LE TEMPESTE
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Copyright © 2011 A.SE.FI. Editoriale Srl - Via dell’Aprica, 8 - Milano
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Prima edizione Tsunami Edizioni, dicembre 2011 - Le Tempeste 8
Tsunami Edizioni è un marchio registrato di A.SE.FI. Editoriale Srl
Approfondimenti:
Vincenzo Gattagrisi Crevel (Genesis P-Orridge e T.O.P.Y.)
Aldo Chimenti (Death In June)
La foto di copertina e quelle interne sono di Antonello Cresti
La foto in IV di copertina è di Federica Franci
Progetto copertina: Eugenio Crippa
Progetto grafico: Eugenio Monti
Finito di stampare nel novembre 2011 dalla GESP - Città di Castello
ISBN: 978-88-96131-35-0
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ANTONELLO CRESTI
Come to the Sabbat
I SUONI E LE IDEE DELLA BRITANNIA ESOTERICA
Indice
Per una prefazione intima............................................................................... 7
Two days in the life: Una premessa................................................................ 9
In the Heart of the Wood: Orientamenti ed avvertenze............................... 17
Prima dell’Alba:....................................................................................... 21
All’origine di una attitudine verso il pensiero magico
In the court of the Faerie Queene:...................................................... 35
Percorsi obliqui in Inghilterra tra XVI e XVIII secolo
The Empire of the Golden Dawn:......................................................... 49
Il revival mistico nell’Inghilterra vittoriana
The New Age:............................................................................................. 73
Gli inizi del XX secolo
Gli anni sessanta:..................................................................................... 95
Luci ed ombre della “Età dell’Acquario”
Gli anni settanta:.................................................................................. 165
Lo Yin della ricerca spirituale
Gli anni ottanta:.................................................................................... 211
“Prima la musica, poi le parole”
Dagli anni novanta ad oggi:................................................................. 279
L’Epoca della percezione molteplice
Conclusioni:............................................................................................. 345
La musica nell’era della desacralizzazione globale
Approfondimenti
Death In June: Le voci dello spirito di Aldo Chimenti. ............................... 355
Genesis P-Orridge di Vincenzo Gattagrisi Crevel......................................... 359
T.O.P.Y. di Vincenzo Gattagrisi Crevel. ........................................................ 365
Qualche cenno su Druidismo e Wicca....................................................... 369
Tradizione, Magia, Suono per un’ipotesi di liberazione collettiva................. 373
di Stefano Morelli
Bibliografia essenziale..................................................................................... 375
Sitografia......................................................................................................... 379
Come to the Sabbat
Gavin Baddeley
Si può facilmente ritenere che l’inglese Gavin Baddeley sia l’autore dei saggi
di maggior successo riguardanti il legame
tra musica ed occulto. Il suo occhio si è via
via posato sul rock, sulla cultura dark, su
Marilyn Manson e recentemente sui Cradle
of Filth. Non potevamo non ascoltare il suo
punto di vista.
Detto ciò, ci appare tranquillamente sostenibile la tesi secondo cui
il black metal, genere sviluppatosi
massimamente in Scandinavia, abbia
acquisito peso e specificità attraverso
la rielaborazione di marca britannica,
soprattutto proprio attraverso i tenPer quale motivo la Gran Bretagna gode tativi ad opera della più nota formadi una simile reputazione in ambito ma- zione emersa dall’underground oscugico ed occultistico? Qual è il contributo ro inglese: i Cradle of Filth. Sovente
maggiore di questo Paese nei confronti accusata di “mancanza di sincerità”
dell’occultismo, anche attraverso l’espres- o di “tradimento” (vedi sopra), quesione musicale?
sta band non può non essere presa
da paradigma di riferimento per chi
È sempre difficile parlare di queste cose
intenda addentrarsi nei meandri delquando sei così legato all’argomento.
la scena black metal “made in UK”.
Devo dunque mettere in chiaro che sono
affascinato da quello che chiamiamo “oc- Cercheremo naturalmente di farlo
culto”, ma la mia interpretazione del ter- con il giusto distacco, animati né da
mine differisce da quella comune, inoltre intenti agiografici, né da volontà cenparlo da una prospettiva inglese, più che sorie.
Tornando però alla questione
britannica, soprattutto riferendomi alla
corrente satanica, che è quella che mi in- principale che ci siamo posti, in che
teressa maggiormente. Ai miei occhi, le modo il black metal svolge ed ha
arti oscure sono inseparabili dal mondo svolto la funzione di terminale creatidelle Arti – come del resto la religione – vo per una serie di specificità presenti
sono l’applicazione pratica di quei regni nella cultura delle Isole Britanniche?
inesprimibili sfiorati dai poeti, dai pittori
Giunti a questo punto il lettore
e dai musicisti. Forse la magia nera è un
sarà
perfettamente in grado di inditentativo di dar loro un libero sfogo, menviduare
alcuni fil rouge che esplodono
tre la magia bianca e la religione rapprecreativamente nel genere che stiamo
sentano la necessità di controllarli.
Ogni nazione ha la propria tradizione analizzando: abbiamo innanzitutto vimagica (l’Inghilterra è sicuramente in- sto come il passato pagano della Gran
clusa) che sembra sempre più intrigante Bretagna sia una realtà meno lontana
agli occhi di uno straniero. La creatività rispetto ad esempio a quella incarnata
e l’immaginazione sono due ingredienti dalle società del Mediterraneo, e da
essenziali e gli inglesi sono senza dubbio questo punto di vista una polemica
un popolo creativo che ha dato al mondo anticristiana può esser più facilmenfigure significative della tradizione satani- te collocabile25; sappiamo che presso
ca, come Milton, Byron e Swinburne; ma
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Come to the Sabbat
il mondo britannico è esistita, anche
tacendo delle numerose avventure in
ambito occultistico, una tradizione
esplicitamente satanica ed una vocazione alla iconoclastia e alla blasfemia molto forte (che individuiamo in
molta letteratura, ma anche in avvenimenti minori della storia, come quelli legati alle già citate attività degli
“Hellfire Club”); infine, parlando di
letteratura e folklore abbiamo avuto
modo di notare più volte quanto questi contenitori artistici e concettuali
siano stati spesso ispirati da una forte
fascinazione nei confronti del macabro, dell’oscuro, dell’eccesso. A ciò
aggiungiamo anche che lo stesso paesaggio della Gran Bretagna è sovente
associato a storie e leggende di morte,
e francamente non potremmo immaginare miglior scenario di quello britannico per quelle “ghost story”26 che
rappresentano un altro dei tanti parti
letterari del Paese di cui ci stiamo occupando.
Tutto ciò dimostrerebbe già una
continuità formidabile, ma non è tutto
e vi sono ancora dei temi da analizzare: la “contromorale” black metal potrebbe dunque essere intesa non solo
come la riattualizzazione degli istinti
provocatori di uno Swinburne, ma
anche come la declinazione sotto altre forme di uno dei fondamenti della
concezione Romantica in letteratura,
ossia la volontà di cantare un nuovo
ideale di bellezza che il critico letterario Mario Praz ha brillantemente
definito “insidiata e contaminata”27.
È in altre parole la bellezza evocata
dalla “Medusa” dipinta da Caravaggio
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l’Italia con Dante, Leopardi e D’Annunzio
- tutti personaggi occulti secondo la mia
definizione - non è da meno!
Se dovessi provare a definire le caratteristiche della tradizione occulta inglese
che ammiro, e alla quale aspiro, citerei
l’abilità di mantenere un sofisticato senso
dell’umorismo e del decoro, la consapevolezza del fatto che il Diavolo è un gentiluomo...
Come descriveresti l’influenza di
Crowley sull’underground controculturale
e musicale contemporaneo?
Crowley è una presenza potente e persistente per molte ragioni. In aggiunta al
suo interesse per la magia e la religione,
aveva tante sfaccettature che l’hanno aiutato ad essere scoperto da persone molto
differenti tra loro. Inoltre Crowley è stato
anche un grande showman, un incorreggibile esibizionista che scoppiava di energia e carisma. Non ho dubbi sul fatto che
se fosse nato un secolo dopo sarebbe stato
il frontman di una band rock. E poi c’è
della vera sostanza in Crowley, dietro il
fumo si nascondono delle vere intuizioni.
In che maniera occultismo britannico
e statunitense sono differenti? Oppure,
andando su un piano più stringente, che
differenza c’è tra due creazioni degli anni
sessanta come la Church of Satan (americana) e la Process Church (inglese)?
In senso più ampio, l’occultismo britannico è sempre stato più uno svago da
gentiluomini, mentre quello americano
più una questione di affari, riflettendo così i caratteri di queste due culture.
Naturalmente l’occultismo britannico
ha delle radici storiche da cui attingere,
cosa impossibile per gli USA vista la loro
breve esistenza. Forse proprio per questo,
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Come to the Sabbat
e da altri artisti meno noti che tanto avrebbe colpito protagonisti della
letteratura Romantica inglese, come
Shelley: “Quel che può esser chiamato il fascino della corruzione pervade
ogni tratto della sua bellezza squisitamente compiuta”28.
Ecco dunque che una band come
i Cradle of Filth, più volte accusata di
sessismo per il continuo ricorso grafico alla nudità femminile, celebra in
realtà questo ideale di bellezza e questo
ideale di donna, colei che è stata più
volte definita femme fatale, capace di
dare la vita come la morte, divina e
demoniaca al contempo. Donne simili saranno protagoniste di molte
delle creazioni musicali dei Cradle of
Filth (dalla Contessa Bathory in poi),
e ci sentiamo di dire che raramente
la femmina si sia mai trovata in una
condizione di venerazione più alta
all’interno di altre avventure musicali.
Vi è poi da aggiungere che, storicamente, la società britannica è spesso
stata segnata da un piacere morboso
Uno dei tuoi libri più recenti è dedicato nei confronti della violenza fisica, una
ai Cradle of Filth. Perché quella band è da caratteristica che non ha mancato di
ritenersi unica? Quali ritieni siano i rife- sconvolgere molti osservatori: sarà
rimenti culturali più importanti di questi
magari un’attitudine mutuata dalmusicisti? E infine cosa dobbiamo pensare
la profonda familiarità con l’attividella restante scena black metal britannica?
tà bellica, ma in nessun paese come
Vi sono almeno due fattori che potre- l’Inghilterra si è assistito ad un simile,
sti citare come caratteristici per i Cradle diffuso, interesse perverso nell’assisteof Filth: le liriche della band sono inu- re a torture o esecuzioni pubbliche.
sualmente erudite, evocative e complesse. Leggendaria in questo senso è la figuDani ci tiene tantissimo alle parole. C’è ra del parlamentare George Augustus
una quantità di riferimenti culturali, oc- Selwyn (1719-1791), necrofilo e fanaculti e storici che emergono dai testi e che tico frequentatore di camere mortuanon troverai in gran parte dei gruppi stili- rie e luoghi di esecuzione, ma anche
sticamente affini. I Cradle of Filth inoltre scrittori e testimoni del loro tempo
paradossalmente, sono stati gli occultisti
statunitensi ad essere più ossessionati da
supposte “tradizioni europee perdute”,
spesso adottando delle stravaganti versioni di culture arcane con le quali non sono
affatto familiari.
La Process Church era un culto da psicoterapia deviata, poi evolutosi in una religione. La Church of Satan era un circolo
da cocktail di persone con gli stessi gusti
e un interesse per l’occulto, poi evolutosi
in un club ateo radicale per iconoclasti e
misantropi.
Sono state e restano esperienze molto
diverse. La Process Church era quasi religiosa, la Church of Satan antireligiosa:
quest’ultima enfatizza la fiducia in sé stessi, mentre la prima si affida all’obbedienza
verso dei “poteri superiori”. Naturalmente
entrambe fanno uso abbondante di iconografie sataniche e sono emerse nel medesimo periodo storico, ciò significa che
molti di coloro che s’interessarono ad una
di queste due organizzazioni, hanno finito per interessarsi anche all’altra. Devo
però dire che, per quanto ne so, non ci furono casi di “adesione incrociata”.
sono stati tra i primi a utilizzare un im-
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Come to the Sabbat
come Thackeray e Dickens resocontano dell’entusiasmo smodato del volgo
nei confronti di simili, raccapriccianti
spettacoli.
Con una simile premessa, non sorprenderà certamente il fatto che il genere horror, ossia senza alcun dubbio
la vera anticamera estetica del black
metal, abbia avuto una diffusione straordinaria in Gran Bretagna (soprattutto grazie all’opera della “Hammer
Productions”, una casa di produzione
fondata nel 1934). Ed è altrettanto inutile dire che l’immaginario dei
giovani britannici si è nutrito in abbondanza con queste immagini.
Infine, aggiungiamo un dato prettamente musicale: per quanto molti
non esitino a vedere le radici sonore
del movimento di cui ci stiamo occupando nell’ondata di metal satanico
esplosa in Inghilterra all’inizio degli
anni ottanta (erano stati i Venom, del
resto, ad intitolare piuttosto esplicitamente “Black Metal” un loro album
del lontano 1982), noi riteniamo
piuttosto riscontrare un’affinità solo
in termini di attitudine; detto questo,
però, è impossibile non notare come
espressioni sonore “oscure” nate nel
mondo britannico precedano il black
metal, finendo per creare un humus
stilistico come concettuale che sarebbe ingiusto non prendere in considerazione.
Su tutte queste basi è facile comprendere come la realtà della Gran
Bretagna abbia fornito un terreno ideale per la diffusione di un fenomeno
estremo come il black metal29, ed è altresì facile immaginare come un uni-
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maginario visivo che combina gotico, erotico e blasfemo in una forma intelligente
e provocatoria. Sono dotati inoltre di un
sense of humour britannico che manca a
molte altre band.
Molti, inclusi gli stessi Cradle of Filth,
difficilmente descriverebbero la band
come “black metal”, anche se io direi
che lo sono, se questa definizione avesse
ancora un qualche senso. Da quando il
black metal scandinavo è stato adottato
in Gran Bretagna, la stranezza è divenuta
la regola, cosa che ritengo molto positiva.
Ad esempio, i Meads of Asphodel sono
stati capaci di sperimentare in maniera
interessante, riferendosi ad alcune affascinanti idee teologiche associandole ad
un approccio musicale avanguardistico.
Molte altre band black metal invece hanno perso il loro lato satanico in favore di
un interesse per le tradizioni popolari.
Recentemente ho visto i Winterfylleth,
ispirati alle tradizioni Anglo-Sassoni, e
credo siano eccezionali.
Un altro contributo britannico è senza
dubbio la musica dark e gothic. La parola
“gotico” era stata usata in letteratura molto prima... Ritieni che le radici di questi
movimenti musicali stiano effettivamente
in parte del Romanticismo anglosassone o
stiamo parlando di una creazione totalmente moderna?
Esistono due scuole di pensiero in materia. Alcuni vedono il goth come qualcosa nato nei tardi settanta dalle ceneri
della scena punk inglese. In questo senso, il goth sarebbe quindi largamente
uno stile o addirittura una moda che è
andata abbracciando poi elementi incongrui come la musica elettronica. La
simbologia gotica sarebbe in questo senso
puramente casuale. Altri però vedono il
goth come discendente da una tradi-
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TROY TOWN MAZE
Questo labirinto (“maze”, appunto) rinvenuto sull’Isola di St. Agnes presso
le Scilly è probabilmente di origine Vichinga, l’ultima cultura pagana
che si affacciò sulle Isole Britanniche.
Come to the Sabbat
verso sostanzialmente monotematico
ed unidirezionale - sia come temi, sia
come ispirazioni musicali - si sia qui
arricchito in maniera esponenziale.
In generale, infatti, le band black
metal britanniche, quantomeno quelle più di rilevo, sembrano operare in
un solco concettuale lontano dal classico “satanismo acido”30 professato
più o meno esplicitamente da tante
formazioni provenienti da altri parti d’Europa. In Gran Bretagna il discorso sembra essere meno istintivo,
più mediato da influenze di ordine
artistico e letterario, più simbolico se
vogliamo, e tutto è ricoperto da una
forte patina gotica. In questo senso si
capisce la ricorrenza di temi non direttamente associabili al satanismo o
alla magia nera, come il vampirismo o
il ricorso alla pura dimensione horror.
All’interno di un più generale revival
pagano, laddove nel mondo scandinavo è nata una corrente musicale denominata viking metal, in Inghilterra si
preferisce riferirsi quasi esclusivamente al retaggio Anglo-Sassone, vedremo poi per quali ragioni. In ossequio
alla grande “tradizione eccentrica” cui
abbiamo già avuto modo di riferirci,
poi, non sono esclusi temi lirici assolutamente desueti al di fuori dell’ambito geografico da noi delimitato.
Come già affermato, una discussione sui caratteri del black metal in
Gran Bretagna non può prescindere dall’opera dei Cradle of Filth, che
peraltro sono stati tra i primissimi in
quel Paese a cimentarsi con il nuovo genere (la loro fondazione risale
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zione ben più vecchia che attinge dalla
letteratura, dal cinema, dall’architettura
oltre che dalla musica. Per quanto entrambe le prospettive siano senza dubbio
vere, ritengo quest’ultima interpretazione
come la più interessante. Per me, gli unici aspetti davvero rilevanti del goth sono
quelli propriamente gotici, il resto altro
non è che una facile moda passeggera.
Se dovessi scegliere un pugno di bands
influenzate da esoterismo e occultismo che
nomi suggeriresti? E perché?
Questa è una bella domanda! Risponderei dicendo che molte delle band britanniche che trovo più meritevoli in
questo ambito evocano umori oscuri e
arcani, senza per questo avere una reale
conoscenza della filosofia occulta. Molti
invece tra quelli che sbandierano le loro
filosofie esoteriche tendono ad essere
musicisti mediocri che nascondono la
loro incompetenza artistica con particolari simbologie e messaggi. Penso in
particolare ai gruppi apocalyptic folk e di
avanguardia che trovo generalmente noiosi ed insipidi. Mi piace la musica che fa
battere il cuore portandomi verso luoghi
strani, a prescindere dal fatto che le band
in questione siano a conoscenza o meno
delle simbologie che invocano.
Pensiamo ai Black Sabbath, il cui ethos
era essenzialmente cristiano, ma capaci
di aprire con la loro musica tante porte
proibite.
Sono molto legato alle band britanniche di metal degli anni ottanta, come i
Witchfynde, con i quali sono cresciuto.
I loro testi difficilmente appaiono come
esempi di poesia occulta, però c’è qualcosa di ineffabile nella loro musica che trovo potentemente evocativo. La musica è
un’arte e non una forma di comunicazione diretta, tocca emozioni, umori, temi e
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Come to the Sabbat
non ideologie. Se l’autore di testi è intelligente e ben informato è una bella cosa,
ma molta della musica più straordinaria
emerge da un sostrato ben più primordiale. Credo che in pochi citerebbero Ozzy
Osbourne come un erudito studioso di
filosofie occulte, ma penso ancora che la
sua “Mr. Crowley” sia un’evocazione della
Grande Bestia ben più ricca di forza di
tanti altri brani molto più consapevoli.
Da una prospettiva satanica, la più importante musica occulta è quella che ti
ispira, che sia un’opera classica o del jazz
moderno...
al 1991 e le prime incisioni invece
sono datate 1992). Certo, non furono gli unici a recepire con una certa
velocità il gelido vento musicale che
proveniva dalla Norvegia, ed è giusto
ad esempio citare un’altra formazione
nata nel 1992, ossia i Thus Defiled,
autori di un ottimo album di esordio
nel 1995 (“Through the Impure Veil
of Dawn”) in cui però i temi e l’ispirazione non si distanziano troppo dai
maestri scandinavi. I Cradle of Filth
colpiscono invece l’ascoltatore per la
capacità di enucleare una visione personale e tipicamente inglese del verbo
black metal: la loro ipotesi sonora e
poetica nasce infatti non sulle pagine di un LaVey, e nemmeno su quelle
di Nietszche, ma affiora direttamente
dalle “Haunted Shores”31 di Albione.
Herodias and I have led a phantom
cavalcade
Through veiled and pagan history
where superstitions reigned
And Christendom sought to pervert,
but poets of my name
Sang of penumbral victories that
sorcery had claimed
The Graal and mighty Caliburn as
votive offerings
To an England rearisen under vast
majestic wings
These are the shores whereto my soul
Blood drenched and unredeemed
Shalt seek solace in secrets told
Through the whispers of a dream
From the woods Pendragon-born, I
rose Arcturius
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Come to the Sabbat
A proud, audacious King mantled in the
vehemence of lust
Death and destiny undaunted me, I drew a throne divided
In awe of the glorious battles won, my dark Goddess provided
Then treachery, a wingless beast, came crawling to my court
And now I lie at cursed Camlann, from wounds a traitor wrought
I fear the Augean light
is sweeping through Camelot
How bittersweet my triumphs seem,
now Autumnal leaves succumb to frost
Morganna art thou near me?
Languid, I wend my path to grave
Cast my sword to the sulphyd grasp
Of the naiad neath the silvered lake
When waters stirred lay silent
Mistress let the mists descend
Thy tears cannot thaw Death’s cold heart
His sombre gaze defies legend
More so than thine, else thy dew-lidded eyes
Art for the Banshees song
Or our souls entwined like vein upon
The haunted shores of Avalon
The haunted shores of Avalon
Bury me in velvet dream
Lest I unduly wake
And seek to reconcile my thirst
With the cowardly tailors of my fate
Unleash mastiffs of snarling night
To overthrow, plague and burn
As slumber lures me ‘mongst the dead
To scheme of my return
Archaic ghostly echoes breathe like thunder of the storm
A tempest fools miscall divine as they crouch awaiting dawn
Their ignorance has forged for me over
centuries a sword
Burnished to flash like lightning on the precipice of war
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Come to the Sabbat
The wolves are dead in Albion whilst the
passive flocks roam free
This my penetrant spearhead shalt pierce these foul,
trespassing breeds
I have awoken from the past
Glenfully with the shadows over England’s bitter skies
I prize mine wounds in a soil sweated drink
Remember me as king when I cradle hell to stars
Like lovers in my arms, nestled vipers to my breast
Venom forces workthius arts of devil’s and priestess
Thus I shall rule anew through the sinews of a song
Played upon a storm
By the ghosts of Avalon
And all in league will bow to me, from death they shall ascend
To whisper weals of war to stir the dark one in men
The principle black metal masterplan
“I have awoken from the past
Glenfully with the shadows over England’s bitter skies
I prize mine wounds in a soil sweated drink
Remember me as king when I cradle hell to stars
Like lovers in my arms, nestled vipers to my breast
Venom forces workthius arts of devil’s and priestess
Thus I shall rule anew through the sinews of a song
Played upon a storm
By the ghosts of Avalon
And all in league will bow to me, from death they shall ascend
To whisper weals of war to stir the dark o nce in men
The principle black metal masterplan”.
Provenienti da una delle zone di Inghilterra più associate a certo folklore
spettrale, il Suffolk, i Cradle of Filth rappresentano un’avventura estremamente atipica in un panorama fin troppo scontato e ripetitivo, e questa diversità
è espressa pienamente soprattutto a livello musicale sin dal primo album del
1994, “The Principle of Evil Made Flesh”: un lavoro, questo, ancora acerbo e
segnato da pecche in fase di arrangiamento e di produzione, ma già testimone
di una nuova sensibilità che, partendo dal classico riffing di scuola nordica,
innesta elementi sinfonici dati dall’abbondante uso di tastiere e anche dalla struttura inusitatamente melodica di certe parti di chitarra, che in seguito
diverranno un vero e proprio luogo comune per chi tenterà di scimmiottare
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Come to the Sabbat
questa formazione inglese. Sin da questi primi tentativi è evidente insomma
come i Cradle of Filth utilizzino certamente elementi stilistici provenienti dal
black metal, immergendoli però in una particolare mischung che è innanzitutto
gotica, sicuramente per immaginario, ma anche per scelta musicale. Questa
componente verrà amplificata alla massima potenza nel primo grande successo
della band, ossia “Dusk... and Her Embrace” del 1996, dove i mid tempo sono
assolutamente più numerosi delle classiche parti a tutta velocità: una scelta che
non provocherà alcun ammorbidimento del sound, bensì una generale maestosità che non può non stupire e al contempo turbare l’ascoltatore. Lavori
come “Dusk... and Her Embrace”, a distanza di molti anni dall’uscita, riescono
ancora ad incarnare un tentativo musicale che riesce ad essere pienamente
evocativo e magniloquente come certa musica sinfonica, non privandosi del
piacere di donare una vera e propria scarica catartica a chi avrà la bontà di
ascoltare senza pregiudizi.
Ugualmente interessanti sono i testi scritti dal vocalist Dani Filth, liriche
dotte ed incredibilmente complesse in cui vengono utilizzate tutte le possibili
tecniche stilistiche e retoriche. I temi prescelti, come già detto, sono i più vari:
si va dalla pura dimensione horror (la descrizione del Male attraverso numerose vicende), ad un’insistenza sull’immaginario del folklore locale, con allusioni
anche al leggendario passato inglese; i rari riferimenti espliciti al satanismo
ed all’occultismo riescono a tenersi lontani dai più classici topoì, mostrando di
padroneggiare anche le pieghe più nascoste della specificità britannica relativa a questo tema32, ma ciò che appare ancor più interessante è la capacità di
ricollegarsi pienamente a certe avventure della letteratura “maledetta” tipica
di questi luoghi. Abbiamo già fatto riferimento alla femme fatale evocata dai
Cradle of Filth in moltissimi brani, una immagine che si associa con l’universo
sessuale deviato che trasuda da quelle stesse composizioni, e non possiamo non
pensare agli scritti già evocati di Swinburne, ma anche al libertinismo di un
personaggio come Lord Rochester (1647-1680), vero teorico in poesia di una
vita all’insegna dell’eccesso e della glorificazione dei piaceri terreni. Lo scrittore Gavin Baddeley si spinge addirittura a sostenere, non senza ragione, che la
loro visione sia “il più stretto parallelo poetico con l’ethos musicale e l’estetica
visuale dei Cradle of Filth”33, e questo rende certo più dignità ad un genere
spesso descritto come illetterato.34
I Cradle of Filth d’altronde oscillano sempre tra la dimensione dei propri
incubi infantili (ed è qui che sta la dimensione del folklore, come l’immaginario dei film horror) a quella rappresentata dalla creazione di una vera e
propria psicogenealogia del Male, perfettamente tratteggiata nel loro capolavoro assoluto “Cruelty and the Beast” (1998), un concept album dedicato alle
vicende della Contessa Erzsébet Báthory (1560-1614), la leggendaria serial
killer ungherese accusata di aver torturato e ucciso centinaia di giovani donne.
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Come to the Sabbat
È un vero peccato che proprio a partire da questo album, vera pietra miliare
della musica estrema in senso assoluto, sia iniziata una lunghissima fase di ripiegamento creativo dalla quale la formazione in questione sembra non saper
uscire; per quanto il progetto culturale dei Cradle of Filth continui ancora oggi
ad apparirci vivo e palpitante, è il sostegno musicale a latitare, ed in questo
senso certe critiche alla band possono sembrare più motivate. Ad ogni buon
conto l’avventura dei Cradle of Filth rimane un ineludibile crocevia per tutta
la musica underground degli anni novanta, ed è stato qui doveroso spender su
di essa alcune parole.
Come abbiamo però detto l’universo black metal britannico non si esaurisce qui: vi sono altri filoni concettuali che meritano di essere analizzati, e uno
è quello che ci riconduce direttamente alla cultura e alla spiritualità AngloSassone. Se infatti il rifiuto nei confronti della Cristianità viene qui rarissimamente fatto discendere da un’origine celtica, è il retaggio del mondo AngloSassone ad essere maggiormente scandagliato. Come abbiamo visto, in Gran
Bretagna gli anni novanta hanno segnato anche un ritorno di interesse alle
religiosità germaniche, ed il black metal, assieme a certe personalità operanti
in ambito neo-folk, sembrano essere sensibili a questa forma di revival: la motivazione essenziale è che il paganesimo degli Anglo-Sassoni pare mostrare
caratteristiche guerresche che permettono di avvicinarsi maggiormente all’attitudine delle band viking metal, ed inoltre vi si associa anche una tradizione
epica che possiamo tranquillamente immaginare tra le fonti di ispirazione per
questo “Anglo-Saxon Metal”. Di fronte a questa scelta di campo, che nel settore artistico aveva cominciato ad affermarsi già negli anni settanta35, non possiamo non rilevare che essa può esser perfettamente condivisibile per motivi
di vicinanza storica e per i criteri prima illustrati, ma risulta meno sostenibile
quando si pensa che la religione pagana si trovava minacciata in maniera crescente dal Cristianesimo e che dunque non poteva riferirsi alla totalità delle
Isole Britanniche. Ad ogni modo, molte sono le band che nel recente passato
si sono dedicate a questa opera di riscoperta storica, un percorso che inizia
probabilmente nella seconda metà degli anni ottanta con la nascita di un dimenticato progetto musicale denominato Ragnarok - guidato dal polistrumentista e vocalist Deörth - autore di due notevoli lavori densi di riferimenti
culturali e musicali. In “To Mend the Oaken Heart” (1996), ma soprattutto in
“Domgeorn” (1999), l’intento è quello di unire in un’unica sintesi sonora black
metal, folk, musica celtica e ritagli ambientali, e nella stessa maniera erigere
un monumento al passato pagano della Gran Bretagna in cui far convergere miti Celtici, riferimenti alla tradizione, studio delle rune e lunghi testi in
Old English. Una simile varietà di fonti potrebbe far dubitare della bontà del
lavoro, ma i Ragnarok riescono a ripercorrere, con i mezzi dell’arte moder-
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Come to the Sabbat
na, il passato precristiano del proprio
Paese senza mostrare preferenze o
prese di posizione; quello che sembrano comunicarci è che quel passato
è ancora vivo e si ripropone attraverso la ciclicità delle festività legate a
semina e raccolto, o semplicemente
contemplando gli incorrotti panorami che la Gran Bretagna può ancora
vantare. Da un punto di vista musicale l’operazione non è meno toccata
dal successo, dal momento che la nascosta affinità tra black metal e folk
(tra Armageddon ed Eden, verrebbe
da dire), una possibilità poi esplorata
anche all’interno di tradizioni molto diverse, è qui espressa con grande
garbo e con grande sensibilità e fa un
effetto rigenerante ascoltare i clangori
metallici della chitarra elettrica unirsi a strumenti come l’arpa celtica o il
bodhran.
Athelstan – Forefather
Maggiormente focalizzata sembra essere la proposta dei Forefather,
un duo formato nel 1997 da due fratelli ribattezzatesi rispettivamente
Athelstan e Wulfstan36, tra i primi ad
avvalersi esplicitamente della definizione “Anglo-Saxon Metal”. Il loro
orizzonte culturale non è più britannico, ma solo ed esclusivamente inglese, ed in loro il riferimento all’antica epica del proprio paese inizia ad
essere molto evidente: lo testimonia il programmatico brano “Engla
Tocyme”37 del 2002, che lambisce
quei territori nazionalisti che già più
volte erano stati incrociati dai percorsi di numerose formazioni metal operanti in altri sottogeneri.
Si ha l’impressione che anche il paesaggio
inglese svolga un ruolo importante per la
vostra ispirazione...
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Parlando di “black metal anglosassone” è
impossibile esimersi dal fare una chiaccherata con i Forefather, formazione che prima di
ogni altra ha apertamente mostrato di rifarsi al passato dell’Inghilterra Anglo-Sassone.
Ecco quanto ci ha detto Athelstan, fondatore
insieme al fratello Wullfstan di questo progetto musicale.
Voi descrivete la vostra musica, in maniera molto programmatica, “Anglo-Saxon
Metal”. A cosa dobbiamo questa scelta?
Molti dei nostri testi sono ispirati alla
storia Anglo-Sassone, da qui la definizione. Il periodo in questione include sia il
paganesimo, sia la conversione al cristianesimo, dunque non c’è una specifica celebrazione dell’età precristiana. In passato
abbiamo usato la definizione “English
Heathen Metal”, ma poi abbiamo optato
per quella da te riportata.
Il paesaggio inglese non è più spirituale di altri luoghi, ma chiaramente sento
un forte legame con la mia terra, per ovvie ragioni. Spesso trovo l’ispirazione in
una camminata nei boschi, sulle colline o
nelle brughiere; mi aiutano a creare testi
interessanti. Certi posti sono molto rilassanti e di sicuro mi sento più a mio agio
tra gli alberi che tra gli edifici di cemento.
I paesaggi di casa tua, dove sei cresciuto,
saranno sempre legati a te.
I poemi dell’epica Anglo-Sassone sono un
vostro chiaro riferimento lirico. Quali altri temi prediligete?
315
Come to the Sabbat
Semplicemente le solite cose associate alla storia: fatti, battaglie, eroi, personaggi malvagi, miti e leggende (sia del
mondo reale che di quello immaginato
da Tolkien). Anche alcuni film possono
fornire materiale d’ispirazione.
Per quanto l’espressione “black metal” sia
il parto di un gruppo inglese, i Venom, dobbiamo l’esplosione di questo genere al mondo scandinavo.
Ritieni che vi sia qualcosa di specificamente inglese nel genere in questione?
No, per niente. Non credo vi sia niente
di specificamente inglese nel black metal,
ad ogni modo non sono nemmeno sicuro
di cosa si tratti esattamente... Gente diversa ha opinioni diverse, ognuno ha una
sua concezione di cosa sia il black metal.
Tra neopaganesimo e satanismo, “grande
è la confusione sotto il sole”... Che ne pensi
delle band che utilizzano in maniera invariabile certe tematiche?
In molti casi si tratta di cose puerili e
probabilmente lontanissime da qualsiasi
cosa che sia stata effettivamente praticata
nella storia. Nemmeno io sento il bisogno
di seguire alcuna forma di neopaganesimo, ma ritengo l’atteggiamento mentale
dei nostri antenati precristiani (superstizioni, rituali, visione del mondo) molto
interessante e in grado di ispirarmi. Non
so dirti di band esplicitamente sataniche,
ma non sono avverso ad ascoltare progetti
che affrontino temi dichiaratamente più
oscuri. Anche questa può essere un’area
stimolante.
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Men of the sea, on the waves they did
ride
Drifting toward their new dawn
Sailing forth with the wind as their
guide
Fathers of a kingdom to be born
Their blood flows in me
Through their eyes I see
With their spirit I shall bring down
my blade
I speak with their words
Their callings I have heard
For their honour I shall bring down
my blade
Offa’s sons, by the waters they fared
Gliding beyond Angeln’s plains
Swiftly on to their fortunes ahead
Masters of a land to be claimed
Kingly buildings tumbled and
fell, together and singularly, and
everywhere priests and clergymen
were slain and killed among their
altars; bishops with their folk without
regard to any mercy were destroyed
with iron and fire together.
La proposta musicale dei Forefather presenta numerosi aspetti degni di nota, distanziandosi di molto
dai classici stilemi black metal; vengono innanzitutto pressoché abbandonate le “screaming vocals” in favore
di un cantato più pulito, ed in generale si apprezza una forte prevalenza
di parti melodiche, rese però in maniera più discreta e minimale, senza
affidarsi ad arrangiamenti sinfonici
o alla tipica coralità eccessiva e tea-
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Come to the Sabbat
trale di molta musica epic. I brani dei
Forefather hanno dunque un retrogusto estremo, che emerge ogni tanto
dall’ordito musicale e che rende i loro
lavori godibili anche ad un pubblico
meno avvezzo alla radicalità del genere di cui ci stiamo occupando.
La componente più propriamente
guerresca della cultura degli AngloSassoni verrà brillantemente sintetizzata dai più furenti tentativi di
numerose formazioni musicali, tra le
quali conviene citare i Winterfylleth
(“The Ghost of Heritage”, 2008 e
“The Mercian Sphere”, 2010) e i
Wodensthrone (“Loss”, 2009), tra
le realtà più interessanti della scena
black metal britannica. Esiste addirittura un’etichetta, nominata “King
Penda Productions”, il cui scopo sembra essere proprio quello di diffondere la filosofia dell’Inghilterra AngloSassone utilizzando uno spettro musicale più ampio: tra le loro proposte,
oltre a bands di chiara ispirazione
black metal (Symbel), compaiono infatti formazioni doom (Bretwaldas of
Heaten Doom) e persino elettroniche
(Astral Rune Bastards38).
Infine, per quanto sia certamente
facile immaginare ambienti musicali più beneficiati dalla leggerezza e
dall’autoironia, persino il black metal
può divenire l’ennesimo veicolo per
esprimere la particolarissima vocazione eccentrica di Albione; ecco così
che assistiamo alla nascita di formazioni come i Forest of Stars (fautori di
una proposta oltremodo affascinante
anche a livello musicale, in bilico tra
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King Penda Productions
Come abbiamo avuto modo di affermare,
esiste una copiosa parte dell’attuale underground inglese interessata a rievocare l’antico mondo pagano degli Anglo-Sassoni. La
piccola etichetta King Penda Productions
sembra seguire questo convincimento programmatico con particolare passione, e lodevole appare la sua intenzione di promuovere
anche generi musicali dissimili dall’ovvio
black metal. Ci è sembrato giusto interpellare Sceot, animatore della label in questione...
Qual è l’obiettivo che vi siete posti con
la creazione di King Penda Productions?
Inoltre, vuoi spiegarci il significato del
nome prescelto?
Il nostro scopo è produrre musica
che sia tradizionale - ovvero influenzata dalla scena heavy metal, come da
quella elettronica, dei settanta e degli
ottanta - e al tempo stesso stimolante. Concettualmente, la nostra musica
riflette in prima istanza i paesaggi e la
storia dell’Inghilterra, ma forse in un
senso più generale anche dell’Europa.
Abbiamo scelto il nome King Penda
perché era un re Anglo-Sassone del VII
secolo e ci piaceva! In questo periodo,
naturalmente, l’esercito Romano aveva
lasciato la Gran Bretagna e il Paese era
tornato ad un sistema tribale con diversi
regni, che via via vennero compromessi
dal Cristianesimo, con i re che si convertivano per ricevere più soldi e potere. Il Re Penda rifiutò di convertirsi e
probabilmente disprezzava coloro che
lo fecero. Possiamo considerarlo l’ultimo re pagano d’Inghilterra che, avendo
causato solo problemi agli altri regnanti
dell’epoca, si era guadagnato il titolo di
“Re più odiato d’Inghilterra”.
317
Come to the Sabbat
metallo nero, psichedelia e post rock;
si veda “The Corpse of Rebirth”,
2008), che propongono una loro perL’etichetta è stata fondata per pubblica- sonalissima lettura dell’Età Vittoriana
re i lavori dei Symbel, un gruppo heathen e si divertono a maneggiare tematiche
metal, e dei Bretwaldas, una band doom
altamente filosofiche insieme ad altre
metal. Già dai primissimi tempi c’era la
puramente ludiche.
sensazione generale che il retaggio e la
A questa categoria forse docultura inglese potessero essere ancora
volta celebrati in senso positivo, ed è que- vremmo ascrivere anche gli Axis of
sto l’obiettivo che ci siamo sempre posti Perdition (“Deleted Scenes from the
Transiting Hospital”, 2008), probacome etichetta.
bilmente la più postmoderna e suRiusciresti a riassumere la cornice con- burbana tra le realtà black metal bricettuale di ogni band da voi prodotta sino a tanniche, esplicitamente influenzata
questo momento?
a livello musicale ed estetico dal videogame “Silent Hill”, ed interessata
I Bretwaldas of Heathen Doom sono una a sviluppare un discorso sul decadiband influenzata da una mistura di metal
mento della vita sociale nelle granclassico inglese, doom metal e crust punk.
di città e sulla solitudine di massa.
I testi di “Wartooth” si occupano eminentemente di Ragnarok e di etica guerriera. Anche questa scelta dimostra come,
I Symbel suonano un pagan black metal in un modo o nell’altro, i protagonisti
squilibrato, liricamente interessato alla na- della scena black britannica trovino
tura sciamanica del guerriero nella società modi per distanziarsi dall’immaginaAnglo-Sassone. Gli Herne suonano pagan rio scandinavo.
metal melodico con un’attitudine eroica e
Tra le realtà più recenti meritano
dal punto di vista dei testi si interessano alla un posto d’onore i Meads of Asphodel,
mitologia della natura in Germania ed in la cui musica stupisce per i contenuInghilterra. Gli Astral Rune Bastards sono ti sperimentali e per la vocazione alla
un progetto di elettronica anni settanta contaminazione tra generi; nei loro
concettualmente interessati a temi come
lavori compaiono infatti inflessioni
la follia, la paranoia e le teorie cospirative
space, etniche ed elettroniche. Tanta
incentrate sul coinvolgimento degli alieni
nelle culture antiche. Rimane una delle volontà di percorrere piste sinora non
nostre produzioni preferite. L’elemento co- battute stupisce ancor più pensando
mune di tutte queste uscite discografiche all’immagine spudoratamente medieè che, pur celebrando la cultura europea, vale che questa band si è voluta dare,
non hanno alcun interesse nelle ideologie in una sorta di inaspettata continuità
politiche di quei gruppi o individui razzisti tra passato e futuro dove l’elemento
che tendono a spuntar fuori tutte le volte unificante è una rinnovata mistica del
che si pronuncia la parola “pagano”.
Male: l’anticristianesimo dei Meads of
Asphodel non si forma tanto sui testi
Quello che mi sembra apprezzabile del di Crowley, quanto su una spericolata
Ci racconteresti qualcosa delle vostre prime produzioni?
vostro lavoro è la volontà di non essere
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Come to the Sabbat
rilettura dei “Vangeli Apocrifi” e della “Bibbia” stessa. Ugualmente inaspettate sono infine le ambientazioni
predilette dai nostri, che piuttosto che
alludere al passato pagano della Gran
Bretagna o rifugiarsi in un’ode al Nord
preferiscono ambientare le loro saghe
sonore in Medio Oriente (si ascolti ad
esempio “Damascus Steel”, 2005).
Questo breve excursus attraverso
la musica black metal inglese ci convince certamente del grande spettro
di tematiche e sfumature che essa è in
grado di toccare ed attraversare. Per
rendersi conto della vastità di un simile
ventaglio di proposte può essere utile
consigliare l’ascolto della recente compilation “Britannia Infernus” (2002),
che con due cd riesce a ripercorrere in
maniera piuttosto efficace trenta anni
di musica satanica britannica dai Black
Widow al terzo millennio.
Il legame strettissimo tra cultura
britannica e musica metal però non
si conclude qui, ed i primi anni novanta ci regalano un’altra significativa
operazione artistica e commerciale
germinata dall’unione di queste due
polarità; proprio del 1990 sono gli
esordi discografici di tre formazioni inglesi, Paradise Lost, My Dying
Bride e Anathema, che saranno capaci di distillare una nuova corrente
stilistica poi denominata death/doom
metal. L’idea musicale di base può
apparire semplice, ossia inserire alcuni elementi tipici della musica death
metal (growling vocals, ritmi martellanti) in un contesto dominato dai
prolungati e lentissimi riff di chitarra,
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confinati in un unico genere... Mi chiedo se
per voi esista o meno uno stile privilegiato
per celebrare l’Heathenism.
Forse il miglior modo per celebrare questo spirito pagano è attraverso una qualità
musicale presentata in una varietà di stili.
Credo sia qualcosa di più che il semplice
utilizzo di trucchetti musicali associati
ad un tempo ed un luogo, come gli strumenti folk o gli effetti sonori. Quando si
realizza della buona musica pagana, questa riesce a farci sentire come se fossimo
scappati dalla vita di tutti i giorni, verso
un luogo più arcaico e spirituale; solitamente la cosa dipende soprattutto dalla
composizione. Penso che tutte le nostre
produzioni abbiano questa qualità.
Metatron – Meads of Asphodel
A partire dalla loro recente irruzione nella scena black metal britannica, i Meads of
Asphodel hanno suscitato grande curiosità
per la loro capacità di condensare in un’unica
sintesi approcci musicali diversissimi uniti
ad un’attitudine concettuale quantomeno
eccentrica. Ecco cosa ci ha detto il vocalist
Metatron...
La vostra band mostra un’estetica tipicamente medievale (passato) rievocando
però musicalmente atmosfere vicine allo
space rock (futuro). Si tratta solo di un ennesimo esempio di eccentricità britannica o
c’è dell’altro?
Siamo influenzati da tante cose, e penso
che nel complesso la nostra musica venga
amalgamata da un temperamento prettamente britannico. C’è lo space rock inglese (Hawkwind) mescolato al thrash metal
inglese (Venom) e a tanti altri elementi,
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Come to the Sabbat
mutuati da formazioni leggendarie
come i Black Sabbath o gli svedesi
Candlemass, ma il conturbante suono
Come descriveresti il quadro concettuale che queste tre band riescono a creche sottostà alla vostra band?
are quasi dal nulla acquisisce un fascino particolare grazie al complesso
Creare musica che sia unica e stimolanuniverso evocativo che spesso vanno
te. Se sembra contorta, allora probabilmente ci piacerà. Non ci interessa quel- a creare. Attraverso i brani di queste
lo che pensano gli altri e non vogliamo formazioni viene infatti brillantecopiare nessuno. Anche l’input creativo mente enucleata una nuova ipotesi di
dei nostri ospiti, da Mirai (Sigh) a Alan “esistenzialismo rock”, il cui approdo
Davey (Hawkwind), contribuisce alla for- più evidente è un orizzonte in cui ogni
ma finale della musica. Facciamo quello speranza è negata in maniera radicale.
che sappiamo fare, sperando che piaccia. Mai come in questo caso la saldatura tra letteratura britannica e musica
Pensi esista un qualche legame tra il vo- sarà così forte, e non è un caso che
stro retaggio britannico e la scelta di suo- due dei gruppi menzionati provenganare una musica come il black metal?
no dalla regione dello Yorkshire, una
zona immortalata dalle drammatiche
Per niente, poichè la nostra storia è di
molto precedente a questa nuova ter- storie delle sorelle Brontë, autrici di
minologia. Per me “retaggio britannico” tre celeberrimi romanzi, tutti usciè un’espressione cristiana che non si ac- ti nel 1847. Ascoltando i My Dying
corda alla mia ricerca degli antichi Dei Bride sembra proprio di udire il suovenerati dai nostri antenati celtici. Amo no della desolata brughiera che fece
ricordare il passato, ma gli inglesi per me da scenario alle storie delle Brontë,
sono solo un’orda di conquistatori germa- ed in un certo senso l’essenza mistenici di tanto tempo fa. Preferisco andare rica del paesaggio inglese non sarà
indietro nella storia e abbracciare le mie mai più evocata con una simile forza.
radici celtiche.
La musica doom metal, soprattutto
quella degli esordi, rappresenta perMolte band black metal vantano una
fettamente quella malinconia, quello
discendenza Anglo-Sassone e si rifanno a
quel periodo. Come giudichi quest’opera- spleen, che come ha osservato molto
opportunamente uno studioso attenzione? to come Peter Ackroyd, sono compoIn qualche modo ho già risposto pri- nenti ineludibili dell’universo creativo
ma... Non sono una persona religiosa, britannico, sospeso eternamente tra
ma rispetto la spiritualità e l’esperienza esuberanza estrema e consapevolezza
personale che ciascuno può trarre da ogni della finitezza della nostra esistenza.
forma di religione. Però quando penso Se i Paradise Lost e gli Anathema
agli antichi Dei della Gran Bretagna vedo presto “ammorbidiranno” la loro prole grandi foreste, Stonehenge, la saggezza posta (non a scapito della qualità, dal
medievali come orientali. Questa collisione di stili ci rende ciò che siamo.
dei Druidi e le tribù celtiche dei miei an-
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Come to the Sabbat
momento che soprattutto i secondi
sono ad avviso di chi scrive tra gli interpreti più straordinari che la moderna musica d’autore inglese possa vantare), i My Dying Bride sono sempre
apparsi i più fedeli alla loro proposta
iniziale ed è per questo che diversi
capitoli della loro discografia (citiamo solo il meraviglioso “The Angel
and the Dark River”, 1996) possono
essere qui utilizzati per meglio comprendere il discorso che stiamo facendo. Simbolismo religioso, pessimismo
cosmico, sessualità deviata sono tra
i temi a loro prediletti, e sono tutte
componenti che non fatichiamo a
rintracciare nel nostro percorso.
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tenati. C’è un legame spirituale che ci lega
a questo abisso temporale.
Raccontaci un pò delle vostre principali
influenze culturali e musicali.
Per la musica direi Venom, Hawkwind,
Sigh, Bathory, anche se J.D. Tait, che
compone le basi della nostra musica, viene influenzato da qualsiasi cosa. I miei testi prendono ispirazione dalle azioni malvagie degli uomini, dalla follia religiosa
che creano e dall’ignoranza dei molti che
mantengono l’arroganza dei pochi. Cerco
la verità attraverso la cortina di nebbia del
fanatismo, esploro la crudeltà di cui sono
capaci gli uomini.
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Come to the Sabbat
Christopher Walton – Endura
Quando si parla di ritual ambient britannico, inevitabilmente si pensa al lavoro
svolto da Lustmord. Ma l’esperienza degli
Endura, sia pur per un breve periodo, risulta
ancora più paradigmatica, almeno ai nostri fini. Abbiamo volentieri conversato con
Christopher Walton, che di quel duo fu membro fondatore assieme a Stephen Pennick.
Definirei gli Endura la perfetta incarnazione dell’espressione “ritual ambient”.
Tu come descriveresti il vostro suono?
È molto generoso da parte tua descrivere
la musica degli Endura in questi termini.
In realtà non avevamo simili aspettative
quando registravamo negli anni novanta,
semplicemente facevamo quello che ci
sarebbe piaciuto ascoltare. Non avevamo
nessun piano o strategia e non avevamo
idea di come gestire una band o una carriera musicale, come testimoniato dal fatto
che ogni nostro lavoro è uscito per un’etichetta differente! Guardandomi indietro è
stato folle, ma è così che sono andate le
cose: la scena attorno a noi per questo tipo
di musica era molto piccola ed eravamo
probabilmente gli unici nel Regno Unito
a portare avanti una proposta simile, per
questo accettavamo ogni opportunità.
C’era un sapore ritual ambient in molte
nostre composizioni, ma la verità è che
facevamo tutto quello che volevamo: significa quindi che in album come “Liber
Leviathan” e “Dreams of Dark Water” vi
era una parte claustrofobica e ritualistica, mentre in “Black Eden” e “Great God
Pan” abbiamo usato uno stile neoclassico
molto preciso ed incisivo. La musica che
faccio oggi con il mio nuovo progetto,
TenHornedBeast, si è evoluta rispetto a
quello che facevo con gli Endura; ci sono
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Abbiamo già visto come uno degli
approdi più lieti e consequenziali della stagione industrial sia la cosiddetta scena dark ambient, che nasce e si
cementa proprio nei primissimi anni
novanta. Uno dei paradossi di questo
interessante movimento musicale, una
delle espressioni più radicalmente underground tra quelle che abbiamo affrontato, risiede nel fatto di avere avuto una diffusione straordinaria in paesi come quelli scandinavi, o gli Stati
Uniti, pur potendo vantare delle radici inequivocabilmente britanniche.
Un processo iniziato con Brian Eno,
che tocca l’area industriale per poi
trovare la teorizzazione definitiva con
un altro musicista inglese, quel Brian
Williams che molti conosceranno con
il nome di Lustmord, entità dietro la
quale Williams si cela da circa trenta anni. Il progetto di Lustmord, pur
avendo evidenti affinità con il lavoro
di maestri come i Throbbing Gristle,
dimostra sin dall’inizio una vocazione
maggiormente “ambientale”, ed è il
luogo della registrazione a dare il tono
della composizione (Williams prediligerà ambienti quali cripte, caverne,
ma anche macelli) in una bizzarra
ipotesi ritualistica che associa desolazione assoluta ad influenze di musica
tibetana. È come se l’essere umano si
trovasse espulso da queste inquietanti
raffigurazioni sonore. Per quanto la
carriera di Lustmord sia iniziata circa
un decennio prima, è con il capolavoro “Heresy” (1990) che viene creata la
sintassi del genere dark ambient, ed è
una sintassi nella quale, come abbia-
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