CONVEGNO L'ORTODOSSIA NELLE SOCIETA DELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALE E BALCANICA FONDAZIONE GIOVANNI AGNELLI - TORINO, 28 E 29 FEBBRAIO 2000 Ortodossi in Europa e in Italia: dati essenziali Andrea Pacini (a cura di) Fondazione Giovanni Agnelli 1. Quanti sono e dove sono gli ortodossi in Europa e nel mondo Il cristianesimo ortodosso è la principale tradizione culturale storica delle società dell’Europa orientale e balcanica. Oggi dei 702 milioni di Europei, almeno 213 milioni fanno riferimento più o meno diretto alla religione ortodossa e alla tradizione culturale che da essa deriva. La difficoltà a quantificare con precisione gli ortodossi in Europa, deriva dalla storia recente delle società dell’Europa orientale, caratterizzata fino al 1989 da governi comunisti che propagandavano l’ateismo e perseguitavano le chiese e i credenti, perseguendo una strategia di sistematica secolarizzazione della società e della cultura. Il culmine di questa politica è stata raggiunta nell’Unione Sovietica, in cui le Chiese sono state duramente perseguitate, mentre negli altri paesi, pur mantenendosi l’ideologia marxista ufficiale, i rapporti tra lo stato e le chiese, pur caratterizzati da durezza e forte controllo, hanno avuto toni più diversificati. La fine del comunismo non solo ha reso possibile la ripresa della libera espressione della vita religiosa, ma ha significato anche da parte delle élites politiche e culturali il recupero della tradizione culturale anteriore al comunismo, sulla cui base riformulare l’identità delle varie società alle soglie del secolo XXI: in questa tradizione culturale l’ortodossia è certamente uno dei fattori determinanti, e quello più facilmente comprensibile dalla maggioranza della popolazione. Questo processo ha causato il ritorno della tradizione ortodossa nella sfera del dibattito pubblico, come orizzonte di valori di riferimento per ricostruire il tessuto connettivo della società e per affrontare il futuro sulla base di un’identità culturale specifica che trasmette una precisa collocazione nello spazio religioso, culturale, addirittura geopolitico nel mondo contemporaneo. In termini di proporzioni numeriche interne l’ortodossia è la più “europea” tra le confessioni cristiane, nel senso che la Chiesa ortodossa è radicata e presente essenzialmente in Europa, a differenza della Chiesa cattolica e delle chiese protestanti diffuse in termini numericamente consistenti in tutto il mondo. Su un numero complessivo di circa 223.000.000 di ortodossi nel mondo, ben 209.000.000 sono in Europa, cioè il 94% del totale. I paesi europei di tradizione ortodossa sono la Russia, l’Ucraina, la Bielorussia, la Repubblica di Moldavia, la Bulgaria, la Romania, la Repubblica Iugoslava, la Macedonia, la Grecia e Cipro. 1 Gli ortodossi dello spazio post-sovietico europeo (Federazione Russa, Bielorussia, Ucraina, Repubblica di Moldavia, Paesi baltici) sono circa 156.000.000 (cui sono da aggiungere circa 4.000.000 di ortodossi russi in Kazachstan e Kirghisistan), cioè il 75% del totale degli ortodossi in Europa. Gli ortodossi dei paesi dell’Europa balcanica rappresentano il 24% del totale degli ortodossi in Europa, e sono circa 51.000.000 (incluse le minoranze ortodosse presenti nei paesi dell’Europa centrale). La Grecia è l’unico paese ortodosso ad essere attualmente membro dell’Unione Europea. Vi sono poi circa 2.000.000 di ortodossi nei paesi dell’Europa occidentale, che rappresentano quella che viene chiamata la “diaspora ortodossa” in Europa. La loro presenza è cresciuta nel corso del XX secolo sia per i flussi di rifugiati politici nel periodo compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni ’80, sia, a partire dagli anni novanta, per lo sviluppo di flussi migratori consistenti – dovuti a ragioni soprattutto economiche – dai paesi dell’Europa orientale verso i paesi dell’Europa occidentale. Il recente fenomeno delle migrazioni internazionali intra-europee ha portato ad una maggiore diffusione della presenza ortodossa nei paesi occidentali dell’Unione Europea. Se la Francia gode ancora del primato riguardo alla presenza ortodossa, comunità ortodosse consistenti si sono radicate nel Regno Unito, in Germania, nel Benelux e in Italia. Nel Medio oriente arabo e nell’area turca, sede degli antichi patriarcati di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme gli ortodossi sono ridotti a solo 1.000.000. Infine sono circa 8.550.000 gli ortodossi della diaspora extra-europea, residenti sia nelle Americhe (6.500.000 negli Stati Uniti e Canada, 2.000.000 in Sud America) sia in Australia e in Estremo Oriente (500.000: inclusi gli ortodossi della Chiese ortodosse di Giappone e di Cina). Gli ortodossi nel Mondo Area russo-slava (Federazione Russa, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Rep. Asia Centr.) Area balcanica e minoranze in Europa centrale (Grecia, Macedonia, Fed. Iugoslava, Romania, Bulgaria. Polonia, Slovacchia, Boemia, Ungheria) Medio Oriente arabo e Turchia Europa occidentale Nord America Sud America Australia e Asia Totale Numero assoluto Percentuale 160.000.000 71,5% 51.000.000 23% 1.000.000 2.000.000 6.500.000 2.000.000 500.000 223.000.000 0.4% 0,8% 3% 1% 0,2% 100% Fonte: Elaborazioni della Fondazione Giovanni Agnelli 2 2. Come è organizzata la Chiesa ortodossa? Una pluralità di Chiese senza autorità centrale personale La chiesa ortodossa non è organizzata in maniera unitaria dal punto di vista strutturale. Essa è formata da un insieme di chiese, ciascuna delle quali è autonoma dell’amministrazione interna e nel governo. L’organizzazione della Chiesa ha infatti conosciuto uno sviluppo diverso in Oriente e nell’Occidente latino, soprattutto dopo il 1000. In Europa occidentale la chiesa di Roma sviluppò – in particolare dopo il 1000 - la propria organizzazione in senso fortemente unitario e centralizzato, fino a riconoscere dogmaticamente con il Concilio Vaticano I (1861) le prerogative di primato giurisdizionale – di governo – del papa su tutta la chiesa e della sua infallibilità in materia di fede e di morale (poste precise condizioni). In ambito orientale si continuò a sviluppare l’articolazione della chiesa in più patriarcati, secondo il modello tipico dei primi secoli del cristianesimo. L’ortodossia ha tradizionalmente mostrato una maggiore sensibilità per le chiese locali, cui viene riconosciuta autonomia di governo, una volta che il radicamento del cristianesimo in una società fosse giunto a sufficiente maturità. La chiesa ortodossa è dunque costituita da un insieme di chiese, ciascuna dotata di autonomia amministrativa, che si riconoscono tuttavia in comunione reciproca, espressa dal fatto che professano la stessa fede (formulata dogmaticamente nei primi sette Concili ecumenici) e dall’uso dello stesso rito nella liturgia (rito bizantino), sia pur celebrato in diverse lingue. L’autonomia delle chiese è denominata autocefalia (dal greco “autokephalos”, che ha testa propria, potere proprio di governo). Nelle chiesa ortodossa non esiste dunque un’autorità personale di governo che eserciti le sue prerogative su tutta la chiesa, come avviene con il papato nella chiesa cattolica. La somma autorità in materia di fede è riconosciuta al Concilio Ecumenico. Dal punto di vista giuridico canonico le chiese ortodosse sono strutturate a due livelli: le chiese autocefale e le chiese autonome (queste ultime sono indipendenti nell’amministrazione interna, ma devono chiedere la conferma dell’elezione del proprio arcivescovo primate alla chiesa autocefala da cui dipendono). Tra i patriarcati il Patriarcato di Costantinopoli gode di una preminenza di onore, che implica responsabilità di promuovere la comunione tra le chiese ortodosse: per questo il patriarca è insignito del titolo di Patriarca Ecumenico. 3 Chiese ortodosse autocefale Patriarcato di Costantinopoli Numero di fedeli 7.000.000 (3000 a Istanbul) Patriarcato d Alessandria 350.000 Patriarcato di Antiochia 1.500.000 Giurisdizione Turchia, alcune isole dell’Egeo, parte della Tracia, parte della diaspora (specialmente in Nord America) Egitto e tutta l’Africa Siria, Libano, Iraq Patriarcato di Gerusalemme 156.000 Chiesa ortodossa russa (patriarcato) Chiesa ortodossa serba (patriarcato) Chiesa ortodossa romena (patriarcato) Chiesa ortodossa bulgara (patriarcato) Chiesa ortodossa di Georgia (patriarcato) Chiesa ortodossa di Cipro 160.000.000 (circa) 8.000.000 500.000 Cipro Chiesa ortodossa di Grecia 10.000.000 Grecia Chiesa ortodossa di Polonia 1.000.000 Polonia Chiesa ortodossa di Albania 700.000 Albania Chiesa ortodossa in America 1.000.000 Chiesa ortodossa ceco-slovacca Chiese ortodosse autonome Chiesa ortodossa del M.te Sinai 20.000.000 Palestina, Israele, Giordania F. Russa, Bielorussia, Ucraina, Paesi baltici, Rep.Asia Centrale, Rep. di Moldavia Repubblica Iugoslava, Slovenia, Croazia Romania, Bessarabia (in parte) 8.000.000 Bulgaria 3.000.000 Georgia 74.000 Numero di fedeli Stati Uniti, Canada Boemia e Slovacchia Giurisdizione 800 Monte Sinai Chiesa ortodossa di Finlandia 53.000 Finlandia Chiesa ortodossa di Estonia 10.000 Chiesa ortodossa del Giappone 25.000 Giappone --- Repubblica Popolare Cinese Chiesa ortodossa di Cina 4 Parte di parrocchie di Estonia 3. Gli ortodossi in Italia La presenza di comunità ortodosse consistenti in Italia costituisce una novità nella società italiana, ed è legata allo sviluppo delle migrazioni internazionali che a partire dalla seconda metà degli anni ottanta hanno interessato l’Italia in maniera crescente. Trattando delle migrazioni in Italia e delle nuove appartenenze religiose e culturali degli immigrati, gli studi, le ricerche e gli stessi media hanno attirato l’attenzione essenzialmente sulla componente musulmana – l’Islam in Italia – senza mettere in sufficiente evidenza la complessità dell’appartenenza culturale della popolazione immigrata e in via di stabilizzazione in Italia, che non si riduce certo agli immigrati provenienti dai paesi musulmani. Le statistiche attuali sull’immigrazione in Italia mostrano che gli immigrati dai paesi dell’Europa centro-orientale e balcanica sono oggi al primo posto (22,5%), seguiti da quelli provenienti dal Nord Africa (18,7%). Rispetto al 1990 la popolazione proveniente dalla exIugoslavia ha superato il raddoppio, ed è quadruplicata la presenza romena. Prendendo come anno di riferimento il 1998, rispetto alla popolazione immigrata già residente in Italia, i nuovi ingressi di quell’anno hanno segnato un aumento percentuale del 7% di ortodossi sull’anno precedente e una diminuzione analoga dei musulmani (sul totale dei permessi di ingresso attribuiti in quell’anno). Le statistiche del 1999 sull’appartenenza religiosa della popolazione immigrata in Italia indicano che i cristiani rappresentano il 51% del totale (disaggregati in 29% di cattolici, 12% di ortodossi, 10% di protestanti). Appartenenza religiosa degli immigrati Numero assoluto Cattolici 363.000 Ortodossi 150.000 Protestanti 124.500 Musulmani 436.000 Ebrei 4000 Religioni orientali 83.000 Animisti 18.000 Altri 72.000 Totale 1.250.000 Percentuale 29, 0% 12, 0% 9, 9% 34, 9% 0, 3% 6, 6% 1, 4% 6, 1% 100% Fonte: Elaborazioni della Fondazione Giovanni Agnelli su dati di Dossier Immigrazione, Caritas di Roma, 1999 Gli immigrati di confessione cristiana ortodossa oggi presenti in Italia con regolare permesso di soggiorno sono circa 150.000: Gli stati di provenienza sono essenzialmente i paesi dell’Europa centro-orientale e dalla regione balcanica. I flussi maggiori provengono dalla Romania e dalla Iugoslavia, seguite da Grecia, Albania, Macedonia e Russia. 5 Gli immigrati di religione cristiana ortodossa in Italia Principali paesi di provenienza Federazione Iugoslava Romania Albania Grecia Macedonia Fed. Russa Bulgaria Bosnia Croazia e Slovenia Altri Totale Numero di residenti 40.000 35.000 18.500 15.000 14.000 12.000 5000 3000 2500 5000 150.000 Fonte: Elaborazioni della Fondazione Giovanni Agnelli su dati del Ministero degli Interni Bisogna tuttavia sottolineare che la popolazione di religione ortodossa in Italia non si riduce solo alla componente immigrata regolare, ma include sia una componente di immigrati non regolari, sia una componente di cittadini italiani (naturalizzati o meno). Includendo queste due altre categorie (immigrati irregolari e cittadini italiani), si può stimare che gli ortodossi in Italia siano almeno 200.000. Parallelamente alla crescita della presenza ortodossa in Italia, si sta sviluppando gradualmente la presenza organizzata delle Chiese ortodosse sul territorio italiano. Come sempre avviene nella “diaspora ortodossa”, anche in Italia operano le giurisdizioni di diverse Chiese, ciascuna delle quali segue i fedeli provenienti dal proprio paese di origine e di giurisdizione. Le Chiese ortodosse che in Italia hanno una presenza articolata sul territorio con parrocchie e cappellanie sono il Patriarcato di Costantinopoli (Arcidiocesi greco-ortodossa di Italia: 38 parrocchie – non tutte con clero residente - e tre piccoli monasteri; sede del metropolita: Venezia) e la Chiesa ortodossa romena (Vicariato romeno ortodosso di Italia: 11 parrocchie; sede del metropolita: Parigi). Anche la Chiesa russa è organizzata in modo articolato con due giurisdizioni diverse: 5 parrocchie fanno parte della diocesi dell’Europa occidentale (diocesi del Chersoneso) del Patriarcato di Mosca (sede del metropolita: Parigi), mentre 3 parrocchie fanno parte dell’Esarcato russo dell’Europa occidentale dipendente dal Patriarcato di Costantinopoli (sede del metropolita: Parigi). A queste si aggiunge una parrocchia del Patriarcato ortodosso serbo a Trieste, e una parrocchia della Chiesa ortodossa di Polonia ad Alghero. Come si vede non vi è una perfetta convergenza tra nazionalità di appartenenza religiosa ortodossa e organizzazione delle rispettive chiese in Italia. Una convergenza significativa si ha nel caso della Chiesa ortodossa romena: a una comunità romena consistente in Italia corrisponde da parte della Chiesa una organizzazione articolata ed efficiente. In modo analogo le due giurisdizioni russe seguono sia gli immigrati russi sia fedeli italiani. Poco organizzata è invece la Chiesa ortodossa serba, nonostante il gran numero di immigrati ortodossi provenienti dalla Iugoslavia, Bosnia e Macedonia: in Italia esiste solo la parrocchia di S. 6 Spiridione di Trieste, che rappresenta una presenza ormai storica in quella città, in cui vive una consistente comunità serba dai tempi dell’impero austro-ungarico. Probabilmente i molti problemi che la Chiesa ortodossa serba sta affrontando in patria a causa della situazione politica interna, le rendono impossibile provvedere a istituire una diocesi per la diaspora in Italia. Gli ortodossi serbi e macedoni presenti in Italia frequentano le parrocchie ortodosse delle altre giurisdizioni. Sulla base di quanto detto riguardo alla presenza dell’Ortodossia in Italia, è doveroso concludere con una raccomandazione propositiva e progettuale. Dato il numero crescente di ortodossi residenti in Italia, diventa quanto mai necessario e urgente conoscere la tradizione religiosa e culturale dell’Ortodossia, per favorire l’integrazione culturale e sociale dei nuovi residenti nella società italiana. Quest’ultimo obiettivo è di importanza strategica per costruire la società italiana del futuro, e richiede un impegno forte e diversificato volto a promuovere la conoscenza e a valorizzare la tradizione ortodossa, che costituisce una componente della comune cultura europea. Nello stesso tempo una comprensione più differenziata del mondo immigrato rende anche possibile un discernimento più articolato sui problemi specifici dei diversi gruppi nazionali e delle comunità religiose, evitando di concentrare l’attenzione solo su alcune componenti – magari più problematiche – senza considerare le altre, che pure hanno esigenze e richieste loro specifiche –magari di più semplice attuazione - che rischiano di essere del tutto disattese. Proprio i minori problemi culturali posti dagli immigrati ortodossi in vista della loro integrazione nella società italiana non deve diventare motivo di disattenzione, bensì di attenta valorizzazione, per mettere in atto le politiche necessarie e raggiungere l’obiettivo. Per la società italiana che sempre più sta acquisendo un connotato europeo – almeno dal punto di vista dell’integrazione politica ed economica-, la presenza di una crescente comunità ortodossa in gran parte di origine immigrata, dovrebbe essere stimolo a riscoprire e valorizzare le comuni radici europee: la valorizzazione della tradizione culturale e religiosa dell’ortodossia può divenire allora per l’Italia l’occasione concreta per partecipare attivamente e in modo creativo al più ampio dialogo culturale tra Europa occidentale e centro-orientale al fine di riformulare un’identità europea condivisa, da esprimere in un modello europeo di società per il XXI secolo. 7