Territorio e insediamento umano

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Capitolo 2
capitolo
2
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo
Territorio e insediamento umano
Per descrivere i caratteri dell’insediamento umano, si può fare riferimento ad
alcune caratteristiche fisiche del territorio quali, ad esempio, la sua estensione, la localizzazione altimetrica, l’infrastrutturazione urbana e viaria. Questi
elementi permettono di descrivere le caratteristiche fisiche del territorio, ma
anche il rapporto tra questo e la popolazione che su esso gravita. Essi, infatti, riguardano la concentrazione o dispersione della popolazione, la dislocazione dei centri abitati e la distribuzione della popolazione in essi, le possibilità di mobilità e il livello di isolamento e integrazione territoriale rispetto al
contesto esterno. Tali indicatori non forniscono soltanto una misura dei vincoli e delle opportunità offerte dal territorio in quanto spazio geografico occupabile o fruibile, ma rinviano anche a dinamiche socio-demografiche dell’insediamento umano - sia residenziale sia produttivo - non spiegabili semplicemente in termini di orografia del territorio.
2.1 La densità della popolazione
La densità della popolazione è un indicatore dell’incidenza demografica della
popolazione sul proprio territorio di insediamento o di gravitazione; viene calcolata suddividendo la popolazione residente26 in una determinata area territoriale per la superficie totale, generalmente espressa in chilometri quadrati.
Si tratta di un indicatore che fornisce un primo elementare parametro rispetto
26 Questo indicatore normalmente viene costruito facendo riferimento alla popolazione residente, cioè alla
popolazione avente dimora abituale nel territorio preso in considerazione. Tuttavia, se esiste un fenomeno migratorio che interessa in modo significativo il territorio studiato, può risultare utile calcolare la
densità anche in rapporto alla popolazione presente, cioè tutti coloro che risultano effettivamente presenti sul territorio nel momento della rilevazione, sia che essi abbiano dimora abituale in esso, sia che
abbiano dimora abituale altrove. (Sulla distinzione tra popolazione residente e popolazione presente si
veda anche il capitolo 3).
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Capitolo 2
al quale si possono sviluppare comparazioni tra aree territoriali diverse. La
sua interpretazione, tuttavia, richiede alcune precauzioni. Innanzitutto non
fornisce una misura diretta della densità abitativa dei centri urbani che ricadono nel territorio studiato, né del livello di concentrazione o dispersione della
popolazione su di esso; un comune con una forte concentrazione della popolazione urbana e un ampio territorio potrebbe, ad esempio, presentare la stessa densità demografica di un altro comune caratterizzato da una residenzialità dispersa sull’intero territorio.
La significatività di questo indicatore dipende comunque dal livello di dettaglio dei dati di cui si dispone. Se i dati elementari cui si fa riferimento sono
disponibili solo a livello comunale o di unità territoriali superiori, risulta
impossibile desumere altre informazioni attinenti ai caratteri dell’insediamento umano. Quando invece si dispone dei dati relativi a singole porzioni del
territorio è anche possibile calcolare indicatori di densità compositi, distinguendo, ad esempio, tra superficie edificata e superficie abitata, o tra superficie dell’area urbana ed extra urbana, o tra la superficie di pianura e quella
collinare-montana, ecc..
2.2 La concentrazione e la dispersione territoriale della
popolazione
Per ricostruire il tipo di insediamento umano si può anche fare riferimento a
indicatori in grado di fornire una misura della distribuzione - ovvero della concentrazione o dispersione - della popolazione sul territorio.
A tal proposito, in mancanza di dati più analitici, ritorna utile la classificazione adottata dall’Istat per analizzare la ripartizione territoriale della popolazione in rapporto al tipo di località abitativa, distinguendo tra centro abitato,
nucleo abitato e case sparse.
Centro abitato, nucleo abitato e case sparse
Per centro abitato si intende un aggregato più o meno esteso di abitazioni,
caratterizzato dalla presenza di servizi ed esercizi pubblici, attività produttive e
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commerciali, luoghi pubblici di ritrovo. Centri abitati sono le città e i grossi centri urbani, come lo sono anche quei piccoli centri più isolati presenti nei territori provinciali e comunali. In un comune possono esserci perciò uno o più centri
abitati.
Un nucleo abitato corrisponde invece ad una località abitata priva dei luoghi pubblici di raccolta e di una rete di servizi e pubblici esercizi. Un nucleo
abitato è costituito generalmente da un gruppo di abitazioni contigue dove
vivono più famiglie, e dove eventualmente è possibile ritrovare solo qualche
esercizio commerciale di base.
Per case sparse, infine, si intende un tipo di insediamento abitativo in cui
le abitazioni sono distribuite sul territorio in modo isolato o comunque
separato, corrispondendo per lo più ad una residenzialità familiare in cui
l’abitazione è spesso associata ad un’area di terreno delimitata, a volte
anche messa a coltura.
Sulla base di questa distinzione è possibile identificare due indicatori della
distribuzione della popolazione: il tasso di urbanizzazione e il tasso di concentrazione urbana.
Il primo equivale al rapporto percentuale tra la popolazione residente nei centri abitati e il totale della popolazione residente nel territorio considerato.
Esso fornisce una misura dell’incidenza che, in un determinato territorio,
assume il modello residenziale di tipo urbano, con tutto ciò che esso significa
anche in termini di localizzazione dei servizi, rispetto a un modello residenziale disperso o di tipo rurale.
Il tasso di concentrazione urbana, invece, equivale al rapporto percentuale tra
la popolazione residente nel centro abitato più popoloso di un comune e la
popolazione totale del comune stesso. Questo indicatore fornisce un parametro più netto del livello di concentrazione residenziale della popolazione. Valori
elevati di questo indicatore segnaleranno infatti una polarizzazione residenziale in un unico centro abitato; mentre valori ridotti saranno significativi di
situazioni di maggiore dispersione della popolazione sul territorio (prevalere di
nuclei e case sparse), oppure della presenza di più centri abitati.
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Il tasso di concentrazione urbana può essere calcolato anche sulla base della
popolazione presente, il che eventualmente può dare una misura ancor più
precisa del livello di attrazione del centro urbano più popoloso rispetto ai flussi di mobilità esistenti sul territorio.
La dispersione della popolazione sul territorio non è però sintetizzata esaurientemente dal tasso di concentrazione urbana, in quanto quest’ultimo non
permette di discriminare la numerosità dei centri e nuclei abitati minori. Può
quindi essere utile utilizzare altri due indicatori.
Il primo è il coefficiente di composizione demografica dei centri abitati: il rapporto esistente tra la popolazione residente nei centri abitati minori e la popolazione residente nel centro abitato principale. Questo indicatore permette di
misurare la distribuzione della popolazione non solo in termini demografici,
ma anche in rapporto alla numerosità dei centri abitati minori situati in un
determinato territorio, comunale o sovracomunale, fornendo così un parametro indiretto della diffusione degli insediamenti.
Il secondo indicatore cui fare riferimento è il coefficiente di dispersione della
popolazione, dato dal rapporto tra la popolazione residente nei nuclei abitati
e nelle case sparse e la popolazione complessiva del territorio considerato.
Questo indicatore è utile soprattutto per valutare la tipologia di insediamento
umano sul territorio, la sua caratterizzazione prevalentemente urbana piuttosto che rurale, il livello di “copertura” della presenza umana in rapporto alle
problematiche relative a difesa e valorizzazione del territorio.
a proposito di distinzione urbano-rurale
Il coefficiente di dispersione della popolazione può anche essere utilizzato per distinguere le zone rurali dalle zone urbane, associando la dispersione della popolazione a una caratterizzazione rurale dell’insediamento
umano sul territorio. Si tratta di un’associazione che però è opportuno
esplicitare in rapporto alla definizione adottata di spazio socio-territoriale
“rurale”, tenendo presente che le classificazioni dei comuni e delle aree
territoriali basate sulla dicotomia urbano-rurale restano ancora piuttosto
fluide e non sufficientemente formalizzate e riconosciute.
In alcuni casi si assumono come indicatori chiave quelli di tipo demografico (densità o dispersione della popolazione) in altri casi si fa riferimento
ad indicatori di tipo socio-economico utili a identificare l’incidenza della
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popolazione coinvolta in attività agricole e forestali, o a differenziare le
aree territoriali in rapporto al livello di benessere, al tasso di scolarizzazione, allo stato delle abitazioni, all’accesso ai servizi, al livello di isolamento territoriale. In Europa, ad esempio, non solo vengono utilizzati indicatori diversi per identificare le aree rurali e urbane, ma per essi vengono
adottate soglie differenziate per stabilire i confini territoriali per le due
tipologie in questione.
[Cfr. Merlo V. - Zaccherini R., 1992; De Rose C., 1995]
Fig. 1 - Gli indicatori relativi all’insediamento umano sul territorio
Superficie
territoriale
Popolazione
totale
Popolazione
dei centri
abitati minori
Densità
della
popolazione
Popolazione
dei centri
abitati
Tasso di
urbanizzazione
Popolazione
del centro
abitato
principale
Tasso di
concentrazione
urbana
Popolazione
dei nuclei e
case sparse
Coefficiente di
dispersione della
popolazione
Coefficiente di
composizione
demografica
dei centri abitati
2.3 Lo sviluppo urbanistico e il patrimonio abitativo
L’insediamento umano sul territorio può essere analizzato anche con riferimento alla dinamica dello sviluppo urbanistico che accompagna tanto i fenomeni di crescita demografica della popolazione, quanto le trasformazioni che
intervengono nella destinazione d’uso del territorio e nella funzione che ciascun centro abitato assume all’interno del più ampio sistema territoriale locale. Questa funzione può essere prevalentemente di tipo residenziale, ma un
centro urbano può anche connotarsi in relazione ai servizi, pubblici e privati,
che offre, o per la particolare localizzazione di attività produttive.
Focalizzando l’attenzione sulla funzione residenziale, ulteriori indicatori utili
ad analizzare l’insediamento umano sul territorio si possono quindi ricavare
dai dati relativi alle abitazioni, la cui consistenza sul territorio e le cui caratteristiche tipologiche sono oggetto di diverse forme di rilevazione. Un esem-
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pio è dato dal sistema di archiviazione catastale o anche dal sistema di censimento proprio dei servizi tecnico-urbanistici dei comuni.
I dati utili a un’analisi del patrimonio abitativo, tuttavia, non sono sempre di
facile accesso; sono imfatti spesso organizzati con finalità diverse da quelle
statistiche. Per questa ragione qui di seguito proponiamo alcuni indicatori che
fanno riferimento esclusivamente ai dati dei censimenti.
Le abitazioni nelle definizioni Istat
Il censimento generale della popolazione e delle abitazioni rappresenta la
principale rilevazione sulla consistenza e sull’utilizzo del patrimonio abitativo nazionale. Nel fare riferimento ai dati censuari, le principali definizioni
da tenere presenti sono:
• abitazione: un insieme di vani, o anche un vano solo, destinato funzionalmente ad uso di alloggio, che dispone di un ingresso indipendente; le abitazioni di recente costruzione o ristrutturazione sono censite dall’Istat solo
se alla data del censimento risultano pronte per essere abitate
• abitazione occupata: un’abitazione in cui abitano una o più famiglie i cui
componenti vi abbiano dimora abituale anche se al momento del censimento risultano temporaneamente assenti
• abitazione non occupata: un’abitazione che non è abitata da alcuna persona o che è abitata esclusivamente da persone temporaneamente presenti,
le quali non hanno dimora abituale nell’abitazione
• titolo di godimento: rappresenta il titolo in base al quale la famiglia dispone dell’abitazione (i titoli di godimento considerati sono: la proprietà, cui è
assimilato l’usufrutto; l’affitto, che comprende anche il subaffitto; l’uso gratuito, ecc.).
Il primo di questi indicatori è l’indice della dotazione abitativa del territorio,
che equivale al rapporto tra il numero complessivo delle abitazioni presenti
sul territorio il numero delle famiglie residenti. Questo rapporto tra unità abitative e unità familiari può variare nel tempo e risultare anche molto diverso
tra un contesto territoriale e un altro. Su di esso, infatti, incidono le specifiche
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dinamiche locali dello sviluppo edilizio e i fattori di spinta derivanti dal diverso orientamento della popolazione all’investimento immobiliare, dal grado di
sviluppo delle diverse forme di residenzialità turistica-stagionale, oppure da
una più o meno rilevante presenza di quote di popolazione senza residenza
anagrafica (studenti, immigrati, lavoratori pendolari, ecc.).
Nell’uso di questo indicatore, e nell’interpretazione dei dati che se ne ricavano, bisogna inoltre tener presente che le abitazioni censite in un territorio:
• non sono tutte di proprietà della popolazione residente
• non sono tutte occupate
• possono essere in parte utilizzate da persone residenti altrove
• possono essere utilizzate per periodi limitati dell’anno come residenze
secondarie o stagionali, sia da famiglie residenti abitualmente nello
stesso territorio, sia da famiglie residenti altrove.
Per valutare più specificamente l’incidenza delle abitazioni utilizzate come
dimora principale della popolazione residente, un secondo indicatore cui fare
riferimento è il tasso di occupazione delle abitazioni; il rapporto percentuale
tra il numero delle abitazioni occupate e il totale delle abitazioni. Valori elevati
di questo indicatore segnalano situazioni di prevalente utilizzo del patrimonio
abitativo in quanto dimora abituale delle famiglie residenti, significativi anche
dell’assenza di fenomeni rilevanti di spopolamento; i valori più bassi invece,
sono da associare all’incidenza delle abitazioni destinate a un utilizzo stagionale o a un utilizzo da parte di persone che abitano abitualmente altrove,
oppure sono da associare a fenomeni di emigrazione della popolazione.
Infine, per valutare le modificazioni del patrimonio abitativo connesse alle
dinamiche dello sviluppo socio-economico locale e alle trasformazioni del territorio indotte dall’attuazione degli strumenti di pianificazione urbanistica, un
terzo indicatore da prendere in considerazione è l’indice dello sviluppo edilizio.
Esso equivale al rapporto tra il numero di abitazioni costruite in un determinato periodo e il totale delle abitazioni censite sul territorio. Si tratta di un
indicatore che implica la definizione di un periodo di riferimento27 essendo
27 Se si utilizzano i dati dei censimenti della popolazione e delle abitazioni è opportuno che il periodo scelto coincida con la ripartizione temporale proposta dall’Istat a proposito delle epoche di costruzione delle
abitazioni.
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finalizzato a rilevare le variazioni intervenute tra due momenti differenti. Per
esso, dunque, valgono i criteri di calcolo indicati nel capitolo introduttivo a
proposito di questo tipo di indicatori.
Generalmente questo indice è utilizzato per misurare le dinamiche recenti
dello sviluppo urbanistico. Il suo significato è comunque duplice: rappresenta
infatti sia un parametro dello sviluppo residenziale netto nell’area territoriale
considerata, sia un parametro del rinnovamento del patrimonio delle abitazioni. Il rinnovamento del patrimonio immobiliare tuttavia, è connesso anche
ad alcuni vincoli territoriali e urbanistici; soprattutto nei centri urbani a maggiore densità, infatti, questo rinnovamento si realizza in parte attraverso le
attività di ristrutturazione e manutenzione delle abitazioni.
Fig. 2 – Indicatori relativi al patrimonio abitativo e allo sviluppo edilizio
Totale
abitazioni
Famiglie
residenti
Abitazioni
occupate
Abitazioni costruite
nel periodo t - t 1
Indice della
dotazione abitativa
del territorio
Tasso di
occupazione
delle abitazioni
Indice dello
sviluppo edilizio
nel periodo t - t 1
2.4 La caratterizzazione altimetrica del territorio
La morfologia del territorio rappresenta un vincolo determinante per la distribuzione degli insediamenti umani, le possibilità di collegamento, lo sviluppo
delle attività produttive. Un’utile informazione sui vincoli fisico-geografici di
un’area può quindi ricavarsi dall’analisi dei dati relativi alla distribuzione altimetrica del territorio.
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Per ciascun comune o area geografica di interesse, i caratteri di questa distribuzione possono essere sintetizzati con l’ausilio di tre indicatori: uno relativo
alla localizzazione dei soli centri e nuclei abitati e due relativi al posizionamento del territorio nel suo insieme.
Il primo indicatore, la localizzazione altimetrica media della popolazione, si
ottiene calcolando la media ponderata dei livelli altimetrici delle località abitate rispetto alla popolazione residente in essi. I dati sulla popolazione e il
livello altimetrico di ciascuna località abitata sono disponibili sia attraverso i
censimenti generali della popolazione, sia attraverso le basi dati anagrafiche
comunali. La sua utilità deriva dalla capacità di sintetizzare efficacemente il
baricentro altimetrico dell’insediamento umano.
Il secondo indicatore, che può essere definito come localizzazione altimetrica
media del territorio, corrisponde alla media ponderata dei livelli altimetrici
calcolata in rapporto alle superfici complessive delle diverse aree del territorio. Il calcolo di questo indicatore si rivela più problematico per la rilevazione
dei dati altimetrici dettagliati per ciascuna area o sezione del territorio.
Normalmente si procede a una stima della distribuzione altimetrica del territorio a partire da una griglia di rilevazione cartografica la cui scala determina
il maggiore o minore livello di dettaglio. I valori di questo indicatore forniscono il baricentro altimetrico del territorio.
Il terzo indicatore, infine, l’estensione altimetrica territoriale, corrisponde alla
differenza tra altitudine massima e minima dell’area - comunale o sovracomunale - considerata.
Questi tre indicatori possono anche essere combinati tra loro per ottenere
delle informazioni aggiuntive. La differenza tra i primi due, ad esempio, fornisce una misura del grado di decentramento altimetrico dell’insediamento residenziale rispetto al territorio (scarto tra baricentro altimetrico della popolazione e baricentro altimetrico del territorio). Una differenza accentuata si
riscontra spesso nei comuni la cui area si estende su più zone altimetriche,
con ampie zone poco popolate. Essa rivela una polarizzazione residenziale
significativa di una serie di vincoli esistenti nell’insediamento sul territorio.
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2.5 La rete stradale
Un ultimo gruppo di indicatori utile all’analisi dei caratteri dell’insediamento umano in rapporto alla modificazione e infrastrutturazione del territorio
riguarda lo sviluppo della rete stradale. Si tratta di un aspetto spesso sottovalutato, ma che fornisce indicazioni interessanti per un’analisi dei vincoli
ambientali allo sviluppo locale.
Lo scambio delle merci, l’accesso al mercato, ai servizi, alle informazioni,
sono tutte attività subordinate alle possibilità oggettive di mobilità sul territorio. Nonostante la tendenziale riduzione delle distanze e dei tempi introdotta dall’innovazione telematica, la possibilità di mobilità resta, cioè, un
elemento determinante nell’integrazione di una qualsiasi unità socio-territoriale con il contesto esterno. Questa possibilità di mobilità può essere
espressa e misurata in modi diversi. La geografia e l’economia spaziale, a
questo proposito, hanno prodotto differenti modelli di analisi più o meno
complessi, in cui proprio il sistema viario rappresenta un elemento centrale
di cui tener conto in quanto vincolo strutturale.
Per analizzare tale sistema ossono essere prese in considerazione:
• le sue caratteristiche: tipologia, estensione, collegamenti, copertura territoriale, percorribilità
• la fruizione: intensità e caratteristiche degli spostamenti che vi si generano.
Due indicatori di semplice applicabilità sono relativi alla densità della rete
stradale. Essa può calcolarsi rispetto all’estensione del territorio e alla
popolazione.
La densità della rete stradale si ottiene suddividendo il numero di chilometri delle strade che attraversano un determinato territorio per la superficie
complessiva del territorio stesso.
L’incidenza della popolazione sulla rete stradale è invece il rapporto esistente tra la popolazione residente in un determinato territorio e il numero di chilometri di strade che attraversano il territorio stesso.
Il primo indicatore fornisce un’informazione di tipo strutturale sull’asservi-
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mento stradale del territorio. Questo indicatore può assumere valori anche
molto diversi da un comune all’altro, o da un’area territoriale all’altra, essendo costruito sulla base della superficie territoriale complessiva. Quei comuni con un’ampia superficie, ma scarsamente abitata per ragioni morfologiche o di insediamento, presentano, infatti, una densità territoriale della rete
stradale sensibilmente più bassa rispetto ai piccoli comuni o in cui esiste
una residenzialità diffusa.
Per commisurare l’asservimento stradale alla reale dimensione demografica
del territorio, dunque, risulta necessario fare riferimento anche al secondo
indicatore che un parametro più significativo del rapporto tra rete stradale
e possibile utenza di questa, anche se non si tratta di un indicatore utilizzabile per misurare la reale fruizione delle strade.
Questi due primi indicatori nella loro semplicità presentano il vantaggio di
essere facilmente calcolabili a partire dai dati di base sul territorio e sulla
rete stradale resi disponibili dagli uffici tecnici comunali e provinciali. Nella
loro applicazione bisognerà, però, provvedere a una esplicitazione dei criteri di identificazione e delimitazione della rete stradale da prendere in considerazione, esaminando di volta in volta l’opportunità di estenderne l’applicazione anche alla rete ferroviaria, lì dove rappresenti una componente dell’intero sistema viario che interessa direttamente il territorio considerato.
L’analisi dell’intensità e delle caratteristiche degli spostamenti che si generano sulla rete stradale richiede, invece, la messa a punto di indicatori più
complessi, basati su rilevazioni puntuali del traffico sviluppato sui singoli
percorsi, sul calcolo dei tempi di percorrenza, su una ricostruzione dei flussi interni al territorio, ma anche di quelli che si generano da e verso l’esterno.
Senza addentrarci in questo ambito specifico dell’analisi del sistema viario,
segnaliamo comunque che gli indicatori che si possono sviluppare risultano
utili soprattutto nello studio delle dinamiche gravitazionali intercomunali.
Frequente è, ad esempio, il ricorso a questi indicatori nell’analisi della mobilità della popolazione tra luogo di residenza e luogo di lavoro, o per la ricostruzione dei bacini di utenza dei poli urbani in rapporto alla concentrazione dei servizi pubblici e delle imprese commerciali. (cfr. cap. 7).
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L’identificazione della rete stradale
L’ identificazione della rete stradale impone una preliminare definizione
della tipologia di strade da considerare. Si può decidere di considerare solo
le strade asfaltate pubbliche, o di considerare anche le strade sterrate purché percorribili con una vettura. Si può inoltre decidere di fare un calcolo
differenziato per tipo di strade (strade provinciali, strade comunali, rete di
strade interpoderali, ecc.). Qualsiasi criterio si stabilisca, è importante
comunque evidenziare la necessità di:
•
rilevare la rete stradale sulla base di carte stradali e/o di dati aggiornati
resi disponibili dagli enti e dagli uffici tecnici comunali e provinciali copetenti
•
usare criteri di rilevazione omogenei ogni volta che sia necessario comparare aree territoriali distinte.
Fig. 3 – Indicatori relativi alla localizzazione altimetrica e alla rete stradale
Altitudine
località
abitata
Popolazione
Superficie
territoriale
Localizzazione
altimetrica media
della popolazione
Localizzazione
altimetrica media
del territorio
Altitudine
massima
del territorio
Estensione
della rete
stradale
60
Altitudine minima
del territorio
Estensione
altimetrica
territoriale
Incidenza della
popolazione sulla
rete stradale
Densità della
rete stradale
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