L’idea che la gravita’ non sia una forza come le altre e che possa essere considerata come una proprieta’ geometrica dello spazio-tempo deriva sostanzialmente dal Principio di Equivalenza, coniugato nelle sue diverse forme. Cominciamo con il Principio di Equivalenza Debole La seconda legge della dinamica ci dice che un corpo sottoposto ad una forza (di qualsiasi natura) produce un’accelerazione proporzionale ! alla!forza stessa. La costante di proporzionalita’ e’ detta massa inerziale. F = m I a La legge di gravitazione universale di Newton dice che in presenza di un campo gravitazionale un corpo e’ sottoposto ad una forza proporzionale al gradiente ! del potenziale. La costante di proporzionalita’ e’ detta massa gravitazionale Fg = −mg ∇Φ € Galileo intui’ che la risposta all’accelerazione gravitazionale e’ universale e non dipende dal tipo di corpo considerato. In termini Newtoniani questo vuol dire che La massa inerziale e’ uguale a quella gravitazionale e€che percio’ il comportamento di particelle in caduta libera e’ indipendente dalla loro massa mg = mI ! ⇒ a = −∇Φ Sperimentalmente questa equivalenza e’ stata verificate con grande precisione. Il principio di equivalenza debole puo’ essere enunciato con formulazioni equivalenti. Principio di Equivalenza (Debole) 1. La massa inerziale e’ uguale alla massa gravitazionale. 2. Esistono traiettorie preferenziali dette inerziali (o di caduta libera) in cui viaggiano le particelle non accelerate (=sottoposte solo alla gravita’). 3. Il moto di particelle in caduta libera e’ lo stesso in un campo gravitazionale o in un sistema uniformemente accelerato in regioni piccole dello spazio-tempo. La formulazione 2) caratterizza i campi gravitazionali. Un campo elettromagnetico particelle con cariche opposte si muoverebbero in direzioni diverse. La formulazione 3) e’ ben illustrata dal popolare esperimento ideale dell’osservatore in un box accelerato. Con l’introduzione della RS in cui diventa chiaro che la massa e’ una manifestazione dell’energia-momento ad Einstein parve necessario riformulare il principio di equivalenza specificando che, in un box isolato, non e’ possibile distinguere tra gravita’ ed accelerazione attraverso nessun tipo di esperimento fisico. Principio di Equivalenza (di Einstein) • In una piccola regione dello spazio tempo le leggi della fisica si riducono a quelle della relativita’ speciale. E’ impossible rivelare la presenza di un campo gravitazionale attraverso esperimenti locali. Questo principio suggerisce che la gravita’ sia una proprieta’ intrinseca dello spaziotempo. In RS esiste una classe di osservatori privilegiati (inerziali) rispetto ai quali si possono individuare i sistemi accelerati. P. es. una carica elettrica accelerata e’ individuabile in tutti questi sistemi. Viceversa non esistono sistemi di riferimento in cui si possa capire se un’accelerazione dovuta e’ alla gravita’. E’ invece naturale definire sistemi non-accelerati (in caduta libera) come sistemi privilegiati. La gravita’ non viene vista come una “forza” che induce un’accelerazione. Vengono invece definiti sistemi a zero accelerazione, ovvero in moto di caduta libera in presenza di campi gravitazionali In base a questo ragionamento possiamo costruire qualcosa di simile ai sistemi di riferimento inerziali. In RS esiste una procedura attraverso cui, mettendo iniseme aste rigide ed orologi e’ possibile costruire un sistema di riferimento inerziale esteso a tutto lo spazio-tempo. Ovvero GLOBALMENTE inerziale. In presenza di un campo gravitazionale e delle sue disomogeneita’ questa procedura non e’ piu’ valida. Se noi partiamo da un sistema in caduta libera e ripetiamo la procedura precedente finiremo per vedere oggetti distanti in moto di caduta libera come accelerati. La soluzione e’ quella di continuare a definire sistemi di rifermento LOCALMENTE inerziali, che seguano il moto in caduta libera di singole particlelle in regioni piccole dello spazio tempo Il principale problema della RG sara’ quella di trasformare le leggi della fisica da un sistema localmente inerziale ad un altro L’idea e’ quindi quella di considerare la gravita’ come una proprieta’ intrinseca dello spazio-tempo. In particolare come una effetto della sua CURVATURA Non possiamo DIMOSTRARE che la gravita’ sia effttivamente dovuta alla curvatura dello spazio-tempo. Possiamo pero’ elaborare una teoria basata su questa idea e verificarne la validita’ tramite esperimenti. Per mostrare che l’idea che alla base della forza di gravita’ ci sia il concetto di curvatura consideriamo un effetto fisico noto – l’effetto Doppler – e consideriamo le sue conseguenze alla luce del principio di equivalenza di Einstein. Consideriamo 2 razzi in moto uniformemente accelerato (a) a distanza relativa z. z a a λ0 t=t0 a z a λ t=t0+z/c Δt = z /c → Δv = aΔt = az /c Δλ Δv az = = 2 λ0 c c Al tempo t=t0 dal razzo inseguitore viene emesso un treno d’onda monocromatico. Il treno d’onda e’ ricevuto dal secondo razzo al tempo t=t0+Δt=t0+v/c nel sistema di riferimento di un osservatore esterno. A causa dell’accelerazione, nel tempo Δt i due razzi hanno aumentato le loro velocita’ di una quantita’ Δv=aΔt. Per questo motivo le onde che raggiungono il razzo anteriore risultano red-shiftate a causa del convenzionale effetto Doppler: Δλ/λ0. λ z λ0 Δλ ag z = 2 c λ0 Secondo il Principio di Equivalenza di Einstein lo stesso effetto dovrebbe osservarsi in presenza di un campo gravitazionale. Si immagini che un osservatore chiuso in una stanza in cima alla torre sia in grado di rivelare un treno monocromatico di fotoni emesso da un apparato a terra al tempo t0. Secondo il principio di equivalenza l’osservatore sulla torre dovrebbe osservare lo stesso effetto di Redshift osservato dall’osservatore sul razzo, I fotoni da lui rivelati avrebbero una lunghezza d’onda maggiore di quelli emessi e la differenza sarebbe pari a agz/c2 Siamo in presenza del noto effetto di Redshift Gravitazionale la cui esistenza e’ implicita al principio di equivalenza e non dipende dai dettagli della teoria della relativita’ generale. Il principio di equivalenza predice il fenomeno di Redshift Gravitazionale. Vediamo ora che implicazioni ne possiamo trarre sulla geometria dello spazio-tempo. Riproduciamo l’esperimento della torre nel diagramma spazio-temporale in figura Treno d’onda t Treno d’onda Δt1 Δt0 z0 z1 z A t0 viene emesso, da terra (z0), un treno di fotoni λ0 in un tempo Δt Il treno viaggia fino alla sommita’ della torre (z0) e qui viene rivelato. Il tempo tra una cresta d’onda e quella successiva e’ Δt0=λ0/c (terra) e Δt1=λ1/c (torre). Se assumiamo che il campo gravitazionale e’ statico allora le linee di universo dei fotoni emessi all’inizio del treno d’onda dovrebbero essere uguali a quelle dei fotoni emessi alla fine. Quindi ci si aspetterebbe che gli intervalli temporali di emissione e ricezione del treno di fotoni siano identici Δt0=Δt1. Ma in effetti non lo sono. Per effetto del redshift gravitazionale, predetto dal principio di Equivalenza, abbiamo invece: λ0 λ1 Δt0 = ≠ = Δt1 c c Interpretazione: Treno d’onda Treno d’onda t Lo spazio-tempo attraverso cui i fotoni hanno viaggiato non e’ piatto, ma curvo. Δt1 € Δt0 z0 z1 z