Archeologia sottomarina in 3D per ricostruire le navi

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Archeologia sottomarina in 3D
per ricostruire le navi romane
"Le rotte del marmo" è un progetto dell'Università Ca' Foscari e
dell'Istituto di architettura veneziano: seguire le vie dei carichi di
marmi naufragati in un viaggio nei fondali marini che si avvale della
tecnologia 3D
29 luglio 2015
Ricostruire le navi romane grazie
alle immagini 3D raccolte nei
fondali del Mar Mediterraneo,
fotografando carichi di marmi
naufragati. È l'obiettivo di "Le rotte
del marmo", progetto che è un
vero e proprio viaggio
sottomarino, una ricerca
archeologica tra i carichi di marmi
di età romana imperiale naufragati
nei mari dell'Italia meridionale.
La tappa più recente è in Sicilia: i
ricercatori di Ca' Foscari e Iuav
hanno esplorato l'enorme carico, uno dei più grandi in assoluto del Mediterraneo
antico, lasciato in fondo al mare da una nave nei pressi dell'Isola delle Correnti. Il
progetto, coordinato da Carlo Beltrame, docente di archeologia marittima del
dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Cà Foscari Venezia, è in
collaborazione con la Soprintendenza del mare di Palermo e apre nuovi scenari
nel campo della ricerca archeologica sottomarina.
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Si tratterebbe, secondo le stime, di 290 tonnellate di marmo, perlopiù
proconnesio (una varietà di marmo bianco usato durante l'Impero romano)
proveniente dall'isola di Marmara, in Turchia. Le informazioni tratte da questa
spedizione si aggiungeranno a quelle già raccolte a Punta Scifo, Calabria, e nel
2014 a Marzamemi e Capo Granitola, in Sicilia. In tutti questi casi si tratta di
relitti di navi romane datati preliminarmente al III secolo d. C., con carichi di
marmi orientali.
Il legno delle navi è andato quasi completamente perduto. Il loro carico, che nel
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caso di Punta Scifo arrivava a 350 tonnellate di marmi, è invece rimasto a
documentare il naufragio. I ricercatori stanno applicando dei metodi innovativi
per ricomporre la disposizione del carico e da questa ricostruire la nave. La
prima ricostruzione preliminare in 3D è stata realizzata per il relitto di
Marzamemi, mentre per gli altri siti lo studio è in corso. Questa sfida è resa
possibile della fotogrammetria, tecnologia ben nota ad esempio in architettura e
nel rilevamento topografico. Il progetto "Le rotte del marmo", invece, porta la
fotogrammetria sperimentale in fondo al Mediterraneo, avvalendosi della
consulenza di Francesco Guerra, responsabile del laboratorio di
fotogrammetria dell'Università Iuav di Venezia.
Grazie a questa tecnologia, i blocchi di pietra diventano immagini
tridimensionali. I campioni di marmo vengono invece analizzati da Lorenzo
Lazzarini, direttore del Laboratorio per l'analisi dei materiali antichi dello Iuav.
L'originalità di questa applicazione è stata di recente premiata come miglior
paper al Isprs/Cipa workshop "Underwater 3D recording & modeling" di
Sorrento. La documentazione raccolta viene quindi processata in ambiente 3D
anche grazie alla collaborazione di Simone Parizzi, ingegnere navale, per
proporre una ricostruzione delle dimensioni, della forma della nave e delle sue
caratteristiche idrostatiche.
3d archeologia marina impero romano Mare Fondali sottomarino
iuav - istituto universitario di architettura a venezia
Carlo Beltrame Simone Parizzi Lorenzo Lazzarini Francesco Guerra
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