Città di Torino
sabato 5 settembre 1998
ore 21
Teatro Carignano
“Marco Polo”
opera in fo r m a d i concerto
musica di Tan Dun
libretto di Paul Griffiths
p r im a esecuzione ita lia n a
Con la collaborazione
dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
settembre
musica
______ .1998
CON IL CONTRIBUTO DELLA
IMI.', ¡ti 11CRI
Cassa di Risparmio di Torino
Thomas Young
tenore (Polo)
Alexandra Montano
mezzosoprano (Marco)
Dong-Jian Gong
basso (Kublai Khan)
Susan Botti
soprano (Acqua)
Lin Qiang Xu
tenore (Rustichello, Li Po)
Susan Marie Pierson
soprano (Sheherazade)
Stephen Bryant
baritono (Dante, Shakespeare)
Ya Dong
pipa
Wolfram Winkel
tabla
Nana Simopoulos
sitar
Cappella Amsterdam
Daniel Reuss
maestro del coro
Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
Tan Dun
direttore
Nato a Changsha (Hunan) nel 1957, Tan Dun è cresciuto
in una regione rurale impregnata di magia, rituali taoisti e j
sciamanismo. Durante la rivoluzione culturale, ha trascorso
due anni in campagna, lavorando come piantatore di riso a
Wangcheng (Hunan). Nel 1976 è entrato a far parte del­
l’Orchestra provinciale dell’Opera di Pechino dell Hunan.
Nel 1978 è stato ammesso al Conservatorio Centrale di
Musica di Pechino, dove ha studiato con Li Ying Hai e Zhao
Xin Dao e si è diplomato in composizione. La prima esecu- j
zione della sua sinfonia Li Sao al Conservatorio di Pechino
nel 1980 è considerata uno degli eventi cardine della “new
wave” musicale cinese. Nel 1986 si è trasferito a New York,
con una borsa di studio della Columbia University, dove
ha conseguito il dottorato in composizione con Chou
Wen-Chung e Mario Davidowski, e dove risiede tuttora.
Le sue opere più recenti comprendono l’opera Marco Polo su
libretto di Paul Griffiths, presentata in prima esecuzione alla
Biennale di Monaco nel 1996, la sinfonia Heaven, Earth and
Mankind, che ha accompagnato la cerimonia del ritorno di
Hong Kong alla Cina il 4 luglio del 1997, e la sua più recente
opera, Peony Pawillon, è stata presentata nel maggio scorso a
Vienna. Oltre a dedicarsi a progetti sperimentali di musica
per ceramiche, acqua, carta e pietre collabora con artisti e
teatri ed è autore della colonna sonora del film Fallen. Tan
Dun è direttore e resident composer della BBC Scottish Symphony, ha registrato numerosi dischi per la Sony Classics,
Nonesuch, CRI e China Record Company e ha un contratto
in esclusiva con la casa editrice G. Schirmer di New York.
Paul Griffiths è nato a Bridgend nel Galles nel 1947. Dopo
aver studiato biochimica a Oxford, diventa membro del co­
mitato di redazione del dizionario della musica The New
Grove nel 1973. Nello stesso periodo comincia a lavorare
come critico musicale per diversi giornali londinesi tra cui il
“Times” e il “Financial Times”. In seguito entra al “New
Yorker” e da allora fa la spola tra New York e un paesino
vicino a Oxford dove risiede.
È autore di testi di critica musicale tra cui A Concise History
of Modem Music (1978), Modem Music and After (1995) e
di saggi su Boulez, Cage, Ligeti, Messiaen e Stravinsky.
Inoltre ha scritto parecchi libretti e tre romanzi, uno dei quali
Myself and Marco Polo ha vinto il Commonwealth Writer’s
Prize.
Considerato uno dei più versatili interpreti di ruoli tenorili
dell’opera contemporanea, Thomas Young è divenuto un
riferimento per direttori e compositori quali Mike Nichols,
Peter Sellars, John Adams, Anthony Davis, che gli ha recen­
temente dedicato un personaggio della sua opera Amistad, e
Tan Dun.
Oltre che per una camaleontica interpretazione, alla New
York City Opera, nell’opera X: The Life and thè Times ofMalcom X di Davis, Young deve la sua notorietà a personaggi
come Marco Polo, fin dalla prima di Monaco del 1996, nel­
l’omonima opera di Tan Dun, Aronne nel Moses undAron di
Schoemberg, Molqi in The Death o f Klinghoffer di Adams, e
ha cantato nella Lady Macbeth del distretto di Mtsensk di
Sostakovic e in François dAssise di Messiaen, non trascuran­
do la frequentazione di capolavori del passato come Armida
di Rossini e Imeneo di Haendel. Young ha inoltre portato un
vasto repertorio sinfonico e da camera in varie sale discogra­
fiche e da concerto europee e statunitensi.
Ad Alexandra Montano si addice a pieno titolo l’aggettivo
versatile. Pur dedicandosi a un repertorio che va dal medio­
evo al barocco con il Waverly Consort, le Voices of Ascen­
sion e il Concert Royal, ha calcato i palcoscenici di Broad­
way e frequentato i cabaret con il trio Cascabel e il suo gruppo
jazz-brasiliano Cayenne. Specialista di musica contempora­
nea, collabora con Philip Glass - è stata Beauty in La Belle et
la Bête - , Tan Dun, David Lang e il Kronos Quartet; ha
cantato per Mark Morris alla New York’s Brooklyn Academy
of Music e per l’Expo ’98 in Portogallo, dove ha interpreta­
to Onda al Marò! Eugenio Rodrigues. Attualmente sta por­
tando in tournée Monsters o f Grâce di Robert Wilson e
Philip Glass.
Dong-Jian Gong abbina a una grande estensione e potenza
vocale un vasto repertorio, che comprende ruoli verdiani,
opere di Mozart e Rossini e musica contemporanea. La sta­
gione 1997-98 ne è un esempio: Colline nella Bohème a
New York, Kublai Khan nel Marco Polo a Torino, Timur in
Turandot presso la Utah Opera, Oroveso in Norma a
Memphis, oltre a ruoli solistici nel Requiem di Verdi e in
Life on a String di Qu Xiaosong.
Dal 1989 in poi, dopo essersi qualificato in concorsi inter­
nazionali come il “Voci verdiane” di Busseto, il Cajkovskij
di Mosca e il Musician’ Emergency Fund Competition,
ha cantato negli Stati Uniti e in vari paesi d’Europa spazian­
do nei diversificati ruoli da basso della Nona Sinfonia di
Beethoven come del Tannhàuser di Wagner, di Don Carlos di
Verdi come del Barbiere di Rossini, dal Commendatore
del Don Giovanni alla contemporanea Asdrubila di Carlos
Santos.
Per Susan Botti, interprete specializzata, ma anche autrice
di musica contemporanea, Tan Dun ha concepito il ruolo
dell’Acqua del Marco Polo, e la loro collaborazione ha pro­
dotto anche le prime esecuzioni di Glasgow e della Carnegie
Hall di Red Forecast, per soprano e orchestra, del maestro
cino-americano. Ha interpretato composizioni di una vasta
rosa di musicisti di tutto il mondo - Cage, Gubajdulina,
Hosokawa, Kurtàg, Berio, Boulez, Partch e Ravel per citar­
ne alcuni - e ha partecipato a numerosi festival internazio­
nali di musica e teatro, riscuotendo entusiastici apprezza­
menti da parte della critica. Le sue composizioni, come Te­
laio: Desdemona, per soprano, quartetto d’archi, arpa, piano
e percussioni, che con numerosi altri lavori è riprodotto sul
cd listen, it’s snowing, sono state particolarmente apprezzate
e la Orpheus Chamber Orchestra le ha commissionato un
brano che sarà eseguito durante l’attuale stagione alla Car­
negie Hall.
Apprezzato per la bellezza del timbro, che gli ha valso nu­
merosi riconoscimenti internazionali come il primo premio
all’International Bel Canto Opera Competition, Lin Qiang
Xu ha interpretato ruoli lirici e drammatici. Formatosi al
Conservatorio di Pechino, ha proseguito gli studi presso la
University of Miami Music School e alla Manhattan School
of Music. È stato Manrico nel Trovatore, il Tenore Italiano
nel Rosenkavalier e Des Grieux in Manon Lescaut nei teatri e
nelle sale da concerto di Zurigo, New York, Shanghai, Mila­
no, Tokyo; ha interpretato il Duca in un allestimento di Ri­
goletto nella patria di Verdi, Busseto, ed è apparso, nel sin­
golare ruolo di Rustichello, in numerose esecuzioni del Marco
Polo di Tan Dun.
Il giovane soprano americano Susan Mary Pierson è salita
rapidamente alla ribalta per i suoi ruoli drammatici e la sua
attività concertistica, collaborando con orchestre e diretto­
ri di prestigio, nei teatri e nelle sale da concerto di San
Francisco - dove ha recentemente debuttato nel ruolo di
Briinnhilde nella Walkiria - Chicago, Seattle, Parigi, Mila­
no, Amsterdam e Toronto, per citare alcune delle città visi­
tate. Oltre al Ring, il suo repertorio wagneriano comprende
Il Vascello fantasma-, ha rivestito inoltre i panni di Amelia in
Un Ballo in maschera, e ha cantato in Salome ed Elektra di
Strauss e neW Affare Makropulos di Janàcek.
La carriera di Stephen Bryant inizia all’età di nove anni,
ben prima di divenire il basso-baritono di oggi e di entrare a
far parte della Voice Faculty della William Paterson Univer­
sity, nel Columbus Boy Choir. Il Dante del Marco Polo è un
suo ruolo fin dalla prima esecuzione di Monaco, ma si è
affermato sulle scene mondiali con un vastissimo repertorio
nel quale è stato diretto da nomi come Robert Page e Kurt
Masur - che spazia dalla musica contemporanea al barocco.
L’attuale stagione lo vede impegnato nel mendelssohniano
Elijah, con la Philadelphia Orchestra diretta da Sawallisch,
in Carmen alla Berkshire Opera, nella Cantata BW V 80 di
Bach con la Portland Baroque Orchestra, nel Messiah di
Haendel e nei Requiem di Verdi e di Donald Bryant, questo
in prima esecuzione mondiale ad Ann Arbor.
fa Dong è nata nel 1961 a Shanghai e ha iniziato lo studio
della pipa all’età di sei anni. Dal tredicesimo anno di età ha
iniziato a esibirsi come solista. Ha studiato alla scuola supe­
riore di musica di Shanghai dal 1979 al 1983, anno in cui è
divenuta docente del proprio strumento nella stessa scuola.
Mei 1982 ha vinto il Premio nazionale per solisti di stru­
menti cinesi. Vive dal 1987 in Germania, da dove si è affer­
mata sulla scena internazionale con concerti da solista, e par­
ticolarmente con l’esecuzione di lavori contemporanei per
pipa, anche con orchestra.
Wolframi W inkel, nato nel 1970 ha studiato ad Amburgo,
Salisburgo e Monaco e si sta ora specializzando sotto la gui­
da di Peter Sadlo. Percussionista che si dedica indifferente­
mente al repertorio colto d’avanguardia, al pop e al rock,
attualmente timpanista solista della Orchester des Staats
Theaters am Gàrtuerplatz di Monaco, si è dedicato in particolar modo agli strumenti esotici e inconsueti divenendo un
riconosciuto specialista di tabla.
Nana Simopoulos è una compositrice, strumentista e vocalist che attinge da una tavolozza di colori musicali dgEtutto
il mondo. Collabora con jazzisti e specialisti in musica etni­
ca alla ricerca di nuove forme musicali, e come interprete di
sitar ha suonato con Don Cherry, Charlie Haden e Nana
Vasconcelos e inciso con Sultán Khan, virtuoso di sarangi, e
il percussionista Arto Tuncboyaciyan. Ha suonato con un
proprio gruppo al festival di Montreux, lavorato a colonne
sonore cinematografiche e con compagnie di danza e ha pub­
blicato, dal 1983 a oggi, diverse incisioni, tra cui After thè
Moon, del 1996, che ama etichettare come “world fusión
music”. Ha già suonato nel Marco Polo con la New York City
Opera lo scorso anno.
Tra i migliori cori olandesi, la Cappella Amsterdam esiste da
più di venticinque anni, e anche se si definisce ancora un
gruppo semi-professionale i suoi standard esecutivi di alta
professionalità gli hanno valso la considerazione della critica
e l’invito a contribuire ai più importanti festival, come l’Holland Festival Amsterdam e il Musica Sacra in Maastricht. In
questo contesto si collocano la collaborazione iniziata nel
1995 con Tan Dun e le registrazioni del Marco Polo come
della Passion and Resurrection di Ivan Moody.
Dopo anni di specializzazione nella musica antica sotto la
bacchetta di Jan Boeke, con la direzione di Daniel Reuss alle cui non comuni qualità artistiche e professionali va ascrit­
to in larga misura il merito dell’apprezzamento ottenuto dal
gruppo - il coro ha allargato i suoi orizzonti artistici in dire­
zione della musica moderna e contemporanea. Il loro reper­
torio spazia ora dall’Oratorio di Natale di Bach ai lavori di
Ton de Leeuw e Luigi Nono. Della Cappella Amsterdam fan­
no parte diplomati, o studenti dei corsi avanzati, del Con­
servatorio e cantanti che hanno avuto esperienze professio­
nali di altri generi.
Le origini dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
risalgono al 1931, quando a Torino fu fondato il primo com­
plesso sinfonico dell’Ente radiofonico pubblico. A questo si
aggiunsero successivamente le Orchestre di Roma e di Mila­
no e infine la formazione cameristica “Alessandro Scarlatti”
di Napoli.
Nel corso degli anni, alla guida delle varie Orchestre si sono
succeduti tutti i principali direttori del momento, da Vitto-
rio Gui a Wilhelm Furtwàngler, da Herbert von Karajan ad
Antonio Guarnieri, da Igor Stravinsky a Leopold Stokowski,
Carlo Maria Giulini, Mario Rossi, Lorin Maazel, Thomas
Schippers, Zubin Mehta, Wolfgang Sawallisch. Con le
diverse compagini fecero inoltre le prime prove Claudio Abbado, Riccardo Chailly, Riccardo Muti e Giuseppe Sinopoli.
La riunificazione delle quattro Orchestre avvenne a Torino
nel 1994, e il nuovo complesso, ufficialmente tenuto a bat­
tesimo da Georges Prètre e da Giuseppe Sinopoli, ha subito
affrontato impegni di grande prestigio, in particolare la lunga
tournée in Giappone effettuata tra il gennaio e il febbraio
1995.
In Italia, oltre la normale stagione sinfonica invernale e pri­
maverile, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI ha te­
nuto concerti nelle principali citta, ospite anche di numero­
si festival, come quelli di Bologna, Ravenna, Ravello, Ber­
gamo e Brescia e la Biennale Musica di Venezia assieme a
Settembre Musica di Torino. Numerosi anche gli appunta­
menti all’estero, concretizzati, oltre che in diverse singole
manifestazioni, nelle tournée in Giappone, Germania, In­
ghilterra e Irlanda, Francia, Spagna, alle Canarie e in Sviz­
zera, le ultime due con Eliahu Inbal, che nel 1996 ha assun­
to la carica di Direttore onorario dell’Orchestra.
Un’intensa collaborazione è stata avviata con Jeffrey Tate,
che nel 1998 è divenuto Primo direttore ospite. Presenza
significativa, accanto a Carlo Maria Giulini, Riccardo Chail­
ly, Mstislav Rostropovich e Wolfgang Sawallisch, quella di
Giuseppe Sinopoli, che nel 1997 ha dato avvio a un proget­
to pluriennale di esecuzione integrale dell opera sinfonica
di Gustav Mahler aTorino e a Roma. Con Eliahu Inbal l’Or­
chestra Sinfonica Nazionale della RAI ha eseguito in forma
di concerto la Tetralogia di Richard Wagner, portata a ter­
mine in questa stagione. Sempre con il Direttore onorario
ha affrontato, nelle Serate Musicali di Primavera del 1997,
il ciclo integrale delle Sinfonie di Beethoven, ripreso intera­
mente dalla televisione e mandato in onda su RAITRE. Ac­
canto a questi progetti è in corso 1 interpretazione delle Sin­
fonie di Anton Bruckner, affidata a diversi direttori, quali
lo stesso Inbal, Sawallisch, Tate, Chailly.
L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI ha inoltre preso
parte ad eventi particolari, come la Conferenza Intergover­
nativa dell’Unione Europea svoltasi a Torino (direttore
Semyon Bychkov), l’omaggio per il Giubileo Sacerdotale di
Giovanni Paolo II in piazza San Pietro a Roma (direttore
Roberto Abbado), il concerto di solidarietà con la Città di
Torino, per la ricostruzione della Cappella del Guarini (con
Lorin Maazel) e i concerti del 1997 e del 1998 per la Festa
della Repubblica. Tutte queste manifestazioni sono state tra­
smesse in diretta televisiva.
Dal tronco principale dell’Orchestra Nazionale si sono via
via organizzati e distinti gruppi cameristici con organici va­
riabili, che svolgono un’intensa attività concertistica, incre­
mentata dall istituzione della serie di appuntamenti “Do­
menica Musica”.
Tutti i concerti delle Stagioni dell Orchestra Sinfonica Na­
zionale della RAI sono trasmessi in diretta da RadioTre e
molti sono ripresi dalle varie reti televisive.
MARCO POLO
musica di Tan Dun
libretto di Paul Griffiths
...Avevo deciso di diventare un maestro taoista, esperto in cerimo­
nie rituali, più o meno come aveva fatto mio padre, ma quando
ascoltai la Q uinta di Beethoven fu un vero shock: la musica del1 O ccidente mi veniva incontro con tu tti i suòi requisiti e la voce
,.,?Ue orchestra mi parve provenire da un altro mondo. Decisi
all istante che sarei diventato un compositore alla maniera occi­
dentale, come Beethoven.
Così dice di sé Tan Dun in una recente intervista a Enzo
Restagno - presente nel volume che accompagna la rassegna
- e non sembra in realtà che possa esserci migliore cifra d’in­
terpretazione per quest’opera eclettica, nutrita di elementi
orientali e occidentali, che ai nostri occhi è concepita secon­
do un intreccio simbolico fittissimo, ma che secondo una
visione taoista si risolve in magica semplicità.
Tan Dun scrive il Marco Polo tra il 1992 e il 1993, dunque a
trentacinque anni, “nel mezzo del cammino” (citazione non
gratuita, dal momento che lo spirito di Dante è tra i prota­
gonisti dell opera), dopo avere coltivato per anni il sogno di
affrontare il soggetto e averlo sacrificato a una lunga esplo­
razione e maturazione stilistica. Una commissione del Festi­
val di Edimburgo, la consapevolezza di una maturità ormai
raggiunta e la felice collaborazione con il musicologo e li­
brettista Paul Griffìths, gli consentono di realizzare il pro­
getto, che viene concepito come “un’opera dentro un’opera”
(concetto tanto importante da essere dichiaratamente espres­
so in un sottotitolo). All’interno di una struttura narrativa
in quattro quadri, elaborata secondo le tradizioni vocali e
strumentali dell opera orientale, si sviluppano sette sezioni
che potremmo chiamare “scene”, trattate secondo gli stilemi
dell’opera occidentale.
Ma opera ^dentro un’opera” significa anche “viaggio dentro
un viaggio”. Al lungo cammino di Marco Polo da Venezia
alla Cina si sovrappone, s’interseca infatti il viaggio interio­
re che porta Marco a trasformarsi da giovane compagno del
padre Niccolò e dello zio Matteo, abbagliati dal miraggio
dell’oro e della seta, a “occhio del Gran Kahn” - oppure,
taoisticamente, a trasferirsi dal “viaggio che era tuo” al “tu
che era il viaggio” (IV quadro: Autunno), per ritrovare la
propria unità. Per sottolineare questa riunificazione, e la di­
visione che la precede, il protagonista è sdoppiato in Marco
e Polo: Marco, un mezzosoprano “rappresental’essere, ...l’uo­
mo come appare dall esterno . Polo, un tenore drammatico,
rappresenta la voce della sua memoria, il pensiero, l’uomo
nella sua interiorità”.
I quattro quadri, definiti come quattro capitoli del “Libro
del Tempo spaziale , sono le quattro stagioni dell’anno e della
vita, secondo una visione non solo taoista ma globalmente
cinese di armonia tra uomo e natura: Inverno (attesa e pre­
parazione), Primavera (inizio e nascita), Estate (maturità),
Autunno (compimento e riposo). Essi rappresentano il viag­
gio spirituale dell’uomo nel corso della propria vita.
Le sette scene sono: Piazza, Mare, Bazaar, Deserto, Himalaya, la Muraglia e la Muraglia (continuazione). Esse rappre­
sentano il viaggio fisico di Marco dall’Italia alla Cina.
Tan Dun definisce poi sei momenti di un viaggio ulteriore,
musicale: medievale, mediorientale, indiano, tibetano, mon­
golo e cinese, sottolineati da riferimenti etnici (strumenti,
timbri, tecniche di canto).
La prima, evidente caratteristica di questa struttura è quindi
la molteplicità dei punti di vista. Del resto, lo stesso ogget­
to-pretesto della narrazione, il Livres des merveilles dou mon­
de, scritto in carcere da Rustichello da Pisa sotto la dettatura
di Marco Polo, si presta a una lettura estremamente libera di
questo genere: perduto nella redazione originale, giuntoci
con il titolo ILMilione attraverso traduzioni diverse e discor­
danti, esso è per certi versi un “libro fantasma”, a lungo so­
spettato di amplificazione favoleggiarne, se non di menzo­
gna; un libro la cui verità storica, solo recentemente ristabi­
lita, non ha né avrà forse mai lo spessore del mito che ne è
nato.
Nell’opera Rustichello è un cantore-attore di Opera di Pe­
chino, riflesso del punto d’osservazione dell’autore, scoper­
tamente orientale.
I nverno II primo quadro si apre nel buio con un ritmo di
sole percussioni che ci porta immediatamente nel clima del­
l’Opera di Pechino. Subito dopo, invece dei caratteristici
oboi, ad accompagnare le voci è il suono aspro di un violino
solo, insistente su un intervallo di seconda discendente.
All’alzarsi delle luci si mostra la Piazza. Essa è dapprima un
luogo labirintico e confuso, una “città selva”. La musica effetto di grande presa emotiva - cambia all’improvviso: ci
troviamo immersi nel compatto e oscuro magma sonoro di
Bartók, il Bartók del primo e terzo movimento del Concerto
per orchestra, o del Castello di Barbablù. Per un istante l’illu­
sione è perfetta; poi, le voci del coro (go - come) s’intreccia­
no in un crescendo parossistico, da cui emerge - con un’in­
terrogazione angosciosa - l’ombra di Dante, l’uomo della selva
e del labirinto. Ad esso si unisce il coro maschile in un fune­
bre corale. Infine il coro femminile, a cui si aggiunge l’Ac­
qua, rischiara l’atmosfera.
Polo ora ricorda, con un canto lirico, aperto, dai colori pucciniani, Venezia: la piazza si trasforma in un luogo aperto,
spazzato da un vento che sospinge verso il viaggio (il testo
qui è in italiano: più che altro un pretesto per introdurre
certe sonorità, ad esempio le allitterazioni in z di: Venezia,
piazza, ronzando, stranezza). La parola viaggio è cantata in
più lingue.
Lo stesso Vento, all’altro capo del mondo - al centro del
mondo - avverte Kublai Khan di restare in attesa.
L’Acqua, come prima il Vento, invita Marco a partire offrendoglisi come sostegno
P rimavera II secondo quadro riprende il motivo ritmico di
sole percussioni con cui l’opera è iniziata. Si tratta in realtà
di un nuovo esordio: Polo ricorda il porto; Marco, ancora
lontano dalla propria interiorità, rievoca invece la presenza
del padre e dello zio, associati nel falso scopo del viaggio,
l’oro e la seta (il motivo gold - silk). L’inizio del viaggio viene
cantato da Marco con una dolcissima melodia accompagna­
ta dal flauto diritto. L’Acqua è ora divenuta Mare, e in un’at­
mosfera orchestrale che ci ricorda il Debussy di Jeux de vagues, gli promette di accompagnarlo e sostenerlo: “...da qui
canale, mare al fiume”. L’acqua è l’elemento di continuità,
la linea guida del viaggio. Una tempesta - l’animale nascosto
nelle profondità, uno dei terrori del mondo medievale - im­
paurisce Marco, che per salvarsi implora roccia e pietra, ma
viene superata.
Un violento disegno ritmico di percussioni, accompagnato
dagli ottoni (un uso degli ottoni che ci ricorda lo Stravinsky
di Petrouschkd), introduce la scena inquietante del Bazaar,
dove ritorna il motivo dell’oro e della seta, associato all’in­
ganno dell’apparenza (“...ogni volto una maschera”). Ma nel
profumo del tè e nel rumore dell’acqua che gorgoglia Marco
e Polo (uniti per la prima volta nell’esperienza dei sensi) col­
gono un altro miraggio, più sfumato e lontano. L’Acqua, sotto
un’altra forma, riconduce Marco sulla strada del viaggio, di­
stogliendolo dal pericolo di una sosta (ricordato da Dante
che si sente ancora nella selva: “...nel mezzo del cammin di
mia vita...”). La strada riprende, mentre risuona ancora il
tema del bazaar. Ma un colpo di gong, appena accennato, ci
segnala il trapasso alla scena successiva.
E state Nel terzo quadro Rustichello mostra il deserto e il
vento (“vicino come la punta delle mie dita”, è un richiamo
alle parole di Polo nella scena della piazza).
Deserto: nell’incanto di una danza senza parole, Sheherazade, simbolo delle seduzioni e dei miraggi del deserto, tenta
di trarre Polo a sé. L’Acqua glielo disputa (intreccio di moti­
vi arabeggianti, ma anche alcuni ben riscontrabili richiami
raveliani alla danza di seduzione dei gatti ne L’E nfant et les
sortilèges). Infine l’Acqua, su di un tema prima impercettibi­
le poi ossessivo di tre note discendenti, risospinge Polo ver­
so il suo cammino.
Nel suo palazzo, anche Kublai Khan sogna di un miraggio:
l’Himalaya. Himalaya è l’altro volto dell’estate, dove “il sole
è freddo” (un’ultima volta, per un gioco di fraintendimento
tra cold e gold ricompare il miraggio del padre e dello zio) e
dove l’Acqua si presenta in forma di neve.
In tutto quest’episodio i personaggi sono prigionieri di un’at­
mosfera ipnotica, sospesa, senza tempo. Tre sono le parti:
prima la ripetizione grave e ossessiva delle parole “Himalaya
Himalaya” con campane e campanelli tibetani e lunghe note
tenute dagli archi, poi una danza insistentemente ritmata
dalle percussioni, infine un “canto di gola” o overtone. il canto
caratteristico dei pastori mongoli.
Sul finire di quest’ultimo, si profila la Muraglia, un muro
colossale di pietra e parole (“eterno canto di pietra”) che ar­
resta il cammino.
A utunno Con il quarto quadro si riapre un’ultima volta il
libro; ma questa volta non più per raccontare, o cercare di
raccontare. In discussione sono l’identità (in senso occiden­
tale) sia di Marco Polo che di tutti i personaggi, così come la
realtà oggettiva delle cose viste. Sulle parole “io non l’ho
detto” riprende il disegno ritmico iniziale di percussioni: ciò
che è essenziale non può essere detto, non può essere defini­
to. Dice il Tao: “I Termini veramente Termini non possono
essere costanti”. Discutere la verità dei sensi vuol dire cerca­
re una nuova verità, multiforme e completa; il dubbio sulla
prima verità appartiene sia al pensiero occidentale che a quel­
lo orientale. Viene infatti introdotta una citazione testuale
da L’ubriaco in primavera, il quinto brano da Das Lied von
der Erde di Gustav Mahler: “Se la vita non è che un sogno,
perché allora fatica e tormento?”. Ma II canto della terra è
scritto su parafrasi di testi cinesi - per la maggior parte di Li
Po; ed è Li Po (lo stesso cantante dell’Opera di Pechino che
interpreta Rustichello) a riprendere in cinese le medesime
parole, iniziando a cantare sulla musica mahleriana e prose­
guendo nel proprio stile. Compare un’allusione a un celebre
detto di Chuang-tzu (“un uomo, una farfalla”). Al coro e ai
solisti si unisce poi 1 ombra di Shakespaeare nella citazione
della frase di Prospero: “Noi siamo della stoffa di cui son
fatti 1 sogni...” {La tempesta, atto IV, citazione che sarà ri­
presa e completata nel successivo Ghost Opera del 1994).
Ancora di fronte alla Muraglia, Marco e Polo ricevono l’invito di Kublai Khan e della Regina a restare. Polo, ammalia­
to, risponde in cinese, ma cantando l’aria più “occidentale”
dell opera. Dante gli parla di morte e di aldilà, gli altri di un
dominio infinito - quello del Kahn - sottratto alle leggi del­
lo spazio del tempo. Quando Marco, sulle parole “un oc­
chio attraversa la Muraglia, essa non è più la barriera spa­
ziale di pietra dell episodio precedente, ma un muro inte­
riore, quello che - secondo le parole dello stesso Tan Dun “... separa in ogni essere le tre fasi dell’essere umano, passa­
to, presente e futuro, e impedisce la loro simbiosi in un esse­
re completo . Marco Polo annulla in sé tempo e spazio, ces­
sa di compiere un viaggio, di guardare e diviene egli stesso
un viaggio, uno sguardo. Ora può attraversare la Muraglia.
Recita il Tao: La cosa piu molle del mondo si precipita con­
tro la cosa piu dura del mondo... Senza sostanza, essa pene­
tra”.
All atto dell ascolto, lo spettatore potrà trovare numerosi
esempi dell abilita di Tan Dun nel fondare l’opera su ele­
menti orientali senza costringerlo ad abbandonare la pro­
pria sensibilità; potrà cogliere l’astuzia con la quale il musi­
cista utilizza cifre riconoscibilissime - quando non citazioni
precise - della musica europea, per asservirle ai propri scopi.
Ma potrà riassumere tutto questo in un richiamo alla con­
fessione rivelatrice riferita all’inizio. Coerente nel voler di­
venire sciamano taoista, maestro di cerimonie, Tan Dun sa
indubbiamente incantare e trascinare; coerente allo stesso
modo nella scelta - solo apparentemente antitetica - di farsi
“compositore alla maniera occidentale, come Beethoven”, Tan
Dun sa maneggiare materiali musicali che ci appartengono
con grande vitalità, sottraendoli all’introversione e al silen­
zio. Proprio in questa coerenza propositiva, e nei risultati
musicali che ne conseguono, trova radice la coinvolgente vi­
talità di questa musica, specchio della vitalità del suo autore
e di un’intera generazione di musicisti. Vitalità al cui fasci­
no, come al fascino di quest’opera, è davvero difficile sot­
trarsi.
Paolo Martinaglia
Schema dell’opera
Tan Dun sul viaggio di Marco Polo
Scrivendo Marco Polo, che è un’opera nell’opera, Paul Griffiths e io abbiamo ideato tre viaggi: un viaggio fisico, un
viaggio spirituale e un viaggio musicale.
1) Il viaggio fìsico è la storia di Marco che viaggia dall’Italia
alla Cina. Pare che ognuno racconti i viaggi di Marco Polo a
modo suo e immagino che nella realizzazione di quest’opera
ogni regista metterà in evidenza quegli elementi dei viaggi
che maggiormente l’hanno attratto.
2) Il viaggio spirituale è una riflessione sulle tre fasi che l’es­
sere umano attraversa: il passato, il presente e il futuro, e
sul ciclo della natura. La Muraglia del viaggio fisico è anche
il muro invisibile che separa le tre fasi in ogni individuo e
impedisce la loro simbiosi in un essere completo. Alla par­
tenza Marco e Polo sono due personaggi che dialogano e
dividono il viaggio duplicando inizialmente delle parole,
poi delle frasi per unirsi infine in un vero duo. Durante il
viaggio incontrano vari personaggi ed elementi naturali che
li ravvicinano: Dante, Shakespeare, Sheherazade, Li Po,
Mahler e l’Acqua. Marco e Kublai Khan sono gli unici per­
sonaggi reali; Polo è la memoria; gli altri, le Ombre e la
Natura, sono oltre l’umano.
3) Il viaggio musicale è strettamente legato a quello fisico e
spirituale. Esistono due opere contemporaneamente. La pri­
ma, il Libro del tempo spaziale, è elaborato secondo le tra­
dizioni vocali e strumentali dell’opera orientale. La secon­
da, è basata sulle tradizioni dell’opera occidentale in cui si
mescolano e si sovrappongono stili musicali, colori e lin­
guaggi diversi che usano strumenti orientali e occidentali.
m arco polo
musica di Tan Dun
libretto di Paul Griffiths
Il Libro del Tempo spaziale: Inverno
Mentre si apre il libro del tempo spaziale, si ode una musica che
evoca l ’Opera di Pechino. Nell’oscurità, solo tre volti appaiono
illuminati, simili a lune.
Marco legge, consulta la sua memoria. Marco rappresenta l essere,
l ’azione, l’uomo come appare dall’esterno. Polo rappresentala voce
della sua memoria, il pensiero, l’uomo nella sua interiorità.
Il terzo volto è quello di Rustichello, l inquisitore.
P olo
Io
/
M arco
have
Polo
not told
M arco
one half ofwhat I
P olo
saio
non ho
raccontato
metà di ciò che
ho veduto
P rima O mbra / R ustichello
come with me
venite con me
M arco + P olo
no
no
P rima O mbra / R ustichello
take me with you
portatemi con voi
M arco
will
sarà
P olo
will
Marco
it
P olo
it
M arco
be
Polo
like
M arco
like last time, time, time
sarà
sarà
sarà
sarà
come
come l’ultima volta, volta, volta
P olo
last- s, ts, t, t, t, t, t,
last- s, ts, t, t, t, t, t,
P rima O mbra / R ustichello
Piazza
O rchestra + C oro
no
no
Le luci trasferiscono l ’azione sullapiazza. La piazza rappresenta la
casa e il mondo, ce confusione immediata dovunque. È una selva,
una città di cui Dante e la guida. Egli ne interpreta lo spazio e
l ’atmosfera.
C oro + A cqua + 3 O mbre + M arco + P olo
go go come
(risate)
andate
andate venite
T erza O mbra / D ante
what what what
what a place that was
forest city
never never before never yet
so dark and
gloomy a labyrinth
whose memory is the shape
o f fear coming going
C oro
che che che
che luogo era quella
città selva
mai mai prima mai ancora
così oscuro e
fosco labirinto
il cui ricordo rinnova
la paura che viene e va
maschile
coming going
viene e va
C oro femminile + A cqua + M arco + Seconda O mbra / R egina
wu going
wu coming
coming going
wuva
wu viene
viene va
La luce si concentra sulla figura di Polo che canta del vento, un
suono che viene da lontano.
P olo
Venezia
Venezia
vento
attraverso la piazza
ronzando stranezza
vento o verbo
Venezia
Venezia
vento
attraverso la piazza
ronzando stranezza
vento o verbo
oltre il ronzio
oltre il vicino
vicino come le mie unghie
il prossimo tocco
della distanza
Venezia
T utti
oltre il ronzio
oltre il vicino
vicino come le mie unghie
il prossimo tocco
della distanza
Venezia
gli altri
going wu going
coming wu coming
va wu va
viene wu viene
Il Coro incoraggia Polo a emergere, a nascere. In una confusione di
lingue, tutti cantano la stessaparola: “viaggio ’. In inglese (journey),
cinese (shin tsen), thai (tang), quechua (nan), italiano (viaggio),
esperanto (voyago), Old English (for), giapponese (ryoko), greco
(taksidi) e svedese (resa).
M arco
journey shin tsen
journey shin tsen
M arco + A cqua
journey tang nan viaggio
M arco + A cqua + Seconda O mbra
voyago for tang ryoko
voyago for tang ryoko
journey tang nan viaggio
P rima e T erza O mbra
taksidi journey
resa
taksidi journey
resa
P rima e T erza O mbra + C oro femminile
nan for
nan f° r
T utti tranne K ublai K han
shin tsen
shin tsen
C oro
go hurry into join to
va sbrigati dentro unisciti
M arco + A cqua + P rima, Seconda e T erza O mbra, poi P olo
journey
journey
C oro
hurry go
going coming
sbrigati va
va vieni
Fuori scena Kublai Khan aspetta che il suo viaggio o i suoi viaggi
comincino. Farà un viaggio entro se stesso, e passerà dall uso della
terza persona alla prima per poter diventare Kublai Khan. Il suo
vero viaggio avverrà in un opera futura.
C oro
going
va
K ublai Khan
wayward the air this morning capricciosa l’aria stamani
these were the emperor’s word queste furono' le parole dell’im ­
peratore
C oro
coming
viene
K ublai Khan
the wind turns towords the west il vento gira a occidente
C oro
going
va
K ublai K han
this is how he continued
così egli proseguì
C oro
coming
viene
K ublai K han
and then he waited
and then he waits
he goes on waiting
e quindi aspettò
e quindi aspetta
continua ad aspettare
Ce attesa. Poi Marco, Acqua e altre Ombre avanzano. Marco
invita Polo, che è la sua memoria, a venire a prenderlo. Acquagli
offrirà il mezzoper il viaggio. La musica sottolinea il momento della
partenza, della nascita.
A cqua
Usten
ascolta
M arco
maintain
conserva
A cqua + P rima e Seconda O mbra + M arco
now journey
il viaggio ora
listen now maintain
ascolta ora mantieni
the journey onward
la rotta in avanti
preserve question read see conserva dom anda leggi vedi
T u rn tranne K ublai K han
go hurry into join
the past goes on
thefuture comes
before thepresent
all times are woven into
memory
C oro
maschile
+ P olo
wu going wu coming
wu wu going
vai sbrigati dentro unisciti
il passato avanza
il futuro
precede il presente
tutto il tem po è intessuto nel
ricordo
+ P rima e T erza O mbra
wu va wu viene
wu w u va
Il Libro del Tempo spaziale: P rimavera
Inizia il viaggio. È un nuovo inizio. Il libro del tempo spaziale si
riapre. Oscurità. Lune. Polo comincia il ricordo.
P olo
we stood at the harbour
noi eravamo al porto
P rima O mbra / R ustichello
we o we o we
noi o noi o noi
P olo
myself
io stesso
M arco
father uncle
under the dawn
padre zio
sul far dell’alba
Marco fa un passofalso citando padre e zio.
T erza O mbra
gold
oro
P rima O mbra
silk
seta
Rustichello riprende il viaggio.
P rima O mbra / R ustichello + T erza O mbra / D ante
and the two monks
e i due monaci
Mare
Marco comincia a rappresentare il viaggio. Entra in acqua inizian­
do a cantare. Contemporaneamente la luce sorge sul mare. Acqua
promette di accompagnare Marco.
M arco
such a moment
has passed
I have begun the journey
thejourney has begun
I set out
wu I set out
I set sail
un tal m om ento
è passato
ho iniziato il viaggio
il viaggio è iniziato
parto
wu parto
salpo
A cqua
slowly on your thighs
my wave
from here
lentam ente sulle tue cosce
la mia onda
da qui
canal n— to sea to river
canale al mare al fiume
Polo ricorda la sensazione del movimento in mare. Dante ne ricorda
l ’aspetto visibile. Acqua è la sensazione resa visibile e il visibile
percepito dai sensi.
P olo
the tug against the water
the wind in full sails
il movim ento dell’acqua
il vento a gonfie vele
T erza O mbra / D ante
and the towers sink
beneath
e le torri sprofondano
sotto
A cqua
so wave upon wave the sea
così onda su onda il mare
La speranza si trasforma in pericolo. Arriva una tempesta. Polo,
Marco, Dante e Acqua ne sono travolti.
P olo + M arco + A cqua + T erza O mbra / D ante
il mare un suono una cosa
the sea a sound a thing
un animale
an animal
(Marco ha paura)
M arco
large vast
its belly grazing on
sand rock stone
give me a hand
father sand rock stone
grande vasto
il ventre che pascola su
sabbia roccia pietra
datemi una mano
padre sabbia roccia pietra
C oro
o chi animal
o chi animai
Polo è calmo, la sua visuale supera il tempo
P olo
stationary
an unchanging sound
stazionario
un suono immutabile
A cqua
moving beneath
an under sound
(La tempesta e passata)
che si muove sotto
un sotto suono
M arco
other rememberings
altri ricordi
C oro
o chi
o chi
o chi
o chi
D ante
again becoming a distance
nuovam ente una distanza
C oro
distance
distanza
Bazaar
C’è un movimento violento. Minaccia. Inganno. E ’il ricordo del­
l'errore delpadre nel cercare l ’oro. Due personaggi entrano di corsa
e riempiono le mani di Polo di acqua e tè. Polo e Marco sono
un ’unica persona per quanto riguarda i sensi. Entrambi bramano
l’ignoto. Marco vede qualcosa di strano: il mercato preannuncia
l’ignoto.
C oro maschile + P rima e T erza O mbra
s— sksk
s— sksk
everyface a mask
ogni volto una maschera
s— sksk
s— sksk
trading in what can be seen
vendono ciò che si vede
heard tastedfelt 111111
si ode si gusta si tasta
P rima O mbra
gold
Polo
what
what / tasted as scent
steamedfrom
tree as leaves v—
che cosa
che cosa ho gustato come
aroma emanato
dalla pianta come foglie
C oro + P rima e T erza O mbra
s-— sksk
s— sksk
everyface a mask
ogni volto una maschera
s— sksk
s— sksk
trading in what can be seen
vendono ciò che si vede
heard tastedfelt 111111
si ode si gusta si tasta
P rima O mbra
gold
oro
M arco
what
che cosa
what I heard as wind
che cosa ho udito come vento
flapped
che sbatteva
an awning as water r—
una tenda come acqua
C oro maschile + P rima e T erza O mbra
s— sksk
s— sksk
M arco + P olo
spilledfrom a fountain
sgorgata da una fonte
Dante vede ilpericolo: il mercato e un groviglio di sentieri. Cambia
l ’atmosfera che diventa immobile, sospesa, incerta. Il viaggio deve
assolutamente continuare.
T erza O mbra / D ante
in the middle o f the journey
o f my life
in the middle o f the path
in the path
the path went on elsewhere
leading me along
in the darkness
leading me along
nel mezzo del cammin
di mia vita
nel mezzo del cammin
nel cammin
il cammino si diresse altrove
conducendom i
nell’oscurità
conducendom i
Il viaggio continuerà con fatica. Marco e Polo si riuniscono.
P olo
in the darkness
nell’oscurità
M arco
I let myselfbe led
mi lascio condurre
P olo
I let myself
mi lascio
M arco
lead myself
condurre
P olo
step
avanzo
M arco + P olo
not knowing by
senza sapere
Marcoparte disciplinatamenteper un viaggio nello spazio intorno.
T erza O mbra / D ante
step not not not knowing
avanzo senza sapere
Il Libro del Tempo spaziale: Estate
Si riapre il libro del tempo spaziale. Oraparla soltanto Rustichello.
Marco e Polo sono in un deserto senza parole.
Prima O mbra / R ustichello
desert
deserto
Prima O mbra / R ustichello
wind
vento
M arco
m—
m —
Polo
sh—
sh—
Prima O mbra / R ustichello
as near as my finger’s end
vicino come la punta delle mie dita
Marco + P olo
m—
m—
Prima O mbra / R ustichello
come with me
m —
venite con me
m—
)eserto
Nel deserto Marco e Polo riprendono l ’aria senza parole. Marco è
lontano da Polo.
La Seconda Ombra/Sheherazade coglie l ’occasione. Evocaper Polo
Ma danza che illustra in un linguaggio senza parole. Si tratta di
ma storia d ’amore. Sheherazade vuole sedurre Polo e trattenerlo nel
deserto. Acqua protesta. Il tutto avviene senza parole.
seconda
m—
O mbra / S heherazade
m—
Polo + M arco, poi Sheherazade + A cqua
m—
m—
econda Ombra / Sheherazade
'ilence
silenzio
m—
m—
La scena si ripete. Controvoglia Sheherazade ha reintrodotto la
parola e la danza si dissolve.
Acqua + S heherazade
m—
m—
Sheherazade
silence
silenzio
A cqua
words
and parts o f words
stones in the sand
parole
e parti di parole
pietre nella sabbia
Shéhérazade tenta di riprendere istericamente il controllo, ma non
ne ha la forza.
SHEHERAZADE
from me the key
da me la chiave
Marco ritorna da Polo. Acqua lo invita a riprendere la sua storia,
il suo viaggio.
A cqua
unfold your story
like a carpet
teach us the patterns
the threads
srotola la tua storia
come un tappeto
spiegaci il disegno
i fili
Sheherazade disputa il controllo. La tensione cresce.
Seconda O mbra / Sheherazade
link in a circle
annoda in un cerchio
past a distance
passato e distanza
into thè présent
annodali nel presente
ofthis...
di questo...
A cqua + Seconda O mbra / Sheherazade
...place
...luogo
an action hangs in the air
u n ’azione aleggia nell’aria
P rima O mbra / R ustichello
expecting what what
e aspetta che che
Dal lato del pubblico entra cantando Kublai Khan, portando un
paio di campane tibetane. Ora canta in prima persona. Sta ancora
aspettando. Anche lui e uno straniero.
K ublai Khan .
I wait in this place
in this city
which is not my city
where I am a stranger also
in this city, in this place
aspetto in questo luogo
in questa città
che non è la mia città
dove anch’io sono straniero
in questa città, in questo luog<
I wait
Himalaya
io aspetto
l’Himalaya
(attacca)
Himalaya
C’è un ’atmosfera rituale, magica, stregonesca. Polo tace, attende,
si prepara. Le Ombre e Marco cantano l ’Himalaya.
Kublai K han + P rima e T erza O mbra
Himalaya
Himalaya
P rima e T erza O mbra
where, where
dove, dove
where the earth grows
dove la terra si gonfia
and splits
e si spacca
Himalaya
Himalaya
where, where
dove, dove
where air scours rock
dove l’aria lucida la roccia
Himalaya
Himalaya
M arco
and the sun is cold
e il sole è freddo
Secondo riferimento all’errore delpadre e dello zio. Acqua riprende
la parola “neve”e completa il canto di Marco.
P rima O mbra
gold
oro
Marco
and below
and the snow
e sotto
e la neve
T erza O mbra
silk
seta
Acqua
snow
clings too late in the year
and the clench o f ice holds the
ground hard in hill-shadowed
passes and the only summer
is a short spring
between winters
and height and distance
are unfolded like a rose
a rose like a rose
la neve
resiste fino ad anno avanzato
e la morsa del ghiaccio blocca
la terra dura sui passi ombrosi
e l’estate è soltanto
una breve primavera
tra due inverni
e l’altezza e la distanza
si schiudono come una rosa
una rosa come una rosa
M arco
and thè sky is a song
stili on gliding hirds
e il cielo è un canto
fermo sul volo degli uccelli
Un personaggio entra di corsa e lega Marco e Polo con una sciarpa
di seta. Polo si chiede che cosa significhi.
C oro
maschile
+ K ublai K han + P rima e T erza O mbra
Himalaya
Himalaya
P olo
why this other single gleam
C oro
maschile
Himalaya
perché quest’altro bagliore
+ K ublai K han + P rima e T erza O mbra
Himalaya
P olo
stitches o f light
as a wing
nodi di luce
come u n ’ala
M arco
wing
C oro
maschile
ala
+ K ublai K han + P rima e T erza O mbra
Himalaya
Himalaya
P olo
where
dove
M arco
where
dove
P olo
what
C oro
maschile
che cosa
+ K ublai K han + P rima e T erza O mbra
Himalaya
Himalaya
La Muraglia
La Muraglia appare lentamente durante il canto del Coro. Polo e
Marco si avvicinano.
È un muro reale, massiccio, solido, impenetrabile. Il Coro e le
Ombre sono la voce della Muraglia. Polo tace. Marco cerca di
capire.
C oro
maschile
d: —o —u —yu d:
C oro
+ K ublai K han + P rima e T erza O mbra
d: —o —u —yu d:
femminile
stone song everlasting
stane thru thrum
eterno canto di pietra
pietra
P rima O mbra / R ustichello
human a grace note
umano un abbellimento
a flicker in the phrase
oh ei oh ei oh ei oh
descendingfrom oh lo heat
from ah sunburst
un guizzo della frase
oh ei oh ei oh ei oh
deriva dal calore
dal sole bruciante
C oro
(sussurrano, mormorano, gridano)
now the moment
ora è il m om ento
I was waitingfor
che aspettavo
remember here
ricorda qui
M arco
you were anticipating
lo prevedevi
C oro
here
qui
M arco
hear
senti
C oro
now
ora
M arco
I came to a wall
arrivai a un muro
C oro
a wall a stone
un muro
una pietra
II Libro del Tempo spaziale: A utunno
Un ’interruzione improvvisa riporta al libro del tempo spaziale e
all’oscurità. Il Coro e la Muraglia sono nuovamente invisibili. I
solisti appaiono come soppravvissuti a una catastrofe: Marco e Polo
uniti in un ’unica persona, Kublai Khan, Acqua e le tre Ombre.
Marco/Polo viene interrogato dagli altri.
P rima O mbra / R ustichello
was in the book?
era nel libro?
T erza O mbra / D ante
was in the book?
era nel libro?
P rima O mbra / R ustichello
was in whatyou said?
this wall
era nelle tue parole?
questo muro
T erza O mbra / D ante
this wall
was is in what
you this
book?
3 duyu
questo muro
era è in cosa
tu questo
libro?
d duyu
O rchestra + C oro
no
no
M arco + P olo
I have not told
the kite falls into the lake
10 non l’ho detto
11 nibbio precipita nel lago
A cqua
the bluefish turns
the green bird descends
the butterfly
il pesce azzurro ruota
l’uccello verde scende
la farfalla
K ublai K han
the journey that was yours
what
the you that was thejourney
T u rn
we are air in the wind
m—
il viaggio che era tuo
che cosa
il tu che era il viaggio
noi siamo aria nel vento
m—
A cqua
plait descending the mountain
m—
is the cool lap in the valley
is realise into the ocean
is wave swell
is breath through fishes
is moisture in thin air
is high cloud over Himalaya
is dew condensing on moss
P rima O mbra / Li Po
i f the life is only a dream
ren sheng ru mung
treccia che scende dal monte
m—
nel fresco grembo della valle
si libera nell’oceano
l’onda si gonfia
è il respiro dei pesci
è l’umido dell’aria frizzante
è la nube alta sull’Himalaya
è condensa di rugiada sul muschio
se la vita non è che un sogno
se la vita non è che un sogno
Seconda O mbra / M ahler
se la vita non è che un sogno
Wenn nur ein Traum das
Leben ist.
Warum denn Müh ’und Plag? perché allora è fatica e tormento?
Li Po
no no
no no
M ahler
Ich trinke bis ich nicht
mehr kann.
Den ganzen lieben Tag!
Li Po
no no
bevo fino a non poterne più
tutto l’amato giorno!
no no
M ahler
Horch!
Ein Vogel singt im Baum.
ascolta!
un uccello canta sull’albero
Li Po
ren shen ru meng ho
shu tsou yi zuei
fang shiou yi zuei
fang shiou jing rz guo
se la vita fosse un sogno non
bisognerebbe preoccuparsi
bevendo fino a ubriacarsi e
cantando tutto il giorno
C oro
we are such stuff
noi siamo della stoffa
SOLISTI
a man a butterfly
un uomo
una farfalla
C oro + Solisti
we are such stuff
as dreams are made on
Shakespeare + Li Po
we are such stuff
as dreams are made on
noi siamo della stoffa
di cui son fatti i sogni
noi siamo della stoffa
di cui son fatti i sogni
La Muraglia (continuazione)
Si ritorna alla Muraglia. Kublai Khan è in scena. Finalmente e se
stesso; èarrivato. Ma l’immobilità che canta rappresenta l ’attesa che
continua.
M arco
from high from high
from far
from high far above
cuttingfrom peak to peak
dall’alto dall’alto
molto
molto dall’alto
da vetta a vetta
M arco + P olo
the wall
all we are
from the darkness o f distance
il muro
siamo noi tutti
dall’oscurità della distanza
M arco
from the darkness o f distance
dall’oscurità della distanza
Kublai Khan
al centro della terra
at the middle o f the earth
così dicono
or so they say
io risiedo
I stay
like a ball rolled to the centre come una palla rotolata al centro
di una ciotola
of a bowl
e fermatasi
and d o stopped
La Seconda Ombra/Regina incoraggia Marco e Polo a restare. Polo
è pietrificato. Canta la sua aria in cinese. Marco tace e vuole pro­
seguire.
Seconda O mbra / R egina
did you ever doubt
you would reach here
hai mai dubitato
di arrivare qui
P olo
Tsonggou feng
tsuan gou tsang
tsengfar tsu
yiyi di hun mingge shi feng
yeh shi tsao yue
hun ming tsao yue ju li you ru
wo di szr zrjian tsuji dao
yao yuan di tian bian
Tsong gou feng
Cina il vento
supera la Muraglia
il genere di altri luoghi
e trasportato dal vento
e dal canto superiore
i gemiti superare le distanze come
le punte delle mie dita toccano più
lontano del cielo
C ina il vento
La voce di Kublai Khan si unisce a quella della Regina. Egli ancora
non conosce il significato dell’incontro.
K ublai K han
stay remain
let the future go on outside
stai resta
che il futuro proceda fuori di qui
Seconda om bra / R egina
here in peace
here is stillness
here in here
make your escape
into where you always were
qui in silenzio
qui imm obili
qui qui
trova una via di fuga
là dove sei sempre stato
Marco si stacca da Polo e siprecipita verso la Terza Ombra / Dante
perchéparliper lui. Dante canta la morte;poi rassicura Marco sulla
vita oltre la morte.
D ante
death death
death could not be
colder
than what I found there
but then life another life
beyond beyond
la m orte la m orte
la m orte non poteva essere
più fredda
di come l’ho trovata laggiù
m a poi la vita u n ’altra vita
aldilà aldilà
Tutti cantano che non esiste aldilà. Il dominio di Kublai Khan si
estende su tutta la terra. Polo si unisce alla musica come in trance.
Anche Marco canta contro la sua volontà.
T urn tranne K ublai Khan
beyond the rule o f the Khan
there is nowhere
beyond the rule o f the Khan
oltre il dom inio del Khan
non esiste nulla
oltre il dom inio del Khan
Polo
exending over water
towards the dawn
towards the twilight
T urn
like a steady sun
the rule o f the Khan
on the bobbing ripples
a changeless light
an eye an eye
si estende sul mare
verso l’aurora
verso il crepuscolo
come un sole che non tram onta
il dom inio del Khan
sulle onde increspate
una luce imm utabile
un occhio un occhio
Polo si stacca dal gruppo e guarda Marco invitandolo ad agire.
Polo
eye
a changeless light
occhio
luce imm utabile
Marco passa attraverso la Muraglia.
T utti
an eye
un occhio
(trad. Maria Clara Pasetti)
I concerti precedentemente previsti aH’Auditorium Rai si
terranno nelle seguenti sedi:
venerdì 18 settembre ore 21 (// Golem)
Cinema Massimo
domenica 20 settembre ore 21
( Orchestra Internazionale d Italia, Lu Jict, Kvystictn ZimeTmun)
Teatro Nuovo
Settembre Musica ha promosso la pubblicazione del volumi:
Ligeti, Henze, Petrassi, Nono, Xenakis, Carter, Donatoni,
Gubajdulina, Schnittke, Reich, Berio, Andriessen e Sto­
ria della musica cinese editi dalla EDT e del volume Set­
tembre Musica 1978-97 edito da Allemandi.