Ferite a morte a Palmanova “Avevamo il mostro in casa, e non ce ne siamo accorti.” Inizia così lo spettacolo Ferite a morte scritto, con la collaborazione di Maura Misiti, e diretto da Serena Dandini. Lella Costa accompagnata sul palco da Giorgia Cardaci, Orsetta de’ Rossi e Rita Pelusio, presenta diversi racconti che hanno come tema l’uccisione, per mano di compagni o mariti, di donne di diverse età e stili di vita. Si passa dalla madre di famiglia stordita prima e bruciata viva poi perché in attesa del settimo figlio, non più nei programmi del marito, alla donna manager che guadagna più del compagno, anch’esso manager. Si prosegue con donne uccise per gelosia e per evitare una separazione, da una ragazza che vive di battaglie politiche ma costantemente picchiata fra le mura domestiche, dall’amore/non amore vissuto su Facebook, dalla donna indipendente stroncata da uno stalker, dalla madre che si affida ad un uomo premuroso con il figlio ma violento con lei, finendo per toccare temi distanti, ma forse non così tanto dalla nostra realtà multiculturale, come la lapidazione e le mutilazioni genitali femminili. Tutte le storie che, identificando diversi spaccati della società e aree geografiche, si concludono tristemente con l’uccisione della donna così come lo spettacolo si conclude con il suono di uno sparo del ragazzo perfetto ma possessivo che non riesce ad arrendersi alla fine della relazione con la donna amata solo a parole ma non nei fatti. Lo spettacolo drammatico, ma con qualche punta di ironia e di contemporaneità, rappresenta l’universo delle donne maltrattate dagli uomini e condotte alla morte per mano di chi le ritiene esseri inferiori da possedere e usare a piacimento. La storia contemporanea, ainoi, è ricca di episodi simili che, come dice Serena Dandini, “riempiono tristemente le pagine della nostra cronaca quotidiana” sui quali bisogna tenere costantemente accesi i riflettori cercando di dare maggior peso agli innumerevoli campanelli d’allarme, quasi mai presi seriamente in considerazione. Tutti gli eventi teatrali di “Ferite a morte” che ritornerà in regione il 1 aprile a Latisana, sono stati occasione di sostegno alla rete D.I.Re, donne in rete contro la violenza, e alla convezione NO MORE! che chiede a governo ed istituzioni di discutere urgentemente le proposte in materia di contrasto alla violenze maschili a carico delle donne. “Ferite a morte” è anche un blog che raccoglie e diffonde notizie sul tema della violenza sulle donne. Rudi Buset [email protected] @RIPRODUZIONE RISERVATA “Carta Canta”, Ennio Marchetto da venerdì 13 marza alla Contrada. Unico al mondo. Tra le mille definizioni che si potrebbero utilizzare per cercare di definire Ennio Marchetto quella che su tutte risalta è proprio la sua originalità. Da venerdì 13 marzo alle 20.30 al Teatro Bobbio questo artista famoso in tutto il mondo presenterà il suo “Carta Canta”. Quasi vent’anni di carriera che hanno visto consolidarsi il nome di Marchetto su palcoscenisci prestigiosi come quelli di Edimburgo, Londra, Parigi, Berlino, New York, Los Angeles e che hanno sempre riconosciuto un grandissimo apprezzamento alle sue idee. Il suo spettacolo non ha confini ed è apprezzato da un pubblico di tutte le età. “Carta Canta” parte proprio dall’utilizzo della carta per la realizzazione dei costumi raffiguranti grandi star della musica o personaggi famosi italiani e stranieri. Dietro alla carta c’è proprio lui, Marchetto, che con la sua abilità da performer riesce a dare vita ai costumi impreziosendoli con le movenze e i tic dei personaggi che sta interpretando, ma non basta: la velocità con la quale muove i costumi, oltre all’aggiunta anche di un solo piccolo particolare, lo porta a delle trasformazioni esilaranti e soprattutto sorprendenti. TINA TURNER, MINA, LIZA MINELLI, MARYLIN MONROE, VASCO ROSSI, MADONNA,PAVAROTTI …e fra i nuovi personaggi LADY GAGA, ARISA, MARIA CALLAS. MARCO MENGONI, EDWARD MANI DI FORBICE … sono solo alcuni dei numerosissimi artisti a cui darà vita Marchetto in uno spettacolo che con musica, teatro e creatività saprà lasciare il segno. Lo spettacolo debutta venerdì 13 marzo alle 20.30 e rimane in scena fino a lunedì 16 febbraio, con i consueti orari del Teatro Bobbio: serali 20.30 e festivi 16.30. Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 – orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 – orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it) anche attraverso il sito www.contrada.it. Informazioni: 040.948471 / 948472 /390613;[email protected]; www.contrada.it. I “Menecmi” di Tato Russo tornano a Napoli al “Delle Palme” dal 12 al 15 marzo NAPOLI, 9 marzo 2015. Da giovedì 12 a domenica 15 marzo andrà in scena al teatro “Delle Palme” di Napoli (Vico Vetriera, 12), “Menecmi – Due gemelli napoletani” da Plauto e Shakespeare nella riscrittura di Tato Russo. In scena ad affiancare Tato Russo (nel ruolo dei Menecmi) troviamo Renato De Rienzo, Marina Lorenzi, Clelia Rondinella, Massimo Sorrentino, con la partecipazione di Rino Di Martino. La regia è affidata a Livio Galassi. LO SPETTACOLO. Cavallo di battaglia del Tato Russo attore, Menecmi ha avuto decine di riprese ed ha collezionato negli anni più di 600 repliche. La riscrittura originale di Tato dell’originale plautino conserva tutto il suo plebeismo, tutti i suoi caratteri di teatro popolare ma ne amplia a tal punto l’efficacia e il divertimento così da farlo diventare un capolavoro autentico dell’arte comica. 18 volte confessò d’averlo visto uno spettatore insaziabile. E insaziabili sono ogni anno le richieste degli spettatori di ripresa di questo spettacolo in cui Tato Russo si consacra attore specialissimo e dalla straordinaria comunicativa. Due ore di risate assicurate, un meccanismo comico perfetto, una grande prova di attore per Tato osannato dalla critica e dal pubblico per questa straordinaria interpretazione: «Sono venticinque anni che porto in giro per l’Italia i miei Menecmi, ispirati a Plauto – racconta Tato Russo – in tutto questo tempo è cambiata la mia età anagrafica, e mi è diventato faticoso interpretare due parti. Ma il pubblico e i teatri continuano a richiedermelo, e oggi mi ritrovo a inventarmi le forze per essere di nuovo in scena con questo mostruoso composto di fatica e di follia creativa. Ce la farò ancora una volta?». NOTE DI REGIA. I Menecmi è una libera elaborazione di Tato Russo da Menecmo di Plauto, oltre ad essere una delle più famose e forse, come la definiscono alcuni, la commedia più plautina di Plauto. Tato Russo affidando le parti dei gemelli ad un unico attore ha ambientato la vicenda in una Napoli antica, la Neapolis dell’epoca. Ma nonostante che un gemello becero e volgare sia contrapposto all’altro, colto e intellettuale, che fa l’avvocato, entrambi i personaggi si esprimono in italiano. L’irrefrenabile, incontenibile, generoso regista e attore napoletano, versatile da sempre non solo come interprete ma anche come autore, innamorato della prosa come del musical, ha riscritto la storia di Plauto non mancando di darle un tocco partenopeo. E così l’esuberanza verbale, il termine plebeo, il lazzo, attraverso i quali Plauto ottiene la risata crassa, il divertimento gioioso, la comicità, qui raggiungono il massimo vigore dando clamore alla voce autentica che si innalza al di sopra di qualunque banale intellettualismo, alimentando le fondamentali peculiarità dell’autore sarsinate. L’origine atellanica dell’arte plautina si fa più vicina sia alla metrica musicale del tempo che alla grassezza popolare voluta da Plauto. TRAMA. Mosco, il mercante, aveva avuto due gemelli, Menecmo e Fosicle. Partito per un viaggio d’affari con il primo dei due, l’aveva smarrito al mercato di Paestum. Per la disperazione ribattezzerà il secondo genito Menecmo. Il primo Menecmo, dopo aver vissuto per anni a Capua, fattosi adulto si muove alla ricerca della famiglia giungendo a Neapolis. È in questa vivace città che vive il secondo gemello il quale benché sposato si abbandona ad ogni forma di dissolutezza, potendo godere dei favori di una sgualdrina sua dirimpettaia. La presenza in città dei due gemelli darà luogo come si può intuire, ad una serie di equivoci e di errori in cui la comicità esploderà in maniera prorompente in tutte le scene dello scambio fra i due fratelli. Solo l’incontro finale porrà fine ai qui pro quo. TEATRO COMUNALE DI CORMONS ‘Trappola mortale’ con Corrado Tedeschi ed Ettore Bassi Sabato 14 marzo, alle 21 Appuntamento con la prosa sabato 14 marzo, alle 21, al Teatro Comunale di Cormons, con ‘Trappola mortale’ testo di Ira Levin con Corrado Tedeschi, Ettore Bassi, Miriam Mesturino, Giovanni Trappola mortale Argante e Silvana De Santis. Trappola mortale (Deathtrap) è un testo teatrale avvincente che usa il pretesto del tono noir per descrivere l’avidità dell’uomo senza scrupoli alla continua ricerca del potere, della realizzazione personale e dei propri insaziabili istinti. È la storia di Sydney Bruhl, un commediografo ormai finito, incapace di dare tensione e drammaticità ai testi che porta in scena. La prima del suo ultimo spettacolo, un giallo, è un incredibile fiasco. Forse solo un nuovo inatteso successo potrebbe salvare la sua reputazione di scrittore e l’occasione d’oro gli viene offerta dal giovane Clifford Anderson che ha appena terminato di scrivere un giallo veramente avvincente: trappola mortale. Emerge con forza ed evidenza il fatto che dentro ogni trappola se ne nasconde un’altra come dentro ogni uomo non esiste una sola anima ma una confraternita in lotta tra di loro. Dal testo di Ira Levin, scrittore statunitense di successo e indimenticato autore di Rosemary’s Baby, Trappola mortale (Deathtrrap) è un classico del giallo teatrale che si presenta come un perfetto gioco a incastri tra umorismo, suspence e forte tensione narrativa in una nuova edizione aggiornata ai nostri giorni da Luigi Lunari dove computer e tecnologia sostituiscono le vecchie macchine da scrivere, per rendere ancora più avvincente un testo intramontabile. Dopo la prima, avvenuta il 26 febbraio 1978 al Music Box Theatre di Broadway, lo spettacolo è stato rappresentato per cinque anni consecutivi (1793 repliche). Nel 1982 Sydney Lumet ne dirige il film con protagonisti Michael Caine e Christopher Reeve. Ricordiamo anche una straordinaria edizione italiana di oltre 25 anni fa, sempre curata da Luigi Lunari e sempre con la regia di Ennio Coltorti, che vinse il biglietto d’oro, con protagonista Paolo Ferrari. Prevendite alla biglietteria del teatro venerdì dalle 18 alle 20; la cassa aprirà anche un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Genteinattesa Il precario e il professore PER TEATRO CONTATTO IN SCENA AL Teatro Palamostre – Udine 20 marzo 2015 Domenica 15 marzo alle 17 al Palamostre di Udine ritorna Contatto TIG in famiglia /Udine città-teatro per i bambini con Têtes à Têtes , ideato dalla danzatrice e coreografa di fama internazionale Maria Clara Villa-Lobos, fondatrice della compagnia belga XL – Production, il cui linguaggio unisce da sempre danza, live performance e arti visive. Un cartone animato live dal sapore onirico e scanzonato trasforma lo spazio teatrale in una pagina bianca su cui creare e immaginare insieme! Têtes à Têtes propone allo spettatore di seguire il viaggio di un personaggio dalla grande testa, dalla sua nascita all’età adulta, dal grembo materno sino all’incontro con l’altro. Questa grande testa rotonda, senza volto, dà all’omino un’aria giocosa ma allo stesso tempo un po’ strana, come se fosse un pupazzo o una bambola gigante che prende man mano vita: l’arrivo sulla Terra, la sua nascita nella pancia della mamma, la scoperta del corpo, delle emozioni, il gioco, la paura, gli oggetti che ci circondano nel quotidiano, la sua relazione con l’altro. Simultaneamente, le immagini in movimento proiettate sullo schermo, sulla pedana e sui corpi dei danzatori, fanno sì che lo spazio teatrale diventi la pagina bianca di un foglio su cui tutti possiamo creare, inventare, immaginare! Sono personaggi appesi al miraggio di un cambio vita a cui sono incapaci di dare forma, la Genteinattesa di Giuseppe Battiston e Piero Sidoti, amici nella vita e compagni di scena complici in un gioco sottile di biografie ‘inattese’. Venerdì 20 marzo ore 21 al Palamostre di Udine per Teatro Contatto una serata di cinismo e canzoni, amicizia e arte, sulle infinite chance perdute della vita: Battiston e Sidoti giocano con musica e parole, in equilibrio tra leggerezza, disincanto e saggezza.Una serata di cinismo e canzoni, amicizia e arte, sulle infinite chance perdute della vita. Battiston e Sidoti giocano con musica e parole, in equilibrio tra leggerezza, disincanto e saggezza.Una serata per parlare di gente in attesa. Di un’umanità che aspetta la propria occasione di vita, perché dimenticata dalla vita. Questo è il mondo in cui si muovono le figure di cui parlano le canzoni di Piero Sidoti, cantautore di cui Udine può andare fiera. Poco importa che si tratti di eterni studenti o di fate o di orchi: sono personaggi ai margini che aspettano l’occasione di riscatto da un’esistenza opaca, da una società che non ha ne da fiducia alle giovani generazioni e riempie il nostro quotidiano di regole incomprensibili ed aride finalizzate soltanto alla passiva omologazione. Un mondo che non è più in attesa di niente. E per questo che quei personaggi sono e diventano anche “inattesi”. In formazione intima accanto a Sidoti — alla sua chitarra e alla sua voce — ci sarà, per una serata del tutto speciale, Giuseppe Battiston, straordinario e notissimo attore, ma anche amico di tutta una vita. Giocavano insieme da ragazzi e ancora continuano a giocare con passione, sul palcoscenico, incrociando musica e teatro. Genteinattesa è anche il titolo di un disco, prodotto da Fuorivia su etichetta Odd Times Records e arrangiamenti di Antonio Marangolo, vincitore della Targa Tenco 2010 come miglior opera prima. In un universo di figure cantate, immaginarie o reali, Battiston si muove come un personaggio reale ai limiti dell’immaginario: è il Professore, personaggio sempre mosso dal desiderio di apparire e dispensare a piene mani la sua disincantata visione del mondo. Non ha più alcuna aspettativa e ne va fiero, e la sua lezione di vita è una filosofia del nulla che ha nell’elogio della superficialità la sua punta più alta. Folkest presenta ENZO IACCHETTI in CHIEDO SCUSA AL SIGNOR GABER Tolmezzo-Teatro Candoni 11 Apr2015-ore 21.00 Prosegue la marcia di avvicinamento di Folkest all’estate, un’estate che si preannuncia zeppa di sorprese per il festival friulano. In questa serie di proposte primaverili, non poteva mancare quello che sarebbe dovuto essere l’evento clou della scorsa edizione nelle serate finali di Spilimbergo, purtroppo annullato a causa del tempo inclemente: Enzo Iacchetti nel suo riuscito omaggio a Giorgio Gaber.L’esigenza di un omaggio al più grande cantautore del Novecento, viene da Enzo Iacchetti come un irrefrenabile desiderio per suggellare la sua amicizia con Gaber anche a dodici anni dalla sua scomparsa. Ecco quindi che nel 2010 nasce il disco che dà anche il titolo allo show che da allora Iacchetti porta in giro per l’Italia con successo.Mario Luzzato Fegiz, sulle pagine del Corriere della Sera scrive: Con la triestina Witz Orchestra e il maestro Marcello Franzoso, Iacchetti compie la rifondazione del repertorio di Gaber. I brani sono riscritti e farciti da inserti musicali di varie provenienze, da Jovanotti a Zucchero. Le canzoni diventano un esilerante Helzapoppin: Barbera e Champagne, Porta Romana, Il Riccardo, La Torpedo Blu, insomma tutta la prima produzione di Gaber, rivista e con perizia arrangiata. Un geniale scempio. el corso dello spettacolo che, ricordiamo, è organizzato da Folkest in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Tolmezzo e della Nuova Pro Loco Tolmezzo, il signor Enzino reciterà, tra un brano e l’altro, monologhi originali e comici scritti con il suo autore Giorgio Centamore, che parlano ancora oggi di un’Italia medioevale in attesa di un nuovo Rinascimento.Non manca un breve omaggio anche al grande Enzo Jannacci con Una fetta di limone diventata famosa grazie al duo Ja-Ga Brothers. Due ore di show che fanno riscoprire un Gaber attualissimo ed un Iacchetti vero animale da palcoscenico. La scenografia già colorata da luci all’avanguardia è farcita dalle opere luminose di Marco Lodola, artista conosciuto e apprezzato nel il mondo; quindi uno show gioioso, che ricorda un Gaber allegro, all’apparenza meno impegnato, ma nello stesso tempo cinico e attuale, anche nelle sue canzoni da TV in bianco e nero. Codroipo: mercoledì “La vedova scaltra” di Goldoni, diretta da Alessandro Mistichelli Codroipo – Un palco, quello del Benois-De Cecco di Codroipo, che ama gli attori giovani – si pensi solo al successo del Palio Teatrale Studentesco Città di Codroipo – ospiterà mercoledì 11 marzo alle ore 20.45 l’allestimento che gli allievi-attori dell’Accademia Sperimentale dello Spettacolo della Carnia hanno fatto de La Vedova Scaltra di Carlo Goldoni. La commedia fa parte del cartellone di prosa promosso da ERT e Comune di Codroipo. Il gruppo di aspiranti attori dell’Accademia tolmezzina, formatosi negli ultimi anni sotto la direzione di Alessandro Mistichelli e con l’apporto di esperienze laboratoriali con professionisti esterni, affronta quindi un classico della scrittura goldoniana. La piéce segna nella produzione di Goldoni un cambio radicale nella visione della figura femminile: la “vedova scaltra”, infatti, è una donna che va contro le convenzioni dell’epoca ed è alla ricerca del vero amore, al di là della forma o della ricchezza dei pretendenti. L’autore tratteggia una donna umana e moderna anche nello stile dell’interpretazione mentre gli uomini, più colorati e a volte sopra le righe, tradiscono un’anima maschilista. Questa versione rivisitata introduce personaggi non presenti nello scritto originale ed ha volutamente evitato l’utilizzo delle maschere classiche – Dottore, Pantalone, Arlecchino, – sostituite da dei caratteri. Attraverso il contrasto tra i costumi sfarzosi disegnati da Tiziana Delli Zotti e la scenografia minimale firmata da Jonatan De Conti, la regia di Mistichelli mette poi a confronto la ricchezza ostentata e l’apparenza di una parte della società dell’epoca con la povertà e l’essenzialità della classe popolare. Sul palco del Benois-De Cecco saliranno Chiara Di Ronco, Barbara Fedele, Sara Bazzo, Teresa De Prato, Mariadora Martinis, Daniela Ortis, Chiara Cerato, Samuele Fior, Gabriele Della Schiava, Luca Carnielutti, Francesco Sandri e Domenico Bottone e Marco Plazzotta. Come detto, a dirigerli ci sarà Alessandro Mistichelli, attore nato a Tolmezzo ed emigrato a Roma, città da cui ha spiccato il volo per lavorare da professionista per il cinema, il teatro e la televisione, sia in Italia sia all’estero. Già da fine anni Novanta ha iniziato ad insegnare e scrivere opere teatrali ottenendo attenzione e riscontri positivi da stampa e critica. Maggiori informazioni al sito www.ertfvg.it o chiamando il Teatro Benois-De Cecco di Codroipo (0432 908467). TRIESTE: dall’ 11 al 15 marzo 2015 Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali IL VISITATORE Di: Éric-Emmanuel Schmitt Una commedia brillante, intelligentemente leggera, a tratti commovente, esilarante, che ci fa sorridere ponendoci quesiti seri, esistenziali, che riguardano tutti noi. Merito di due attori in grande empatia fra loro, di somma bravura, perfetti nei loro ruoli, immersi pienamente nell’umanità fragile dei loro personaggi». Il critico de Il Sole 24 ore è rimasto conquistato da Il Visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, autore francese che ormai il pubblico dello Stabile regionale ha imparato ad apprezzare per la sua scrittura arguta, mai retorica e ricca di raffinata delicatezza. Il Visitatore è stato il primo suo testo dato al Politeama Rossetti nel 1996: allora a recitarlo, diretti da Calenda, erano Turi Ferro e Kim Rossi Stuart. Impossibile non restare incantati dalla commedia, a cui poi seguirono altri titoli, sempre affascinanti e imprevedibili: Piccoli crimini coniugali, Variazioni Enigmatiche, Il Vangelo secondo Pilato… A rendere interessante la riproposta, dopo quasi venti anni, de Il Visitatore è la prova di due attori affiatati, diversi e intensi come Alessandro Haber ed Alessio Boni, che devono saper “duettare” senza sbavature sulla drammaturgia di Schmitt. «In questa commedia – commenta il regista Valerio Binasco – come accadeva nel teatro di tanto tempo fa, le parole sono importanti e l’autore sembra coltivare la speranza che quando gli uomini si incontrano e si parlano possono, forse, cambiare il mondo. C’è una fiducia buona, dentro questa scrittura. C’è un grande ‘Sì’, così come nella drammaturgia contemporanea, di solito, c’è un grande ‘ No’. Questo ‘Sì’ è la prima cosa che mi ha colpito del ‘ Visitatore’. È un testo coraggioso, che non ha timore di riportare in teatro temi di discussione importanti come la Religione, la Storia, il Senso della Vita». La commedia si svolge a Vienna nel 1938 e riserva al pubblico non poche sorprese: l’Austria è stata annessa al Terzo Reich e lo sfondo dell’azione è l’appartamento di un anziano Sigmund Freud, la cui figlia Anna è stata appena portata via dalla Gestapo. Lo scienziato è pieno d’angoscia, solo… ma per poco. Dalla finestra si introduce in casa infatti un giovane, inatteso visitatore da cui Freud è assieme attratto e infastidito: l’uomo intavola una conversazione sui massimi sistemi. Chi è quell’importuno? Cosa vuole? Stupefatto, Freud si rende conto fin dai primi scambi di battute di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio del quale ha sempre negato l’esistenza. O è un pazzo che si crede Dio? La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud, è ciò che di più commovente, dolce e divertente si possa immaginare. Freud ci crede e non ci crede; Dio, del resto, non è disposto a dare dimostrazioni di sè stesso come se fosse un mago o un prestigiatore. Sullo sfondo, la sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare la domanda fatale: se Dio esiste, perché permette tutto ciò? Il Visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt è diretto da Valerio Binasco. Alessandro Haber interpreta Sigmund Freud, Alessio Boni è il Visitatore, Nicoletta Robello Bracciforti interpreta Anna Freud, Alessandro Tedeschi è il Nazista. Le scene sono di Carlo De Marino, i costumi di Sandra Cardini, mentre Umile Vainieri è il light designer, le musiche sono di Arturo Annecchino. Lo spettacolo è prodotto da Goldenart Production. Sabato 14 marzo alle ore 12 all’Antico Caffé San Marco, Alessandro Haber e Alessio Boni parleranno del libro e dello spettacolo Il Visitatore. Condurrà la giornalista Elisa Grando. Repliche da mercoledì 11 a domenica 15 marzo; tutte le recite sono serali, con inizio alle 20.30 tranne quella di domenica 15 marzo che si tiene come di consueto alle ore 16. I posti ancora disponibili si possono acquistare presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuiti e accedendo attraverso il sito www.ilrossetti.it alla vendita on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511. Traduzione e adattamento: Valerio Binasco Scene:Set: Carlo De Marino Costumi:Costumes: Sandra Cardini Musiche:Music: Arturo Annecchino Regia:Director: Valerio Binasco Produzione:Production: Goldenart Production Interpreti:Starring: Alessandro Haber, Alessio Boni e con Nicoletta Robello Bracciforti e Alessandro Tedeschi Luca Monna Teatro Nuovo -UDINE : Gl’Innamorati di Carlo Goldoni con la regia di Marco Lorenzi Mercoledì 11 marzo, alle ore 20.45, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine andrà in scena un nuovo imperdibile appuntamento della rassegna Giovani compagnie e classici: Gl’INNAMORATI di Carlo Goldoni, regia di Marco Lorenzi, una produzione: Fondazione del Teatro Stabile di Torino/Il Mulino di Amleto. Scritto nel 1759 in quindici giorni, fortemente ispirato da personaggi reali, come affermato da Goldoni stesso, il testo è considerato uno dei classici più rappresentativi del tema dominante la tradizione della Commedia, ovvero l’eterna lite tra l’uomo e la donna sulle ragioni dell’amore, sui tranelli che l’emotività fuori controllo dell’innamoramento e della gelosia comporta. Nonostante il tempo che ci separa da Goldoni, il testo conserva tutta la sua freschezza e attualità. Come dice il regista Marco Lorenzi; Scegliere Goldoni e il suo testo Gl’innamorati, oggi, per un gruppo giovane come il nostro, equivale a fare una scelta importante: la nostra è una generazione che ha un grande bisogno di maestri e di punti di riferimento che non è facile trovare, per questo dobbiamo cercarli nella grande drammaturgia, in quegli archetipi che ci ricordano il senso del nostro mestiere. La storia de Gl’Innamorati si svolge per intero in un luogo solo, chiuso, un po’ claustrofobico e un po’ decadente che Goldoni chiama la stanza commune di una casa piuttosto strana. Lo sguardo di Goldoni entra in questa casa con tenerezza e umanità e ci regala un affresco stupendo di una società in piena crisi economica e di valori. Nessuno dei personaggi sembra accorgersi del baratro verso il quale il mondo al di fuori di quella stanza commune sta correndo. In tutto questo, l’amore tormentato e immaturo di Eugenia e Fulgenzio rappresenta la speranza, la vitalità e la possibilità che nonostante tutto, un futuro sia possibile. Per questo ho scelto di mettere al centro del nostro allestimento non solo i due innamorati, ma anche lo spazio commune dove dovranno lottare (soprattutto contro se stessi) per costruire tutta questa “Grande Bellezza”! Si ricorda inoltre che mercoledì 11 marzo, alle ore 17:30 nel foyer del Teatro ci sarà un nuovo appuntamento di Casa Teatro intitolato L’AMORE E I SUOI CAPRICCI, dove dialogheranno Paolo Puppa, docente di Storia del teatro e dello spettacolo (Università di Venezia) e Angela Felice, storico e critico del teatro, assieme alla Compagnia de Gl’innamorati e con la partecipazione degli studenti impegnati nel 43° Palio teatrale. Venerdì 27, sabato 28 e domenica 29 marzo 2015 UN ANNO SULL’ALTIPIANO TEATRO DELL’OROLOGIO Roma (RM) In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, nell’ambito del programma curato dalla struttura di missione governativa per gli anniversari di interesse nazionale, il Teatro dell’Orologio di Roma ospiterà per tre giorni, il 27, 28 e 29 marzo, lo spettacolo UN ANNO SULL’ALTIPIANO, recital di teatro e musica tratto dall’omonimo romanzo di Emilio Lussu . Daniele Monachella Adattato per il palcoscenico da Daniele Monachella, voce recitante accompagnato in scena dall’etnomusicologo Andrea Congia a chitarra classica ed effetti e da Andrea Pisu (vincitore del Premio Maria Carta) alle launeddas e percussioni, il testo è una preziosa testimonianza del popolo sardo che con migliaia di vite umane, pagò l’immane prezzo della Grande guerra. È noto che i dominatori aragonesi vissuti in Sardegna, definivano i sardi “Pocos locos e mal unidos”, mentre l’opera di Lussu, scritta durante la sua lunga permanenza nei sette Comuni dell’Altipiano di Asiago, sottolinea come per la prima volta i sardi rimasero coesi, seppur nella sventura delle trincee, uniti dal motto “Forza paris” – “Forza insieme”, pensiero collettivo dei Diavoli rossi. Il recital tratto dal suo memoriale prende spunto dall’esergo presente nel libro Ho più ricordi che se avessi mille anni, di evidente rimando a I fiori del male di Baudelaire, perseguendo l’alto valore letterario, identitario, civile, storico e sociale dell’opera, traduce in esigenza artistica la volontà di tramandare attraverso il linguaggio performativo prosa-musicale, il messaggio morale contenuto in essa, nonché onorare la memoria del popolo sardo e dei suoi sfortunati combattenti nel ricordo di quei tre lunghi anni di guerra. I Dimonios della Brigata Sassari e gli eventi della trincea; la poesia del ferro e del cognac, del fuoco e del sangue; i flash, le fughe e le ferite della Grande Cagnara; le cadute delle vittime sul fango dell’Altipiano in contemporanea alle disfatte dei Giganti Europei; questi sono alcuni degli ingredienti di cui è intriso questo intenso docu-spettacolo reso maggiormente emozionale dalle parole di un autore che si rivolta moralmente alla guerra e alla classe che la provoca, permeate dal commento sonoro della tradizione musicale sarda e di suoni universali, espressa contrappuntisticamente in relazione alla voce dell’unico attore in scena.Un viaggio mnemonico emozionale intriso dal ricordo di una guerra il cui racconto, per la prima volta nella letteratura italiana, denuncia l’irrazionalità e il suo non-senso, oltreché la gerarchia e l’esasperata disciplina militare in uso al tempo.