Live concert di Andrea Mordenti e Alfio Morelli Ligabue Tour Ellesette Palalottomatica, Roma Ci sono artisti che seguiamo fin dagli albori della nostra rivista e con i quali c’è sempre stato un interscambio proficuo di informazioni ed esperienze. Sono in genere quegli artisti che non si stancano di sperimentare ad ogni uscita pubblica soluzioni tecniche originali e che arricchiscono i loro concerti di elementi nuovi per proporre al proprio pubblico ogni volta uno spettacolo diverso. Luciano Ligabue è sicuramente tra questi, così siamo andati al Palottomatica di Roma a vedere quali sorprese riservava il rocker emiliano in questo nuovo progetto. I l tour di quest’anno si presenta originale fin dai presupposti, e la particolarità sta tutta nel paradosso di essere un tour... stanziale! L7, che nel logo può essere letto anche come due numeri 7, si svolge infatti solo in due piazze: al Palalottomatica di Roma e al Datchforum di Milano, con sette date in ogni città; 7+7 quindi, una formula nuova per il mondo del live italiano. Appena entrati nel palazzetto romano, abbiamo capito che anche questo concerto non ci avrebbe deluso, almeno in quanto a coraggio nelle scelte tecniche e nell’impatto visivo. Infatti il grande catino rotondo dell’Eur si presenta ai nostri occhi letteralmente invaso dall’allestimento scenografico che sconfina abbondantemente tra il pubblico; una lunga passerella rotonda circonda tutto il parterre: su di essa i musicisti eseguiranno buona parte del concerto, abbattendo quella che in teatro si chiamerebbe “quarta parete”, riproponendo quel contatto diretto con i fan che è punto di forza delle esibizioni live del Liga. La produzione Ci accoglie Claudio Maioli, manager di Luciano, qui anche nell’inusuale veste di produttore, con il quale chiacchieriamo un po’. Cominciamo con una curiosità: quali sono i motivi del “7”? Ci sono dei numeri che tornano nella vita di ognuno di noi. Il nome “Luciano” ha sette lettere, “Ligabue” anche, la numerologia della sua data di nascita riporta al 7 e, se a questo aggiungiamo i numeri civici delle case dove ha abitato, troviamo la presenza costante del numero 7. In qualche modo lo abbiamo considerato quindi come il suo numero fortunato. Sappiamo per esperienza che un concerto più lo si colora di qualcosa di speciale, trasformandolo in qualche modo in un evento unico, più il pubblico ne trarrà soddisfazione, quindi abbiamo accolto il suggerimento dello staff di Friends & Partners di allestire 70 gennaio/febbraio 2008 - n.69 www.soundlite.it 71 Live concert Da sx: Il manager di Ligabue e produttore di Ellesette Claudio Maioli. La passerella vista dal parterre. L’altezza è tale da permettere le vie di esodo senza impallare le prime file della gradinata. questo strano tour con 7 date stanziali a Roma e 7 a Milano. Abbiamo giocato con questo logo dei due sette incrociati riportandoli su tutta la grafica, anche considerando che 77, ribaltato, diventa LL, le iniziali di Luciano. Ci siamo resi conto subito che il progetto era ambizioso, si trattava di vendere in poco tempo 150.000 biglietti, un po’ meno che a Campo Volo, ma la sfida era partita. Questa, inoltre, è per noi l’occasione per festeggiare il primo “Best of” di Luciano, arrivato dopo 17 anni di carriera, un momento per far sentire ai nuovi fan quelle canzoni pubblicate quando magari erano ancora in fasce. Per la prima volta quest’anno avete gestito la produzione da soli? Io seguo Luciano da 18 anni, da tour manager sono diventato manager e poi produttore dei dischi. Già da Campo Volo, però, il mio coinvolgimento in tutte le scelte dell’agenzia di allora è stato totale e quindi questa volta abbiamo pensato di provare a produrci da soli, sia per quanto riguarda il concept dell’evento e la scelta dei collaboratori, sia per quanto riguarda la produzione esecutiva. Per certi aspetti questo modo di produrre è in linea con quanto avviene nel resto del mondo. Anche se io ho sempre sostenuto che la netta divisione dei ruoli fosse di beneficio al sistema produttivo, questa volta mi contraddico, ma sia chiaro che tutto questo è possibile in virtù della profonda amicizia che lega Luciano e me. I fatti, guardando 72 gennaio/febbraio 2008 - n.69 i biglietti venduti e i messaggi di apprezzamento che ci arrivano dai fan, ci stanno dando ragione. L’opportunità di stare più giorni in uno spazio, e quindi senza obblighi di contenimento dell’allestimento per garantire tempi di montaggio e smontaggio rapidi, ci ha dato la possibilità di invadere lo spazio ben oltre i confini tradizionali del palcoscenico. Il concept è quello di realizzare 22 micro-show diversi, uno per ogni canzone. Il lavoro grosso è stato nel far sì che il concerto rimanesse un concentrato di sudore e lacrime, come è giusto che sia nel rock’n’roll, ma con l’aggiunta di quella parte di spettacolo multimediale a cui la gente ormai è abituata. Anche se l’impiego del mezzo video è importante (quando monti 200 m2 di schermi il rischio è che poi tu abbia voglia di usarli) non è mai stata nostra intenzione trasformare il concerto in un cinema. Perché Luciano investe così tanti soldi per un palco enorme, luci, strutture, video, quando il suo pubblico è così affezionato che probabilmente anche se proponesse un concerto semplice, con un palco nudo e venti fari, venderebbe gli stessi biglietti? Anche se può sembrare una ruffianata, quando questa storia è partita siamo stati molto felici di avere una risposta positiva dai nostri fan. 150.000 biglietti in un mese sono una grande risposta da un pubblico che ci è sempre stato molto affezionato, un pubblico che ai nostri concerti si è sempre divertito, che ogni volta ha portato a casa qualcosa di nuovo, mai visto prima. Noi vogliamo che chi spende 40 euro per vedere un concerto, vada a casa con la convinzione di averli spesi bene. Questa è la produzione indoor più costosa mai fatta in Italia, però sono convinto che i nostri fan vadano via con la voglia di tornare la prossima volta. Quando è iniziata la nostra avventura, nel 1990, ci chiedevamo con Luciano: “Quanto può durare la carriera di un cantante? 3 anni? 5 anni?” Col passare del tempo abbiamo invece visto che il seguito di Luciano si consolidava e anzi aumentava, di pari passo con la qualità della musica che lui produceva, per cui abbiamo smesso di pensare riguardo alle produzioni di Luciano “Chissà come andrà?” e abbiamo cominciato a lavorare più metodicamente per conservare il pubblico che ci eravamo conquistati, offrendo ogni volta cose nuove, lavorando così anche per il domani. Sei anche il produttore dei dischi di Luciano. Quando pensate ad un nuovo prodotto musicale, su cosa vi concentrate? Vedi, io e Luciano amiamo ancora il concetto di LP, mentre oggi le nuove generazioni sono meno legate a questo tipo di formato; la musica si ascolta più distrattamente, per cui la tendenza, secondo me, ci riporterà “Dopo 12 mesi il sistema OUTLINE è diventato così popolare che ne abbiamo acquistato un altro per poter soddisfare le richieste. È oggetto di lode anche da parte dei Sound Engineer e PA men più esigenti e la sua facilità di impiego è molto amata. Poi un grazie a te Giorgio, e alla tua squadra, per il supporto e la formazione continui.” Bryan Grant Managing Director Britannia Row Productions Live concert Da sx: lo staff della produzione in tour, da sinistra: Franco Comanducci, Valerio Capelli, Simone “Ciccio” Antoniucci. Particolare del sistema di ancoraggio delle torri che sorreggono il PA. 74 agli anni ‘60 in cui era un singolo che faceva la differenza. Il problema è che sono sempre meno quelli che hanno interesse ad un prodotto che possa rappresentare con completezza un artista in quel momento, come può essere un album di 45 minuti. Non confondiamo però le cose: il mercato di iTunes è ancora giovane e molto piccolo. L’ultimo disco di Ligabue ha venduto 500.000 copie in CD, mentre le versioni scaricate in formato digitale saranno state al massimo 5.000. L’incremento è molto forte, del 100 %, visto che l’anno precedente erano state 2500, ma ancora ci sono anni luce di distanza. Io non sono neanche convinto, come molti, che la musica oggi costi cara: un CD costa attorno ai 20 euro, come una pizza! Dietro un CD ci sono tanti professionisti che lavorano, famiglie che mangiano, passioni, fatica. E poi il supporto, la confezione, il libretto. Se vuoi spendere meno puoi scaricare i file da internet e con circa 10 euro hai lo stesso prodotto musicale, ma oggi sento dire che anche i 10 euro sono troppi: certo... rispetto al gratis tutto è troppo caro! Purtroppo oggi se vado a mangiare la pizza ed esco senza pagare mi sento un ladro, ma per la musica questo concetto non vale: la posso prendere senza pagarla e sentirmi a posto con la coscienza, se non addirittura più furbo. Ma se il pizzaiolo è uno che lavora, il fonico, i tecnici, il discografico, il negoziante di dischi non sono allo stesso modo persone che lavorano? È un fenomeno culturale, manca gennaio/febbraio 2008 - n.69 l’educazione di fondo e internet alimenta questo pensiero. Non voglio farne una questione di principio, si tratta solo di mettersi d’accordo: o la musica diventa tutta gratis e troviamo un altro sistema per pagare il fonico, il produttore, il musicista, oppure si prospetta il gravissimo rischio che si smetta di produrre musica. Se la musica non si paga, gli studi chiudono, ci sarà molta meno offerta e la qualità sarà sempre più scadente. Mentre riflettiamo sul futuro della musica, ci raggiunge Franco Comanducci che in questa produzione ricopre più ruoli. Franco, raccontaci la catena produttiva di questo Ellesette. La produzione dello spettacolo è fatta da Riserva Rossa, il produttore è Claudio Maioli, che è anche manager dell’artista, mentre io sono il direttore di produzione. Ho seguito la pre-produzione ed ho affiancato Maioli nella produzione esecutiva. Oltre a questo, insieme a Paolo Gualdi e Roberto Costantino, ho curato la scenografia, soprattutto per quanto riguarda la parte strutturale, il settore di cui mi occupo abitualmente con l’azienda La Diligenza. Che cosa caratterizza questo progetto? Visto che dovevamo fare solo due piazze, fin dall’inizio ci siamo posti il problema di fare qualcosa di assolutamente unico, anche in considerazione del fatto che la prima piazza era il Palalottomatica in cui, come noto, non c’è la possibilità di appendere nulla. Per fare una cosa diversa dal solito, è nata l’idea di usare delle grosse torri verticali nere, solitamente utilizzate in outdoor, torri che lasciano libero il campo visivo in alto. Per dare la sensazione di qualcosa di enorme senza togliere spazio al pubblico, abbiamo poi pensato di sfruttare la profondità della gradinata dietro al palco ed abbiamo realizzato un piano inclinato di layher su cui abbiamo creato un sistema di porta teli per sorreggere i grandi fondali neri. Abbiamo allestito quello che solitamente rimane vuoto, ottenendo molta profondità dietro lo stage e questo ha permesso il posizionamento del grande schermo LED più lontano, consentendone inoltre la scomparsa quando questo è racccolto a terra. Una bella trovata è la passerella rotonda che lascia la possibilità dei varchi per le uscite di sicurezza. Molti potrebbero pensare che abbiamo avuto questa idea a partire dal video di Vertigo indoor degli U2, ma in effetti è stata dettata squisitamente dall’architettura di questa location. I varchi sotto, che garantiscono le vie di uscita al pubblico, hanno l’altezza legale di 2 metri; con questa altezza la passerella permette la massima visibilità dell’artista da tutto il palazzetto, senza “impallare” le prime file della Live concert Sopra: da sinistra Orlando Ghini, PA man e Rodolfo “Foffo” Bianchi, fonico FOH. In basso a dx: dettaglio dell’impianto audio, con l’array di extra side per portare la copertura a 300°. Da notare anche l’assorbitore acustico sulla cupola del Palalottomatica. gradinata, e in questo siamo stati aiutati anche da un po’ di fortuna. A Milano la passerella così non ci sarà perché il Forum di Assago non ha le caratteristiche adatte, ma troveremo un’altra soluzione per poter offrire all’artista quel contatto diretto con il pubblico che è nel concept dell’evento. È chiaro che non si tratta di una scenografia da tournée. Quanti giorni avete impiegato a montarla? Due giorni di montaggio oltre al giorno dello spettacolo, e siamo arrivati precisi precisi, grazie anche al mese di pre-produzione a Mantova. L’unica cosa che va assolutamente appesa è il cavo d’acciaio per l’acrobata che esegue dei numeri sopra il pubblico durante alcuni brani. Per poterlo montare ho percorso la strada della burocrazia infilandomi in un vicolo cieco tutto italiano: ne sono uscito anche grazie al prezioso lavoro di tutto lo staff del Palalottomatica che da aprile ci segue e ci supporta con grande disponibilità. La crew al completo è di circa di 70 persone, di cui una ventina fanno solo montaggio e smontaggio, mentre per le repliche siamo circa 50. Nuovo Service di Willi Gubellini. L’impianto è un V‑Dosc, con due main e due side abbastanza importanti e l’aggiunta di due extra‑side e relativi sub per ottimizzare la copertura del pubblico nelle fasce più laterali, l’immagine sonora in orizzontale è di quasi 300 °. Dietro alla console audio c’è la storia del sound engineering italiano, nella figura del maestro Rodolfo “Foffo” Bianchi. Se ho ben capito i musicisti si spostano in posizioni diverse durante il concerto: questo ti crea dei problemi? Diciamo che ci sono praticamente due location: il palco e la passerella sulla quale vengono a suonare tutti i musicisti, tra cui Luciano che canta letteralmente di fronte all’impianto. Di conseguenza la gestione dell’audio è piuttosto critica soprattutto per la voce. Far partire un fischio in una struttura così non è auspicabile ma, e Luciano ne è ben al corrente, qua si sfidano le leggi della fisica! Per il resto è il solito concerto, con due chitarre, tastiera, basso, batteria, in una chiave classicamente rock. Quindi anche in regia il setup è piuttosto standard? Sì. Utilizzo un Midas XL 4, la macchina che per una situazione del genere corrisponde meglio ai miei parametri mentali. Rispetto al tour dell’anno scorso negli stadi, in cui avevo due band e, sia per numero di canali, sia per differenziare le sonorità, avevo preferito un banco digitale optando per un DiGiCo, quest’anno, dovendo gestire una situazione standard rock, e per di più con concerti nella stessa location, ho trovato più conveniente una console analogica, visto che non necessito di quelle situazioni particolari riconducibili alla musica pop. Qui è tutto più live nel vero senso della parola. Ti dà più soddisfazione lavorare in analogico o in digitale? La mia filosofia, anche per motivi generazionali, rimane più legata alla situazione analogica, per quanto concerne la somma, cioè la sintesi di tutti i suoni che poi vanno a finire sul controllo master. Il controllo master di un mixer analogico è ancora superiore al controllo master di un mixer digitale; non voglio con questo mettere in dubbio l’affidabilità delle macchine digitali, che hanno grossi vantaggi, con tutte le funzioni di memorizzazione di operazioni molteplici, i banchi effetti, i richiami delle memorie, i program change, ma sulla differenza tra quello che esce dalla somma analogica e quello che esce dalla somma digitale si potrebbe parlare per ore. Che tipo di palco hai? Questa tournée nasce con l’uscita di un “Best of”, per cui evoca tutti i successi che hanno caratterizzato la storia musicale di Luciano. Quindi abbiamo un palco rock a tutti gli effetti, gli outboard sono i soliti compressori insieme a pochi effetti. Sulla voce di Luciano, oltre ad una leggera compressione, utilizzo un Manley abbinato al canale dell’XL 4, interagendo tra i due equalizzatori. Luciano che microfono usa? Un MK9, un nuovo microfono della Shure che non avevo mai usato prima. È un bel microfono, l’evoluzione del condensatore 87. Nei primi due brani, quando canta con la chitarra acustica sulla passerella, invece, usa un headset, e qui facciamo un salto nel vuoto, nel senso che usare un headset di fronte all’impianto non consente certo di avere i volumi che abbiamo nella posizione main, ma si tratta di una scelta artistica, ed anche in questo caso l’artista è stato messo al corrente di rischi e limiti. Come hai affrontato il mixaggio? Ho imparato con l’esperienza che prima di fare un disegno sonoro occorre essere in sintonia con le intenzioni dell’artista, capire cosa vuole proporre alla gente. Prima della produzione, con Luciano, abbiamo parlato più volte della possibilità di riuscire a fare un mix che non fosse il solito mix all’italiana, con la voce fuori e tutto il resto dietro, cosa che del resto io non ho mai accettato; sono quindi stato ben lieto di questa richiesta, anche se comporta maggiori preoccupazioni e difficoltà: una cosa è mettere la voce davanti a tutto lasciando che trovi il suo spazio naturale, altro è cercare di condire ed assecondare la voce all’interno dell’arrangiamento del brano per farla convivere e coesistere in simbiosi con esso. Fare questo in tempo reale, con tutte le variabili che ci possono essere, anche considerando l’inadeguatezza acustica di buona parte dei palasport italiani, è una bella sfida. La voce non è solo uno dei tanti strumenti, non può essere un francobollo appiccicato sopra un tessuto sonoro, deve coesistere in questo caso con due chitarre distorte dall’inizio alla fine, con una batteria ed un basso possenti, e per far ciò occorre trovare lo spazio scavando tra le frequenze. Normalmente hai un modo particolare di preparare il mixer e gli altri strumenti quando inizi a lavorare con un artista? come dire... hai qualche trucco nell’apparecchiare? Questo credo che faccia parte di una disponibilità che la mia professione deve avere sempre nei confronti dei vari generi musicali. Ti faccio un esempio: la struttura sonora di un concerto di Elio (con cui Foffo lavora da moltissimo tempo, ndr) è diversa da quella di un concerto di Ligabue ed è giusto che sia così, altrimenti si farebbero tutti i concerti uguali. La mia filosofia è quella di dirigere il suono nella sua peculiarità, quindi la stessa impostazione non può valere per ogni artista con cui si lavora. Lo sforzo che ancora noi dobbiamo fare – e mi riferisco a tutti i musicisti italiani – è quello di dedicarsi un po’ di più alla natura di ciò che dobbiamo fotografare. In un concerto di Ligabue si deve cercare di mettere a fuoco nel migliore dei modi la sua musica, cosa facile a dirsi ma difficilissimo a farsi. Diciamo però che oggi, in questo, il fonico è molto aiutato da quei professionisti super specializzati che sono i PA man, nel nostro caso il bravissimo Orlando Ghini. Le luci Ringraziamo Foffo e, mentre lo accompagniamo al catering (stasera tortellini in brodo, preparati dai cuochi di Mediterraneo snc), incontriamo Billy Bigliardi, lighting designer tra i più quotati, e non perdiamo Il suono Gli strumenti tacciono nel palazzetto vuoto, segno che il soundcheck quotidiano è finito; ne approfittiamo quindi per rubare agli uomini dell’audio pochi minuti per qualche domanda, prima che anche loro possano andare a rilassarsi in vista della serata. Sono tutte vecchie conoscenze: il service è infatti 76 gennaio/febbraio 2008 - n.69 www.soundlite.it 77 Live concert Da sx: il lighting designer e operatore luci Billy Bigliardi vicino alla console. Lo staff di Le Grandi Immagini al completo: da sinistra Davide “Delu” De Lucia, Raffaella Gualdi, Andrea Gualdi, Paolo Gualdi, Elisabetta “Betty” Marongiu, Davide “Mofo” Lombardi, Dario “Zanza” Pegoraro, Daniele D’Onofrio, Francesca “Francy” Lattanzi, Sdrjan Simeunovic. In basso: dettaglio degli schermi LED. Si nota l’elevata trasparenza e la differenza di risoluzione tra l’Image Mesh e il Kapas. 78 l’occasione di fare anche a lui qualche domanda su questa produzione. Billy, come ti sei mosso per l’ideazione di questo progetto? Una volta definita la struttura e sentite le indicazioni dell’artista, che in questo caso aveva le idee molto chiare sul tipo di effetti luce che voleva in scena, ho realizzato un progetto che tenesse conto sia della corposa presenza di elementi LED, sia dell’elevata profondità del retro palco che mi ha permesso di caricare i controluce, in numero e in potenza. A proposito di LED, come ti sei trovato a lavorare con questi megaschermi semitrasparenti? Mi sono trovato meglio di quanto pensassi, sia mentre realizzavo il progetto cartaceo che poi in fase di programmazione effetti. La possibilità di interagire con questa tecnologia così impattante dal punto di vista visivo, unita ai giochi di trasparenza che si possono creare, mi ha aperto possibilità creative nuove e stimolanti. Che materiale hai usato? I soliti proiettori standard che uso nei concerti; qui la parte di programmazione è stata particolarmente accurata, infatti in circa sei mesi di riunioni abbiamo pensato ad una situazione luminosa diversa per ogni brano, creando quello che è forse il concerto visivamente ed emotivamente più coinvolgente mai realizzato indoor in Italia. gennaio/febbraio 2008 - n.69 Il video Ed eccoci finalmente a parlare di video, elemento quanto mai importante in questo concerto, tanto che Paolo Gualdi de Le Grandi Immagini, oltre al progetto scenografico ed ai contributi grafici, firma, insieme a Luciano, la regia stessa dell’evento. Come ti trovi in questo ruolo di regista? Benissimo, visto che è un ruolo che ho avuto anche in altre produzioni. Comunque la regia la firmiamo io e Luciano ma, all’interno del gruppo, ognuno ha dato il proprio contributo, per cui l’evento finale è veramente frutto di un lavoro collettivo. Ho ritenuto necessario controllare in prima persona la regia dell’evento per la stretta relazione che c’è tra i contributi grafici e quello che avviene sul palco; infatti la stragrande maggioranza del concerto è supportata dai video, che non sono decorativi, ma potremmo dire “narrativi”, quasi dei racconti. È tutto realizzato in grafica computerizzata in 3D, non c’è niente di girato, le sole immagini reali sono prese dai film di Luciano, ma anche quelle sono rielaborate al computer. Non usiamo nemmeno una libreria di Catalyst: ogni singola immagine è prodotta appositamente per l’occasione. Dopo circa due mesi di progettazione e riunioni abbiamo prodotto circa 70 rendering fotorealistici, sia della struttura che delle varie situazioni in scena. Tra queste abbiamo poi, insieme a Live concert In alto: particolare del retro palco, la gradinata rivestita di nero aumenta la profondità di tutta scena. In questo momento l’Image Mesh è in coperta sotto il telo, il Kapas è alla sua altezza massima e il campo visivo è libero per le luci. In basso a sx: Davide De Lucia di Le Grandi Immagini controlla lo stato dei motori del sistema di sollevamento del Kapas ideato da Peroni. In basso a dx: il sistema di carrucole per il movimento dei moduli Kapas. 80 Luciano, fatto una scelta per comporre le varie sequenze dello show. Che tipo di schermi usate? Noi di LGI abbiamo inserito in questi progetti i nostri nuovi prodotti: si tratta dei Creative LED della giapponese Komaden di cui abbiamo l’esclusiva per l’Europa. Ci sono quasi 60 mq di Image Mesh che dal livello del palco salgono fino a circa 16 m di altezza. Image Mesh è uno schermo LED 3 in 1 semitrasparente molto leggero ma con una luminosità veramente elevata ed una definizione piuttosto alta, tanto che lo usiamo anche per i contributi video live. Dietro al palco c’è poi uno schermo di 25 m di base per 7 m di altezza formato da tanti moduli del nuovo Kapas, uno schermo gennaio/febbraio 2008 - n.69 LED semitrasparente che in questo caso è montato con passo 100 (cioè 10 cm di distanza tra i pixel, costituiti da moduli composti da 9 LED). Questi prodotti giapponesi, che montano LED Nichia di prima scelta, sono davvero fantastici e non lo dico solo io: siamo la prima azienda italiana ad aver avuto l’onore di fornire i propri schermi ad un tour mondiale di un artista americano (Pink, ndr). Hai detto che lo schermo piccolo sale fino a 16 m di altezza, lo schermo grande invece rimane fisso? No, anche il Kapas si muove. La Komaden fornisce un sistema di motorizzazione, comandato da un controller su PC, che fa in modo che i moduli, che sono delle grate piuttosto leggere, si pieghino a fisarmonica e si raccolgano in alto sull’americana. Abbiamo utilizzato questo sistema nel tour di Eros Ramazzotti lo scorso anno, ma ci ha dato qualche problema di rottura dei fili durante il movimento. Forti dell’esperienza fatta la scorsa estate con Tiziano Ferro, abbiamo quindi chiesto a Peroni di realizzarci un sistema di motori, contando proprio sulla lunga esperienza di movimentazione teatrale dell’azienda di Gallarate. Abbiamo quindi diviso lo schermo in 9 macro blocchi e, attraverso una serie di carrucole e cavi d’acciaio, abbiamo collegato questi blocchi a dei motori posizionati in basso, nel retro palco. Il sistema si pilota in analogico da un quadro posto sul palco e gestito da un nostro operatore che ne può modificare in qualsiasi momento velocità e tempi di discesa e salita. La differenza tra il nostro sistema e quello di Komaden è che qui i moduli Kapas si raccolgono sempre a fisarmonica ma a terra, sparendo completamente dalla vista. In questo modo il grande schermo può salire e scendere unito, essere composto a piramide, in posizioni alternate ecc. Solitamente i movimenti vengono fatti al buio, oppure con lentezza quasi impercettibile; negli ultimi tre o quattro brani, che sono i più rock della scaletta, invece facciamo dei movimenti vistosi seguendo la dinamica della musica. Se ho ben capito anche il perimetro della passerella e la raggiera sulla gradinata dietro allo schermo sono fatti con LED simili a quelli del Kapas. Sono proprio i moduli da 9 LED del Kapas. Questi moduli possono essere smontati in strisce e confezionati a piacimento: con queste strisce abbiamo creato la raggiera sulla gradinata ed i profili destro e sinistro della passerella di 120 m che circonda il parterre. In regia come gestite il playback? La cosa fondamentale di questo concerto è che idealmente ogni canzone ha il suo set, non ci sono cose ripetute, né come video né come luci; inoltre, così come il batterista non ha il click in cuffia, non ci sono sequenze pre-programmate, non c’è time code e tutto, sia video che luci, è eseguito in manuale; nonostante il grande dispiego di tecnologia, l’esecuzione è tradizionalmente rock. Certe sere lo stesso pezzo può avere velocità e durata leggermente diverse e noi correggiamo i video in tempo reale, magari tagliando gli ultimi 10 frame di un video o i primi dieci del successivo. Tutti i contributi sono infatti a spezzoni, in modo da poterli gestire in assoluta libertà, e tutto, compreso il video live, passa attraverso il Catalyst. Io sono abituato a lavorare con gli slider, per avere una corrispondenza diretta tra quello che faccio e quello che vedo, abbiamo quindi adottato un sistema con un controller MIDI collegato al Catalyst. Con questo controller posso lanciare delle sequenze, richiamare degli automatismi, restituire immagini particolari in ogni momento, andarne a modificare in diretta determinati attributi. Abbiamo inoltre per ogni schermo il controller Komaden originario: per esempio ci sono delle immagini live che mi vengono fornite già in bianco e nero dalla regia video e che io modifico in temperatura www.soundlite.it 81 Live concert colore regolando i valori RGB degli schermi stessi. Tutto è a controllo umano: se Luciano decide di fare un ritornello in più non c’è nessun problema, l’operatore ha tutti gli strumenti per poterlo seguire. Tutta la regia è doppia, abbiamo quindi due operatori che eseguono in parallelo le stesse operazioni, in ogni momento possiamo fare un crossfade da una postazione all’altra, per esempio nel caso di un blocco macchina. Passerella e raggiera inoltre sono gestiti da una terza postazione, a sua volta in parallelo con una quarta di backup. e c n i c a Andiamo dietro il palco a vedere il sistema di motorizzazione e chiediamo a Paolo di indicarci la T a d e h c S l’immagine che gli porto è buona, soprattutto, essendoci moltissimi cambi luci, per quanto riguarda i diaframmi. Alla fine il mix viene inviato all’operatore Catalyst che lo miscela con le grafiche. Lo show Alle 19,00 aprono i cancelli e gli spettatori iniziano a sgomitare per accaparrarsi le prime file. Lentamente il Palalottomatica si riempie del popolo del Liga, con gran sfoggio di sciarpe, bandane e striscioni: anche questa sera è tutto esaurito. Alle 21,00 il palazzetto si fa buio e Luciano compare sulla passerella, nel cuore del palazzatto, chitarra acustica in mano, a pochi cm dai suoi fans, e canta così il primo brano. Il pubblico è entusiasta ed anche noi ci lasciamo emozionare da questa scelta, decisamente azzeccata. Dopo tanti anni di onorato servizio, raramente ci fermiamo ad un concerto fino alla fine, ma questa sera di uscire dal Palalottomatica proprio non ci va. L’ascolto, girando per il palazzo, è decisamente buono, grezzo ma chiaro e potente; le luci di Billy sono mozzafiato, imponenti quando sono in primo piano, eleganti e discrete quando devono cedere la scena ai video; i movimenti degli schermi LED e la luminosità, soprattutto degli Image Mesh, ci lasciano a bocca aperta, così come l’originalità dei contributi grafici e l’uso non didascalico del video live. Complimenti ai musicisti, carichi e precisi, e a tutta la produzione: queste sono quelle scommesse che ci piace vedere vincere; ed ovviamente complimenti a Luciano Ligabue ed al suo entourage per il coraggio e la professionalità che ancora una volta hanno dimostrato di possedere. [ Scheda Tecnica] Ligabue Tour Ellesette Produzione Riservarossa e Friends & Partners Ideazione Luciano Ligabue e Claudio Maioli Prodotto daClaudio Maioli Scenografia Paolo Gualdi Franco Comanducci Roberto Costantino Regia Luciano Ligabue Paolo Gualdi Aziende e personale in tour Service audio Nuovo Service Service luciAgorà Service video Le Grandi Immagini Strutture La Diligenza Allest. scenico Tekset Riprese video STS Communication Catering Mediterraneo (a Roma) Maccaroni Bros (a Milano) Produzione 82 regia video. In una zona del backstage delimitata da una tenda nera troviamo Andrea Bucchioni, operatore per STS, che ci spiega come hanno organizzato il lavoro di ripresa del concerto. Quante camere usate? Abbiamo in tutto 6 telecamere: 2 a spalla davanti al palco per riprendere i dettagli, soprattutto gli assoli di chitarra, con quelle inquadrature dinamiche tipiche dei concerti, per movimentare la scena; altre 2 camere sono sul palco, montate una vicino alla batteria ed una vicino alla tastiera, e sono remotate dalla regia, quindi senza operatore; una quinta camera è una microcamera fissa, posta proprio davanti alla postazione di Luciano, che inquadra il pubblico, a partire dalle prime file; infine ci sono io che, posizionato centralmente di fianco alla regia audio con un’ottica 40 x, faccio sia i totali frontali che i primissimi piani di Luciano. Come è organizzata la regia? In regia c’è la bravissima Elettra Di Stefano con un banco Hana Bi. Lei sceglie l’inquadratura, la comunica via intercom, io vado a fare quello che lei mi chiede e successivamente il controllo camera, sempre in regia, va a vedere se Direttore di prod.Franco Comanducci Produzione Valerio Capelli Simone “Ciccio” Antoniucci Camerini Laura Fabbri Audio Resp. audio Willy Gubellini Fonico FOH Rodolfo “Foffo” Bianchi PA man Orlando Ghini Fonico di palco Federico “Deddy” Servadei Ass. monitor Massimo Tabai Tecnici PA Enzo Pantalena Alessandro Scialanca Backliners Sandro Fiorentini Felice Gosta Gherardo Tassi Salvatore Fauci Luci Lighting Designer / Operatore luci Graziano “Billy” Bigliardi Tecnici luci Marcello Mozzicafreddo Daniele Francescone Andrea Basta Stefano Franchini Domenico Armenio gennaio/febbraio 2008 - n.69 Rigger Livio Lo Faro Luca Guidolin Video Regia show Paolo Gualdi Contributi video e effetti speciali Roberto “Robby” Costantino Francesco Giannini Xavier Duchaine Ass. alla regia Francesca “Francy” Lattanzi Elisabetta “Betty” Marongiu Resp. tecnico Davide “Delu” De Lucia Op. Catalyst Davide “Mofo” Lombardi Sdrjan Simeunovic Tecnici Kapas Graziano Gambarelli Dario Pegoraro Tecnici Im. Mesh Alessandro “Alex” Caglio Francesco “Fra” Ferro Macchinista e regia seguipersona Daniele D’Onofrio Materiale Audio Main PA Side PA Extra Side PA Frontfills Sub woofers Amplificatori Mixer FOH Mixer Monitor Side monitor Wedge monitor In-ear monitor 30 V‑Dosc 6 dV‑Dosc 20 V‑Dosc 12 dV‑Dosc 30 dV‑Dosc 8 dV‑Dosc 32 SB 218 L Acoustic 84 Lab Gruppen Midas XL 4 Midas Heritage 4000 6 dV‑sub + 8 dV‑Dosc d&b M2 Shure PSM 600 FOH effects Lexicon 480; Lexicon PCM 70; Lexicon PCM 91; t.c. electronic 2290; Manley Vox Box; Avalon; Summit; d&b 160/165; BSS DPR 402; Empirical Labs Distressor; SPL Transient Designer; Smart C2 Monitor effects t.c. electronic Express; Yamaha 990; Drawmer 201; dbx 160; BSS DPR 402; Summit TLA 100; Klark Teknik ; XTA equalizer Materiale Luci 68 Coemar iSpot Extreme 74 Martin MAC 2000 Wash 35 Martin Strobo Atomic 3000 16Coemar Panorama 7 Follow spot Lycian 8 Spotlight lamp. Wood 35 Cambiacolori Atomic 3000 10 DF 50 + ventole a velocità regolabile 24 barre 8 lampade Par 36 12 V 37,5 W 40 blinders lineari 4 lampade 625 W 32 ACL 8 lampade x 250 W 28 V nere 2 rack 48 canali Dimmer Avolites Mixer luci 1 1 Avolites Diamond 3 Avolites Diamond 4 Materiale Video Schermo LED Kapas passo 100 mm, 23 m di base x 6,30 m di altezza 9 Power supply 9 Signal converter 2 DMX interface 2 Fader Splitter 9 motori a controllo elettronico, con variatore di velocità e temporizzatore. Schermo LED Image‑Mesh, 40 pannelli 0,90 m x 0,90 m 8 Power supply 8 Signal converter 380 m LED Kapas a filo singolo. 1950 m fibra ottica a 4 linee 2300 m cavi comando motrori 1400 m cavi segnale per schermi a led 2550 m cavi elettrici per alimentazioni. 2 Catalyst con 4 processori Intel MacPro. 2 Consolle MIDI Mackie con controllo memorie 2 DMX interface Image-Mesh Komaden 2 Fader Splitter Image-Mesh Komaden 2 DMX interface Kapas Komaden 2 Fader Splitter Kapas Komaden 4 Media server Komaden player 6 Monitor LCD 17” www.soundlite.it 83