ASSOCIAZIONE INSIEME PER IL CUORE O.N.L.U.S. OSPEDALE SAN GIACOMO – ASL RMA ARRESTO CARDIACO E RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE 1 U.O.C. Cardiologia – UTIC Ospedale San Giacomo – ASL RMA Ospedale San Giacomo ASL RM A Via Canova 29 – 00186 Roma Giuliano Altamura Direttore U.O.C. Cardiologia – UTIC, Ospedale San Giacomo , ASL RMA Presidente Associazione Insieme per il Cuore ONLUS in collaborazione con Antonio Cautilli Dirigente U.O.C. Cardiologia – UTIC, Ospedale San Giacomo , ASL RMA Francesco Messina Associazione Insieme per il Cuore ONLUS Alessandro Totteri Dirigente U.O.C. Cardiologia – UTIC, Ospedale San Giacomo , ASL RMA Illustrazioni a cura di Claudia Lodolo Accademia di Belle Arti di Roma INTRODUZIONE L’Arresto Cardiaco è un evento drammatico, con dimensioni in progressiva crescita. L’aumento della vita media della popolazione ed il miglioramento delle conoscenze epidemiologiche hanno fatto aumentare la stima del numero degli eventi per anno, probabilmente superiori ad 1 caso ogni 1000 abitanti. Se non trattato prontamente, l’Arresto diviene irreversibile. Generalmente la causa scatenante l’evento è una patologia del cuore, in tali casi si parla di Morte Cardiaca Improvvisa. Al momento, è identificabile il 10% dei pazienti che andranno incontro all’Arresto Cardiaco, soli in tali casi è possibile attuare la terapia preventiva: il defibrillatore automatico impiantabile. Al contrario, nella grande maggioranza dei casi l’arresto non è prevedibile o è la prima manifestazione di una cardiopatia misconosciuta, generalmente su base ischemica. L’unica teorica strategia possibile di prevenzione è la riduzione dei fattori di rischio coronarico che, per essere efficace, dovrebbe essere applicata all’intera popolazione. Nel caso di Arresto Cardiaco extraospedaliero i risultati in termini di sopravvivenza sono ancora particolarmente deludenti. La sola arma possibile è la diffusione della Cultura dell’Emergenza Cardiologica, nonché la realizzazione dei presupposti per attuare rapidamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione cardiaca precoce. I medici, così numerosi sul territorio, sono una preziosa risorsa nella lotta all’Arresto Cardiaco, sia per quanto riguarda la sensibilizzazione dei cittadini ed istituzioni, nonché l’esecuzione del soccorso. Giuliano Altamura Osp. San Giacomo –ASL RMA Presidente Ass. Insieme per il Cuore - ONLUS 2 MORTE CARDIACA IMPROVVISA E’ un evento naturale dovuto a cause cardiache, preceduto da un’improvvisa perdita di coscienza, che si verifica entro un’ora dall’inizio della sintomatologia acuta, in un soggetto con o senza cardiopatia nota preesistente, in cui l’epoca e la modalità di morte sono imprevedibili. Talora preceduto da segni premonitori, l’evento si verifica nella maggioranza dei casi come prima manifestazione della cardiopatia ischemica. In caso di infarto miocardico acuto (IMA), l’incidenza delle aritmie responsabili dell’Arresto Cardiaco (AC) è massima durante le prime ore dall’insorgenza dei sintomi; si stima che circa il 50% degli infarti miocardici sia complicato da arresto cardiaco. L’AC è un fenomeno drammaticamente rilevante; si calcola che l’evento si verifica, in ambiente extraospedaliero, in circa 1 persona su 1000 per anno (circa 55.000 eventi/anno soltanto in Italia); attualmente la percentuale di sopravvivenza dopo AC è solo il 2-3%. Il numero di decessi è rilevante e di gran lunga superiore alle morti per carcinoma polmonare, AIDS o incidenti stradali. Il 70-80% di tali eventi avviene nelle abitazioni private; circa il 65 % degli arresti cardiaci avviene in presenza di testimoni. CAUSE DI ARRESTO CARDIACO Nel 90% dei casi, la causa è riferibile a malattie cardiache : cardiopatia ischemica (85%),Cardiomiopatia Dilatativa / Ipertrofica (10% ), Cardiopatia Ipertensiva / Valvolare (5%), Sindromi Aritmogene Ereditarie (5%). Solo nel 10% la causa è extracardiaca (grave insufficienza respiratoria, emorragie, ecc.). L’aritmia responsabile determina un sovvertimento completo della attività elettrica del cuore con brusca interruzione dell’attività della pompa cardiaca. La defibrillazione elettrica è l’unica terapia in grado di correggere questa aritmia, creando i presupposti per il recupero di un ritmo valido, con conseguente ripristino dell’attività contrattile del cuore. LA CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA La sopravvivenza in caso di arresto cardiaco dipende dalla realizzazione della corretta sequenza di una serie di interventi. La metafora, coniata dall’American Heart Assiociation “Catena della Sopravvivenza” esprime, in modo sintetico e facilmente memorizzabile, l’approccio universalmente riconosciuto, all’AC, sottolineando l’importanza della sequenza e della precocità degli interventi salvavita. La catena della sopravvivenza è costituita da 4 anelli concatenati tra loro: la mancata attuazione di una delle fasi porta inevitabilmente all’interruzione della catena riducendo in modo drastico le possibilità di portare a termine con esito positivo il soccorso. 3 I 4 anelli della catena sono: • 1° anello Æ ALLARME PRECOCE: attivazione precoce del sistema di emergenza (118) in caso di crisi cardiaca allo scopo di prevenire l’arresto cardiaco. • 2° anello Æ RCP PRECOCE: inizio precoce delle procedure di Rianimazione Cardio Polmonare per guadagnare tempo e ridurre il danno anossico cerebrale • 3° anello Æ DEFIBRILLAZIONE PRECOCE: utilizzo precoce del DAE per far ripartire il cuore • 4° anello Æ ALS PRECOCE: tempestiva applicazione delle procedure di soccorso avanzato (ALS: advanced life support) per ripristinare una buona qualità di vita. FINALITA’ DEL BLS-D Lo scopo del BLS (basic life support, ossia sostegno delle funzioni vitali) è quello di riconoscere prontamente la compromissione delle funzioni vitali e di sostenere la respirazione e la circolazione attraverso la ventilazione bocca a bocca o bocca–maschera ed il massaggio cardiaco esterno fino all’arrivo di mezzi efficaci per correggere la causa che ha prodotto l’AC. In assenza di circolazione il primo organo che va incontro a sofferenza da carenza di ossigeno è il cervello, dopo 4-5 minuti iniziano i primi danni, che diventano irreversibili dopo 8-10 minuti. L’obiettivo principale del BLS è quello di prevenire i danni anossici cerebrali attraverso le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP) che consistono nel mantenere la pervietà delle vie aeree, assicurare lo scambio di ossigeno con la ventilazione e sostenere il circolo con il massaggio cardiaco esterno. La funzione del DAE (Defibrillatore semiAutomatico Esterno), consiste nel correggere direttamente la causa dell’AC, pertanto il BLS-D crea i presupposti per il ripristino di un ritmo cardiaco valido ed il recupero del soggetto in AC. La tempestività dell’intervento è fondamentale in quanto bisogna considerare che le probabilità di sopravvivenza nel soggetto colpito da AC diminuiscono del 7-10% ogni minuto. Dopo dieci minuti dall’esordio dell’AC, in assenza di RCP, le possibilità di sopravvivenza sono ridotte quasi a zero; è intuibile pertanto l’importanza della presenza di eventuali testimoni. SICUREZZA DELLA SCENA Prima di iniziare il soccorso, è necessario valutare la presenza di eventuali pericoli ambientali (fuoco, gas infiammabili o tossici, cavi elettrici…) in modo da prestare il soccorso nelle migliori condizioni di sicurezza per la vittima ed il soccorritore. Con l’esclusione di un reale pericolo ambientale, il soccorso deve sempre essere effettuato sulla scena dell’evento, evitando di spostare la vittima. L’uso del defibrillatore non è sicuro se la cute del paziente è bagnata o se vi è acqua a contatto con il paziente o con il DAE. 4 VALUTAZIONE DELLO STATO DI COSCIENZA Signore, signore, risponda! Aiuto!! Scuotendo il soggetto per le spalle, si chiama ad alta voce; in assenza di risposta, si chiede immediatamente l’aiuto da parte delle persone presenti. APERTURA DELLE VIE AEREE Nel soggetto privo di coscienza, le prime vie aeree possono essere ostruite dalla lingua caduta all’indietro a causa di ipotonia muscolare; con due semplici manovre possiamo liberare le vie aeree dalla lingua: • • IPERESTENSIONE DEL CAPO: una mano posta a piatto sulla fronte della vittima spinge all’indietro la testa. SOLLEVAMENTO DEL MENTO: con due dita dell’altra mano si solleva la mandibola agendo sulla parte ossea del mento indirizzando la forza verso l’alto. La lingua ostruisce le vie aeree Ripristino della pervietà delle vie aeree Se esiste il sospetto di un trauma cervicale la manovra dell’iperestensione non deve essere effettuata per evitare eventuali ulteriori lesioni, bisogna limitarsi alla sola manovra del sollevamento del mento. 5 VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ RESPIRATORIA Mantenendo il capo in iperestensione, ci si dispone con la guancia molto vicino alla cavità orale della vittima e si verifica la presenza o meno dell’attività respiratoria. 1. Guardo eventuali movimenti del torace 2. Ascolto max10” la presenza di rumori respiratori 3. Sento, sulla mia guancia, la fuoriuscita di aria calda dalla bocca della vittima. Questa manovra memorizzabile con l’acronimo GAS, va effettuata per un periodo massimo di dieci secondi. Nel caso in cui il soggetto non respiri normalmente, si chiama immediatamente il 118 (primo anello della catena della sopravvivenza) e si chiede un DAE. RICHIESTA DI SOCCORSO Pronto? 118? Si inizia subito la Rianimazione Cardio-Polmonare, con le compressioni toraciche (massaggio cardiaco esterno) alternate alle insufflazioni con un rapporto di 30 : 2. MASSAGGIO CARDIACO ESTERNO Il MCE provoca un abbassamento dello sterno che determina la compressione del cuore contro la colonna vertebrale, con conseguente circolazione del sangue; la manovra determina inoltre l’aumento della pressione intratoracica, che induce la mobilizzazione di parte della massa sanguigna contenuta nel torace. Nella fase di rilasciamento, che segue ogni compressione, il sangue, per differenza di pressione viene richiamato all’interno del cuore e del torace. Applicando questa tecnica in modo ritmico si crea un circolo artificiale che permette il trasporto di ossigeno, ritardando il danno anossico cerebrale. 6 o o o Per ottenere un MCE corretto ed efficace bisogna rispettare le seguenti condizioni: Verificare che il paziente si trovi su un piano rigido. Individuare correttamente il punto del torace dove effettuare il MCE . Eseguire le compressioni con corretta tecnica di compressione/rilasciamento. TECNICA per la COMPRESSIONE: porre la parte prossimale del palmo della mano al centro del torace, facendo attenzione di appoggiarla sullo sterno e non sulle coste. Sovrapporre l’altra mano alla prima ed intrecciare le dita. Iniziare le compressioni con le braccia ben tese, alla frequenza di 100 al minuto, comprimere il torace abbassando lo sterno di 4–5 cm; ogni compressione deve essere alternata ad un rilasciamento della stessa durata (rapporto 1:1) VENTILAZIONE ARTIFICIALE Terminate le 30 compressioni, si effettuano 2 insufflazioni d’aria, secondo due tecniche distinte: Ventilazione bocca a bocca Il soccorritore inspira profondamente e, mantenendo sollevato il mento con due dita, fa aderire le labbra intorno alla bocca dell’infortunato. La mano controlaterale chiude le narici per evitare fuoriuscita di aria e mantiene il capo in iperestensione. Si insuffla aria in 1”. 7 Ventilazione bocca-maschera La maschera tascabile (pocket mask) offre molti vantaggi: • Evita il contatto diretto con la cute e le secrezioni della vittima. • Impedisce la commistione tra aria insufflata con quella espirata dalla vittima, tramite una valvola unidirezionale • Diminuisce il rischio di infezione attraverso un filtro antibatterico. • Permette il collegamento con una fonte di ossigeno. La tecnica prevede la completa adesione del bordo della maschera sul viso della vittima, in modo da coprire bocca e naso. Anche in questo caso il capo deve essere mantenuto in iperestensione. Le manovre di rianimazione cardiopolmonare dovranno proseguire senza interruzione, mantenendo un rapporto compressioni-insufflazioni 30:2; potranno essere interrotte solo nei seguenti casi: • comparsa di respirazione efficace, • arrivo del DAE; • arrivo del soccorso avanzato; • sfinimento fisico. ALGORITMO BLS NON RISPONDE APRI LE VIE AEREE – GAS: NON RESPIRA NORMALMENTE CHIAMA IL 118 FAI ARRIVARE IL DAE RCP 30:2 FINO ALL’ ALL’ARRIVO DEL DAE , ALS O SFINIMENTO FISICO Come si evince, relativamente alle nuove linee-guida ILCOR 2005, sono semplificate le manovre atte al riconoscimento dell’arresto cardiaco (principalmente valutare se il paziente è incosciente e non respira normalmente) e viene enfatizzata la pratica del massaggio cardiaco al quale viene dato maggior risalto (sequenza 30:2) rispetto alla ventilazione. 8 POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA Nel caso in cui la persona soccorsa respira, ma non è cosciente, deve essere garantita la pervietà delle vie aeree ponendo il paziente in posizione laterale di sicurezza. Questa posizione permette di: • • • Iperestendere il capo. Far refluire fuori dalla bocca l’eventuale rigurgito gastrico, evitando l’inalazione. Mantenere la stabilità del corpo su un fianco, permettendo il breve allontanamento del soccorritore (richiesta aiuto). La presenza di attività respiratoria deve essere regolarmente verificata. Se i soccorsi avanzati tardano ad arrivare bisogna cambiare il lato ogni 30 minuti. Questa manovra è CONTROINDICATA NEL TRAUMATIZZATO. 1 2 3 4 9 LA DEFIBRILLAZIONE CARDIACA ELETTRICA Nell’85% dei casi l’ AC è determinato da una grave aritmia, la fibrillazione ventricolare (FV), che causa un completo sovvertimento dell’attività elettrica cardiaca, con perdita della funzione di pompa ed assenza di circolo. L’unico trattamento efficace è costituito dalla defibrillazione che consiste nel far attraversare il cuore da un flusso di corrente continua in pochi millisecondi. Il passaggio dell’energia determina una sorta di blocco di tutta la caotica attività cardiaca, dando la possibilità al cuore di ristabilire la corretta sequenza dell’attivazione elettrica, con ripresa del circolo. I defibrillatori possono essere manuali (utilizzabili esclusivamente dai medici) o semiautomatici. Il Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE) Il DAE è un dispositivo semiautomatico che guida l’operatore nella eventuale erogazione dello shock elettrico. L’innovazione principale del DAE rispetto al defibrillatore manuale è costituita dal fatto che il dispositivo solleva completamente il soccorritore dall’onere del riconoscimento del ritmo cardiaco. Una volta collegato al torace della vittima mediante una coppia di elettrodi adesivi, il DAE analizza il ritmo e solo nel caso riconosca un ritmo defibrillabile indica “shock consigliato”, carica il condensatore al valore di energia già preimpostato e ordina all’operatore di premere il pulsante di shock. Dal momento che l’operatore non deve porre l’indicazione allo shock ed in considerazione della legge 120/2001, che consente l’utilizzo del DAE anche a personale non sanitario addestrato, l’uso di tali dispositivi sta divenendo sempre più diffuso. Nell’utilizzo del DAE è fondamentale il rispetto delle norme di sicurezza che devono essere sempre osservate: durante le fasi di analisi ed erogazione dello shock nessuno, operatore compreso, deve essere a contatto con il corpo della vittima. Infatti, mentre in corso di analisi eventuali movimenti potrebbero interferire e ritardare l’analisi stessa, durante la fase di shock il contatto con il paziente comporterebbe il passaggio di corrente all’operatore e/o agli osservatori, con elevato rischio per la loro incolumità. SEQUENZA OPERATIVA Applicare gli elettrodi sul torace… ACCENDERE IL DAE : premendo l’apposito pulsante, accendendiamo il dispositivo e ci lasciamo guidare dalle istruzioni vocali. 10 COLLEGARE GLI ELETTRODI Il DAE è fornito di due elettrodi adesivi che si connettono all’apparecchio con uno spinotto. Un elettrodo va posto sotto la clavicola destra del paziente, mentre l’altro al di sotto dell’area mammaria sinistra lungo la linea ascellare anteriore, facendoli aderire perfettamente alla cute. Il flusso di corrente dovrà attraversare la quantità maggiore possibile di muscolo cardiaco. Posizione elettrodi : errata Posizione elettrodi : corretta In presenza di cute bagnata, occorre asciugarla per evitare che il liquido conduca la corrente in superficie, riducendo la quantità di energia che arriva al cuore e provocando lesioni cutanee, sino all’ustione. • RISPETTARE LE NORME DI SICUREZZA Esame del ritmo cardiaco in corso… Tutti via! Allontanatevi! Una volta collegati gli elettrodi, il DAE va automaticamente in analisi. Già in questa fase, per evitare interferenze o pericoli, si invitano energicamente tutti gli astanti ad allontanarsi. Il rispetto delle norme di sicurezza è fondamentale ed è responsabilità diretta del soccorritore garantirne la corretta attuazione. Shock consigliato, premere il pulsante per shock! • EROGARE LO SHOCK SE INDICATO Se il DAE riconosce un ritmo defibrillabile annuncia “shock consigliato”, si carica in pochi secondi ed, emettendo un suono di allarme, invita con comando vocale ad erogare lo shock. A questo punto, garantita la sicurezza, si eroga lo shock premendo il pulsante di scarica. • SEGUIRE LA SEQUENZA In caso di RITMO DEFIBRILLABILE il DAE è programmato per erogare UN SINGOLO SHOCK ; immediatamente dopo la scarica NON CONTROLLARE IL POLSO ma riprendere la RCP 30:2 per 2 MINUTI; il DAE possiede un temporizzatore interno e dopo due minuti riprende automaticamente l’analisi. 11 Se il ritmo NON è defibrillabile, il DAE annuncia “shock non consigliato”: in tal caso si continua la RCP. DEFIBRILLAZIONE IN SITUAZIONI PARTICOLARI Ipotermia grave. Se il paziente è in ipotermia grave la sequenza degli shock è limitata ai primi tre. Se questi sono inefficaci si deve trasportare la vittima in ospedale (dove potrà essere ripristinata la temperatura corporea) praticando la RCP durante il trasferimento. Si ricorda che in ipotermia i danni anossici cerebrali sono ritardati. Cute bagnata. Se il paziente si trova in prossimità di acqua (piscina, riva del mare) va allontanato ed asciugato prima dell’applicazione degli elettrodi per evitare un arco voltaico superficiale tra le due polarità che potrebbe provocare un’ustione senza efficacia di shock. Il Progetto TRIDENTE VITA –ROMA A Roma si stimano 3000 arresti cardiaci per anno, di cui circa 250 nella zona in cui opera il Progetto Tridente Vita: I, II, III Municipio (Roma Centro). Considerando che solo il 15-20% degli eventi avviene in luoghi pubblici, il nostro obiettivo è quello di ridurre la mortalità delle 4050 vittime, attraverso: a) la defibrillazione precoce, b) la diffusione della cultura dell’Emergenza Cardiologica fra la popolazione, c) l’integrazione con il Servizio 118. Il progetto è stato ideato ed è coordinato dalla Cardiologia del’Ospedale San Giacomo - ASL RMA e dall’Associazione Insieme per il Cuore ONLUS, con il sostegno dei Municipi interessati, del Comune di Roma e della Regione Lazio. Al momento 40 defibrillatori semiautomatici (Medtronic, Lifepak 500, Laerdal “Heartstart FR2”) sono affidati a volontari della Polizia Municipale e Ferroviaria, Carabinieri e Vigili del Fuoco ecc. 24 DAE operano su postazioni mobili e 16 su postazioni fisse: stazioni ferroviarie (6), Auditorium (2), altro (8). Sono stati addestrati presso il nostro centro 530 soccorritori (target prefissato 800), con 358 retraining semestrali. Parte integrante del progetto è l’incontro mensile con i cittadini dal titolo “Cuore: Istruzioni per l’Uso”, con l’obiettivo di sensibilizzare ai temi dell’emergenza cardiovascolare e fornire una “cultura cardiologica di base”. Progetto TRIDENTE VITA – ROMA: iniziative per la diffusione della Cultura dell’Emergenza Cardiologica: 12 LE FERITE LE FERITE, SONO LESIONI DI CONTINUO DELLE STRUTTURE MOLLI DEL CORPO, CUTE E MUCOSE, PROVOCATE DA UN AGENTE LESIVO. LE FERITE ABRASIONI ED ESCORIAZIONI DA TAGLIO DA PUNTA PUNTA E TAGLIO LACERE CONTUSE LACERO-CONTUSE DA ARMA DA FUOCO FERITE DA TAGLIO Prodotte da agenti affilati come coltelli rasoi schegge taglienti, premuti e fatti scorrere su un tessuto corporeo. Sono a margini netti e in generi molto sanguinanti, in relazione al tipo, numero e diametro dei vasi lesi. La ferita da taglio classica e’ quella del bisturi e del coltello. Va’ incontro a guarigione con ottimi risultati estetici. Difficilmente si infette. Ferite da punta Sono prodotte da agenti appuntiti come aghi, spine, chiodi, spille, punteruoli, infissi nel tessuto. Presentano un foro di entrata e un tragitto che ne determina la distinzione in superficiali e profonde. Possono essere: trapassanti attraversano un segmento. penetranti raggiungono le cavita’. transfosse foro d’entrata e uscita. Rapida guarigione Rischio di infezioni e sottovalutazione. Ferite da punta e taglio Prodotte da agenti lesivi che combinano l’azione di pressione e quella da strisciamento come pugnali, spade , lance. Sono molto pericolose perche’ raggiungono piu’ facilmente gli organi profondi e le grandi cavita’. FERITE LACERE SONO DOVUTE AD AZIONE DI TAGLIO, COMBINATE A STRAPPAMENTO E STIRAMENTO. SI PRESENTANO EDEMATOSE, CON VASTE ECCHIMOSI CON AREE NECROTICHE E MARGINI IRREGOLARI. TENDENZA ALLA INFEZIONE. RISULTATO ESTETICO SCADENTE. FERITE CONTUSE DOVUTE AD AGENTI LESIVI SMUSSI IN CUI LA FORZA NON E’ SUFFICIENTE A PROVOCARE UNA DISCONINUITA’ DEI TESSUTI. SI POSSONO DISTINGUERE: ECCHIMOSI: ROTTURA DI VASI SOTTOSTANTI, NON DELLA CUTE ELASTICA. EMATOMA ROTTURA DI GROSSI VASI. ABRASIONI MICROROTTURE DI STRATI SUPERFICIALI DELLA EPIDERMIDE. ESCORIAZIONI LESIONI DEGLI STRATI PROFONDI DELLA CUTE E MODESTGE LESIONI VASCOLARI. FERITE LACERO-CONTUSE COMBINA LA NATURA LACERO E DI QUELLE CONTUSE RAPPRESENTANO LE FERITE PIU’ COMUNI. PARTICOLARMENTE SOGGETTE A SOVRAINFEZIONI CON RISULTATO ESTETICO PEGGIORE. FERITE DA ARMA DA FUOCO SONO FERITE DOVUTE DALL’AZIONE DI PROIETTILI LANCIATI DA: ARMI DA FUOCO: LE FERITE PRESENTANO UN FORO D’ENTRATA, DA UN TRAGITTO E A VOLTE FORO D’USCITA DI DIAMETRO MAGGIORE, HANNO ANALOGIA CON LE FERITE DA PUNTA, IL DOLORE E SANGUINAMENTO E’ MODESTO. DA SCHEGGIE DA SCOPPIO DI ORDIGNI: SONO SIMILI A FERITE LACERE-CONTUSE IN QUESTO CASO I DANNI PER LA NOTEVOLE FORZA D’IMPATTO SONO GRAVI. COMPLICANZE DELLE FERITE DOLORE SANGUINAMENTO INFEZIONI LESIONI DI ORGANI INTERNI PERICOLO DI VIA TERAPIA MEDICA PULIZIA, DETERSIONE, RIMOZIONE DI MATERIALE CONTAMINANTE MA NON DI CORPI ESTRANEI. DA NON FARE: NON LAVARE CON SAPONI, NON TROFINARE, NON VERSARE IL DISINFETTANTE SULLA FERITA, NON VERSARE POLVERI, COTONE IDROFILO E FASCIARLE STRETTE. ANTIDOLORIFICI. ANTIBIOTICOTERAPIA. VACCINAZIONE (ANTITETANICA). TERAPIA CHIRURGICA DELLE FERIE SUTURE LA SUTURA E’ LA PROCEDURA CHIRURGICA CHE PERMETTE DI AVVICINARE , STABILMENTE I LEMBI DELLA FERITA FAVORENDONE LA CICATRIZZAZIONE. ESEGUIRE L’EMOSTASI DEI VASI, CHIUDERE BRECCIE SU ORGANI E CAVITA’. LE SUTURE CHIRURGICHE FILI FILI DI ORIGINE ANIMALE: CATGUT. FILI DI ORIGINE VEGETALE: SETA, LINO, COTONE. FILI SINTETICI: WAYCRIL, NYLON. FILI METALLICI: CLIPS AGRAFFES SUTURATRICI MECCANICHE SUTURE CHIRURGICHE TECNICA NEL MONDO CLASSICO I MEDICI CONOSCEVANO LA SUTURA, FU’ ABBANDONATA NEL MEDIO-EVO PER LA CAUTERIZZAZIONE. IL DICIANNOVESIMO SECOLO E’ IL SECOLO DELLA CHIRURGIA PER LA SCOPERTA DELLA ANESTESIA E DELLA ASEPSI CHE APRI’ IL CAMPO A INTERVENTI COMPLESSI . FERITE CHIRURGICHE TECNICHE DELLE SUTURE SUTURE CONTINUE. SUTURE INTERROTTE. A TUTTO SPESSORE. A SPESSORE PARZIALE INTROFLETTENTI ESTROFLETTENTI IN OPPOSIZIONE INTRADERMICA. A MATERASSAIO. FERITE CHIRURGICHE GUARIGIONE GURIGIONE PER PRIMA INTENZIONE. GUARIGIONE PER SECONDA INTENZIONE. GUARIGIONE PER TERZA INTENZIONE. FATTORI CHE INFLUENZANO LA GUARIGIONE DELLE FERITE FATTORI LOCALI: IRRORAZIONE, STATO DELLA CUTE, CONTAMINAZIONE , DIREZIONI DELLE FERITE, PRESENZA DI EMATOMI O RACCOLTER SIEROSE. FATTORI GENERALI: ETA’, STATO NUTRIZIONALE, PATOLOGIE CRONICHE. ANOMALIE DEL PROCESSO DI GUARIGIONE DELLE FERITE COLPA DELL’ OPERATORE. IPERTROFIA DELLA FERITA. CHELOIDE LE FERITE Cosa fare in corso di intervento come operatori DEL SOCCORSO? PRIMA DI TUTTO STARE CALMI, INDOSSARE I GUANTI , RENDERSI CONTO DEL PROBLEMA, INDIVIDUALE LA PATOLOGIA MAGGIORE, METTERE IN SICUREZZA IL PAZIENTE, ASSICURARE LA RESPIRAZIONE , VALUTARE I PARAMETRI VITALI, SE NECESSRARIO POSIZIONE ANTICHOCK, MEDICARE E COPRIRE LE FERITE, NEL CASO DI EVISCERAZIONE NON TOCCARE, DISINFETTARE, COPRIRE CON TELINO STERILE. DOMANDE? EMORRAGIE L’emorragia e’ la perdita di di sangue dai vasi (arterie, vene e capillari) a seconda della componente interessata si parlera’ di emorragia arteriosa, venosa o capillare. Le emorragie ESTERNE : FUORIUSCITA DI SANGUE ALL’’ESTERNO, ARTERIOSO,VENOSO, CAPILLARE. INTERNE : ACCUMULO DI SANGUE IN UNA CAVITA’, EMARTRO, EMOPERITONEO, EMOPERICARDIO, EMOTORACE. INTERNE ESTERIORIZZATE BOCCA :EMOTTISI, EMOFTOE, EMATEMESI ORECCHIO: OTORRAGIA. NASO: EPISTASSI ANO: RETTORRAGIA, EMATOCAZIA. URINARIA: EMAURIA ORGANI GENITALI FEMMINILI: METRORRAGIA. LE EMORRAGIE CAUSA TRAUMATICA. CAUSA IATROGENA. CAUSA PATOLOGICA. LE EMORRAGIE TERAPIA LOCALE NELLE PICCOLE EMORRAGIE ESTERNE: COMPRESSIONE DELLA FERITA CON GARZE STERILI DOPO DETERSIONE E DISINFEZIONE. NELLE EMORRAGIE ESTERNE MASSIVE DA LESIONE : PREVENIRE LO SHOCK, POSIZIONE DI AUTOTRAFUSIONE, CERCARE DI FERMARE L’EMORRAGIA, TAMPONAMENTO COMPRESSIVO, BENDAGGIO COMPRESSIVO, SOLLEVAMENTO, COMPRESSIONE DIGITALE A DISTANZA VIENE IMPIEGATO QUANDO NON HANNO FUNZIONATO I METODI PRECEDENTI, CONSISTE NEL COMPRIMERE DIGITALMENTE L’ARTERIA CHE PORTA IL SANGUE ALLA LESIONE SANGUINANTE, A MONTE IN UN PUNTO SUPERFICIALE. COMPRESSIONE DELLA CAROTIDE, SUCCLAVIA, ASCELLARE, OMERALE FEMORALE, POPLITEA LE EMORRAGIE TERAPIA GENERALE CORREZIONE DEL CIRCOLO PREVENENDO LO SHOCK CON LIQUIDI E EMOTRASUSIONI. TERAPIA ANTIDOLORIFICA. LE EMORRAGIE TERAPIA CHIRURGICA EMOSTASI DEI VASI SANGUINANTI. RESEZIONE DI TRATTI O IN TOTO DI ORGANI SANGUINATI MILZA, RENE, STOMACO, POLMONE, FEGATO, ALTRI. LE EMORRAGIE COSA DOVETE FARE STATE CALMI TRANQUILLIZZARE IL PAZIENTE IDENTIFICARE LA SEDE DELL’ EMORRAGIA SOSPETTATE UNA EMORRAGIA INTERNA QUANDO: FERITE PENETRANTI AL CRANIO, SANGUE DALLE ORECCHIE E NASO, SANGUE CON VOMITO E TOSSE, LIVIDI E FRATTURE COSTALI, FERITE PENETRANTI DELL’ADDOME E TORACE, SANGUE NELLE URINE DAL RETTO DALLA VEGINA, FRATTURE OSSE. MISURE DI ARRESTO DELL’EMORRAGIA. MONITORARE I PARAMETRI VITALI POSIZIONE ANTISHOCK FERITE DA CORPO ESTRANEO FERITE PENETRANTI DA CORPI ESTRANEI DI DIVERSA NATURA, CHE NON DEBBONO ESSERE ESTRATTI MA FISSATI CON BENDE PER IMPEDIRE IL MOVIMENTO DURANTE IL TRASPORTO IMMAGINI TRAUMA CRANICO EMATOMA POST - TRAUMATICI EMATOMA SUBDURALE ACUTO Si osserva nel 10% / 15% dei traumi cranici severi per parenchima lacerato o per rottura delle vene a ponte. La presenza di un intervallo ludico depone per la seconda evenienza. EMATOMA EPIDURALE O EXTRADURALE Per rottura dell’arteria meningea media vi è un intervallo lucido(assente nel 20%) senza un’alterazione della coscienza al momento dell’impatto (60%). E’ spesso associato a fratture specialmente lungo il decorso dell’arteria meningea media, nel 40% dei casi la radiografia standard del cranio è negativa. Talora (3-10%) appare oltre le 24 ore. EMATOMA INTRACEREBRALE Interviene nel 12% dei traumi cranici severi, alterazioni della coscienza e deficit focali. ROTTURA TIMPANICA Una lacerazione del timpano, una volta guarita, non provoca problemi e non danneggia l'udito. Le cause più comuni di rottura del timpano sono gli oggetti acuminati introdotti nell'orecchio per calmare un'irritazione, lo spostamento d'aria prodotto da un'esplosione, e i colpi sulle orecchie. Sebbene occorra un'enorme pressione per rompere un timpano, questa può essere prodotta semplicemente da un forte schiaffo sull'orecchio. Altre cause di rottura del timpano sono le fratture craniche ma, più comunemente, le infezioni dell'orecchio medio. I sintomi di rottura del timpano sono un modesto dolore all'orecchio, talvolta una parziale perdita dell'udito, ronzii e una leggera emorragia. Lussazione della spalla L’articolazione della spalla è formata dall’insieme di 5 articolazioni . La principale è la scapolomerale o glenomerale ; mette in comunicazione la testa dell’omero e la cavità glenoidea della scapola. E’ l’articolazione più mobile del nostro corpo. E’ stabilizzata da muscoli ,tendini(cuffia dei rotatori). In alcune situazioni la testa dell’omero esce dalla sua sede . In questi casi si parla di lussazione della spalla . Lussazione anteriore : l’omero va in avanti e in basso (95%). Lussazione posteriore: l’omero si sposta dietro la spalla . La lussazione può causare rottura, di strutture anatomiche, legamenti , ossa , cartilagini articolar, muscoli, capsula. Il 90 % delle lussazioni anteriori si accompagna al distacco del labbro glenoideo (trattata chirurgicamente) (rottura testa dell’omero ). Sport a rischio : rugby, baseball,lotta, sci hockey . Sintomi: no movimento, braccio extra ruotato vicino al corpo, dolore . Diagnosi : prima di riposizionarlo, radiografia e RMN per evitare complicanze (fratture e lesioni dei nervi). LESIONI OCULARI Ulcere corneali Lussazioni cristallino Lesioni retiniche EMERGENZA A BORDO RING Verificare stato di incoscienza Togliere il paradenti e liberare la lingua Liberare le vie aeree Controllare le pupille,midriatiche nistagmo. Ricercare ventilazione spontanea. Porre in posizione laterale di sicurezza Arresto respiratorio o cardiaco BLS. Assicurare la pervietà delle viee aeree. Iperestendere il capo Pinzare il naso Insufflare e controllare il polso carotideo. DISTORSIONE DEL POLLICE La distorsione del pollice è uno degli eventi traumatici più frequenti che colpiscono la mano. L’articolazione più colpita è la metacarpo falangea. L’articolazione metacarpo falangea è composta da un manicotto chiamato capsula articolare che avvolge le due ossa e da due legamenti , ulnare e radiale; entrambi i legamenti possono lesionarsi e rompersi. Sport che predispongono a questo trauma distorsivo sono lo sci e il pugilato. Sintomi : dolore, tumefazione e deficit della funzionalità. Terapia : immobilizzazione , radiografia , ecografia , eventuale intervento di re inserzione capsula legamentoso. DISTORSIONE CAVIGLIA La distorsione della caviglia è il trauma più frequente negli sport. Il meccanismo più comune della distorsione è un movimento di rotazione interna della caviglia(supinazione). Oltre all’esame clinico è indispensabile effettuare una radiografia e un esame TAC o RMN. Distorsione di primo grado : stiramento di legamenti senza rottura; distorsione di secondo grado: rottura parziale dei legamenti, edema dei tessuti , stabilità dell’articolazione ; distorsione di terzo grado : rottura completa dei legamenti, caviglia instabile che verrà trattata con gesso o operata, edema.Necessita di un lungo programma di riabilitazione. Fattori favorenti la distorsione: precedente instabilità. Un’instabilità costituzionale, alterato allineamento del piede. Riabilitazione (ginnastica propiocettiva) Bendaggio funzionale.