la scuola L E TA P P E APRITE GLI OCCHI, SCOPRITE IL MONDO 1700 I CINQUE SECOLI DI STORIA 1600 l Secolo dell’Illuminismo e della nascita del giornalismo ha fame di immagini. Diderot per la sua “Encyclopedie” utilizza le litografie. Schultze scopre che gesso, acido nitrico e soluzione d’argento possono “trattenere” l’immagine. Il monaco Johann Zahn realizza la prima camera oscura “portatile” e “reflex” (con uno specchio che raddrizza l’immagine). Ma il principio della camera oscura è noto e utilizzato dai pittori ormai da secoli. IL MESE SCORSO vi abbiamo detto di aprire gli occhi per scoprire il mondo. Oggi vi diciamo qualcosa di più: aprire gli occhi, a volte, non basta. Per chi deve andare, vedere, riferire ricordate, è il mestiere del cronista? gli occhi non sono sufficienti, ci vuole qualcosa che fissi in immagini quanto si scopre. Se il reporter vuole riportare, necessita di un mezzo atto allo scopo. Nelle pagine del Giornale in Classe ve ne faremo conoscere tre: la fotografia, l’illustrazione, i video. Ogni giorno tuttinoi,studentidai6ai106anni,consumiamo una quantità spropositata di foto, illustrazioni e video: talmente spropositata che non sempre vi facciamo caso. Siamo assuefatti alle im- Forse non ci avete mai pensato, ma il primo passo per conoscere la fotografia l’avete già fatto andando al mare o in montagna. Pensateci bene: quando tornate a casa abbronzati dopo una vacanza sotto il sole in spiaggia o sulla neve cosa vi è rimasta sulla pelle? L’abbronzatura, che è il segno che la luce solare ha lasciato sul vostro corpo. E là dove la pelle era coperta (dal costume da bagno o dalla maschera per sciare) il sole non ha “scritto” niente e la pelle è rimasta bianca. Questo semplice gioco vi spiegherà meglio. 2 3 1900 La prima immagine fotografica di Nièpce (1827), il dagherrotipo di Daguerre, il negativo di Talbot, le “foto-tessera” di Disdéri, i ritratti e le vedute aeree di Nadar. Sono i geni degli albori di un secolo d’oro. Con la tascabile Leica il fotografo arriva dovunque, con la Polaroid la foto è subito sviluppata. Riviste come “Life” si fondano sulle immagini. Con le grandi guerre nasce il fotoreporter. Capa, Cartier-Bresson, Adams i maestri. Per fermare l’attimo fuggente non basta sapere come si fa Bisogna pensare a quello che si sta facendo. E usare un po’ di cuore SCUOLE PRIMARIE 1 1800 avete tra le mani), alla pubblicità sul piccolo schermo (di che prodotto tessevalelodil’ultimospotcheavetevisto ieri sera in tv?), centinaia di immagini, disegnate o fotografate, statiche o in movimento, passano davanti agli occhi di ciascuno di noi senza fissarsi. A pensarci, invece di aprirli, talvolta ver- 1 Prendete un pezzetto di nastro adesivo trasparente. Con una penna nera disegnateci sopra quello che preferite (ad esempio una stella o una mela) Le foto sono tratte dal sito www.internetcamera.it L’avvento del digitale, il tramonto della pellicola. L’immagine è codificata e salvata come un file su un microchip. Si può trasmetterla via Internet, scaricarla sul computer, realizzarla e spedirla col proprio cellulare. spiegheremocomenasconofotografia, illustrazioni e video. Faremo parlare persone esperte. Vi daremo consigli tecnici e suggerimenti di approfondimento. E poi vi proporremo esercizi e trucchi,divisiperlivelloscolastico,che potrete replicare in classe con insegnanti e compagni, ma anche a casa con l’aiuto di un adulto. Partiamo con la prima puntata sulla fotografia. Qui sopra è riassunta in cinque tappe la storia di quest’antico sogno dell’uomo diventatorealtàsolonell’800.Inbasso, Silvia Ambrosi racconta cosa vuol dire essere fotografa. Qui sotto i primi tre passi in questo mondo affascinante. Aprite gli occhi, scoprite il mondo. a cura di ALBERTO RIGONI SCUOLE SECONDARIE SUPERIORI Alla base di una macchina fotografica c’è il meccanismo della “camera oscura”, che, come abbiamo detto, è noto fin dall’antichità. Si tratta di una scatola buia, su un lato della quale si pratica un piccolissimo foro rotondo. Sulla parete interna opposta al foro viene proiettata (capovolta) l’immagine che il foro sta “inquadrando”, ovvero sta mirando (ad esempio, un paesaggio o un viso). Se su quel lato è sistemata una pellicola adatta, si può ottenere una vera e propria fotografia. Come? Quante volte avete fatto una fotografia “mossa”? E quante volte avete notato ombre nere ai lati o al centro della foto? Alla base di una buona fotografia c’è una corretta impugnatura della fotocamera, sia essa a pellicola o digitale. Eppure, è sovente uno degli aspetti più trascurati e uno dei motivi principali per vedere rovinate le proprie foto. La macchina fotografica deve essere un tutt’uno col corpo, una sorta di occhio meccanico. È dunque fondamentale saperla tenere nel modo giusto. Vediamo come. 1 FELTRINO FELTRINO 2 3 solo apparentemente banale: quanto più c’è consapevolezza nella realizzazione, tanto meglio verrà l’immagine. Non basta scarabocchiare, fare clic o schiacciare il tastino rosso dov’è scritto “record”. Per far bene ci vuole un po’ di cuore e un po’ di cervello. Per questo, settimana dopo settimana, vi 2000 SCUOLE SECONDARIE INFERIORI Tornate dopo un mese, e togliete il vostro nastro adesivo dalla mela. Vedrete che la buccia si è “abbronzata” dappertutto, ma non sotto il vostro disegno. Avrete una mela con una stella o una mela “impressionate” sulla buccia. Naturalmente vi potrete sbizzarrire a scrivere con la luce quel che volete sulla mela, anche il vostro nome. L'importante è saper aspettare che il sole faccia la sua parte rebbe quasi voglia di chiuderli, gli occhi, non è così? Per questo, per vedere e non guardare soltanto, Il Giornale in Classe vi porterà in viaggio dietro le quinte delle immagini. La volta scorsa vi abbiamo detto di mandarci immagini (foto, disegni, video) prodotte da voi. Oggi vi diciamo una cosa Prendete una scatola cubica (spigolo 10 cm) di cartone spesso e nero, e una simile ma leggermente più piccola, in modo che possa scorrere all’interno. Col nastro adesivo nero (tipo isolante) coprite bene gli spigoli, la luce non deve entrare Cercate un albero di mele, ovvero un melo. Aspettate che spuntino le prime mele acerbe, con la buccia ancora verde chiaro. Applicate il nastro col vostro disegno su una di queste mele 33 Viaggio nell’universo delle immagini Prima puntata: i segreti della fotografia Cosa c’è prima del clic magini a tal punto che molte non rimangono che pochi secondi nella nostra memoria. Dalle illustrazioni a corredo dei libri di testo (quante ne ricordate esattamente tra quelle che avete visto stamattina?), alle foto sui giornali (descrivete con precisione la foto diprimapaginasulSecoloXIXche MARTEDÌ 15 GENNAIO 2008 Nella parte anteriore della scatola piccola, fate un foro largo 1 cm. Prendete un foglio di domopack, ritagliate un quadratino (di lato 2 cm) e al centro praticate un foro rotondo con uno spillo. Mettete il quadratino di alluminio sopra il foro della scatola: è il vostro “obiettivo”. Coprite il foro con un quadratino di cartone nero, che sarà il vostro “otturatore” L’indice della mano destra deve essere posato delicatamente sul pulsante, pronto a cogliere il momento giusto. La mano sinistra deve reggere la macchina o l’obiettivo nel caso di una reflex in modo da poter far scorrere con due sole dita le ghiere dello zoom e della messa a fuoco (se è manuale). 2 3 Andate da un fotografo con la vostra camera oscura. Fatevi incollare sul lato interno opposto al foro una pellicola piana 6x9 da 100 ISO. In una bella giornata, col sole alle spalle, scegliete un soggetto: appoggiatevi bene e sollevate per un secondo solo l’otturatore. Riportate la vostra macchina dal fotografo e fate sviluppare la pellicola. Che cosa avete ottenuto? I gomiti, contrariamente al solito, non devono mai essere abbandonati in orizzontale, ma sempre aderenti al corpo. Nel caso soprattutto di tempi lunghi è bene trattenere il fiato durante lo scatto in modo da ridurre ulteriormente le vibrazioni del respiro e del tremolio della mano. Quando capita di usare tempi molto lunghi e non avete un treppiede, conviene trovare un appoggio anche improvvisato (ad esempio, un muretto o il tetto di un’automobile). Le foto sono tratte dal sito www.simonepatrucco.it Le immagini sono tratte dal sito www.internetcamera.it IL TESTIMONE SILVIA AMBROSI FOTOGRAFARE significa scrivere con la luce. La tecnica, negata o assecondata, serve per raggiungere il fine, che è quello di creare un’immagine. La fotografia è comunicazione, divertimento, racconto, condivisione e molte altre cose ancora. Serve a raccontare la magia delle persone, dei luoghi, delle situazioni. Serve a trasmettere il dolore, l’allegria,la verità che sta negli occhi della gente. Serve a mostrare le ingiustizie, i diritti negati, ma anche la dignità, i gesti coraggiosi e solidali. E poi insegna a guardare senza fermarsi alle apparenze, senza dare niente per scontato. E anche a cercare, perché mostra verità inattese, regala bellezze improvvise e inaspettate che tolgono il fiatocomequandosigiraapiediincittà Cercate la verità in fondo agli occhi della gente e l’incanto si rivela nelle luci e nelle ombre che la disegnano, mutevoli come le nuvole e il vento che le governano. La fotografia: nessuna certezza, ognigiornocomeilprimoelanecessità di raccontare. E allora la mano scatta con la paura di non tenere dietro alle emozioni, di non fermare l’attimo decisivo o di non cogliere la sintesi dei fatti - belli o brutti che siano. All’interno di una vicenda è determinante la scelta di un’inquadratura simbolica, che sia capace di raccontare tutto. Non è una scelta non facile. Da questo dipenderà la qualità dell’informazione, la capacità di offrire emozioni, di avvincereeinteressare.Saperraccontare Il Giornale in classe 2007/2008 è realizzato con Iscritta all’Ordine dei giornalisti della Liguria dal 1986, Silvia Ambrosi è fotografa professionista per avvenimenti di cronaca e di attualità prima per l'edizione genovese del Giornale e, dal 1988, per Il Secolo XIX. Collabora con testate periodiche e con l'Università di Genova. Nel 1999 ha realizzato il libro ''Genova In-visibile''. Autrice di numerose mostre in Italia e all'estero, ha vinto nel 2001 il Premio Lyceum. E' nonna di tre bellissimi nipotini è dote del bravo giornalista. Ma c’è una differenza: chi scrive può farsi riferire l’accaduto, o può ricostruirlo attraverso letestimonianze;ilfotografo,no. Deve essere presente, deve essere testimone per riuscire a raccontare. Questo è il lavoro del fotografo-giornalista. Accetta tempi stretti per costruirelestorie.Letecnichecambianoaseconda dei fatti e del luogo in cui i fatti si svolgono.Èimportante,anzièobbligatorio lavorare in punta di piedi e con concentrazione. Niente gesti inutili. Non si deve essere importuni, non ci si deve avvicinare troppo perché i protagonisti non devono sentirsi “indagati”. Bisogna sempre chiedersi: se fossi io al Con il patrocinio di loro posto? La risposta è che si può raccontare tutto rispettando la dignità e i sentimenti degli altri, soprattutto nei momenti di dolore e di fragilità. Per questo l’introduzione del colore nei quotidiani non sempre costituisce arricchimento. Per certi fatti il bianco e nero è più realistico, più drammatico maanchepiùdelicato.Cos’èlafotografia per me? Un filo che mi lega alla fiduciadellagente.L’obbligochemiportaa essere i loro occhi. La complicità che mi fa stare dalla parte di chi non è lì, ma vuole vedere e capire. Una bella foto non è solo rispetto di canoni estetici, armonia di luci e ombre, di pieni e vuoti. Più di tutto è testimonianza e amore,unprivilegiocheognigiornomi insegna e m’incanta, mentre inseguo qualcosa degno di essere condiviso con gli altri. e la collaborazione di