Lettera ai Filippesi
“AVERE UN POSTO NEL CUORE DI QUALCUNO SIGNIFICA NON ESSERE
MAI SOLI”
Filippi è la prima città europea in cui Paolo ha predicato il vangelo. Luca vi
dedica una lunga pagina , densa di avvenimenti (At 16,11-40).
Gli ebrei non avevano una sinagoga, per cui Paolo incontrò solo alcune donne al
torrente dove usavano andare per le abluzioni rituali. Convertì due famiglie: quella
di Lidia, la commerciante di porpora, e il carceriere, che dopo il terremoto, accolse
Paolo e Sila nella sua casa. Un incontro particolare fu quello con la pitonessa, che
liberata dalla sua afflizione da Paolo, fu la causa involontaria dell’arresto degli
apostoli.
Paolo scrive ai Filippesi durante una sua prigionia, probabilmente da Efeso.
Il tono è molto confidenziale e il motivo è il desiderio di Paolo di dare
informazioni ai cristiani di Filippi sulla propria situazione, di ringraziarli per
l’affetto che essi avevano dimostrato nei suoi confronti e, nello stesso tempo, di
esortarli a una vita di vicendevole amore evangelico in modo da essere degni
testimoni di Cristo di fronte ai pagani.
Se vogliamo individuare un tema di fondo possiamo dire che è costituito
dalla gioia.
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Dall’insieme della lettera risalta la fisionomia di Paolo come di un
convertito tutto di un pezzo eppure generoso che reputa spazzatura tutto ciò che
non è riconducibile a Cristo e che nello stesso tempo sa apprezzare i valori umani
che trova intorno a sé.
Paolo, salutando i Filippesi definisce se stesso e il suo compagno Timoteo
“schiavo di Cristo Gesù” per sottolineare la sua totale dipendenza da Cristo. Uno
schiavo è un oggetto nelle mani del suo padrone. Infatti Paolo ha lasciato per
Cristo ogni cosa reputandola spazzatura; mentre i Filippesi vengono chiamati
“santi” in Cristo Gesù; poiché sono stati santificati (giustificati, riconciliati,
redenti, resi liberi) da Cristo Gesù. Sono santi perché appartengono per pura grazia
a Dio e a Cristo. Gli episcopi e i diaconi di cui si parla erano probabilmente delle
persone che esercitavano funzioni amministrative e di assistenza nella primitiva
comunità cristiana.
“Grazia e pace”: è un doppio saluto di origine greca ed ebraica. Grazia
sottolinea la benevolenza di Dio e la pace la pienezza dei doni messianici.
Nell’esordio Paolo ringrazia Dio, con sentimenti di gioia, per l’affetto che i
Filippesi nutrono per lui e per il sostegno che gli danno nell’opera di
evangelizzazione, mentre lui li porta nel suo cuore, e si dichiara certo che Dio
porterà a compimento le opere buone che hanno intrapreso.
Rivolge loro un augurio che è un programma di vita: abbondare nell’amore
vicendevole, che cresce in conoscenza e discernimento per sapere scegliere le cose
migliori e così essere irreprensibili per il giorno di Cristo. La vita del cristiano è
come un cammino verso una luce che dal futuro lo illumina e quindi facilita e
comunque segna il percorso da compiere in quella direzione (di luce in luce):
Cristo ci ha giustificati e corrispondendo a questa grazia (i frutti di giustizia)
riceviamo la pienezza della salvezza.
Paolo informa i Filippesi che benché lui sia in catene la “parola di Dio
non è incatenata”, anzi la sua testimonianza ha reso coraggiosi i credenti che
diffondono il vangelo. È vero che alcuni lo fanno per spirito di rivalità. Ma quello
che conta, dice Paolo, è che Cristo sia annunciato. Ciò è motivo di gioia per Paolo
ed è anche motivo di gioia il fatto che Cristo sia glorificato sia che lui viva o
muoia, grazie alla preghiera dei Filippesi per lui e la conseguente effusione dello
Spirito Santo che è lo Spirito di Gesù Cristo.
Siamo di fronte a uno dei testi più chiari sulla “comunione dei santi”; il sostegno
della preghiera dà la forza dello Spirito a Paolo per testimoniare il Signore Gesù sia
in morte che in vita. Per cui Paolo può dire “per me vivere è Cristo”, cioè Cristo è
lo scopo della mia vita, della mia esistenza. Con tutta la sua vita vuole promuovere
Cristo, desidera che Cristo si formi nei credenti. Per questo, continua Paolo, voglio
“restare vicino a voi per il vostro vantaggio e la gioia della vostra fede”.
“Suprema lex, salus animarum”: la norma fondamentale per la vita dell’apostolo
è la salvezza delle anime, la sollecitudine per la comunità cristiana.
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E questa sollecitudine spinge subito Paolo all’esortazione: la vita cristiana è come
una lotta, per cui i cristiani devono restare saldi nella fede, comportandosi va
autentici cittadini alla luce del vangelo.
Per cui è vero cristiano chi vive per Cristo i.n ogni momento della sua vita:
cosa che è possibile con la grazia che Cristo non fa mancare a coloro che
credono in lui.
Il vivere per Cristo accomuna ancora più profondamente Paolo con i Filippesi:
siate miei imitatori come io lo sono di Cristo. Paolo gioisce per la condivisione dei
sentimenti che lo lega ai Filippesi e li esorta a rendere piena questa consolazione.
Con una condotta di vita ricca di amore vicendevole, di tenerezza, di umiltà, di
disinteresse, di generosità e lontana da forme di rivalità, vanagloria ed egoismo.
PAOLO COMUNICA SUE NOTIZIE
ALLA COMUNITÀ DI FILIPPI
1 Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a
Filippi, con i vescovi e i diaconi: 2 grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal
Signore Gesù Cristo.
3 Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi, 4 pregando sempre con
gioia per voi in ogni mia preghiera, 5 a motivo della vostra cooperazione alla
diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente. 6 Sono anche persuaso
che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al
giorno di Cristo Gesù. 7 È giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché
vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa,
sia nelle catene sia nella difesa e nel consolidamento del vangelo. 8 Infatti, Dio mi
è testimone del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. 9 E
perciò prego che il vostro amore cresca sempre più in conoscenza e in ogni genere
di discernimento, 10 perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri
e irreprensibili per il giorno di Cristo, 11 ricolmi del frutto di giustizia che si
ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
12 Desidero che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a
vantaggio del vangelo, 13 al punto che, in tutto il pretorio e dovunque, si sa che
sono in catene per Cristo, 14 e molti fratelli, incoraggiati nel Signore a motivo
delle mie catene, ardiscono annunziare la parola di Dio con più fierezza e senza
timore alcuno. 15 Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di
contesa, ma altri con buoni sentimenti. 16 Questi lo fanno per amore, sapendo che
io sono stato posto a difesa del vangelo; 17 quelli invece annunziano Cristo con
spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando di aggiungere dolore alle mie
catene.
18 Ma questo che cosa importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per
sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene.
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19 So, infatti, che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera
e all’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, 20 secondo la mia ardente attesa e speranza
che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora
Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
21 Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22 Ma se il vivere nel
corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. 23
Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di
essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24
d’altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nel corpo. 25 Persuaso di ciò,
sono convinto che resterò e continuerò a essere d’aiuto a voi tutti, per il progresso e
la gioia della vostra fede, 26 perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre
più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi.
27 Soltanto, però, comportatevi in modo degno del vangelo, perché, nel caso che io
venga e vi veda o che da lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un
solo spirito e che combattete unanimi per la fede del vangelo, 28 senza lasciarvi
intimidire in nulla dagli avversari. Questo è per loro un presagio di perdizione, per
voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio; 29 perché a voi è stata concessa, per
Cristo, la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, 30
sostenendo la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e sapete che sostengo
tuttora. 1 Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante
dall’amore, se c’è comunione di spirito, se ci sono tenerezza e compassione, 2
rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con lo stesso amore, con
i medesimi sentimenti. 3 Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma
ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, 4 senza
cercare il proprio interesse, ma anche quello di tutti gli altri.
DAMMI IL CORAGGIO DELL’AMORE
Dammi, ti prego, il divino coraggio dell’amore, il coraggio di parlare,
agire e soffrire
con amore, d’abbandonare tutto per amore, per abbandonarmi solo nell’amore.
Allenami ai rischi dell’amore, onorami del suo dolore, fammi sacrificio in suo
onore.
Dammi, ti prego, una sola certezza:
quella dell’amore; la certezza d’amare in vita e in morte nella buona
e cattiva fortuna;
la certezza d’amare con l’animo delicato della fragile bellezza, con l’animo forte
della dignità del dolore, che accetta l’offesa senza vendetta. (Tagore)
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