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FIG. I -
I RUDERI DELLA VILLA RURALE MINOICA A SCAVO ULTIMATO: SUL DAVANTI, A SINISTRA IL MAGAZZINO DEI PITHOI XIV,
NEL CENTRO IL CORRIDOIO XIII (DA OVEST)
CRONACA
LA VILLA RURALE MINOICA DI GORTINA
del 1958 la Scuola Archeologica
Italiana di Atene, pur continuando scavi e saggi
D
stratigrafici di notevole portata a Festòs - intesi sopratURANTE LA CAMPAGNA
tutto a vieppiù chiarire e precisare l'evidenza cronologica
e l'evoluzione stilistica della primitiva civiltà minoica ha compiuto una scoperta di maggiore rilievo nel territorio
di Gortina. l ) Questa città, capitale nell'età romana della
Provincia di Creta e della Libia, si estendeva nel centro
della fertile pianura della Messarà, relativamente a non
molta distanza dal mare, su un vastissimo territorio ora
occupato da ben quattro villaggi (H. Deka, Ambelusos,
Mitropolis e Kastelli) tutti circondati dalle oscure macchie
dei loro secolari oliveti. Era fin recentemente opinione
corrente che la città, che ci ha ridato il più antico codice di
leggi - ch'è insieme la più estesa e interessante iscrizione
arcalca della Grecia - , non fosse stata abitata in età
pre-ellenica: opinione del tutto inverosimile per sé stessa,
data la sua ubicazione in un territorio tra i più attraenti
dell'isola e proprio allo sbocco nella piana della principale
strada congiungente Cnosso e la costa settentrionale dell'isola con la sponda libica. Recenti scavi della Scuola,
infatti, hanno rimesso in luce in vetta all'acropoli della
città un tempio protoellenico, che aveva incastrato le
sue fondazioni sopra a resti di un abitato di età micenea
e submicenea, abitato di cui si sono scavati anche altri
caseggiati tutt'attorno sul colle; resti di abitato che, inoltre, posano qua e là entro uno strato che ha ridato frammenti ceramici della più antica età cretese, classificata
finora come .. neolitica ".2)
L'edificio ultimamente scoperto dalla Scuola Italiana
(fig. r) è precisamente un palazzetto di età minoica, che
ha rivelato i caratteri delle ville rurali, cioè abitazioni di
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4
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FIG. 2 -
PIANTA DELLA VILLA RURALE MINOICA
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(arch. F . Garetto)
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signori di campagna, che in esse raccoglievano entro ampi magazzini i prodotti dei loro terreni, tipo di costruzioni
di cui le più lussuose e più affini alle
nostre sono un gruppo di ville scoperte
a Tylissos.3) È situata in località chiamata Kannià, ai piedi della catena degli
Asterusi a circa I km. a Sud-Ovest del
villaggio di Mitropolis e 2 km. dalla
vetta dell'acropoli di Gortina. La sua
pianta (fig. 2), determinabile dappertutto meno che sul lato est - come
diremo tra poco - doveva formare un
ampio rettangolo, lungo quasi 20 metri (19, 50) sul lato corto da Nord a
Sud, attraverso ai vani IV-XXV, ma
con delle indentature sul contorno
esterno delle pareti, quali si rinvengono
di consueto anche nei maggiori palazzi
minoici.
La struttura dei muri perimetrali rivela, specialmente sui lati meglio conservati nord e ovest, una fattura asFIG. 3 - VEDUTA DEGLI AMBIENTI ADIACENTI AL MURO PERIMETRALE NORD:
sai accurata e imponente (figg . 3-4), a
DAVANTI SONO I MAGAZZINI DEI PITHOI XIV E XI (DA NORD-OVEST)
filari di grossi blocchi o lastroni posti
per piatto, accuratamente ritagliati a linee rette sul lato
che qui l'esterno per la ragione di CUi ci rendeesterno, dove sono anche posati in un sistema pressoremo conto più tardi - era interrato a un livello un
chè isodomico con gli spigoli in posizioni alternate di
po' superiore al piano interno del vano IV medesimo
assise in assise, e talora con una specie di euthynteria per
(fig. 3). A Est del vano IV non si conservano più che i
la assise inferiore. Sull'estremità occidentale del lato
filari delle sostruzioni; al di là del vano XXX il muro
nord notiamo anche come i filari superiori recedono a
forma un'altra più sensibile rientranza, che potrebbe
essere stata l'angolo terminale dell' edificio originario: più
leggieri gradini (fig. 4). Internamente viceversa i blocin là infatti non si sono rinvenute che sostruzioni di
chi hanno contorni del tutto irregolari, e i muri erano
inzeppati con pietruzze e terra per formare le pareti
muretti interni di fattura del tutto scadente, sottili, e
verticali, pareti che probabilmente erano intonacate e
per di più posanti - a un livello più alto dei circostanti stuccate come quelle degli altri muri
dell' edificio. Questa tecnica di costruzione non è peculiare degli edifici minori privati, ma si estende ai grandi
palazzi, e la possiamo notare per es.
sui muri perimetrali del palazzo T ardoMinoico di Festòs ; sistema però che
alla rovina degli edifici ha causato per
lo più, come nel nostro caso, il franamento delle inzeppature di piccoli
sassi e di terra e la riduzione delle
pareti interne dei muri perimetrali a
superfici del tutto irregolari (cfr. fig. 5).
Sotto alle assise di lastroni nell'angolo
nord-ovest dell'edificio (fig. 4) vediamo
i blocchetti irregolari delle sostruzioni
che posano sul terreno vergine, lo skurì
argilloso; ma nello stesso muro perimetrale nord, più verso Est, dopo il
dente rientrante all'altezza del vano IV,
sotto i resti di un singolo filare di
lastroni dell'elevato, si trovano invece
due filari di sostruzioni a grossi blocFIG. 4 - VEDUTA DEL MURO PERIMETRAL E OVEST DALLO SPIGOLO NORD-OVEST:
chi relativamente ben squadrati anche
DAVANTI AL MURO È UN RIEMPIMENTO DI PIETRUZZE; A SINISTRA SONO I MAGAZZINI
DI PITHOI XIV E XI
questi, sostruzioni che suggeriscono
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aggiunti e di secondaria importanza,
adibiti a stalle o ad altri usi modesti.
Anche più sensibili in dentature forma il perimetro della villa a Ovest e
a Sud. All' esterno dello spigolo sudovest vediamo un enorme macigno
tondeggiante (fig. 5) che sembra posato a protezione dello spigolo medesimo. A metà del lato sud v'è un
corpo di fabbricato sporgente (vani
X-XXV), anch'esso conservante i bei
filari di lastroni, in un punto fino a
quattro assise, lastroni che però vengono a mancare poco dopo verso Est,
dal lato dove anche qui il contorno
dell' edificio, manomesso dai secolari
lavori dell'aratro e recentemente dallo
sconquasso del trattore meccanico, si
va perdendo. Subito prima di arrivare
al corpo sporgente, il vano XXIII si
palesa come l'atrio dell'edificio, conservante la sua bella soglia formata da
un immenso lastrone, atrio forse laFIG. 5 - ANGOLO SUD-OVEST: SULLO SPIGOLO, FUORI DEL VANO XXII,
È UN GROSSO BLOCCO A PARACARRI (DA SUD-OVEST)
sciato scoperto dal tetto poichè è l'unico col pavimento a kalderim, ovverosia
non sul terreno vergine, e neppure su terra di riempimento,
lastricato a irregolari lastre poligonali e ciottoli, in parte
ma su terra contenente già frammenti affini a quelli trovati
avvallato. Un leggiero gradino scende ad esso dalla soglia,
entro le rovine della villa, quindi con probabilità ambienti
verso la quale è avviata obliquamente dall'esterno, venendo
cioè da Sud-Est, una stradina, o specie di marciapiede, anch'esso lastricato
nel medesimo sistema, stra dina dunque
di tipo minoico simile per es. a quella,
naturalmente più accurata e a lastre
rettangolari, che conduce all'ingresso
nord del palazzo di Cnosso: strada adatta per i cavalli e i carri conducenti le
derrate alla villa, e forse le portantine
per i signori della villa stessa.
Tornando all'angolo sud-ovest (fig. 5)
vediamo la macerie degli enormi blocchi perimetrali accumulatasi nell'interno dell'edificio. Notiamo però di nuovo
che il pavimento di questi vani interni
è più alto del piede esterno del muro a
belle assise i lungo il lato sud esternamente all' edificio sembra essere stata
gettata fino allivello del pavimento interno una massicciata di lastrine e di
pietre. La medesima differenza di livello fra i pavimenti interni e la base esterna dei muri perimetrali la ritroviamo
sull' angolo nord-ovest (fig. 4) i qui è
anche meglio distinguibile, ed è stata
lasciata in posto, la massicciata di pietruzze del riempimento.
La ragione delle differenze di livello
fra l'interno e l'esterno dell'edificio si è
resa evidente quando abbiamo scoperto
che, sotto al pavimento battuto della villa di cui abbiamo trovato le suppellettili
FIG. 6 - VEDUTA DEI RUDERI DA NORD-EST
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fra i resti delle loro pareti, era esistito
un edificio precedente, assai simile al
nostro per struttura e per planimetria,
i muri del quale erano stati livellati
subito sopra il primo filare di grossi
blocchi, a circa mezzo metro dal piano
originale, e i cui ruderi erano serviti
quali massiccia te di contenimento di
terra e sotto-fondo per il piano pavimentale all'edificio più recente, soprattutto nei grandi magazzini di pithoi
dove un solido sotto-fondo era richiesto per sostenere il peso dei pithoi
medesimi. Per non indebolire troppo le strutture della villa più tarda che vedremo in gran parte malamente
ridotte dalla catastrofe che l'ha abbattuta - abbiamo seguito solo parzialmente le fondazioni delle precedenti, soprattutto nei magazzini dove
la rimessa in posto dei pithoi e la copertura di protezione sovrapposta ci
impediranno uno scavo adeguato più
FIG. 7 - PARTE DEL MAGAZZINO IV (DA SUD-EST) DURANTE LO SCAVO
tardi. Abbiamo visto così (cfr. le linee
tratteggiate della pianta fig. 2) come il vano XIV, sull'angopiù tarda si stacca un muro interno nord-sud, che, paslo nord-ovest dell' edificio definitivo, era attraversato circa
sando sotto al muro di questo vano entra nel corridoio
a metà da Ovest a Est da un grosso muro, strappato nel
XIII, in questo incrociato, subito accanto al suo muro
centro per incastrarvi la vasca quadrata di cui parleremo
nord, da un altro muro est-ovest. Nell'angolo sud-est
fra poco, muro fiancheggiato fino al nostro più tardo muro
del vano XI la terra fra i due successivi pavimenti è stata
perimetrale da una massicciata, probabilmente una strasufficiente a conservare ancora in situ una pentola su
dina, con una serie di grossi blocchi accostati al muro
tripode, conficcata entro a un più basso bacino egualantico a modo di marciapiede o di rinforzo ed un lastricato
mente tripodato, pentola simile a quella che descriveremo
di pietre più piccole esternamente. La continuazione di
fra poco nella villa più tarda. Gli scarsi frammenti ceramuro e strada suddetti s'è rinvenuta pure nell'adiacente
mici di qualche significato raccolti in questo strato fra
vano XI, dove il muro è stato egualmente strappato nel
i due pavimenti, per vero, sembrano indicare che il primo
centro per l'inserzione qui di due vasche. Questo muro
non risalga a un'età troppo remota dal secondo, poichè
perimetrale nord dell' edificio primitivo
probabilmente andava a ricongiungersi
a Ovest, all' esterno della nostra villa
e sull' orlo della massicciata di pietruzze poco sopra ricordata, con un
muro nord-sud di dimensioni ancora
più imponenti, che doveva formare
dunque il muro perimetrale ovest dell'edificio primitivo, benchè in questo
caso la sua faccia di bei blocchi squadrati fosse volta verso l'interno poichè qui l'esterno posava sul kuskuras.
La gettata di pietruzze testè nominata
si spiega pertanto con la necessità di
portare il piano della stradina esterna
allivello dell'edificio più tardo, benchè
le basi esterne dei suoi muri si siano
tenute al piano dell'edificio primitivo
per meglio contenerne i ruderi e rassodare i nuovi pavimenti impedendo
la penetrazione di acqua e umidità
dal basso. Dal muro perimetrale nord
dell'edificio più antico, subito dopo
il suo ingresso nel vano XI della villa
FIG. 8 - I MAGAZZINI DEI PITHOI IV, XI, XIV (DA SUD-EST)
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sono a filari di blocchetti appena o per
niente dirozzati inzeppati con terra.
Probabilmente tutti erano rinforzati
da un'intonacatura, intonaco giallino
ben lisciato di cui abbiamo trovato dei
resti soprattutto sull' estremità nordovest del lungo corridoio XIII, come
pure presso allo stipite della sua porta
est. La porta nord dal corridoio XII
al X scende con un gradino assai alto,
che verisimilmente era in origine intramezzato con un gradino intermedio
in legno o terra battuta, naturalmente
scomparso. Causa il declivio del colle
simili gradini dovevano più volte dare
accesso da una stanza all'altra: e la
distruzione dei muri di molti ambienti
fino all'ultimo filare dell'elevato ci rende in più casi impossibile determinare, nella sezione est della villa meno
conservata, i passaggi da una stanza
all'altra.
Dalla pianta fig. 2 vediamo come i
magazzini di pithoi che ci hanno suggerito il carattere di villa rurale per
il nostro edificio, sono disposti soprattutto nella sua parte occidentale, negli
ambienti più vasti e meglio costruiti;
ma - caso finora eccezionale nelle
costruzioni minoiche - un altro gran
numero di più modesti ambienti nella
FIG. 9 - I MAGAZZINI DEI PITHOI XI E XIV (DA NORD-EST)
parte centrale di esso, almeno quattro
se non più, si sono manifestati indubbiamente come santuafinora non si sono scoperti resti di ceramiche fini polirietti. Descriviamo rapidamente gli ambienti più interescrome; qualche frammento con decorazione à la barbotine
santi e meglio conservati, cominciando dai magazzini.
è stato forse portato con la terra dall'area circostante.
Sull' estremità nord-ovest della villa sono allineati i
Infatti i muri maestri di entrambi gli edifici, posati sulla
tre magazzini principali. È su questo lato occidentale che
roccia, sono incastrati in un terreno palesante in tutta
dopo la catastrofe deve essere precipitata dall'alto della
questa regione una facies neolitica; e siccome il terreno
collina una maggiore alluvione di terreno argilloso, che
scende in dolce pendio verso Est e anche sensibilmente
s'è rassodato in una massa compatta e dura, spesso assai
verso Sud, livellando il piano pavimentale tanto nel primo
simile allo skurì naturale, inglobando vasi e frammenti.
quanto nel secondo edificio è stato spesso lasciato uno
Il vano IV (fig. 7) è quello meno denso di pithoi, un
strato di terreno contenente cocci di tale facies. Così
per es. nei corridoi XII e X della nostra villa, nel primo
paio dei quali peraltro erano caduti sul fianco, e ci hanno
subito palesato la forma dominante di questo genere di
dei quali s'è conservato verso Nord un pezzo del paviampie giarre, somiglianti agli esemplari già ben conomento acciottolato, mentre verso Sud il terreno scende
sciuti dai magazzini di Cnosso, di Festòs, di Tylissos e
ormai sotto al piano pavimentale e presso alle sostruzioni
via dicendo. Una grande lastra quadrata posata per
dei muri si sono trovati numerosi frammenti neolitici,
alcuni anche decorati, soprattutto con la superficie inpiatto sul pavimento proprio nel centro dell'ambiente
probabilmente era la base di uno dei pilastri per sostecrespata (" ripple ware II)' oppure con incisioni di angoli
molteplici, nella maniera della simile ceramica neolitica
nere il tetto, quali incontreremo in migliori condizioni
nel vano seguente. Invece un immenso lastrone verso
cnossia, e altri di fini tazzine ben lucidate. Egualmente
l'angolo nord-ovest non può essere che uno dei blocchi
nella parte orientale della villa, dove tutte le strutture
dell'elevato sono state asportate, frammenti neolitici si
caduti dal muro perimetrale vicino. Una bella soglia
trovano quasi in superficie, per es. nel vano XVII; in
tra questo magazzino e il magazzino XI (fig. 8) è costituita da un solo grandissimo blocco, spezzato in tre, con
strati neolitici si approfondiscono le sostruzioni dei più
la superficie ruvida meno due liste sui lati est e nord,
grossi muri perimetrali, quello nord come quello sud, e
ceramiche neolitiche si sono incontrate in vari saggi da noi
probabilmente per la posa dei battenti, e con una bassa
eseguiti sotto al piano pavimentale nell'interno della villa.
scodella scavata su un'estremità per il cardine. Ai suoi
piedi a sinistra vediamo giacere una grossa brocca ad
Venendo a descrivere ora la nostra villa nel suo aspetto
finale, a differenza dei muri perimetrali i muri interni
occhioni, e a destra un grande numero di skutelia, che
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palesano la forma troncoconica dell' età palaziale avanzata.
Nell'angolo nord-ovest della stanza v'erano sul terreno
frammenti delle alle minoiche decorate a petali e a spirali,
di cui vedremo sotto un gran numero di esemplari ben
conservati. Presso alle fondazioni del muro ovest, incastrato nello skurì, s'è rinvenuto qui uno dei pochissimi
frammentini sporadici di ceramica Kamares che ci ha
ridato lo scavo.
Il magazzino centrale era certo l'XI (figg. 8-10), fornito di due bei pilastri per sostenere il tetto, conservanti
ciascuno solamente la base e un blocco sovrapposto formante una leggera rientranza, quest'ultimo in entrambi
i pilastri tutto consumato e spaccato dall'incendio che ha
distrutto la villa. L 'incendio ha fatto rovesciare accanto
ai pilastri diversi pithoi, dai quali si è versata nella terra
bruciata e nella cenere una quantità di cereali, precisamente piselli e fave. A Est e ad Ovest dei pilastri, nell'interasse fra i due, si sono trovate incastrate nel terreno
(fig. IO) due vasche quadrate di pietra con bacino profondo, limitato da uno stretto bordo, in fondo terminante
a scodelletta centrale; la terra bruciata grassa contenuta
in esse può suggerire che fossero usate per decantazione
dell'olio. Accanto ai pithoi addossati ai pilastri vediamo
(fig. 8) un grande tripode ancora in piedi. Invece vicino
ai pithoi addossati alla parete est s'è rinvenuto un bell'anforone ovoidale (fig. 12 a), con due anse verticali
sul collo e due più strette a metà corpo, decorato sulla
spalla a zona di spirali correnti in tutte le direzioni, separata dalla decorazione a schematici cespi di foglie attorno
al piede mediante una fascia di spiralette sciolte. Oltre
ai pithoi consueti s'è rinvenuto sul pavimento un piccolo
pitharaki, o alto bacino a fondo d'uovo e larga bocca.4)
Ma soprattutto entro ad alcuni dei grandi pithoi s'è
ritrovata una quantità di vasi decorati, di grande importanza intrinseca e relativa alla datazione del nostro edificio, che studieremo più sotto. Un sottile muretto divisorio separa questo dal magazzino XIV, anch'esso accessibile da una soglia a bel lastrone con foro per il cardine,
opposta alla soglia est del vano XI. Pithoi erano allineati
ininterrottamente lungo tutti i muri della stanza (a eccezione del tratto nord del muro divisorio con la precedente),
ma erano in gran parte ridotti in pietose condizioni, specialmente verso l'angolo nord-ovest, fracassati qui dai
lastroni precipitati dai muri perimetrali. Anche in questo
vano, nel centro era incastrata una vasca quadrata, simile
alle due del vano attiguo.
Il già ricordato lungo e ampio ambiente XIII separa i
due precedenti da un altro magazzino, il XXI, ubicato
nel centro della villa. Oltre alle due porte verso Est e
Sud, l'ambiente XIII presenta (fig. I) un'apertura verso
Ovest, qove sopra al filare superiore d'una specie di
davanzale, che sembra a livello della seconda assise dal
basso muro perimetrale, s'è trovato una specie di canale,
formato da due file di pietruzze e terra rinforzate con
intonaco. Il livello di questo davanzale è di un alto gradino
superiore al piano dei pavimenti interni della villa, e
invece identico a quello del riempimento esterno di pietruzze, che però lungo questa apertura del vano è sostituito da un marciapiede, o pezùla, di lastre ben connesse.
Il canale lungo tutta l'apertura della parete sembra essere il
FIG. IO - IL MAGAZZINO DEI PITHOI XI: NEL CENTRO,
TRA I PITHOI, SI VEDONO LE BASI DEI DUE PILASTRI
DI SOSTEGNO DEL TETTO E LE DUE VASCHE QUADRATE
(DA NORD-OVEST)
residuo di una specie di chiusura a saracinesca, che avrebbe
potuto servire di secondo ingresso alla villa, un ingresso
secondario per le mercanzie da depositare nei magazzini,
e a cui gli animali e i carri potevano accedere sopra il
piano del battuto perimetrale di pietruzze. Una saracinesca
sarebbe qui giustificata a protezione dei magazzini circostanti. Se è stato, come supposto, un ambiente di passaggio o smistamento di merci, è comprensibile come
questo ambiente sia stato trovato privo di pithoi; solamente addossato alla parete nord verso il vano XI si è
trovato sul suo perimetro un capace anforone ovoidale,
di quasi mezzo metro di altezza, decorato su tutto il corpo
a strisce orizzontali. 5) Dalla terra dell'ambiente inoltre
sono state recuperate alcune altre ollette e coppe simili
a quelle restituite dall'ambiente XI, che vedremo sotto,
e un gruppo di skutelia.
Due o tre ampi vasi, anfore o stamnoi, si sono rinvenuti
nel vano XXI, fra i due dei sei pithoi del magazzino collocati agli angoli della parete nord; una (fig. 12 b) è un'anfora di forma quasi identica a quella rinvenuta nel vano XI, decorata a spirali correnti a contorno punteggiato
sul ventre e a zona di punteggiature sulla spalla. Tra i 6
FIG. I I -
IL MAGAZZINO XVI (VEDUTA DA SUD-EST)
243
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•
.Jj
a
b
FIG. 12
a, b -
DUE GRANDI ANFORE BILOBATE DAI VANI XI E XXI
pithoi alcuni sono piccoli e privi dei cordoni ondulati
in rilievo; uno per es.,6) ovoidale con due anse cilindriche
a cestello e due verticali a nastro sulla spalla, ha un solo
cordoncino orizzontale a metà corpo ed è decorato di
sgocciolature scendenti dal labbro. Più denso di pithoi,
piccoli e grandi, è l'ultimo magazzino, XVI, allineato al
IV ma collocato nel centro dell'edificio, pithoi di cui
uno era posto fin presso l'ingresso del vicino ambiente
XXV. Quello sullo spigolo fra i due (fig. II) è l'unico
della villa che presenta la decorazione di cordonature
non schiacciate e ondeggianti ma dritte e a punte di
diamante (v. sotto, fig. 29 a). Dall'interno del vano proviene anche un bruciaprofumi, 7) nonchè una bella ciotola di pietra, con ansetta, frammentaria.
Pithoi isolati si sono trovati anche in altri ambienti,
uno per es. nel vano XXVI. Più degno di nota è il rinvenimento nel ripostiglio IX di un mezzo pith03, adoperato così intenzionalmente per incastrarvi e proteggere
un ampio calderone cilindrico in bronzo, con orlo ribattuto esternamente e due anse cilindriche orizzontali presso
ad esso (fig. 13), il quale deve appunto a tale protezione
la sua ottima conservazione. Il muro a squadra fra i due
piccoli ripostigli VIII e IX è assai sottile e di scadente
fattura, posa su uno strato di terra più alto dei pavimenti
244
attigui, e quindi è un'aggiunta posteriore a suddivisione
di un singolo precedente vano più ampio e a chiusura
della parete ovest del vano V. Per altri ambienti meno
interessanti possiamo ricordare un grande blocco accosto
alla parete occidentale del vano XXII, rettangolare ma entro il quale è scavata una conca tondeggiante, usato probabilmente per vasca piuttosto che per base di colonna. È
questo l'ambiente nel quale abbiamo notato una congerie
di immensi blocchi di crollo dei muri circostanti (fig· 5).
Accanto ai magazzini, abbiamo detto, la maggior parte
degli ambienti che ci hanno restituito parte delle loro
suppellettili si sono palesati come sacelli. Ne consegue
l'osservazione che rimarrebbe un numero eccessivamente
ristretto di vani del pianterreno che si possono prestare
all'uso di stanze di abitazione per i signori della villa,
e l'ipotesi che queste fossero ubicate in uno o più vani
superiori. Non abbiamo riscontrato avanzi di scale partenti dai pavimenti che confermino questa ipotesi, ma
la riduzione dei ruderi in buona parte dell'edificio alle
sole sostruzioni o poco più non la esclude neppure. Due
strettissimi ambienti accostati, come la sezione meridionale del corridoio X e l'ambiente XXIV, si presterebbero
egregiamente a pareti di due rampe di una scalinata conducente ai piani superiori. 8)
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Forse il più spazioso e il principale dei sacelli, il vano I,
è quello che è stato purtroppo sottoposto all'opera distruttrice del trattore, il quale, scompaginandone le suppellettili, ha attirato l'attenzione sul nostro edificio. Le
sue pareti, piuttosto grosse, sono costruite nella consueta
tecnica di pietruzze impastate di terra, pietre calcaree
che nella parte occidentale erano mescolate a blocchi di
gesso, sui quali l'acqua filtrata dalla terra aveva causato
un'erosione profonda riducendole a forme strane in mezzo
agli altri blocchetti regolari. Più interessante è stata la
constatazione nella parete est del vano attiguo II di un
solo basso filare di blocchetti allineati un po' internamente
alle sostruzioni più larghe, tecnica di una sostruzione più
larga dell' elevato del muro osservata altrove anche in
strutture assai più antiche, per es. nelle case di Patrikiés
presso a Festòs.9) Tornando al vano I, accanto alla paFIG. 13 - VANO IX : CALDERONE DI BRONZO CONTENUTO ENTRO
rete ovest si sono ritrovate ancora allineate alcune lastre
UN MEZZO PITHOS (DA SUD-EST)
formanti una specie di marciapiede (pezùla), forse lievemente saliente sopra a un pavimento acciottolato di cui
Probabilmente l'immagine della dea ritorna anche
s' è conservato solo qualche tratto qua e là. Questa fascia
in rilievo su due frammenti (fig. 16 a), verisimilmente
lastricata presso alla parete probabilmente sostituiva la più
appartenenti entrambi a un solo pinax, in cui una figura
femminile a torso ignudo, con le braccia egualmente
comune banchina per gli arredi sacri che vedremo altrove,
perchè sopra e accanto ad essa si sono rinvenuti i gruppi
piegate al gomito e le mani sollevate, veste invece ancora
la gonna a balze dell'antico costume cretese, stretta ai
maggiori di resti di idoletti e di fittili lasciati in posto
fianchi da una rigida cintura. I seni sono delimitati da
dall'aratro e dal trattore. Nel mezzo della stanza, a Est
triplici anelli incisi, una ricca collana cinge il collo e un
della fascia lastricata, era incastrato nel terreno un piccolo
braccialetto adorna il braccio sinistro. 12 ) Ma, oltre agli idoli
pithos ovoidale allungato, liscio, di cui si è salvata solo la
maggiori erano presenti anche i piccoli ex-voto di offerte
parte inferiore. IO) Della suppellettile di questo santuario
modeste, che ci hanno lasciato almeno una delle testine
si sono ricuperate due immagini relativamente ben conserquasi informi di contorno triangolare, di cui tratteremo
vate della Dea dei serpenti (figg. 14 c-d, e 34), del tipo
assai conosciuto degli idoli a campana, entrambe coperte di
più sotto, e inoltre il corpo di un'altra figura interessante
perchè è una delle poche figure maschili, con un panno
un diadema sull'orlo dentato del quale sopra alla fronte
fanno capolino le teste di un nido di
serpenti. II) La prima dea inoltre ha
due serpenti che le strisciano lungo le
braccia stese obliquamente innanzi dal
gomito, mentre una colomba sembra
scendere a volo posandosi sulla sua
gota destra. Nella maggiore immagine
(alta m. 0A7), dalle braccia entrambe
più o meno spezzate, i seni sono meglio pronunciati e la veste campanata
ha maggiore sviluppo. Anche più proporzionata è la gonna rispetto al corpo
in una terza immagine simile, purtroppo conservataci non solo senza
braccia ma anche acefala. Ancora più
grande doveva essere un'altra immagine divina di cui si è conservata solo
la parte superiore della testa, con un
orecchio e un tratto di occhio, coperta
da un cappelluccio a pan di zucchero
simile a quelli delle statuette di Tanagra, anch'esso terminante sulla fronte
a diadema dentato dal quale sporgevano le solite teste serpentine i tre rilievi a fiamma adornano la fronte nel
c
a
b
d
centro e sopra gli orecchi. Forse a
questa immagine appartenevano due
FIG. 14 a-d - QUATTRO STATUETTE FITTILI DI DIVINITÀ FEMMINILI, DAI SACELLI v, xv, I
mani con la palma aperta (fig. 15 a).
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FIG. 15
a-c -
FRAMMENTO DI IDOLO FEMMINILE (VANO I); TESTINA FITTILE (VANO VI); FRAMMENTO DI TUBO SACRIFICALE
CON TESTA TAURINA IN RILIEVO (VANO V)
intorno ai fianchi passato a guaina tra le gambe. Completano la suppellettile del sacello una testa bovina, pure
fittile, numerosi frammenti di tubi sacrificali cilindrici
vuoti con nastri ondulati in rilievo sui fianchi, di cui pure
vedremo più sotto esemplari meglio conservati, un vaso
tronco conico con pareti concave di tipo a pot-à-fleurs,
un frammento di veste campa nata a bitorzoli che doveva
appartenere ad un altro idolo femminile, uno skuteli, e
due vezzi di collana, uno a dischetto in pietra nera, il
secondo cilindrico in vetro.
Anche lo strettissimo vano III - sorta di ripostiglio
allungato - tra l'ambiente che s'è descritto e il magazzino IV, e soprattutto il suo prolungamento slargato
verso Sud, dovevano essere adibiti a uso sacra le, poichè
da essi provengono troppo numerosi resti di simili idoli
per poterci persuadere che si siano tutti riversati dai sacelli
vicini. Qui si è trovata la parte superiore di una seconda
testa di grande statuetta, 13) questa col diadema crestato
sormontato da una specie di cimiero simile a un lungo
collo cilindrico di vaso a labbro svasato, fiancheggiato da
due larghe palette elissoidali quali vedremo anche sui
copricapi delle dee del santuario di Gazij un gruppo di
palette da simili copricapi si è trovato impastato in un
sol blocco, ed egualmente un piccolo doppio corno fittile
e un uccellino possono essere resti di simili idoli, siccome
appunto si ritrovano sui cappelli delle dee testè nominate.
Forse alla nostra testa or ora descritta appartenevano
frammenti di grosse braccia rinvenute vicino. Invece
propio addossata al muro tra il vano III e il I s'è trovata
in due pezzi un'interessante colonnina in pietra, alta
circa mezzo metro, con un fusto ottagonale slargato in alto
e sorgente su una grossa base cubica, con echino schiacciato elastico e abaco quadrato, nel cui centro è inserito
un basso dado in cui è scavata una vaschetta: forse anch'esso oggetto rituale, usato probabilmente per libagioni.
Più caratteristica forma di sacello presenta il vano V,
fornito di due delle banchine spesso usate per collocarvi
idoli e arredi sacri nei santuari minoici, come - per
citare un paio dei tanti esempi - in quello sul fondo
del Piazzale detto appunto dei sacelli a H. Triada e
in quello di Karphì. 14) Sulla banchina maggiore lungo
la parete nord (fig. 17) posavano ancora due vasi in pietra,
uno alto a contorno ottagonale con profonda vaschetta
tondeggiante rinvenuto rovescio presso il suo spigolo,
l'altro a .. nido di rondine" trovato vicino. Presso il
medesimo spigolo della banchina posava obliquamente
sul terreno un tubo sacrificale cilindrico, simile a quello
che vedremo nel vano XV, accanto ad esso una seconda
bella testina fittile taurina, con ampie corna e orecchi
ben modellati, e appresso la parte superiore di un minuscolo idoletto femminile (fig. 31 g) con le braccia portate
al seno, la testa a naso adunco fiancheggiato da due occhi
a dischetti schiacciati, con trecce ondulate scendenti
sulle spalle. Presso la parete ovest a poca distanza dalla
banchina sopra nominata posava a terra, spezzato in due,
un altro idolo femminile di maggiori dimensioni (figg. 14 a,
35 a), questo con gli avambracci sollevati verticalmente
e con le palme delle mani volte innanzi, conservante
ancora la stephane dentata sopra la fronte ma che probabilmente ha perduto la tiara o altro copricapo che posava
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FIG. 16
a, b -
DUE FRAMMENTI DI PINAX IN RILIEVO CON IMMAGINE DELLA DEA, DAL VANO Ii STATUETTA DI GUERRIERO DAL VANO V
sul cocuzzolo della testa. È più piccolo dei due sopra
nominati, misurando solo m. 0,22 di altezza. Lungo questa parete ovest s'è rinvenuto nel terreno (fig. 18) un
ammasso di frammenti ceramici e di pezzi di idoli, che
si addensa presso all'angolo sud-ovest del vano. Invece
sopra alla bassa e stretta banchina sud vediamo posare
nell'angolo del sacello la base di un idolo a campana assai
più grande, al quale appartiene forse un pezzo di grande
testa trovata poco distante, con una tiara conica a scanalature orizzontali quadripartita da quattro costolature
verticali, sotto alla quale sporgono le teste dei serpenti
che si affacciano sull'orlo della stephane dentata (v. sotto,
fig. 36 a). Dal medesimo gruppo di frammenti che vediamo sparsi nel mezzo della stanza provengono un'altra
grande base di idolo campanato, una tiara staccata, simile a
quella che abbiamo visto indossata dalla testè nominata
statuetta frammentaria (fig. 36 a), una seconda, senza le
scanalature orizzontali e invece fornita di serie di fori
lungo le costolature verticali, e soprattutto un vasetto
configurato a testa umana dai tratti simili a quelli degli
idoli femminili, con larga apertura circolare superiormente,
ma purtroppo malamente preservato. 15)
Ai piedi della banchina vediamo profilarsi tre caratteristici vasi di evidente uso rituale, a larga fruttiera, con
piede ad anello e due anse a linguette scendenti dall'orlo,
piede che sorge per altro su una sporgenza tubolare che
originariamente doveva essere incastrata su uno zoccolo
ligneo. Ancora sulla banchina vediamo posare rovescio,
sull'orlo della fig. 18, un curioso pinax (fig. 19), con due
sfingi affrontate ai lati di uno stilizzato palmizio che sembra
sorgere da una base ad altarino. Le sfingi, a corpo tubolare con ali a tre penne parallele arcuate in basso, hanno
le schematiche teste umane dal naso adunco coperte da
un elmetto conico. Soggetto e stile indicano un'influenza
orientale, e ricordano specialmente certe sfingi di arte
mitannica su sigilli da Nuzi e da altre località della Siria
settentrionale, 16) i primi datati nella seconda metà del
sec. XV a. C. Un altro pinax a largo rettangolo trovato
presso il mucchio dei vasi presenta solo una decorazione incisa con un elemento a treccia o a schematica
247
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infiorescenza entro riquadri rettangolari. Ma, proprio viuna mezza dozzina di minuscoli idoletti (v. sotto, figg. 31,
32 b-c), i più col volto informe, dal naso a spigolo fiancino allo spigolo della piccola banchina, si sono rinvenuti
cheggiato da due dischetti schiacciati, alcuni presentanti
altri due notevoli oggetti: un frammento di tubo sacrifiuna curiosa forma rettangolare della testa, che talora semcale anulato da cui sporgeva una bella testa taurina in
bra coperta sulla nuca da una specie di cuffia; un paio
rilievo (fig. 15 c); ' :) e soprattutto la figurina maschile rinvenuta ancora in piedi sulla sua base a gradini, addossata
di questi idoletti femminili - uno conservato fino alla
vita e all'inizio di una gonna campanata - hanno resti
alla parete ovest (fig. 20), purtroppo con la testa asportata
assieme ai filari superiori del muro medesimo (fig. 16 b). 18)
delle grosse braccia piegate ad arco con le mani ai fianchi; il collo di una di queste, come di altre statuette, è
Le braccia sono tronche, ma probabilmente recavano
adornato di una collana. In mezzo al gruppo notiamo anle armi, quello sinistro, piegato al gomito e portato in
avanti, evidentemente lo scudo. Come
che una statuetta intera, conservante
guerriero infatti si palesa la figura per
tutta la sua gonna a campana, questa
la corazza che indossa sul torso, di
per altro con le braccia pure arcuate
cui è indicato l'orlo inferiore dentato
ma apparentemente portanti le mani
dietro la schiena (fig. 31 a). 20) Assai
solo sul davanti, nonchè un solco verticale sul petto e un secondo sulla
meno consueta è una figurina, con la
testa eccessivamente informe che semschiena. Malgrado la frequente menzione del .&w p cx~ nei poemi omerici, si
bra coperta da un cappelluccio sul cucuzzolo (similmente a una delle affini
è sempre dubitata l'esistenza di una
statuette fittili, di cui parleremo più
vera e propria corazza nel mondo
cretese-miceneo; il nostro è il seconsotto, da H. Triada), evidentemente
do esempio rinvenuto di tale arma,
idolo femminile perchè portante una
dopo quello - che vedremo essere
collana, dal corpo a massa sferica che
forse suggerisce che la donna sia incirca contemporaneo - riconosciuto
dall'eforo Platon nel piccolo oggetto
cinta. Di assai migliore fattura e di
in breccia macchiata bianca e nera
maggiori proporzioni è una testina (v.
proveniente da una tomba di Cnosso
sotto, fig. 32 b), col collo ad appendice
e pubblicato erroneamente come vache forse doveva essere inserito su una
setto antropomorfico. 19)
base o un corpo di materiale diverso,
Nell'angolo sud-est del sacello s'è
testa egualmente coperta dalla cuffia
trovata una quantità di gusci di patelle
rettangolare sulla nuca, con buona modellatura dei lineamenti. 21 ) Un'altra
e di ostriche in mezzo a cenere, entro
uno spazio rettangolare racchiuso da
testina (fig. 15 b) si distingue dalle prelastrine poste per ritto, che sembra il
cedenti per gli occhi a scodelle profonFIG. 17 - VEDUTA DEL VANO V A SCAVO FINITO :
resto di un altare o focolare; sopra a
damente incavate. La parte centrale
DAVANTI, PRESSO LA SOGLIA, FRAMMENTI DI
questo complesso posavano una figuconservata di una figura con veste a
UN'ANFORA A STAFFA; DIETRO È LA BANCHINA
rina fittile di quadrupede, dalle zamcampana, ha un grosso braccio ripieNORD (DA EST)
pe divaricate in corsa, priva della
gato al gomito, con la mano sul ventre,
testa, e una colombella egualmente fittile. Presso allo stimano che forse reggeva una coppa. Possiamo ricordare
pite sud della porta del sacello si è trovato un blocco
a questo punto un torso femminile meglio modellato,
con foro quadrangolare al centro, che doveva formare
con le mani di nuovo reggenti una grossa coppa tra i
il cardine della vicina porta; fra questo e l'angolo della
seni, rinvenuto - forse portato dall'aratro - , assieme
parete giaceva un bel guscio di tritone intatto. Presso lo
a qualche altro frammento di statuette fittili, al di là
stipite nord della porta vediamo infine giacere in framdel muro sud del sacello nei vicini vani XVII-XVIII,
menti (fig. 17) la grande anfora a staffa, a corpo ovoidale
in parte limitati verso Nord da un muro quasi parallelo
con alto collo verticale antistante alla falsa bocca, dal
e subito accosto al muro sud sopra nominato, muro certo
corpo decorato a nastro dai lunghi lacci verticali, che
aggiunto o sostituito in un secondo momento. Tornando
vediamo più sotto ricostituita nella fig. 37 a. Dal centro
al nostro sacello, assieme agli idoletti erano mescolati
della stanza possiamo ricordare ancora un pendaglietto
una mezza dozzina di brocchettine miniaturistiche e
cuoriforme in cristallo di rocca.
altri vasetti di apparenza votiva, come cio tolette e skutelia
I! sacello VI, a Sud del I, più ancora che quest'ultimo
troncoconici (fig. 22).
era ridotto ai soli resti di fondazioni dall'opera del tempo
Invece possiamo ben cogliere l'aspetto suggestivo di un
e dell'uomo. Oltre a un muretto di età precedente che
piccolo sacello domestico nello stretto vano XV (fig. 23),
passa sotto alle fondazioni del suo muro nord, presso
incastrato fra i due ambienti testè nominati XVIIalla sua parete occidentale vi si riscontra una specie di
XVIII e il magazzino XVI, accessibile attraverso una
quadrato di sconnessi e mal ridotti muretti, che potrebbe
bella soglia, che scende con due piccoli gradini verso Sud.
essere stato un bothros. I! suo carattere sacrale è suggerito
Tutta la sua parte occidentale era occupata da una specie
qui dai soli rinvenimenti, sparsi dappertutto poco sotto la
di marciapiede lastricato, o modesta banchina, mentre la
superficie, di cui nella fig. 21 vediamo il gruppo principale
metà orientale, IO centimetri più bassa, era acciottolata.
vicino all'angolo sud-est del vano. Vi si sono ricuperati oltre
Nella fig. 23 vediamo buona parte della suppellettile
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sacrale come si è presentata nello scavo. Nell'angolo sinistro in alto vediamo ancora ritto un tubo sacrificale fiancheggiato dai soliti due nastri spiraliformi, frammentario
nella parte superiore; 22) nell'angolo opposto, rovescio,
un altarino gradinato in pietra (fig. 24), su un lato dell'orlo ornato da una serie di doppie corna, sugli altri
da lettere minoiche incise. Fra i due, e presso al piede
del tubo sacrificale, sono vari skutelia e altri frammenti
ceramici. Altre coppette simili, resti di vasi più grandi
cerimoniali a pot-à-fleurs e di ollette panciute, sono allineati lungo la parete ovest, e nell'angolo sud-ovest sulla
banchina posava un ampio e basso catino cilindrico con
orlo ribattuto in fuori e un largo beccuccio di sgrondo
su un lato fiancheggiato da due grosse anse orizzontali. 23)
Tra i vasi piccoli ricordiamo un braciere a manico (v.
fig. 22, in basso a sinistra), e fra gli altri oggetti un disco
frammentario dipinto a cerchi neri su fondo verdiccio, e
un piccolo pinax rettangolare con due peduncoli sporgenti
su due spigoli, che doveva pure avere originariamente una
decorazione dipinta. Ma, proprio accanto a questo, vediamo nella fig. 23 l'idolo del sacello, caduto prono a
terra: è la più volte rinvenuta immagine della D ea dei
serpenti con le braccia sollevate a palme aperte (figg. 14 b
e 35 b), con piccola mitra piramidata e le teste serpentine
(grosse da sembrare quasi di colombelle) sporgenti sopra
alla corona dentata del copricapo. 24)
Abbiamo ricordato molti vasi rinvenuti, più o meno
frammentari, in vari ambienti della villa, alcuni posanti
sui pavimenti o presso alle pareti di ambienti privi di
pithoi, ma per la maggior parte rinvenuti in frammenti
proprio tra i frammenti dei grandi pithoi, sui quali dunque o presso ai quali, o fors'anche entro ai quali,25) essi
dovevano posare al momento della distruzione dell' edificio. Si tratta di un numero piuttosto scarso di categorie
ceramiche. Oltre alle grandi anfore già citate (v. fig. 12),26)
e ai già citati pitharakia ovoidali - uno di essi con un
cordoncino in rilievo verso il fondo e con la tradizionale
decorazione a sgocciolature su tutto il corpo,27) - numerose sono soprattutto le ollette con beccuccio a ponte
(figg. 25 d- e, e g- i), in genere alte e a corpo ovoidale rastremato verso il fondo, questo di solito leggermente
scanalato. Abbiamo pure numerosi esemplari di slanciate
coppe a piedestallo affusolato e con piede a dischetto,
fornite di una sola ansa impostata sul labbro riverso
(figg. 25 a-c). Ma abbiamo potuto integrare solamente
un unico esemplare di una bella anfora ovoidale a quattro
anse sulle spalle (fig. 26 a), con collo ben profilato e
labbro appiattito, egualmente provvista di un piedestallo
ad anello staccato, una grande oinochoe con becco rialzato ornato di tre bottoni in rilievo (fig. 26 b), 28) nonchè
la metà superiore di un grosso pithos ovoidale panciuto, 29)
con quattro anse sulla spalla, decorato in bianco sulla
vernice nera con motivi molto evanidi di spirali e forse
di foglie. Dai santuari soprattutto provengono i più rari
esemplari di stamnoi globulari con alto labbro verticale
e due anse a cestello, di urnette cilindriche basse, pure
con anse a cestello, come i numerosi esemplari già citati
(fig. "22) di minuscole brocchettine a bocca trilobata,
di tazzine e ciotolette, di skutelia troncoconici, e di pot-àfleurs e coppe a fruttiera (figg. 27-28). Di nuovo singolo,
FIG. 18 - VANO v: VEDUTA DELLE SUPPELLETTILI SPARSE A TERRA
PRESSO LA PARETE OVEST E SULLA BANCHINA SUD (DA NORD-EST)
è il boccale a larga bocca e becco orizzontale (fig. 25/),
nonchè il vaso-colatoio con ansa a cestello attraverso alla
bocca chiusa da una callotta perforata, e due ansette verticali ai lati del collo, fig. 27 a. Il repertorio decorativo,
egualmente monotono e negletto, comprende sopra a
ogni altro motivo quello della fascia di spirali correnti, di
disegno assai irregolare, accompagnata spesso da qualche
isolato rametto, da arcate o da uncini, o da una zona
o fascia intera di punteggiatura. Altri motivi comuni
FIG. 19 - PINAX IN RILIEVO DAL VANO
v:
DUE SFINGI AFFRONTATE
249
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sono maggiormente distrutti. Una rioccupazione dei sacelli
avrebbe naturalmente costretto a scavare le macerie e
spazzare gli ambienti riadoperati fino al livello dei loro
pavimenti (ambienti per lo più limitati da muri interni
sottili, senza che i nuovi occupanti si affaticassero neppure
ad arrivare ai più imponenti e resistenti muri perimetrali),
addossandone i muri rielevati ai monticelli delle rovine circostanti dei vani
coi pithoi; e ad ogni modo al momento
della loro stessa e finale catastrofe ci
avrebbe lasciato testimonianza della
ricostruzione nella migliore conservazione e nell'altezza diversa dei muri
dei vani ricostruiti, che avrebbero dovuto rimanere risparmiati almeno fino
al livello delle rovine dei primi anteriormente seppelliti: ma così non è.
E soprattutto taglia la testa al toro la
constatazione che le statuette maggiori, considerate micenee, sono state
trovate nei medesimi sacelli, sulle
medesime banchine, sui medesimi
pavimenti, assieme a quelle più piccole classificate nel TM I; che nei
Le immagini delle dee dei serpenti,
vani dei pithoi esattamente come nei
FIG. 20 - VANO v: VEDUTA DI SCAVO
con le gonne campana te, richiamano
sacelli abbiamo ritrovato le medesime
CON STATUETTA DI GUERRIERO APPOGGIATA
dunque immediatamente al pensiero i
suppellettili sacrali come i medesimi
CONTRO LA PARETE SUD (DA NORD-OVEST)
due principali gruppi di tali idoli proidoletti minori, e che gli scarsi ma
venienti dai santuari di Gazi e di Karphì, e appartenenti
tuttavia significativi frammenti di ceramica comune prol'uno alla fine dell'età TM III (che chiameremo col nome
venienti dai sacelli presentano le identiche forme e le
tradizionale per questa singola fase a Creta" età micenea ,,)
identiche decorazioni dei vasi di tutti gli altri ambienti;
e l'altro già a quella sub-micenea. 31 ) Egualmente certe
che anzi proprio entro al fondo di un pithos del vano
figurine tra i minuscoli ex-voto presentano caratteri che
XXVI s'è trovato il busto di una statuetta femminile
sembrano di arte minoica assai degenerata; e sopratignuda, del tipo consueto nei sacelli. Al contrario entro
tutto l'anfora a staffa rinvenuta sulla soglia del sacello V
a questi non si è riscontrato nemmeno un singolo fram(v. sotto, fig. 37 a), per la sua rozza
mento ceramico sicuramente attribuiforma ovoide come per la sua decorabile all'età micenea.
zione nastriforme, apparentemente deNon v'è dunque dubbio alcuno che
rivata dall'antico motivo naturalistico
tutto l'edificio da noi studiato, esedel polipo, a prima vista sembrerebbe
guito di getto, è soggiaciuto a un'unica
appartenere a un momento inoltrato
distruzione, palesata dalle tracce di
dell'arte micenea. Viceversa i pithoi
un grande incendio. E la ceramica
dei magazzini (fig. 29), come pure i
ci garantisce che la distruzione deve
vasi provenienti dai medesimi magazessere avvenuta a non grande distanza
zini e da altri vani attigui, secondo la
di tempo da quella dei palazzi TM di
classificazione corrente vengono datati
Festòs e di H. Triada, come anche
ancora al TM I. Come spiegare questa
da quella della città di Festòs. Quasi
discordanza cronologica?
ogni forma dei nostri vasi si trova
Anzitutto deve essere esclusa la pospressochè identica tra i vasi rinvenuti
sibilità di una rioccupazione, in un'età
proprio sui pavimenti di tali palazzi,
più tarda dopo la distruzione della
e quindi databili al momento del
maggior parte della villa, dei soli amla loro distruzione: a cominciare dal
bienti dei sacelli. 32) Una qualsiasi vegrande pithos con decorazione in rilieduta di scavo (v. per es. fig. 6) ci
vo a cordone nastriforme,33) al pithos
mostra come i ruderi di tutti gli amovoidale panciuto con quattro anse
bienti palesano un uniforme livello di
sulla spalla, all'anfora ovoidale con
crollo, scendente gradatamente lungo
bocca schiacciata a duplice sgrondo,
il pendio del colle da Ovest - dove apall'oinochoe con anellino in rilievo sotFIG. 21 - VANO VI: GRUPPO DI STATUETTE
punto i muri sono conservati per una
to il collo, spesso decorata come nel
E DI VASETTINI VOTIVI LUNGO LA PARETE EST
(DA OVEST-SUD-OVEST)
notevole altezza, verso Est - dove
nostro esemplare con tre cornetti in
sono la fascia di spiralette scioite (quasi derivata dalla
disintegrazione di serie di gigli, v. fig. 25 g), e il giro di
schematici ramoscelli paralleli, riempienti tutta la superficie del vaso (fig. 26 b) o una sua zona, come nella bella
anfora a bocca trilobata, fig. 12 a, dove lo abbiamo visto
associato alle spirali correnti svolte in tutte le direzioni e
accompagnate da punteggiatura, e alle spiralette sciolte. La decorazione a
spirali occupava invece quasi tutta la
superficie del vaso di un'altra anfora
simile,3 0 ) di cui non s'è potuto integrare che una parte. Elementi secondari di decorazione sono i reticolati, gli
archetti, i festoncini e simili. Serie di
spirali compaiono anche internamente
ai vasi a fruttiera, col vassoio sostenuto
da un piede tronco conico (fig. 27 c).
Più interessante è notare l'uso, oltre
che della consueta decorazione in vernice nero-brunastra su fondo giallo,
della poli cromia con colore biancocrema su fondo nero e con l'aggiunta
di fasce in colore rosso-mattone.
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h
9
FIG. 22
a-i -
VASETTI VOTIVI : BROCCHETTINE, COPPE E BRACIERE (DAI VANI VI E XV)
rilievo sul collo medesimo, all' olletta con beccuccio a
ponte - di cui Festòs ha restituito un esemplare del
tutto simile a uno dei nostri (fig . 25 h), ma di cui numerosi
altri sono stati rinvenuti ad H . Triada - , all'elegante
coppa a piedestallo con una sola ansa, fino alle varie minuscole brocchettine e ciotole. 34) Fasce di spirali correnti
irregolari e di spiralette sciolte, giri di rametti schematizzati, zone a punteggiature e a squame sono i motivi dominanti nel repertorio di queste ceramiche di Festòs
e di H. Triada, decorazioni sia in scuro sul fondo dell'argilla sia in policromia bianca e rosso-mattone sulla
vernice nera.3S) Ma per la ceramica di questa età vogliamo
piuttosto portare a raffronto alcuni vasi (fig. 30 a, c-e) dalle
case del quartiere di Festòs ad H. Fotinì, case che sono
state distrutte anch' esse al momento della distruzione
del secondo palazzo e sopra alle quali non si sono sovrapposte abitazioni dell'età micenea - nella quale età le
abitazioni sembrano essersi spostate nella regione del
palazzo e presso all'attuale museo e ai laboratori di restauro. L 'anfora a piedestallo di forma simile alla nostra
ha su tutto il corpo un' elegante decorazione a ramoscelli
obliqui, il pitharaki ovoidale più allungato ha due zone
di ramoscelli spinosi, i maggiori separati da serie di dischetti, mentre delle due ollette l'una a snello piede è ugualmente tutta ornata a ramoscelli obliqui e l'altra, della
forma più bassa e ancora vicina a quella dei primitivi
palazzi, ha una zona di mezze rosette sotto a un collare
di gocce sul labbro e sopra a una banda di righe ondulate.
Tra i tanti vasi (in parte ancora inediti) dal palazzetto di
H. Triada, rinvenuti sui pavimenti e quindi appartenenti
all'estrema età palaziale, scegliamo (fig. 30 b) un'anfora
a piedestallo ancora più grandiosa e più leggiadramente
decorata di quella di Festòs, coi medesimi ramoscelli
sulla metà inferiore del corpo ma inoltre sul ventre con
una zona delle spirali correnti unite da archi alla maniera
di occhiali, spirali racchiudenti ciascuna un disco nero
con sovrapposto un anello punteggiato bianco, e con un
mosso cespuglio di fiori sulla spalla : policromia di nero,
bianco e arancione che la ceramica della nostra villa
spartisce non solo con quella delle stazioni della Messarà
ma anche con un gran numero di stazioni della postrema
età palaziale di tutta Creta. 36) Su entrambi i palazzi di
Festòs e di H. Triada si sono sovrapposte immediatamente le abitazioni dell'età micenea. Non è quindi possibile non accettare senza discussione per tutte queste
ceramiche la datazione già fissata da Luisa Banti al momento finale dei tardi palazzi minoici, subito prima dell'età micenea, cioè secondo la cronologia generalmente
accettata attorno al 1400 a. C. 37)
Alle medesime conclusioni di quelle tratte dall'esame
della ceramica arriviamo pure passando all' esame delle
statuette, i cui esemplari maggiori hanno ispirato il dubbio che ci dovessimo trovare nell'ambiente della tarda
età micenea. Le statuette di dimensioni modeste (figg. 31 e
32C), rinvenute insieme e al medesimo livello dei maggiori
idoli a campana, ci trasportano immediatamente nell'ambiente dei tardi palazzi, dove, nei numerosi esemplari di
H. Triada come nell'unico rinvenuto su un pavimento di
Festòs, 38) troviamo per esse i più stretti raffronti. Vi riscontriamo (cfr. fig . 33) le medesime forme, con gonna
campanata o cilindrica, l'indicazione dei seni globulosi,
la struttura del volto con naso " a pizzico" fiancheggiato
dagli occhi a dischetti schiacciati, gli orecchi crestati, le
treccioline sia ondulate sia invece a larghi nastri scendenti
sulle spalle e sul petto. Le braccia, sproporzionatamente
lunghe, a grosso cordone piegato ad arco, possono essere
tese lateralmente o innanzi, oppure portate sul grembo
e tra i seni o stese lungo il fianco. La figurina di H. Triada,
fig . 33 c, con le braccia ritorte ai seni, conserva sul corpo
cilindrico resti della decorazione dipinta, precisamente
con le medesime spiraI et te consuete nella ceramica contemporanea.
Ma per quanto riguarda gli idoli maggiori a veste campanata (figg. 14 e 34-35), dobbiamo riscontrare davvero
quell'identità di struttura formale fra i nostri e quelli
dei santuari della fine dell' età micenea suggerita a primo
sguardo dalla somiglianza di atteggiamenti, di attributi,
di copricapi ? Santuari nei quali, per vero, troviamo anche
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una corrispondenza di vari arredi sacri - vasi per altro
di tenace persistenza e di impercettibili variazioni nel
tempo - , quali le coppe svasate e i cosiddetti tubi sacrificali. 39) In realtà crediamo invece di poter distinguere
fra le nostre e le statuette di Gazi un'evoluzione forse
più sensibile di quella che corre fra queste ultime e quelle
di Karphì. D a Gazi a Karphì si può cogliere precisamente un progressivo irrigidimento della struttura facci'ale, con lineamenti sempre più applicati quasi su una
maschera superficiale, limitata da duri contorni, con
bocca piccola e profondamente scavata attorno ai labbri
prominenti, occhi a bulbi schizzanti sotto un'unica saliente arcata sopraccigliare, ad arco impostato sotto
l'intera fronte bassissima. Ma pure a Gazi i lineamenti
sono assai più sottolineati che non nelle statuette gortinie.
Labbri, occhi, pomelli sono più fortemente modellati,
gli zigomi più pronunziati, il contorno di tutta la faccia
FIG. 23 - VEDUTA DI SCAVO DEL SACELLO XV (DA
più staccato. Mettendo a riscontro con le teste di due
tra i migliori esemplari dei gruppi scultorei più tardi la
testa della nostra statuetta più grande, e ancor più quella
rinvenuta staccata nel sacello V (fig. 36 a-d), in queste
ultime, a eccezione del naso assai pronunziato (dettaglio
che troviamo del resto anche in alcune delle teste più
arcaiche dell'età di Kamares, fra cui possiamo citare
quella recentemente scoperta a Festòs), 40) tutti i volti
presentano la superficie elastica e sfumata, a masse sfuggenti, caratteristica della struttura facciale minoica dell'età naturalistica, che incontriamo anche nelle migliori
tra le statuette bronzee. La bocca è appena accennata
plastica mente, e doveva essere sottolineata dal colore;
gli occhi sono a bulbi bassi, che in alcune delle teste di
questo periodo, per es. quelle di Piscokephalo, 4 1) spesso
non si vedono neppure nelle cavità orbicolari e dovevano
anch'essi spiccare solamente grazie alla sovrapposta coloritura; le due arcate sopraccigliari sono
separate e soffici. Una struttura facciale non dissimile a questa è tuttavia
associata a un'indicazione delle braccia
a informe cordone semicircolare nei
due spillini d'avorio, probabilmente
contemporanei alle nostre statuette,
da Nirou Hani. 42) Per persuaderci che
in fondo non distacca le statuette
gortinie da quelle sub-micenee di
Karphì una distanza maggiore di quella fra le prime e i prodotti dell' età
naturalisti ca testè citati da Piscokephalo, possiamo mettere a riscontro
(fig. 32 a-b) una piccola testina da
questa località 43) con la nostra bella
testa dal vano VI, coperta dalla strana
cuffia rettangolare sulla nuca, alla béguine, finora peculiare della nostra villa:
testa quest'ultima in cui sono plasticamente modellati gli occhi entro le occhiaie rotonde, come le labbra carnose
e ben arcuate, dalle quali sfuggono lateralmente le masse delle guance e delle
tempie in una struttura triangolare.
Dobbiamo ammettere che la storia
della plastica minoica è un capitolo ancora aperto, e di assai difficile lettura.
La difficoltà maggiore consiste nel fatto
che, accanto ai prodotti di ricercato valore artistico, e nei quali i caratteri stilistici di ogni periodo sono ben afferrabili, sembra essere esistita sempre
una corrente popolare, con prodotti
di fattura trasandata, sommariamente
modellati e dai lineamenti grossolani,
e che si ripetono quasi invariati attraverso ai secoli. Nel medesimo santuario di Piscokephalo, accanto alle
figure femminili tanto aggraziate, dai
volti così spiritosi e dalle trecce così morbidamente e capricciosamente
acconciate da richiamare in qualche
SUD-EST)
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maniera alle tanagrine ellenistiche, si trovano dei prodotti
di minori pretese in cui i volti presentano a un di presso
le caratteristiche riscontrate nei nostri, con nasi a becco
aguzzo fra due dischetti, cranio quasi informe, perfino
con le braccia a mezze ciambelle ripiegate angolarmente
dalle spalle fino alla cintola.44) E per queste medesime
caratteristiche - sulle quali non vogliamo insistere più
a lungo in questa relazione di scavo - si può risalire
più in sù ancora fin forse all'alba dei palazzi primitivi
cretesi coi prodotti dal santuario di Petsofà. 45) Ci limitiamo ad osservare che perfino qualche dettaglio curioso,
come l'indicazione degli occhi a due scodelle profondamente scavate quali vediamo nella nostra testa dalla
stanza VI, fig. 15 b, trova precedenti a Piscokephalo,
mentre la struttura generale di questo nostro volto trova
un' ancora più esatta corrispondenza in una statuetta
bronzea di H . Triada, e arriva a una fisionomia quasi
grottesca, da teschio, in un'altra, seduta, di provenienza
incerta. 46)
La verità è che esiste un equivoco nella cronologia
dei palazzi minoici. L'ultima fase di questi palazzi, il
TM II (che si estenderebbe da circa il 1450 al 1400
a. C.), sarebbe quella dominata dalla ceramica cnossia
decorata nel cosiddetto "stile del palazzo". La mancata
testimonianza (almeno finora) di esemplari di tale categoria in Messarà ha costretto l'Evans a presupporre un
certo prolungamento in tale regione dello stile generalmente datato nel TM I a almeno fino al TM I b. 47) Comunque questo stile della Messarà si rinviene anche, per
i vasi correnti soprattutto, in tante altre località di Creta,
ed è sempre attribuito al periodo TM I: termine adottato con valore cronologico, tanto che di solito si ammette
alla fine di questo periodo la distruzione degli edifici
in cui esso appare, e una lacuna nell'abitazione delle
località dove sopra ai prodotti di questo stile si sia rinvenuto materiale miceneo. La teoria che nell'età dello
"stile del palazzo " i signori di Cnosso, giunti all'apogeo della loro potenza, abbiano occupato quasi tutta
l'isola e - dobbiamo pensare - distrutto tutti gli altri
abitati, fatto il deserto attorno a sè (anche lasciando da
parte tutto il nuovo quadro storico che risulterebbe dalla
recente lettura della scrittura lineare B, secondo i cui
documenti sarebbe invece proprio il palazzo di Cnosso,
e questo solo, a essere occupato in questo periodo da
dominatori stranieri) è un assurdo che non ha bisogno
di essere discusso: eppure è la teoria che sarebbe illustrata per es. dalla piantina topo grafica del Pendlebury 48)
con le stazioni minoiche dell'età in questione, nella quale
non esisterebbero per l'appunto altro che Cnosso e qualche altra stazione isolata ai confini orientali di Creta. Piuttosto vediamo un po' com'è sorta questa classificazione
delle categorie ceramiche dei palazzi TM, e la conseguente cronologia.
Proprio agli inizi dei suoi scavi a Cnosso l'Evans ha
osservato, fra mezzo ai pithoi dei magazzini dell'ala nord
ovest del palazzo, frammenti di ampi e lussuosi vasi, che
dichiarava di una fabbrica "micenea", peculiare però
al palazzo di Cnosso. Da questo punto provengono,
esclusivamente,49) i grandiosi vasi caratteristici di quello
stile naturalistico-schematizzato, per il quale da questo
FIG.
24 -
ALTARINO VOTIVO IN PIETRA CON INCISIONE
DI DOPPIE CORNA, DAL SACELLO xv
iniziale momento è stato poi sempre conservato il suo
appellativo di "stile del palazzo ". Altri frammenti della
medesima ceramica sono stati riscontrati dallo scavatore
solo in un secondo punto del suo scavo, cioè nell'estremo
angolo sud-ovest di questo e già fuori dell'area palaziale,5 0 )
presso ai margini dove il colle è franato in seguito a un
terremoto. Quest'ultima località ha restituito una quantità
di coppe, di forme assai simili a quelle da noi rinvenute
a Gortina ma tutte a due anse, che gli hanno (per la tenue
ragione che una simile coppa è tenuta in mano da un
supposto offerente seduto su uno sgabello in un frammento di affresco) suggerito l'idea che esse facciano parte
di ex-voto di un sa celio, e anch'esse databili dunque nell'età finale del palazzo. La loro datazione non è naturalmente dovuta ad alcun argomento strati grafico, ma solo
a uno stilisti co, dal momento che assieme ai vasi di tale
età si sono trovati altri che - sempre per argomenti stilistici - debbono essere datati invece nel TM I b. 51)
Entro l'area palaziale invece non s'è trovato praticamente
alcun resto di ceramiche dello stile altrove peculiare al
periodo TM I b: 52) come mai? Perchè queste ceramiche
sarebbero state sostituite da quelle dell'ultimo momento
di vita del palazzo. Ma di più, accanto ai lussuosi e grandiosi vasi nello •• stile del palazzo" non sarebbe testimoniata neppure l'esistenza di vasi modesti, del medesimo periodo TM II, 53) per la ragione che in tale splendido periodo di vita del palazzo in esso sarebbero stati
usati esclusivamente oggetti metallici, di bronzo, d'argento e d'oro, che sono stati trafugati o sono andati
distrutti. E, strano a dirsi, la lussuosa ceramica di Cnosso
in " stile del palazzo" non avrebbe trovato imitazioni ma invece solo quella attardata nello stile TM I b - nei
ricchi e straripanti regni micenei del continente. 54)
In un altro contesto, per datare l'età dei pithoi da
derrate dei sopra citati magazzini, l'Evans dice che evidentemente il loro terminus ante quem è il momento di
distruzione del palazzo, cioè la fine del TM II; ma tuttavia essi apparterrebbero in maggioranza al TM I, e il
terminus ad quem potrebbe essere sopperito dagli esemplari trovati presso al santuario delle coppe, pure testè citato;
253
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a
e
d
9
FIG. 25
254
c
b
h
a-i -
COPPE, OLLE CON BECCUCCIO A PONTE E BOCCALE (DAI VANI XI, XIII, XIV)
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
a
FIG. 26
a, b -
b
GRANDE ANFORA A QUATTRO ANSE E OINOCHOE DAL VANO XI
perchè, abbiamo detto, queste coppe sono state trovate
insieme ad altri vasi e frammenti databili nel TM I b; 55)
cosicchè è chiaro che lo stile di questo periodo era ancora
nel pieno fiore quando è stato sostituito dall' iniziante
.. stile del palazzo II" E altrove ancora, 56) parlando di
una bella anfora di Micene per lungo tempo classificata
nello .. stile del palazzo", la si restituisce invece allo
stile del TM I b, per il fatto che troppi vasi nel medesimo
stile e con simili motivi sono stati rinvenuti anche fuori
da Cnosso per poter essa mantenere diritto al titolo di
palaziale. Ma dunque come dobbiamo regolarci'? Dobbiamo intendere per .. stile del palazzo" un termine
cronologico o topo grafico, stilistico o qualitativo'? Disgraziatamente il termine è privo di significato, sia cronologico
che topo grafico, sia stilistico che qualitativo.
L'unica possibile conclusione, già dagli accostamenti dei
passi testè citati, è che, per quanto riguarda la cronologia,
l'età del TM I b è la medesima identica di quella dello
.. stile del palazzo", non solo fuori di Cnosso ma a
Cnosso stessa i che, per quanto riguarda un giudizio qualitativo, in questa età si fabbricavano contemporaneamente
dei vasi di fattura corrente, per lo più con motivI
grossolani e ripetuti a sazi età, quali le irregolari spirali
correnti e le monotone serie di rametti stilizzati, come
pure vasi di maggiore pretesa, questi ultimi conservanti
più viva la tradizione ereditata dalla precedente arte
naturalistica, con soggetti marini e con più mossi e
fantasiosi motivi vegetali. Sono, questi ultimi, motivi
profondamente radicati nel repertorio cretese, che potranno manifestare una diversa sensibilità nelle diverse
fabbriche, ma che si rinvengono in tutta l'isola, nella
Messarà come a Cnosso e come nella Creta orientale,
per cui non è affatto necessario distaccare i prodotti
delle diverse località in cui essi appaiono da quelli
più andanti e di uso comune per farne la fabbricazione di un singolo centro di Creta. 57) Naturalmente
anche nel palazzo di Cnosso, come nelle sue case e necropoli, abbondano in questa età, accanto forse a vasi di
metalli più o meno preziosi, i più modesti vasi ceramici,
e questi (in gran parte negletti o inediti) per forme e
decorazione rivelano subito la più stretta affinità con
quelli della fase finale di Festòs e di H . Triada, e la loro
255
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b
a
FIG. 27
a-c -
VASO -
c
COLATOIO, PICCOLO STAMNOS, POT-À-FLEURS (DAI VANI IV E XV)
appartenenza a questa età. Sono brocche ad alto becco
ed anfore bilobate, olle con beccuccio a ponte e panciute
anfore a staffa, anforette a tre anse, bassi alabastra a calamaio, boccali a larga bocca orizzontale e pot-à-fleurs,
vasi troncoconici, bracierini e via dicendo ; e le loro
decorazioni sono le spirali correnti, i ramoscelli stilizzati,
le squame e i reticolati, ma anche i nautili irrigiditi, le
foglie d' edera, nonchè il tremulo (o " ripple ware II)' pure
degenerato e incerto, che troviamo assai spesso in questo
periodo a Festòs.5 8} Un bicchiere cilindrico del palazzo,
con una costola tura orizzontale a metà parete, presenta
una decorazione a due serie sovrapposte di nastri ondulati, motivo sul quale torneremo fra poco. Ma anche
su qualcuno dei più imponenti vasi dello "stile del palazzo", come l'im~enso pithos a larga bocca decorato
a doppie asce, 59} può comparire presso al fondo uno degli
elementi così prediletti nel repertorio della Messarà
quale la serie di rametti stilizzati.
E fuori di Cnosso, a Oriente come a Occidente - per
es. a Gournià, a Tylissos, a Nirou Hani troviamo numerosissimi vasi nei quali forme e decorazioni
FIG. 28 - URNETTA E LATTIERA (DAL VANO
xv)
perfettamente rispondenti a quelle da noi riscontrate a
Festòs e ad H. Triada sono assai spesso associate con
elementi che invece aderiscono esattamente allo" stile del
palazzo ,, : tutte stazioni nelle quali dunque la vita s'è
protratta proprio fino all' ultimo scorcio dell'età palaziale, 50} e nelle due prime sopra ai ruderi di questa si
sono sovrapposte immediatamente le costruzioni della
susseguente età micenea 51} senza che vi si possa registrare - come abbiamo detto sopra - l'assurdo iato di
abitazione per un prolungato lasso di tempo. A Gournià
i nostri motivi della Messarà - spirali correnti e spiralette sciolte, serie di rametti e zone punteggiate - ricorrono proprio su vasi che palesano anche una stretta somiglianza di forme, come le anfore ovoidali a quattro anse
e con collo scanalato, le ollette con beccuccio a ponte o
a sgrondo aperto, le coppe a piedestallo per lo più ancora
basso, i boccali ovoidi con labbro aperto e beccuccio
orizzontale, le urne cilindriche, le tazze e i vasi d'uso
quotidiano. 52} Ma sui medesimi vasi non ricorrono anche
i motivi della ghirlanda di elementi cuoriformi (" ogival
canopy II) nella loro stilizzazione caratteristica delle anfore
palaziali cnossie, e non ricorre una stilizzazione del papiro
forse già più avanzata che non a Cnosso? 53} Su un'urna
con becco a sgrondo da Gournià a una serie di spiralette
sciolte è sovrapposta un'altra con gigli, che appaiono assai
vicini per disegno a quelli di una tazza di Cnosso in " stile
del palazzo". 54} Nel repertorio di questa città orientale
compaiono spesso le rosette, più schematiche che quelle
dello stile cnossio, 65} come compaiono le coroncine d'edera
del repertorio festio e, assai più stilizzata che non su
una tarda coppa di Festòs, la bipenne intrecciata col
nodo votivo; 56} vi compaiono, su un ariballo globulare la
decorazione a tremulo (" ripple ware,,) degenerato che
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a
b
c
e
d
FIG. 29
a-f -
PITHOI DAI VANI Xl, XIV E XVI
257
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
a
c:
d
e
FIG. 30 a-e - a-b : DUE GRANDI ANFORE DA H. FOTINÌ E DA H. TRIADA j c-e: PITHARAKI OVOIDALE E DUE OLLE DA H . FOTINÌ
•
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
c
b
d
a
e
FIG. 31
a-g -
!DOLETTO FEMMINILE A VESTE CAMPANATA E SEI ALTRI FRAMMENTARI DAI VANI VI E V
abbiamo ricordato pure in Messarà, come, sui rhytà
allungati, le fasce a zig-zag che abbiamo recentemente
riscontrato su un grosso frammento di vaso consimile
nelle case di H. Fotinì a Festòs. 67) A Nirou Hani 68) si
ripete il medesimo repertorio di forme - anfore con bocca
bilobata, oinochoai a becco rialzato, boccali ovoidi con
larga apertura orizzontale, olle a piedestallo, vasi tripodi,
urne cilindriche, bracieri, pot-à-fleurs e vasetti minori - e
di decorazioni - spirali correnti e sciolte, rami stilizzati,
zone a squame - già rinvenute nella Messarà. Tra i vasi
fittili un boccale ha un disegno a papiri gigliati che solo
FIG. 32
a-c -
9
CANDIA, MUSEO ARCHEOLOGICO -
a:
il preconcetto di far rientrare tutta la produzione della
località entro al TM I a può far giudicare meno stilizzato
dell'affine motivo dalla tomba di Isopata ; 69) tra i vasi in
pietra una lucernina da questa località, come anche del
resto una da Gournià e altre,7 0 ) sono pressochè identiche
a una rinvenuta nel vano XXVII a Kannià. Per Tylissos
possiamo enumerare una serie di bei boccaloni con tre
anse e un becco a sgrondo tutti decorati a rigidi rametti,
mentre delle alte oinochoai con becco rialzato e occhioni
in rilievo sono decorate a spirali correnti, a righe ondulate
e via dicendo. Vi compaiono anche i consueti boccali
TESTINA FITTILE DA PISCOKEPHALOi
b, c:
TESTA E BUSTO FITTILI DA GORTINA, VANO VI
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
a
FIG.
33 -
b
CANDIA, MUSEO ARCHEOLOGICO -
ovoidi a larga bocca orizzontale, i piccoli stamnoi, i bracieri, le tazze, vi compaiono perfino gli immancabili grandi
gusci di tritone, di cui abbiamo trovato un bellissimo
esemplare a Kannià e che si riscontrano in tutte le stazioni
cretesi e in tutte le epoche a cominciare da quella neolitica: ma vogliamo fermarci menzionando i due eleganti
anforoni ovoidali a quattro anse sulla spalla, uno decorato a rametti su tutto il corpo mentre il secondo, malgrado l'alto collo cilindrico e il largo labbro piatto che
si ritengono caratteristici dello stile palaziale, è stato
tolto a questo dall'Evans causa l'elegante disegno a " croco
pendulo "' che per questa eleganza sarebbe precedente
al disegno palaziale, ma che troviamo un po' semplificato
appena su una tazza di H. Triada. 71)
Il termine di "stile del palazzo 11 s'è dunque venuto
svuotando anche di ogni significato stilistico e topografico.
Se con esso si voglia intendere lo stile che piega il fresco
naturalismo precedente - che rimane tuttavia sensibile in una maniera decorativa pomposa, leggermente barocca,
dobbiamo notare che entro ai suoi prodotti stessi vi sono
rappresentazioni - per es. di motivi marini - già del
tutto irrigidite e innaturali, vicino ad altre assai più fresche e più mosse; 72) ma che i medesimi motivi come
pure quelli vegetali e le rappresentazioni di uccelli sono
largamente superati nelle splendide decorazioni dei vasi
della tomba di Katzabà esattamente datati dal vaso alabastrino con cartouche di Thoutmosi 111,73) le quali a
loro volta trovano rispondenza in qualche vaso dalla
tomba del territorio festio da noi testè scavata presso a
Kamilari: ma - per tornare alla confusione risultante
alla cronologia fissata per soli criteri stilistici - la vivacità
della rappresentazione dei nautili a Katzabà, per es.,
può essere confrontata con la rigidezza del medesimo
motivo sulla duplice brocchetta da Gournià, attribuita
invece all'età naturalistica.74) Se poi si intendesse limitare
il valore del termine da noi discusso alla grandiosità e
lussuosità dei vasi esclusivamente rinvenuti (o meglio
i cui frammenti sono stati esclusivamente raccolti e pazientemente reintegrati) a Cnosso (e dalle cui fabbriche
c
d
QUATTRO FIGURINE FITTILI DA H. TRIADA
sarebbero stati esportati sul continente ellenico), basta
l'esclusività del rinvenimento dei due immensi pithoi
globulari dal megaron miceneo di H. Triada 75) per stabilire su essi una categoria artistica e un periodo cronologico? Ma grandiosi vasi, anforoni ovoidali e pithoi a
larga apertura di forme simili a quelli di Cnosso, sono
stati rinvenuti anche altrove, per es. nella Creta orientale, a Pseira, a Vasilikì, a Pachyammos, e alcuni di essi
presentano pure i motivi frequenti solo nella postrema
età palaziale, come le serie di rametti paralleli, le ghirlande
di elementi cuoriformi, le spirali correnti, le bipenni
intrecciate col nodo sacrale; e per alcuni tra gli esemplari
di Pseira, unici non solo per grandiosità ma anche per
la loro integrità, la loro appartenenza alla fase precedente
lo "stile del palazzo 11 è pure assai discutibile, ed è
stata da qualcuno nettamente refutata, perchè sul più
splendido di essi si notano - accanto alle belle teste
taurine sormontate di bipenni - motivi come la ghirlanda di elementi cuoriformi con rosette interne e i ramoscelli con foglie a contorno punteggiato che abbiamo
rinvenuto identici negli ampi vasi cnOSSI. 76) Abbiamo
visto come il significato topografico del termine "stile
del palazzo 11 è stato contestato dal rinvenimento di elementi ad esso peculiari in varie località distanti da Cnosso;
e ne potremmo aggiungere tante altre, per la Creta orientale per es. Così all' ultimo periodo palaziale sembra appartenere la maggioranza dei trovamenti di Sklavokambos,77)
e una buona percentuale di quelli di Palaikastro, per la
testimonianza di un gran numero di forme ceramiche del
repertorio che abbiamo determinato come peculiare di
tale periodo - anfore a becco bilobato, brocche e boccali,
coppe a piedestallo e tazzine - , e insieme di elementi
decorativi quali le rozze spirali, le spiralette sciolte, i
rami stilizzati, associati ad altri vasi con elementi del
repertorio palaziale cnossio, come una brocchetta con
decorazione di gigli, o come la ben conosciuta brocca col
cespo di papiri.78 ) Nell'isola di Pseira il .motivo dell'" ogival canopy 11 è associato su un'urna cilindrica a quello
della rosetta, assai stilizzata, e delle baccellature d'origine
•
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
a
b
FIG.
34 a, b -
DUE
IDOLI
metallica, tutti motivi dello stile palaziale: 79) la medesima
associazione di motivi e medesima stilizzazione che ritroviamo anche sull' opposta sponda libica, tornando alle
ceramiche del palazzetto di H. Triada, su un alabastron
piriforme. 80)
AI confronto coi vasi rinvenuti sui pavimenti di Festòs
e di H. Triada, e anche con quelli rinvenuti nelle case di
Festòs che abbiamo detto appartenere sicuramente al
medesimo momento di distruzione dei palazzi stessi,
quelli di Kannià palesano una maggiore sciattezza tanto
nella tecnica di fabbricazione quanto nella decorazione:
fatto che può essere attribuito sia al carattere provinciale
di produzioni locali, non destinate ai centri dei signori
dell'isola ma a case e fattorie periferiche, sia a un periodo
leggermente più avanzato. Infatti non è necessario, anche
se i grandi palazzi cretesi siano tutti soggiaciuti contemporaneamente a una grande catastrofe, che avrebbe travolto
FEMMINILI DAL VANO I
l'intera isola, che questa abbia spazzato via anche tutti i
centri appartati e tutte le fattorie di campagna. Per ora
non è facile dirimere questo dubbio soprattutto per la
ragione che lo .. stile del palazzo" ovviamente perdura
per un certo periodo anche nell' età immediatamente
successiva a detta catastrofe, e in varie stazioni e tombe
lo troviamo infatti associato a materiali invece chiaramente classificabili nello stile della successiva fase TM
111,81) tanto che spesso i materiali di transizione possono
essere attribuiti - quasi per una preferenza puramente
personale - all'un periodo o all'altro. 82)
Pertanto non può fare gran meraviglia di trovare sul
pavimento di un vano nella nostra villa l'anfora a staffa,
fig. 37 a. La sua forma ovoidale, piuttosto tozza, a base
tagliata via dritta, è stata classificata proprio all'inizio
dell'età micenea (TM III a). 83) Fuori di Creta riscontriamo
questa forma per es. in molti esemplari nella .. Casa del
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
a
b
FIG.
35 a, b -
DUE IDOLI FEMMINILI DAI VANI V E XV
mercante d'olio" di Micene, alcuni esemplari trovati
ancora chiusi dai loro tappi di argilla sigillati con sigilli
di vivacissimo stile ancora strettamente legato con la
glittica palaziale.84) Ma a Creta stessa la medesima forma
ricorre di nuovo (fig. 37 b), e con la decorazione tanto caratteristica di grossolane spirali correnti, sui pavimenti
dei palazzi tanto di Festòs come di H. Triada, quindi
tuttora nel TM II, mentre su un esemplare di forma
simile da Gournià ricorre l'altra decorazione tanto consueta nel repertorio festio a rametti stilizzati e a zone
di punteggiatura. 85) Un'altra anfora a staffa, di forma
più tozza delle precedenti e ancora più simile alla nostra,
è stata da noi rinvenuta in una delle case di H. Fotinì,
ed è quindi anch'essa databile ancora all'età palaziale. 86 )
È ben vero che, seguendo il consueto metodo critico
rigidamente evoluzionistico, la decorazione a nastro con
lunghi lacci verticali - considerata una derivazione dai
tentacoli del polipo - è per lo più classificata in una fase
posteriore (TM III b). 87) Talora in un solo e medesimo
complesso riscontriamo anfore a staffa con decorazione
di polipi stilizzati, ed altre i n cui appare invece solamente
l'elemento a nastro: 88) ma niente in realtà impedisce di
supporre che si possa far risalire più addietro della data
tradizionale questo elemento semplicissimo dei nastri
filiformi - così come si fa risalire l'affine elemento dei
nastri a lacci arcuati, che si considera derivato invece dalla
decorazione architettonica, 8g) - elemento che in fondo è
quello che vediamo sulle fasce in rilievo profuse su tutto il
corpo dei nostri pithoi da derrate, quello che abbiamo
riscontrato poco sopra invece in assai modeste proporzioni
su un bicchiere cilindrico a Cnosso stessa, e che appare
sull'ampia superficie di larnakes di età non ben precisabile.
Non lasciamoci spaventare dall'obbiezione che, abolendo
alcune delle fasi e sotto-fasi della classificazione vigente,
non si riesca più a distribuire tutti i materiali dei tardi
palazzi minoici entro ai due secoli - a un dipresso della loro durata. Già a Cnosso è stata notata una palese
distruzione causata da terremoto e un conseguente rifacimento del secondo palazzo alla fine del periodo TM I a,
cioè verso il 1500 a. C.; e al primo momento sono stati
con tutta verisimiglianza attribuiti vasi, come le coppe
dai gigli naturalistici mossi dalla brezza, ancora nell'antica tecnica del colore bianco sovrapposto sul fondo dell'argilla. go) Numerosi esempi di simile vivace naturalismo
contraddistinguono indubbiamente un momento iniziale
nella vita dei palazzi più tardi su tutta l'isola; e nuove
attente osservazioni strati grafiche ci permetteranno certo
di individuare altre tappe della lunga evoluzione dai
vasi di così fresca e sensitiva ispirazione, agli scadenti e
stilizzati prodotti della decadenza.
1
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
d
a, c
FIG.
36 a-d -
TESTE DI IDOLI FEMMINILI FITTILI :
a,
DAL VANO V;
b,
DAL VANO I (DETTAGLIO) ;
c,
DA GAZI;
d,
DA KARPHÌ
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15) Inv. G. 1100 ; alt. m. 0,098. Sulle
tiare a costolature orizzontali cfr. ALEXI0U,
ioc. cit., p. 201, nota 61.
16) V. DESSENNE, Le Sphinx, p. 65 ss.,
tav. XIV, 167, 170, 175; PORADA, Seal
lmpressions oJ Nuzi, in Annual 0/ che Am.
School of Orientai Research, XXIV, 1944-45,
nn. 487, 591, 902 . Le palmette ritornano
spesso in queste cretule, tfa grifi e animali
rampanti, in varie forme schematizzate, cfr.
ibid., p . 87, tav. XLV, nn. 921-924. Le ali a
piume sciolte risalgono nell'arte della Siria
assai in su, le troviamo per es. sulla sfinge
maschile nel famoso affresco da Mari, PARROT, in Syria, XVIII, 1937, tav. XXXIX;
qui troviamo palmizi naturalisticamente disegnati assieme a quelli schematizzati. L 'elmo conico è comUne sulle immagini tardominoiche e micenee del dio siriano del
fulmine Reshafah, cfr. A. EVANS, Palace of
Minos (sotto citato PM), IV, p . 477 ss.
17) Inv. G . 1131; alt . m. 0, 16.
18) Inv. G . I "3; alt. m . 0,385.
19) HUTCHINSON, in Br. Sch. Alh., LI,
1956, p. 72, fig. 3, n. 17, tav. VIII, c-d.
Ma un tipo di corazza bronzea sembra
rappresentato anche s ulle tavolette iscritte
cnossie, v. H . R. HALL, in Aegean Arch. ,
p. 243·
Molte delle statuette da Pisrokephalo (v.
per es. Il paKTtKa, 1952, p. 632, fig. 13,
a
b
terza e quinta della serie superiore) terminano alle anche con una rigida cresta sporFIG. 37 a, b
DUE ANFORE A STAFFA - a, DALLA VILLA RURALE DI GORTlNA;
gente, che dà l'idea di un giubbetto o
b, DAL PALAZZETTO DI H . TRIADA
una corazza; ma le statuette erano innestate
mediante Una protuberanza entro una base
o nella metà inferiore del corpo, e non si può quindi essere s icuri nelForse il cammino dell'arte non ci apparirà così rettilineo
l'interpretazione di tale orlo tagliente.
e facilmente afferrabile come appariva finora. Vi potremo
20) Inv. G . II 17; alt. m . 0,118.
riscontrare saldi motivi di una maniera classica, dalla lenta e
21) Inv. G. 1126; alt. m. 0,105.
22) Inv. G. II48; alt. m. 0,41.
quasi impercettibile trasformazione, ed effimeri passaggi di
23) Inv. G. I I 50; diamo bocca m. 0,46, alt. m. 0,08.
frivole mode, che possono offuscare un momento, ma a cui
24) Inv. G. 1098; alt. m. 0,33 .
25) Pithoi pieni di numerosi vasetti si sono rinvenuti anche altrove,
possono sopravvivere le espressioni di un gusto innato e più
per es. a Vathypetra, v. II paK.,'Ka, 1949, p. 105 sS., figg. 7-8.
duraturo: per fortuna la vita dell'uomo, e anche più la sua
26) Più serie (per lo più tre) di ansette verticali schiacciate contrO il
arte - ars vita vitae - lascia molta parte all'imprevisto, ai
corpo del vaso, come nelle nostre anfore, si trovano in vasi dell'età precedente alla nostra, ad es. nelle grandi anfore ovali con alto collo scanalato
pentimenti, agli abbandoni e ai ritorni; al calcolo e alla
(" pithoid iar ,,) da Cnosso, PM, II, p. 423 sS., fig. 244 ss. Ma l'esatta forma
ragione, come all'irrazionale.
D. LEVI
delle nostre anfore con due serie di due anse s'è rinvenuta, tra i vasi della
fine dell'età palaziale, nella tomba da noi testè scoperta nel territorio festio
presso al villaggio di Kamilari .
I) V. Una succinta relazione sull'attività della Scuola nel 1958 ne gli
27) Possiamo confrontare con esso un esemplare quasi identico dalla
.. Atti della Scuola" del suo Annuario, XXXV-XXXVI (N. S . XIX-XX),
Creta orientale, Pal~ikaslro, Br. Sch. Ath., Suppl. I, tav. XXII.
1957-58, p. 391 SS.
28) Collarino in rilievo e tre protuberanze a bottone sono caratteristiche
2) Cfr. Annuario, XXXIII-XXXIV (N. S. XVII-XVIII), 1955-56,
delle brocche di questa età a Festòs, ma anche frequenti in tutta l'isola :
pp. 209, 300 sS.
cfr. PERNIER-BANTl, Il Palazzo Minoico di Feslòs (sotto cito Feslòs) , II, p. 489.
3) V. ]. HAZZIDAKIS, Les Villas minoennes de Tylissos, Él. Crét., III, 1934.
29) Inv. G . 1259.
4) Inv. Gortina (sotto citato Inv. G ., mentre con Inv. C. si indicherà
30) Inv. G . 1195.
l'inventario del Museo centrale di Candia) 1172 . .
1937, B, p. 278 ss., tavv. 1-2; Br. Sch.
31) MARINATOS, in •ApX . •
5) Inv. G. II73.
Ath. XXXVIlI, 1937-38, tav. XXXI; ZERVOS, L'ArI de 'a Crèle, p. 463 sS.,
6) Inv. G. 1170.
figg.
771-775,
p
.
484
sS.,
figg.
803-7.
Mentre il Marinatos scende per le
7) Inv. G. II92.
prime statuette fino all'età sub-micenea, l'ALExIOU, ioc. cit., p. 391 s ., le
8) Cfr. per es. le scale della villa di Tylissos, HAZZlDAKIS, op. ciI., tav. VI,
data nel TM III b o proprio agli inizi del TM III C.
ii, e VII, KK.
32) Rioccupazione affermata invece dalPALExIOU, ioc. cit ., p. 195 SS.,
9) Cfr. Annuario, XXXV-XXXVI (N. S. XIX-XX), 1957-58, p. 354.
che data appunto l'edificio al TM I e le s tatuette maggiori dei sacelli (ma
IO) Inv. G. II84.
non gli idoletti più piccoli) - per la testimonianza dell'anfora a staffaI I) Tutte le dee con le ma,i sollevate dal nostro santuario sono state
al TM III b.
incluse nella dissertazione di ST. ALEXIOU, tH J.'tVW;:K~ {}€à J.'f1P vljJw33) Anche più strette somiglianze coi nostri presentano i pithoi da Tylisp.Évwv X«pwv, V. Kp.".,LKà XpoVLKa, XII, 1958, pp. 179-299, particolar50S, V. HAZZIDAKIS, op. cit., tavv. XXII, XXIII, I.
mente p . 195 ss., tavv. VI, 2-3, VII-VIII. Sulla stephane dentata, v.
34) Per i pithoi a cordonature cfr. Feslòs, II, p. 243, fig. 151 ; per quelli
p. 199 55., nota 59 (ma un esemplare compare anche su una testa inedita
panciuti a quattro anse sulle spalle, p. I I 5, fig. 63; per le anfore, p. 364,
dall'edificio di Zou presso a Si ti a, Inv. C. IIo03, che il Platon data fra la
fig.
228; per le oinochoai lo splendido esemplare con decorazione a fogliette,
fine del MM e il principio del TM, e crede distrutto da Un terremoto verso
p. 176, fig . 106, e anche quello a p. 362, fig. 224 ; per la decorazione a tre
il 1600 a. C. : KP.,,"'Kà Xpov'Ka, X, 1955, p. 562 s.); sulle fogliette sopra
bottoni sul collo, p. 489; per le ollette, p . 178, fig. 107 b (cfr. anche Annuaalla corona o sulle tempie, p. 200, nOta 60. Serpenti e colombe possono
rio, XVII-XVIII, N. S. I-II, 1939-40, p. 17, fig . II b); per le coppe a
dunque essere simboli della medesima dea (contrariamente a quanto pensava
piedestallo, p. 274 s ., figg. 171-74; per le minuscole brocchettine, p . 366,
L. Banti, Divinilà femminili in Creta nel lardo Minoico III, in SI. e Mat . di
fig. 231. Per le coppe a piedestallo non si può dunque accettare la precesI oria delle religioni, XVII, 1941, p. 31 s .).
denza di quelle a una sola ansa, che sarebbero datate nel TM I, su quelle
12) Cfr. la figurina femminile in jafence, con simile collana, da Cnosso,
a due dello "stile del palazzo" (P M, IV, p. 3613 s.); del resto anCora al
PM, II, p. 702, fig. 440.
TM I sono dallo stesso Evans datate le basse coppe efiree a due anse, ibid.,
13) ALEXIOU, loc. CiI., tav. VIII, 3.
p. 368, fig. 308.
14) L. BANTI, in Annuario, XIX-XXI (N. S. I-III), 1941-43, p. 30,
35) Cfr. Festòs, II, p. 501 SS.
fig. 16 (per altri numerosi esempi V. ibid., p. 40 ss.) ; Br. Sch. Alh., XXXVIII,
1937-38, p. 75, tav. XVII, I.
36) Ibid., pp. 498, 504.
Eq,.,
©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte
37) Ibid., p. 567 ss.
38) PARIBENI, in Mon. Ant., XIV, 1905, col. 739 sS., figg. 37-40; BANTI,
in Annuario, XIX-XXI (N. S. III-V), 1941-43, p. 19 sS., figg. 6-8; ZERVOS,
p. 319, fig. 461; cfr. ALEXIOU, loc. cit., p. 199, nota 57, tav. IX, 2; Festòs,
II, p. II4, fig. 62 a; ZERVOS, p. 318, fig. 468.
39) Sulla tanlo discussa datazione e sull'uso dei tubi sacrificali, talora
(com'è il caso per gli esemplari della nostra villa) per il fondo chiusO ritenuti invece vasi da fiori per offerte alla divinità, cfr. MARINATOS, loc. cit.,
p. 285 s.; per le coppe svasate, cfr. ibid., p. 285, fig . 7 b.
40) Boli. d'Arte, 1955, p. 154, fig. 27,
41) Dell'importantissi mo materiale plastico di questo santuario è stata
data finora solo una sommaria pubblicazione da N. PLATON, in IIpaKT /"Ka,
1952, p. 631 ss.; cfr. anche ZERVOS, p. 278 sS., fig. 396 ss.
42) ZERVOS, p. 356, fig. 521.
43) ZERVOS, p. 280, fig. 398.
44) PLATON, loe. cit., p. 632, fig. 13. Anche in questo santuario troviamo
rappresentazioni di donne incinte come la nostra dal vanO VII Inv. G . 1125,
cfr. ibid., p. 632.
45) V. MVRES, in Br. Seh. Ath., IX, '902-3, p. 356 ss., specialmente
tav. X. La rozzezza di alcune figurine rispetto a que lle più raffinate ha già
fatto sospettare al Bosanquet che le prime appartenessero a Una data più
avanzata, cfr. ibid., p. 361.
46) ZERVOS, p. 3'0, fig. 452; p. 342, fig. 498.
47) PM, IV, p. 88r.
48) V. Arehaeology 01 Crete, p. 189, pianta 1 r.
49) PM, IV, p. 298; cfr. Br. Sch. A th., VI, 1899-1900, p. 25. Bisogna
notare però che dalle prime relazioni apparirebbe come I l parallelamente",
cioè assieme, ai frammen ti di s tile architettonico (o I l stile del palazzo,,) sono
stati rinvenuti altri in stile I l naturalistico ", che risulta poi stilizzato in motivi simili ai nostri di Gortina : cfr. EVANs, Br. Sch. Ath., VII, 1900- 0!, p. 51;
MACKENZIE, four . Hell . St., XXIII, '903, p. 194, figg. 11 - 12.
50) PM, IV, p . 359 ss.
51) I bid., p. 639; cfr. p. 280, fig. 215 e p. 360, fig. 30r.
52) Ibid., p. 291.
53) I bid., p. 353.
54) I bid., p. 358. Aggiunge qui l'A. che poco dopo invece, nel TM III a,
Cnosso di nuovo imporrebbe la sua arte (quando oramai il grande palazzo
non esisteva più) a tutta l'arte micenea circostante (ibid., p. 369 ss.).
55) Ibid., p . 639·
56) I bid., p. 298 s., nota l, cfr. p. 282, fig. 216. Anche gli altri vasi decorati col bel motivo delle ampie spiral i di fogliette o lobi, e con quello dei
papiri stilizzati (come l'oinochoe, Palaikastro, p. 46, fig. 35), hanno subìto
la medesima sorte del1'anfora di Micene. Ma il motivo ritorna anche su
un'olia con becco a ponte, attribu ita invece all'ultimo momento di vita del
palazzetto di H. Triada, v. Festòs, II, p. 533, fig. 293 b.
57) Come in Festòs, II, p. 546 ss.
58) V. sopprattutto le ceramiche dal pozzo di Gypsàdes, PM, II, p. 549.
fig. 349; III, p. 278 s., fig. 186 s. Cfr. anche ZERVOS, p. 387, fig. 566; p. 386,
figg. 564-5, questi due ultimi con decorazioni a rami sia nell'interno che
s ull'esterno dei vasi.
59) PM, IV, p. 342 s., figg. 285- 6.
60) Per Nirou Hani lo scavatore stesso, Xanthoudides, ha s uggerito
ch e - malgrado la classificazione sino da allora corrente delle ceramiche
(sulla quale riserva i suoi dubbi) - buona parte dei rinvenimenti della villa
scenda fino al TM II : v. 'ApX. 'E</>., '922, p. 1 SS., per questo giudizio
p. 24. Per Gournià, benchè si affacci l'ovvia obbiezione (Gournià, p. 43) che
in una piccola città provinciale non v'è da aspettarsi di rinvenire suppellettili della qualità di quelle d'una capitale, si conclude tuttavia ch e la città
è stata distrutta nel TM r solo perchè i suoi rinvenimenti non hanno raggiunto il carattere fastoso di quelli cnossi.
61) La pianta del megaron miceneo di Tylissos, secondo in splendore
solamente a Quello di H. Triada, è stata tracciata durante gli ultimi lavori
di restauro nella località da parte dell'Eforo Plato n.
62) Cfr. Gournià, tavv. I-II, VII-IX e G-K.
63) Cfr. per es. il boccale, Gournià, tav. IX, IO, cOn le anfore cnossie,
PM, IV, p. 320 s., figg. 260-62; e il bacino troncoconico Gournià, tav. IX,
3', con le anfore della tomba di Isopata e del P iccolo Palazzo, PM, IV,
p. 326 s., figg. 266-70.
64) Cfr. Gournià, tav. VIII, 22 e PM, IV, p. 354, fig. 297 d.
65) Cfr. per es. la brocca e l'urna cilindrica, G ournià, tavv. IX, 29 e
VIII, 21, Con la coppa a piedestallo, PM, IV, p. 362, fig. 302. Più simile
a quella cnossia è la s tilizzazione delle rosette, associate a fiori di loto, nonchè a una banda di spiralette sciolte, sull'urna cilindrica da Mochlos, v. ZERVOS, p. 389, fig. 573.
66) Gournià, tavv. VIII, 26, IX, 12 e 28, B, G, I; Festòs, II, p. 274,
fig. 171; PM, IV, p. 364, fig. 304 e.
67) Gournià, tav. VII, 35; tav. VIII, '9-20 e I b.
68) XANTHOUDlDES, loe. cit., p. 17 sS., fig. 14 sS.
69) Cfr. ibid., p. '9, fig. 16, e PM, IV, p. 303, fig. 238. Ancora più stilizzato è il motivo della tazzina di H . Triada, Fest òs, II, p. 555, fig. 302.
70) XANTHOUDIDES, loc. cit., p. 14, fig. II C; G ournià, tav. V, 26.
7') Cfr. H AZZlDAKIS, Tylissos à l'époque minoenne, p. 21 SS., figg. 7-II;
p. 32, fig. 14; ID., Les Villas minoennes de Ty/issos, tav. XXIV; PM, IV,
p. 286, fig. 220; Festòs, II, p. 554, fig. 301.
72) Cfr. per es. PM, IV, p. 309, fig. 244 e p. 355, fig. 298.
73) Vasi purtroppo quasi tutti ancora inediti: cfr. ALExroU in KpYJTLKà
XpOVLKG., VI, 1952, p. 9 ss. Cfr. gli uccelli del tutto stilizzati sull'alabastron
schiacciato dalla tomba del I l Portatore di mazza" , PM, IV, p. 357, fig. 300,
associati a fiori di croco e a croci d i malta.
74) Gournià, tav. J.
75) Inv. C. 6768-69.
76) V. Festòs, II, p. 549 s., fig. 300; R . B. SEAGER, Exeav. at Pseira, Univo
01 Pennsylvania Anthrop. Pubi., III, l, '9'0, UV. VII. Cfr. a Pseira anche
il bel boccale con la medesima ghirlanda di elementi cuoriformi, ibid.,
tav. Il b, e l'urna cilindrica con tali elementi staccati, p. 30, fig. I I .
77) V. MARINATOS, in 'ApX. 'Erfo., '939-41, tavv. 1-2.
78) V. Palaikastro, Br. Seh. A/h., Suppl. I, p. 29, fig. 18, tav. XVI e;
brocchetta con gigli, ibid., tav. XV d, cfr. con la tazza cnossia già citata,
PM, IV, p. 354, fig. 297 d; per la brocca dei papiri, ibid., tav. XVIII b,
ZERVOS, p. 391, fig. 577; cfr. con l'anfora di Micene, PM, IV, p. 321, fig. 262 a,
e coi vasi cnossi, ibid., p. 326 ss., fig. 268 ss.
79) ZERVOS, p. 380, fig. 558.
80) Festòs, II, p. 535, fig. 296.
81) La difficoltà di t racciare una netta linea divisoria tra TM II b e TM
III a è ammessa pure dall'Evans, PM, IV, p. 356. Materiali differentemente
attribuibili ai due periodi sono stati rinvenuti recentemente nelle tombe scavate dall'Eforo Platon a M ers ina presso a Sitia nella Creta orientale, come
anche nella tomba da noi testè scavata in territorio festio presso a Kamilari.
82) Cfr. H UTCHINSON, in Br. Sch. A th., LI, 1956, p. 70.
83) A. F URUMARK, Mye . Pouery, p. 610, forma 164, cfr. p. 37, fig. 9. Ma
nello sviluppo dell'anfora a staffa secondo Questa classificazione vi sarebbe
una lacuna tra la forma globulare-schiacciata, risalente al TM Il a, e la nostra
forma ovoidale: cfr. ID., Chron. 01 the Mye. Pottery, p. 24, forma 46, n. 169.
84) WACF, in Br. S ch. A th., XLVIII, '953, p. '3, tav. 7, c-d, tav. 9 d.
85) Festòs, II, p. 396 s., figg. 259 b, 260; Gournià, tav. VII, 24; ZERVOS,
p. 299, fig. 426. Un esemplare, assai simi le a quello della nostra fig. 37 b, provenien te dalla Casa Sud di Cnosso, è attribuito dell'Evans al TM I, v. PM,
II, p. 381, fig. 213 b.
86) Dal vano {}. Inv. C . 10677.
87) FURUMARK, Mye. Pottery, p. 373, fig . 65, tipo 53, 14.
88) PM, IV, p. 735, fig . 720 a-b. A festoni è decorata un'anfora a staffa
da Zafer Papoura, datata fra il TM II e il TM III a, ibid., p. 642, fig. 630.
89) I bid., IV, p. 340, fig. 282; p. 1009, fig. 960 e.
90) Ibid., II, p. 360 ss.; IV, p. 872 s.; I, p. 577, fig. 421.
COPERTURA DI PROTEZIONE
DELLA VILLA MINOICA DI GORTINA
L
A SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA di Atene, nella
campagna di scavo del
1958,
mise in luce i resti di
una villa di età tardo-minoica avanzata in località Kannia,
nel territorio di Gortina a Creta .
I
muri ci sono pervenuti scarsamente conservati in
altezza poichè l'aratro ha sconvolto i ruderi coperti da
un sottile strato di terra di riporto asportando a poco a
poco le pietre di piccole dimensioni e rigando i grossi
massi che opponevano resistenza con la loro mole (fig. 2).
FIG . I -
MODELLO DELLA COPERTURA DI KANNIA