Campi elettrici e magnetici statici Campi elettrici statici Il campo elettrico statico è generato da ogni corpo elettricamente carico: questo campo, a sua volta, induce una carica elettrica sulla superficie di ogni oggetto che si venga a trovare nel suo campo d'azione (in teoria tutto lo spazio). In vicinanza di apparati elettrici, in particolare in vicinanza di videoterminali, l'intensità del campo elettrico statico raggiunge tipicamente valori compresi fra 1 e 20 kV/m. In moltissimi casi il campo elettrico statico è prodotto per attrito nelle azioni di strofinio fra materiali isolanti. I campi elettrici statici trovano larga applicazione in molti processi industriali e nei mezzi di trasporto alimentati da linee di trasmissione in corrente continua (DC). I dati sperimentali oggi a disposizione non forniscono alcuna base per suggerire l'esistenza di effetti negativi per la salute dell'uomo legati all'esposizione a campi elettrici statici. Gli studi su animali da laboratorio non hanno evidenziato effetti genetici, né effetti sui sistemi endocrino e cardiovascolare né sulla crescita tumorale. Campi magnetici statici Campi magnetici statici, cioè la cui ampiezza non varia nel tempo, sono prodotti da movimenti regolari di cariche elettriche (correnti continue). Nei normali ambienti di vita, l'unico campo magnetico statico di rilievo è quello terrestre, di origine naturale. Campi artificiali di intensità notevole sono presenti in particolari ambienti di lavoro. Di particolare importanza per la popolazione sono i campi estremamente intensi utilizzati negli apparati diagnostici a risonanza magnetica. I pazienti sono infatti esposti a livelli di campo magnetico dell'ordine di qualche tesla, centinaia di migliaia di volte superiori a quelli del campo terrestre. Gli effetti documentati si limitano a sensazioni di disturbo, occasionali e comunque temporanei, limitati cioè alla durata dell'esame diagnostico. La tendenza della tecnologia a sviluppare apparati a campi sempre più intensi, per aumentare le potenzialità diagnostiche, giustificano comunque il proseguimento degli studi ed una continua vigilanza sanitaria.