Città di Torino sabato 5 settembre 1998 ore 21 Teatro Carignano “Marco Polo” opera in fo r m a d i concerto musica di Tan Dun libretto di Paul Griffiths p r im a esecuzione ita lia n a Con la collaborazione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai settembre musica ______ .1998 CON IL CONTRIBUTO DELLA IMI.', ¡ti 11CRI Cassa di Risparmio di Torino Thomas Young tenore (Polo) Alexandra Montano mezzosoprano (Marco) Dong-Jian Gong basso (Kublai Khan) Susan Botti soprano (Acqua) Lin Qiang Xu tenore (Rustichello, Li Po) Susan Marie Pierson soprano (Sheherazade) Stephen Bryant baritono (Dante, Shakespeare) Ya Dong pipa Wolfram Winkel tabla Nana Simopoulos sitar Cappella Amsterdam Daniel Reuss maestro del coro Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai Tan Dun direttore Nato a Changsha (Hunan) nel 1957, Tan Dun è cresciuto in una regione rurale impregnata di magia, rituali taoisti e j sciamanismo. Durante la rivoluzione culturale, ha trascorso due anni in campagna, lavorando come piantatore di riso a Wangcheng (Hunan). Nel 1976 è entrato a far parte del­ l’Orchestra provinciale dell’Opera di Pechino dell Hunan. Nel 1978 è stato ammesso al Conservatorio Centrale di Musica di Pechino, dove ha studiato con Li Ying Hai e Zhao Xin Dao e si è diplomato in composizione. La prima esecu- j zione della sua sinfonia Li Sao al Conservatorio di Pechino nel 1980 è considerata uno degli eventi cardine della “new wave” musicale cinese. Nel 1986 si è trasferito a New York, con una borsa di studio della Columbia University, dove ha conseguito il dottorato in composizione con Chou Wen-Chung e Mario Davidowski, e dove risiede tuttora. Le sue opere più recenti comprendono l’opera Marco Polo su libretto di Paul Griffiths, presentata in prima esecuzione alla Biennale di Monaco nel 1996, la sinfonia Heaven, Earth and Mankind, che ha accompagnato la cerimonia del ritorno di Hong Kong alla Cina il 4 luglio del 1997, e la sua più recente opera, Peony Pawillon, è stata presentata nel maggio scorso a Vienna. Oltre a dedicarsi a progetti sperimentali di musica per ceramiche, acqua, carta e pietre collabora con artisti e teatri ed è autore della colonna sonora del film Fallen. Tan Dun è direttore e resident composer della BBC Scottish Symphony, ha registrato numerosi dischi per la Sony Classics, Nonesuch, CRI e China Record Company e ha un contratto in esclusiva con la casa editrice G. Schirmer di New York. Paul Griffiths è nato a Bridgend nel Galles nel 1947. Dopo aver studiato biochimica a Oxford, diventa membro del co­ mitato di redazione del dizionario della musica The New Grove nel 1973. Nello stesso periodo comincia a lavorare come critico musicale per diversi giornali londinesi tra cui il “Times” e il “Financial Times”. In seguito entra al “New Yorker” e da allora fa la spola tra New York e un paesino vicino a Oxford dove risiede. È autore di testi di critica musicale tra cui A Concise History of Modem Music (1978), Modem Music and After (1995) e di saggi su Boulez, Cage, Ligeti, Messiaen e Stravinsky. Inoltre ha scritto parecchi libretti e tre romanzi, uno dei quali Myself and Marco Polo ha vinto il Commonwealth Writer’s Prize. Considerato uno dei più versatili interpreti di ruoli tenorili dell’opera contemporanea, Thomas Young è divenuto un riferimento per direttori e compositori quali Mike Nichols, Peter Sellars, John Adams, Anthony Davis, che gli ha recen­ temente dedicato un personaggio della sua opera Amistad, e Tan Dun. Oltre che per una camaleontica interpretazione, alla New York City Opera, nell’opera X: The Life and thè Times ofMalcom X di Davis, Young deve la sua notorietà a personaggi come Marco Polo, fin dalla prima di Monaco del 1996, nel­ l’omonima opera di Tan Dun, Aronne nel Moses undAron di Schoemberg, Molqi in The Death o f Klinghoffer di Adams, e ha cantato nella Lady Macbeth del distretto di Mtsensk di Sostakovic e in François dAssise di Messiaen, non trascuran­ do la frequentazione di capolavori del passato come Armida di Rossini e Imeneo di Haendel. Young ha inoltre portato un vasto repertorio sinfonico e da camera in varie sale discogra­ fiche e da concerto europee e statunitensi. Ad Alexandra Montano si addice a pieno titolo l’aggettivo versatile. Pur dedicandosi a un repertorio che va dal medio­ evo al barocco con il Waverly Consort, le Voices of Ascen­ sion e il Concert Royal, ha calcato i palcoscenici di Broad­ way e frequentato i cabaret con il trio Cascabel e il suo gruppo jazz-brasiliano Cayenne. Specialista di musica contempora­ nea, collabora con Philip Glass - è stata Beauty in La Belle et la Bête - , Tan Dun, David Lang e il Kronos Quartet; ha cantato per Mark Morris alla New York’s Brooklyn Academy of Music e per l’Expo ’98 in Portogallo, dove ha interpreta­ to Onda al Marò! Eugenio Rodrigues. Attualmente sta por­ tando in tournée Monsters o f Grâce di Robert Wilson e Philip Glass. Dong-Jian Gong abbina a una grande estensione e potenza vocale un vasto repertorio, che comprende ruoli verdiani, opere di Mozart e Rossini e musica contemporanea. La sta­ gione 1997-98 ne è un esempio: Colline nella Bohème a New York, Kublai Khan nel Marco Polo a Torino, Timur in Turandot presso la Utah Opera, Oroveso in Norma a Memphis, oltre a ruoli solistici nel Requiem di Verdi e in Life on a String di Qu Xiaosong. Dal 1989 in poi, dopo essersi qualificato in concorsi inter­ nazionali come il “Voci verdiane” di Busseto, il Cajkovskij di Mosca e il Musician’ Emergency Fund Competition, ha cantato negli Stati Uniti e in vari paesi d’Europa spazian­ do nei diversificati ruoli da basso della Nona Sinfonia di Beethoven come del Tannhàuser di Wagner, di Don Carlos di Verdi come del Barbiere di Rossini, dal Commendatore del Don Giovanni alla contemporanea Asdrubila di Carlos Santos. Per Susan Botti, interprete specializzata, ma anche autrice di musica contemporanea, Tan Dun ha concepito il ruolo dell’Acqua del Marco Polo, e la loro collaborazione ha pro­ dotto anche le prime esecuzioni di Glasgow e della Carnegie Hall di Red Forecast, per soprano e orchestra, del maestro cino-americano. Ha interpretato composizioni di una vasta rosa di musicisti di tutto il mondo - Cage, Gubajdulina, Hosokawa, Kurtàg, Berio, Boulez, Partch e Ravel per citar­ ne alcuni - e ha partecipato a numerosi festival internazio­ nali di musica e teatro, riscuotendo entusiastici apprezza­ menti da parte della critica. Le sue composizioni, come Te­ laio: Desdemona, per soprano, quartetto d’archi, arpa, piano e percussioni, che con numerosi altri lavori è riprodotto sul cd listen, it’s snowing, sono state particolarmente apprezzate e la Orpheus Chamber Orchestra le ha commissionato un brano che sarà eseguito durante l’attuale stagione alla Car­ negie Hall. Apprezzato per la bellezza del timbro, che gli ha valso nu­ merosi riconoscimenti internazionali come il primo premio all’International Bel Canto Opera Competition, Lin Qiang Xu ha interpretato ruoli lirici e drammatici. Formatosi al Conservatorio di Pechino, ha proseguito gli studi presso la University of Miami Music School e alla Manhattan School of Music. È stato Manrico nel Trovatore, il Tenore Italiano nel Rosenkavalier e Des Grieux in Manon Lescaut nei teatri e nelle sale da concerto di Zurigo, New York, Shanghai, Mila­ no, Tokyo; ha interpretato il Duca in un allestimento di Ri­ goletto nella patria di Verdi, Busseto, ed è apparso, nel sin­ golare ruolo di Rustichello, in numerose esecuzioni del Marco Polo di Tan Dun. Il giovane soprano americano Susan Mary Pierson è salita rapidamente alla ribalta per i suoi ruoli drammatici e la sua attività concertistica, collaborando con orchestre e diretto­ ri di prestigio, nei teatri e nelle sale da concerto di San Francisco - dove ha recentemente debuttato nel ruolo di Briinnhilde nella Walkiria - Chicago, Seattle, Parigi, Mila­ no, Amsterdam e Toronto, per citare alcune delle città visi­ tate. Oltre al Ring, il suo repertorio wagneriano comprende Il Vascello fantasma-, ha rivestito inoltre i panni di Amelia in Un Ballo in maschera, e ha cantato in Salome ed Elektra di Strauss e neW Affare Makropulos di Janàcek. La carriera di Stephen Bryant inizia all’età di nove anni, ben prima di divenire il basso-baritono di oggi e di entrare a far parte della Voice Faculty della William Paterson Univer­ sity, nel Columbus Boy Choir. Il Dante del Marco Polo è un suo ruolo fin dalla prima esecuzione di Monaco, ma si è affermato sulle scene mondiali con un vastissimo repertorio nel quale è stato diretto da nomi come Robert Page e Kurt Masur - che spazia dalla musica contemporanea al barocco. L’attuale stagione lo vede impegnato nel mendelssohniano Elijah, con la Philadelphia Orchestra diretta da Sawallisch, in Carmen alla Berkshire Opera, nella Cantata BW V 80 di Bach con la Portland Baroque Orchestra, nel Messiah di Haendel e nei Requiem di Verdi e di Donald Bryant, questo in prima esecuzione mondiale ad Ann Arbor. fa Dong è nata nel 1961 a Shanghai e ha iniziato lo studio della pipa all’età di sei anni. Dal tredicesimo anno di età ha iniziato a esibirsi come solista. Ha studiato alla scuola supe­ riore di musica di Shanghai dal 1979 al 1983, anno in cui è divenuta docente del proprio strumento nella stessa scuola. Mei 1982 ha vinto il Premio nazionale per solisti di stru­ menti cinesi. Vive dal 1987 in Germania, da dove si è affer­ mata sulla scena internazionale con concerti da solista, e par­ ticolarmente con l’esecuzione di lavori contemporanei per pipa, anche con orchestra. Wolframi W inkel, nato nel 1970 ha studiato ad Amburgo, Salisburgo e Monaco e si sta ora specializzando sotto la gui­ da di Peter Sadlo. Percussionista che si dedica indifferente­ mente al repertorio colto d’avanguardia, al pop e al rock, attualmente timpanista solista della Orchester des Staats Theaters am Gàrtuerplatz di Monaco, si è dedicato in particolar modo agli strumenti esotici e inconsueti divenendo un riconosciuto specialista di tabla. Nana Simopoulos è una compositrice, strumentista e vocalist che attinge da una tavolozza di colori musicali dgEtutto il mondo. Collabora con jazzisti e specialisti in musica etni­ ca alla ricerca di nuove forme musicali, e come interprete di sitar ha suonato con Don Cherry, Charlie Haden e Nana Vasconcelos e inciso con Sultán Khan, virtuoso di sarangi, e il percussionista Arto Tuncboyaciyan. Ha suonato con un proprio gruppo al festival di Montreux, lavorato a colonne sonore cinematografiche e con compagnie di danza e ha pub­ blicato, dal 1983 a oggi, diverse incisioni, tra cui After thè Moon, del 1996, che ama etichettare come “world fusión music”. Ha già suonato nel Marco Polo con la New York City Opera lo scorso anno. Tra i migliori cori olandesi, la Cappella Amsterdam esiste da più di venticinque anni, e anche se si definisce ancora un gruppo semi-professionale i suoi standard esecutivi di alta professionalità gli hanno valso la considerazione della critica e l’invito a contribuire ai più importanti festival, come l’Holland Festival Amsterdam e il Musica Sacra in Maastricht. In questo contesto si collocano la collaborazione iniziata nel 1995 con Tan Dun e le registrazioni del Marco Polo come della Passion and Resurrection di Ivan Moody. Dopo anni di specializzazione nella musica antica sotto la bacchetta di Jan Boeke, con la direzione di Daniel Reuss alle cui non comuni qualità artistiche e professionali va ascrit­ to in larga misura il merito dell’apprezzamento ottenuto dal gruppo - il coro ha allargato i suoi orizzonti artistici in dire­ zione della musica moderna e contemporanea. Il loro reper­ torio spazia ora dall’Oratorio di Natale di Bach ai lavori di Ton de Leeuw e Luigi Nono. Della Cappella Amsterdam fan­ no parte diplomati, o studenti dei corsi avanzati, del Con­ servatorio e cantanti che hanno avuto esperienze professio­ nali di altri generi. Le origini dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI risalgono al 1931, quando a Torino fu fondato il primo com­ plesso sinfonico dell’Ente radiofonico pubblico. A questo si aggiunsero successivamente le Orchestre di Roma e di Mila­ no e infine la formazione cameristica “Alessandro Scarlatti” di Napoli. Nel corso degli anni, alla guida delle varie Orchestre si sono succeduti tutti i principali direttori del momento, da Vitto- rio Gui a Wilhelm Furtwàngler, da Herbert von Karajan ad Antonio Guarnieri, da Igor Stravinsky a Leopold Stokowski, Carlo Maria Giulini, Mario Rossi, Lorin Maazel, Thomas Schippers, Zubin Mehta, Wolfgang Sawallisch. Con le diverse compagini fecero inoltre le prime prove Claudio Abbado, Riccardo Chailly, Riccardo Muti e Giuseppe Sinopoli. La riunificazione delle quattro Orchestre avvenne a Torino nel 1994, e il nuovo complesso, ufficialmente tenuto a bat­ tesimo da Georges Prètre e da Giuseppe Sinopoli, ha subito affrontato impegni di grande prestigio, in particolare la lunga tournée in Giappone effettuata tra il gennaio e il febbraio 1995. In Italia, oltre la normale stagione sinfonica invernale e pri­ maverile, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI ha te­ nuto concerti nelle principali citta, ospite anche di numero­ si festival, come quelli di Bologna, Ravenna, Ravello, Ber­ gamo e Brescia e la Biennale Musica di Venezia assieme a Settembre Musica di Torino. Numerosi anche gli appunta­ menti all’estero, concretizzati, oltre che in diverse singole manifestazioni, nelle tournée in Giappone, Germania, In­ ghilterra e Irlanda, Francia, Spagna, alle Canarie e in Sviz­ zera, le ultime due con Eliahu Inbal, che nel 1996 ha assun­ to la carica di Direttore onorario dell’Orchestra. Un’intensa collaborazione è stata avviata con Jeffrey Tate, che nel 1998 è divenuto Primo direttore ospite. Presenza significativa, accanto a Carlo Maria Giulini, Riccardo Chail­ ly, Mstislav Rostropovich e Wolfgang Sawallisch, quella di Giuseppe Sinopoli, che nel 1997 ha dato avvio a un proget­ to pluriennale di esecuzione integrale dell opera sinfonica di Gustav Mahler aTorino e a Roma. Con Eliahu Inbal l’Or­ chestra Sinfonica Nazionale della RAI ha eseguito in forma di concerto la Tetralogia di Richard Wagner, portata a ter­ mine in questa stagione. Sempre con il Direttore onorario ha affrontato, nelle Serate Musicali di Primavera del 1997, il ciclo integrale delle Sinfonie di Beethoven, ripreso intera­ mente dalla televisione e mandato in onda su RAITRE. Ac­ canto a questi progetti è in corso 1 interpretazione delle Sin­ fonie di Anton Bruckner, affidata a diversi direttori, quali lo stesso Inbal, Sawallisch, Tate, Chailly. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI ha inoltre preso parte ad eventi particolari, come la Conferenza Intergover­ nativa dell’Unione Europea svoltasi a Torino (direttore Semyon Bychkov), l’omaggio per il Giubileo Sacerdotale di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro a Roma (direttore Roberto Abbado), il concerto di solidarietà con la Città di Torino, per la ricostruzione della Cappella del Guarini (con Lorin Maazel) e i concerti del 1997 e del 1998 per la Festa della Repubblica. Tutte queste manifestazioni sono state tra­ smesse in diretta televisiva. Dal tronco principale dell’Orchestra Nazionale si sono via via organizzati e distinti gruppi cameristici con organici va­ riabili, che svolgono un’intensa attività concertistica, incre­ mentata dall istituzione della serie di appuntamenti “Do­ menica Musica”. Tutti i concerti delle Stagioni dell Orchestra Sinfonica Na­ zionale della RAI sono trasmessi in diretta da RadioTre e molti sono ripresi dalle varie reti televisive. MARCO POLO musica di Tan Dun libretto di Paul Griffiths ...Avevo deciso di diventare un maestro taoista, esperto in cerimo­ nie rituali, più o meno come aveva fatto mio padre, ma quando ascoltai la Q uinta di Beethoven fu un vero shock: la musica del1 O ccidente mi veniva incontro con tu tti i suòi requisiti e la voce ,.,?Ue orchestra mi parve provenire da un altro mondo. Decisi all istante che sarei diventato un compositore alla maniera occi­ dentale, come Beethoven. Così dice di sé Tan Dun in una recente intervista a Enzo Restagno - presente nel volume che accompagna la rassegna - e non sembra in realtà che possa esserci migliore cifra d’in­ terpretazione per quest’opera eclettica, nutrita di elementi orientali e occidentali, che ai nostri occhi è concepita secon­ do un intreccio simbolico fittissimo, ma che secondo una visione taoista si risolve in magica semplicità. Tan Dun scrive il Marco Polo tra il 1992 e il 1993, dunque a trentacinque anni, “nel mezzo del cammino” (citazione non gratuita, dal momento che lo spirito di Dante è tra i prota­ gonisti dell opera), dopo avere coltivato per anni il sogno di affrontare il soggetto e averlo sacrificato a una lunga esplo­ razione e maturazione stilistica. Una commissione del Festi­ val di Edimburgo, la consapevolezza di una maturità ormai raggiunta e la felice collaborazione con il musicologo e li­ brettista Paul Griffìths, gli consentono di realizzare il pro­ getto, che viene concepito come “un’opera dentro un’opera” (concetto tanto importante da essere dichiaratamente espres­ so in un sottotitolo). All’interno di una struttura narrativa in quattro quadri, elaborata secondo le tradizioni vocali e strumentali dell opera orientale, si sviluppano sette sezioni che potremmo chiamare “scene”, trattate secondo gli stilemi dell’opera occidentale. Ma opera ^dentro un’opera” significa anche “viaggio dentro un viaggio”. Al lungo cammino di Marco Polo da Venezia alla Cina si sovrappone, s’interseca infatti il viaggio interio­ re che porta Marco a trasformarsi da giovane compagno del padre Niccolò e dello zio Matteo, abbagliati dal miraggio dell’oro e della seta, a “occhio del Gran Kahn” - oppure, taoisticamente, a trasferirsi dal “viaggio che era tuo” al “tu che era il viaggio” (IV quadro: Autunno), per ritrovare la propria unità. Per sottolineare questa riunificazione, e la di­ visione che la precede, il protagonista è sdoppiato in Marco e Polo: Marco, un mezzosoprano “rappresental’essere, ...l’uo­ mo come appare dall esterno . Polo, un tenore drammatico, rappresenta la voce della sua memoria, il pensiero, l’uomo nella sua interiorità”. I quattro quadri, definiti come quattro capitoli del “Libro del Tempo spaziale , sono le quattro stagioni dell’anno e della vita, secondo una visione non solo taoista ma globalmente cinese di armonia tra uomo e natura: Inverno (attesa e pre­ parazione), Primavera (inizio e nascita), Estate (maturità), Autunno (compimento e riposo). Essi rappresentano il viag­ gio spirituale dell’uomo nel corso della propria vita. Le sette scene sono: Piazza, Mare, Bazaar, Deserto, Himalaya, la Muraglia e la Muraglia (continuazione). Esse rappre­ sentano il viaggio fisico di Marco dall’Italia alla Cina. Tan Dun definisce poi sei momenti di un viaggio ulteriore, musicale: medievale, mediorientale, indiano, tibetano, mon­ golo e cinese, sottolineati da riferimenti etnici (strumenti, timbri, tecniche di canto). La prima, evidente caratteristica di questa struttura è quindi la molteplicità dei punti di vista. Del resto, lo stesso ogget­ to-pretesto della narrazione, il Livres des merveilles dou mon­ de, scritto in carcere da Rustichello da Pisa sotto la dettatura di Marco Polo, si presta a una lettura estremamente libera di questo genere: perduto nella redazione originale, giuntoci con il titolo ILMilione attraverso traduzioni diverse e discor­ danti, esso è per certi versi un “libro fantasma”, a lungo so­ spettato di amplificazione favoleggiarne, se non di menzo­ gna; un libro la cui verità storica, solo recentemente ristabi­ lita, non ha né avrà forse mai lo spessore del mito che ne è nato. Nell’opera Rustichello è un cantore-attore di Opera di Pe­ chino, riflesso del punto d’osservazione dell’autore, scoper­ tamente orientale. I nverno II primo quadro si apre nel buio con un ritmo di sole percussioni che ci porta immediatamente nel clima del­ l’Opera di Pechino. Subito dopo, invece dei caratteristici oboi, ad accompagnare le voci è il suono aspro di un violino solo, insistente su un intervallo di seconda discendente. All’alzarsi delle luci si mostra la Piazza. Essa è dapprima un luogo labirintico e confuso, una “città selva”. La musica effetto di grande presa emotiva - cambia all’improvviso: ci troviamo immersi nel compatto e oscuro magma sonoro di Bartók, il Bartók del primo e terzo movimento del Concerto per orchestra, o del Castello di Barbablù. Per un istante l’illu­ sione è perfetta; poi, le voci del coro (go - come) s’intreccia­ no in un crescendo parossistico, da cui emerge - con un’in­ terrogazione angosciosa - l’ombra di Dante, l’uomo della selva e del labirinto. Ad esso si unisce il coro maschile in un fune­ bre corale. Infine il coro femminile, a cui si aggiunge l’Ac­ qua, rischiara l’atmosfera. Polo ora ricorda, con un canto lirico, aperto, dai colori pucciniani, Venezia: la piazza si trasforma in un luogo aperto, spazzato da un vento che sospinge verso il viaggio (il testo qui è in italiano: più che altro un pretesto per introdurre certe sonorità, ad esempio le allitterazioni in z di: Venezia, piazza, ronzando, stranezza). La parola viaggio è cantata in più lingue. Lo stesso Vento, all’altro capo del mondo - al centro del mondo - avverte Kublai Khan di restare in attesa. L’Acqua, come prima il Vento, invita Marco a partire offrendoglisi come sostegno P rimavera II secondo quadro riprende il motivo ritmico di sole percussioni con cui l’opera è iniziata. Si tratta in realtà di un nuovo esordio: Polo ricorda il porto; Marco, ancora lontano dalla propria interiorità, rievoca invece la presenza del padre e dello zio, associati nel falso scopo del viaggio, l’oro e la seta (il motivo gold - silk). L’inizio del viaggio viene cantato da Marco con una dolcissima melodia accompagna­ ta dal flauto diritto. L’Acqua è ora divenuta Mare, e in un’at­ mosfera orchestrale che ci ricorda il Debussy di Jeux de vagues, gli promette di accompagnarlo e sostenerlo: “...da qui canale, mare al fiume”. L’acqua è l’elemento di continuità, la linea guida del viaggio. Una tempesta - l’animale nascosto nelle profondità, uno dei terrori del mondo medievale - im­ paurisce Marco, che per salvarsi implora roccia e pietra, ma viene superata. Un violento disegno ritmico di percussioni, accompagnato dagli ottoni (un uso degli ottoni che ci ricorda lo Stravinsky di Petrouschkd), introduce la scena inquietante del Bazaar, dove ritorna il motivo dell’oro e della seta, associato all’in­ ganno dell’apparenza (“...ogni volto una maschera”). Ma nel profumo del tè e nel rumore dell’acqua che gorgoglia Marco e Polo (uniti per la prima volta nell’esperienza dei sensi) col­ gono un altro miraggio, più sfumato e lontano. L’Acqua, sotto un’altra forma, riconduce Marco sulla strada del viaggio, di­ stogliendolo dal pericolo di una sosta (ricordato da Dante che si sente ancora nella selva: “...nel mezzo del cammin di mia vita...”). La strada riprende, mentre risuona ancora il tema del bazaar. Ma un colpo di gong, appena accennato, ci segnala il trapasso alla scena successiva. E state Nel terzo quadro Rustichello mostra il deserto e il vento (“vicino come la punta delle mie dita”, è un richiamo alle parole di Polo nella scena della piazza). Deserto: nell’incanto di una danza senza parole, Sheherazade, simbolo delle seduzioni e dei miraggi del deserto, tenta di trarre Polo a sé. L’Acqua glielo disputa (intreccio di moti­ vi arabeggianti, ma anche alcuni ben riscontrabili richiami raveliani alla danza di seduzione dei gatti ne L’E nfant et les sortilèges). Infine l’Acqua, su di un tema prima impercettibi­ le poi ossessivo di tre note discendenti, risospinge Polo ver­ so il suo cammino. Nel suo palazzo, anche Kublai Khan sogna di un miraggio: l’Himalaya. Himalaya è l’altro volto dell’estate, dove “il sole è freddo” (un’ultima volta, per un gioco di fraintendimento tra cold e gold ricompare il miraggio del padre e dello zio) e dove l’Acqua si presenta in forma di neve. In tutto quest’episodio i personaggi sono prigionieri di un’at­ mosfera ipnotica, sospesa, senza tempo. Tre sono le parti: prima la ripetizione grave e ossessiva delle parole “Himalaya Himalaya” con campane e campanelli tibetani e lunghe note tenute dagli archi, poi una danza insistentemente ritmata dalle percussioni, infine un “canto di gola” o overtone. il canto caratteristico dei pastori mongoli. Sul finire di quest’ultimo, si profila la Muraglia, un muro colossale di pietra e parole (“eterno canto di pietra”) che ar­ resta il cammino. A utunno Con il quarto quadro si riapre un’ultima volta il libro; ma questa volta non più per raccontare, o cercare di raccontare. In discussione sono l’identità (in senso occiden­ tale) sia di Marco Polo che di tutti i personaggi, così come la realtà oggettiva delle cose viste. Sulle parole “io non l’ho detto” riprende il disegno ritmico iniziale di percussioni: ciò che è essenziale non può essere detto, non può essere defini­ to. Dice il Tao: “I Termini veramente Termini non possono essere costanti”. Discutere la verità dei sensi vuol dire cerca­ re una nuova verità, multiforme e completa; il dubbio sulla prima verità appartiene sia al pensiero occidentale che a quel­ lo orientale. Viene infatti introdotta una citazione testuale da L’ubriaco in primavera, il quinto brano da Das Lied von der Erde di Gustav Mahler: “Se la vita non è che un sogno, perché allora fatica e tormento?”. Ma II canto della terra è scritto su parafrasi di testi cinesi - per la maggior parte di Li Po; ed è Li Po (lo stesso cantante dell’Opera di Pechino che interpreta Rustichello) a riprendere in cinese le medesime parole, iniziando a cantare sulla musica mahleriana e prose­ guendo nel proprio stile. Compare un’allusione a un celebre detto di Chuang-tzu (“un uomo, una farfalla”). Al coro e ai solisti si unisce poi 1 ombra di Shakespaeare nella citazione della frase di Prospero: “Noi siamo della stoffa di cui son fatti 1 sogni...” {La tempesta, atto IV, citazione che sarà ri­ presa e completata nel successivo Ghost Opera del 1994). Ancora di fronte alla Muraglia, Marco e Polo ricevono l’invito di Kublai Khan e della Regina a restare. Polo, ammalia­ to, risponde in cinese, ma cantando l’aria più “occidentale” dell opera. Dante gli parla di morte e di aldilà, gli altri di un dominio infinito - quello del Kahn - sottratto alle leggi del­ lo spazio del tempo. Quando Marco, sulle parole “un oc­ chio attraversa la Muraglia, essa non è più la barriera spa­ ziale di pietra dell episodio precedente, ma un muro inte­ riore, quello che - secondo le parole dello stesso Tan Dun “... separa in ogni essere le tre fasi dell’essere umano, passa­ to, presente e futuro, e impedisce la loro simbiosi in un esse­ re completo . Marco Polo annulla in sé tempo e spazio, ces­ sa di compiere un viaggio, di guardare e diviene egli stesso un viaggio, uno sguardo. Ora può attraversare la Muraglia. Recita il Tao: La cosa piu molle del mondo si precipita con­ tro la cosa piu dura del mondo... Senza sostanza, essa pene­ tra”. All atto dell ascolto, lo spettatore potrà trovare numerosi esempi dell abilita di Tan Dun nel fondare l’opera su ele­ menti orientali senza costringerlo ad abbandonare la pro­ pria sensibilità; potrà cogliere l’astuzia con la quale il musi­ cista utilizza cifre riconoscibilissime - quando non citazioni precise - della musica europea, per asservirle ai propri scopi. Ma potrà riassumere tutto questo in un richiamo alla con­ fessione rivelatrice riferita all’inizio. Coerente nel voler di­ venire sciamano taoista, maestro di cerimonie, Tan Dun sa indubbiamente incantare e trascinare; coerente allo stesso modo nella scelta - solo apparentemente antitetica - di farsi “compositore alla maniera occidentale, come Beethoven”, Tan Dun sa maneggiare materiali musicali che ci appartengono con grande vitalità, sottraendoli all’introversione e al silen­ zio. Proprio in questa coerenza propositiva, e nei risultati musicali che ne conseguono, trova radice la coinvolgente vi­ talità di questa musica, specchio della vitalità del suo autore e di un’intera generazione di musicisti. Vitalità al cui fasci­ no, come al fascino di quest’opera, è davvero difficile sot­ trarsi. Paolo Martinaglia Schema dell’opera Tan Dun sul viaggio di Marco Polo Scrivendo Marco Polo, che è un’opera nell’opera, Paul Griffiths e io abbiamo ideato tre viaggi: un viaggio fisico, un viaggio spirituale e un viaggio musicale. 1) Il viaggio fìsico è la storia di Marco che viaggia dall’Italia alla Cina. Pare che ognuno racconti i viaggi di Marco Polo a modo suo e immagino che nella realizzazione di quest’opera ogni regista metterà in evidenza quegli elementi dei viaggi che maggiormente l’hanno attratto. 2) Il viaggio spirituale è una riflessione sulle tre fasi che l’es­ sere umano attraversa: il passato, il presente e il futuro, e sul ciclo della natura. La Muraglia del viaggio fisico è anche il muro invisibile che separa le tre fasi in ogni individuo e impedisce la loro simbiosi in un essere completo. Alla par­ tenza Marco e Polo sono due personaggi che dialogano e dividono il viaggio duplicando inizialmente delle parole, poi delle frasi per unirsi infine in un vero duo. Durante il viaggio incontrano vari personaggi ed elementi naturali che li ravvicinano: Dante, Shakespeare, Sheherazade, Li Po, Mahler e l’Acqua. Marco e Kublai Khan sono gli unici per­ sonaggi reali; Polo è la memoria; gli altri, le Ombre e la Natura, sono oltre l’umano. 3) Il viaggio musicale è strettamente legato a quello fisico e spirituale. Esistono due opere contemporaneamente. La pri­ ma, il Libro del tempo spaziale, è elaborato secondo le tra­ dizioni vocali e strumentali dell’opera orientale. La secon­ da, è basata sulle tradizioni dell’opera occidentale in cui si mescolano e si sovrappongono stili musicali, colori e lin­ guaggi diversi che usano strumenti orientali e occidentali. m arco polo musica di Tan Dun libretto di Paul Griffiths Il Libro del Tempo spaziale: Inverno Mentre si apre il libro del tempo spaziale, si ode una musica che evoca l ’Opera di Pechino. Nell’oscurità, solo tre volti appaiono illuminati, simili a lune. Marco legge, consulta la sua memoria. Marco rappresenta l essere, l ’azione, l’uomo come appare dall’esterno. Polo rappresentala voce della sua memoria, il pensiero, l’uomo nella sua interiorità. Il terzo volto è quello di Rustichello, l inquisitore. P olo Io / M arco have Polo not told M arco one half ofwhat I P olo saio non ho raccontato metà di ciò che ho veduto P rima O mbra / R ustichello come with me venite con me M arco + P olo no no P rima O mbra / R ustichello take me with you portatemi con voi M arco will sarà P olo will Marco it P olo it M arco be Polo like M arco like last time, time, time sarà sarà sarà sarà come come l’ultima volta, volta, volta P olo last- s, ts, t, t, t, t, t, last- s, ts, t, t, t, t, t, P rima O mbra / R ustichello Piazza O rchestra + C oro no no Le luci trasferiscono l ’azione sullapiazza. La piazza rappresenta la casa e il mondo, ce confusione immediata dovunque. È una selva, una città di cui Dante e la guida. Egli ne interpreta lo spazio e l ’atmosfera. C oro + A cqua + 3 O mbre + M arco + P olo go go come (risate) andate andate venite T erza O mbra / D ante what what what what a place that was forest city never never before never yet so dark and gloomy a labyrinth whose memory is the shape o f fear coming going C oro che che che che luogo era quella città selva mai mai prima mai ancora così oscuro e fosco labirinto il cui ricordo rinnova la paura che viene e va maschile coming going viene e va C oro femminile + A cqua + M arco + Seconda O mbra / R egina wu going wu coming coming going wuva wu viene viene va La luce si concentra sulla figura di Polo che canta del vento, un suono che viene da lontano. P olo Venezia Venezia vento attraverso la piazza ronzando stranezza vento o verbo Venezia Venezia vento attraverso la piazza ronzando stranezza vento o verbo oltre il ronzio oltre il vicino vicino come le mie unghie il prossimo tocco della distanza Venezia T utti oltre il ronzio oltre il vicino vicino come le mie unghie il prossimo tocco della distanza Venezia gli altri going wu going coming wu coming va wu va viene wu viene Il Coro incoraggia Polo a emergere, a nascere. In una confusione di lingue, tutti cantano la stessaparola: “viaggio ’. In inglese (journey), cinese (shin tsen), thai (tang), quechua (nan), italiano (viaggio), esperanto (voyago), Old English (for), giapponese (ryoko), greco (taksidi) e svedese (resa). M arco journey shin tsen journey shin tsen M arco + A cqua journey tang nan viaggio M arco + A cqua + Seconda O mbra voyago for tang ryoko voyago for tang ryoko journey tang nan viaggio P rima e T erza O mbra taksidi journey resa taksidi journey resa P rima e T erza O mbra + C oro femminile nan for nan f° r T utti tranne K ublai K han shin tsen shin tsen C oro go hurry into join to va sbrigati dentro unisciti M arco + A cqua + P rima, Seconda e T erza O mbra, poi P olo journey journey C oro hurry go going coming sbrigati va va vieni Fuori scena Kublai Khan aspetta che il suo viaggio o i suoi viaggi comincino. Farà un viaggio entro se stesso, e passerà dall uso della terza persona alla prima per poter diventare Kublai Khan. Il suo vero viaggio avverrà in un opera futura. C oro going va K ublai Khan wayward the air this morning capricciosa l’aria stamani these were the emperor’s word queste furono' le parole dell’im ­ peratore C oro coming viene K ublai Khan the wind turns towords the west il vento gira a occidente C oro going va K ublai K han this is how he continued così egli proseguì C oro coming viene K ublai K han and then he waited and then he waits he goes on waiting e quindi aspettò e quindi aspetta continua ad aspettare Ce attesa. Poi Marco, Acqua e altre Ombre avanzano. Marco invita Polo, che è la sua memoria, a venire a prenderlo. Acquagli offrirà il mezzoper il viaggio. La musica sottolinea il momento della partenza, della nascita. A cqua Usten ascolta M arco maintain conserva A cqua + P rima e Seconda O mbra + M arco now journey il viaggio ora listen now maintain ascolta ora mantieni the journey onward la rotta in avanti preserve question read see conserva dom anda leggi vedi T u rn tranne K ublai K han go hurry into join the past goes on thefuture comes before thepresent all times are woven into memory C oro maschile + P olo wu going wu coming wu wu going vai sbrigati dentro unisciti il passato avanza il futuro precede il presente tutto il tem po è intessuto nel ricordo + P rima e T erza O mbra wu va wu viene wu w u va Il Libro del Tempo spaziale: P rimavera Inizia il viaggio. È un nuovo inizio. Il libro del tempo spaziale si riapre. Oscurità. Lune. Polo comincia il ricordo. P olo we stood at the harbour noi eravamo al porto P rima O mbra / R ustichello we o we o we noi o noi o noi P olo myself io stesso M arco father uncle under the dawn padre zio sul far dell’alba Marco fa un passofalso citando padre e zio. T erza O mbra gold oro P rima O mbra silk seta Rustichello riprende il viaggio. P rima O mbra / R ustichello + T erza O mbra / D ante and the two monks e i due monaci Mare Marco comincia a rappresentare il viaggio. Entra in acqua inizian­ do a cantare. Contemporaneamente la luce sorge sul mare. Acqua promette di accompagnare Marco. M arco such a moment has passed I have begun the journey thejourney has begun I set out wu I set out I set sail un tal m om ento è passato ho iniziato il viaggio il viaggio è iniziato parto wu parto salpo A cqua slowly on your thighs my wave from here lentam ente sulle tue cosce la mia onda da qui canal n— to sea to river canale al mare al fiume Polo ricorda la sensazione del movimento in mare. Dante ne ricorda l ’aspetto visibile. Acqua è la sensazione resa visibile e il visibile percepito dai sensi. P olo the tug against the water the wind in full sails il movim ento dell’acqua il vento a gonfie vele T erza O mbra / D ante and the towers sink beneath e le torri sprofondano sotto A cqua so wave upon wave the sea così onda su onda il mare La speranza si trasforma in pericolo. Arriva una tempesta. Polo, Marco, Dante e Acqua ne sono travolti. P olo + M arco + A cqua + T erza O mbra / D ante il mare un suono una cosa the sea a sound a thing un animale an animal (Marco ha paura) M arco large vast its belly grazing on sand rock stone give me a hand father sand rock stone grande vasto il ventre che pascola su sabbia roccia pietra datemi una mano padre sabbia roccia pietra C oro o chi animal o chi animai Polo è calmo, la sua visuale supera il tempo P olo stationary an unchanging sound stazionario un suono immutabile A cqua moving beneath an under sound (La tempesta e passata) che si muove sotto un sotto suono M arco other rememberings altri ricordi C oro o chi o chi o chi o chi D ante again becoming a distance nuovam ente una distanza C oro distance distanza Bazaar C’è un movimento violento. Minaccia. Inganno. E ’il ricordo del­ l'errore delpadre nel cercare l ’oro. Due personaggi entrano di corsa e riempiono le mani di Polo di acqua e tè. Polo e Marco sono un ’unica persona per quanto riguarda i sensi. Entrambi bramano l’ignoto. Marco vede qualcosa di strano: il mercato preannuncia l’ignoto. C oro maschile + P rima e T erza O mbra s— sksk s— sksk everyface a mask ogni volto una maschera s— sksk s— sksk trading in what can be seen vendono ciò che si vede heard tastedfelt 111111 si ode si gusta si tasta P rima O mbra gold Polo what what / tasted as scent steamedfrom tree as leaves v— che cosa che cosa ho gustato come aroma emanato dalla pianta come foglie C oro + P rima e T erza O mbra s-— sksk s— sksk everyface a mask ogni volto una maschera s— sksk s— sksk trading in what can be seen vendono ciò che si vede heard tastedfelt 111111 si ode si gusta si tasta P rima O mbra gold oro M arco what che cosa what I heard as wind che cosa ho udito come vento flapped che sbatteva an awning as water r— una tenda come acqua C oro maschile + P rima e T erza O mbra s— sksk s— sksk M arco + P olo spilledfrom a fountain sgorgata da una fonte Dante vede ilpericolo: il mercato e un groviglio di sentieri. Cambia l ’atmosfera che diventa immobile, sospesa, incerta. Il viaggio deve assolutamente continuare. T erza O mbra / D ante in the middle o f the journey o f my life in the middle o f the path in the path the path went on elsewhere leading me along in the darkness leading me along nel mezzo del cammin di mia vita nel mezzo del cammin nel cammin il cammino si diresse altrove conducendom i nell’oscurità conducendom i Il viaggio continuerà con fatica. Marco e Polo si riuniscono. P olo in the darkness nell’oscurità M arco I let myselfbe led mi lascio condurre P olo I let myself mi lascio M arco lead myself condurre P olo step avanzo M arco + P olo not knowing by senza sapere Marcoparte disciplinatamenteper un viaggio nello spazio intorno. T erza O mbra / D ante step not not not knowing avanzo senza sapere Il Libro del Tempo spaziale: Estate Si riapre il libro del tempo spaziale. Oraparla soltanto Rustichello. Marco e Polo sono in un deserto senza parole. Prima O mbra / R ustichello desert deserto Prima O mbra / R ustichello wind vento M arco m— m — Polo sh— sh— Prima O mbra / R ustichello as near as my finger’s end vicino come la punta delle mie dita Marco + P olo m— m— Prima O mbra / R ustichello come with me m — venite con me m— )eserto Nel deserto Marco e Polo riprendono l ’aria senza parole. Marco è lontano da Polo. La Seconda Ombra/Sheherazade coglie l ’occasione. Evocaper Polo Ma danza che illustra in un linguaggio senza parole. Si tratta di ma storia d ’amore. Sheherazade vuole sedurre Polo e trattenerlo nel deserto. Acqua protesta. Il tutto avviene senza parole. seconda m— O mbra / S heherazade m— Polo + M arco, poi Sheherazade + A cqua m— m— econda Ombra / Sheherazade 'ilence silenzio m— m— La scena si ripete. Controvoglia Sheherazade ha reintrodotto la parola e la danza si dissolve. Acqua + S heherazade m— m— Sheherazade silence silenzio A cqua words and parts o f words stones in the sand parole e parti di parole pietre nella sabbia Shéhérazade tenta di riprendere istericamente il controllo, ma non ne ha la forza. SHEHERAZADE from me the key da me la chiave Marco ritorna da Polo. Acqua lo invita a riprendere la sua storia, il suo viaggio. A cqua unfold your story like a carpet teach us the patterns the threads srotola la tua storia come un tappeto spiegaci il disegno i fili Sheherazade disputa il controllo. La tensione cresce. Seconda O mbra / Sheherazade link in a circle annoda in un cerchio past a distance passato e distanza into thè présent annodali nel presente ofthis... di questo... A cqua + Seconda O mbra / Sheherazade ...place ...luogo an action hangs in the air u n ’azione aleggia nell’aria P rima O mbra / R ustichello expecting what what e aspetta che che Dal lato del pubblico entra cantando Kublai Khan, portando un paio di campane tibetane. Ora canta in prima persona. Sta ancora aspettando. Anche lui e uno straniero. K ublai Khan . I wait in this place in this city which is not my city where I am a stranger also in this city, in this place aspetto in questo luogo in questa città che non è la mia città dove anch’io sono straniero in questa città, in questo luog< I wait Himalaya io aspetto l’Himalaya (attacca) Himalaya C’è un ’atmosfera rituale, magica, stregonesca. Polo tace, attende, si prepara. Le Ombre e Marco cantano l ’Himalaya. Kublai K han + P rima e T erza O mbra Himalaya Himalaya P rima e T erza O mbra where, where dove, dove where the earth grows dove la terra si gonfia and splits e si spacca Himalaya Himalaya where, where dove, dove where air scours rock dove l’aria lucida la roccia Himalaya Himalaya M arco and the sun is cold e il sole è freddo Secondo riferimento all’errore delpadre e dello zio. Acqua riprende la parola “neve”e completa il canto di Marco. P rima O mbra gold oro Marco and below and the snow e sotto e la neve T erza O mbra silk seta Acqua snow clings too late in the year and the clench o f ice holds the ground hard in hill-shadowed passes and the only summer is a short spring between winters and height and distance are unfolded like a rose a rose like a rose la neve resiste fino ad anno avanzato e la morsa del ghiaccio blocca la terra dura sui passi ombrosi e l’estate è soltanto una breve primavera tra due inverni e l’altezza e la distanza si schiudono come una rosa una rosa come una rosa M arco and thè sky is a song stili on gliding hirds e il cielo è un canto fermo sul volo degli uccelli Un personaggio entra di corsa e lega Marco e Polo con una sciarpa di seta. Polo si chiede che cosa significhi. C oro maschile + K ublai K han + P rima e T erza O mbra Himalaya Himalaya P olo why this other single gleam C oro maschile Himalaya perché quest’altro bagliore + K ublai K han + P rima e T erza O mbra Himalaya P olo stitches o f light as a wing nodi di luce come u n ’ala M arco wing C oro maschile ala + K ublai K han + P rima e T erza O mbra Himalaya Himalaya P olo where dove M arco where dove P olo what C oro maschile che cosa + K ublai K han + P rima e T erza O mbra Himalaya Himalaya La Muraglia La Muraglia appare lentamente durante il canto del Coro. Polo e Marco si avvicinano. È un muro reale, massiccio, solido, impenetrabile. Il Coro e le Ombre sono la voce della Muraglia. Polo tace. Marco cerca di capire. C oro maschile d: —o —u —yu d: C oro + K ublai K han + P rima e T erza O mbra d: —o —u —yu d: femminile stone song everlasting stane thru thrum eterno canto di pietra pietra P rima O mbra / R ustichello human a grace note umano un abbellimento a flicker in the phrase oh ei oh ei oh ei oh descendingfrom oh lo heat from ah sunburst un guizzo della frase oh ei oh ei oh ei oh deriva dal calore dal sole bruciante C oro (sussurrano, mormorano, gridano) now the moment ora è il m om ento I was waitingfor che aspettavo remember here ricorda qui M arco you were anticipating lo prevedevi C oro here qui M arco hear senti C oro now ora M arco I came to a wall arrivai a un muro C oro a wall a stone un muro una pietra II Libro del Tempo spaziale: A utunno Un ’interruzione improvvisa riporta al libro del tempo spaziale e all’oscurità. Il Coro e la Muraglia sono nuovamente invisibili. I solisti appaiono come soppravvissuti a una catastrofe: Marco e Polo uniti in un ’unica persona, Kublai Khan, Acqua e le tre Ombre. Marco/Polo viene interrogato dagli altri. P rima O mbra / R ustichello was in the book? era nel libro? T erza O mbra / D ante was in the book? era nel libro? P rima O mbra / R ustichello was in whatyou said? this wall era nelle tue parole? questo muro T erza O mbra / D ante this wall was is in what you this book? 3 duyu questo muro era è in cosa tu questo libro? d duyu O rchestra + C oro no no M arco + P olo I have not told the kite falls into the lake 10 non l’ho detto 11 nibbio precipita nel lago A cqua the bluefish turns the green bird descends the butterfly il pesce azzurro ruota l’uccello verde scende la farfalla K ublai K han the journey that was yours what the you that was thejourney T u rn we are air in the wind m— il viaggio che era tuo che cosa il tu che era il viaggio noi siamo aria nel vento m— A cqua plait descending the mountain m— is the cool lap in the valley is realise into the ocean is wave swell is breath through fishes is moisture in thin air is high cloud over Himalaya is dew condensing on moss P rima O mbra / Li Po i f the life is only a dream ren sheng ru mung treccia che scende dal monte m— nel fresco grembo della valle si libera nell’oceano l’onda si gonfia è il respiro dei pesci è l’umido dell’aria frizzante è la nube alta sull’Himalaya è condensa di rugiada sul muschio se la vita non è che un sogno se la vita non è che un sogno Seconda O mbra / M ahler se la vita non è che un sogno Wenn nur ein Traum das Leben ist. Warum denn Müh ’und Plag? perché allora è fatica e tormento? Li Po no no no no M ahler Ich trinke bis ich nicht mehr kann. Den ganzen lieben Tag! Li Po no no bevo fino a non poterne più tutto l’amato giorno! no no M ahler Horch! Ein Vogel singt im Baum. ascolta! un uccello canta sull’albero Li Po ren shen ru meng ho shu tsou yi zuei fang shiou yi zuei fang shiou jing rz guo se la vita fosse un sogno non bisognerebbe preoccuparsi bevendo fino a ubriacarsi e cantando tutto il giorno C oro we are such stuff noi siamo della stoffa SOLISTI a man a butterfly un uomo una farfalla C oro + Solisti we are such stuff as dreams are made on Shakespeare + Li Po we are such stuff as dreams are made on noi siamo della stoffa di cui son fatti i sogni noi siamo della stoffa di cui son fatti i sogni La Muraglia (continuazione) Si ritorna alla Muraglia. Kublai Khan è in scena. Finalmente e se stesso; èarrivato. Ma l’immobilità che canta rappresenta l ’attesa che continua. M arco from high from high from far from high far above cuttingfrom peak to peak dall’alto dall’alto molto molto dall’alto da vetta a vetta M arco + P olo the wall all we are from the darkness o f distance il muro siamo noi tutti dall’oscurità della distanza M arco from the darkness o f distance dall’oscurità della distanza Kublai Khan al centro della terra at the middle o f the earth così dicono or so they say io risiedo I stay like a ball rolled to the centre come una palla rotolata al centro di una ciotola of a bowl e fermatasi and d o stopped La Seconda Ombra/Regina incoraggia Marco e Polo a restare. Polo è pietrificato. Canta la sua aria in cinese. Marco tace e vuole pro­ seguire. Seconda O mbra / R egina did you ever doubt you would reach here hai mai dubitato di arrivare qui P olo Tsonggou feng tsuan gou tsang tsengfar tsu yiyi di hun mingge shi feng yeh shi tsao yue hun ming tsao yue ju li you ru wo di szr zrjian tsuji dao yao yuan di tian bian Tsong gou feng Cina il vento supera la Muraglia il genere di altri luoghi e trasportato dal vento e dal canto superiore i gemiti superare le distanze come le punte delle mie dita toccano più lontano del cielo C ina il vento La voce di Kublai Khan si unisce a quella della Regina. Egli ancora non conosce il significato dell’incontro. K ublai K han stay remain let the future go on outside stai resta che il futuro proceda fuori di qui Seconda om bra / R egina here in peace here is stillness here in here make your escape into where you always were qui in silenzio qui imm obili qui qui trova una via di fuga là dove sei sempre stato Marco si stacca da Polo e siprecipita verso la Terza Ombra / Dante perchéparliper lui. Dante canta la morte;poi rassicura Marco sulla vita oltre la morte. D ante death death death could not be colder than what I found there but then life another life beyond beyond la m orte la m orte la m orte non poteva essere più fredda di come l’ho trovata laggiù m a poi la vita u n ’altra vita aldilà aldilà Tutti cantano che non esiste aldilà. Il dominio di Kublai Khan si estende su tutta la terra. Polo si unisce alla musica come in trance. Anche Marco canta contro la sua volontà. T urn tranne K ublai Khan beyond the rule o f the Khan there is nowhere beyond the rule o f the Khan oltre il dom inio del Khan non esiste nulla oltre il dom inio del Khan Polo exending over water towards the dawn towards the twilight T urn like a steady sun the rule o f the Khan on the bobbing ripples a changeless light an eye an eye si estende sul mare verso l’aurora verso il crepuscolo come un sole che non tram onta il dom inio del Khan sulle onde increspate una luce imm utabile un occhio un occhio Polo si stacca dal gruppo e guarda Marco invitandolo ad agire. Polo eye a changeless light occhio luce imm utabile Marco passa attraverso la Muraglia. T utti an eye un occhio (trad. Maria Clara Pasetti) I concerti precedentemente previsti aH’Auditorium Rai si terranno nelle seguenti sedi: venerdì 18 settembre ore 21 (// Golem) Cinema Massimo domenica 20 settembre ore 21 ( Orchestra Internazionale d Italia, Lu Jict, Kvystictn ZimeTmun) Teatro Nuovo Settembre Musica ha promosso la pubblicazione del volumi: Ligeti, Henze, Petrassi, Nono, Xenakis, Carter, Donatoni, Gubajdulina, Schnittke, Reich, Berio, Andriessen e Sto­ ria della musica cinese editi dalla EDT e del volume Set­ tembre Musica 1978-97 edito da Allemandi.