Karpos Karpòs alimentazione e stili di vita Mensile € 4,90 - Anno I - N° 4 Settembre 2012 - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, Comma 1, DCB Bologna w w w. k a r p o s m a g a z i n e . n e t AGRICOLTURA OGGI Aglio Cipolla Patata ZUCCHINO STILI DI VITA Cibo e Bellezza PAESAGGIO Rajasthan e Kashmir Impressioni di Settembre EDITORIALE Impressioni di Settembre I cambiamenti programmati sono l’ossigeno necessario alla nostra economia, per riprodurre le condizioni che permettono la distribuzione di ricchezza e lavoro auspicata da chi ha a cuore l’equilibrio della società. Ma è altresì vero che negli ultimi decenni tutti i comparti economici hanno cercato di accelerare i mutamenti, nella speranza che con essi aumentassero i consumi. Anche nel settore agroalimentare le pressioni per aumentare la velocità dei processi è stata evidente. Per un po’ il motore dell’economia sottoposto a repentini cambiamenti di velocità sembrava potesse funzionare. La globalizzazione dei mercati ha giocato un ruolo importante nel cambio di marcia che abbiamo vissuto intorno al Duemila. Tuttavia anche i cambiamenti forzati o le mode, per certi versi entrambi facce della stessa moneta, hanno incontrato il loro limite. Prima l’ecologia, poi la crisi economica, ci hanno fatto pensare se non fosse più sano e razionale decelerare i cambiamenti, in favore di uno stile di vita slow, contrapposto all’ossessione del mutamento ad ogni costo. Intorno a queste questioni è nato un grande dibattito, tutt’ora in corso, senza un reale vincitore. L’agricoltura, riguardo questo problema, può suggerire un modello di riferimento di grande fascino. Infatti: cosa significa in agricoltura, cambiamento dei prodotti in funzione del mercato in un’arco di tempo dato? A tal riguardo il senso comune usa una parola di grande saggezza: stagionalità dei prodotti, ovvero esistono produzioni legate al territorio che hanno la loro fase di maturità (e di consumo) in determinati mesi dell’anno. I dietologi raccomandano a gran voce, stagione dopo stagione, l’inserimento di questi prodotti nella dieta quotidiana. Infatti essendo prodotti just in time, possono arrivare sul mercato pronti al consumo senza i trattamenti necessari per conservarli a lungo o per trasportarli da una parte all’altra del mondo. Quando li consumiamo, tutte le proprietà alimentari che possiedono sono attive e pronte ad essere assimilate dal nostro organismo. Ebbene, questo cambiamento nel registro dei gusti alimentari, strettamente legato a processi produttivi storici e alla natura di un territorio, è stato sottoposto alla pressione del mercato globale e a prodotti che arrivano da tutto il mondo in ogni momento. Ma, se ci pensate bene, avere tutti i giorni tutti i prodotti, per un po’ può essere attraente ma poi alla lunga comincia a diventare noioso e controproducente. Tutti i prodotti tutti i giorni significa in realtà nessun mutamento. Significa fare mancare il terreno sotto i piedi ai processi naturali che presiedono all’assimilazione delle proprietà nutrizionali ai quali il nostro corpo si è abituato da secoli. Significa inoltre cancellare lo stupore, la bellezza delle primizie del mercato, suscettibili di attivare i recettori nervosi che stimolano il loro consumo. Insomma, se il cambiamento è fondamentale per l’economia, il ritmo dei mutamenti strutturali nel settore agroalimentare dovrebbe fare tesoro dei fenomeni connessi alla cosiddetta stagionalità dei prodotti. Di conseguenza anche la comunicazione dovrebbe avere la massima attenzione al gioco delle primizie, i cui protagonisti, imprenditori o manager, come le sfilate di una nuova collezione di moda o il lancio di nuovi prodotti, dovrebbero imparare a comunicare la loro specificità al consumatore. In tal modo potremmo dire che il mutamento del gusto nel settore agroalimentare è scandito da processi naturali e perfettamente commisurato ai bisogni del nostro corpo. Renzo Angelini Direttore editoriale 01 EDITORIALE RENZO ANGELINI Karpòs Magazine n. 4 • SETTEMBRE 2012 Direttore editoriale Renzo Angelini Direttore responsabile Lamberto Cantoni Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012 variazione in corso di registrazione Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) CF 04008690408 - REA 325872 Redazione e progettazione grafica SpinLectio S.r.l. 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Nelle edicole, aeroporti, stazioni ferroviarie, porti, autostazioni, metropolitane, aree di servizio, autostrade e supermercati. 01 Editoriale IMPRESSIONI DI SETTEMBRE Renzo Angelini 14 ECONOMIA E CONSUMI CONSUMI NELLA CRISI Dario Casati 20 04 STILI DI VITA CIBO E BELLEZZA Lamberto Cantoni 19 CALEIDOSCOPIO CON I PIEDI PER TERRA 68 78 AGRICOLTURA OGGI LO ZUCCHINO DALL’AMERICA CON SAPORE Nicola Calabrese AGRICOLTURA OGGI LA CIPOLLA SALVAVITA Massimo Schiavi 87 ALIMENTAZIONE E SALUTE SE HAI FEGATO METTITI A REGIME Anna Del Prete, Alessandro Federico, Carmela Loguercio CULTURA E SOCIETÀ L’AURELIA, DA VIA DEL MARMO A VIA DEL VINO Attilio Scienza 104 ARTE E NATURA NUVOLE Lamberto Cantoni 30 ALIMENTAZIONE E SALUTE ANTIOSSIDANTI Massimo Cocchi, Giovanni Lercker 42 AGRICOLTURA OGGI PATATE, UTILI PER IL NOSTRO BENESSERE Luigi Frusciante 67 CALEIDOSCOPIO AGLIO DI VOGHIERA DOP 36 BIODIVERSITÀ IL TARASSACO Massimo Rinaldi Ceroni, Roberto Rinaldi Ceroni 58 AGRICOLTURA OGGI AGLIO TRA TRADIZIONE LEGGENDA E CULTURA Luciano Trentini @ CALEIDOSCOPIO TRUVIA 88 94 DISTRIBUZIONE ALLA CONQUISTA DI CONEGLIANO VENETO Daniele Tirelli Per le fotografie: Nicola Calabrese: 81 Galleria Forni: 104-105-107-108 Giorgio Lupatelli: 130-131-132-133-134-136-138 Gruppo Miroglio: 4-5-7-8-10-11-12-13 Orogel: 25-85 Massimo Schiavi: 70-71-74-75 Tutte le altre fotografie: © Renzo Angelini In copertina: immagine di Renzo Angelini Diffusione online Karpòs Magazine viene inviato a una community di oltre 120.000 stakeholder della filiera agroalimentare, tra cui università, istituzioni, industrie, Grande Distribuzione Organizzata, Ho.Re.Ca. fornitori di mezzi tecnici e servizi, associazioni, agroindustrie, produttori, tecnici e centri media. www.karposmagazine.net seguici su www.facebook.com/KarposMagazine 110 130 ARTE E NATURA IL SOSTENIBILE MIRACOLO DEL CORPO Simona Gavioli 140 FOTOSINTESI COME ANDARE “OLTRE IL TERREMOTO”? Roberta Filippi AMBIENTE RURALE E PAESAGGIO RAJASTHAN E KASHMIR Renzo Angelini 139 CALEIDOSCOPIO LE BIRRE COLLESI CARDENAL MENDOZA CALVADOS BOULARD 143 CALEIDOSCOPIO MIXOLOGY BY PERRIER SELENELLA SPECIAL K® CLASSI Non si restituiscono testi, immagini, supporti elettronici e materiali non espressamente richiesti. La riproduzione anche parziale di articoli e illustrazioni è vietata senza espressa autorizzazione dell’editore in mancanza della quale si procederà a termini di legge per la quantificazione dei danni subiti. L’editing dei testi, anche se curato con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali errori o inesattezze, limitandosi l’editore a scusarsene anticipatamente con gli autori e i lettori. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo ha scritto e pertanto ne impegna la personale responsabilità. 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STILI DI VITA LAMBERTO CANTONI STILI DI VITA 05 CIBO E BELLEZZA Dopo più di un decennio dominato dalla magrezza estrema, i grandi interpreti della moda stanno orientandosi verso una immagine del corpo che riscopre le rotondità e con esse il lato sexy dell’apparire Lamberto Cantoni Al centro la super modella e attrice Carré Otis Sfilata 2012 2. impegno degli stilisti e delle grandi marche a rifornire i propri negozi anche con taglie 46-48, per permettere alle ragazze in soprappeso di rispondere al proprio desiderio di essere all’ultima moda, senza innescare nelle più fragili “quel ciclo perverso di autocondanna che caratterizza l’insorgere di un disturbo alimentare”; 3. infine, il Manifesto di autoregolazione, prevedeva inoltre un certificato medico di idoneità per le modelle che aldilà della diagnostica tradizionale basata sull’IMC (indice di massa corporea), comprendesse una diagnosi di esclusione del disturbo alimentare. Nel 2006, Giovanna Melandri, Ministro per le Politiche Giovanili del Governo Prodi, si recò a New York ad un convegno organizzato dalle Nazioni Unite sulla Global Youth Leadership. Il contributo della autorevole esponente del nostro Paese verteva sull’impostazione che il Ministro voleva dare all’azione di contenimento e prevenzione dell’anoressia e della bulimia tra i giovani. L’idea centrale di Giovanna Melandri era decisamente innovativa: al posto del dirigismo dall’alto, il Ministro preferiva una collaborazione con tutti gli operatori del settore moda per modificare i contenuti dello specchio immaginario che, nei soggetti più fragili, poteva accentuare o addirittura fare esplodere una malattia legata ai disturbi alimentari dalle cause sconosciute anche agli occhi dei più agguerriti psicoanalisti e psichiatri. A tal riguardo Giovanna Melandri, in interviste apparse su tutti i media, aveva rassicurato a più riprese stilisti e manager della moda. Nel libro, apparso nel 2007, intitolato Come un chiodo (Donzelli Editore), al termine di un percorso che culminò con la firma congiunta del Manifesto di autoregolamentazione della moda italiana contro l’anoressia, da parte degli esponenti del Governo con le massime istituzioni della moda, l’allora Ministro scriveva: “La mia opinione è che non sia certo la moda il fattore più significativo nella diffusione di massa dei disturbi alimentari, quanto piuttosto la crisi contemporanea del discorso educativo in generale, che sempre meno riesce a offrire ai giovani modelli identificatori positivi, non conformistici né distruttivi, perché sembra aver perso la sua funzione orientativa di fronte alla spinta al consumo compulsivo delle esperienze”. Ma se la moda non è direttamente coinvolta nelle origini dell’anoressia-bulimia, si chiedevano in molti, perché chiamarla platealmente in prima linea sul fronte di patologie così devastanti e drammatiche? La risposta che in più di una occasione diede Giovanna Melandri era piena di buon senso. “Se dunque la moda […] non è la causa scatenante di queste malattie, essa svolge però un ruolo decisivo nella definizione dei canoni estetici della bellezza femminile. Il rischio di una enfatizzazione eccessiva dell’immagine del corpo magro – che talvolta l’industria della moda alimenta – può dunque incoraggiare comportamenti patologicamente emulativi nelle giovani donne incanalandole nella spirale pericolosa dell’anoressiabulimia”. Da queste considerazioni generali, il Ministro faceva discendere la scelta politica di coinvolgere le massime istituzioni della moda in una sorta di protocollo d’intesa la cui efficacia era basata sugli effetti di tre decisioni: 1. esclusione dalle sfilate delle modelle adolescenti, sotto i 16 anni, dalle taglie impossibili (le terrificanti 36-38); MAGRO È SEMPRE BELLO? Si possono discutere gli argomenti sui quali Giovanna Melandri basava l’intervento regolatore del Governo, ma le sue assunzioni di fondo erano largamente condivise. Per esempio in Spagna il Ministro della salute Elena Salgado, per aprire la via e a giustificazione di un provvedimento legislativo assolutamente prescrittivo e autoritario, nei fashion show sul suolo spagnolo non potevano sfilare modelle di taglia inferiore alla 40, rilasciava interviste nelle quali dichiarava: “Il modello di bellezza sempre più associato all’estrema magrezza è ormai un problema sanitario”. Impossibile darle torto. Solo un cieco poteva negare che l’ossessione di diventare sempre più magra non fosse un sogno alimentato dalla moda. Infatti, a partire dalla metà degli anni Novanta del Novecento, subito dopo la generazione delle cosiddette top model (Cindy Crowford, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Carla Bruni, Christy Turlington…) nel sistema moda si erano imposte modelle sempre più magre. Gli stilisti e le agenzie di modelle sembravano aver preso di mira le ragazze con le curve giuste. Ma la tendenza da appiattire il corpo femminile era già ben delineata nel decennio precedente. Fin dagli anni Ottanta, per esempio, Giorgio Armani privilegiava le modelle dal seno minuscolo che valorizzavano in modo sublime le sue impeccabili, rigorose, eleganti giacche. Gianni Versace era probabilmente più versatile nella scelta delle modelle ma prima di lanciare il fenomeno delle top model, oscillava tra un glamour sexy compatibile con tette appena disegnate ad un glamour da guerriera dell’eleganza provvista di glutei da centometrista ma con i seni praticamente inesistenti. Tuttavia, in quei giorni, l’apparenza della maggioranza delle ragazze usate dal circo della moda per i suoi eventi, corrispondeva al concetto di corpo che la gente comune definirebbe sexy. Per contro, le modelle super magre cominciarono ad essere focalizzate come il corpo ideale della moda con l’entrata in scena di Kate Moss e dello stile osannato dalle giornaliste inglesi definito “Heroin Chic”. Come si presentavano queste 06 STILI DI VITA LAMBERTO CANTONI ragazze sulle passerelle? Pallide, occhi fortemente truccati, magre come forse non s’erano mai viste nel circo della moda, dai modi espressivi inquietanti. Insomma il tipo di donna con la quale un uomo non uscirebbe mai a cena. Non ci sono dubbi sul fatto che una creazione di moda possa essere valorizzata da un corpo inespressivo. Le modelle di Balenciaga, famose per la loro efficace alterità rispetto al bel corpo femminile, lo avevano già mostrato fin dagli anni Cinquanta. Ma verso la fine del Novecento il sogno di una magrezza al limite, alimentato da fotografi, riviste di moda, sfilate, probabilmente ha superato la soglia del buon senso. Non è questa la sede per chiedersi perché interi settori della moda abbiano cercato un aldilà delle bellezza con tanta intensità e ostinazione. Probabilmente la ricerca di stile e il bisogno di differenziarsi, sottoposti al doppio principio dell’emulazione e della competizione tra marche hanno costretto gli image makers della moda ad effettuare scelte radicali selezionando corpiimmagine via via sempre più improbabili. É chiaro che le conseguenze inconsapevoli della scelta intenzionale di privilegiare un corpo impossibile, non possono che significare una difficoltà per le donne normali ad aderire all’immagine del corpo ideale prescritto dai dispositivi di induzione passionale della moda. Se ipotizziamo che, malgrado la realtà suggerisca il contrario, persista l’identificazione immaginaria delle donne al significante visivo della moda dominato dalla magrezza estrema, allora, come conseguenza di questa sorta di “doppio legame” (devi essere ciò che non puoi essere) ecco apparire i leggendari disastri alimentari delle giovani modelle e la pletora di diete deliranti che ci ha accompagnato nell’ultimo ventennio. LA MODA AUTO CORREGGE I PROPRI ERRORI Ritorniamo all’inizio dell’articolo, e restiamo ancora per un po’ nella New York dell’autunno 2006, raggiunta da una Giovanna Melandri già consapevole della giustezza delle sue preoccupazioni riguardo l’anoressia-bulimia, ma ancora alla ricerca di piccole verità e, forse, di alleanze. Giunta in una delle città simbolo della moda contemporanea, terminati i suoi impegni istituzionali, decise di ascoltare l’opinione di una delle donne più influenti del pianeta sulle questioni legate al gusto e alle tendenze. Chiese dunque e ottenne, un incontro con Anne Wintour, leggendaria direttrice di Vogue America, presentata regolarmente dalle giornaliste come una inflessibile, autoritaria e reattiva donna di potere, in grado di distruggere in un attimo la reputazione di un creativo o di elevarlo al rango di Febbraio 2011 star. Esagerazioni divenute verità conclamata soprattutto dopo la pubblicazione del romanzo “Il diavolo veste Prada”, e di una sua traduzione cinematografica, nei quali molte giornaliste sostennero di aver riconosciuto nel personaggio della irritante direttrice descritto dall’autrice Lauren Wisberger, l’alter ego della Wintour. Per farla breve, l’incontro tra le due primedonne non ebbe l’esito auspicato dal Ministro. “Minister Melandri, the problem is not anorexia. The problem is obesity” , pare che abbia risposto la direttrice, aggiungendo che la moda non poteva farsi carico direttamente del problema della corretto stile di vita e dell’alimentazione. Chiedere alla responsabile della testata colonizzata dalle marche della moda e dai fotografi più compromessi con la diffusione del paradigma del corpo magro, di dissociarsi clamorosamente dalle strategie di immagine dei suoi migliori clienti era francamente troppo. Come abbiamo visto sopra, le istituzioni della moda italiane risposero il modo molto più costruttivo alle idee del Ministro. Per la prima volta stilisti e grandi marche si trovarono proiettati in prima linea sul fronte della guerra preventiva ai disturbi alimentari giovanili. Ci furono momenti di comunicazione congiunta, Governo e rappresentanti della moda, di grande impatto. Cominciarono ad emergere, attraverso interviste a protagonisti, le assurdità alimentari imposte alle modelle da agenzie e da stilisti. Velocemente si trasmise tra gli addetti ai lavori una consapevolezza verso modelli di bellezza distanti dalla magrezza estrema. A distanza di circa sei anni, dal colloquio tra Melandri e Wintour, possiamo dire che il Ministro aveva visto giusto. Infatti nel mese di giugno 2012 l’editoriale di tutte le edizioni di Vogue (19 Paesi) annunciava il varo di The Health Initiative. Di cosa si tratta? Sostanzialmente il gruppo Condé Nast accoglie la richiesta delle istituzioni della moda degli Stati Uniti e del Regno Unito di collaborare alla promozione ad un approccio più sano all’immagine del corpo. I direttori di Vogue, Anne Wintour in testa, si impegnano a non lavorare con modelle di età inferiore ai 16 anni o che paiono soffrire di disordini alimentari. Si impegnano ad incoraggiare condizioni di lavoro salutari, a favorire l’istituzione di programmi guida per le ragazze più giovani e soprattutto, “inviteremo gli stilisti a riflettere sul fatto che le taglie dei loro campionari, inverosimilmente piccole, limitano la scelta delle modelle per i servizi fotografici, favorendo la selezione di quelle estremamente magre”. 09 STILI DI VITA LAMBERTO CANTONI Elena Miroglio,a sinistra, insieme a Helena Christensen La rivoluzione piena di buon senso di Elena Mirò Le immagini di questo articolo si riferiscono ai look che la marca Elena Mirò (in questa fotografia a sinistra), in controtendenza, fece sfilare a Milano a partire dal settembre 2005. Grazie al successo di fashion show interpretatati con ironia da ragazze piene di dolci curve, di taglia 48 e oltre, la marca del gruppo Miroglio sorprese e divertì gli addetti ai lavori rendendoli consapevoli dei limiti estetici e salutistici della moda centrata sull’estrema magrezza. In modo divertente e senza polemiche frontali la marca cominciò a metacomunicare attraverso le passerelle l’urgenza di emancipare le donne rispetto l’ossessione di diete discutibili, nei tempi lunghi quasi sempre inefficaci, per riscoprire un rapporto temperato col proprio corpo all’insegna dell’eleganza e della bellezza. Crystal Renn e Lizzie Miller, supermodel curvy Febbraio 2012 Settembre 2007 Aprile 2006 Ritroviamo nel progetto The Health Initiative, l’ossatura logica del Manifesto di autoregolamentazione della moda italiana contro l’anoressia, anche se, quest’ultima parola non appare mai, e al suo posto si focalizza il problema dell’obesità. Ma lo sappiamo tutti, in termini quantitativi la seconda patologia citata risulta molto più grave della prima. Gli impegni della Condé Nast rappresentano dunque una svolta significativa. Cosa li ha convinti a dissipare i dubbi che manifestarono al tempo dell’incontro con Giovanna Meandri? un uso disinvolto del concetto di istinto cancellare di colpo l’andamento vorticoso del desiderio? Forse, ci conviene essere prudenti nelle risposte e prendere per ora atto che è in moto da alcuni anni una riscoperta culturale del corpo glamoroso. Per esempio, se andate il libreria troverete libri come quello di Daniela Fendi e Lucia Ferlenga, Curvy (Mondadori), dedicati all’elogio e alla manutenzione delle curve; oppure, 10 ottimi motivi per non cominciare una dieta (Dieci), di Martina Liverani, per la quale ogni dieta è un modo subdolo di imprigionare le donne con il loro consenso. Più che il silenzioso lavoro dell’istinto, io vedo al lavoro la cultura con tutti gli intrecci economici che la sostengono. In altre parole, l’immagine della magrezza estrema ha esaurito la sua carica differenziale nella semiosi della moda. Il brusco cambiamento di paradigma promette maggiore controllo nella regolazione del mutamento del gusto. Ecco allora rovesciate tutte le coordinate sino a ieri rimosse dall’immaginario degli stilisti. Siamo sicuri che allontanandoci dalla magrezza estrema approderemo in modo lineare e felice al benessere? Oppure, come ricordava spesso Giovanna Melandri, ci troveremo gettati sull’altra dimensione dei disturbi alimentari, ovvero la bulimia? É una questione di misura, ovviamente. Come scriveva Aristotele nell’Etica, che leggevo quando da studente cercavo nella filosofia la strada stretta dell’arte del saper vivere, la giusta misura sta nel mezzo. Ebbene, dal punto di vista del successo mediatico, il giusto mezzo è poco comunicabile. La vera notizia, l’attivazione dell’interesse della gente, richiede polarizzazioni. Se ho detto magro, ora rivoluziono tutto e dico “viva le rotondità”. Ma facendo questo non sono guidato dalle leggi della natura bensì da quelle della comunicazione spettacolo. Per questo motivo dobbiamo apprezzare la svolta salutistica di motori delle mode come Vogue, senza crederci troppo. IL RITORNO DI CURVY, IL LATO GLAMOUR DELLE ROTONDITÀ Nel numero di Vogue della svolta che ho citato sopra, Marco Malvaldi con un bel articolo intitolato Healthy appeal, si assume la responsabilità di narrativizzare il nuovo paradigma estetico al quale Vogue dichiara di aderire. In sintesi, l’autore, ci racconta che dopo anni di dominio di donne copertina magre, oggi, in tempo di crisi, si sta imponendo “una donna che prima di essere bella, è salutare”. Chiamando in ballo l’evoluzionismo, Marco Malvaldi, ipotizza il ritorno di un orientamento biologico alla bellezza. In altre parole, siamo programmati per apprezzare le rotondità giuste dal momento che segnalano la presenza di un possibile partner in buona salute (una donna che un giorno potrebbe darci un figlio). Quindi, anche se mode cervellotiche hanno tentato di imporci gusti diversi (innaturali), per esempio l’elogio incondizionato della magrezza, l’istinto alla fine si riprende ciò che i processi culturali avevano messo in discussione: il bello ci attrae quando è salutare e conferma il benessere della specie (la sua riproducibilità). Anche se l’evoluzionismo in pillole di Marco Malvaldi farà storcere il naso a più di un lettore di Charles Darwin, le sue argomentazioni suonano rassicuranti. Ma perché la moda per tanti anni è andata in deroga all’evidenza delle ragioni della natura? Possiamo con 13 STILI DI VITA LAMBERTO CANTONI ECONOMIA E CONSUMI DARIO CASATI ECONOMIA E CONSUMI 15 CONSUMI NELLA CRISI L’evoluzione dei consumi dopo quattro anni di crisi sta rendendo il consumatore più consapevole dei criteri che stabiliscono la qualità degli alimenti pur in presenza di un sostanziale ridimensionamento delle possibilità di spesa Dario Casati Serra multitunnel per la produzione di rucola destinata alla quarta gamma Piana del Sele (SA) I “anticiclico”, proprio per indicare una dinamica specifica, ma comprensibile, perché riguarda un bisogno fondamentale come la sopravvivenza delle persone. Invece in questa occasione i consumi alimentari, dopo aver toccato un loro massimo storico nel 2006/07, sono poi scesi sino al 2009, mostrando una ripresa nel 2010 per poi toccare un nuovo minimo nel 2011. Un andamento sostanzialmente simile a quello degli altri consumi che sembra smentire la loro natura anticiclica. Cerchiamo di capirne il perché. Lo sviluppo dei consumi alimentari passa attraverso alcune fasi facilmente identificabili. All’incremento dei redditi segue, in un primo tempo, un’espansione quantitativa di tutte le categorie di alimenti, basti pensare all’Italia del dopoguerra e alle immagini dei nostri grandi attori del tempo impegnati a divorare montagne di spaghetti. In seguito guadagnano terreno consumi più ricchi, come gli zuccheri, i grassi e gli n tempo di crisi inevitabilmente cambia il nostro rapporto con il cibo. Il minore reddito costringe il consumatore a rivoluzionare l’ordine delle priorità costringendolo a scelte spesso innovative. Tutta l’economia nell’anno quarto della crisi è colpita da questo fenomeno le cui dimensioni ormai sfuggono, senza che emergano ragionevoli prospettive d’uscita. È così anche per i consumi alimentari, in genere meno coinvolti dalle vicende congiunturali. Nel corso degli ultimi anni e, in particolare, del 2011 e dei primi mesi del 2012 si è registrata una forte caduta di tutti i consumi a causa della sensibile riduzione della capacità di spesa delle famiglie. Il fenomeno ha colpito anche quelli alimentari che, in generale, hanno la caratteristica di resistere meglio: quando l’insieme dei consumi cala, essi tendono a farlo ma in misura minore o, addirittura, mostrano modesti incrementi. Questo comportamento viene definito povero che entrava nell’euforia dei consumi di massa, a quelli di un paese con un crescente benessere. Ora la crisi ha portato alla luce una serie di contraddizioni che sembravano destinate a rimanere nascoste. Il minor reddito disponibile, nonostante la implicita rigidità della spesa alimentare, si è fatto sentire anche su di essa perché nel frattempo sono diventati importanti - e meno sostituibili che in passato - altri consumi, anch’essi frutto del nuovo status medio della popolazione. Per intenderci, ricordiamo che i consumi alimentari assorbono appena il 16% della spesa delle famiglie, mentre mezzo secolo fa arrivavano a circa il doppio. È accaduto che si è ritenuto di poter risparmiare anche sull’alimentazione, un comportamento nuovo che però si è affiancato alla costanza del modello alimentare italiano. Il calo ha colpito in misura minore i prodotti freschi, ovvero quelli a modesta manipolazione come gli ortofrutticoli di IV gamma, tipicamente le insalate lavate e insacchettate in ambiente sterile per alimenti di origine animale e cioè latte, formaggi, carni e salumi. Così è avvenuto anche in Italia, con la rivoluzione della bistecca e con un’alimentazione che, nel rispetto del tradizionale modello italiano, integrava il consumo di cereali e di ortofrutticoli freschi con alimenti che il benessere crescente rendeva disponibili per un numero crescente di persone. Poi si è fatta strada una maggiore ricerca di qualità, in parte basata su elementi parametrabili, come il contenuto in nutrienti, in parte affidata ad elementi legati a scelte sempre più evolute. Si sono affermati modelli di consumo legati ai prodotti tipici, sia pure reinterpretati, alle esigenze dietetiche, alla diffusione di alimenti a contenuto salutistico, o ad altri requisiti, come il cibo biologico, quello etnico e così via, in un crescendo di variazioni e di caratterizzazioni collegati agli stili di vita, ai modelli importati dall’estero, a fattori di caratterizzazione sociale. In sostanza, si è passati da consumi tipici di un paese 16 17 ECONOMIA E CONSUMI DARIO CASATI ECONOMIA E CONSUMI DARIO CASATI CALEIDOSCOPIO 1950 2011 32% 16% www.conipiediperterra.com Il quotidiano online su agricoltura, nutrizione, territorio Incidenza sul reddito della spesa alimentare degli italiani La cosiddetta quarta gamma, spinta dai grandi cambiamenti sociali degli ultimi decenni, sta risentendo della crisi meno degli altri settori dell’agroalimentare evolutivo in cui affianca al modello alimentare tradizionale una costante ricerca del miglioramento in termini nutrizionali e quella di valenze ulteriori dell’alimentazione a cui non si sente di rinunciare nonostante la crisi e la minore capacità di spesa che ne consegue. Da ciò nascono da un lato nuovi comportamenti più consapevoli e dall’altro opportunità interessanti per i produttori agricoli, l’industria alimentare e la distribuzione. Nel momento in cui ci si interroga affannosamente in ogni sede sulle strade per la possibile ripresa dell’economia è un’indicazione importante da non trascurare. conservarle, un cibo già preparato e che fa risparmiare tempo e lavoro al consumatore. Vi è stata una certa contrazione di consumi come zuccheri, grassi e carni, ma con scelte non tanto legate al prezzo a scapito della qualità, ma alla capacità di ottenere gli stessi prodotti a minore costo grazie alle promozioni. Ciò ha portato a una caduta maggiore delle vendite nei piccoli negozi e a un incremento negli iper e nei supermercati che hanno giocato molto bene questa carta che, secondo dati recenti, permette di realizzare circa il 30% del loro fatturato. Ciò consente ad esempio di mantenere molto elevato il consumo di olio extravergine di oliva e di tanti altri prodotti tipici di pregio conservando anche l’attrattiva della marca, a cui sono paradossalmente più legati negli acquisti i giovani da 25 a 34 anni e gli anziani oltre i 65. L’annotazione principale, parlando di consumi alimentari negli anni della crisi, è sostanzialmente che, nonostante una certa smentita della loro tipica anticiclicità, che abbiamo cercato di ricollocare nell’attuale contesto sociale ed economico, il nostro consumatore non ha interrotto il suo percorso Dario Casati Prorettore Vicario Università degli Studi di Milano 18 ECONOMIA E CONSUMI DARIO CASATI Vigna e vino, ulivo e olio, orticole e frutta estiva, aglio e patate, sapori di mare e il punto sul bio: questi i prodotti del menù di “Con i piedi per terra” nelle settimane forse più importanti per l’agricoltura italiana, quelle che siglano l’estate e portano i primi bilanci. Un racconto ambientato nelle aree più significative d’Italia settimana dopo settimana, attraverso il programma “Con i piedi per terra” (sabato alle 12.30 e martedì alle 21 su Telesanterno, lunedì alle 20.30 su Odeon tv e Sky 914), un reportage attento ai fatti giorno per giorno con il telegiornale agroalimentare “Agrinews” (alle 7, a mezzogiorno e alle 19), una radiografia puntuale di tutti gli avvenimenti agricoli, delle indicazioni fitosanitarie, delle problematiche dei mercati, delle previsioni di produzione minuto per minuto sul canale tematico “Antenna Verde” (656 dell’EmiliaRomagna). Quanto ai temi particolari, incontreremo la forza giovane del paese in gara per aggiudicarsi l’Oscar nazionale di Coldiretti per l’agricoltura innovativa: in Emilia dimostrano di essere più forti del terremoto e della crisi, come il giovane di Concordia sulla Secchia che non rinuncia all’introduzione di nuove tecnologie per l’allevamento di mucche da carne anche se vive in container perché la sua casa è parzialmente crollata, o chi ha ripreso in mano l’azienda del nonno in montagna e ristrutturato un borgo del Settecento o chi produce olio e vino dalle noci e chi a rilanciato la produzione di elisir dall’assenzio. Proseguiremo il nostro itinerario sulla montagna bolognese, a scoprire come l’architettura rurale o le emergenze minori possano diventare attrattiva ed occasione per il territorio, dall’anfiteatro calanchivo di Sasso Marconi allo scorrere dell’acqua di Camugnano. E poi l’Emilia-Romagna che è “Un Mare di Sapori” perché, chi arriva in riviera, ne possa gustare appieno i sapori più tradizionali, dal Fuoco al Mito (la cottura del latte, sul fuoco a legna nella tradizionale caldaia di rame, destinato a diventare una forma di Parmigiano Reggiano direttamente in spiaggia), alle degustazioni di Tramonto DiVino, appuntamenti al calar del sole, in alcune delle piazze più ricche di fascino e di storia, in compagnia dei migliori vini e dei migliori prodotti DOP e IGP della regione) fino a Sapore di Sale che valorizza l’oro bianco di Cervia. Ci occuperemo poi del mondo bio, con la grande fiera del naturale, il Sana di Bologna, ma anche di prodotti tipicamente mediterranei come l’olio, seguendo la vita dell’ulivo a Viterbo, nelle giornate in cui si tiene l’incredibile manifestazione della macchina di Santa Rosa, una torre illuminata di fiaccole altra 30 metri e pesante 50 quintali, portata in processione per le vie della città da 100 robusti uomini chiamati i Facchini di Santa Rosa. E poi ancora Patata in Bo, il tubero celebrato sotto le due torri, e una puntata tutta green realizzata all’ombra dell’autodromo Dino ed Enzo Ferrari di Imola. Senza pause, senza repliche, in sintonia con il lavoro degli agricoltori e le promozioni dei territori italiani. CALEIDOSCOPIO “Con i piedi per terra”, “Antenna Verde” e “Agrinews” Tris vincente per l’agricoltura che si racconta in tv 19 SE HAI FEGATO METTITI A REGIME In Italia, circa il 30% delle persone adulte ha fegato grasso: è ora di metterlo a dieta. Il modello alimentare mediterraneo rimane l’unico approccio terapeutico: una corretta nutrizione, il calo di peso graduale e l’attività fisica aerobica sono il rimedio ideale per rimediare alla steatosi. Anna Del Prete, Alessandro Federico, Carmela Loguercio ALIMENTAZIONE E SALUTE ANNA DEL PRETE, ALESSANDRO FEDERICO, CARMELA LOGUERCIO ALIMENTAZIONE E SALUTE 21 Bastano 40 grammi di alcol al giorno (circa tre bicchieri di vino a pasto) per innescare danni che, nel tempo, portano prima a steatosi e poi a epatite cronica e cirrosi. La causa principale di tutte queste alterazioni è la nostra dieta. Mangiamo sproporzionate quantità di grassi, carboidrati e proteine a dispetto di fibre e micronutrienti quali sali minerali e vitamine. É fino alle forme più avanzate di steatoepatite (NASH), cirrosi (malattia cronica in cui le cellule sane del fegato vengono danneggiate e sostituite da tessuto cicatriziale) e cancro del fegato. Causa principale di tutte queste alterazioni è la nostra dieta. Infatti tra le abitudini alimentari del nostro paese emerge sempre di più la ben nota “dieta occidentale” piuttosto che la dieta mediterranea. Una dieta che si fonda sull’utilizzo giornaliero di sproporzionate quantità di grassi, carboidrati e proteine a dispetto di fibre e micronutrienti quali sali minerali e vitamine. Quotidianamente vengono utilizzate una o più porzioni di zuccheri semplici: dolci, caramelle, cioccolatini, bibite zuccherate; grassi saturi: formaggi grassi, insaccati, dolci al cucchiaio, condimenti vari; fritture ad alte temperature che producono sostanze tossiche, come l’acrilammide, che sottopongono il fegato a un surplus di lavoro; snack e panini; bevande alcoliche. L’alcol è una delle maggiori cause di steatosi e, in Italia, è la seconda causa di malattie epatiche gravi (cirrosi). Bastano 40 grammi noto come in Italia, oggi, almeno la metà della popolazione adulta ha problemi di sovrappeso e/o obesità, entrambi fattori di rischio per malattie cardio-vascolari, diabete, ictus, ecc... Anche il fegato partecipa a questo complesso puzzle e oggi il “fegato grasso” o meglio la steatosi epatica (NAFLD - Non Alcoholic Fatty Liver Disease) è diventata ormai uno dei più comuni problemi del fegato nei paesi maggiormente sviluppati. In Italia, circa il 30% delle persone adulte ha fegato grasso, che si può riscontrare in una piccola percentuale anche nei bambini, ma tale percentuale aumenta fino al 50% se questi sono obesi. La prevalenza della NAFLD varia dal 60% al 95% negli obesi, dal 28% al 55% nei soggetti con diabete mellito di tipo 2 e dal 20 al 92% in quelli con dislipidemie (ossia bruschi aumenti dei grassi nel sangue). Il problema del fegato grasso è che esso comprende un ampio spettro di alterazioni che vanno dal semplice accumulo di trigliceridi (grassi che l’organismo produce dal cibo che riceve) 22 ALIMENTAZIONE E SALUTE ANNA DEL PRETE, ALESSANDRO FEDERICO, CARMELA LOGUERCIO di alcol al giorno (circa tre bicchieri di vino a pasto) per innescare danni che, nel tempo, portano prima a steatosi e poi a epatite cronica e cirrosi. Negli ultimi anni diversi studi epidemiologici e sperimentali hanno evidenziato come, in aggiunta alla scarsa attività fisica, alla dieta ipercalorica e alla predisposizione genetica, l’aumentato consumo di fruttosio, onnipresente nelle moderne diete occidentali, possa giocare un ruolo importante nello sviluppo della attuale epidemia di sindrome metabolica e con essa della steatosi epatica. È interessante notare che il consumo di fruttosio, sottoforma di sciroppo di glucosio-fruttosio, sia aumentato vertiginosamente negli ultimi trenta anni parallelamente all’epidemia di obesità che caratterizza il mondo occidentale. L’assunzione di bevande arricchite con fruttosio (soft drink e bevande gassate) è riconosciuta, infatti, come un fattore di rischio di obesità infantile. Oggi la maggior parte dei grassi nella dieta sono polinsaturi, derivati da oli vegetali soprattutto dalla soia, oltre che dal mais, dal cartamo e dalla colza. Le diete moderne possono contenere fino al 30% delle calorie come oli polinsaturi, ma la ricerca scientifica indica che tale quantità è troppo alta (non dovrebbe superare il 4%). Il consumo eccessivo di oli polinsaturi contribuisce a un gran numero di patologie tra cui il cancro e l’aumento delle malattie cardiache, la disfunzione del sistema immunitario, i danni al fegato, agli organi riproduttivi, ai polmoni, disturbi digestivi, capacità di apprendimento, depressione, crescita ridotta e aumento di peso. I grassi trans sono i grassi non naturali come la margarina, ottenuti industrialmente dalla trasformazione di oli scadenti e rancidi con il processo di idrogenazione. Vengono trasformati artificialmente gli oli vegetali liquidi in grasso solido. I grassi trans contribuiscono alle malattie Steatosi epatica: cos’è e come si previene La steatosi si verifica quando la cellula epatica accumula trigliceridi in conseguenza di una aumentato assorbimento di acidi grassi, dovuto o ad una condizione patologica (ad esempio diabete e obesità), o, come abbiamo visto, ad una ridotta capacità di eliminazione dei lipidi da parte del fegato. Il “superlavoro” di smaltimento metabolico cui il fegato è sottoposto a causa di diete troppo ricche di grassi saturi, genera radicali liberi a loro volta nocivi se non contrastati da un opportuno apporto di antiossidanti. Per questo la prevenzione della steatosi passa attraverso una dieta povera di grassi polinsaturi e ricca di antiossidanti (come la vitamina C ed E), o altre sostanze nutrienti che sostengono l’azione disintossicante del fegato (come le vitamine del gruppo B e il selenio). Come una spugna - A conti fatti quest’organo è una spugna ricca di sostanze chimiche come ad esempio il glutatione (GSH), un composto che non solo disintossica il fegato, ma che è anche essenziale per la sua rigenerazione. 25 ALIMENTAZIONE E SALUTE ANNA DEL PRETE, ALESSANDRO FEDERICO, CARMELA LOGUERCIO Nella prevenzione del fegato grasso, le spezie e il consumo di alcol durante i pasti, hanno un’azione significativa per il loro effetto antiossidante. cardiache, cancro, problemi ossei, squilibri ormonali e malattie della pelle, sterilità, difficoltà nella gravidanza, problemi per l’allattamento, basso peso dei neonati, problemi di crescita e difficoltà di apprendimento nei bambini. Essi sono diffusi in moltissimi cibi elaborati perchè non irrancidiscono e sono facili da lavorare per cui è imperativo leggere le etichette dei prodotti confezionati che acquistiamo e lasciare sugli scaffali quelli che contengono grassi idrogenati o trans. LA DIETA MEDITERRANEA COME RIMEDIO Fortunatamente la steatosi, ossia la presenza di grasso nel fegato, è una condizione alla quale si può rimediare (e si può anche prevenire). Non ci sono terapie mediche o chirurgiche standardizzate per il fegato grasso. Ma il modello alimentare mediterraneo, nelle sue tipiche componenti, rimane l’unico approccio terapeutico. Le linee guida internazionali, nazionali e sempre più pubblicazioni scientifiche sono oggi disponibili per guidare la prevenzione ed il trattamento del fegato grasso. Una corretta alimentazione (una riduzione dell’apporto di cibi fritti e di grassi a favore di una dieta più corretta ricca di vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti, che aiutano l’organo a eliminare le sostanze tossiche), il calo di peso graduale e l’attività fisica aerobica rimangono il gold-standard terapeutico. Come regola generale, è fondamentale che la dieta sia equilibrata e variegata, facendo attenzione alle dosi per non eccedere con le calorie. La dieta mediterranea è l’unico regime dietetico che risponde a queste esigenze nutrizionali. Nel suo lavoro di disintossicazione il fegato agisce, infatti, trasformando i prodotti nocivi in composti meno tossici. Per favorirne poi l’eliminazione, questi ultimi vengono legati a molecole che li rendono più solubili in acqua, così da essere facilmente espulsi attraverso le urine o le feci. Durante tali processi si formano, però, radicali liberi, che sono essi stessi dannosi. Al nostro fegato servono quindi sostanze antiossidanti, che neutralizzino i radicali liberi, e composti che contengono zolfo, che utilizza per aumentare l’idrosolubilità delle sostanze nocive da eliminare. Gli alimenti che assumiamo ogni giorno, e quelli che non mangiamo, hanno un grande effetto sul fegato e sulle sue funzioni. Alcuni contengono nutrienti che sostengono le attività disintossicanti del fegato. Per esempio, vitamine del gruppo B, compreso l’acido folico, gli antiossidanti come il beta-carotene (precursore della vitamina A), le vitamine C ed E e il selenio, ma anche il glutatione. Quest’ultimo è uno degli antiossidanti più importanti; è sintetizzato nel nostro organismo, ma si trova anche in determinati cibi, come arance, carote, fragole, patate, pesche e spinaci. Lo stress ossidativo è uno dei principali meccanismi responsabili della progressione di danno epatico nella NAFLD. Pertanto non solo una dieta bilanciata può contribuire nel trattamento e nella prevenzione della steatosi epatica, ma ha un ruolo significativo e promettente l’utilizzo di alimenti tra cui le spezie, che posseggono un importante effetto antiossidante. La dieta mediterranea ha un elevato consumo di pane, frutta, verdura, erbe aromatiche, cereali, olio di oliva, pesce e vino (in quantità moderate). L’olio di oliva (grazie al suo elevato contenuto di omega 3) sembra abbassare i livelli di colesterolo nel sangue; si pensa inoltre che il consumo moderato di alcol durante i pasti, sia un altro fattore protettivo, forse per gli antiossidanti contenuti nelle bevande alcoliche. Secondo la letteratura, la dieta mediterranea diminuisce il tasso di mortalità della coronaropatia (malattia coronarica) del 50%. Inoltre la dieta mediterranea spiega che sarebbe meglio bere minimo 6 bicchieri d’acqua al giorno. Un posto privilegiato nella dieta mediterranea è occupato dai cereali integrali, e suoi derivati. Contrariamente a quanto il senso comune potrebbe indurre a pensare, questa classe non è e non deve essere rappresentata 26 ALIMENTAZIONE E SALUTE ANNA DEL PRETE, ALESSANDRO FEDERICO, CARMELA LOGUERCIO solo dagli alimenti pane, pasta e al massimo riso, ma è ottima cosa variare, coinvolgendo altri cereali spesso, purtroppo, poco considerati: mais, orzo, farro, avena, oppure il riso integrale, forniscono vitamine del gruppo B e sostanze antiossidanti come il selenio. I legumi spesso denominati “la carne dei poveri” sono ingiustamente esclusi molte volte, o comunque altamente sottovalutati. La loro funzione è duplice, giacché la loro composizione vede una discreta presenza di carboidrati a lento assorbimento (basso indice glicemico), ma soprattutto, se comparata con altri cibi vegetali, una corposa presenza di proteine. Una dieta equilibrata che comprenda l’associazione di cereali e legumi è completa dal punto di vista proteico, in quanto fornisce all’organismo tutto lo spettro amminoacidico necessario. I legumi hanno anche il merito di apportare discrete quantità di sali minerali, alcune vitamine e fibra alimentare. Le leguminose più diffuse sulle nostre tavole sono le lenticchie, i ceci, i fagioli nella loro varietà (borlotti, cannellini, di Spagna etc.), le fave, i piselli e i lupini. Generalmente la dieta mediterranea tende a consigliare un consumo di pesce più largo rispetto a quello della carne. Il pesce, d’altra parte, non ha potuto restare escluso dalle tavole mediterranee, proprio per la presenza dell’ambiente marino che ha plasmato e determinato la storia dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Gode principalmente di ottime quantità proteiche, di acidi grassi essenziali e alcuni sali minerali. Il pesce inoltre è ricco di grassi omega 3, molto utili poiché assistono il fegato nel metabolismo dei lipidi e nel ridurre la produzione di trigliceridi. Quanto alla carne, si tende a preferire quella bianca (pollo, tacchino, coniglio) a quella rossa. Ricca in proteine, vitamine e sali minerali, la componente lipidica (grassi) dipende fortemente dall’animale di provenienza e anche dalla parte dell’animale. Diversi studi sostengono il ruolo protettivo della caffeina nello sviluppo della steatosi epatica. Nonostante la scarsità dei dati riguardanti l’esatto meccanismo attraverso cui il caffè e i suoi componenti influenzano l’eziologia dell’epatopatia, ci sono diverse ipotesi che propongono azioni metaboliche. Uno studio recente eseguito su colture di cellule ha dimostrato che il caffè è in grado di promuovere l’espressione di geni che codificano per proteine con azione citoprotettiva e antiossidante, studi precedenti hanno dimostrato che la metilxantina, largamente contenuta nel caffè, può inibire la sintesi di fattori di crescita che promuovo la fibrosi epatica. Dunque si propone una relazione inversa tra consumo di caffeina e NAFLD. La caffeina, inoltre, potrebbe avere un ruolo ipoglicemizzante mediante la riduzione dell’insulina resistenza. Le Crucifere: cavolo, cavolfiore, broccolo, cavoletti di Bruxelles, contengono un’elevata quantità di composti dello zolfo (si sentono dall’odore che emanano durante la cottura). Inoltre sono ricchi di glucosinolati, sostanze che aiutano il fegato a produrre gli enzimi di cui ha bisogno per i processi di disintossicazione. Aglio e cipolle sono ricchi di composti dello zolfo e sono un’ottima fonte di glutatione; inoltre, l’aglio contiene anche molto selenio. La s-allylmercaptocysteine (SAMC) è un composto idrosolubile presente nell’estratto di aglio. In diversi studi è stato dimostrato l’attività “anti-cancro” e antiossidante della SAMC. Il meccanismo attraverso cui la SAMC abbia un effetto epatoprotettore nella NAFLD non è ancora noto. Uno studio recente ha dimostrato che la somministrazione di SAMC in topi che seguivano una dieta ad alto contenuto di grassi riduceva lo sviluppo di NAFLD, la fibrosi, lo stress ossidativo e la necroinfiammazione. La cipolla è ricca di quercetina, sostanza nota in molti studi per i suoi effetti positivi sulla steatosi epatica. La cronica assunzione di quercetina riduce l’accumulo di grasso epatico e migliora i parametri sistemici relativi alla sindrome metabolica, probabilmente attraverso la riduzione dello stress ossidativo e mediante la riduzione dell’espressione nel fegato di geni associati alla steatosi. Le carote e le barbabietole sono ricche di betacarotene e altri carotenoidi e contribuiscono a proteggere il fegato. La barbabietola contiene anche composti in grado di assorbire i metalli pesanti ed è un’ottima fonte di acido folico. I carciofi e gli spinaci forniscono acido folico e altre vitamine del gruppo B, oltre ad aumentare la produzione della bile. È stato scoperto che 30 minuti dopo il consumo di carciofo, il flusso della bile aumenta del 100% circa. L’insalata verde in foglie specie se “amara”, come la cicoria, l’indivia o la lattuga romana aiutano a stimolare il flusso della bile. Frutta antiossidante: livelli elevati di antiossidanti si trovano, in ordine discendente in prugne, uvetta, mirtilli, more, fragole, lamponi, arance, pompelmo rosa, melone, mele e pere. Le mele contengono inoltre la pectina che si lega ai metalli pesanti (in particolare nel colon) e aiuta la loro escrezione riducendo il carico sul fegato. L’anguria è ricca di glutatione, mentre la papaia e l’avocado aiutano il nostro organismo a sintetizzarlo. Le uova sono ricche di vitamine del gruppo B e contengono molti aminoacidi solforati che, come si è visto, aiutano il lavoro epatico di disintossicazione. La curcuma o turmeric, come viene chiamata dagli inglesi e dagli indiani, è una spezia gialla che si ricava dalla radice della pianta omonima: Curcuma longa (e altre varietà) della famiglia delle Zingiberaceae, la stessa dello zenzero. Il colore giallo brillante della curcuma viene principalmente dai pigmenti dei polifenoli in essa contenuti, i curcuminoidi. In India è conosciuta ed utilizzata da almeno 5.000 anni, come medicina, spezia e anche o dimostrato come l’estratto di foglia di rosmarino possa limitare l’aumento ponderale indotto da una dieta ad alto contenuto in grassi e proteggere contro la steatosi. Il rosmarino aumenta l’attività degli scavengers degli anioni superossidi o meglio il suo supplemento con la dieta è fondamentale in quanto ha elevate capacità antiossidanti, interviene nei processi di rimozione dei radicali liberi di ossigeno. Carmela Loguercio Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva. Centro Interuniversitario Ricerche su Alimenti, Nutrizione e Apparato digerente (CIRANAD) Seconda Università di Napoli 29 ALIMENTAZIONE E SALUTE ANNA DEL PRETE, ALESSANDRO FEDERICO, CARMELA LOGUERCIO ALIMENTAZIONE E SALUTE MASSIMO COCCHI, GIOVANNI LERCKER ALIMENTAZIONE E SALUTE 31 ANTIOSSIDANTI Se ne parla da tempo: tanto e male. Sono capaci di combattere e prevenire numerose patologie come, per esempio, le malattie cardiache, l’invecchiamento precoce, le modifiche al DNA, la demenza, il cancro. La più grande banca dati al mondo ha elencato oltre 25mila antiossidanti: ma cosa sono davvero e perché sono così importanti se contenuti nei cibi? Massimo Cocchi, Giovanni Lercker G li antiossidanti sono stati le sostanze più studiate dall’ambiente scientifico, soprattutto negli ultimi quindici anni, ma anche quelle più considerate dai mezzi d’informazione di massa senza che siano state approfondite in maniera comprensibile l’azione e l’importanza che hanno nella nostra alimentazione. Gli organismi viventi hanno un meccanismo vitale, di termoregolazione e di altre attività indispensabili, che prevede la produzione dell’energia necessaria attraverso reazioni di combustione di nutrienti provenienti più o meno direttamente dalla dieta, basate su processi ossidativi. In relazione a questa necessità, in relazione ai meccanismi di tipo ossidativo, sono presenti anche sostanze che provvedono alla protezione dell’organismo, denominati per la loro azione antiossidanti. In condizioni di normale fabbisogno la produzione di antiossidanti da parte dell’organismo è sufficiente a mantenere bilanciata l’inevitabile presenza di sostanze ossidanti. Quando sono sviluppate altre attività corporee che coinvolgono movimenti muscolari, a diversi livelli, la necessità energetica aumenta e proporzionatamente anche l’attività ossidante e il consumo di antiossidanti. In questo caso la produzione endogena di antiossidanti potrebbe essere insufficiente e sostanze reattive dell’ossigeno (ROS) in eccesso potrebbero causare danni biologici. l’ossidazione delle sostanze grasse, sia nella forma di oli o grassi sia come lipidi degli organismi viventi e di quelli contenuti negli alimenti. Gli organismi viventi sono costituiti da un numero molto elevato di strutture cellulari, una specie di piccoli motori del nostro organismo, capaci di farlo funzionare oltre a far parte della struttura portante. Ciascuna cellula svolge la sua diversa attività, attraverso un comune meccanismo di introduzione di nutrienti (metabolismo) - forniti dai fluidi sanguigni - e di espulsione dei componenti da eliminare (catabolismo). Per selezionare le sostanze giuste nelle due necessità, introduzione ed espulsione, la cellula utilizza una membrana di struttura complessa formata da sostanze lipidiche particolari chiamati fosfolipidi che, insieme al colesterolo, lipoproteine e glicoproteine, fungono da barriera protettiva capace di “filtrare” le sostanze idonee dalle due parti. Gli acidi grassi, costituenti principali di tutte le sostanze grasse e presenti anche nelle membrane biologiche, nella molecola dei fosfolipidi, hanno un comportamento da mettere in relazione con la presenza di doppi legami e con la lunghezza della catena idrocarburica. Questi due parametri sono ben correlabili con la compattezza o meno della membrana dipendente dal punto di fusione dell’acido grasso: tanto più insaturo, tanto minore è il punto di fusione e, a parità d’insaturazione, tanto più lunga è la catena idrocarburica tanto maggiore è il punto di fusione. Tali proprietà fisiche risultano molto utili nell’interpretazione delle composizioni degli acidi grassi nelle membrane biologiche, in relazione alla funzione della membrana stessa (più fluida, meno fluida, più rigida, meno rigida, più permeabile, meno SOSTANZE IN E OUT È bene precisare, prima di tutto, che quando si considerano gli antiossidanti di solito si intendono quelli che evitano l’evento più probabile e negativo: VELOCITÁ RELATIVA DI OSSIDAZIONE DEGLI ACIDI GRASSI CON DIVERSA INSATURAZIONE ACIDI GRASSI AUTOSSIDAZIONE (1) AUTOSSIDAZIONE OSSIDAZIONE PERIODO (2) Fotosensibilizzata * DI INDUZIONE 2 (ore) Saturi 11Monoinsaturi 10 100 1,1 (32.000) Diinsaturi 100 1200 2,9 (1.600) Triinsaturi 200 2500 3,5 Tetrainsaturi **300 Pentainsaturi **400 Esainsaturi **500 * Fra parentesi il rapporto fra ossidazione fotosensibilizzata e autossidazione ** Ipotesi coerente 82 19 1,34 1) and * modified from Gunstone FD, Harwood JL, Padley FB, The lipid handbook., Chapman & Hall Eds., London-New York, 1986, pp. 453-457. 2) Belitz H-D, Grosch W, Schieberle, Food Chemistry, Springer Verlag Ed., Berlin, Heidelberg, New York, London, Paris, Tokyo, 1987, p.175. permeabile) e dell’attività della cellula. Tuttavia, l’insaturazione è direttamente proporzionale alla velocità di ossidazione e quindi all’ossidazione degli acidi grassi di membrana, per cui quelle più insature sono a maggiore rischio di ossidazione e di successiva rottura e probabile morte della cellula. Molte delle reazioni che avvengono durante l’ossidazione dei lipidi sono di tipo radicalico, anche se oggi si ritiene che l’innesco dell’ossidazione sia di carattere enzimatico o avvenga attraverso un meccanismo di reazione “fotosensibilizzata”. Questo tipo di reazione si verifica solo quando, oltre all’ossigeno, è presente anche una sostanza (fotosensibilizzatore) che può trasferire l’energia luminosa (ad esempio la luce del neon) all’ossigeno rendendolo molto più reattivo (fino a 32.000 volte di più) di quello allo stato fondamentale, cioè quello che respiriamo. Questo corrisponde ad un incremento di velocità pari a un’ossidazione - di tipo non radicalico che normalmente avverrebbe in un mese a temperatura ambientale e che invece si produce in circa 4 minuti. Dato che negli alimenti i fotosensibilizzatori sono grosse molecole corrispondenti a pigmenti (clorofille, emoglobina, metmioglobina e loro derivati), oltre ad altre sostanze particolari, è facile che in moltissimi alimenti l’ossidazione avvenga con questo tipo d’innesco. Pertanto, l’esposizione alla luce di molti alimenti provoca un innesco dell’ossidazione che, però nelle fasi successive, procederà con meccanismo radicalico, meccanismo sempre molto rapido e non rallentato o fermato con facilità. I problemi maggiori dell’ossidazione dei lipidi, dovuti al meccanismo d’innesco non radicalico (enzimatico e fotosinsibilizzato) sono collegati al fatto che non esistono antiossidanti (antiradicalici o chain breaking) capaci di interromperlo. MANGIARE BENE PER MANTENERSI IN SALUTE Il nostro corpo si è evoluto in tanti aspetti relativi agli organismi che lo costituiscono mediante processi sviluppati in tempi di molte migliaia di anni, secondo la selezione genetica, che ci ha condotto a quello che oggi siamo. Proprio tra questi adattamenti la sintesi e la sistemazione di sostanze antiossidanti sulla superficie delle membrane cellulari e al loro interno, ha portato ad una maggiore stabilità e alla migliore programmazione della vita cellulare. In uno stile di vita corretto e senza intensa attività fisica, la disponibilità di antiossidanti a livello cellulare è sufficiente alla normale protezione della cellula, ma in altra situazione esasperata per eccesso di attività corporea o di introduzione con gli alimenti di sostanze molto ossidate, la dotazione di antiossidanti sarà insufficiente e potranno attuarsi danni alle cellule. Ecco l’importanza dell’aiuto che possiamo fornire, attraverso l’alimentazione, al problema delle membrane cellulari nel nostro organismo: in primo luogo scegliere alimenti non ossidati ed in secondo luogo consumare alimenti ricchi di antiossidanti naturali. Se si considera importante bilanciare la nostra alimentazione a livello settimanale, per l’aspetto dell’ossidazione attraverso gli alimenti è bene ridurre al minimo i cibi che si considerano possibili portatori 32 33 ALIMENTAZIONE E SALUTE MASSIMO COCCHI, GIOVANNI LERCKER ALIMENTAZIONE E SALUTE MASSIMO COCCHI, GIOVANNI LERCKER Database Un team internazionale di ricercatori provenienti dalla Norvegia, gli Stati Uniti e il Giappone ha realizzato un database in grado di contenere tutte le informazioni relative a oltre 25mila sorgenti di sostanze antiossidanti, tra cui alimenti, erbe, spezie e piante officinali. L’elenco è stato pubblicato sul Nutrition Journal. Dopo aver reclutato 3139 alimenti e averli sottoposti ad analisi per accertarne il contenuto di antiossidanti, gli studiosi hanno annotato le differenze tra i cibi: «Abbiamo scoperto che gli alimenti a base vegetale possiedono generalmente un più alto contenuto di antiossidanti rispetto ai prodotti alimentari di origine animale e misti», scrivono i ricercatori che hanno notato come frutta e verdura, e più nello specifico noci, cioccolato e frutti di bosco, contengono da 5 a 33 volte di più di antiossidanti rispetto ai prodotti a base di carne. Anche il caffè possiede un alto contenuto di antiossidanti, tuttavia la quantità dipende dal tipo di caffè. Ottimo anche il succo di melograno, il tè verde e il tè nero, il succo d’uva e il succo di prugna. Al contrario, birra o soft-drink contengono meno antiossidanti. E la scoperta può sembrare davvero quella dell’acqua (calda), visto che da sola, è un liquido privo di antiossidanti. «É interessante notare che il contenuto di antiossidanti nel latte materno umano è paragonabile a quello di succo di melograno, fragole e caffè – sottolineano gli autori dello studio – e, in media, è superiore al contenuto di antiossidanti osservato nelle formulazioni per l’infanzia disponibili in commercio e analizzati nel nostro studio». di sostanze ossidate, quali ad esempio le carni molto pigmentate, principalmente quelle di cavallo e di bovino, i cibi fritti in oli sfruttati allo scopo, cotture a temperature elevatissime (della brace ad esempio) soprattutto dei prodotti di origine animale, gli alimenti non freschi e ricchi di grassi in superficie, ecc. Per quanto riguarda una scelta generale di alimenti dotati di antiossidanti, quelli che sono considerati le maggiori fonti di tali sostanze nella nostra alimentazione sono: frutta, verdura e olio extravergine di oliva, ricordando che con la frutta e l’olio si introducono anche un po’ di calorie e quindi è necessario non esagerare nel loro consumo associato ad altri alimenti. in secondo luogo per la presenza di antiossidanti naturali. Ciò è dovuto al fatto che da una parte questi antiossidanti ci garantiscono di evitare l’introduzione di sostanze ossidate e dall’altra una maggiore introduzione dei preziosi antiossidanti di cui si potrebbe avere necessità. Inoltre, oggi è noto che la composizione degli oli da olive è particolarmente ricca di acido oleico che, oltre a fornire una certa protezione nei confronti delle malattie cardiovascolari, è in grado di essere trasformato in piccola quantità in una sostanza (oleiletanolammide) che, trasportata dal sangue, quando arriva al nostro cervello ci fornisce la sensazione di sazietà. Si potrebbe dire che una buona bruschetta con l’olio extravergine di oliva come antipasto, possa ridurre il consumo successivo di altri cibi. Si tratta quindi dell’unico caso, per ora, in cui si può consigliare di consumare tranquillamente olio extravergine di oliva, tipica sostanza grassa della cosiddetta dieta mediterranea, perchè autoregola il desiderio di consumare altro cibo. Naturalmente questo è vero se consumiamo il cibo abbastanza lentamente in modo da dare tempo alla formazione di quella sostanza e al meccanismo d’informazione cerebrale di attuarsi. GOVERNARE LA FAME Si dice da tempo che è bene consumare 5 porzioni al giorno fra frutta e verdura e ora si può capire meglio l’importanza degli antiossidanti, dato che normalmente sono associati a quegli alimenti. In tutti gli alimenti il patrimonio di antiossidanti si riduce con la conservazione in attesa di consumo, anche a bassa temperatura. Questo è dovuto allo stesso meccanismo di sopravvivenza corporea e di produzione di energia, o a causa di maltrattamenti termici e di condizioni non ottimali di conservazione. Per l’olio extravergine di oliva le ultime indicazioni scientifiche ci confermano l’utilità del consumo in primo luogo per la composizione dell’olio, particolarmente adatta per i suoi acidi grassi poco insaturi ad una resistenza maggiore all’ossidazione, Massimo Cocchi L.U.de.S. University Lugano (Svizzera) 35 ALIMENTAZIONE E SALUTE MASSIMO COCCHI, GIOVANNI LERCKER