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Presentazione
Non era più possibile immaginare come fosse stato Saràf Sibgàtov
prima, non c’era modo di indovinarlo; aveva sofferto così a lungo,
che della sua vita precedente sembrava non essere rimasto più
nulla. Ma dopo tre anni di fila di quella malattia opprimente, il giovane tartaro era la persona più mite e gentile di tutta la clinica.
Spesso accennava appena un sorriso, quasi a scusarsi per tutte le
cure che gli venivano praticate da tanto tempo. Durante i ricoveri
precedenti, durati ora quattro, ora sei mesi, aveva imparato a
conoscere tutti i medici, le infermiere e gli inservienti, come fossero di famiglia, e tutti conoscevano lui.
A.I. Solzenicyn, Padiglione cancro, Newton Compton, Roma, 1994
L’esperienza di formazione e di studio realizzata attraverso la “rete”
degli iscritti AIIO ha rafforzato la comune convinzione che il miglioramento continuo dell’assistenza ai pazienti è sempre più influenzato dal
grado di consapevole partecipazione degli operatori al raggiungimento di standard di qualità delle prestazioni fornite.
Da qui la decisione di scrivere per i nostri associati e per tutti quegli infermieri e studenti infermieri che avvertono il bisogno di strumenti
guida per riflettere e confrontarsi. Questo è il secondo libro realizzato
da AIIO – un gruppo professionale fortemente specializzato, rappresentativo sul territorio nazionale e affiliato alla European Oncology
Nursing Society, con la quale cura attività di formazione, diffusione culturale e ricerca infermieristica.
Questo libro è anche il risultato di un prolungato lavoro di formazione e collaborazione con un gruppo di professionisti (tutti infermieri) che possiedono una grande esperienza e competenza nel trattamento dei sintomi su cui il testo è impostato.
La stesura che presentiamo è il frutto di numerose ore di ascolto
delle domande che si pongono gli infermieri e gli studenti sulla
gestione dei sintomi, di dibattiti e di ricerca comune di soluzioni
scientificamente ed eticamente giustificabili. Gli autori che vi hanno
contribuito fanno parte del gruppo di studio AIIO Gestione dei sintomi,
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PRESENTAZIONE
che, nell’ambito dell’Associazione, ha il compito di fare formazione,
produrre materiale didattico, mettere a punto e gestire protocolli di
ricerca e fornire consulenza sull’argomento agli associati. La determinazione che ci è propria e il particolare rapporto che lega gli autori hanno reso possibile la pubblicazione di questo testo, nonostante i
contrattempi e i rischi di diversa natura che ne hanno caratterizzato
la stesura.
Perché un testo sulla gestione dei sintomi in oncoematologia? Di
fronte a una grave malattia cronica, qual è il cancro, non è possibile
curare senza “prendersi cura”. Il percorso di questa malattia è infatti
caratterizzato da un filo rosso che collega espressione del sintomo del
paziente (che si aspetta di ricevere sostegno al suo problema) e intervento (risposta) trasversale e sinergico di tutti coloro che, a vario titolo, sono vicini al paziente e, tra questi, gli infermieri.
L’intervento qualificato dei professionisti, inserito in una opportuna
struttura organizzativa, può fare molto per il successo del percorso di
malattia e quindi per la qualità di vita del paziente.
Durante la malattia, come scrive Solzenicyn in Padiglione cancro,
l’individuo è confuso di fronte al suo futuro: occorre offrirgli un supporto che lo aiuti ad adattarsi alla nuova condizione. Definire la qualità
di vita (Quality of Life, QoL) è molto difficile e richiede di prendere in
considerazione molte variabili, alcune delle quali difficilmente traducibili in dati oggettivi. Infatti il World Health Organizazion Quality of Life
Group descrive la qualità di vita come “la percezione che gli individui
hanno della loro posizione nella vita, nel contesto della cultura e del
sistema di valori nei quali vivono ed in relazione ai loro scopi, attese,
standard e preoccupazioni.”
Possiamo tuttavia affermare (confortati dai dati riportati in letteratura) che i primi parametri per monitorare una QoL sono lo stato funzionale, il benessere, la percezione e il funzionamento rispetto al proprio ruolo. In altre parole si tratta di aspetti che riflettono lo stato psicofisico, l’interazione familiare e sociale dell’individuo e il suo stato
funzionale.
Il male che può affliggere il paziente in una sola delle sue componenti si ripercuote spesso sulle altre dando luogo a un coinvolgimento
di tutta la persona. Non si può ancora dire che le nostre organizzazioni sanitarie siano sempre e totalmente accessibili con semplicità e flessibili nelle modalità di accoglienza, assistenza e cura. Tuttavia, la personalizzazione nell’approccio assistenziale è una parte importante di
tale percorso.
La QoL della persona ammalata di cancro non può essere ridotta
alla semplice somministrazione di un analgesico, di un ansiolitico, di
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un farmaco antinausea o di qualsiasi altra sostanza farmacologica
finalizzata a controllare i sintomi. Eliminare il sintomo è una condizione necessaria, ma non sufficiente, da sola, a migliorare lo stato generale del paziente.
Occorre prendersi cura e costruire con il paziente un rapporto nel
quale competenza, ascolto e disponibilità professionale sono garanzie
e aiuto per una buona qualità della sua vita. La complessità del prendersi cura comporta la capacità di limitare le traduzioni e semplificazioni in termini fisiologici e patologici della sofferenza, finalizzare le
azioni e corredarle di accadimenti e contatto tra i corpi. Solo così noi
curanti possiamo essere una guida, accompagnare il paziente e aiutarlo nelle decisioni che deve prendere nel suo difficile viaggio.
Questo ruolo, per essere esercitato in maniera professionale ed
etica, richiede di sapersi riconoscere come membro consapevole della
comunità scientifica, condividerne, sia pure criticamente, il processo di
formazione delle conoscenze e, dove possibile, partecipare attivamente a questo processo.
Da tali considerazioni prende avvio questa esperienza editoriale,
che ha un suo leit motiv: le singole riflessioni, maturate da aree prospettiche diverse, si basano sulle evidenze scientifiche e si riconducono per sostenere un unico end point: dare risposte ai bisogni che il
paziente può manifestare in ogni fase della sua malattia.
E, infine, perché un manuale? Per rispondere a questa domanda
vorrei prendere a prestito una frase di Pedro Lain Entralgo, storico della
medicina, il quale, introducendo un suo libro dedicato all’antropologia
medica, ricordava che, agli inizi del ’900, le descrizioni dei farmaci
destinate ai medici erano presentate in tre versioni, di lunghezza diversa, rivolte rispettivamente ai medici “che avevano molto tempo”, a
quelli “che avevano poco tempo”, e – in una versione stringatissima –
a quelli “che non avevano tempo”.
Se ha senso utilizzare questa suddivisione anche per gli infermieri
(e io penso che possa avere senso), questo manuale è dedicato alla
seconda categoria. Rimanderei gli infermieri che hanno tempo, buona
volontà e disposizione, a confrontarsi con le evidenze di risultato che
si possono ricercare direttamente sui motori di ricerca internazionali e
su una bibliografia ancora più specifica e ricca, disponibile per molti
degli argomenti trattati in questo manuale.
Ritengo, realisticamente, che gli infermieri che non hanno tempo
non prenderanno in mano neppure questo manuale. Rimane quindi la
categoria degli infermieri che, pur avendo poco tempo, pensano che
valga la pena dedicarne una parte a riflettere sui cambiamenti delle
modalità assistenziali e sul modo migliore per farvi fronte.
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PRESENTAZIONE
Il libro è pensato come uno stimolo alla ricerca di soluzioni appropriate; risulterà utile a chi vuole apprendere e sarà anche uno strumento di verifica per chi si confronta quotidianamente con la pratica
assistenziale.
Ivana Carpanelli
Presidente Nazionale AIIO
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Introduzione
Il sintomo in generale
La più semplice definizione di sintomo è “ogni manifestazione di malattia” (Dizionario Devoto-Oli, 2001); in una definizione più approfondita
e articolata, il sintomo è “ciascuna delle singole manifestazioni di una
malattia: può essere percepito dal paziente (s. soggettivo) come dolore,
prurito, vertigine, inefficienza di un organo di senso o di moto, o rilevato
(s. obiettivo, propriamente segno) tramite osservazione (lesione cutanea,
tumefazione, ecc.), auscultazione (rumore polmonare o cardiaco) o analisi dei dati strumentali e di laboratorio (Dizionario Zanichelli, 1995). La
parola sintomo deriva infatti da due termini greci syn (insieme) e pìptein
(cadere): cose che “accadono insieme”, ovviamente alla malattia.
Il concetto base, intuitivo per tutti, è che il sintomo rappresenta il
modo attraverso il quale la malattia si rende evidente alla persona
malata e quindi agli altri; uno o più sintomi rappresentano in genere
l’esordio di una patologia o ne consentono la diagnosi o la stadiazione; la malattia è un’entità astratta di cui i sintomi sono la manifestazione visibile, percepibile, valutabile; risalendo alla causa del sintomo
affrontiamo e curiamo la patologia.
Questa è del resto solo l’accezione più immediata del termine “sintomo”, quella tradizionalmente considerata in ambito clinico. Tuttavia,
specie in un settore particolare come quello oncoematologico, esso
può assumere sfumature di significato molto diverse.
Un’ottica che in ambito oncologico è assolutamente necessario
conoscere è quella della medicina palliativa, in cui l’immediata e primaria necessità di rimuovere i sintomi non coincide sempre con la
rimozione delle cause che li provocano. Nei pazienti che vengono definiti “terminali” solo in alcuni casi ha senso ed è possibile aggredire la
causa, occorre sempre valutare il rapporto tra “costi” e “benefici” per la
qualità di vita della persona e rivolgersi alla sola terapia sintomatica,
che elimini il sintomo lasciando indisturbata la patologia principale, nei
casi in cui la rimozione delle cause non solo non cambi il destino ma
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INTRODUZIONE
causi sofferenze e disturbi pari o addirittura maggiori a quelli che si
vorrebbero rimediare.
Un’altra importante interpretazione del sintomo che gli infermieri
devono necessariamente conoscere, in virtù del forte aspetto relazionale della loro funzione, è quella della medicina psicosomatica: è
possibile leggere e interpretare alcuni sintomi come forma di comunicazione, ossia messaggi di sofferenza inviati dal paziente che trovano
nel corpo una modalità espressiva; allora ha più senso non tanto indagare la causa organica di un sintomo quanto chiederci “a quale scopo,
che cosa sta comunicando” questa persona attraverso il suo sintomo?
Naturalmente per molte malattie organiche è difficile o impossibile
utilizzare questa chiave di lettura, ma in alcuni ambiti (per esempio, in
campo dermatologico) affrontare il sintomo con questa diversa ottica
può risultare più efficace delle tradizionali terapie; è in ogni caso utile
per gli operatori dell’assistenza avere un orizzonte più ampio, non
tanto per sostituirsi allo psicologo, ruolo che non compete al professionista infermiere, quanto per affinare un atteggiamento di sensibilità
nei confronti della persona malata, sensibilità e attenzione che rappresentano il suo valore aggiunto.
Indipendentemente da quale prospettiva si scelga di utilizzare per
rilevare un sintomo, il passo successivo è comunque quello di valutarlo e tentare di intervenire. Il lavoro infermieristico comporta, pur senza
fare diagnosi di patologia, la raccolta, l’osservazione, la percezione, la
gestione dei sintomi delle persone che curiamo. Sia che essi vengano
inquadrati in una “diagnosi infermieristica” o in un “problema collaborativo”, sia che vengano semplicemente documentati, segnalati e
affrontati in autonomia o in collaborazione con altre professionalità, è
ovvio l’obbligo di conoscere i sintomi, almeno i principali, delle patologie e le corrette prestazioni atte ad affrontarli e a gestirli. Questa
affermazione, così intuitiva, è solo apparentemente scontata.
Il sintomo in oncoematologia
L’area oncoematologica è una delle più complesse dal punto di vista
della sintomatologia sia per varietà sia per diffusione. Infatti, i tumori
nel loro insieme sono la seconda causa di morte nel nostro Paese e nei
Paesi occidentali; rappresentano quindi uno dei problemi prioritari di
salute della comunità, come sottolinea anche l’ultimo Piano Sanitario
Nazionale per il triennio 2002-2005, riportato di seguito:
Il cancro costituisce la seconda causa di morte nel nostro Paese. Nel
1998 i decessi per tumore sono stati circa 160 000, il 28% circa della
mortalità complessiva. Il maggior numero assoluto di decessi è attribui-
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INTRODUZIONE
bile ai tumori polmonari, seguono quelli del colon-retto, dello stomaco
e della mammella. Si stima che in Italia siano diagnosticati circa 270 000
nuovi casi di tumore all’anno.
L’incidenza dei tumori nella popolazione italiana anziana è ancora in
aumento, mentre i tassi di incidenza, aggiustati per età, sono stimati
stabili. Nei dati dei Registri Tumori Italiani, il tumore del polmone è quello con il massimo livello di incidenza, seguono i tumori della mammella, del colon-retto e dello stomaco.
La distribuzione geografica del cancro in Italia è caratterizzata dall’elevata differenza di incidenza e di mortalità fra grandi aree del Paese, in
particolare fra Nord e Sud. In entrambi i sessi e per la maggior parte
delle singole localizzazioni tumorali ed in particolare per i tumori a
maggiore frequenza, il rischio di ammalare è molto superiore al Nord
che al Sud del Paese. Nel 1997 i tassi standardizzati per età della mortalità per cancro sono stati per 1000 abitanti pari a:
uomini: Nord-Ovest: 3,85; Nord-Est: 3,63; Centro: 3,35; Sud e Isole: 3,03;
donne: Nord-Ovest: 1,93; Nord-Est: 1,83; Centro: 1,76; Sud e Isole: 1,57.
La sopravvivenza in presenza della malattia è costantemente aumentata nel tempo, a partire dal 1978, anno dal quale si dispone di dati.
L’incremento in Italia è stato il più forte tra tutti quelli osservati nei Paesi
europei. Le probabilità di sopravvivenza a 5 anni, nell’ultimo periodo
disponibile (pazienti diagnosticati fino al 1994), sono complessivamente del 47% (39% negli uomini e 56% nelle donne). Nel corso di 5 anni,
rispetto alle osservazioni precedenti, la sopravvivenza è migliorata del
7% negli uomini e del 6% nelle donne.
La differenza tra sessi è dovuta soprattutto alla minore letalità dei tumori specifici della popolazione femminile.
Il fumo e le abitudini alimentari scorrette (compreso l’eccessivo consumo di alcool) sono fattori di rischio riconosciuti, per molte categorie di
tumori, con peso etiologico variabile, e possono spiegare circa i 2/3 di
tutti i casi di tumore. Gli interventi per contrastare questi fattori, cui
sono dedicati specifici capitoli del presente Piano Sanitario, sono, quindi, di fondamentale importanza.
La diagnosi precoce, che consenta la rimozione del tumore prima della
diffusione nell’organismo di cellule metastatiche, sarebbe in via di principio, risolutiva almeno per i tumori solidi. Essa avrebbe inoltre un
riscontro quasi immediato nelle statistiche di mortalità. In pratica la diagnosi precoce clinica può non essere sufficiente a salvare la vita del
paziente, anche se può in molti casi allungarne il tempo di sopravvivenza e migliorarne la qualità della vita. Deve essere incentivato e reso
disponibile l’approfondimento diagnostico anche in soggetti con sintomi lievi e con basso potere predittivo, con particolare attenzione alla
popolazione anziana.
Come si legge nel Piano, è acquisizione comune che la diagnosi di
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cancro debba essere posta, ove possibile, in fase iniziale o più precocemente possibile per poter avere le migliori prospettive di cura e di
guarigione.
La conoscenza della sintomatologia legata allo sviluppo di un
tumore è quindi di notevole interesse pratico e, a ragione, entra a far
parte del bagaglio culturale del nursing sia per il compito educativo
fondamentale in fase di prevenzione secondaria, sia per l’aspetto più
propriamente curativo una volta che si sia posta la diagnosi (aspetto
che si vuole affrontare specificatamente in questo testo). Sia l’ambito
educativo-preventivo, sia quello curativo-tecnico rappresentano l’essenza della nostra professione se è vero che “l’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa, riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, educativa” (D.M. n. 739/94, art. 2).
Tuttavia, la malattia neoplastica non è unica, né è caratteristica di
un singolo organo o apparato; come è noto, esistono approssimativamente cento differenti tipi di tumori che possono originare potenzialmente da tutti i tessuti di cui è costituito l’organismo umano.
Alcuni concetti base
Neoplasia significa neoformazione di tessuto caratterizzato dalla presenza di cellule atipiche, con un accrescimento autonomo, continuo e progressivo; la crescita neoplastica può essere di tipo benigno o di tipo
maligno. Con il termine cancro si intendono, invece, tutte le alterazioni neoplastiche maligne, che comprendono tumori solidi e tumori del
sangue e sono caratterizzate da:
•
•
•
•
•
crescita veloce, “periferica” e “infiltrativa”;
struttura e morfologia molto diverse dal tessuto di origine;
interferenza del metabolismo del tumore con quello dell’ospite
causa di grave decadimento (cachessia neoplastica);
formazione di metastasi e capacità di recidivare quando asportato;
produzione non regolata di ormoni o sostanze simil-ormonali che
possono causare sindromi cliniche evidenti (sindromi paraneoplastiche, a carico per esempio del sistema ematopoietico, della cute,
del sistema nervoso).
Si riportano nella seguente tabella i principali sintomi dei tumori
più diffusi, come esempio dell’ampiezza e della varietà delle manifestazioni legate al cancro che un infermiere potenzialmente si può trovare a gestire.
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INTRODUZIONE
SEGNI E SINTOMI DELLE PRINCIPALI NEOPLASIE
Rene
Segni specifici
Ematuria, dolore lombare, massa
palpabile
Segni generali
Astenia, calo ponderale, febbre
Sindromi
paraneoplastiche
Ipercalcemia, eritrocitosi, ipertensione
arteriosa
Vescica
Prostata
Encefalo
Mammella
Esofago
Ematuria (micro- e macroscopica),
pollacchiuria, disuria, stranguria,
minzione dolorosa, ritenzione
urinaria, irritabilità vescicale
Fase iniziale
Pollacchiuria, nicturia, stranguria,
ripetute infezioni urinarie
Fase avanzata
Ritenzione d’urina, dolori ossei
(da metastasi)
Manifestazioni
generali
Cefalea generalizzata e persistente,
vomito, crisi convulsive, sonnolenza
Manifestazioni
in relazione
alla sede
Alterazioni personalità, umore,
linguaggio, paresi, disturbi visivi,
atassia (disturbi della coordinazione
motoria)
Fase iniziale
Nodulo palpabile non dolente,
secrezione sierosa o ematica dal
capezzolo
Fase avanzata
Retrazione del capezzolo o di una
zona cutanea, cute a buccia
d’arancia, ulcerazione cutanea,
adenopatia ascellare
Fase metastatica
Adenopatie sovraclaveari,
manifestazioni a carico degli organi
metastatizzati (osso, fegato,
polmone)
Mastite
carcinomatosa
Edema, eritema, adenopatie ascellari
voluminose, edema dell’arto
superiore
Fase precoce
Disfagia, calo ponderale,
dolore retrosternale irradiato
(segue)
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INTRODUZIONE
(continua)
SEGNI E SINTOMI DELLE PRINCIPALI NEOPLASIE
posteriormente al rachide, difficoltà
alla deglutizione, rigurgito,
eruttazione
(continua)
Esofago
Stomaco
Colon-retto
Fase avanzata
Tosse persistente, adenopatie
cervicali, scialorrea, emottisi,
passaggio di alimenti nelle vie
respiratorie, polmonite ab ingestis,
disfonia (paralisi della corda vocale
sinistra)
Fase iniziale
Dispepsia, dolore epigastrico, senso di
pienezza gastrica precoce
Fase avanzata
Calo ponderale, nausea e vomito,
anemia, anoressia
Fase metastatica
Adenopatia sovraclaveare sinistra,
epatomegalia
Colon destro
Anemia, astenia, anoressia, dolore
addominale, melena, massa
addominale palpabile, calo ponderale
Colon sinistro
Melena, modificazioni dell’alvo
(alternanza stipsi-diarrea), stipsi (fino
all’occlusione), dolore addominale
Retto
Proctorragia, tenesmo, senso di
evacuazione incompleta, stipsi,
mutamento dell’alvo, massa palpabile
all’esplorazione rettale, occlusione
intestinale
Fegato
Dolore addominale, epatomegalia,
anoressia, calo ponderale, ascite,
ittero
Vie biliari
extraepatiche
Ittero, prurito, dispepsia, dolore
addominale, nausea, vomito, febbre,
epatomegalia, ascite, colecisti
palpabile
Pancreas
Testa
Ittero, dolore mesogastrico
irradiato a destra, calo ponderale
(segue)
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INTRODUZIONE
(continua)
(continua)
SEGNI E SINTOMI DELLE PRINCIPALI NEOPLASIE
Corpo
Dolore intenso epigastrico irradiato a
fascia accentuato in posizione supina,
calo ponderale
Coda
Dolore, calo ponderale
Pancreas
Testicolo
Tumefazione dura non dolente, massa
addominale
Cervice
uterina
Perdite ematiche vaginali, atipiche,
perdite ematiche post coitali
persistenti
Endometrio
Meno-metrorragia in peri-menopausa,
perdite ematiche in menopausa
Ovaio
Fase iniziale
Vaga dolenza addominale, senso di
pesantezza pelvica, meteorismo,
disturbi digestivi
Fase avanzata
Masse pelviche addominali, ascite,
distensione addominale, stipsi (fino
all’occlusione)
Polmone
Tosse persistente, emottisi, ripetuti
episodi di infezione, dolore toracico,
dispnea, sindromi paraneoplastiche
Cute
Modificazioni a carico di un nevo,
presenza di ulcera cutanea che non
guarisce
ABCD delle lesioni
cutanee
Sarcomi
Asimmetria (modificazioni di aspetto,
dimensioni), bordi (irregolarità),
colore (modificazioni cromatiche),
diametro (aumento di diametro
rapido)
Tessuti molli (adulto) Tumefazione non dolente agli arti,
tronco, distretto cranio-facciale,
sindromi da compressione di organi
addominali
Osso
Dolore ingravescente dell’arto
interessato, tumefazione ossea
(segue)
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SEGNI E SINTOMI DELLE PRINCIPALI NEOPLASIE
Cavità orale
o orofaringea
Neoformazione dolente o ulcerata
che non guarisce, adenopatie satelliti,
sanguinamento, odinofagia (dolore
alla deglutizione), otalgia riflessa
Ipofaringe
Disfagia, otalgia riflessa, adenopatie
satelliti, reflussi laringei, tosse alla
deglutizione, odinofagia
Fosse nasali
e cavità paranasali
Epistassi, rinorrea, ostruzione nasale,
adenopatie, massa visibile nelle cavità
nasali, tumefazione al volto
Ghiandole salivari
Tumefazione dolente a carico della
ghiandola interessata, paralisi del
facciale (parotide)
Laringe
Disfonia, adenopatie satelliti
Rinofaringe
Sensazione di ostruzione nasale,
epistassi, ipoacusia, diplopia,
anosmia, adenopatie satelliti
Leucemie acute
Anemia: astenia, pallore, tachicardia
Piastrinopenia: epistassi, petecchie,
ecchimosi, menorragie,
sanguinamento gengivale
Infezioni a carico di vari organi non
responsive al trattamento (per es.
tonsilliti, bronco-polmoniti, infezioni
del cavo orale, dei seni paranasali,
delle vie urinarie
Leucemie
croniche
Mieloma
multiplo
Linfatica
Sintomi generali (astenia, calo
ponderale, febbricola), linfoadenopatie
diffuse, infezioni, anemia,
piastrinopenia
Mieloide
Sintomi generali (astenia, calo
ponderale, febbricola), splenomegalia,
dolori ossei
Dolori ossei ingravescenti, fratture
ossee, insufficienza renale, anemia,
(segue)
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INTRODUZIONE
(continua)
SEGNI E SINTOMI DELLE PRINCIPALI NEOPLASIE
sintomi da ipercalcemia (astenia,
nausea e vomito, alterazioni dello
stato di vigilanza fino al coma)
(continua)
Mieloma
multiplo
Linfomi
Hodgkin
Linfoadenopatia unica o multipla,
spesso monostazionale (collo e
regione sovraclaveare), sintomi
sistemici (febbre, sudorazione
notturna, calo ponderale, prurito)
Non Hodgkin
Linfoadenopatia unica o multipla,
spesso polistazionale, epatosplenomegalia, segni di interessamento
di altri organi linfatici
Fonte: Negretti E. (a cura di), Elementi di oncologia generale, Medical Communications,
Torino, 1998.
Gli obiettivi e le modalità adottate dal testo
Il testo trova la sua ragion d’essere proprio nella necessità infermieristica di affrontare le principali sintomatologie legate alla patologia
neoplastica; il suo obiettivo è quello di fornire uno strumento che sia
d’aiuto nella gestione pratica dei sintomi manifestati dai pazienti in
ambito oncoematologico; vede quali suoi destinatari gli infermieri, sia
come strumento di formazione supplementare, sia per coloro che già
operano in ambito oncologico e necessitano di suggerimenti, conferme, consigli operativi nella pratica quotidiana.
Essere in grado di affrontare al meglio i sintomi riferiti dai pazienti
significa, nella pratica assistenziale odierna, mantenersi costantemente aggiornati sulle procedure e prestazioni scientificamente validate e,
nel contempo, saper attingere e valorizzare l’esperienza propria e dei
colleghi, disponibili anche a modificare ciò che rappresenta una modalità di routine se altre modalità si rivelano migliori. Non a caso, l’evidence based medicine (medicina basata sulle evidenze) o, meglio, l’evidence based care (assistenza basata sulle evidenze) sono diventate le
parole d’ordine di questo ultimo decennio. I motivi sono ovvi e ben
documentati: è stato dimostrato che i pazienti che ricevono interventi
basati sulla ricerca riportano risultati migliori dei pazienti che ricevono
un’assistenza di routine; inoltre, dal punto di vista etico, è irrinunciabile erogare interventi dei quali sia stata dimostrata l’efficacia, senza
contare che questi risultano spesso essere anche più economici.
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INTRODUZIONE
Alla luce di tali riflessioni, gli autori hanno tentato di dare al testo
un’impostazione schematica e uniforme, individuando diversi sintomi
oncoematologici, suddivisi in base all’apparato a carico del quale il sintomo si manifesta. Per ogni sintomo trattato si forniscono:
•
•
•
•
definizione;
alcune caratteristiche principali con cenni di anatomia e fisiologia,
fattori favorenti, se possibile dati statistici;
descrizione degli interventi infermieristici, ripartiti in azioni autonome, azioni attuate in collaborazione con altri operatori e, laddove
possibile, indicando gli interventi di provata efficacia in ambito
nazionale e/o extranazionale;
se di particolare rilevanza, sono fornite alcune indicazioni farmacologiche o relative al trattamento.
Fanno eccezione a questo schema le manifestazioni sintomatiche
di carattere generale, descritte nel capitolo 7, e alcune sindromi e situazioni dove in realtà è difficile isolare il singolo sintomo trattandosi di
problemi complessi, caratterizzati sia da sintomi soggettivi che da
segni oggettivi e clinici. In questi casi si è scelto, comunque, di trattarli in modo concomitante, con un ampliamento rispetto all’ottica del
singolo sintomo perché, secondo gli autori, si tratta di conoscenze e
competenze imprescindibili per gli operatori dell’area oncologica.
Va da sé che un testo così concepito è, nella sua stessa struttura,
“parziale”, in quanto non può prendere in considerazione un discorso
globale sull’oncologia, che dovrebbe includere una vasta gamma di
argomenti, dalla fisiopatologia dei tumori, all’epidemiologia, alle strategie preventive, alla ricerca delle cause, alla sperimentazione clinica, ai
principi generali di diagnosi, trattamento e follow-up, alla terapia del
dolore e alle cure palliative sino agli aspetti psicosociali della malattia.
Per tutti questi aspetti, si rimanda ad altri e ottimi testi già in commercio.
In aggiunta, gli autori sono consci che alcune manifestazioni sintomatiche legate alla neoplasia, quali il dolore e la febbre, ma anche la
fatigue o la depressione, rivestono un’importanza e una portata così
ampia da aver dato origine a moltissimi studi e pubblicazioni. Si trattano qui come “disturbi patologici generali”, in quanto non è possibile
circoscriverli come legati a un solo organo o apparato, mantenendo lo
schema seguito per gli altri sintomi, deliberatamente omettendo una
trattazione completa per concentrarsi solo su una serie di indicazioni
orientative e operative.
Gli Autori
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