Università degli Studi del Salento FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE FISICHE E NATURALI Corso di Laurea Triennale in Fisica Tesi di Laurea La lente gravitazionale puntiforme e simulazioni numeriche Candidato: Relatore: Luigi Scialpi Dott. Achille Nucita Anno Accademico 2014–2015 Indice Introduzione iv 1 Il microlensing gravitazionale 1 1.1 Microlensing: breve descrizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 1.2 La scoperta dell'eetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 1.3 L'approssimazione Newtoniana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 1.4 L'equazione della lente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 1.5 1.4.1 Rappresentazione graca dell'equazione di ray-trace . . . . . 8 1.4.2 L'equazione della lente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 L'amplicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 1.5.1 Caso di sorgente estesa - Fattore di amplicazione . . . . . . 12 1.5.2 Il fattore di amplicazione totale 14 . . . . . . . . . . . . . . . 2 Simulazione di un evento di lente gravitazionale 2.1 La geometria di un evento 17 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 2.1.1 Sorgente estesa uniformemente illuminata . . . . . . . . . . 19 2.1.2 Approssimazione dell'amplicazione per una sorgente nita . 21 2.2 Astrometria del microlensing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 2.3 Simulazioni numeriche 29 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Codice del programma 34 Conclusione 39 Riferimenti bibliograci 40 i Elenco delle gure 1.1 Le due immagini a e b del quasar QSO 0957+561. La galassia che fa da lente gravitazionale è indicata con G 1.2 1.3 . . . . . . . . . . . . . . Le quattro immagini del QSO 2237+0305 detto anche Einstein Croce di . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 3 Un anello di Einstein quasi perfetto della sorgente MG1654-1346 rilevato con osservazioni ottiche (a sinistra) e con osservazioni radio (immagine di destra) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 1.4 Un'immagine ripresa dalla cartograa Sloan Digital Sky Survey (SDSS) 5 1.5 Deessione Newtoniana di un fotone causata dalla lente . . . . . 6 1.6 ∆v = cϕ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 1.7 M Geometria della deessione di un raggio causata da una lente puntiforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.8 Soluzione graca del lensing di una lente puntiforme posta nell'origine degli assi 1.9 8 α−θ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Posizioni angolari delle immagini per quattro diversi valori di θS . . 9 11 1.10 Geometria dell'amplicazione di una sorgente arcoforme. I punti a−d della sorgente hanno immagini a0 −d0 e a00 −d00 . Le due immagini I1 e I2 sono amplicate nella direzione azimutale e deamplicate in quella radiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 1.11 Forme e posizioni (in scuro) delle immagini di una sorgente sferica (in chiaro) prodotte da una lente puntiforme (punto nero) al variare di θS . Il cerchio nero è l'anello di Einstein per una sorgente pun- tiforme. La scala angolare è arbitraria. Non appena la sorgente si discosta dalla lente, l'anello di Einstein (a) si divide in due archi (c,d) e successivamente in due archi allungati detti con diversa amplicazione 1.12 Posizioni u1 e u2 I1 e I2 sul piano della lente Sistema lente - sorgente in un piano arbitrario 2.2 Sistema lente - sorgente nel piano εη xy . . . . ingrandimento (uS . . . . . . . . . . 17 18 Il tempo è legato al tempo = u0 ) ed al tempo di Einstein attraversare l'anello di Einstein sorgente discoidale velocità v S TE t0 di massimo impiegato per . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . che si muove nel piano centrato in L 20 con una . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ii 14 16 . . . . . . . . . . . . . . . . . Amplicazione in funzione del tempo di dieci diverse traiettorie (curve di luce ) con parametri d'impatto u0 = 0.01, 0.1, 0.2, 0.3, 0.4, 0.5, 0.6, 0.7, 0.8, 0.9, 1.0. 2.4 (e,f ) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle immagini 2.1 2.3 caustiche 20 Elenco delle gure 2.5 iii Geometria di un sistema composto da lente singola puntiforme, nella L, e una sorgente estesa, con centro in S e raggio proiettato ρ; uS è la loro distanza fra i punti L ed S . A sinistra: la lente è all'esterno della sorgente (u > ρ), uS,1 è la distanza fra L e la prima intersezione con il bordo della sorgente nella direzione radiale, uS,2 è la distanza fra L e la seconda intersezione. A destra: la lente è all'interno del raggio della sorgente (uS < ρ), uS,2 è la distanza fra L e l'intersezione della direzione radiale con il bordo della stella . . Andamento dello spostamento parallelo all'asse ε del centroide rispetto alla posizione della sorgente (proporzionale a (t − t0 )/TE ) per dierenti valori del parametro d'impatto u0 . . . . . . . . . . . . . . Andamento dello spostamento parallelo all'asse ε del centroide rispetto alla posizione della sorgente (proporzionale a (t − t0 )/TE ) per dierenti valori del parametro d'impatto u0 . . . . . . . . . . . . . . posizione 2.6 2.7 2.8 26 27 Andamento del modulo del vettore spostamento del centroide rispetto alla posizione della sorgente (proporzionale a dierenti valori del parametro d'impatto 2.9 22 u0 (t − t0 )/TE ) per . . . . . . . . . . . . . . 27 Rapporto tra le componenti parallela e perpendicolare dello spostamento del centroide al variare del parametro d'impatto . . . . . . . 28 2.10 Andamento dell'angolo compreso tra l'asse verticale e la direzione del vettore spostamento del centroide rispetto alla posizione della sorgente nel tempo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.11 Caso di sorgente puntiforme, quindi molto piccolo 2.12 Caso in cui u0 = 0.8 arbitrario e ρ = 0.0001, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . u0 = ρ = 0.5 u0 = 0.8 30 raggi di Einstein, quindi il bordo della ε. . . . . . . . . . . . . . . . . . ρ = 1 raggi di Einstein, quindi la sorgente è t = 0 le due immagini si sovrappongono alla sorgente tocca in ogni istante l'asse 2.13 Caso in cui 28 31 e stata ingrandita. Per sorgente, assumendo una forma ovoidale . . . . . . . . . . . . . . . 32 u0 = 0, dunque la sort = 0 le due immagini si 2.14 Caso in cui il parametro d'impatto minimo gente si sposta lungo l'asse ε. Quando sovrappongono alla sorgente, posta nell'origine degli assi . . . . . . 33 Introduzione Una delle conseguenze più aascinanti ed importanti della Teoria della Relatività Generale è il fenomeno della lente gravitazionale, che si manifesta attraverso la deessione della radiazione emessa da una sorgente luminosa a causa della presenza di una massa posta tra la sorgente e l'osservatore. Questo fenomeno è utilizzato con regolarità per studiare la distribuzione delle stelle nella Via Lattea, per indagare sia la materia oscura che l'energia oscura su grandissima scala e per scoprire pianeti extrasolari. Nel capitolo 1 di questo lavoro di tesi è stata fatta una panoramica della nascita dell'eetto di lensing gravitazionale a partire dall'approssimazione Newtoniana, e data l'equazione della lente della Relatività Generale si sono calcolate le posizioni delle immagini soluzioni dell'equazione e le relative amplicazioni nel caso di una sorgente estesa. Nel capitolo 2, invece, si è studiata l'evoluzione temporale del sistema sorgente lente nel caso di una sorgente uniformemente illuminata, si è visto come si spostano le immagini a causa dell'eetto lente gravitazionale (fenomeno detto microlensing astrometrico) e sono state presentate delle simulazioni di eventi di lensing con diversi parametri iniziali. Inne nel capitolo 3 è stato riportato il codice, scritto in Fortran, che ha permesso di simulare lo spostamento della sorgente relativamente alla lente puntiforme. iv Capitolo 1 Il microlensing gravitazionale I campi gravitazionali distorcono la struttura dello spazio−tempo costringendo i raggi di luce a seguire delle curve dette geodetiche nulle, ossia dei percorsi che rendono minima la distanza fra due punti in uno spazio curvo; ad un osservatore sembrerà che il campo gravitazionale pieghi il cammino della luce. In questo capitolo vedremo come questa idea fosse già diusa e vericabile grazie alle leggi della dinamica di Newton e alla sua legge di gravitazione universale. Inoltre, andremo a vedere la dipendenza esistente tra l'angolo di deessione subito dalla luce e quello che sottende l'immagine della sorgente vista da un osservatore arbitrario, scoprendo, grazie all'equazione della lente, che l'immagine non è unica. 1.1 Microlensing: breve descrizione Il lensing gravitazionale è un fenomeno sico che consiste nella deviazione dei raggi luminosi provenienti da una sorgente di fondo a causa dell'attrazione gravitazionale di un corpo massivo che agisce da lente. Il microlensing gravitazionale è un caso particolare del lensing in cui il corpo in primo piano, che passa lungo la linea di vista della sorgente di fondo, genera immagini multiple aventi tipicamente separazioni angolari dell'ordine di un milliarcosecondo ( m arcsec, mas), dunque irrisolvibili. L'estensione angolare di queste immagini è maggiore dell'estensione della sorgente, ed inoltre il usso luminoso proveniente dalla sorgente è amplicato dal lensing gravitazionale e segue un andamento tipico rappresentato dalla cosiddetta curva di luce, descritta analiticamente da Paczy«ski nel 1986 [12]. Se la lente è accompagnata da un corpo secondario, ad esempio un pianeta, quest'ultimo perturberà ulteriormente l'immagine e la curva di luce presenterà una protuberanza o un avvallamento [10]. 1.2 La scoperta dell'eetto La prima testimonianza scritta della deviazione gravitazionale della luce fu l'articolo pubblicato da Johann Soldier nel 1801 [15], un geologo, astronomo e matematico che utilizzò la meccanica Newtoniana per il calcolo teorico di un raggio di luce de- 1 1.2. La scoperta dell'eetto 2 viato da corpi massivi, trovando che l'angolo di deessione al bordo solare assumeva un valore di 0.84 secondi d'arco. Nel 1911 Einstein eettuò nuovamente il calcolo della deessione della luce causata dal Sole, ed ottenne un valore pari a 0.87 secondi d'arco calcolato, così come fatto da Soldner, utilizzando la sica Newtoniana come era consuetudine in quel periodo. Il 14 dicembre 1913 Einstein chiese ad Hale se fosse possibile osservare un tale angolo di deessione. La risposta fu negativa ma Einstein, nel 1915, rifece il calcolo servendosi della sua Teoria trovando un angolo di 1.75, dunque un eetto di deessione due volte più intenso rispetto a quanto previsto dalla legge di gravitazione universale. Proprio quest'ultimo valore fu vericato per la prima volta nel 1919, in uno storico esperimento guidato da Arthur S. Eddington. Nel 1936 Einstein pubblicò un articolo su Science [6] nel quale spiegava come si manifesta l'eetto lente quando una stella, durante il suo cammino sulla volta celeste, intercetta la visuale di una stella più lontana. In particolare egli descrisse come si potesse formare un anello luminoso (oggi detto anello di Einstein ), che degenera in immagini multiple quando la sorgente e la lente non sono perfettamente allineate e, inne, come misurare l'amplicazione della luminosità apparente della sorgente. Il sico tedesco concluse spiegando come questo fenomeno fosse molto dicile da osservare direttamente per via della piccola separazione angolare delle immagini prodotte. Tuttavia, Einstein aveva preso in considerazione solo il lensing prodotto da una singola stella, invece il sico svizzero Zwicky [17] capì che il fenomeno sarebbe stato visibile se al posto di una stella si fosse considerata, ad esempio, una nebulosa extragalattica: in questo caso infatti la nebulosa avrebbe agito da lente gravitazionale producendo una separazione angolare sucientemente grande delle immagini di una sorgente di fondo. Quarant'anni dopo Walsh, Carswell e Weymann (nel 1979) osservarono eettivamente una doppia immagine del quasar 0957+561 prodotta da una galassia ellittica. Le immagini ad arco di sorgenti estese, come le galassie, furono per la prima volta presentate da Lynds e Petrosian nel 1989 [9]. Quasi tutte le formule utilizzate oggi per analizzare il lensing gravitazionale furono derivate da Refsdal (1964) [14]. Chang e Refsdal, nel 1979 [4], e Gott nel 1981 [7] notarono che anche se una massa puntiforme in un alone di una galassia lontana creasse una doppia immagine irrisolvibile di un quasar di fondo, potrebbe essere osservata la variazione di tempo della luminosità combinata delle due immagini. In base alla capacità di un telescopio di separare 1 le immagini della sorgente, si possono denire diversi tipi di lensing. Se la lente è un oggetto molto massivo, ad esempio una galassia, le immagini che si formano sono tipicamente ad una distanza angolare compresa tra 0.1 e 1 e sono quindi separabili per un telescopio con un suciente potere risolutivo: in questo caso il lensing gravitazionale è denito crolensing. ma- Nelle gure 1.1-1.4 si riportano alcune immagini di lente gravitazionale causate da galassie che si interpongono tra l'osservatore ed una sorgente lontana. 1 Due sorgenti sono dette separabili se si trovano ad una distanza angolare maggiore di δθ = D il diametro del telescopio. 1.22λ/D, doveλ è la lunghezza d'onda della luce e 1.2. La scoperta dell'eetto Figura 1.1: 3 Le due immagini a e b del quasar QSO 0957+561. La galassia che fa da lente gravitazionale è indicata con G. Figura 1.2: Le quattro immagini del QSO 2237+0305 detto anche Croce di Einstein. 1.3. L'approssimazione Newtoniana Figura 1.3: 4 Un anello di Einstein quasi perfetto della sorgente MG1654-1346 rilevato con osservazioni ottiche (a sinistra) e con osservazioni radio (immagine di destra). Invece, quando la geometria del sistema composto da sorgente, lente ed osservatore è tale che la separazione angolare delle immagini è dell'ordine del milionesimo di arcosecondo (µarcsec) si parla di microlensing : in questo caso le sorgenti non sono separabili, come già anticipato da Einstein nel 1936, e ciò che si potrebbe osservare è un incremento della brillanza della sorgente seguito da un decremento no al valore di base. L'argomento ritornò in auge grazie ad un articolo di Paczy«ski del 1986, nel quale egli suggerì di osservare dei gruppi molto vasti di stelle appartenenti alla Grande Nube di Magellano (LMC), in modo da cogliere le variazioni signicative della curva di luce delle stelle. Il termine microlensing fu proposto da Paczy«ski nel 1986 [12] per descrive- re il lensing gravitazionale che può essere osservato dalla misura della variazione d'intensità di una macro-immagine formata da un certo numero di micro-immagini irrisolte. Paczy«ski aveva intenzione di vericare se la materia oscura potesse essere presente nella forma di oggetti compatti, chiamati MACHOs (acronimo di MAssive Compact Halo Objects, cioè oggetti compatti e pesanti dell'alone galattico), come nane bianche, stelle di neutroni, nane brune e, in generale, oggetti caratterizzati da una luminosità intrinseca molto bassa. Nel 1993 furono osservati i primi due eventi di microlensing. A dispetto della previsione del sico tedesco, la tecnica del microlensing è diventata uno standard utile a identicare non solo MACHOs ma anche a scoprire pianeti extrasolari ed addirittura, avendo a disposizione un tempo osservativo suciente ed un telescopio dal grande diametro, pianeti nelle galassie vicine. 1.3 L'approssimazione Newtoniana Come già anticipato, lo spazio-tempo si curva in prossimità di una massa e la luce si propaga in esso secondo una linea non retta. Ad esempio, la luce di una stella 1.3. L'approssimazione Newtoniana Figura 1.4: 5 Un'immagine ripresa dalla cartograa Sloan Digital Sky Survey (SDSS). lontana che si trova apparentemente vicino al disco del Sole sarà deviata rispetto alla traiettoria eettivamente percorsa dai fotoni, di modo che la stella ci appaia spostata rispetto alla sua posizione reale di un certo angolo. La prima discussione qualitativa dell'eetto fu eettuata da Newton nel 1704, mentre il primo calcolo della deessione della luce fu pubblicato nel 1804 da Soldner. Il procedimento da seguire è il seguente. M ed un fotone γ , trattato come una particella m M, proveniente dalla sorgente luminosa S e captato dall'osservatore O dopo essere stato deviato da M. L'angolo ϕ è la deviazione angolare del fotone fra la direzione originaria di S e quella, apparente, dell'immagine (vedi la Figura 1.5). Il segmento b, detto parametro d'impatto, è la minima distanza del fotone γ dalla lente M. Si consideri una stella di massa avente massa In generale, la legge di gravitazione universale aerma che GmM F~ = − 2 r̂, r dove r̂ (1.1) è il vettore unitario con origine in Si consideri ora la componente di m, Fx = M che punta il fotone in ( Fx perpendicolare alla direzione iniziale del moto GmM cos α, r2 α come in gura. cosα ' b/r, dunque con Fx = GmM (b2 (1.2) Per piccoli angoli di curvatura ϕ si ha che b . + y 2 )3/2 Per la seconda legge della dinamica vale dvx b = −GM 2 dt (b + y 2 )3/2 b,y ). r ' (b2 + y 2 )1/2 e (1.3) Fx =mdvx /dt, quindi (1.4) 1.3. L'approssimazione Newtoniana Figura 1.5: 6 Deessione Newtoniana di un fotone causata dalla lente M. da cui, integrando su tutto l'intervallo di tempo, si ottiene un valore nale della velocità vx pari a Z +∞ 2GM b GM b dt = 2 2 3/2 (b + y ) c vx = −∞ avendo posto dt ≈ dx/v +∞ Z 0 (b2 2GM dy = , 2 3/2 +y ) bc e tenuto conto che, trattandosi di un fotone, (1.5) vy =c. Si fa presente che tale risultato si sarebbe ottenuto anche senza integrazione, cioè assumendo |F~ | costante. L'angolo di curvatura Newtoniano ϕN per una lente puntiforme è quindi (vedi Figura 1.6) ϕN = 2GM 2GM vx = , = 2 c bv bc2 (1.6) dove si è assunto che la direzione dei vettori di velocità del fotone prima e dopo l'interazione sia parallela, rispettivamente, alla direzione di propagazione iniziale e nale. m: Come si evince dalla forma di se si assume km e b=R, M ' 2 × 1030 ϕ' e con R vx , questo risultato è indipendente dalla massa si considera il raggio del Sole pari a circa 700000 kg, la deessione angolare di un fotone è 2GM rs = ' 0.8700 , 2 Rc R (1.7) 1.4. L'equazione della lente 7 Figura 1.6: dove rs è detto raggio di Schwarschild ∆v = cϕ. e vale proprio 2GM/c2 . Questo risultato, ottenuto con la meccanica Newtoniana, è errato. Einstein, nel 1915, rifece il calcolo utilizzando la sua Teoria della Relatività Generale, ottenendo un valore dell'angolo di deessione [2] pari a ϕE = 2ϕN = 4GM 2rs = 1.7500 , = 2 bc b (1.8) dunque esattamente il doppio dell'angolo previsto ϕN , risultato clamorosamente confermato da Eddington durante l'eclisse solare del 1919. 1.4 L'equazione della lente A partire dal 1919, si cominciarono a studiare gli eetti della deessione della luce sulle immagini di corpi celesti. Come anticipato in precedenza, con la teoria della Relatività Generale, si dimostra che l'angolo di deessione di un fotone che interagisce con il campo gravitazionale a distanza b da un corpo di massa M è dato da α 4 c2 . (b)= GM/(b ) Ma qual è la relazione che lega la posizione angolare della sorgente con la posizione dell'immagine vista dall'osservatore? In riferimento alla Figura 1.7, si consideri un osservatore sorgente S in prossimità di una lente L sulla sfera celeste. d'impatto, che nella gura è rappresentato dal segmento O LP . A causa della deessione della luce provocata dalla lente vede l'immagine I alla retta passante per θS Sia L, che guarda una b il parametro l'osservatore in della sorgente posta ad una distanza angolare O ed L; θ rispetto se il raggio arrivasse all'osservatore senza subire alcuna deessione, l'immagine della sorgente si troverebbe in angolare O rispetto alla stessa congiungente. S, cioè ad una distanza Si indichi ora con α l'angolo di deessione subito dalla traiettoria del fotone a causa del campo gravitazionale della lente. Dalla stessa gura, si osserva che il triangolo IPS è rettangolo, vale quindi h = P S tan α ' P Sα ' DLS α. (1.9) Analogamente per il triangolo IOS h = (θ − θS )OS ' (θ − θS )DS . (1.10) 1.4. L'equazione della lente Figura 1.7: 8 Geometria della deessione di un raggio causata da una lente puntiforme. Ponendo a sistema la (1.9) e la (1.10), si ottiene α = (θ − θS ) DS , DLS (1.11) che è un'equazione, detta equazione di ray-trace, che denisce α dipendentemente dalle variabili geometriche del problema. Osservando che, per piccoli angoli b=DL tanθ'DL θ, possiamo riscrivere la (1.8) come α= 4GM , θDL c2 (1.12) un'equazione che lega quindi l'angolo di deessione all'angolo alla quale si trova l'immagine rispetto al sistema di riferimento utilizzato dall'osservatore. Una sua rappresentazione graca è data dai due rami d'iperbole riportati in Figura 1.8. 1.4.1 Rappresentazione graca dell'equazione di ray-trace α è riportato sull'asse θ rispetto all'asse di riferimento e l'angolo θ è proporzionale al parametro Sempre con riferimento alla Figura 1.8, l'angolo di deessione verticale in funzione della posizione dell'immagine per valori sia positivi che negativi. Poiché d'impatto b, l'asse orizzontale è anche una misura di questo parametro: infatti quando il parametro d'impatto è molto grande, l'angolo di deessione converge a zero. Se d'altra parte l'immagine è molto vicina alla posizione della lente, l'angolo di deessione diventa molto grande. In questa stessa gura, l'equazione di e intercetta con l'asse delle ascisse (α ray-trace è una retta di pendenza DS /DLS = 0) pari a θS . Come si vede, la retta interseca i due rami d'iperbole nei punti (θ1 , α1 ) e (θ2 , α2 ), e questo signica che l'osservatore 1.4. L'equazione della lente 9 Soluzione graca del lensing di una lente puntiforme posta nell'origine degli assi α−θ. Figura 1.8: vedrà sempre due immagini. Queste sono le posizioni che soddisfano sia l'equazione di ray-trace che la relazione sull'angolo di deessione data dall'equazione (1.12). Il graco ci dice che esistono due immagini che, relativamente all'asse osservatore − θ1 lente, si trovano alle posizioni angolari θ1 corrisponde ad una angolo di deessione α2 deessione corrispondente all'immagine in e θ2 . α1 θ2 . In particolare, l'immagine in che è più piccolo dell'angolo di Inoltre, le due immagini si sono formate sull'asse passante per la posizione della sorgente e perpendicolare alla congiungente L − O. Si consideri ora cosa accade quando la posizione della sorgente spetto alla lente. Se la sorgente è dietro la lente, l'angolo θS = 0 θS cambia ri- e si formeranno sempre due immagini diametralmente opposte alla posizione della sorgente. Per la simmetria circolare del problema, l'osservatore vedrà la formazione dell'anello di Einstein, di dimensione angolare θE . Se la sorgente si allontana dalla lente, la retta a sé stessa lungo gli angoli θ ray-trace si sposta parallelamente crescenti. Questa retta intersecherà sempre i due rami d'iperbole in due punti, con la particolarità che una immagine posizione reale della sorgente mentre l'altra, I2 , I1 si avvicina alla si avvicina alla posizione della lente. 1.4.2 L'equazione della lente Per quanto visto in precedenza, le posizioni delle immagini prodotte da un evento di lente gravitazionale possono essere calcolate analiticamente considerando l'equazione (1.11) e ricordando la relazione (1.8). Uguagliando membro a membro, Equazione della lente si ottiene l' DS 4GM = (θ − θS ) . 2 θDL c DLS (1.13) 1.4. L'equazione della lente 10 Essa descrive l'angolo radiale dell'anello di Einstein per una sorgente posta ad una distanza nita Se la sorgente ponendo θ=θE , DS . S fosse posta direttamente dietro la lente 4GM DLS θE = c2 D L D S 1/2 4GM 1 = c2 D D ≡ (DL DS )/DLS , Anello di Einstein. avendo posto detto L, θS =0 e quindi, si ha 1/2 chiamato , (1.14) parametro di distanza. L'angolo θE è Analogamente, si può denire il raggio di Einstein come r RE = θE DL = 4GM DLS DL . c2 DS L'angolo di Einstein θE = dove M sorgente, θE (1.15) può essere scritto nel seguente modo p kM πrel , (1.16) πrel = AU × D è la −1 k = 4G/c2 AU ' mas MJ . è la massa della lente, D come sopra, e parallasse relativa lente - Quantitativamente, θE = 550 mas M 0.3MJ 1/2 πrel 125µas 1/2 , (1.17) che corrisponde ad un raggio sico dell'anello di Einstein alla distanza della lente rE = 2.2AU dove M 0.3MJ 1/2 x = DL /DS . Si osserva che se la sorgente S DS 8kpc 1/2 x(1 − x) 0.25 va all'innito, 1/2 , DS ≈DLS (1.18) e l'equazione della lente si riduce alla già vista (1.8). Tenendo conto della (1.14), l'equazione della lente può essere semplicata nella forma quadratica θ2 − θS θ − θE2 = 0 da cui, risolvendo in θ1,2 = θS ± θ, (1.19) si ottengono le due soluzioni p θS2 + 4θE2 . 2 (1.20) Si possono ottenere quindi le posizioni delle immagini se conosciamo la posizione della sorgente θS e le quantità, prettamente geometriche, incluse in Le posizioni delle immagini per diversi valori di θS θE . ottenuti da (1.20) sono mostrati in Figura 1.9 così come apparirebbero ad un osservatore. 1.4. L'equazione della lente Figura 1.9: Quando 11 Posizioni angolari delle immagini per quattro diversi valori di θS . θS = 0, cioè con la sorgente direttamente dietro la lente puntiforme (1.9a), si forma un anello luminoso detto anello di Einstein, ed in questo caso l'equazione (1.19) ha soluzioni a) θ1,2 = ±θE . (1.21) Non appena la sorgente si sposta lungo il piano sorgente-osservatore-lente (SOL), con 0 < θS θE , b) θ1 ≈ si ottengono le due soluzioni θS + θE ; 2 θ2 ≈ θS − θE . 2 (1.22) Ciò signica che l'osservatore vedrà due immagini, come in Figura 1.9b: una giacente all'interno dell'anello di Einstein, l'altra appena all'esterno di esso. Quando la sorgente S si trova esattamente sull'anello, e quindi θS = θE (Figura 1.9c), le immagini si troveranno ad una distanza angolare dall'osservatore pari a c) √ 1− 5 θ2 = θE ≈ −0.62 θE . 2 √ 1+ 5 θE ≈ 1.62 θE ; θ1 = 2 L'immagine I1 si allontana sempre più dalla lente, mentre narcisi. Si nota che le distanze I1 −S ed I2 (1.23) tende ad avvici- L−I2 rimangono tra loro uguali nel tempo. Infatti si può calcolare facilmente la distanza che intercorre tra una immagine e la lente o la sorgente usando l'equazione (1.20). In particolare, risulta che ∆θI1 ,S p θS2 + 4θE2 − θS = θ1 − θS = 2 per la distanza angolare tra l'immagine p ∆θI2 ,S = θ2 − θS = θ2 − 0 = per la distanza tra l'immagine I2 I1 (1.24) e la sorgente, ed analogamente θS2 + 4θE2 − θS 2 e la sorgente. (1.25) Si osserva quindi che, prese in modulo, le due distanze angolari precedenti sono uguali nel tempo. 1.5. L'amplicazione 12 Gli angoli di curvatura utilizzando l'equazione α1 α2 e ray-trace θS = θE , DLS /DS = possono essere calcolati, quando (1.11) ed assumendo arbitrariamente 0.6: 1 (θ1 − θE ) = 1.03 θE ; 0.6 1 (θ2 − θE ) = −2.70 θE . (1.26) 0.6 Si osserva che l'immagine inferiore subisce una curvatura α2 molto grande, come α1 = α2 = previsto, in quanto il raggio passa molto vicino alla lente. Il caso in Figura 1.9d è dato per θS θE , nello specico θS = 3θE . Le soluzioni dell'equazione (1.19) sono θE2 θ1 ≈ θS 1 + 2 → θS ; θS d) θ2 ≈ −θS θE2 → 0. θS2 (1.27) Si può osservare che una immagine giace molto vicino alla sorgente, ed ha quindi un angolo di deessione molto piccolo, mentre l'altra è prossima alla lente, ed ha θS , l'immagine I1 alla lente L. quindi un angolo molto grande. Al crescere di sorgente S, mentre l'immagine I2 si unirà si sovrapporrà alla 1.5 L'amplicazione Le due immagini di una sorgente puntiforme, in genere, non appaiono equamente illuminate a causa di un fenomeno detto amplif icazione. Se un'immagine è am- plicata, essa sottende un grande angolo solido maggiore rispetto a quello sotteso dalla sorgente in assenza della lente. L'amplicazione M è in generale un parametro unidimensionale che fornisce un'informazione circa la dimensione di un oggetto osservato. Ad esempio se M =1 la dimensione angolare dell'oggetto visto ad occhio nudo rimane invariata, mentre se M =4 l'oggetto risulta ingrandito di quattro volte. Una sorgente che subisce l'eetto lente gravitazionale produce una diversa amplicazione nella direzione radiale Mrad ed in quella azimutale Maz . 1.5.1 Caso di sorgente estesa - Fattore di amplicazione Si consideri come sorgente un segmento angolare di una banda circolare con luminosità superciale costante, come in Figura 1.32. Le due immagini di un punto della sorgente devono trovarsi ognuna sulla retta denita da quel punto e dalla lente, e le distanze dalla lente devono essere ovviamente in accordo con (1.20). Se la dimensione della sorgente ∆θS è più piccola di θS in entrambe le direzioni radiale e azimutale, si può direttamente trovare una espressione analitica per il fattore di amplicazione µ ≈ Maz Mrad per ognuna delle due immagini. L'amplicazione nella direzione azimutale è proporzionale alla distanza dell'immagine dalla lente; dato che l'amplicazione azimutale è unitaria per che θ = θS , si ha Maz = θ/θS . L'amplicazione nella direzione radiale Mrad è il rapporto tra la separazione b0 e a0 e quella dei punti b ed a, e può essere scritta come radiale dei due punti Mrad = ∆θ/∆θS → Mrad = dθ/dθS per elementi innitesimali. 1.5. L'amplicazione Figura 1.10: 13 Geometria dell'amplicazione di una sorgente arcoforme. I punti a − d della sorgente hanno immagini a0 − d0 e a00 − d00 . Le due immagini I1 e I2 sono amplicate nella direzione azimutale e deamplicate in quella radiale. In tal modo il fattore di amplicazione per una sorgente estesa molto piccola, tale che ∆θS θS , può essere scritto come µ ≈ Maz Mrad = θ dθ . θS dθS (1.28) Si consideri ora l'equazione della lente (1.19). Risolvendola per θS θE2 θE2 θS = θ − =θ 1− 2 , θ θ dividendo per Maz θ (1.29) ed invertendo si ottiene θ = = θS −1 θE2 . 1− 2 θ Mrad , Analogamente per (1.30) considerando la derivata di (1.29) rispetto a θ, si ottiene −1 Mrad dθS d = = dθ dθ θE2 θ2 θ− = 1 + E2 θ θ Il fattore di amplicazione µ = Maz Mrad = θ4 1 − E4 θ µ → Mrad = θ2 1 + E2 θ −1 . (1.31) è proprio il prodotto tra (1.30) e (1.31), −1 . Ma come variano le immagini al variare dell'angolo (1.32) θS compreso tra la sorgente e la lente? Si prenda in considerazione la Figura 1.11. Inizialmente la sorgente si trova direttamente dietro la lente, formando l'anello di Einstein (1.11a). In questo caso, il fattore di amplicazione cresce all'innito 1.5. L'amplicazione Figura 1.11: 14 Forme e posizioni (in scuro) delle immagini di una sorgente sferica (in chiaro) prodotte da una lente puntiforme (punto nero) al variare di θS . Il cerchio nero è l'anello di Einstein per una sorgente puntiforme. La scala angolare è arbitraria. Non appena la sorgente si discosta dalla lente, l'anello di Einstein (a) si divide in due archi (c,d) e successivamente in due archi allungati detti caustiche (e,f) con diversa amplicazione. ∆θS θS , poiché, quando un punto della sorgente nell'origine è innitamente piccolo. Non appena la sorgente sferica emerge da dietro la lente, l'immagine θE al di là di µ1 e µ2 I2 mentre verso l'interno dell'anello. I1 si muove I fattori di amplicazione sono inizialmente grandi e vanno decrementandosi all'allontanarsi della θS θE , le soluzioni (1.20) dell'equazione della lente quindi µ1 tende all'unità, mentre l'amplicazione µ2 di I2 sorgente dalla lente. Quando dicono che θ1 θE e decresce no a diventare negativa, il che signica che l'immagine risulta capovolta. Il capitolo successivo sarà dedicato alla descrizione dettagliata di come produrre la Figura 1.11 per una sorgente estesa di luminosità uniforme, che si muove di moto relativo rispetto alla lente. 1.5.2 Il fattore di amplicazione totale Si consideri ora il caso in cui le due immagini non siano separate. L'osservatore vede le due immagini I1 e I2 , una amplicata e l'altra deamplicata. amplicazione totale delle due immagini. In questo caso, è utile studiare l' µ1 e µ2 (1.32) in θ1,2 di (1.20). Per θS e θ utilizzando A questo scopo, si esprimono inizialmente le amplicazioni termini di θS e θE invece di θ e θE sostituendo le soluzioni semplicare il calcolo, si può riscrivere (1.32) in termini di l'equazione della lente (1.19) e denendo u ≡ θS /θE , distanza angolare in unità di angoli di Einstein. Si ottiene inne µ1,2 = u2S + 2 1 p ± , 2 2uS u2S + 4 (1.33) 1.5. L'amplicazione dove alla soluzione 15 θ1 è associato il segno + ed a θ2 il segno −. La somma dei valori assoluti delle (1.33) restituisce l'amplicazione totale µtot u2S + 2 = |µ1 | + |µ2 | = p 2 . uS uS + 4 Si nota che µtot ' 1.34 quando uS = 1, µtot (1.34) cioè proprio quando la sorgente inizia ad entrare all'interno dell'anello di Einstein. Usualmente, si dice che l'eetto lente ha inizio quando l'amplicazione totale è proprio pari a Il fattore 1). (uS µtot 1.34. assume grandi valori quando la sorgente si trova vicino alla lente Quando invece la sorgente è lontana dalla lente (uS cazione totale si avvicina all'unità e vale 1 1), l'ampli- proprio quando l'eetto lensing è nullo. In particolare, si osserva che per µtot ' e per uS 1, si ha 1 , uS (1.35) uS 1 µtot ' 1 + 2 , u4S (1.36) di modo che per grandi separazioni angolari la stella lente produce una variazione di magnitudine della stella sorgente pari a ∆m = − 5 . ln 10u4S (1.37) Si osserva inne che uS = dove dS θS θS DL dS = = , θE θE DL RE è una distanza misurata sul piano della lente. Il parametro (1.38) uS è quindi una distanza angolare in unità di angoli di Einstein o equivalentemente una distanza in unità di raggi di Einstein (1.15). Segue che l'equazione della lente (1.19), se si moltiplica primo e secondo membro 2 per DL , diventa (θDL )2 − θS DL θDL − θE2 DL2 = 0, (1.39) 2 = 0. d2 − dS d − RE (1.40) cioè Se le distanze sono date in unità di raggi di Einstein, l'equazione precedente 2 diventa, dividendo primo e secondo membro per RE 2 d2 dS d RE − − = 0, 2 2 RE RE RE RE (1.41) 1.5. L'amplicazione Figura 1.12: 16 Posizioni u1 e u2 delle immagini I1 e I2 sul piano della lente. da cui, ricordando (1.38), u2 − uS u − 1 = 0, dove uS (1.42) è la distanza che separa la sorgente S dalla lente L, nel piano della lente, in unità di raggi di Einstein. Risolvere l'equazione (1.42) signica trovare le posizioni delle immagini u1 e u2 in unità di raggi di Einstein nel sistema di riferimento utilizzato (vedi Figura 1.12). Capitolo 2 Simulazione di un evento di lente gravitazionale In questo capitolo si descriverà brevemente qual è la geometria alla base di un evento di lente gravitazionale nell'approssimazione di sorgente puntiforme o estesa ed uniformemente illuminata. Si mostrerà come il contorno della sorgente corrisponde a due immagini tramite l'equazione della lente. Inoltre, si vedrà come si spostano le immagini a causa dell'eetto lente gravitazionale, fenomeno detto microlensing astrometrico, anche attraverso delle simulazioni di eventi di lensing con diversi parametri iniziali. 2.1 La geometria di un evento Si riguardi ora il sistema osservatore - lente - sorgente, rappresentato da un'altra angolazione nella Figura 1.12. Figura 2.1: Sistema lente - sorgente in un piano arbitrario xy . 17 2.1. La geometria di un evento 18 Si consideri un sistema di riferimento di unità siche xy nel piano della lente L e centrato in essa, così come è visto dall'osservatore normale a questo piano e posto lungo l'asse z. ~v una velocità La sorgente puntiforme S, proiettata in questo piano, si sposta con di moto rettilineo uniforme lungo una retta parallela all'asse delle ascisse nella direzione delle x crescenti, posta ad una distanza ssa y0 . Le coordinate della sorgente sono ( x = v(t − t0 ) S≡ y = y0 dove t0 , (2.1) è un tempo iniziale arbitrario. Se si divide primo e secondo membro di ogni coordinata per il raggio di Einstein RE (1.15), si ottengono le coordinate della sorgente ( ε0 ≡ S≡ η0 ≡ x RE y RE = = v (t − t0 ) RE y0 = u0 RE = in un nuovo sistema di riferimento t−t0 TE εη , (2.2) riportato in Figura 2.2. Il rapporto tra il raggio di Einstein e la velocità nalmente un tempo, detto S tempo di Einstein TE 1 . |~v | della sorgente è dimensio- Si osserva che le nuove coordinate sono adimensionali, ed in particolare espresse in unità di raggi di Einstein RE . Figura 2.2: Sistema lente - sorgente nel piano εη . Così come nella Figura 1.7 la distanza angolare tra la sorgente e la lente era indicata con θS , ora la distanza tra i due oggetti è rapportata al raggio di Einstein ed è indicata con 1 Il uS . tempo di Einstein può essere anche denito come il rapporto tra il raggio di Einstein RE e la velocità orizzontale della lente v⊥ , TE = RE /v⊥ . 2.1. La geometria di un evento 19 Osservando la Figura 2.2 e tenendo conto delle coordinate (2.2), si può scrivere che u2S = ε20 + η02 = (t − to )2 + u20 , TE2 (2.3) cioè la distanza della sorgente nel sistema di riferimento considerato cambia nel tempo, uS = uS (t). Come visto, l'equazione (1.33) fornisce l'amplicazione di ogni singola immagine. Ma è appena stato dimostrato che la distanza lente - sorgente è una funzione del tempo, dunque anche l'amplicazione dipenderà dal tempo. In particolare µ± (t) = 1 uS (t)2 + 2 p ± , 2 2uS (t) uS (t)2 + 4 (2.4) da cui l'amplicazione totale è µtot (t) = |µ+ (t)| + |µ− (t)| = uS (t)2 + 2 p . uS (t) uS (t)2 + 4 (2.5) uS → ∞, µ+ → 1 e µ− → 0. Inoltre, per uS 1 l'amplicazione 1/uS mentre per uS 1 l'amplicazione è circa µ(uS ) ' 1 + 2u−4 S , Si nota che per totale va come cioè essa diminuisce rapidamente per separazioni lente - sorgente grandi. Mettendosi nel caso di moto rettilineo uniforme, il moto relativo lente - sorgente è dato dall'equazione " uS (t) = u20 + t − t0 TE 2 #1/2 . (2.6) Essa descrive un evento di microlensing simmetrico con una forma caratteristica, detta curva di Paczy«ski, rappresentato nella Figura 2.3. I tempi tipici per eventi di microlensing osservati verso il Centro Galattico sono dell'ordine del mese, TE = 19d M 0.3MJ 1/2 πrel 125µas 1/2 v⊥ 10.5 mas/yr −1 , (2.7) d sta per giorni, M è la massa della lente, MJ è la massa del Sole e πrel = AU × D (con D come denito in (1.14)) è la parallasse relativa lente - sorgente. dove Se la lente è accompagnata da un pianeta e questo è localizzato vicino alle traiettorie di una o di entrambe le immagini, il compagno planetario può creare una perturbazione sull'evento di microlensing primario [10, 8]. 2.1.1 Sorgente estesa uniformemente illuminata Finora si è trattata la sorgente come puntiforme, ma nella realtà le stelle sono estese e le curve di amplicazione in Figura 2.3 sono soggette a modicazioni più o meno evidenti quando si tiene conto del fatto che la sorgente è nita. 2.1. La geometria di un evento Figura 2.3: 20 Amplicazione in funzione del tempo di dieci diverse traiettorie (curve di luce ) con parametri d'impatto u0 = 0.01, 0.1, 0.2, 0.3, 0.4, 0.5, 0.6, 0.7, 0.8, 0.9, 1.0. Il tempo è legato al tempo t0 di massimo ingrandimento (uS = u0 ) ed al tempo di Einstein TE impiegato per attraversare l'anello di Einstein. Figura 2.4: sorgente discoidale S che si muove nel piano centrato in L con una velocità v . Si consideri il sistema lente - sorgente discoidale nel piano εη rappresentato in Figura 2.4. Ricordando la (2.2), la sorgente S mentre il punto P, generico punto appartenente al bordo di P (ε, η). Sia ρ S = S(ε0 (t), η0 (t)) S , ha coordinate P = ha coordinate al centro il raggio proiettato della sorgente sul piano della lente. 2.1. La geometria di un evento 21 Dato il sistema descritto, il punto ( η(t) = u0 (t) + ρ sin ϕ P ≡ ε(t) = ε0 (t) + ρ cos ϕ al variare dell'angolo P ha coordinate , (2.8) ϕ ∈ [0, 2π]. Come già detto nel Capitolo 1, dall'equazione della lente (1.42) si possono trovare le posizioni u1 e u2 in unità di raggi di Einstein delle immagini del punto P, questa volta però dipendenti dal tempo, u(t)1,2 = uS (t) ± p uS (t)2 + 4 . 2 Nella Figura siano ad esempio Ricordando la (2.3) e detta uS I1 (2.9) e I2 . la distanza tra il centro della sorgente discoidale e la lente, essa varierà nel tempo in questo modo uS (t)2 = ε0 (t)2 + η0 (t)2 = (t − t0 )2 + u20 . (TE )2 Quindi, per ogni distanza lente - sorgente immagini dell'intera sorgente una sopra ad S e l'altra sotto S sulla L. (2.10) uS (t) considerata, si otterranno due retta congiungente la lente con la sorgente, uP P L, Per questo particolare sistema lente - sorgente considerato, la distanza il generico punto P appartenente al bordo di S e la lente L è il segmento tra che può essere ricavata usando la formula della distanza tra due punti del piano, P L = uP = = p p η 2 (t) + ε2 (t) = (u0 (t) + ρ sin ϕ)2 + (ε0 (t) + ρ cos ϕ)2 = p u2S (t) + ρ2 + 2ρ(u0 (t) sin ϕ + ε0 (t) cos ϕ). (2.11) Dunque, come ci si poteva aspettare, la distanza della posizione lente - sorgente del punto P uS , uP = uP (t) quindi del tempo, e dell'angolo è una funzione ϕ di rotazione sul bordo della sorgente. 2.1.2 Approssimazione dell'amplicazione per una sorgente nita Se per il sistema rappresentato in Figura 2.4 è noto in qualche modo il fattore di amplicazione µ(ε, η) punto per punto, il modo più generale per determinare µf inite di una sorgente estesa S consiste nel calcolare il rapporto fra Asource della sorgente, dell'amplicazione puntuale pesata con la funzione S della luminosità superciale della stella e il usso totale R F = Asource S dA della sorgente R Z 1 Asource µS dA = µS dA. (2.12) µf inite (ρ; ε0 , η0 ) = R F Asource Asource S dA l'amplicazione l'integrale, esteso alla supercie 2.1. La geometria di un evento 22 L'equazione (2.12) permette dunque di calcolare, in modo rigoroso, l'amplicazione per una sorgente nita. Poiché, per come è stata denita nel paragrafo 1.5.2, l'amplicazione totale è la somma delle amplicazioni delle singole immagini, in modo analogo si può utilizzare l'equazione (2.12) per trovare il valore preciso della 2 magnicazione per ognuna delle due immagini ottenute . p 2 u2S + 4)) è stato trovato che Con l'equazione (1.33) µ(uS ) = (uS + 2)/(uS l'amplicazione di una sorgente da parte di una lente singola puntiforme dipende solo dalla distanza proiettata uS fra la sorgente e la lente, in unità di raggi di Einstein. Supponendo che la sorgente estesa abbia luminosità uniforme, si ha che l'amplicazione (2.12) in coordinate polari centrate nella lente è 2 µf inite (ρ; uS ) = 2 πρ Z π Z uS,2 (θ) dθ 0 uS,1 (θ) 2 µ(ũS )ũS dũS = 2 πρ Z π Z uS,2 (θ) dθ 0 uS,1 (θ) ũ2 + 2 pS dũS , ũ2S + 4 (2.13) dove la distanza tra il centro della sorgente nita e la lente nel piano della sorgente uS è ricavata da (2.10). Figura 2.5: Geometria di un sistema composto da lente singola puntiforme, nella posizione L, e una sorgente estesa, con centro in S e raggio proiettato ρ; uS è la loro distanza fra i punti L ed S . A sinistra: la lente è all'esterno della sorgente (u > ρ), uS,1 è la distanza fra L e la prima intersezione con il bordo della sorgente nella direzione radiale, uS,2 è la distanza fra L e la seconda intersezione. A destra: la lente è all'interno del raggio della sorgente (uS < ρ), uS,2 è la distanza fra L e l'intersezione della direzione radiale con il bordo della stella. Con riferimento alla Figura 2.5, gli estremi di integrazione sono deniti da 2 In uS ≤ ρ, 0, p 2 2 2 uS,1 (θ) = uS cos θ − ρ − uS sin θ, uS > ρ ∧ θ ≤ arcsin(ρ/uS ), 0, uS > ρ ∧ θ > arcsin(ρ/uS ), (2.14) p 2 2 2 uS cos θ + pρ − uS sin θ, uS ≤ ρ, uS,2 (θ) = uS cos θ + ρ2 − u2S sin2 θ, uS > ρ ∧ θ ≤ arcsin(ρ/uS ), 0, uS > ρ ∧ θ > arcsin(ρ/uS ). (2.15) particolare si trova che l'integrale doppio in (2.13), ricordando la (1.33), è somma di due integrali, uno dei quali in comune per le due immagini. 2.1. La geometria di un evento 23 Nell'equazione (2.13), l'integrale rispetto alla coordinata radiale ũS può essere calcolato analiticamente e si ottiene 1 µf inite (ρ; uS ) = 2 πρ π Z q q 2 2 uS,2 (θ) uS,2 (θ) + 4 − uS,1 (θ) uS,1 (θ) + 4 dθ. (2.16) 0 Questo è un integrale che può essere approssimato numericamente utilizzando il metodo di Cavalieri - Simpson composito µf in (ρ; uS ) ≈ 1 π πρ2 2n √ (uS +ρ) 3 (per approfondire, si veda [3]). √ (uS +ρ)2 +4−(uS −ρ) 3 (uS −ρ)2 +4 + uS ≤ ρ, + 32 n−1 P 2kπ f 2n k=1 + 4 3 n P f k=1 (2k−1)π 2n , √ √ (uS +ρ) (uS +ρ)2 +4−(uS −ρ) (uS −ρ)2 +4 arcsin(ρ/uS ) 1 + πρ2 n 3 ! n/2−1 n/2 P P 2 S) S) f 2k arcsin(ρ/u + 43 f (2k−1) arcsin(ρ/u , +3 n n k=1 uS > ρ, k=1 (2.18) dove n è il numero, pari, di sottointervalli in cui si suddivide il dominio di integra- q q f = uS,2 (θ) u2S,2 (θ) + 4 − uS,1 (θ) u2S,1 (θ) + 4. zione e Tuttavia le stelle non sono uniformemente illuminate ma, più realisticamente, hanno una luminosità che tende a diminuire verso il bordo. noto con il nome di oscuramento al bordo, o limb darkening Questo fenomeno è in inglese. Nel modello più semplice di limb darkening, la luminosità di una sorgente di raggio ρ diminuisce con la distanza 3 S(w) = 1 − Γ 1 − 2 dove Γ s 1− uS dal centro secondo la legge [11] u2S F , ρ2 πρ2 (2.19) è il coeciente di limb darkening, che dipende dalla lunghezza d'onda osservata, dal tipo spettrale della sorgente, dalla sua gravità superciale e dalla 4 metallicità . 3 Siano xk per k = 1, ..., m + 1 i punti della suddivisione dell'intervallo di integrazione [a, b] in m sottointervalli di uguale ampiezza H = (b − a)/m. La formula di Cavalieri - Simpson composita si ottiene approssimando la funzione integranda f in ogni sottointervallo k = 1, ..., m con il polinomio di grado 2 che interpola f nei nodi xk e xk+1 , estremi dell'intervallo k-esimo e nel punto medio di tale intervallo xk+1 − H/2 " # m m+1 X X H f (x1 ) + f (xm+1 ) + 2 f (xk ) + 4 (f (xk ) − H/2) , f (x)dx ≈ 6 a k=2 k=2 q q con f = uS,2 (θ) u2S,2 (θ) + 4 − uS,1 (θ) u2S,1 (θ) + 4 in questo caso. Z 4 La b (2.17) metallicità di un oggetto è una quantità adimensionale che indica la percentuale di materia in una stella di elementi diversi da idrogeno ed elio. 2.2. Astrometria del microlensing 24 2.2 Astrometria del microlensing L'astrometria è la più antica branca dell'astronomia che si occupa delle misurazioni, delle posizioni, delle distanze e dei movimenti delle stelle e di altri corpi celesti. Quando si ha un evento di microlensing, l'osservatore vedrà le immagini I1 e I2 , di conseguenza, come dimostrato da Walker nel 1995 [16], l'immagine osservata avrà un centroide (baricentro) che è la media pesata delle due immagini, con pesi proprio le amplicazioni µ1 e µ2 . In particolare, si ha p 2 2+u 1 1 2 S θ1 = 2 uS + uS + 4 , µ1 = 2 1 + u √u2 +4 S S , (2.20) p 2 2+u 1 1 2 S √ θ2 = 2 uS − uS + 4 , µ2 = 2 1 − 2 uS dove si ricorda che il termine µ2 uS +4 è sempre negativo. Seguendo la denizione data da Walker, la posizione del baricentro delle immagini è θ̄ = θ1 |µ1 | + θ2 |µ2 | , |µ1 | + |µ2 | (2.21) da cui, sostituendo le (2.20), si ottiene θ̄ = uS (3 + u2S ) . 2 + u2S (2.22) La posizione del centroide, relativamente alla sorgente, è la grandezza misurata sperimentalmente. Essa è data dalla quantità ∆θ = θ̄ − uS = uS . 2 + u2S (2.23) Il caso della sorgente estesa è più complesso, e si può calcolare risolvendo gli integrali dΩ(3 + u2S )(4 + u2S )−1/2 , 2 2 −1/2 dΩu−1 S (2 + uS )(4 + uS ) R θ̄ = R dove dΩ (2.24) è l'angolo solido sotteso dalla sorgente [16]. Per una sorgente circolare uniformemente illuminata di raggio angolare ρ uS , si ha θ(ρ) ' θ(0) 1 + con θ(0) ρ2 (u6S + 9u4S − 6u2S − 24) , 8u2S (2 + u2S )(3 + u2S )(4 + u2S ) (2.25) preso da (2.23). L'equazione (2.23) può essere rivista come un vettore che ha la stessa direzione del vettore −→ ∆θ = − u→ S, ovvero − u→ S . 2 + |− u→|2 S (2.26) 2.2. Astrometria del microlensing −→ ∆θ Si noti che il vettore 25 giace sempre sulla congiungente lente - sorgente, di- retto verso la sorgente, ed indica la posizione vettoriale del centroide rispetto alla sorgente. Dato che il vettore − u→ S ha componenti date dalla (2.2), si possono facilmente scrivere le coordinate della posizione del centroide in funzione del tempo tempo di Einstein ∆θε = ∆θη = t e del TE t−t0 TE 2+u2S u0 2+u2S , (2.27) di modo che il modulo dello spostamento del centroide è −→ |− u→ S| |∆θ| = = 2 + |− u→|2 S −→ ∆θ q (t−t0 )2 2 TE 2+ + u20 (t−t0 )2 2 TE In un sistema di riferimento + u20 εη , . l'angolo (2.28) β compreso tra l'asse ε ed il vettore è, al solito, tan β = ∆θε . ∆θη (2.29) √ ∆θmax = 42 √ per uS 2, Si noti che lo spostamento del centroide assume il valore massimo √ uS = 2. ∆θmax ' 1/uS . Inoltre per per √ uS 2, ∆θmax ' uS /2, mentre Per confronto, l'amplicazione del microlensing va come 1/u4S per grandi valori del parametro d'impatto, e quindi il microlensing astrometrico ha una sezione d'urto più grande rispetto a quello fotometrico. Si considerino ora le componenti (2.27) del vettore −→ ∆θ. Come si può vedere dalla Figura 2.6, la proiezione del vettore ε uS ha un andamento lineare per e mento di un massimo, dopodiché al −→ ∆θ lungo l'asse (t − t0 )/TE vicini allo zero no al raggiungicrescere di (t − t0 )/TE assume un andamento iperbolico. La funzione ∆θη , rappresenta in Figura 2.7, va come l'inverso di (t − t0 )2 /TE2 al variare della posizione della sorgente rispetto alla lente. Ha un massimo quando la sorgente si trova a distanza u0 dalla lente, cioè in corrispondenza del minimo valore del parametro d'impatto. Il modulo dello spostamento del centroide in funzione di in Figura 2.8. Si può notare che per valori di √ |uS | < 2 (t − t0 )/TE è gracato la funzione presenta due picchi simmetrici rispetto alla distanza di minimo approccio (al contrario di quanto avviene per il microlensing fotometrico). Per |uS | > √ 2 la curva presenta un solo picco. Nel piano εη la traiettoria del centroide è una ellisse [16] con eccentricità di- pendente dal parametro d'impatto minimo (si veda la Figura 2.9). In particolare si nota che per u0 → 0 l'ellisse converge ad un segmento di lunghezza √ 1/ 2. Al contrario, al crescere del parametro d'impatto, l'ellisse diviene un cerchio di raggio 1/(2u0 ). 2.2. Astrometria del microlensing Figura 2.6: 26 Andamento dello spostamento parallelo all'asse ε del centroide rispetto alla posizione della sorgente (proporzionale a (t − t0 )/TE ) per dierenti valori del parametro d'impatto u0 . Inne, nella Figura 2.10 è riportato il graco dell'angolo ε β compreso tra l'asse (t − t0 )/TE . t → +∞. e la direzione del vettore spostamento del centroide in funzione di Come ci si aspetta, L'angolo β tende a π per t → −∞ e a 0 per Poiché l'angolo di Einstein lo si può riscrivere come θE = 2 quando M 0.5MJ DS DL , 1/2 DL kpc −1/2 mas (2.30) 1kpc di distanza θE ' 3 mas. Segue quindi che il massimo dello spostamento dell'ordine di 1 mas. Seppur questo spostamento possa sembrare per una lente di una massa solare posta ad dall'osservatore, si ha del centroide è piccolo, la strumentazione attuale permette già di eettuare una misura. Infatti, il satellite Gaia ha una precisione astrometrica dell'ordine di stella di magnitudine 10 − 20, 30 − 1000 µas per una e questo permetterebbe di misurare il microlensing astrometrico di molte stelle [1] (si veda anche in seguito). 2.2. Astrometria del microlensing Figura 2.7: Figura 2.8: 27 Andamento dello spostamento parallelo all'asse ε del centroide rispetto alla posizione della sorgente (proporzionale a (t − t0 )/TE ) per dierenti valori del parametro d'impatto u0 . Andamento del modulo del vettore spostamento del centroide rispetto alla posizione della sorgente (proporzionale a (t − t0 )/TE ) per dierenti valori del parametro d'impatto u0 . 2.2. Astrometria del microlensing Figura 2.9: 28 Rapporto tra le componenti parallela e perpendicolare dello spostamento del centroide al variare del parametro d'impatto. Figura 2.10: Andamento dell'angolo compreso tra l'asse verticale e la direzione del vettore spostamento del centroide rispetto alla posizione della sorgente nel tempo. 2.3. Simulazioni numeriche 29 2.3 Simulazioni numeriche Sono stati utilizzati due script per simulare il moto di una sorgente in prossimità di una lente puntiforme. Il primo, scritto in linguaggio F ortran, ha permesso di calcolare la curva di luce della sorgente puntiforme, in particolare: per un tempo t ssato ha calcolato le coordinate di ogni punto appartenente al bordo della sorgente, in riferimento a (2.8); successivamente ha potuto ricavare la distanza lente - Punto secondo l'equazione (2.11), in modo da poter calcolare la posizione delle due immagini utilizzando le soluzioni dell'equazione della lente (2.9). Ripetendo ricorsivamente questo procedimento per ogni istante di tempo t, ha potuto restituire dei le di testo contenenti ognuno, ad un tempo t, la posizione della sorgente, i valori dell'angolo ϕ e le posizioni delle due immagini. Il secondo script, scritto in linguaggio IDL, ha permesso la conversione di ogni le di testo precedentemente ottenuto in un le immagine. Tutte le immagini ottenute sono state messe in sequenza a formare un video. Modicando i valori del parametro d'impatto u0 e del raggio della sorgente ρ, sono stati simulati diversi eventi di lente gravitazionale, come si può vedere dalle Figure 2.11, 2.12, 2.13 e 2.14, ciascuna ottenuta a diversi istanti di tempo. Nel CD allegato sono dati i lmati completi alle 3 simulazioni prodotte. 2.3. Simulazioni numeriche Figura 2.11: 30 Caso di sorgente puntiforme, quindi u0 = 0.8 arbitrario e ρ = 0.0001, molto piccolo. 2.3. Simulazioni numeriche Figura 2.12: 31 Caso in cui u0 = ρ = 0.5 raggi di Einstein, quindi il bordo della sorgente tocca in ogni istante l'asse ε.. 2.3. Simulazioni numeriche Figura 2.13: 32 Caso in cui u0 = 0.8 e ρ = 1 raggi di Einstein, quindi la sorgente è stata ingrandita. Per t = 0 le due immagini si sovrappongono alla sorgente, assumendo una forma ovoidale. 2.3. Simulazioni numeriche Figura 2.14: 33 Caso in cui il parametro d'impatto minimo u0 = 0, dunque la sorgente si sposta lungo l'asse ε. Quando t = 0 le due immagini si sovrappongono alla sorgente, posta nell'origine degli assi. Capitolo 3 Codice del programma Di seguito è riportato il codice sorgente del programma scritto per calcolare le immagini prodotte da una sorgente estesa di raggio variabile sotto l'eetto di una lente puntiforme. Il linguaggio usato è il FORTRAN 77. Codice 3.1: Programma per il calcolo delle immagini di una sorgente sotto l'eetto di una lente puntiforme. ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! NAME: source_contour . f o r ! ! PURPOSE : ! ! Il programma 1) Curva calcola : ! ! di ! istante ! nel luce di file della tempo t. sorgente puntiforme al la di immagazzinata curva luce e' generico point_like_source_lc . txt . ! ! 2) Contorno delle ! Per generico ! contenente ! associate ! il ! campionato l ' intervallo di ! ad NstepLC =100 , allora ! per ! immagini ogni le al ogni x1 j dove ! numero ! della ! Il ! NstepCon . j t) che ( primaria ! x2 y2 indica y1 un di passi ciascun istante NstepLC tempo ! a coordinate contorno parametro esempio immagini e di x e della tempo y in tempo ci secondaria ) utilizzati si tempo scrive immagini quanti −NTE∗ Te conterranno che t delle di un 1 t . file e 2 sorgente . controlla intero istante saranno le nel viene e NTE∗ t e . 100 file coordinate Se ( uno delle formato incrementa per passi da campionare 0 il sino al contorno sorgente . contorno e' campionato tramite il parametro ! ! 3) I parametri caratteristici 34 d e l l ' evento sono scritti sul 35 ! file event_parameters . t x t . ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! Implicit real ∗ 8 ( a−h , o−z ) Parameter ( NstepLC =100) Parameter ( NstepCon =100) Parameter (NTE=1) real ∗ 8 t i m e _ a r r ( NstepLC ) , a m p l i _ a r r ( NstepLC ) real ∗ 8 x_image_pos ( NstepCon ) , y_image_pos ( NstepCon ) character ∗ 3 0 f i l e n a m e , j s t e p , external l t r i m external l f i n d f i r s t n o t b l a n c k ! rootfile Costanti acos ( −1 d0 ) Pi = ! Grandezze caratteristiche ! gravitazionale . di un t0 = 0 . 0 d0 ! tempo generico te = 2.50 ! tempo di u0 = 0.8 ! parametro ! raggi rho = 0 . 5 ! ! di t m i n= − di di lente d e l l ' evento Einstein di raggio evento in in giorni . giorni . impatto in unita ' di Einstein . della stella in unita ' d e l l ' evento in un di raggi Einstein . NTE∗ Te tmax= + NTE∗ Te ! Si scrivono i parametri open ( 6 3 , f i l e = ' e v e n t _ p a r a m e t e r s . t x t ' ) write ( 6 3 , ∗ ) t 0 , t e , u0 , r h o , tmin , tmax close ( unit =63) ! Radice ! delle del nome del file che contiene le file . coordinate immagini . r o o t f i l e =" c o n t o r n o _ " len_trim ( r o o t f i l e ) l1 = ! Curva di ! istante ! Contorno luce di della tempo delle sorgente puntiforme al generico t. immagini a ciascun istante di tempo open ( 6 3 , f i l e = ' p o i n t _ l i k e _ s o u r c e _ l c . t x t ' ) do i = 0 , NstepLC −1 ! TEMPO t = t m i n +(tmax−t m i n ) / ( d f l o a t ( NstepLC ) − 1 . ) & ∗dfloat ( i ) t. 36 ! AMPLIFICAZIONE DELLA SORGENTE PUNTIFORME call ! a m p l i f i c a t i o n ( t , t 0 , t e , u0 , ampli ) SCRIVO SU FILE write ( 6 3 , ∗ ) ( t −t 0 ) / t e , ampli ! COSTRUZIONE DELLE IMMAGINI ASSOCIATE AL CONTORNO ! DELLA SORGENTE QUANDO QUESTA S I TROVA A DISTANZA ! u ( t )AL TEMPO t ! S I APRE UN FILE CON UN NOME write ! conto l2 = ( jstep , ' ( I3 ) ' ) la lunghezza i della len_trim ( j s t e p ) ! verifico ! blanck la della SEQUENZIALE posizione stringa stringa jstep . dell ' ultimo carattere jstep . n= l f i n d f i r s t n o t b l a n c k ( j s t e p , l 2 , i p o s ) f i l e n a m e= r o o t f i l e ( 1 : l 1 ) / / j s t e p ( i p o s +1: l 2 ) / / " . t x t " open ( 6 5 , f i l e =f i l e n a m e , status= ' new ' ) !−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−− ! CONTORNO DELLE IMMAGINI AL TEMPO T p h i m i n=0 phimax =2. d0 ∗ P i do ! j = 0 , NstepCon −1 PHI SUL CONTORNO p h i = p h i m i n +(phimax−p h i m i n ) / ( d f l o a t ( NstepCon ) & & & & call call −1.)∗ d f l o a t ( j ) r i m a g e _ p o s ( t , t 0 , t e , u0 , r h o , phi , eps1 , eta1 , eps2 , e t a 2 ) s o u r c e _ c o o r d i n a t e s ( t , t 0 , t e , u0 , epsilons , etas ) write ( 6 5 , 1 0 0 0 ) j , t , epsilons , e t a s , phi , eps1 , eta1 , eps2 , e t a 2 enddo 1000 format ( i 3 , 1 x , 1 F13 . 9 , 1 x , 1 F13 . 9 , 1 x , 1 F13 . 9 , 1 1 x , 1 F13 . 9 , 1 x , 1 F13 . 9 , 1 x , 1 F13 . 9 , 1 x , 1 F13 . 9 , 1 x , 1 F13 . 9 ) close ( unit =65) !−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−−− enddo close ( unit =63) 37 end ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! Subroutines ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! subroutine & s o u r c e _ c o o r d i n a t e s ( t , t 0 , t e , u0 , epsilons , etas ) Implicit real ∗ 8 ( a−h , o−z ) e p s i l o n s= ( t −t 0 ) / t e etas end = u0 subroutine r i m p a c t _ p a r a m e t e r ( t , t 0 , t e , u0 , u s ) Implicit real ∗ 8 ( a−h , o−z ) c a l l s o u r c e _ c o o r d i n a t e s ( t , t 0 , t e , u0 , e p s i l o n s u s=sqrt ( e p s i l o n s ∗∗2+ e t a s ∗∗ 2 ) end , etas ) subroutine a m p l i f i c a t i o n ( t , t 0 , t e , u0 , a m p l i ) Implicit real ∗ 8 ( a−h , o−z ) c a l l r i m p a c t _ p a r a m e t e r ( t , t 0 , t e , u0 , u ) i f ( u . ne . 0 . 0 d0 ) then a m p l i= ( u ∗∗ 2 + 2 . d0 ) / ( sqrt ( u ∗∗ 2 ∗ ( u ∗∗ 2 + 4 . 0 d0 ) ) ) else a m p l i= 1 . d3 endif end subroutine & s o u r c e _ p _ c o o r d i n a t e s ( t , t 0 , t e , u0 , r h o , epsilonp , etap ) Implicit real ∗ 8 ( a−h , o−z ) c a l l s o u r c e _ c o o r d i n a t e s ( t , t 0 , t e , u0 , e p s i l o n p= e p s i l o n s+r h o ∗ cos ( p h i ) etap = e t a s+r h o ∗ sin ( p h i ) end subroutine & ! r i m a g e _ p o s ( t , t 0 , t e , u0 , r h o , epsilons , etas ) phi , eps1 , eta1 , eps2 , e t a 2 ) Implicit real ∗ 8 ( a−h , o−z ) Costanti . Pi = ! phi , acos ( −1 d0 ) Coordinate call del punto considerato sul contorno . s o u r c e _ p _ c o o r d i n a t e s ( t , t 0 , t e , u0 , r h o , phi , 38 & epsilonp , etap ) atan2 ( e t a p , e p s i l o n p ) b e t a= ! distanza dalla lente . sqrt ( e p s i l o n p ∗∗2+ e t a p ∗∗ 2 ) up= ! Si ! sorgente risolve ! u_p l ' equazione posizionata dalla della nel lente punto puntiforme generico P a per una distanza lente . sqrt ( up ∗∗ 2 + 4 . 0 d0 ) ) / 2 . 0 u2=(up−sqrt ( up ∗∗ 2 + 4 . 0 d0 ) ) / 2 . 0 u1=(up+ ! Coordinate e p s 1= e t a 1= e p s 2= e t a 2= delle immagini . abs ( u1 ) ∗ cos ( b e t a ) abs ( u1 ) ∗ sin ( b e t a ) abs ( u2 ) ∗ cos ( P i+b e t a ) abs ( u2 ) ∗ sin ( P i+b e t a ) end ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! Functions ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 10 20 integer function l t r i m ( s t r i n g , l e n g t h ) character ∗ ( ∗ ) s t r i n g do 1 0 , i = l e n g t h , 1 , − 1 i f ( s t r i n g ( i : i ) . ne . ' ' ) go to 20 continue continue ltrim = return end i integer function & l f i n d f i r s t n o t b l a n c k ( string , length , ipos ) character ∗ ( ∗ ) s t r i n g integer l e n g t h , i p o s i p o s =0 do i = 1, length i f ( s t r i n g ( i : i ) . eq . ' enddo return end ') i p o s=i p o s +1 ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! Conclusione In questo lavoro triennale di tesi è stato studiato l'eetto di microlensing gravitazionale nell'approssimazione di lente singola e di una sorgente puntiforme od estesa. In particolare, è stato visto come al variare della posizione relativa sorgente lente si formino due immagini puntiformi, che per una sorgente estesa diventano degli archi. La somma delle amplicazioni delle immagini dà l'amplicazione totale del microlensing. fotometrico. Questo eetto è noto col nome di microlensing gravitazionale Se però si riesce a determinare la posizione delle immagini rispetto alla sorgente con uno strumento con una risoluzione molto buona, come nel caso del satellite Gaia, allora si può fare quello che si chiama microlensing astrometrico, ossia vede- re come le immagini si muovono nel piano della lente a causa dell'eetto di lente gravitazionale. Dalla misura dei due eetti combinati, è possibile ottenere informazioni sui parametri dell'evento di lente gravitazionale che solitamente sono degeneri (ossia non possono essere determinati univocamente da una procedura di best t). Un possibile prosieguo di questo lavoro di tesi consiste nella determinazione di quali sono i parametri caratteristici del microlensing astrometrico anché questo eetto possa essere visto usando il satellite Gaia. Infatti, come evidenziato da Paczynski, gli eventi di microlensing astrometrico possono essere predetti quando si identichino delle sorgenti con un grande moto proprio. Inoltre, lo spostamento del centroide è più intenso per lenti più vicine. Gaia, quindi, potrebbe ricercare eventi di microlensing astrometrico osservando stelle con grande moto proprio ed entro 100 pc di distanza dalla Terra [5, 13]. 39 Riferimenti bibliograci MNRAS 331 (2002), pagina 649. Astrophysics processes. The Physics of Astronomical Phenomena. [1] Belokurov, V. e Evans, N. In: [2] Bradt, H. Cambridge: Cambridge University Press, 2010. Capitolo 1. [3] Brugnano, L., Magherini, C. e Sestini, A. Calcolo numerico. Firenze: Master Università & Professioni, 2005. [4] Chang, K. e Refsdal, S. 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