzate, vincitrice di numerosi premi nazionali
e internazionali, apre il festival intitolato Un continuo progresso e dedicato a Ferenc Liszt in occasione
del bicentenario della nascita; l’omaggio proseguirà poi durante l’estate a Treviso, per concludersi, in
autunno, nuovamente tra Venezia e Mestre.
L’originalità del programma proposto alle Apollinee consiste nell’esecuzione di due brani del compositore ungherese trascritti per violoncello e pianoforte, La lugubre gondola e Die Zelle in Nonnenwerth;
a seguire, la Sonata op. 5 n. 2 di Beethoven, autore prediletto da Liszt, e la Sonata op. 38 di Brahms,
compositore la cui estetica si contrappone alla concezione di musica a programma che caratterizza
invece il celebre pianista e compositore romantico.
La vocazione sacra lisztiana sarà invece indagata dal duo Francesco Gianmarco-Elisabetta Dessì,
che proporranno a Palazzo Albrizzi, il 17 aprile alle 17.30, la Via Crucis per pianoforte a quattro mani e voce recitante, lavoro estremamente suggestivo e di raro ascolto nella versione per tastiera. Anche il progetto formativo a cura dei neodiplomariche su testi di Montale, eseguite dal duo soprano-pianoti del corso di Didattica della Musica del Conservatorio
forte Trivellato-Beraldo).
«Giuseppe Tartini» di Trieste, che si svolgerà tra aprile e
Il giorno successivo, alle 17.00, nell’Aula Magna
maggio con gli studenti della Scuola di Musica «Giuseppe
dell’Ateneo Veneto, si svolgerà invece il ricordo di Ugo
Verdi» di Venezia, trarrà spunto dall’ungherese, e in parAmendola, celebre compositore veneziano, direttore tra
ticolare dal suo prodigioso talento di trascrittore. Alla riil 1973 e il 1985 del Conservatorio «Benedetto Marcello».
costruzione del contesto culturale romantico e all’analiL’occasione è offerta dalla recente pubblicazione del prisi di alcune opere lisztiane seguiranno le performance
mo cd dedicato al Maestro, realizzato dal Quartetto Paul
dell’ensemble di flauti e di chitarre della Scuola e il concerto di pianisti triestini impegnati in lavori originali e reKlee e dai pianisti Igor Cognolato e Alessia Toffanin.
pertori storici legati idealmente all’estetica lisztiana.
Dopo una breve presentazione a cura di Paolo Cossato e
All’Associazione Italo Tedesca, il 3 aprile alle 17.30, si
Letizia Michielon, verranno eseguiti il Quartetto per archi
terrà il concerto inaugurale di
(1947), i Due tempi di sonata per viouna serie di appuntamenti dedilino e pianoforte (1939), la Fantasia
Venezia – Sale Apollinee del Teatro La Fenice
cati ai compositori veneti. Protaper violoncello e pianoforte (1981) e la
27 marzo, ore 20.00
gonista di questo primo omagSesta Sonata per pianoforte (1987). ◼
Venezia – Palazzo Albrizzi
gio sarà Primo Beraldo, organi17 aprile, ore 17.30
sta, compositore e insigne didatVenezia – Associazione Italo Tedesca
ta, musicista amato per il suo en3 aprile, ore 17.30
Il duo violoncello-pianoforte
tusiasmo e l’umanità solare che
Venezia – Aula Magna dell’Ateneo Veneto
formato da
era capace di trasmettere. Tra le
4 aprile, ore 17.00
Fabiana Barbini e Luca Provenzani.
la cornice sinfonica — 23
I Quartetti di Haydn
per gli Amici
della Musica di Padova
mancati i progetti e le occasioni. Un ruolo protagonistico,
in questo contesto, hanno avuto gli Amici della Musica di
Padova, che, in collaborazione con Carraro spa, hanno
dato il via a una «integrale» dei quartetti in diciotto concerti distribuiti in tre anni, ribadendo quel magico numero 6 che costituisce la struttura stessa dell’intero corpus,
come l’aveva prevista Haydn. E, molto opportunamente,
l’esecuzione è stata affidata a un’unica formazione cameristica, capace di ripercorrere il cammino artistico e umano
di Sergio Garbato
del compositore, di crescere per strada nello studio e nella riproposizione delle singole opere e coGeorg August Griesinger, che
gliere il senso profondo di un’impresa che
lo aveva incontrato più volte poco
trova riscontro solamente in alcuni nodi
prima della morte, l’anziano Franz
Padova – Auditorium Pollini
fondamentali della storia della musica ocJoseph Haydn aveva raccontato che i suoi
cidentale, come le Cantate di Bach o le Sinprimi quartetti per archi erano nati una
31 marzo, ore 20.15
cinquantina di anni avanti, quando, invi- Integrale dei Quartetti di Joseph Haydn fonie di Mozart e Beethoven. Il Quartet(xvi concerto)
to Auryn (Matthias Lingenfelder e Jeans
tato dal barone Fürnberg nella sua casa di
4 aprile, ore 20.15
Oppermann violini, Stewart Eaton viola e
campagna a Weinzierl in riva al Danubio
di Joseph Haydn
Andreas Arndt violoncello), che ha ormai
per fare musica con alcuni amici nelle se- Integrale dei (Quartetti
xvii concerto)
varcato le porte della sua maturità espresrate estive, si trovò coinvolto in un picco20 aprile, ore 20.15
lo gruppo costituito, appunto, da quattro Integrale dei Quartetti di Joseph Haydn siva e interpretativa, è apparso particolarmente adatto a questa impresa e ha orgastrumentisti: il barone e lui stesso ai violi(xviii concerto)
nizzato le esecuzioni secondo un taglio
ni, il parroco alla viola e un violoncellista
apparentemente eterogeneo, che alla scansione cronololocale. E per una di quelle «serenate» notturne che erano
gica (che avrebbe potuto ingenerare, almeno nella omouno dei passatempi prediletti dagli austriaci in quei tempi
geneità dei primi concerti, un senso di uniformità e ripetiaveva scritto il primo dei suoi Divertimenti a quattro. Era stavità) ha preferito la caratterizzazione per temi e modi, gioto l’inizio di una articolata avventura musicale, che avrebcando più sull’evoluzione interna delle forme che non su
be attraversato tutta la sua lunga esistenza, articolandoquella esterna delle raccolte.
si in sessantotto quartetti, organizzati, dopo i primi dieci
Giunti ormai agli sgoccioli dell’intero progetto (l’ulintitolati appunto al barone Fürnberg, in genere secondo
timo concerto, con l’esecuzione di quel quartetto «exraccolte di sei, a eccezione degli ultimi (i due dell’op. 77 e
tra» dedicato alle Ultime sette parole del nostro Redentore sull’incompiuto op. 103). Insomma, un corpus tale da poter
la Croce, è previsto per il 20 aprile prossimo), si può ageessere inteso come il ritratto più compiuto e fedele dell’uovolmente dire che il risultato è memorabile, sia per l’alta
mo e del musicista, così come la testimonianza di un lunqualità delle esecuzioni che per il rapporto che gli intergo e complesso percorso creativo. Ne consegue che l’esepreti hanno saputo creare con il pubblico che ha affollacuzione integrale dei quartetti haydniani va ben oltre la reto tutte le serate. Letture classiche e impeccabili che pestituzione del pur copioso apporto del musicista a un gerò lasciano trasparire una sensibilità fremente e i sussulnere che lui stesso ha contribuito a definire e sviluppare
ti dell’emozione, sonorità perfettamente equilibrate grain modo determinante. È forse per questo che le «integrazie anche a strumenti d’eccezione, attenzione all’insieli», sia in concerto che in disco, si contano sulla punta delme ma anche ai minimi dettagli, così che alla fine si può
le dita di una sola mano e che, nella maggior parte dei caconvenire con Jean Storbinski che «la musica di Haydn,
si, hanno una storia recente. Infatti, nel 2009, in occasione
oltre la sapienza e la levità, è interamente governadel secondo bicentenario della morte di Haydn, non sono
ta dall’intelligenza, ma vi affiora la flessibilità di un
essere naturale, come di una pianta». ◼
Quartetto Auryn (foto di Manfred Esser).
la cornice sinfonica
A
24 — la cornice sinfonica
Liszt rivive
sull’Isola dei miracoli
P
di Andrea Oddone Martin
la cornice sinfonica / sacro e barocco
iù d’una sono le coincidenze a conferire il significato del concerto che si è tenuto lo scorso 13 febbraio nella Sala degli Arazzi, organizzato dall’Associazione Richard Wagner Venezia presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia. Al 2011 corrisponde il cc anniversario della nascita di Franz Liszt, autore dell’intero programma eseguito; il 13 febbraio ricorre l’anniversario della dipartita di Richard Wagner, proprio a Venezia. La nota parentela (anche di ordine musicale) tra i due rende ancora più significativo questo evento. A ulteriore pregio –
dopo l’introduzione di Alessandra Althoff Pugliese, Giovanni Morelli e Margherita Visentini Azzi, figlia di Bruno Visentini, cui il concerto era dedicato – la presenza di
Michele Campanella, interprete considerato internazionalmente uno dei maggiori di Liszt. E non smentisce la fama: sotto le sue dita magistrali il pianoforte vibra intensamente e la musica del compositore magiaro si staglia netta nel volume della sala, che risponde con una chiarezza
acustica sorprendente. Accurata la scelta dei brani, artico-
lati in due parti delle quali la prima di composizioni ultime, in senso cronologico, della vita di Liszt. Sono eseguite rarità come Nuages gris, En rêve: musica del mistero, che
rincorre una soluzione al di là dell’articolazione linguistica e diventa enigmatica anche verso se stessa. L’esecuzione di Campanella è netta e impeccabile, penetra l’intenzione interrogativa con sicurezza artistica, ne coglie l’esito indicibile e come tale lo manifesta esaurientemente. I
profondi rintocchi della zona scura del pianoforte nell’Ave
Maria (le campane di Roma) chiudono la prima parte tra l’entusiasmo del pubblico. La seconda pagina della serata è
di carattere diverso, vi si incontra il Liszt sicuro, assertivo, profetico. Nella selezione dagli Années de Pèlerinage si ritrovano espressi, in un risultato indiscutibilmente unitario, gli elementi di trasversalità dello spirito romantico; il
compimento artistico e il presupposto programmatico indicheranno la via al successivo «impressionismo» di matrice francese. All’esecuzione di Campanella non sfuggono i dettagli della miriade confluita nella creazione sonora di Liszt: sgrana la timbrica in maniera asciutta, virile,
scoprendone l’equilibrio contemplativo che vive al limite tra misticismo ed erotismo. L’autentico spirito dell’immaginazione musicale lisztiana, che supera i limiti imposti dallo strumento e perdura nella regione dei silenzi, si è
condensato nitidamente in questa occasione eccezionale. ◼
sacro e barocco
Lotti e Buxthehude
nell’viii Concerto
per le Sacre Ceneri
Ritorna il consueto
appuntamento promosso
dalla Fondazione Levi
I
l prossimo 9
ma r zo pres-
di Serena Catullo
Venezia
so la Chiesa di Chiesa di Santa Maria Formosa
Santa Maria For9 marzo, ore 20.30
mosa a Venezia si
terrà l’ottavo Concerto per le Sacre Ceneri, ormai tradizionale appuntamento promosso dalla Fondazione Levi in collaborazione con la Regione Veneto, la Fondazione Teatro La Fenice, Chorus e la Cassa di Risparmio
di Venezia. Riccardo Favero dirigerà l’ensemble vocale e
strumentale «Oficina Musicum»: quest’anno è stato scelto un programma di musica sacra barocca di due autori
di grande rilievo, quali sono il veneziano Antonio
Lotti (1667-1740) e il quasi contemporaneo d’oltralpe Dietrich Buxtehude (1637-1707). Lotti, annoverato per la vastità e la varietà della propria produzione tra le figure più significative del barocco veneziano, eccelse nella pratica allora in voga di musicare
solo alcuni brani rispetto all’intero testo delle Messe. Ecco che il Crucifixus racconta il dramma di Cristo con immagini musicali di grande plasticità e, attraverso una intensa penetrazione armonica, riesce
a evocare profondi sentimenti ed emozioni. Esemplare della sua capacità espressiva è il celebre Miserere, composto verso il 1733 ed eseguito per molti anni in San Marco il Giovedì Santo, che può dare un’idea
molto precisa della maestria, della finezza e dell’audacia
nell’impiego delle modulazioni. Membra Jesu Nostri di Dietrich Buxtehude è un oratorio composto nel 1680 che raccoglie sette cantate, ciascuna delle quali corrispondente a una parte del corpo crocifisso di Gesù: piedi, ginocchia, mani, costato, torace, cuore e testa. Il corpo esamine viene quasi offerto ai fedeli, affinché possano riflettere
sull’immane sacrificio della croce. La musica del Membra
Jesu Nostri non potrebbe essere più adatta, il corpo è luogo di un viaggio attraverso le sette parti sensibili, partendo dal basso «Ad pedes» e salendo in modo ordinato fino
al volto «Ad Facies» in una progressione interiore quasi
distruttiva. Il dolore si percepisce dai suoni, alternati da
momenti di totale pace e abbandono al valore del totale
dono di sé. L’ensemble «Oficina Musicum», specializzato nella musica rinascimentale, barocca e classica, utilizza solo accurate ricostruzioni artigianali di strumenti e archetti d’epoca. L’accuratezza del suono, basata su un’approfondita ricerca musicologica, è infatti uno degli obiettivi fondamentali perseguiti dal gruppo. Solisti: Francesca
Lombardi e Martina Garlet (soprani), Andrea Arrivabene
(alto), Raffaele Giordani (tenore), Salvo Vitale (basso). ◼
A sinistra: Michele Campanella (foto di R. Musacchio e F. Ianiello).