Enrico IV di Pirandello CON Franco Branciaroli da

Ferite a morte a Palmanova
“Avevamo il mostro in casa, e non ce ne siamo accorti.”
Inizia così lo spettacolo Ferite a morte scritto, con la
collaborazione di Maura Misiti, e diretto da Serena Dandini.
Lella Costa accompagnata sul palco da Giorgia Cardaci, Orsetta
de’ Rossi e Rita Pelusio, presenta diversi racconti che hanno
come tema l’uccisione, per mano di compagni o mariti, di donne
di diverse età e stili di vita.
Si passa dalla madre di famiglia stordita prima e bruciata
viva poi perché in attesa del settimo figlio, non più nei
programmi del marito, alla donna manager che guadagna più del
compagno, anch’esso manager. Si prosegue con donne uccise per
gelosia e per evitare una separazione, da una ragazza che vive
di battaglie politiche ma costantemente picchiata fra le mura
domestiche, dall’amore/non amore vissuto su Facebook, dalla
donna indipendente stroncata da uno stalker, dalla madre che
si affida ad un uomo premuroso con il figlio ma violento con
lei, finendo per toccare temi distanti, ma forse non così
tanto dalla nostra realtà multiculturale, come la lapidazione
e le mutilazioni genitali femminili.
Tutte le storie che, identificando diversi spaccati della
società e aree geografiche, si concludono tristemente con
l’uccisione della donna così come lo spettacolo si conclude
con il suono di uno sparo del ragazzo perfetto ma possessivo
che non riesce ad arrendersi alla fine della relazione con la
donna amata solo a parole ma non nei fatti.
Lo spettacolo drammatico, ma con qualche punta di ironia e di
contemporaneità, rappresenta l’universo delle donne
maltrattate dagli uomini e condotte alla morte per mano di chi
le ritiene esseri inferiori da possedere e usare a piacimento.
La storia contemporanea, ainoi, è ricca di episodi simili che,
come dice Serena Dandini, “riempiono tristemente le pagine
della nostra cronaca quotidiana” sui quali bisogna tenere
costantemente accesi i riflettori cercando di dare maggior
peso agli innumerevoli campanelli d’allarme, quasi mai presi
seriamente in considerazione.
Tutti gli eventi teatrali di “Ferite a morte” che ritornerà in
regione il 1 aprile a Latisana, sono stati occasione di
sostegno alla rete D.I.Re, donne in rete contro la violenza, e
alla convezione NO MORE! che chiede a governo ed istituzioni
di discutere urgentemente le proposte in materia di contrasto
alla violenze maschili a carico delle donne.
“Ferite a morte” è anche un blog che raccoglie e diffonde
notizie sul tema della violenza sulle donne.
Rudi Buset
[email protected]
@RIPRODUZIONE RISERVATA
“Carta
Canta”,
Ennio
Marchetto da venerdì 13 marza
alla Contrada.
Unico al mondo. Tra le mille definizioni che si potrebbero
utilizzare per cercare di definire Ennio Marchetto quella che
su tutte risalta è proprio la sua originalità. Da venerdì 13
marzo alle 20.30 al Teatro Bobbio questo artista famoso in
tutto il mondo presenterà il suo “Carta Canta”.
Quasi vent’anni di carriera che hanno visto consolidarsi il
nome di Marchetto su palcoscenisci prestigiosi come quelli
di Edimburgo, Londra, Parigi, Berlino, New York, Los Angeles e
che hanno sempre riconosciuto un grandissimo apprezzamento
alle sue idee. Il suo spettacolo non ha confini ed è
apprezzato da un pubblico di tutte le età. “Carta Canta” parte
proprio dall’utilizzo della carta per la realizzazione dei
costumi raffiguranti grandi star della musica o personaggi
famosi italiani e stranieri. Dietro alla carta c’è proprio
lui, Marchetto, che con la sua abilità da performer riesce a
dare vita ai costumi impreziosendoli con le movenze e i tic
dei personaggi che sta interpretando, ma non basta: la
velocità con la quale muove i costumi, oltre all’aggiunta
anche di un solo piccolo particolare, lo porta a delle
trasformazioni esilaranti e soprattutto sorprendenti.
TINA TURNER, MINA, LIZA MINELLI, MARYLIN MONROE, VASCO ROSSI,
MADONNA,PAVAROTTI …e fra i nuovi personaggi LADY GAGA, ARISA,
MARIA CALLAS. MARCO MENGONI, EDWARD MANI DI FORBICE … sono
solo alcuni dei numerosissimi artisti a cui darà vita
Marchetto in uno spettacolo che con musica, teatro e
creatività saprà lasciare il segno.
Lo spettacolo debutta venerdì 13 marzo alle 20.30 e rimane in
scena fino a lunedì 16 febbraio, con i consueti orari del
Teatro Bobbio: serali 20.30 e festivi 16.30.
Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno
presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel.
040.390613/948471 – orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al
TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 –
orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito
VIVATICKET by Charta (vivaticket.it) anche attraverso il
sito www.contrada.it. Informazioni: 040.948471 / 948472
/390613;[email protected]; www.contrada.it.
I “Menecmi” di Tato Russo
tornano a Napoli al “Delle
Palme” dal 12 al 15 marzo
NAPOLI, 9 marzo 2015. Da giovedì 12 a domenica 15 marzo andrà
in scena al teatro “Delle Palme” di Napoli (Vico Vetriera,
12), “Menecmi – Due gemelli napoletani” da Plauto e
Shakespeare nella riscrittura di Tato Russo. In scena ad
affiancare Tato Russo (nel ruolo dei Menecmi) troviamo Renato
De Rienzo, Marina Lorenzi, Clelia Rondinella, Massimo
Sorrentino, con la partecipazione di Rino Di Martino. La regia
è affidata a Livio Galassi.
LO SPETTACOLO. Cavallo di battaglia del Tato Russo attore,
Menecmi ha avuto decine di riprese ed ha collezionato negli
anni più di 600 repliche. La riscrittura originale di Tato
dell’originale plautino conserva tutto il suo plebeismo, tutti
i suoi caratteri di teatro popolare ma ne amplia a tal punto
l’efficacia e il divertimento così da farlo diventare un
capolavoro autentico dell’arte comica. 18 volte confessò
d’averlo visto uno spettatore insaziabile. E insaziabili sono
ogni anno le richieste degli spettatori di ripresa di questo
spettacolo in cui Tato Russo si consacra attore specialissimo
e dalla straordinaria comunicativa. Due ore di risate
assicurate, un meccanismo comico perfetto, una grande prova di
attore per Tato osannato dalla critica e dal pubblico per
questa straordinaria interpretazione: «Sono venticinque anni
che porto in giro per l’Italia i miei Menecmi, ispirati a
Plauto – racconta Tato Russo – in tutto questo tempo è
cambiata la mia età anagrafica, e mi è diventato faticoso
interpretare due parti. Ma il pubblico e i teatri continuano a
richiedermelo, e oggi mi ritrovo a inventarmi le forze per
essere di nuovo in scena con questo mostruoso composto di
fatica e di follia creativa. Ce la farò ancora una volta?».
NOTE DI REGIA. I Menecmi è una libera elaborazione di Tato
Russo da Menecmo di Plauto, oltre ad essere una delle più
famose e forse, come la definiscono alcuni, la commedia più
plautina di Plauto. Tato Russo affidando le parti dei gemelli
ad un unico attore ha ambientato la vicenda in una Napoli
antica, la Neapolis dell’epoca. Ma nonostante che un gemello
becero e volgare sia contrapposto all’altro, colto e
intellettuale, che fa l’avvocato, entrambi i personaggi si
esprimono in italiano. L’irrefrenabile, incontenibile,
generoso regista e attore napoletano, versatile da sempre non
solo come interprete ma anche come autore, innamorato della
prosa come del musical, ha riscritto la storia di Plauto non
mancando di darle un tocco partenopeo. E così l’esuberanza
verbale, il termine plebeo, il lazzo, attraverso i quali
Plauto ottiene la risata crassa, il divertimento gioioso, la
comicità, qui raggiungono il massimo vigore dando clamore alla
voce autentica che si innalza al di sopra di qualunque banale
intellettualismo, alimentando le fondamentali peculiarità
dell’autore sarsinate. L’origine atellanica dell’arte plautina
si fa più vicina sia alla metrica musicale del tempo che alla
grassezza popolare voluta da Plauto.
TRAMA. Mosco, il mercante, aveva avuto due gemelli, Menecmo e
Fosicle. Partito per un viaggio d’affari con il primo dei due,
l’aveva smarrito al mercato di Paestum. Per la disperazione
ribattezzerà il secondo genito Menecmo. Il primo Menecmo, dopo
aver vissuto per anni a Capua, fattosi adulto si muove alla
ricerca della famiglia giungendo a Neapolis. È in questa
vivace città che vive il secondo gemello il quale benché
sposato si abbandona ad ogni forma di dissolutezza, potendo
godere dei favori di una sgualdrina sua dirimpettaia. La
presenza in città dei due gemelli darà luogo come si può
intuire, ad una serie di equivoci e di errori in cui la
comicità esploderà in maniera prorompente in tutte le scene
dello scambio fra i due fratelli. Solo l’incontro finale porrà
fine ai qui pro quo.
TEATRO COMUNALE DI CORMONS
‘Trappola
mortale’
con
Corrado Tedeschi ed Ettore
Bassi Sabato 14 marzo, alle
21
Appuntamento con la prosa sabato 14 marzo, alle 21, al Teatro
Comunale di Cormons, con ‘Trappola mortale’ testo di Ira Levin
con Corrado Tedeschi, Ettore Bassi, Miriam Mesturino, Giovanni
Trappola mortale
Argante e Silvana De Santis. Trappola mortale (Deathtrap) è un
testo teatrale avvincente che usa il pretesto del tono noir
per descrivere l’avidità dell’uomo senza scrupoli alla
continua ricerca del potere, della realizzazione personale e
dei propri insaziabili istinti. È la storia di Sydney Bruhl,
un commediografo ormai finito, incapace di dare tensione e
drammaticità ai testi che porta in scena. La prima del suo
ultimo spettacolo, un giallo, è un incredibile fiasco. Forse
solo un nuovo inatteso successo potrebbe salvare la sua
reputazione di scrittore e l’occasione d’oro gli viene offerta
dal giovane Clifford Anderson che ha appena terminato di
scrivere un giallo veramente avvincente: trappola mortale.
Emerge con forza ed evidenza il fatto che dentro ogni trappola
se ne nasconde un’altra come dentro ogni uomo non esiste una
sola anima ma una confraternita in lotta tra di loro. Dal
testo di Ira Levin, scrittore statunitense di successo e
indimenticato autore di Rosemary’s Baby, Trappola mortale
(Deathtrrap) è un classico del giallo teatrale che si presenta
come un perfetto gioco a incastri tra umorismo, suspence e
forte tensione narrativa in una nuova edizione aggiornata ai
nostri giorni da Luigi Lunari dove computer e tecnologia
sostituiscono le vecchie macchine da scrivere, per rendere
ancora più avvincente un testo intramontabile.
Dopo la prima, avvenuta il 26 febbraio 1978 al Music Box
Theatre di Broadway, lo spettacolo è stato rappresentato per
cinque anni consecutivi (1793 repliche). Nel 1982 Sydney Lumet
ne dirige il film con protagonisti Michael Caine e Christopher
Reeve. Ricordiamo anche una straordinaria edizione italiana di
oltre 25 anni fa, sempre curata da Luigi Lunari e sempre con
la regia di Ennio Coltorti, che vinse il biglietto d’oro, con
protagonista Paolo Ferrari.
Prevendite alla biglietteria del teatro venerdì dalle 18 alle
20; la cassa aprirà anche un’ora prima dell’inizio dello
spettacolo.
Genteinattesa Il precario e
il professore PER TEATRO
CONTATTO IN SCENA AL Teatro
Palamostre – Udine 20 marzo
2015
Domenica 15 marzo alle 17 al Palamostre di Udine ritorna
Contatto TIG in famiglia /Udine città-teatro per i bambini
con Têtes à Têtes , ideato dalla danzatrice e coreografa di
fama internazionale Maria Clara Villa-Lobos, fondatrice della
compagnia belga XL – Production, il cui linguaggio unisce da
sempre danza, live performance e arti visive. Un cartone
animato live dal sapore onirico e scanzonato trasforma lo
spazio teatrale in una pagina bianca su cui creare e
immaginare insieme! Têtes à Têtes propone allo spettatore di
seguire il viaggio di un personaggio dalla grande testa, dalla
sua nascita all’età adulta, dal grembo materno sino
all’incontro con l’altro. Questa grande testa rotonda, senza
volto, dà all’omino un’aria giocosa ma allo stesso tempo un
po’ strana, come se fosse un pupazzo o una bambola gigante che
prende man mano vita: l’arrivo sulla Terra, la sua nascita
nella pancia della mamma, la scoperta del corpo, delle
emozioni, il gioco, la paura, gli oggetti che ci circondano
nel quotidiano, la sua relazione con l’altro. Simultaneamente,
le immagini in movimento proiettate sullo schermo, sulla
pedana e sui corpi dei danzatori, fanno sì che lo spazio
teatrale diventi la pagina bianca di un foglio su cui tutti
possiamo creare, inventare, immaginare!
Sono personaggi appesi al miraggio di un cambio vita a cui
sono incapaci di dare forma, la Genteinattesa di Giuseppe
Battiston e Piero Sidoti, amici nella vita e compagni di scena
complici in un gioco sottile di biografie ‘inattese’. Venerdì
20 marzo ore 21 al Palamostre di Udine per Teatro Contatto una
serata di cinismo e canzoni, amicizia e arte, sulle infinite
chance perdute della vita: Battiston e Sidoti giocano con
musica e parole, in equilibrio tra leggerezza, disincanto e
saggezza.Una serata di cinismo e canzoni, amicizia e arte,
sulle infinite chance perdute della vita. Battiston e Sidoti
giocano con musica e parole, in equilibrio tra leggerezza,
disincanto e saggezza.Una serata per parlare di gente in
attesa. Di un’umanità che aspetta la propria occasione di
vita, perché dimenticata dalla vita. Questo è il mondo in cui
si muovono le figure di cui parlano le canzoni di Piero
Sidoti, cantautore di cui Udine può andare fiera. Poco importa
che si tratti di eterni studenti o di fate o di orchi: sono
personaggi ai margini che aspettano l’occasione di riscatto da
un’esistenza opaca, da una società che non ha ne da fiducia
alle giovani generazioni e riempie il nostro quotidiano di
regole incomprensibili ed aride finalizzate soltanto alla
passiva omologazione. Un mondo che non è più in attesa di
niente. E per questo che quei personaggi sono e diventano
anche “inattesi”. In formazione intima accanto a Sidoti — alla
sua chitarra e alla sua voce — ci sarà, per una serata del
tutto speciale, Giuseppe Battiston, straordinario e notissimo
attore, ma anche amico di tutta una vita. Giocavano insieme da
ragazzi e ancora continuano a giocare con passione, sul
palcoscenico, incrociando musica e teatro. Genteinattesa è
anche il titolo di un disco, prodotto da Fuorivia su etichetta
Odd Times Records e arrangiamenti di Antonio Marangolo,
vincitore della Targa Tenco 2010 come miglior opera prima. In
un universo di figure cantate, immaginarie o reali, Battiston
si
muove
come
un
personaggio
reale
ai
limiti
dell’immaginario: è il Professore, personaggio sempre mosso
dal desiderio di apparire e dispensare a piene mani la sua
disincantata visione del mondo. Non ha più alcuna aspettativa
e ne va fiero, e la sua lezione di vita è una filosofia del
nulla che ha nell’elogio della superficialità la sua punta più
alta.
Folkest
presenta
ENZO
IACCHETTI in CHIEDO SCUSA AL
SIGNOR GABER Tolmezzo-Teatro
Candoni 11 Apr2015-ore 21.00
Prosegue la marcia di avvicinamento di Folkest all’estate,
un’estate che si preannuncia zeppa di sorprese per il festival
friulano.
In questa serie di proposte primaverili, non poteva mancare
quello che sarebbe dovuto essere l’evento clou della scorsa
edizione nelle serate finali di Spilimbergo, purtroppo
annullato a causa del tempo inclemente: Enzo Iacchetti nel suo
riuscito omaggio a Giorgio Gaber.L’esigenza di un omaggio al
più grande cantautore del Novecento, viene da Enzo Iacchetti
come un irrefrenabile desiderio per suggellare la sua amicizia
con Gaber anche a dodici anni dalla sua scomparsa. Ecco
quindi che nel 2010 nasce il disco che dà anche il titolo
allo show che da allora Iacchetti porta in giro per l’Italia
con successo.Mario Luzzato Fegiz, sulle pagine del Corriere
della Sera scrive: Con la triestina Witz Orchestra e il
maestro Marcello Franzoso, Iacchetti compie la rifondazione
del repertorio di Gaber. I brani sono riscritti e farciti da
inserti musicali di varie provenienze, da Jovanotti a
Zucchero.
Le
canzoni
diventano
un
esilerante
Helzapoppin: Barbera e Champagne, Porta Romana, Il
Riccardo, La Torpedo Blu, insomma tutta la prima produzione di
Gaber, rivista e con perizia arrangiata. Un geniale
scempio. el corso dello spettacolo che, ricordiamo, è
organizzato da Folkest in collaborazione e con il patrocinio
del Comune di Tolmezzo e della Nuova Pro Loco Tolmezzo,
il signor Enzino reciterà, tra un brano e l’altro, monologhi
originali e comici scritti con il suo autore Giorgio
Centamore, che parlano ancora oggi di un’Italia medioevale in
attesa di un nuovo Rinascimento.Non manca un breve omaggio
anche al grande Enzo Jannacci con Una fetta di
limone diventata famosa grazie al duo Ja-Ga Brothers. Due ore
di show che fanno riscoprire un Gaber attualissimo ed un
Iacchetti vero animale da palcoscenico. La scenografia già
colorata da luci all’avanguardia è farcita dalle opere
luminose di Marco Lodola, artista conosciuto e apprezzato nel
il mondo; quindi uno show gioioso, che ricorda un Gaber
allegro, all’apparenza meno impegnato, ma nello stesso tempo
cinico e attuale, anche nelle sue canzoni da TV in bianco e
nero.
Codroipo:
mercoledì
“La
vedova scaltra” di Goldoni,
diretta
da
Alessandro
Mistichelli
Codroipo – Un palco, quello del Benois-De Cecco di Codroipo,
che ama gli attori giovani – si pensi solo al successo del
Palio Teatrale Studentesco Città di Codroipo – ospiterà
mercoledì 11 marzo alle ore 20.45 l’allestimento che gli
allievi-attori dell’Accademia Sperimentale dello Spettacolo
della Carnia hanno fatto de La Vedova Scaltra di Carlo
Goldoni. La commedia fa parte del cartellone di prosa promosso
da ERT e Comune di Codroipo. Il gruppo di aspiranti attori
dell’Accademia tolmezzina, formatosi negli ultimi anni sotto
la direzione di Alessandro Mistichelli e con l’apporto di
esperienze laboratoriali con professionisti esterni, affronta
quindi un classico della scrittura goldoniana.
La piéce segna nella produzione di Goldoni un cambio radicale
nella visione della figura femminile: la “vedova scaltra”,
infatti, è una donna che va contro le convenzioni dell’epoca
ed è alla ricerca del vero amore, al di là della forma o della
ricchezza dei pretendenti. L’autore tratteggia una donna umana
e moderna anche nello stile dell’interpretazione mentre gli
uomini, più colorati e a volte sopra le righe, tradiscono
un’anima maschilista.
Questa versione rivisitata introduce personaggi non presenti
nello scritto originale ed ha volutamente evitato l’utilizzo
delle maschere classiche – Dottore, Pantalone, Arlecchino, –
sostituite da dei caratteri. Attraverso il contrasto tra i
costumi sfarzosi disegnati da Tiziana Delli Zotti e la
scenografia minimale firmata da Jonatan De Conti, la regia di
Mistichelli mette poi a confronto la ricchezza ostentata e
l’apparenza di una parte della società dell’epoca con la
povertà e l’essenzialità della classe popolare.
Sul palco del Benois-De Cecco saliranno Chiara Di Ronco,
Barbara Fedele, Sara Bazzo, Teresa De Prato, Mariadora
Martinis, Daniela Ortis, Chiara Cerato, Samuele Fior, Gabriele
Della Schiava, Luca Carnielutti, Francesco Sandri e Domenico
Bottone e Marco Plazzotta.
Come detto, a dirigerli ci sarà Alessandro Mistichelli, attore
nato a Tolmezzo ed emigrato a Roma, città da cui ha spiccato
il volo per lavorare da professionista per il cinema, il
teatro e la televisione, sia in Italia sia all’estero. Già da
fine anni Novanta ha iniziato ad insegnare e scrivere opere
teatrali ottenendo attenzione e riscontri positivi da stampa e
critica.
Maggiori informazioni al sito www.ertfvg.it o chiamando il
Teatro Benois-De Cecco di Codroipo (0432 908467).
TRIESTE: dall’ 11 al 15 marzo
2015 Politeama Rossetti, Sala
Assicurazioni Generali IL
VISITATORE Di: Éric-Emmanuel
Schmitt
Una commedia brillante, intelligentemente leggera, a tratti
commovente, esilarante, che ci fa sorridere ponendoci quesiti
seri, esistenziali, che riguardano tutti noi. Merito di due
attori in grande empatia fra loro, di somma bravura,
perfetti nei loro ruoli, immersi pienamente nell’umanità
fragile dei loro personaggi». Il critico de Il Sole 24 ore è
rimasto conquistato da Il Visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt,
autore francese che ormai il pubblico dello Stabile regionale
ha imparato ad apprezzare per la sua scrittura arguta, mai
retorica e ricca di raffinata delicatezza. Il Visitatore è
stato il primo suo testo dato al Politeama Rossetti nel 1996:
allora a recitarlo, diretti da Calenda, erano Turi Ferro e Kim
Rossi Stuart. Impossibile non restare incantati dalla
commedia, a cui poi seguirono altri titoli, sempre
affascinanti e imprevedibili: Piccoli crimini coniugali,
Variazioni Enigmatiche, Il Vangelo secondo Pilato… A rendere
interessante la riproposta, dopo quasi venti anni, de Il
Visitatore è la prova di due attori affiatati, diversi e
intensi come Alessandro Haber ed Alessio Boni, che devono
saper “duettare” senza sbavature sulla drammaturgia di
Schmitt. «In questa commedia – commenta il regista Valerio
Binasco – come accadeva nel teatro di tanto tempo fa, le
parole sono importanti e l’autore sembra coltivare la speranza
che quando gli uomini si incontrano e si parlano possono,
forse, cambiare il mondo. C’è una fiducia buona, dentro questa
scrittura. C’è un grande ‘Sì’, così come nella drammaturgia
contemporanea, di solito, c’è un grande ‘ No’. Questo ‘Sì’ è
la prima cosa che mi ha colpito del ‘ Visitatore’. È un testo
coraggioso, che non ha timore di riportare in teatro temi di
discussione importanti come la Religione, la Storia, il Senso
della Vita». La commedia si svolge a Vienna nel 1938 e riserva
al pubblico non poche sorprese: l’Austria è stata annessa al
Terzo Reich e lo sfondo dell’azione è l’appartamento di un
anziano Sigmund Freud, la cui figlia Anna è stata appena
portata via dalla Gestapo. Lo scienziato è pieno d’angoscia,
solo… ma per poco. Dalla finestra si introduce in casa infatti
un giovane, inatteso visitatore da cui Freud è assieme
attratto e infastidito: l’uomo intavola una conversazione sui
massimi sistemi. Chi è quell’importuno? Cosa vuole?
Stupefatto, Freud si rende conto fin dai primi scambi di
battute di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio
del quale ha sempre negato l’esistenza. O è un pazzo che si
crede Dio? La discussione che si svolge tra il visitatore e
Freud, è ciò che di più commovente, dolce e divertente si
possa immaginare. Freud ci crede e non ci crede; Dio, del
resto, non è disposto a dare dimostrazioni di sè stesso come
se fosse un mago o un prestigiatore. Sullo sfondo, la
sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare
la domanda fatale: se Dio esiste, perché permette tutto ciò?
Il Visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt è diretto da Valerio
Binasco. Alessandro Haber interpreta Sigmund Freud, Alessio
Boni è il Visitatore, Nicoletta Robello Bracciforti interpreta
Anna Freud, Alessandro Tedeschi è il Nazista. Le scene sono di
Carlo De Marino, i costumi di Sandra Cardini, mentre Umile
Vainieri è il light designer, le musiche sono di Arturo
Annecchino. Lo spettacolo è prodotto da Goldenart Production.
Sabato 14 marzo alle ore 12 all’Antico Caffé San Marco,
Alessandro Haber e Alessio Boni parleranno del libro e dello
spettacolo Il Visitatore. Condurrà la giornalista Elisa
Grando. Repliche da mercoledì 11 a domenica 15 marzo; tutte le
recite sono serali, con inizio alle 20.30 tranne quella di
domenica 15 marzo che si tiene come di consueto alle ore 16.
I posti ancora disponibili si possono acquistare presso tutti
i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti e
accedendo attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on
line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.
Traduzione e adattamento: Valerio Binasco Scene:Set: Carlo De
Marino Costumi:Costumes: Sandra Cardini Musiche:Music: Arturo
Annecchino
Regia:Director: Valerio Binasco
Produzione:Production:
Goldenart Production
Interpreti:Starring: Alessandro Haber,
Alessio Boni e con Nicoletta Robello Bracciforti e Alessandro
Tedeschi
Luca Monna
Teatro
Nuovo
-UDINE
:
Gl’Innamorati
di
Carlo
Goldoni con la regia di Marco
Lorenzi
Mercoledì 11 marzo, alle ore 20.45, al Teatro Nuovo Giovanni
da Udine andrà in scena un nuovo imperdibile appuntamento
della rassegna Giovani compagnie e classici: Gl’INNAMORATI di
Carlo Goldoni, regia di Marco Lorenzi, una produzione:
Fondazione del Teatro Stabile di Torino/Il Mulino di Amleto.
Scritto nel 1759 in quindici giorni, fortemente ispirato da
personaggi reali, come affermato da Goldoni stesso, il testo è
considerato uno dei classici più rappresentativi del tema
dominante la tradizione della Commedia, ovvero l’eterna
lite tra l’uomo e la donna sulle ragioni dell’amore, sui
tranelli che l’emotività fuori controllo dell’innamoramento e
della gelosia comporta. Nonostante il tempo che ci separa da
Goldoni, il testo conserva tutta la sua freschezza e
attualità. Come dice il regista Marco Lorenzi; Scegliere
Goldoni e il suo testo Gl’innamorati, oggi, per un gruppo
giovane come il nostro, equivale a fare una scelta importante:
la nostra è una generazione che ha un grande bisogno di
maestri e di punti di riferimento che non è facile trovare,
per questo dobbiamo cercarli nella grande drammaturgia, in
quegli archetipi che ci ricordano il senso del nostro
mestiere. La storia de Gl’Innamorati si svolge per intero in
un luogo solo, chiuso, un po’ claustrofobico e un po’
decadente che Goldoni chiama la stanza commune di una casa
piuttosto strana. Lo sguardo di Goldoni entra in questa casa
con tenerezza e umanità e ci regala un affresco stupendo di
una società in piena crisi economica e di valori. Nessuno dei
personaggi sembra accorgersi del baratro verso il quale il
mondo al di fuori di quella stanza commune sta correndo. In
tutto questo, l’amore tormentato e immaturo di Eugenia e
Fulgenzio rappresenta la speranza, la vitalità e la
possibilità che nonostante tutto, un futuro sia possibile. Per
questo ho scelto di mettere al centro del nostro allestimento
non solo i due innamorati, ma anche lo spazio commune dove
dovranno lottare (soprattutto contro se stessi) per costruire
tutta questa “Grande Bellezza”!
Si ricorda inoltre che mercoledì 11 marzo, alle ore 17:30 nel
foyer del Teatro ci sarà un nuovo appuntamento di Casa Teatro
intitolato L’AMORE E I SUOI CAPRICCI, dove dialogheranno Paolo
Puppa, docente di Storia del teatro e dello spettacolo
(Università di Venezia) e Angela Felice, storico e critico del
teatro, assieme alla Compagnia de Gl’innamorati e con la
partecipazione degli studenti impegnati nel 43° Palio
teatrale.
Venerdì 27, sabato 28 e
domenica 29 marzo 2015 UN
ANNO SULL’ALTIPIANO TEATRO
DELL’OROLOGIO Roma (RM)
In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale,
nell’ambito del programma curato dalla struttura di missione
governativa per gli anniversari di interesse nazionale, il
Teatro dell’Orologio di Roma ospiterà per tre giorni, il 27,
28 e 29 marzo, lo spettacolo UN ANNO SULL’ALTIPIANO, recital
di teatro e musica tratto dall’omonimo romanzo di Emilio Lussu
.
Daniele Monachella
Adattato per il palcoscenico da Daniele Monachella, voce
recitante accompagnato in scena dall’etnomusicologo Andrea
Congia a chitarra classica ed effetti e da Andrea Pisu
(vincitore del Premio Maria Carta) alle launeddas e
percussioni, il testo è una preziosa testimonianza del popolo
sardo che con migliaia di vite umane, pagò l’immane prezzo
della Grande guerra.
È noto che i dominatori aragonesi vissuti in Sardegna,
definivano i sardi “Pocos locos e mal unidos”, mentre l’opera
di Lussu, scritta durante la sua lunga permanenza nei sette
Comuni dell’Altipiano di Asiago, sottolinea come per la prima
volta i sardi rimasero coesi, seppur nella sventura delle
trincee, uniti dal motto “Forza paris” – “Forza insieme”,
pensiero collettivo dei Diavoli rossi. Il recital tratto dal
suo memoriale prende spunto dall’esergo presente nel libro Ho
più ricordi che se avessi mille anni, di evidente rimando a I
fiori del male di Baudelaire, perseguendo l’alto valore
letterario, identitario, civile, storico e sociale dell’opera,
traduce in esigenza artistica la volontà di tramandare
attraverso il linguaggio performativo prosa-musicale, il
messaggio morale contenuto in essa, nonché onorare la memoria
del popolo sardo e dei suoi sfortunati combattenti nel ricordo
di quei tre lunghi anni di guerra. I Dimonios della Brigata
Sassari e gli eventi della trincea; la poesia del ferro e del
cognac, del fuoco e del sangue; i flash, le fughe e le ferite
della Grande Cagnara; le cadute delle vittime sul fango
dell’Altipiano in contemporanea alle disfatte dei Giganti
Europei; questi sono alcuni degli ingredienti di cui è intriso
questo intenso docu-spettacolo reso maggiormente emozionale
dalle parole di un autore che si rivolta moralmente alla
guerra e alla classe che la provoca, permeate dal commento
sonoro della tradizione musicale sarda e di suoni universali,
espressa contrappuntisticamente in relazione alla voce
dell’unico attore in scena.Un viaggio mnemonico emozionale
intriso dal ricordo di una guerra il cui racconto, per la
prima volta nella letteratura italiana, denuncia
l’irrazionalità e il suo non-senso, oltreché la gerarchia e
l’esasperata disciplina militare in uso al tempo.