SOMMARIO ITINERARI MEDIALI ANNO III GENNAIO/FEBBRAIO 2002 N.1 SAGGI Spedizione in abb. postale 45% Art. 2 comma 20/b Legge 662/96 Filiale di Torino Registrazione Tribunale di Roma n. 567/99 del 1-12-1999 Direttore responsabile: Dario Edoardo Viganò Direzione e redazione: ACEC Via Nomentana, 251 00161 Roma Tel. 06 4402273 Fax 06 4402280 [email protected] www.acec.it Editore: Effatà Editrice Via Tre Denti, 1 10060 Cantalupa (To) Tel. 0121 353452 Fax 0121 353839 [email protected] www.effata.it Hanno collaborato: Ezio Alberione, Federico Calamante, Silvia Colombo, Matteo Columbo, Vincenzo Corrado, Livio De Marie, Fabrizio Fiaschini, Luigi Filippi, Barbara Franco, Alessandro Franzini, Raffaella Giancristofaro, Stefano Gorla, Enrica Mancini, Guido Michelone, Angelo Pinto, Federico Pontiggia, Giovanni Robertini, Giorgio Simonelli, Aldo Maria Valli, Sara Ventroni, Stefano Zenni. 5 Pop e musica 11 Musica e jazz 18 Musica e versi di Guido Michelone di Stefano Zenni di Sara Ventroni RUBRICHE 23 FILM ANALISI Il nostro Natale di Silvia Colombo A tempo pieno di Matteo Columbo Santa Maradona di Federico Calamante Paul, Mick e gli altri di Raffaella Giancristofaro Gocce d’acqua su pietre roventi di Giovanni Robertini 43 HOME VIDEO I cavalieri che fecero l’impresa Grafica: Guido Pegone Il mestiere delle armi Stampa: Tipografia Stargrafica Grugliasco (To) Quasi famosi Canone di abbonamento: Una copia: 6.20 Annuo (6 numeri): 26.00 Versamento su c/c postale n.33955105 intestato a: Effatà Editrice Via Tre Denti, 1 10060 Cantalupa (To) Shrek di Alessandro Franzini 47 FUMETTO Tremate, tremate le streghe son tornate di Stefano Gorla 51 TEATRO Il banchiere errante Finanzieri e mendicanti di Barbara Franco 57 MUSICA I teatri lirici e i nuovi media di Angelo Pinto Tora! Tora! 2001 (Autori Vari) Opere complete (Giorgio Gaslini) di Guido Michelone 62 TELEVISIONE Tra la spazzatura che cresce, nuove domande di Aldo Maria Valli Cuore: un felice «tradimento» di Giorgio Simonelli 73 NEW MEDIA Multimedialità e... scuola di Enrica Mancini 76 LIBRI Giocare in famiglia di Vincenzo Corrado Internet per il cinema di Luigi Filippi 78 AVVENIMENTI 19° Torino Film Festival Cinema Giovani di Federico Pontiggia E d itor iale Media e musica Diceva il filosofo latino Severino Boezio, attorno al VI secolo dopo Cristo, nella sua Dottrina musicale che «la musica è parte di noi, e nobilita o degrada il nostro comportamento»; in anni molto più vicini, il poeta milanese Franco Fortini sosteneva in fondo un concetto analogo: «Se mangiate un budino a forma di conchiglia, voi crederete che la sostanza di quello che mangiate sia il budino. In realtà quello che vi viene venduto, senza che voi ve ne accorgiate, è la forma del budino. Così avviene per la musica». Abbiamo dunque chiesto ad alcuni studiosi di partire da queste due riflessioni per affrontare il discorso sulla musica attraverso gli itinerari mediali del nostro tempo, con l’esigenza primaria di comprendere dove stia andando la comunicazione musicale. Oggi i percorsi del suono (pop, jazz, classico ecc.) sono molteplici, ma tutta la musica non può fare a meno dei nuovi media e dei supporti tecnologici: dall’amplificazione ai concerti al cd digitale, dalla radio alla tv, dal videoclip ad Internet, dal cinema al teatro, la musica vive una stagione indimenticabile. Ma non è tutto oro quel che luccica: ecco perché «IM» avverte la necessità di indagare anzitutto i rapporti tra musica e pop (Michelone) nell’etimologia britannica di popular music, ossia tutto quanto è famoso per le masse nel macrocosmo sonoro, con le voci dirette di grandi protagonisti. Così come risulta fondamentale un dibattito sulle relazioni tra musica e jazz (Zenni) per analizzare in profondità l’impatto del sound afroamericano su tutta la cultura del XX secolo. Ed è infine doveroso riferirsi al connubio tra musica e versi (Ventroni), tra ritmo sonoro e universo letterario, mediante la testimonianza a caldo di una insigne poetessa contemporanea, che torna omericamente alle radici comuni della rima e del canto. A completare il quadro ci sono alcuni specchietti con le più importanti opere discografiche in ogni settore, quasi una piccola enciclopedia per imparare ad avvicinarci al «mistero» di un mezzo di comunicazione: il poeta Gibran diceva infatti che «il segreto della musica risiede tra la voce di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta». Dario E. Viganò L’esigenza di comprendere dove stia andando la comunicazione musicale F ilm A n a lis i Drea De Matteo R (R-XMAs, USA, 2001) REGIA: Abel Ferrara INTERPRETI: Victor Argo, Lisa Valens, Naomi Morales, Drea De Matteo, Ice-T, Lillo Brancato Jr SOGGETTO: Cassandra De Jesus SCENEGGIATURA: Abel Ferrara e Scott Pardo FOTOGRAFIA: Ken Kelsch MONTAGGIO: Patricia Bowers, Suzanne Pillsburg, Bill Pankow MUSICA: Sholly D PRODUZIONE: Pierre Kalfon/ Studiocanal DISTRIBUZIONE: Mars Film DURATA: 1h e 22’ -Xmas è un titolo che si pronuncia come «Our Christmas» (Il nostro Natale), ma la «r» che lo precede si può leggere anche come la R di «Restricted», cioè la sigla che accompagna quei film «vietati ai minori di 17 anni se non accompagnati dai genitori». La X, invece, oltre che come incognita, riporta alla mente la lettera «infamante» con cui sono bollati i film pornografici. All’interno della parola sotto cui vive il film – la parola «buona» per eccellenza, che evoca immagini di bambini felici, famiglie unite sotto l’albero, regali e mattine di gioia – Ferrara fa in modo di mettere in evidenza le lettere che nel lessico cinematografico indicano il divieto, il proibito, quello che non si può vedere perché violento, pericoloso, addirittura osceno... Film Analisi Il nostro Natale IL NOSTRO NATALE Dinkins; appena prima quindi dell’arR-Xmas è ambientato a New York rivo del sindaco Giuliani che con la sua nel Natale del 1993, quando il sin- politica della «tolleranza zero» impedaco della metropoli era ancora David dirà la circolazione della droga per le Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 23 strade e sui marciapiedi ziotto corrotto: la moglie della città (a questo proha poche ore di tempo posito Ferrara ha dichiaper raccogliere una grossa rato: «Dal ’93 New York è somma di denaro con cui cambiata in tanti modi... salvargli la vita e riaverlo Una volta il mercato era a casa. in strada. Oggi, il ConsiDANNAZIONE glio Comunale ha ripreso Uno sguardo lucido su ossessioni personali e E REDENZIONE il controllo delle strade devianze sociali. Questo è il terzo film di e il traffico di droga è Ferrara – dopo Blackout e diminuito e cambiato... New Rose Hotel – girato prima sapevi esattamente senza l’apporto di Nichoin quale edificio, a che las St. John alla scenegpiano e a che ora trovare giatura (sembra che lo la droga. E infatti c’era la sceneggiatore entrato coi fila. Ora invece è pieno film di Ferrara nella legdi poliziotti... E la droga genda e nella storia del la puoi avere solo diretcinema faccia ora parte tamente a casa, chiadi una congregazione crimando su un telefono Drea De Matteo e Lillo Brancato stiana vicina a «Militia cellulare»). Christi» e conduca ormai Marito e moglie sono due spacciatori: «grossisti» di roba, lavo- vita monastica). Ma a differenza dei rano in casa – un bell’appartamento due film che l’hanno preceduto – in un quartiere elegante – dopo che in cui il racconto si perdeva, si sfilacla loro bambina è andata a letto. ciava per tornare continuamente su se Lui mescola, taglia, prepara le dosi. stesso in un continuo, ottuso tentativo Lei riceve gli spacciatori di strada – di riavvolgere memoria e narrazione per ricavarne una che rivenderanno le parvenza di senso bustine nel Bronx – – qui la narrazione consegna i quantisi ritrova compatta, tativi medi giornacoerente, inaspettalieri e incassa. La tamente lineare e va vigilia di Natale il a comporre un apomarito viene rapito logo morale di limdalla banda capegpida evidenza. giata da un poli- Marito e moglie sono due spacciatori lavorano in casa dopo che la loro bambina è andata a letto 24 Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 Film Analisi sibilità di cambiare vita e di redimersi: la moglie avrà salva l’anima salvando la vita di lui e entrambi ritroveranno nell’unità famigliare e nell’affetto per la loro bambina il motivo del loro reciproco amore... Lontano da ogni compiacimento autodistruttivo, da ogni celebrazione della sconfitta e da ogni fascinoso maledettismo, il regista americano utilizza ancora una volta il genere (in questo caso si riallaccia al film di gangster di ascendenza scorLa moglie avrà salva l’anima salvando la vita sesiana, non a caso il suo regista di lui. preferito) per innestarvi suggeAll’interno di una dialettica essen- stioni d’autore e dare vita alla parazialmente cattolica, Ferrara rintraccia bola. un classico percorso di dannazione A differenza dei film di Scorsese, e redenzione che alle volte sembra i protagonisti non sono ciechi ai avere la tenera ingenuità di un rac- «segni» di cui è prodigo il reale, ma conto per bambini. Una favola nata- riescono a coglierne il senso, facendosi lizia, appunto. Ai due coniugi – lei «distrarre». Con questo film, che all’indi origini portoricane e lui domi- terno della filmografia di Ferrara segna nicano – che hanno un ritorno all’ordine, costruito la loro vita una ripresa di conagiata e la sicurezza trollo sulla materia e economica della loro uno sguardo più lucido famiglia sullo spaccio su personali ossessioni di droga, viene data e sociali devianze, Feruna possibilità. Il polirara moltiplica all’inziotto violento che rapisce il marito e terno dell’inquadratura i segni del ricatta brutalmente sua moglie acqui- divino (madonne e crocifissi su ogni sta pian piano le sembianze di un parete), mette in scena il miracolo (la angelo nero che la notte della vigilia borsa di droga «miracolosamente» prefa intravedere ai protagonisti la pos- sente in casa, che darà la possibilità Ferrara moltiplica all’interno dell’inquadratura i segni del divino Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 25 alla moglie di recuperare il denaro che salverà le loro vite), cita al contrario La vita è meravigliosa di Capra (l’angelo appare alla protagonista la notte di Natale per sollevare il velo sul «come potrebbe essere» la sua vita in positivo) e riscrive la storia di Quei bravi ragazzi di Scorsese; bravi ragazzi non più prigionieri del loro destino tragico. LA MORALE DELLA FAVOLA Nella sua furia moralistica c’è posto anche per una condanna della nostra «società dei consumi» la cui ansia consumistica si evidenzia proprio nel periodo natalizio: dopo aver assistito alla recita scolastica della figlia, il padre vaga per negozi alla ricerca di una bambola speciale – una specie di Barbie gigante in versione sadomaso – che la bambina desidera ardentemente (il plot è quello dell’inqualificabile Una promessa è una promessa, film dove un povero Arnold Schwarzenegger lotta con ogni mezzo per venire in possesso dell’ultimo esemplare di «Turbo Man» per il figlio). Dopo essersela fatta fregare sotto il naso da un altro cliente, la moglie riesce a recuperarla presso una specie di «spacciatore» che rivende illegalmente l’articolo bramato da migliaia di bambini. Proprio nel momento in cui la moglie si separa dal coniuge per andare a prendere il giocattolo, lui viene rapito e scompare. Sembra quasi che Ferrara, in assenza del suo sceneggiatore (e amico-nemico) storico, 26 Itinerari Mediali ripulisca dalle sue ambiguità i temi e i materiali stridenti del «cattolico» St. John, nel tentativo di materializzarne la presenza rassicurante – o benedicente – al suo fianco. Rimane una cosa da segnalare: sembra che Ferrara abbia rinunciato definitivamente allo stacco netto di montaggio – il semplice giustapporre inquadratura a inquadratura – per un uso esclusivo e ridondante della dissolvenza incrociata. Un metodo di condurre la narrazione che era presente anche in Blackout, dove «l’uso insistito e reiterato della dissolvenza incrociata impedisce di considerarla una figura di significazione. Le dissolvenze incrociate in Blackout non producono senso, non lo spostano né lo condensano, semplicemente lo ottundono. Lo rendono impercettibile o indecifrabile», secondo le parole di Gianni Canova (L’alieno e il pipistrello, Bompiani). In R-Xmas l’uso della dissolvenza incrociata invece sposta semplicemente il piano del racconto: non siamo più nella città di New York, nel 1993. Non siamo più all’interno della contemporaneità, nelle miserie della cronaca. La suggestione della figura retorica alza il film nei territori dell’allucinatorio e del visionario, caratteristiche a cui lo stile deve tributare i dovuti onori per avere accesso alla porta del magico e all’incanto della favola. Gennaio-Febbraio 2002 Silvia Colombo S ag g i Pop e musica Saggi I n che modo possiamo riflettere sulla musica oggi e di oggi? In tanti modi. Uno, per esempio, sicuramente dal taglio critico singolare, è quello di mettere a confronto svariate opinioni da parte di chi si occupa professionalmente di musica, tanto a livello di studiosi quanto nel calderone degli artisti medesimi. Ecco quindi un confronto tra differenti opinioni derivate sia dai libri che personaggi famosi hanno dedicato all’arte musicale (Baricco, Ferrarotti, Tagg, Sgalambro) sia dalle interviste che nuovi e vecchi protagonisti del sound giovanile hanno rilasciato di recente a proposito dei loro dubbi, dei loro sogni, delle loro proposte, delle loro utopie. La scelta è stata difficile, per l’alto numero di importanti figure del pop internazionale. Alla fine si è optato per dieci figure, fra cantanti o leader di gruppi, che esprimessero la varietà dei contesti espressi attuali, fra rock, hip-hop, minimalismo, funky ed ethno-music. Immaginiamoci un dibattito virtuale con alcuni tra i maggiori intellettuali di questi ultimi anni nel nostro Paese, dove la musica (non solo pop) vive da tempo una serie di contraddizioni fortissime. Senza dilungarci in problemi storici che tutti conosciamo, pensiamo invece al fatto che da un lato siamo conosciuti come il Paese del bel canto, ma dall’altro siamo agli ultimi posti nel mondo come insegnamento scolastico della cosiddetta educazione musicale. Consumiamo, sì, Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 5 DIECI GRANDI INTERPRETI CLASSICI 1 Arturo Benedetti Michelangeli (pianoforte) interpreta (Italia 1971-88) Claude Debussy, Preludi, Images, Children’s Corner. 2 Maria Callas (soprano, cantante lirica) interpreta (Grecia, 1955) Giuseppe Verdi, La traviata. 3 Wilhelm Furtwängler (direzione d’orchestra) interpreta (Germania 1948-52) Johannes Brahms, Le quattro sinfonie. 4 Glenn Gould (pianoforte) interpreta (Canada, 1955) Johann Sebastian Bach, Variazioni Goldberg. 5 Herbert Von Karajan (direzione d’orchestra) interpreta (Austria, 1975-79) Piotr Ilic Ciaikovskij, Le sei sinfonie. 6 Riccardo Muti (direzione d’orchestra) interpreta (Italia, 1990) Wolfgang Amadeus Mozart, Don Giovanni. 7 David Oistrakh (direzione d’orchestra) interpreta (Urss, 1958) Ludwig Van Beethoven, Concerto per violino in re mag. e Sonata a «Kreutzer». 8 Arthur Rubinstein (pianoforte) interpreta (Polonia, 1964) Fryderyck Chopin, Le polacche. 9 Arthur Schabel (pianoforte) interpreta (Austria 1932-35) Ludwig Van Beethoven, L’integrale delle sonate per pianoforte. 10 Arturo Toscanini (direzione d’orchestra) interpreta (Italia, 1949-53) Ludwig Van Beethoven, Le nove sinfonie. tanta musica, a livello di radio, televisione, concerti e dischi (soprattutto contraffatti), ma è quasi sempre la stessa. Molti generi (il jazz, la world music, il rock alternativo, la classica d’avanguardia) continuano a rimanere di nicchia, nonostante la produzione migliori costantemente in senso qualitativo. Cerchiamo allora di capire cosa stia accadendo. LEGGERA E/O CLASSICA Il romanziere e musicologo Alessandro Baricco sostiene: «Se si chiedesse alla gente, alla gente dei concerti, cosa mai distingua la musica colta da quella popolar-leggera, Berio da Sting, Vivaldi da Elvis, ci si farebbe un’idea dei mille equivoci che circolano intorno alla faccenda. È facile presumere che con quella 6 Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 TRENTA AUTORI «POP» NELLA STORIA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Johann Sebastian Bach, Toccata e fuga e Concerti brandeburghesi. Ludwig Van Beethoven, Sinfonie Quinta e Nona e Sonate Per Elisa e Al chiaro di luna. George Bizet, Arie da Carmen. Luigi Boccherini, Minuetto. Johannes Brahms, Danze ungheresi. Fryderyk Chopin, Notturni. Piotr Ilic Ciaikovskij, Lo schiaccianoci e Capriccio italiano. Antonín Dvorák, Sinfonia Dal Nuovo Mondo. Edward Grieg, Peer Gynt. Georg Friedrich Händel, Musica per i fuochi d’artificio e Hallelujah. Franz Joseph Haydn, Sinfonie La pendola e Di Londra. Franz Listz, Les Préludes. Felix Mendelssohn, Marcia nuziale. Claudio Monteverdi, Lamento di Arianna. Wolfgang Amadeus Mozart, Sinfonia n. 40, Requiem, Farfallone amoroso. Niccolò Paganini, Capricci. Amilcare Ponchielli, Danza delle ore. Nikolai Rimski Korsakov, Il volo del calabrone. Gioacchino Rossini, Ouvertures e Figaro qua Figaro là. Domenico Scarlatti, Sonate per clavicembalo. Franz Schubert, Lieder per voce e piano e Sinfonia L’incompiuta. Robert Schumann, Studi sinfonici. Bedrich Smetana, Ma vlast. Johann Strauss jr, Sul bel Danubio blu. Johann Strauss sr, La marcia di Radetzky. Richard Strauss, Così parlò Zaratustra. Giuseppe Tartini, Il trillo del diavolo. Giuseppe Verdi, La donna è mobile, Di Provenza, Va’ pensiero. Antonio Vivaldi, Le quattro stagioni. Richard Wagner, Le walkirie e Idillio di Sigfrido. Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 Saggi DELLA MUSICA CLASSICA 7 intelligenza sintetica che è la controparte della desuetudine a riflettere, la gente metterebbe a fuoco alcune argomentazioni-base del tipo “la musica colta è più difficile, più complessa”, oppure “la musica leggera è un fatto di consumo e basta, quella classica invece ha un contenuto, una natura spirituale, ideale”». Più scientifica la definizione di musica di Philip Tagg, un etnomusicologo nel senso pieno della definizione, in quanto ha investigato anche le sonorità più vicine a noi: «Ho cercato di definire il significato del termine musica in questo modo: quella forma di comunicazione tra gli uomini in cui stati d’animo e processi affettivi esperibili sono concepiti sotto forma di strutture sonore non verbali e organizzate umanamente, e sono trasmessi sotto tale forma, da chi produce questi suoni, a se stesso e ad altri che abbiano acquisito la capacità culturale, di carattere sostanzialmente intuitivo, di decodificare il “significato” di questi suoni sotto forma di risposte adeguate». In tal senso non solo verrebbe ad annullarsi la dicotomia tra leggero e classico, ma soprattutto spetterebbe a certi generi attuali il compito di meglio plasmare la nostra epoca, come del resto sostiene il sociologo Franco Ferrarotti: «La nuova musica mi ha fatto capire o, meglio, “sentire” la distanza e la nuova disposizione interiore del mondo giovanile odierno. Sentire invece di ragionare; percepire immediatamente invece di riflettere, realizzare come persona nel dissolversi e nell’annientarsi nel magma della “placenta sociale” del “gruppo dei pari”. L’immagine, con la sua sinteticità fulminea, ha vinto sulla parola discorsiva; il suono emotivamente ricco ha vinto sul senso razionalmente univoco e specifico». Con lui sembra essere d’accordo l’austero filosofo Manlio Sgalambro nel ribadire che «Il compito auspicato da Schönberg: “La musica non deve ornare, dev’essere vera”, si adempie oggi nella musica cosiddetta leggera rovesciando su di essa la responsabilità di fungere da materiale per una Philosophie der neuen Musik che se ne riproponga il compito. Il rock è l’erede dell’onestà dodecafonica: non suona ma “dissuona” [...]. Popular music, sì, ma senza populismo». 8 Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 E DISCHI Ma come la pensano i musicisti? Anche qui proviamo ad organizzare una tavola rotonda virtuale, chiamando a raccolta alcuni dei protagonisti della scena attuale, nei vari settori della musica giovanile. Colin Greenwood degli inglesi Radiohead, il gruppo più intellettuale del rock contemporaneo, punta tutto sul disco come arte e come testo: «Non vediamo l’ora di finire un disco per cominciarne un altro, questa è la verità. Un album è solo la conferma di cui hai bisogno, per capire se hai fallito o hai fatto centro. Senza un disco nei negozi è come continuare una strada che non porta da nessuna Saggi CANZONI parte». La cantautrice americana Ani Di Franco privilegia anzitutto i contenuti dei testi: «Nelle canzoni si deve parlare di tutto quello che non viene trattato dalla televisione o che non è possibile leggere sui giornali. Cantare i miei bisogni di persona che vive in un determinato contesto sociale diventa allora un atto politico capace di includere una piccola storia nella Storia pensata con la S maiuscola». È in fondo quanto alla fine rileva il produttore e tastierista Brian Eno, padre spirituale dell’avanguardia pop britannica: «Mi infastidisco quando i critici giudicano un disco in base ai testi. Come se il Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 9 significato della musica sia nelle parole del cantante. Quello che si canta è per me completamente immateriale, puoi cantare di tutto se la musica funziona. Certo, non proprio di tutto, sto generalizzando, le canzoni non dovrebbero essere stupide». Canzoni stupide o musica scadente è ciò che rimarca Dave Gahan, leader del trio inglese Depeche Mode: «Oggi mi capita spesso di ascoltare musica scadente, ma questo mi stimola a cercare di migliorare. Noi possiamo considerarci fortunati perché non dobbiamo più inseguire il successo a tutti i costi. Nella musica di oggi ci sono troppe restrizioni, ma il paradosso è che molte di queste restrizioni arrivano dai musicisti stessi». PARLARE LINGUE DIVERSE Il problema, tuttavia, riguarda anche i fruitori, nonostante diversi protagonisti, ad esempio il rocker australiano Nick Cave, puntino sulla libertà interpretativa: «Volevo che tutti sapessero che ogni verso aveva un significato profondo. Ora esigo, al contrario, che gli ascoltatori siano liberi di entrare e uscire dalla musica in qualunque momento e di interpretare secondo cuore e coscienza». Non c’è da stupirsi quindi che alcuni tra i giovani musicisti blasonati, come il rapper Eminem, possano fare autocritica: «La gente si è finalmente accorta che so fare le rime. Ottime rime che si fanno ascoltare e che spaccano. Io magari rappo su questioni che agli altri rappers non passano nemmeno per la mente, ma alla fine di ogni giornata io rimango il più tremendo critico di me stesso». A qualcuno invece basta semplicemente l’idea della musica come divertimento o identificazione, ad esempio Jason Kay degli inglesi Jamiroquai: «Vorrei soltanto che, ascoltando le mie canzoni, si pensasse: “Voglio ballare” oppure “Amo quello che ha scritto, è proprio quello che mi è successo ieri”. Ecco questo per me è importante». Ma l’effetto della globalizzazione si fa sentire anche in musica, come avverte James Di Salvio del gruppo canadese Bran Van 3000: Forse il pop angloamericano è entrato in crisi 10 Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 Saggi «Viviamo in un mondo in cui le voci possono essere campionate e i ritmi creati in una stanzetta a Milano come a San Diego. Questo è pop oggi e in questo senso lo siamo anche noi. Spesso si tende invece a chiamare pop qualsiasi cosa ascoltino i diciottenni. Per me è solo marketing». Forse, chissà, il pop angloamericano è entrato in crisi, anche se lo si continua ad avere come modello di riferimento, secondo quanto sostiene il duo francese Air: «In Gran Bretagna la musica pop agonizza e ci si rivolge verso cose fresche, che in questo momento arrivano da Parigi; qui sta nascendo qualcosa. Noi non abbiamo mai avuto una cultura pop, è la prima volta che cantiamo in inglese». Forse la globalizzazione ha anche prodotto un effetto positivo, nel far incontrare culture musiGuido Michelone cali diverse come gli Afro-Celt Sound System, Docente di Storia della Musica un gruppo irlandese composto anche da perAfroamericana all’Università cussionisti arabo-africani: «Noi parliamo lingue Cattolica di Milano, ha dedidiverse. Eppure superiamo gli ostacoli. Il razcato parecchi libri sia ai sound zismo sarà sconfitto, in futuro. Ne sono certo. contemporanei sia ai rapporti La mescolanza e la multietnicità fanno bene alla tra musica e mass media. cultura, alla musica, a tutto il pianeta». Ed è con Lavora anche come autore questo augurio alla tolleranza, alla libertà, alla teatrale, in particolare nella jazz-poetry con gli spettacoli democrazia, al multiculturalismo anche nel pop La scomparsa di Giuseppi e in tutta la musica che dovrà giocarsi la sfida Logan, Primo Levi remix, Mi (impossibile?) per i suoni del Millennio appena ricordo anni settanta, Tu jazz iniziato. too jazz. DISCOGRAFIA Afro-Celt Sound System, Sound Magic, 1996. Air, The Virgin Suicides, 2000. Bran Van 3000, Discosis, 2001. Nick Cave, The Boatman’s Call, 1997. Depeche Mode, Exciter, 2001. Ani Di Franco, Out of Range, 1994. Brian Eno, Music for Airports, 1979. Jamiroquai, A Funk Odissey, 2001. Radiohead, Kid A, 2000. Arthur Schönberg, Variazioni per orchestra, 1928. Itinerari Mediali Gennaio-Febbraio 2002 11