Per Voi Sono nata V centenario della nascita di Teresa di Gesù Sono vostra, per Voi sono nata , che cosa volete fare di me?…questo primo versetto di un celebre poema è l’espressione di una vita totalmente ricevuta da Dio e a lui donata: quella di S. Teresa di Gesù, di cui nel 2015 la famiglia carmelitana celebra il V centenario della nascita. A questa ricorrenza speciale vogliamo dedicare una preparazione adeguata, cogliendo l’occasione per riscoprire nell’oggi le nostre radici e offrire alla Chiesa e al mondo il grande tesoro che custodiscono anche per il nostro tempo. Infatti siamo convinte che nessuno si debba sentire escluso dalla possibilità di ripercorrere il cammino di conversione della nostra Santa Madre e di ricevere grazie simili a quelle che lei ha sperimentato. A questi temi dedicheremo l’incontro ,aperto a tutti, con padre Maximiliano Herraiz, spagnolo, tra i migliori esperti della spiritualità teresiana, che si terrà venerdì 26 marzo alle 21.00, presso il Carmelo di Monte San Quirico. La fonte principale della nostra conoscenza della vita di Teresa è il racconto che lei stessa scrisse nel 1562, quando aveva 47 anni e le restavano ancora 20 anni di vita. Teresa inizia a stendere questa relazione, una sorta di confessione generale dei peccati commessi e delle grazie ricevute, nel momento in cui sta per compiere il primo e decisivo passo come fondatrice: la creazione del primo monastero di carmelitane scalze ad Avila. Quest’opera esterna, pubblica è il risultato di un lungo e travagliato cammino interiore, che nella Vita viene ripercorso con sincerità e sforzo di autoconsapevolezza. La lotta: un’esperienza di crisi Il cuore sia dell’autobiografia come della vita stessa di Teresa è l’esperienza di incontro con Cristo. Non fu un incontro facile, né precoce. Teresa entrò nel monastero delle carmelitane di Avila, l’ Incarnazione, contro la volontà del padre, fuggendo da casa: ella non era persona da desistere facilmente da una decisione una volta che l’avesse presa. Ma la sua vita religiosa fu per circa 20 anni tormentatissima. La crisi o la serie di crisi in cui Teresa precipita ha in fondo una radice unica: “la santa cerca e non trova il vero senso della sua vita; non riesce a realizzare la donazione totale di se stessa a Dio; malgrado i suoi saggi di orazione e le sue sporadiche esperienze mistiche, non riesce a stabilire con Dio un rapporto su misura. Il ‘suo’ rapporto con lui: non è arrivata a capire quale significato abbia Cristo nella sua vita e nemmeno la presenza di lui in essa”( Àlvarez). Teresa ha una vitalità prorompente. Nonostante la debolezza fisica è una donna vivacissima, di grande intelligenza e sensibilità, con un bisogno fortissimo di amare e di sentirsi amata. Questa ricchezza umana, trasferita in un contesto di vita monastica in crisi come era quella del monastero di Avila, doveva crearle grossi problemi. Essere monaca significava rinunciare alla propria umanità? E, d’altro canto, esprimere la propria ricchezza umana in rapporti di amicizia, in incontri frequenti con persone, doveva necessariamente allontanarla dall’amore di Dio? Teresa vive combattuta tra questi due amori: quello per Dio e quello per l’uomo. Desidera vivere, ma sente che i suoi tentativi di “prendersi”la vita non riescono a dargliela. La strada poteva essere solo una: quella di un approfondimento della sua vocazione, non quella di un’evasione da essa, di compromesso tra i desideri del mondo e le esigenze della sua chiamata. Deve scoprire che Dio vuole da lei che sia totalmente sua e totalmente donna. L’abisso: l’incontro con l’uomo Gesù A Teresa come bussola per orientarsi resta solo la preghiera, che diventerà il suo punto di forza. Tuttavia, l’incoerenza crescente tra ciò che sentiva nell’orazione, cioè il desiderio di donarsi pienamente a Dio, e le distrazioni che si concedeva nella vita, produsse in lei una dolorosa situazione di lotta che si protrasse fino all’età di 39 anni. Finalmente, nel 1554, in modo improvviso e quasi banale, ma in realtà dopo il lungo cammino cui si è accennato, Teresa riceve la grazia di una conversione piena e definitiva. Un giorno, entrando in oratorio, vede un’immagine dell’Ecce homo, che era stata messa lì in occasione di una solennità. Evidentemente già conosceva quell’immagine, ma quel giorno la sua vista le fa un’impressione enorme. In quell’uomo sfinito dal dolore, annientato, reietto, Teresa pone ogni fiducia come Dio. Così riesce a staccare lo sguardo da se stessa, dalla sua lacerazione interiore, per volgerlo sul viso sfigurato di Gesù e leggere su di esso l’amore di Dio per lei. È la rivelazione di Dio a Teresa: Dio è uomo ed è quest’uomo che muore d’amore per Teresa. Dunque non deve più sfuggire la sua umanità per trovare Dio, perché Dio è venuta a cercarla proprio in essa. Dovrà vivere la sua umanità come la vita concreta in cui Dio si identifica. Da allora Teresa sarà Teresa di Gesù e potrà dire come san Paolo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2,20). Monache carmelitane di Monte S.Quirico (tel. 0583 33 07 41 [email protected])