Apocalypse Now Il centrodestra nuovamente immobilizzato dall’incertezza
Primarie.
Nuovamente
spettatori?
Libertà è (sempre e comunque)
partecipazione
Le primarie del centrosinistra:
forse un teatrino, ma molto ben riuscito.
Più di tre milioni di persone
che fanno la fila per votare
sono un bello schiaffo
al qualunquismo e all’antipolitica.
Marcello de Angelis
siste un uomo o
una donna – più
o meno convintamente orientato in modo alternativo alla sinistra – che domenica
scorsa non avrebbe preferito fare due ore di fila
per scegliere il suo candidato piuttosto che
aspettare impotente e
preoccupato che qualcuno, da qualche parte,
decida il destino del
centrodestra non si sa
come e non si sa con
chi? Una domanda
lunga, con una risposta
scontata e breve. Nessuno si occupa nemmeno
da lontano di politica
se non per il desiderio
di incidere, sia pure
ogni tanto e con un voto, sugli sviluppi del
mondo che lo riguarda
e lo circonda. I congressi, le manifestazioni, le
riunioni, sono da sempre i rituali delle aggregazioni politiche. Vi si
celebra la dignità di
ognuno di valutare,
esprimersi, decidere. Le
primarie, in Italia, sono
un rituale relativamente nuovo, introdotto
dal centrosinistra per
trovare una legittimazione per candidati
unici di coalizioni sempre più plurali e disomogenee. Per l’elettorato di sinistra è un modello rodato. Per il centrodestra sarebbe una
novità. Ma perché aver
paura delle novità? Il
peggio che possa succedere è che non soddisfano e allora si può
tornare alle vecchie abitudini. Il centrodestra,
in Italia, è ormai una
“cosa” che riguarda milioni di persone. Si tratta di un patrimonio di
storia, di illusioni (e se
vogliamo anche delusioni) che ha segnato
scelte e percorsi umani.
Se la destra (intesa come ciò che è alternativo
alla sinistra) è, come
scrive Galli della Loggia, sempre e da sempre
maggioritaria in Italia,
viene da sé che i più
pensino che l’esistenza
di un soggetto politico
a vocazione maggioritaria alternativo alla sinistra sia una necessità.
Pensare che sia meglio
frammentarsi per ritrovarsi in ambiti più ristretti e più consoni alle
proprie necessità personali può essere legittimo, ma segna la rinuncia – almeno per qualche anno – a realizzare
un’alternativa. In politica l’insieme è sempre
superiore alla somma
delle sue parti. Si potrebbe dire che certe categorie non hanno più
senso. Ma, almeno a sinistra, reggono e aggregano. Solo tre anni fa –
basta andarsi a rileggere
i giornali – la sinistra
era data per sepolta per
sempre e il centrodestra
destinato a governare
per vent’anni. Ora è il
contrario. Il potere dei
media, il potere giudiziario, possono abbattere qualunque governo. Ma se una forza è
radicata, aspetta il prossimo turno e lavora al
proprio rilancio. Così è
da sempre. Speriamo
che così sia ancora.
E
Sulla retrocopertina del libro su Monti
edito da Rizzoli (da considerarsi il “lato B”
di La casta, dello stesso editore)
si legge che “il vero costo della politica
è che chi governa prenda decisioni
miranti all’orizzonte breve
delle prossime elezioni...”.
Quindi, la soluzione è ignorare
il fastidioso ricorso al consenso popolare.
Nel centrodestra invece si è di nuovo sospesi.
I candidati hanno depositato
centinaia di migliaia di firme,
rimobilitando elettori
e simpatizzanti di un partito
che sembrava in rigor mortis.
Vada come vada,
tutte queste persone
meritano di essere ascoltate.
CON IL PDL
d’Italia
ANNO LX N.258
WWW.SECOLODITALIA.IT
SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA
Centrosinistra Il Sud per il segretario, le regioni “rosse” incoronano il sindaco di Firenze
Bersani e Renzi
riaprono le ostilità
Tre milioni e mezzo al voto. È già scontro sulle regole. I duellanti
corteggiano Vendola che dice: voglio sentire profumo di sinistra
l day after, in casa Pd, visti i
tre milioni e passa di italiani
che hanno partecipato alle
primarie, è comprensibilmente
all’insegna del buonumore.
Cantano tutti vittoria. Lo fa, prima di tutti, il vincitore (del primo turno) Pier Luigi Bersani con
il suo 44,9%: «Il mio risultato –
ha spiegato - è assolutamente incoraggiante, ho grande fiducia in
domenica prossima e sono sicuro che dal giorno dopo lavoreremo tutti insieme per la galoppata impegnativa delle elezioni».
Lo fa anche lo sfidante, il “rottamatore” Matteo Renzi, che con
il 35,5% dei consensi rappresenta più di una sorpresa per tutto
l’establishment del partito. E, di
conseguenza, il buon umore
contagia anche gli altri sfidanti
che raccolgono, rispettivamente,
il 15,6% come Nichi Vendola, il
2,6% come Laura Puppato e
persino l’1,4% come Bruno Tabacci. Sarà ballottaggio domenica prossima, insomma, tra il segretario del partito e il sindaco di
Firenze. E in attesa del responso
l’attenzione sarà alta, oltre che
sui programmi, proprio sul nodo alleanze se è vero che il distacco tra i due contendenti non
sembra insormontabile. Non a
caso, dopo il fair play del dopo
scrutini – con Bersani che, rivolgendosi allo sfidante, ha detto:
«Lo abbraccio» - si è ritornati subito al clima della contesa. L’ennesima polemica riguarda proprio i dati ufficiali del primo turno (arrivati con una puntualità
non proprio anglosassone): «Sarà una bella sfida – ha commentato Matteo Renzi - abbiamo visto dei dati ancora ballerini».
I
Antonio Rapisarda
pagina 3
mercoledì
martedì 27/11/2012
31/10/11 1 EURO
ALL’INTERNO
Montismo
Il potere senza
il popolo.
Il passaggio
elettorale è solo
un orpello
burocratico
Scianca
pagina 4
Francia
L’onda lunga
della sconfitta
all’Eliseo
colpisce l’Ump.
Copè e Fillon
vanno dai giudici
Pannullo pagina 8
Ilva chiude
La decisione
dovuta ai sette
arresti ma
soprattutto al
sequestro della
produzione.
Pugi
pagina 6
I temi della destra:
se l’inchiostro
dei vinti è ancora
così attuale...
Annalisa Terranova
ra i tanti spunti che sarebbe il caso di raccogliere,
analizzare e meditare in
questa congiuntura in cui in
tanti si esercitano a profetizzare
sugli oscuri destini della destra,
consigliamo di dare un’occhiata all’approfondito studio di
Elisabetta Cassina Wolff sulla
stampa neofascista dell’immediato dopoguerra fino al 1953.
Già nel titolo, L’inchiostro dei vinti (Mursia, pp. 386, € 18), l’autrice richiama il noto bestseller
Il sangue dei vinti di Giampaolo
Pansa. Ma mentre quest’ultimo
testo accendeva pietosamente i
riflettori sugli eccessi e sugli eccidi della guerra partigiana collocandosi sulla scia di un doveroso revisionismo storico che
restituiva fatti e volti a una memoria oscurata, il libro di cui ci
occupiamo oggi, pur definendo
i contorni di un mondo ormai
lontano dal presente, getta sul
tavolo del dibattito politico temi e argomenti ancora attualissimi, nodi irrisolti, critiche imprescindibili all’attuale assetto
T
Segue a pagina 5
Cortei Gran parte della stampa “dimentica” chi ha davvero messo a ferro e fuoco le città
Il sabato degli idioti (quelli che... attenti ai “fascisti”)
Girolamo Fragalà
he bello, non ci sono stati incidenti, ma guarda un po’ come
sono bravi i ragazzi dei centri
sociali che manipolano le proteste studentesche. Nel day after del sabato dei
cortei a Roma, dalla grande stampa un
coro unanime: “Visto? Non è accaduto
nulla”. Eppure è una tecnica di piazza
furba, che si ripete spesso negli ultimi
mesi: nelle manifestazioni “di esordio”
le città sono messe a ferro e fuoco, le auto vengono bruciate, le vetrine rotte e si
verificano scontri con la polizia. Dopo
C
alcuni giorni vengono indette nuove
manifestazioni e gli stessi “ragazzi” (di
solito quarantenni dell’estrema sinistra
che si impongono alla regia dei cortei)
diventano all’improvviso angioletti, si
dileguano e riguadagnano l’immagine
spostando l’allarme sugli altri. Sì, perché sabato il problema non erano i centri sociali ma i militanti di destra, i “fascisti”, quelli di Casapound, nonostante non fossero stati loro a scatenare l’ultima guerriglia a Roma. E i tiggì davano spazio ai “bravi ragazzi” dell’estrema sinistra che incredibilmente si ponevano come tutori dell’ordine, «pronti
al presidio antifascista» per salvare non
si sa chi né cosa. Poi c’è stata la manifestazione e non è accaduto nulla. Nei
resoconti hanno tirato tutti un sospiro
di sollievo, «quelli di destra non hanno
distrutto», fingendo di dimenticare che
a distruggere erano stati i “compagni”.
Tra l’altro, i giovani di destra sono scesi in piazza per manifestare contro
Monti. Un particolare che ai militanti
dei centri sociali sarà sfuggito, accecati
come sono dall’intolleranza per tutto ciò
che non è di colore rosso. Stupidità politica. Il blog Qelsi ci consenta la citazione: «Questa è la sinistra italiana»...
SEQUESTRATI DA 283 GIORNI
Libertà è partecipazione/1
2
«Non siamo
fantasmi»
IN BREVE
Legge elettorale in stand by:
domani in aula
Maschere bianche come
fantasmi, per rinnovare la
richiesta al presidente
Berlusconi affinché si vada
avanti con le primarie. È il
flash-mob organizzato dai
giovani di Officina Futura.
«Non siamo fantasmi:
vogliamo prendere parte
al processo decisionale».
Riforma della legge elettorale in
stand by. La seduta della
commissione Affari Costituzionali
del Senato di ieri sul
provvedimento è stata rinviata. Il
testo, però, per il momento resta
in calendario per domani per
l’aula. Nel frattempo Calderoli è
al lavoro su una nuova proposta.
1
Le tappe
Galli
della Loggia
ha parlato
di un elettorato
maggioritario
di centrodestra
2
Istituire un Fondo
per le Regioni in rosso
Nuove regole Imu
all’esame di Bruxelles
Pdl: no al riconoscimento
dei figli nati da incesto
Istituire un Fondo presso il Tesoro
per aiutare le Regioni in rosso. Lo
prevede un emendamento al
decreto sui Costi della politica,
presentato dai senatori del Pdl
(primo firmatario Vicenzo
Nespoli). Il Fondo avrebbe 300
milioni nel 2012, 500 nel 2013 e
1.000 dal 2014.
Il nuovo regolamento sull’Imu è
sotto la lente di Bruxelles, che
deve verificarne la compatibilità
con le norme Ue e valutare se
chiudere la procedura d’infrazione
aperta contro l’Italia. «Stiamo
studiando le misure adottate», ha
assicurato il portavoce del
commissario Ue Joaquin Almunia.
No al riconoscimento dei figli nati
da rapporti incestuosi. La
posizione è espressa da un gruppo
di deputati del Pdl che, primo
firmatario Alfredo Mantovano,
hanno presentato emendamenti al
provvedimento per l’equiparazione
tra figli naturali e legittimi in
discussione alla Camera.
Il Pdl deve
uscire
dall’impasse
dando voce a
un popolo senza
rappresentanza
3
Il Cavaliere
tentato dalla
ridiscesa in
campo. Il partito
attende la
comunicazione
I giovani Le mobilitazioni
Iniziative
«È necessario
un nuovo
centrodestra
e le primarie
sono il motore
della
rifondazione»,
rilevano Adolfo
Urso e Andrea
Ronchi, oggi al
Tempio di
Adriano con
Alfano
e Alemanno
Alfano «La macchina organizzativa è al lavoro». C’è attesa per le prossime mosse di Berlusconi
Il Pdl in fermento:
non si torna indietro
Sulle primarie decide giovedì l’ufficio di presidenza. Ieri manifestazioni
in via dell’Umiltà promosse da Meloni, Alemanno e Augello
Antonella Ambrosioni
l paradosso di un partito maggioritario nel Paese, «elettoralmente fortissimo», che però
non riesce a trasformare questo
“tesoretto” «in un autentico insediamento nel tessuto socio-culturale del Paese». È il succo dell’editoriale con cui Ernesto Galli Della
Loggia sul Corriere della Sera ha
detto la sua sull’attuale momento
che sta vivendo il Pdl. Un articolo
che sabato è piombato sul partito
di Alfano in pieno fermento da
“primarie sì-primarie no”, in un
momento di grande fibrillazione
interna. L’analisi dell’editorialista,
dal titolo Il complesso della Destra,
prosegue rilevando che il Pdl «rischia di
diventaGli aspiranti candidati
re un cahanno presentato le
so unico
necessarie 10mila firme della stoperpreviste dal regolamento ria»
ché, pur
essendo il partito con i maggiori
seggi e che ha espresso per vent’anni governi e ministri, proprio
in un momento critico per il Paese, è esposto «al rischio di collassi
politici e d’immagine improvvisi,
capaci di portare in pratica alla sua
dissoluzione». Tra i motivi c’è anche la circostanza, rilevata da Mario Sechi, che il partito non è riuscito a gestire con un avvicendamento “soft” il dopo-Berlusconi,
rendendo invece traumatico questa transizione.
L’analisi fa da cornice a un momento di passaggio importante
per il partito di Alfano, piombato
in piena bufera da primarie, per il
momento confermate, anche se le
parole di Berlusconi circa la formazione di un nuovo soggetto
politico hanno fatto cadere un
punto interrogativo su tutto. Lo
I
GLI EUROPARLAMENTARI SCHIERATI
«Ascoltare l’esigenza
di rinnovamento»
Ventitré europarlamentari del Pdl
hanno firmato un documento in cui
chiedono che il partito tenga le
primarie e che «si tenga conto della
forte richiesta di rinnovamento che
arriva sia dalla base del partito sia
dagli elettori». Tra firmatari: il
capogruppo Mario Mauro, la
vicepresidente del Parlamento
europeo Roberta Angelilli, il candidato
alla regione Lombardia Gabriele
Albertini. la presidente della
Commissione Industria Amalia Sartori
e Iva Zanicchi. Nel testo del
documento i parlamentari affermano
che «il Pdl ha scelto come propria
carta dei valori il manifesto del Partito
Popolare europeo» e che «la strada
del Ppe è la strada delle
responsabilità, lontani dalla
demagogia populista, dalle fughe a
sinistra e dai
tatticismi».Allontanarsene «significa
condannarci alla marginalità, a
rincorrere Grillo o la Lega e snaturare
il lavoro di questi anni che ci ha
portato alla firma della Costituzione
europea a Roma nel 2004 e all’entrata
in vigore del Trattato di Lisbona sotto
l’egida del governo Berlusconi».
«Useremo quindi le primarie annunciano i 23 deputati - e
promuoveremo in questi giorni ogni
iniziativa utile a ribadire che la strada
buona per l’Italia è più Europa, che il
metodo migliore per garantire
governo e futuro ai nostri cittadini è
ricostituire l’unità di coloro che si
riconoscono nella casa comune del
Partito Popolare europeo senza fughe
a sinistra, senza derive populiste e
puntando a ridare voce a famiglie,
imprese e territori».
Due
momenti
delle
manifestazioni
del Pdl
a Roma
stesso Alfano aveva detto in un
primo momento che in caso di ritorno in campo dell’ex premier le
primarie non avrebbero avuto più
senso. Ma il tutto è rimandato
all’ufficio di presidenza di giovedì.
Ad oggi, l’unica cosa certa è che la
procedura per le primarie continua e tutti gli aspiranti candidati
hanno consegnato le 10mila firme necessarie per la loro candidatura presso la sede nazionale del
Pdl.
«Le primarie del Pdl in questo
momento sono attive», ha detto
infatti Alfano precisando che «se
Berlusconi si candiderà ci sarà l’ufficio di presidenza in cui darà comunicazione in questo senso e
noi stabiliremo cosa fare». In attesa della fatidica riunione dalla
quale si si attende la conferma della data del 16 dicembre per le primarie, i fatti concreti di queste ore
dimostrano una grande vitalità,
una grande voglia di primarie da
parte del Pdl.
Primarie avanti tutta si sentiva ri-
Scuola Il premier: «Tra i prof c’è tanto conservatorismo»
Il sindacato
La rabbia degli insegnanti
su Facebook contro Monti
n alcune sfere del personale della scuola c’è grande conservatorismo e indisponibilità a fare anche due ore
in più alla settimana che avrebbero permesso di aumentare la produttività. I corporativismi spesso
usano anche i giovani per perpetuarsi». Parole pesanti quelle pronunciate domenica sera da Mario
Monti durante la trasmissione
Che tempo che fa. E, come era prevedibile, visto anche il clima «caldo» di queste settimane, le reazioni non si sono fatte attendere. Gli
insegnanti di tutta Italia hanno
“invaso” con centinaia di commenti la bacheca della pagina Facebook della trasmissione di Fazio e hanno predisposto un documento unitario che, grazie a internet, in poche ore ha fatto il giro
del Paese. Nel documento, in-
«I
Gilda
Gli insegnanti
protestano
contro
le affermazioni
del presidente
del Consiglio
nanzitutto, si precisa che l’aumento dell’orario proposto era di
sei e non di due ore e che, comunque, accanto a ogni ora di lavoro frontale corrisponde un lavoro sommerso che è almeno pari se non maggiore. «Monti, quello che straparla sempre di crescita
– si aggiunge poi – ha avuto il coraggio di presentare come conser-
vatore il rifiuto dei docenti di incrementare l’orario di lavoro. Un
incremento che produrrebbe un
importante taglio di posti di lavoro (ai precari). Certo che c’é stata
una indisponibilità dei docenti a
questa stupidaggine economica!». Coro di indignazione sul
fronte sindacale. Tutti hanno invitato il premier a cambiare ap-
proccio. Critici anche gli studenti. Il presidente del Consiglio hanno detto in molti, «forse farebbe
bene a chiedersi il perché la scuola italiana sia ridotta in una situazione di così forte crisi».
La sortita del premier non è piaciuta neppure a Pd e Pdl. «La grave crisi economica e sociale non
può avere negli insegnanti il nuo-
27/11/2012
martedì
«All’esecutivo chiediamo
solo un po’ d’equità»
«Il presidente del Consiglio
Monti, professore della
Bocconi e capo di un
esecutivo tecnico, prima di
parlare dovrebbe
documentarsi su quanto gli
altri governi investono nella
scuola e sugli stipendi dei
docenti europei, visto che
quelli italiani sono i più
bassi e, spesso, con orari
più elevati». Così il
coordinatore nazionale della
Gilda, Rino Di Meglio, replica
alle dichiarazioni di Monti.
«Prima di accusare gli
insegnanti italiani di
corporativismo
conservatore, Monti
dovrebbe chiedere lo stesso
sacrificio – aggiunge Di
Meglio – ai suoi colleghi
universitari».
petere nei sit in e nei presidi organizzati da molti esponenti del Pdl
in via dell’Umiltà, davanti la sede
del partito, convinti che un cambio di passo debba partire proprio
da una nuova forma di partecipazione al quale non si intende rinunciare. Un presidio è stato organizzato dai giovani che fanno
capo a Giorgia Meloni, candidata,
capitanati da Chiara Colosimo capogruppo regionale del Pdl. Questo il sentimento generale: annullare questo strumento sarebbe da
irresponsabili. Vogliamo stilare
dei programmi per chiedere alla
gente di darci delle ricette giuste.
Al sit-in, durato per tutto il giorno,
sono intervenuti, tra gli altri, i deputati del Pdl Fabio Rampelli,
Marco Marsilio, tra gli altri. Confida in Alfano il sindaco di Roma,
Gianni Alemanno, e spera che il
segretario «tenga la barra dritta per
il rinnovamento del Pdl e sull’utilizzo delle primarie. Che non torni indietro, perché c’è bisogno di
un nuovo Pdl». Fabio Rampelli è
convinto che «le primarie del Pdl
saranno uno strumento fondamentale anche per scegliere il candidato migliore per concorrere alle Regionali e alle Comunali». Alle 17, 30 si è aggiunto in via dell’Umiltà un altro presidio voluto
dal senatore Andrea Augello a sostegno delle primarie. «Uno strumento importante, in grado di rivitalizzare e far ripartire il centrodestra», come sostenogono i consiglieri capitolini del Pdl Federico
Guidi e Marco Di Cosimo, sopraggiunti nel sit-in durato fino a
sera. Intanto l’ex ministro Altero
Matteoli auspica: «La soluzione
migliore sarebbe che Berlusconi
riprendesse in mano il partito con
Alfano candidato premier».E non
esclude che le primarie vengano
revocate.
vo capro espiatorio», ha affermato la responsabile scuola del partito democratico, Francesca Puglisi, ed Elena Centemero, stesso
ruolo nel Pdl, ha rubricato le dichiarazioni di Monti alla voce
«uscite infelici». «Accusare i docenti di strumentalizzare gli alunni – ha sottolineato Centemero –
comporta, da un lato, una grave
offesa a coloro che esercitano con
passione e impegno il proprio lavoro per il bene e la crescita dei
nostri giovani e, di conseguenza,
dell’intero Paese, e dall’altro un
insulto alla capacità critica e all’autonomia dei ragazzi stessi». La
responsabile nazionale scuola del
Pdl ha ricordato inoltre che
«quella misura era stata imposta
in modo unilaterale, senza alcun
dialogo con le forze politiche e
con i sindacati e senza tenere conto dei già bassi livelli retributivi
del nostro personale docente.
Tanto che autorevoli esponenti
del governo hanno convenuto
sulla necessità di eliminarla dalla
legge di stabilità». E sulla stessa li-
«Non ci faremo scippare»:
sedi “occupate”
a Bologna e a Modena
er non farsi “scippare” le
primarie si arriva anche
all’“occupazione” delle
sedi in molte città. A Bologna
la Giovane Italia ha occupato
ieri mattina la sede bolognese
del partito: resteranno lì, dicono, fino a che i dirigenti del
Pdl non andranno a fornire
«spiegazioni convincenti» sull’impasse che si è creata attorno alle primarie. «Noi da qui
non ce ne andiamo». I ragazzi hanno appeso nella sede di
via santo Stefano uno striscione con scritto «presidio per le
primarie». Sono pronti anche
a dormire nei locali, con tanto di grigliata serale. Anche a
Modena i giovani pidiellini
stanno occupando la sede del
partito di via Castellaro. «Su
questa scelta noi diciamo no
a ridicoli passi indietro». Dall’Emilia all’Umbria: «Se le primarie fossero abolite per l’ennesimo ritorno di una stagione di cooptazione di una classe dirigente che intende solamente mettersi sotto l’ombra
protettrice di un capo, allora
sarebbe la fine della stagione
del Popolo della Libertà», afferma il consigliere regionale
in Umbria, Andrea Lignani
Marchesani.
Anche Palermo risponde
questa voglia di primarie.
«Nonostante il clima di incertezza dopo l’annuncio di Berlusconi di una sua possibile
candidatura che secondo Alfano porterebbe all’annullamento delle primarie, cresce
anche in Sicilia il fermento attorno alla candidatura di
Giorgia Meloni alle primarie
del Pdl. E nascono a Palermo
i primi comitati a sostegno
dell’ex Ministro della Gioventù», rende noto Davide Gentile, presidente provinciale di
Giovane Italia e capogruppo
del PdL all’Ottava Circoscrizione del comune di Palermo.
Uno dei primi comitati è in
via Paolo Paternostro, al numero civico 43, sede storica
dei giovani di destra. Venerdì
si terrà la presentazione ufficiale dei comitati nel capoluogo siciliano.
«Mi sembra una follia - dice
Mauro La Mantia, presidente
regionale di Giovane Italia pensare di far saltare le primarie. Se Berlusconi vuole ricandidarsi alla guida della
coalizione si misuri anche lui
con la base».
P
nea anche Alessandro Pagano del
Pdl, componente della Commissione finanze della Camera: «La
reazione indignata degli insegnanti italiani è da sottoscrivere
appieno, per almeno due importanti ragioni: in primo luogo per
i toni sprezzanti, seppure nel perimetro del bon ton istituzionale,
che il premier ha adoperato per
screditare una categoria che svolge in maniera egregia il proprio
lavoro pur tra mille difficoltà; in
secondo luogo perché su questa
questione il governo sta dimostrando di non conoscere adeguatamente il mondo della scuola e le sue problematiche». Certo
è che la partita dell’orario è solo
rinviata. «Non faremo l’intervento nella legge di stabilità però si è
aperta la discussione su questo tema», ha ripetuto nei giorni scorsi
il ministro Profumo e pure ieri da
Bruxelles ha detto che «il Parlamento ha lavorato molto sull’orario degli insegnanti, è stato
avviato un discorso più attento
sulla loro nuova funzione».
27/11/2012
martedì
Libertà è partecipazione/2
Secolo
IN BREVE
L’infiltrato di Striscia
ha votato tre volte
D’Alema vuole la deroga
se dovesse vincere Renzi
Striscia la Notizia ha documentato come
nonostante i controlli sia stato possibile
votare per tre volte al primo turno delle
primarie del Centrosinistra. Il falso elettore
di «Striscia» , che ha dato le sue preferenze
al Gabibbo per non inficiare l’esito del voto,
ha votato in tre sezioni milanesi differenti
pur dichiarando che nessuna di queste era
la sua sezione elettorale.
Massimo D’Alema ha confermato
che «chiederà la deroga» per
candidarsi alle legislative se
dovesse essere Matteo Renzi a
vincere il ballottaggio delle
primarie del centrosinistra. «Ma –
ha detto – mi sembra
un’eventualità abbastanza
lontana, dati i numeri».
La sfida
su Raiuno
Sarà Monica Maggioni a
condurre ‘Il confronto
finale’ delle primarie del
centrosinistra tra Pier Luigi
Bersani e Matteo Renzi, in
onda mercoledì dalle 21.10
a cura di Rai1 e Tg1. Le
domande arriveranno
anche dagli elettori
collegati dai due comitati.
Gli elettori di Vendola?
Sceglieranno loro e non Sel
Di Pietro: vince
il popolo italiano
«Gli elettori di Vendola più legati
al voto d’opinione, da Milano
alla Puglia passando per Roma,
faranno ciò che vogliono loro,
non ciò che suggerisce Sel». Lo
ha scritto nella sua enews
Matteo Renzi osservando che
«gli elettori non ascoltano i
propri leader: sono liberi».
Per Antonio Di Pietro
«alle primarie ha
vinto il popolo
italiano». Il leader
dell’Idv ha precisato
che «sono state
elezioni partecipate,
cui anche l’Idv ha
dato il suo contributo.
3
Pier Luigi Bersani
e Matteo Renzi
si confronteranno
domani su Raiuno
La sfida nel centrosinistra Il Sud ha votato per Bersani, Renzi incoronato dalle regioni “rosse” ma Roma gli volta le spalle
Primarie, vince la voglia di partecipare
Tre milioni e mezzo al voto. È già scontro sulle regole del ballottaggio. I duellanti ora corteggiano Vendola che dice: voglio sentire profumo di sinistra
Antonio Rapisarda
l day after, in casa Pd, visti i tre milioni e
passa di italiani che hanno partecipato
alle primarie, è comprensibilmente all’insegna del buonumore. Cantano tutti vittoria. Lo fa, prima di tutti, il vincitore (del
primo turno) Pier Luigi Bersani con il suo
44,9%: «Il mio risultato – ha spiegato - è assolutamente incoraggiante, ho grande fiducia in domenica prossima e sono sicuro che
dal giorno dopo lavoreremo tutti insieme
per la galoppata impegnativa delle elezioni».
Lo fa anche lo sfidante, il “rottamatore” Matteo Renzi, che con il 35,5% dei consensi rappresenta più di una sorpresa per tutto l’esta-
I
I renziani chiedono ora
di facilitare l’iscrizione
al voto in vista del
secondo turno di domenica
blishment del partito. E, di conseguenza, il
buon umore contagia anche gli altri sfidanti che raccolgono, rispettivamente, il 15,6%
come Nichi Vendola, il 2,6% come Laura
Puppato e persino l’1,4% come Bruno Tabacci. Sarà ballottaggio domenica prossima,
insomma, tra il segretario del partito e il sindaco di Firenze. E in attesa del responso l’attenzione sarà alta, oltre che sui programmi,
proprio sul nodo alleanze se è vero che il distacco tra i due contendenti non sembra insormontabile. Non a caso, dopo il fair play
del dopo scrutini – con Bersani che, rivolgendosi allo sfidante, ha detto: «Lo abbraccio» - si è ritornati subito al clima della con-
tesa. L’ennesima polemica riguarda proprio
i dati ufficiali del primo turno (arrivati con
una puntualità non proprio anglosassone):
«Sarà una bella sfida – ha commentato Matteo Renzi - abbiamo visto dei dati ancora
ballerini, noi abbiamo dati diversi, ma sia
che il divario sia del 5% sia che sia del 9%, si
riparte dallo zero a zero». Già, si riparte da
zero a zero. In vista della sfida finale si riaprono i giochi. L’incognita principale riguarda adesso l’atteggiamento di Nichi Vendola,
il probabile ago della bilancia. Non fosse altro perché, un po’ a sorpresa, il governatore
della Puglia ha spiegato come l’appoggio a
Pier Luigi Bersani al ballottaggio per le primarie «non è scontato». Con questo messaggio Vendola, in una «lettera senza inchiostro» al leader Pd, ha chiesto, come impegno, di far «sentire profumo di sinistra».
Come dire, Sinistra e libertà darà indicazione ai suoi elettori di votare al ballottaggio
per le primarie solo se il leader del Pd si impegnerà a rispettare l’agenda e i programmi
del centrosinistra: niente Monti bis né intese con i centristi, per intenderci. Non è un caso che, poche ore dopo, Matteo Renzi rilanciava tutto il suo interesse non tanto verso il
governatore della Puglia, ma verso «l’elettore di Vendola» che, nonostante sulla carta sia
distante dalla sua agenda economica, «cerca
il cambiamento ed è naturale che voglia una
profonda rottura nel gruppo dirigente del
centrosinistra, piuttosto che i soliti noti».
Se i giochi restano aperti, interessante, proprio in vista del ballottaggio, è capire allora
la distribuzione dei consensi. Il Sud, ad
esempio, ha stravotato Bersani (non è mai
andato sotto il 50%). L’altro dato interes-
Emilia
Romagna
Bersani primo
in tutte
le province
L’EmiliaRomagna non
tradisce Pier
Luigi Bersani.
Nella regione di
casa il segretario
del Pd ha fatto
cappotto,
risultando primo
non solo nella
sua Piacenza
(per lui il
50,33% dei
consensi, con
Renzi fermo al
39,60%), ma
anche in tutte le
altre Province. In
tutta la regione
invece, secondo
i dati definitivi
diffusi dal
comitato, ha
staccato Renzi di
oltre dieci punti,
con il 48,97%
contro il
38,28%. Vendola
si è fermato al
9,89%.
sante, poi, è che il secondo nel Meridione avere una quota di persone che, pur venennon è Matteo Renzi ma Nichi Vendola: ciò do da un’altra area politica, alla fine sostensignifica che certe “ricette” del sindaco di Fi- ga Renzi vedendolo come una proposta porenze non hanno avuto presa in ampi setto- sitiva e giovane per il Paese».
ri del Sud oppure che il voto blindato persi- Al di là dei numeri e degli scontri, però, c’è
ste in diverse aree del Mezzogiorno. Il vero un dato che ha fatto tirare a tutti (non solo
exploit di Matteo Renzi avviene, paradossal- agli elettori del Pd) un sospiro di sollievo.
mente, proprio nelle regioni rosse. Toscana, Ciò è avvenuto quando il “ministro dell’Inl’Umbria e le Marche, tutta la sub-regione terno” del Pd, ossia il coordinatore delle prirossa, è renziana: al di là del voto “di casa” marie Nico Stumpo, ha ufficializzato il dato
in Toscana, come hanno spiegato molti ana- finale dell’affluenza: «Hanno votato circa tre
listi, quello al sindaco di Firenze è stato in- milioni e centomila cittadini». Una risposta
dividuato – in mancanza di Grillo - come politica salutata non a caso con sollievo anvoto di protesta verso i gruppi dirigenti loca- che da diversi esponenti del centrodestra.
li. Per ciò che riguarUn risultato che – al
da le grandi città,
di là delle polemipoi, è indicativo no- Una lezione per il centrodestra:
che intestine che
tare come lo sfidan- la politica può tornare al centro
hanno rischiato sete abbia vinto solo del dibattito e sconfiggere
riamente di comnella sua Firenze, le sirene del grillismo
promettere lo stesso
mentre a Milano,
Pd – dimostra inveRoma e Napoli non è riuscito a superare il ce che con una strategia chiara è possibile risegretario.
portare la politica al centro del dibattito
Come è evidente, sarà una settimana di fuo- pubblico. E che è possibile farlo all’interno
co tra i due contendenti: impazza già, infat- di una struttura “classica” come è il partito.
ti, la polemica sulle regole e sulla possibilità Un dato per nulla scontato, questo del Pd,
(richiesta a gran voce dai sostenitori di Ren- in un momento in cui la pressione mediatizi) di facilitare l’iscrizione al voto. Molto at- ca di Beppe Grillo – dopo l’affermazione in
teso, ad esempio, il “duello” all’americana Sicilia - continua a tramutarsi in consensi.
di mercoledì sera in diretta su RaiUno. Tutti Ironia della sorte o no, pochi anni dopo la
i maggiori sondaggisti, in ogni caso, preve- dura sconfitta subita alle Politiche proprio
dono alla fine l’affermazione del segretario, contro il Pdl (seguita da una lunga serie di
anche se – come hanno spiegato dall’istitu- risultati deludenti in molte regioni e città),
to Swg – vi è la possibilità che cambi la pla- proprio il Pd e il centrosinistra in generale
tea dei votanti perché «se Renzi riuscisse a stanno dimostrando che è possibile risorgegalvanizzare i suoi sostenitori e simpatiz- re dalle proprie macerie. Se si pensa che ai
zanti, potremmo avere una partecipazione tempi sul Pd si dicevano più meno le stesse
massiccia alla urne», tale che «potremmo cose che oggi interessano il Pdl…
Polemiche Primarie: uno strumento da disciplinare con norme precise
Ma nella sfida elettorale
le regole fanno la differenza?
hiuso il primo round delle primarie
per l’elezione del candidato del centrosinistra alla Presidenza del Consiglio per le prossime elezioni politiche
2013, aggiudicato al segretario Pd Pier Luigi Bersani; e in attesa dei risultati finali della sfida con il rottamatore Matteo Renzi,
che saranno decretati dal ballottaggio di
domenica prossima, la questione primarie
entra nel vivo. E se per alcuni questa forma
di consultazione elettorale rappresenta
una sorta di autodelegittimazione dei partiti, per molti altri è un fenomeno ormai
quasi imprescindibile che costituisce una
sorta di antidoto alla disaffezione che separa i cittadini dalle istituzioni e dalla partecipazione attiva. Acqua sul fuoco dell’antipolitica, lo strumento delle primarie
si declina insomma perfettamente con la
necessità dei partiti di misurarsi realmente
con l’opinione pubblica, restituendo un
autentico protagonismo agli elettori, e stig-
C
matizzando un processo di democrazia interna atto a superare le forme di cristallizzazione delle classi dirigenti. Un meccanismo legittimato a furor di popolo anche
dall’ultima consultazione popolare organizzata dal centrosinistra, ma che – affluenza a parte – non è stato esente da polemiche sferzanti sulle modalità d’attuazione.
Così, all’indomani della chiusura dei seggi che hanno visto l’affermazione di Bersani sul l’antagonista Renzi, confermato il
dato della massiccia affluenza (ma riveduto alla cifra di percentuali inferiori rispetto
a quelle diffuse in un primo momento) a
spoglio ultimato il sindaco rottamatore di
Firenze metteva in discussione una discrepanza di risultati tra i suoi dati e quelli ufficialmente diffusi. Tanto che, a caldo, ieri
Renzi dichiarava: «La trasparenza di mettere i verbali on line è il minimo, senza pensare a nessun complotto». Interpretazione
Cittadini in fila ai
seggi per le
primarie del Pd
naturalmente respinta al mittente dal comitato di Bersani.
E allora, tra interpretazioni estensive delle
norme e rigidi richiami all’ordine dei precetti fissati al tavolo delle regole, anche
queste rituali diatribe sulla divergenza dei
conti finali, così come le altre polemiche
che già fanno capolino in merito alle intricate modalità di registrazione al ballottaggio per chi non avesse votato al primo turno – nel dettaglio: Renzi vorrebbe si aprissero di nuovo le preiscrizioni fino a dome-
nica compresa, anche online; mentre dallo
staff di Bersani si parla solo di «casi eccezionali» – tornano a far puntare i riflettori
sull’approvazione dei regolamenti per lo
svolgimento della consultazione elettorale. E l’accesso al voto, come la proclamazione del vincitore, e tutto quello che interviene nel mezzo, diventano dirimenti
questioni di sostanza, oggi lasciate all’arbitrio dei partiti, ma da regolamentare per
legge secondo normative precise.
Intanto, nell’hic et nunc, in attesa della sistematizzazione per legge dello strumento
primarie, in merito al ballottaggio di domenica prossima tra Renzi e Bersani, per
sedare gli animi e placare i dissensi, una
nota diffusa ieri dal presidente del collegio
dei garanti Luigi Berlinguer, precisava che
«saranno ammessi al voto nel ballottaggio
gli elettori che hanno votato al primo turno e coloro che avevano già effettuato la registrazione entro il 25 novembre e non
hanno successivamente votato. Possono
altresì partecipare al voto – proseguiva la
nota – coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell’impossibilità di registrarsi all’Albo degli elettori entro la data del 25 novembre». Rimedi di circostanza che confermano il vuoto legislativo da colmare.
Il caso Liti e parolacce in diretta
Dalla Bindi alla Parietti:
anche la sinistra
sedotta dal trash in tv
nsulti e parolacce fra Alba Parietti e Aldo Busi ospiti del
programma “In onda” su La7
durante lo spoglio dei voti delle
primarie del centrosinistra. Lui,
scrittore verboso notoriamente
incline allo scatto collerico e poco galante, si lamenta del fatto
che la sinistra non lo ha mai considerato. Lei, malgrado da anni
vanti una militanza sul campo
mediatico nelle succinte vesti di
modaiola commentatrice radical
chic, rispolvera schiettezza populista e vecchi dissapori e replica diretta: «Alza il culo e vai a votare».
Un invito non proprio cortese a
cui Busi non manca di rispondere: «Vai tu che non hai una mazza
da fare»... Un bel teatrino che di
commento ha poco, di politico
anche meno... E non che sia andata meglio la presidente del Pd
Rosy Bindi, autorevole ospite che
sbotta con un «vaffa» contro il direttore del Tg3 Bianca Berlinguer
per essere stata interrottta durante
una sua dotta dissertazione sulle
“doti comunicative” dimostrate
da Matteo Renzi. La Bindi, con toni non proprio trascinanti sta parlando, quando la conduttrice in
studio – non nuova a diverbi in
diretta con l’interlocutore di turno – è costretta a interromperla
per dare la parola a Nichi Vendola, apparso improvvisamente in
collegamento esterno. La Bindi,
accantonata d’imperio in favore
di un altro ospite, non ci sta e protesta. «Dai, per favore, ma vogliamo fare bagarre?», chiede retoricamente il direttore, ma a quel
punto la situazione è già degenerata e alla presidente scappa un
«vaffa» sottovoce. Insomma, anche i griffati opinionisti di sinistra;
gli esponenti più o meno blasonati di quell’intellighenzia radical
chic che ha fatto della chiacchera
che detta legge in materia di tendenza politico-culturare, uno stile di vita pubblica e un vero e proprio sigillo professionale, cadono
nella tentazione della performance trash, e per diversi minuti di diretta televisiva sguazzano nel volgare più becero, nel più perfetto
stile trash. Uno stile, si sa, tradizionalmente attribuito ai loro
proverbiali avversari politici, spesso antagonisti commentatori negli stessi salotti tv, ed oggi perfettamente emulato...
I
4 Secolo
Libertà è partecipazione/3
27/11/2012
martedì
Strategia “Consigli” per il futuro
«Tutto cambia affinché
nulla cambi»: ecco l’elisir
di lunga vita per il premier
Abbiamo
seguito troppo
la Merkel
Francesco Signoretta
tale sul senso della politica. Dire “non importa il chi e il come ma solo il cosa” è finto buon senso che in realtà trasforma radicalmente la nostra percezione di cosa è
il governo di una nazione. Significa che in
casi eccezionali si può delegare la sovranità a chi sa fare quello “che c’è da fare”: gli
economisti, se il problema è l’economia,
i militari, se è l’ordine pubblico. Già diversi mesi fa, del resto, Monti aveva parlato molto chiaramente: «Si è parlato del rischio di una democrazia senza demos
(popolo). Credo piuttosto che ci sia il rischio di una democrazia senza kratos (potere)». Ora, il decisionismo è certo una
grande cosa, con sostenitori concettuali di
grande rispetto, Schmitt in testa. Ma il potere della decisione serve alla politica proprio per rivendicare la libertà e la sovranità dei governanti rispetto ai meccanismi
impersonali e acefali come, per esempio,
le bizze dei mercati. Il sospetto che il decisionismo montiano vada esattamente in
senso opposto e serva solo a far ratificare
più in fretta e senza tante discussioni quel
che i suddetti mercati decidono è forte. La
frase citata, in verità, terminava con un
inaspettato: «Altrimenti il kratos viene dato ai mercati». Illuminazione tardiva? A
giudicare dai continui appelli di Palazzo
Chigi a non deludere le aspettative dei
“grandi investitori” e simili entità eteree,
il timore è che il Professore volesse dire
semplicemente: “Se non facciamo noi
quello che ci chiedono i mercati saranno
loro stessi a farlo senza chiedercelo”. A chi
ha fatto la fila per votare Bersani o Renzi
magari potevano anche dirlo prima.
elemento costante di
questa fase finale del governo tecnico è quello
dei “consigli per gli acquisti”, la
frase con cui Maurizio Costanzo
interrompeva il suo talk show
per introdurre gli spazi pubblicitari a Mediaset. Ora assistiamo
alla versione corretta, le “istruzioni per l’uso”. Da settimane tutti si
esercitano nel dire cosa dovrà fare il prossimo governo, come dovrà farlo e soprattutto con chi.
Quel “chi” è riferito naturalmente a Mario Monti che, comunque
vada, dev’essere presente in modo diretto o indiretto, in carne e
ossa oppure come spirito aleggiante. È la logica del “tutto cambia affinché nulla cambi” di Don
Fabrizio, il principe di Salina, rivolto al cavaliere Chevalley sceso
in Sicilia per cercare la classe dirigente del nuovo Regno d’Italia.
Ed è proprio Monti il primo a dispensare le istruzioni per l’uso. Le
ultime in ordine cronologico?
«Mi auguro che chiunque governi l’Italia in futuro sappia esercitare una forza convincente in Europa che deriva dal modo in cui
si adempiono in casa proprie le
regole dell’Unione». Poi ci sono i
“santoni”, i leader politici che si
sono accomodati sotto l’ombrello del tecnopremier, che – oltre a
lodarlo senza un minimo di critica – aprono il libro dei sogni (la
famosa agenda Monti, di cui
ognuno parla ma nessuno ha
mai letto, forse perché non è mai
stata scritta). Ed ecco le altre istruzioni per l’uso, una dopo l’altra,
date nelle ultime settimane: nella
prossima legislatura bisognerà
fare decisi interventi per il lavoro,
provvedimenti per sostenere le
imprese, un nuovo ambizioso
piano di unione fiscale e finanziaria, introdurre maggiori elementi di «equità intergenerazionale» nel sistema del welfare. Poi
c’è Napolitano, che ogni giorno
trova l’occasione per dare una
promozione a pieni voti di Monti: neppure ventiquattr’ore fa ha
ricordato che l’Italia deve rimanere legata all’Europa e che –
guarda caso – «gli effetti positivi
della linea che è stata seguita nell’ultimo anno stanno diventando visibili». In sostanza, gli italiani stanno ricominciando a respirare, una sensazione che però è
avvertita solo dalle parti del Quirinale. Poi c’è Casini, con il suo
ventaglio di elogi per i tecnici. Ripete fino alla noia: «Vogliamo
continuare, il lavoro non è finito.
Di Monti c’è ancora bisogno». E
paradossalmente dichiara “inaccettabili” tutti coloro che hanno
osato criticare il tecnopremier,
manco si fossero macchiati del
peccato di lesa maestà. Per finire,
il movimento di Montezemolo
che insiste: «Importante è continuare il lavoro del governo Monti». È una situazione da commedia degli equivoci, dove la volontà popolare diventa quasi irrilevante, il voto un noioso ostacolo
che va aggirato, i programmi dei
partiti carta straccia. Perché
l’obiettivo è che tutto cambi affinché nulla cambi.
stra». «Questo – ha concluso – è
un Paese dove non sono più in vigore quelle libertà in cui sono cresciuta e a cui ho sempre creduto».
E proprio ieri il Senato, con voto
segreto, ha bocciato l’articolo uno
del ddl Sallusti. I “no” all’articolo,
che conteneva anche il carcere per
i giornalisti (ma non per i direttori), sono stati 123, i sì 29 e 9 gli
astenuti. Il Pdl aveva annunciato
che si sarebbe astenuto. La bocciatura dell’articolo uno del ddl
Sallusti di fatto comporta lo stop
dell’intero provvedimento. La decisione è arrivata dopo giorni di
polemiche. Per ieri era stato organizzato uno sciopero dei giornalisti, ma dopo numerosi appelli
era stato ridotto a un presidio davanti al Pantheon a Roma. Contemporaneamente Fieg e Fnsi
avevano lanciato l’appello affinché il Parlamento ritirasse il provvedimento definendolo «una
pessima legge che introduce norme assurde». Poi lo stop al Senato. Il presidente della commissione Giustizia del Senato, e relatore
del ddl Sallusti, Filippo Berselli,
dopo la bocciatura è stato critico:
«Ora i giornalisti avranno la reclusione da uno a sei anni e in più
la multa. Il problema è sorto
quando è stato votato, a scrutinio
segreto, quell’emendamento che
prevedeva il carcere, ma solo fino
a un anno e in alternativa alla
multa. I giornalisti sono stati male informati. Qualcuno, in mala
fede, li voleva indurre allo sciopero contro i loro stessi interessi.
Quella norma che ora non c’è più
sarebbe stata più favorevole prevedendo una pena inferiore a
quella attuale». Per Maurizio Gasparri, «c’è stato un fronte del carcere che ha vinto». La decisione
del Pdl di non partecipare al voto,
«è giusta, perché – ha spiegato – è
stata presa a “misfatto avvenuto”», cioè degli arresti domiciliari
per Alessandro Sallusti. «Un arresto “ma non troppo” – ha proseguito – rispetto al quale sospetto
che se si fosse verificato per altri
giornalisti» di tendenze politiche
diverse «non so a quanti scioperi
della fame e insurrezioni avremmo assistito».
L’
Silvio Berlusconi,
ospite a Mattino
Cinque, così ha
risposto sull’ipotesi
di un nuovo incarico
a Monti: «Credo che
avverrà in un altro
modo se lui ritiene di
essere ancora utile al
Paese e le forze
politiche che lo
ritengono giusto
potranno rivolgersi a
lui» dopo il voto
visto che Monti aggiunge Berlusconi
- «ha fatto una bella
esperienza anche se
la accondiscendenza
alla Merkel ha
portato il Paese in
una spirale recessiva,
perché il rigore non
si può applicare ad
un’economia in crisi
se si vogliono far
ripartire i consumi».
Monti da Fazio «Rifletterò su tutte le possibilità in cui io ritenga di poter dare il mio contributo»
Il montismo? Il potere senza il popolo
Il premier pensa al suo destino dopo il voto. E il passaggio elettorale diventa solo un fastidioso orpello burocratico
alle valutazioni e a ciò che il Capo dello
Stato avrà da dire in generale e a me in
udi cartacei”, diceva una volta particolare». Se avete superato indenni la
un tale. Lo stesso concetto viene manovra a tenaglia detta della “perifrasi
in mente oggi osservando le cro- assassina” avrete capito che Monti ci sta
nache di quanto accade all’interno dei pensando. Eccome se ci sta pensando.
due maggiori partiti italiani. Non perché Eccolo, l’aspetto “ludico” a cui hanno rile primarie presenti e future, le discussio- dotto la democrazia: sembra di vedere i
ni, i dibattiti in corso siano necessaria- ragazzini che giocano in cortile con la semente poco seri, anzi. L’impressione, tut- rietà e l’impegno che solo il gioco riesce a
tavia, è che gli sforzi per dare alle dinami- richiedere. Poi però si affaccia la mamma
che partitiche di questi giorni una dignità alla finestra che li richiama in malo modo
politica siano alla fin fine frustrati da una per la cena e allora quella sfida a nasconsorta di pregiudizio tecnocratico che in dino da cui sembrava dipendessero i deItalia è da qualche tempo divenuto mo- stini del mondo viene presto archiviata
neta corrente. Per
per rincasare in
dirla più chiarafretta ed evitare il
mente: che senso L’ideologia montista prevede un
classico scapaccioha dannarsi l’ani- decisionismo in cui il popolo è non ne correttivo. Allo
ma per rinnovare, soggetto ma oggetto della politica
stesso modo è
rottamare,
ricosconfortante vedere
struire, ripensare partiti e tradizioni poli- come le aspre lotte interne per la leadertiche se poi tutti (tutti: dagli stessi partiti ship dei partiti – ora nobili, ora meno –
in vena di masochismo al Professore in siano in realtà relativizzate da una concepersona) danno per scontato che Mario zione della politica che vede il voto non
Monti dovrebbe continuare a fare il pre- come espressione della volontà popolare
mier anche nel prossimo governo? L’ulti- ma piuttosto come passaggio burocratico,
mo a ributtare sul tavolo l’opzione del vagamente consultivo, quasi un orpello
Monti bis è stato appunto il diretto inte- barocco. Qualche tempo fa persino il Caressato, che di fronte a un Fabio Fazio in- po dello Stato – certo non accusabile di
calzante e inflessibile come una spugnetta anti-montismo aprioristico, vista la dinaper inumidire le dita, ha attaccato con il mica della nomina a dir poco inconsueta
suo solito soporifero sermone: «Rifletterò del Professore a premier – è dovuto intersu tutte le possibilità nessuna esclusa in venire con un certo fastidio per ricordare
cui eventualmente io ritenga di poter da- ai partiti che Monti è già senatore a vita e
re il mio contributo al miglior interesse che quindi è tecnicamente incandidabile
dell’Italia e qualunque decisione sarà ine- e che anche una eventuale “lista Monti”,
vitabilmente mia ma mi affiderò molto alla luce di ciò, sarebbe surreale e impraAdriano Scianca
“L
Monti
Cambiare la
cultura politica
Per fare di più in
questo Paese
bisogna
«cambiare la
cultura economica
e politica». Lo ha
detto il premier
Mario Monti
concludendo il
suo intervento
agli stati generali
della Cida. «Quel
che è piu rilevante
- ha detto Monti è che si sarebbe
potuto fare di più
ma non si potrà
fare di più, io
credo, in futuro,
soprattutto se
verrà meno la
spinta
dell’emergenza
che è sgradevole
ma che spinge ad
agire. Non si
potrà fare di più
se non cambierà
la cultura
economica e
politica del
paese».
ticabile. E se lo dice lui...
Forse dobbiamo davvero rassegnarci a essere una sorta di “monarchia tecnica costituzionale”, magari con Monti premier
a vita, come auspicava tempo fa quel campione di democrazia e sensibilità sociale
che è Sergio Marchionne. Del resto l’ideologia del montismo prevede più o meno
questo: un decisionismo algido in cui il
popolo è non soggetto ma oggetto della
politica e tutto ciò che attiene al rituale
elettorale un fastidioso atto dovuto di natura prettamente formale. Proprio ieri,
agli stati generali dei manager a Milano, il
premier ha spiegato: «Il problema non è
quello di chi guida il governo o presiede
la repubblica italiana, ma è se si riesce in
Italia a far evolvere la cultura dell’economia e della politica in un modo abbastanza radicalmente diverso da quello che
vediamo oggi prevalere, soprattutto in pochi mesi». Andiamo a decifrare utilizzando un dizionario bocconiano-italiano italiano-bocconiano. Intanto c’è l’idea, di
pura matrice azionista, che gli italiani siano un popolo sbagliato, da cambiare, possibilmente da anglicizzare. Figuriamoci se
gente così inaffidabile può addirittura ambire a essere “sovrana”. La visione post-democratica della politica è tuttavia evidente anche in altri passaggi: cosa significa
che “il problema non è quello di chi guida
il governo”? Significa che è indifferente se
governa chi è stato eletto per farlo oppure
qualcuno che non ha legittimazione popolare? Il “chi deve governare” non è una
quisquilia concettuale ma il cuore – da
Platone in poi – della riflessione occiden-
Palazzo Madama No all’articolo 1 sul carcere per i giornalisti
Sallusti ai domiciliari.
No del Senato al ddl
Giorgia Castelli
e i giusti non si oppongono sono già colpevoli. Coraggio direttore, 6
un grande». Ieri nella galleria, in
via Negri in centro a Milano, in
cui ha sede il quotidiano il Giornale, è stato esposto uno striscione di incoraggiamento ad Alessandro Sallusti. Proprio nelle stesse ore la procura di Milano ha
chiesto gli arresti domiciliari per
il direttore del quotidiano milanese. Ma al momento Sallusti è libero. Cinquantacinque anni, è
stato condannato in via definitiva
a un anno e due mesi di reclusione il 17 giugno 2011 dalla Corte
d’appello di Milano per diffamazione a mezzo stampa, per un articolo pubblicato nel febbraio
«S
2007 su Libero, di cui all’epoca era
direttore. Il 26 settembre 2012 la
Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la sentenza.
Sallusti ha affidato a un tweet la
notizia che era attesa proprio per
ieri: «Ricevuto ordine di arresto
domiciliare». Scadevano infatti ieri i trenta giorni di sospensione
della pena comminata al giornalista per diffamazione. Sallusti ha
spiegato il procuratore capo di
Milano Edmondo Bruti Liberati,
ha ottenuto la sospensione della
carcerazione «ricorrendo le condizioni per l’esecuzione della pena detentiva presso il domicilio»
in base al cosiddetto decreto
“svuotacarceri”. La procura ha
precisato anche che l’ultima decisione sui domiciliari al direttore
spetterà comunque al magistrato
Alessandro Sallusti,
direttore
de “Il Giornale”
di sorveglianza, il quale ha, secondo la legge, cinque giorni di
tempo per decidere. L’istanza della procura si fonda sul fatto che le
pena definitiva per Sallusti è inferiore a diciotto mesi, non c’è pericolosità sociale e il domicilio è
idoneo. «Anche se non vado in
carcere e quindi non ci sarà la violenza fisica della detenzione – ha
commentato Sallusti – resta comunque la violenza psicologica
dell’essere privati della libertà». E
poi ha dato mandato ai legali di
chiedere al magistrato «se posso
continuare a lavorare e quali orari mi lasciano disponibili: è ovvio
che non si può fare il direttore
dalle 9 alle 16 o cinque giorni a
settimana».
Ieri mattina al suo fianco in redazione c’era anche la compagna
Daniela Santanché che ha definito la misura degli arresti domici-
liari «un dolore dal punto di vista
personale e una barbarie da quello politico». «Vorrei chiedere a
Monti e Napolitano – ha detto –
cosa diranno in Europa quando
qualcuno farà loro notare che in
Italia c’è il direttore di un quotidiano agli arresti. In nessun paese
civile si verificano cose del genere». Il direttore ha eletto come domicilio la casa della compagna.
Ma lei ha precisato: «È casa no-
27/11/2012
martedì
primo piano
Secolo
Il libro Elisabetta Cassina Wolff passa in rassegna i temi che saranno ereditati dalla destra
L’inchiostro dei vinti
ancora così attuale
Uno studio sulla stampa neofascista del dopoguerra analizza
le proposte degli “esuli in patria” non rassegnati al disarmo ideologico
Segue dalla prima Patria liberata?
partitocratico.
Intanto un primo elemento balza agli occhi del lettore: dinnanzi all’attuale mortificante afasia
del mondo culturale della destra, colpisce la vivacità intellettuale dei reduci, dei sopravvissuti, degli eredi del fascismo che
seppero animare una pubblicistica varia e vitale, poco studiata
ma non per questo meno importante nel definire i canoni
ideologici di quello che sarebbe
diventato il Movimento sociale
e di quelli che sarebbero stati i
successivi filoni culturali della
destra.
Elisabetta Cassina Wolff ha esaminato una settantina di giornali e riviste dell’area che si richiamava esplicitamente al fascismo, tra i quali spiccano Lotta politica e Rivolta Ideale, ma anche Rosso
e Nero,
Furono soprattutto
Fracassa,
i fascisti di sinistra a
Asso di bafondare giornali e riviste stoni, Mee ad animare il dibattito ridiano
d’Italia,
Rataplan, L’Intransigente, Il Merlo
giallo, Nazionalismo Sociale, Architrave. Chi erano questi neofascisti? Quelli che si sentivano
esuli in patria ma che non intendevano cedere al disarmo
ideologico: «In tre cose credemmo– scriveva Alberto Giovannini – nell’Italia; nella necessità di
un profondo movimento rivoluzionario destinato a rinnovare gli istituti, le classi dirigenti, la
coscienza del popolo; nella Re-
La stampa
neofascista
nell’immediato
dopoguerra si
occupò anche di
criticare la sovranità
limitata della
nazione italiana
dopo la Seconda
guerra mondiale.
Illuminanti in
proposito gli articoli
di Emilio Canevari,
come quello
(riportato nel libro)
apparso su Rivolta
Ideale dal titolo
“L’Italia: una colonia
o una alleata?” in cui
si sottolienava che la
libertà è diventata
«obbligo di obbedire
servilmente a
governi stranieri,
quasi a punirci di
avere prima
obbedito a un
governo, sia pur
dittatoriale, ma
italiano. E in tal caso
siamo noi scesi così
in basso che non
osiamo più dirci la
verità, e che la
libertà individuale
funge da maschera
alla servitù della
patria togliendoci
persino il senso
dell’indipendenza
perduta?».
pubblica che, di tale rinnovamento, deve essere l’essenziale
strumento e la suprema depositaria». Di qui la loro collocazione nella cosiddetta “sinistra fascista” (cui ha dedicato un approfondito studio Giuseppe
Parlato) affiancata tuttavia da
una corrente tradizionalista che
sempre nel primo dopoguerra
guardava alle tesi e alle teorie
del filosofo Julius Evola, il quale pubblicò il suo primo articolo del dopoguerra, il 20 giugno
1949, su La Sfida di Enzo Erra,
con lo pseduonimo Arthos.
Al di là di queste classificazioni,
tuttavia, comune a tutti era la
necessità di definire i contorni
di un’attività politica che - come
scrivevano sui fogli che andavano diffondendo - non poteva
essere confinata nel piatto nostalgismo. Affermazioni importanti, se si considera che si tratta di articoli scritti prima del
1950. Il direttore di Rivolta Ideale Giovanni Tonelli chiarì che la
nostalgia poteva essere ammessa non certo per il passato regime ma per alcune aspirazioni
presenti nella dottrina fascista:
la grandezza della patria, la collaborazione tra le classi per una
maggiore giustizia sociale, l’unità europea, la lotta contro la
plutocrazia e il bolscevismo.
Anche la stessa definizione di
neofascismo veniva messa in discussione: «Non siamo fascisti si legge nel 1947 su Fracassa non siamo antifascisti, siamo
italiani. Non siamo fascisti, innanzitutto, perché non siamo
adoratori di astratte formule po-
litiche, di vuoti schemi mentali.
Non siamo fascisti allo stesso
modo e per le stesse ragioni per
cui non siamo e non pensiamo
di poter essere oggi ghibellini o
vandeani». Tuttavia «rivendichiamo il diritto di tessere ogni
giorno l’apologia della Patria».
Ma nella ricerca di una identità
compatibile con la condizione
di vinti, questi intellettuali anadrono ancora oltre, asserendo
che proprio perché avevano creduto fermamente e senza compromessi nel fascismo erano
stati colpiti più duramente dagli
errori oggettivi del regime e
dunque non desideravano alcuna restaurazione del passato: «Il
passato è passato, e si è fedeli alla tradizione di una realtà politico-sociale originale come la
nostra soltando rinnovando e
creando del nuovo, non imitando modelli prestabiliti o rimasticando velleità restauratorie».
Al gruppo di scrittori e giornalisti cui è dedicato L’inchiostro dei
vinti si deve anche la definizione di fascismo come terza via tra
destra conservatrice e sinistra insurrezionale. In particolare si
deve al filosofo Edmondo Cione (che fondò negli anni Cinquanta la rivista Nazionalismo
Sociale insieme con Francesco
Palamenghi-Crispi) la separazione tra il fascismo storico con
i suoi errori e le sue contraddizioni e alcuni principi sempre
validi che dovevano continuare
a essere punto di riferimento
dell’azione politica. Secondo
Cione il fascismo, che nell’interpretazione marxista si riduceva ad assetto politico fondato
sulla reazione della borghesia
minacciata dall’avanzata del
proletariato, era stato un fenomeno rivoluzionario nell’ambito della filosofia sociale riuscendo a inglobare in una nuova
dottrina liberalismo e socialcomunismo. Se alcuni spingevano
sull’aspetto delle politiche socio-economiche del passato regime altri, come Massimo Rocca, insistevano invece sulla necessità di promuovere una vasta
5
riforma costituzionale per creare un ponte con le forze vive
della nazione. Chi (la sinistra)
guardava alla socializzazione e
chi (la destra) guardava all’idea
di Stato.
Né mancava l’anelito a superare
gli aspetti deteriori del fascismo
regime, incentrando le critiche
soprattutto sulla mediocrità dei
gerarchi e di quella parte della
classe dirigente fascista che aveva aderito a quelle idee solo formalmente, senza convinzione e
per interessi particolaristici e di
casta. Da queste osservazioni
l’analisi si allargava fino a mettere sotto accusa il carattere opportunista degli italiani, incapaci di vere rivoluzioni, insofferenti verso i poteri costituiti e
tendenzialmente individualisti.
Scriveva Giorgio Pini sul Meridiano d’Italia: «Si odia e contemporaneamente si cerca il gerarca; scarseggiano le virtù, il vigore e l’educazione necessari per la
consistenza di un vero sistema
democratico, manca nelle categorie il senso della partecipazione diretta allo Stato e quindi la
volontà di sostenerlo con una
adesione leale e senza riserve».
Notevoli, infine, i numerosi articoli dedicati alla partitocrazia,
ai rischi del regionalismo e alla
necessità di superare la contrapposizione fascismo-antifascismo tra i quali spiccano le riflessioni di Carlo Costamagna
sulla Costituzione italiana che,
a suo dire, aveva confiscato
l’autonomia del Parlamento
per consegnarlo ai capricci dei
partiti. Un concentrato di aspirazioni e ambizioni che avrebbero dovuto costituire l’agenda
politica di una destra all’altezza delle sfide contemporanee e
che si è perso nei polverosi archivi dove solo qualche storico
di buona volontà ormai ha voglia di frugare mentre gli eredi
legittimi di quell’«inchiostro»
così nobile e così denso di suggerimenti hanno ceduto da
tempo alle lusinghe e al miraggio del 51%.
Annalisa Terranova
attualità politica
6 Secolo
L’inchiesta
Sabrina interrogata 7 ore
Il procuratore di Taranto, Franco Sebastio
È durato circa sette ore, con
una breve pausa per il pranzo,
l’interrogatorio di Sabrina
Misseri da parte dei pm Piero
Argentino e Mariano Buccoliero
al processo in Corte d’Assise a
Taranto per l’uccisione di Sarah
Scazzi. L’interrogatorio,
cominciato prima delle 10, si è
concluso alle 17.
I sette provvedimenti di
custodia cautelare ma
soprattutto il sequestro
preventivo della
produzione hanno
provocato l’annuncio, da
parte del vertice
aziendale, di chiudere lo
stabilimento di Taranto e
di tutti quelli che gli
dipendono. Dure reazioni
dei sindacati.
Il diritto alla vita
e alla salute
non accetta
compromessi, tutti
devono cedere
il passo, anche
il diritto al lavoro
L’ex assessore del Pd Michele Conserva
IN BREVE
Hanno detto
Rissa in centro di immigrati
Genoa-Siena: 39 condanne
Abusi all’asilo: solo indizi
Nella tarda serata di domenica,
presso il Centro di pronta
accoglienza di Roma, a
Settecamini, è scoppiata una
violenta rissa tra alcuni ospiti,
tutti di 17 anni, di cui 5
provenienti dall’Egitto e 2 dal
Bangladesh. La lite sarebbe
scoppiata per futili motivi, pare
per il mancato accordo sulla cena.
Il gip di Genova, Nicoletta
Bolelli, ha emesso decreti penali
di condanna a carico di 39 ultrà
genoani per i fatti accaduti
durante la partita Genoa-Siena
dello scorso 22 aprile allo stadio
Ferraris. Ai 39 tifosi è stato
contestato il passaggio di
settore e non l’interruzione della
partita.
Per i giudici del Tribunale di
Tivoli la prova acquisita
dall’accusa nel processo per i
presunti abusi sessuali nella
scuola “Olga Rovere” di
Rignano Flaminio (Roma) «è
costituita da elementi indiziari
privi dei necessari requisiti di
gravità, univocità e
precisione».
Avrebbe costretto
le aziende
a corrispondere
compensi
«talvolta
esorbitanti
o eccessivi»
bio Riva, figlio di Emilio, per l’ex
direttore dell’Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso, e per l’ex dirigente
dell’Ilva, Girolamo Archinà. Ai
domiciliari l’ex rettore del Politecnico di Taranto, Lorenzo Liberti. Per la parte Ilva il gip Todisco ha respinto la richiesta formulata dalla Procura di ulteriore
arresto a carico dell’ex presidente
Nicola Riva, anch’egli già ai domiciliari dal 26 luglio scorso. Su
disposizione del gip Vilma Gilli,
invece, ai domiciliari è stato posto l’ex assessore all’Ambiente
della Provincia di Taranto, Michele Conserva, del Pd, dimessosi circa due mesi fa dall’incarico
quando si seppe che poteva figurare tra gli indagati dell’inchiesta
collaterale a quella per disastro
ambientale. Ai domiciliari per ordine dello stesso magistrato anche l’ingegner Carmelo Delli Santi, rappresentante della Promed
Engineering. Conserva e Delli
Santi sono entrambi accusati di
concussione. Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, e l’attuale direttore dello stabilimento tarantino, Adolfo Buffo, sono invece indagati «per inosservanza delle
precedenti disposizioni dell’autorità giudiziaria».
Ma, al di là degli arresti, l’annuncio della chiusura dello stabilimento – con quello che ora accadrà in termini di occupazione – è
stato determinato dal sequestro,
da parte della Guardia di Finanza, di tutto il prodotto finito giacente sulle banchine del porto di
Taranto utilizzato dall’Ilva, un sequestro preventivo chiesto e ottenuto dalla Procura: in questo
modo la merce non potrà essere
commercializzata. Si tratta di tutta la produzione dell’Ilva degli ultimi quattro mesi: lastre di acciaio e coils (lamiere), pronti per essere spediti alle industrie. La merce sequestrata non potrà essere
commercializzata perché si tratta
di prodotti realizzati in violazione della legge, dal momento che
il sequestro dell’area a caldo, disposto il 26 luglio scorso (e confermato dal Tribunale del riesame), era senza facoltà d’uso: non
per produrre dunque ma solo per
mantenere in sicurezza gli impianti quel tanto che fosse sufficiente a giungere alla bonifica. La
produzione realizzata in questi
mesi, quindi, secondo la Procura
di Taranto, costituisce profitto di
reati. Il provvedimento, firmato
anche questo dal gip Patrizia Todisco, è disposto sulla base del secondo comma della legge 321
(sulla responsabilità amministrativa delle società) in collegamento con l’articolo 240 del codice
penale, riguardante la confisca di
beni: esso riguarda anche eventuali future produzioni e pone
così lo stop definitivo alla produzione dell’acciaieria.
In questi mesi, secondo quanto
in più occasioni ha dichiarato il
presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, lo stabilimento tarantino
ha continuato a produrre: da ultimo aveva sottolineato che, con
l’applicazione della nuova Aia, lo
stabilimento tarantino sarebbe
andato «incontro a una produzione minore», e questo «sicuramente» avrebbe avuto «ricadute
occupazionali». La produzione
quest’anno, nonostante il sequestro del 26 luglio scorso, era avviata ad esser chiusa sugli 8 milioni di tonnellate l’anno. Un dato che, in occasione del rilascio
dell’ultima Autorizzazione integrata ambientale, aveva creato
polemiche da parte degli ambientalisti, dal momento che
l’Aia prevede appunto la produzione di 8 milioni di tonnellate
sottolineando che si tratterebbe
di una riduzione della normale
produzione Ilva: per il presidente
dell’associazione ambientalista
PeaceLink, Alessandro Marescotti, l’annunciata riduzione «della
produzione da 15 a 8 milioni di
tonnellate di acciaio all’anno è
un bluff».
ma sale di due posizioni nella
classifica (ora è ventunesima). La
capitale tiene per quanto riguarda il tenore di vita e gli affari e il
lavoro: è quarta per ricchezza
prodotta e seconda per i depositi bancari per abitante ed è seconda per la propensione ad in-
vestire. Male invece l’ordine pubblico e la sicurezza (103 posto su
107) in particolare per furti d’auto (104 posto) e scippi e rapine
(102 posto). La peggiore performance è sul costo della casa: Roma vanta il primato delle case
più care d’Italia.
Svolta Sette in carcere (dirigenti del gruppo e un ex assessore Pd)
L’Ilva chiude.
Sequestrata
la produzione
È tutta quella degli ultimi quattro mesi
che ora non potrà essere commercializzata.
«5000 operai a casa se Monti non interviene»
Valerio Pugi
uel che si temeva è accaduto: l’Ilva di Taranto ha
annunciato la chiusura
dello stabilimento di Taranto a
seguito del sequestro della produzione, disposto ieri dalla magistratura, che «comporterà in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità di commercializzare i
prodotti e, per conseguenza, la
cessazione di ogni attività nonché
la chiusura dello stabilimento di
Taranto e di tutti gli stabilimenti
del gruppo che dipendono, per la
propria attività, dalle forniture
dello stabilimento di Taranto». Se
il presidente del Consiglio, Mario
Monti, non convocherà nelle
prossime ore un incontro giovedì i lavoratori del Gruppo manifesteranno sotto palazzo Chigi,
annunciano i sindacati. I lavoratori «messi in libertà» dall’azienda nello stabilimento di Taranto
sono circa 5.000. Il segretario della Fim Cisl, Marco Bentivogli, ha
riferito che «l’azienda ci ha appena comunicato la chiusura, pressoché immediata, di “tutta l’area
attualmente non sottoposta a sequestro” e ciò riguarda oltre 5000
lavoratori, cui si aggiungerebbero
Q
Lo
stabilimento
dell’Ilva
a
Taranto
a cascata, in pochi giorni, i lavoratori di Genova, Novi Ligure,
Racconigi, Marghera e Patrica».
La clamorosa svolta nella complessa vicenda giudiziaria è arrivata ieri con i sette provvedimenti di custodia cautelare emessi dal
Tribunale di Taranto: tre persone
sono in carcere e quattro agli arresti domiciliari, accusate a vario
titolo di associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione. Gli arresti sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza
sulla base di due distinte ordinanze di custodia cautelare firmate dai gip Patrizia Todisco e
Vilma Gilli. I provvedimenti sono legati anche ad una indagine,
parallela a quella principale per
disastro ambientale che il 26 luglio scorso ha portato al sequestro degli impianti dell’area a caldo del Siderurgico. Questa seconda inchiesta parallela è stata denominata “Environment sold
out” (Ambiente svenduto). Tra
gli arrestati per disposizione del
gip Todisco figura il patron Emilio Riva, 86 anni, già agli arresti
domiciliari dal 26 luglio scorso.
La detenzione in carcere è stata
disposta dallo stesso gip per il vicepresidente di Riva Group, Fa-
L’ORDINANZA DEL GIP TODISCO
La “regia” di Vendola
Ci sarebbero state pressioni per estromettere
il direttore generale dell’Arpa Puglia
Ci sarebbe la «regia» del governatore della
Puglia, Nichi Vendola, nelle «pressioni» per «far
fuori» il direttore generale dell’Arpa Puglia,
Giorgio Assennato, autore della relazione sulle
emissioni inquinanti prodotte dall’Ilva. Lo scrive
il gip Patrizia Todisco nell’ordinanza d’arresto.
Dalle nuove indagini sull’Ilva emergono
«numerosi e costanti contatti di Girolamo
Archinà, direttamente, e di Fabio Riva,
indirettamente, con vari esponenti politici tra cui
il governatore della Puglia Nichi Vendola». In
particolare nell’ordinanza viene riportata la mail
del 22 giugno 2010 che l’ex responsabile delle
Relazioni istituzionali dell’Ilva, Archinà, invia a
Fabio Riva e con la quale lo informa di un
incontro avuto a Bari con Vendola. Incontro che
è successivo al documento dell’Arpa Puglia del
giugno 2010 in cui si sottolineavano i livelli di
inquinamento prodotti dall’azienda. Nella mail
Archinà «comunicava che il presidente Vendola si
era fortemente adirato con i vertici dell’Arpa
Puglia, cioè il direttore scientifico Blonda e il
direttore generale Assennato, sostenendo che
loro non devono assolutamente attaccare l’Ilva
di Taranto e piuttosto si dovevano occupare di
stanare Enel ed Eni che cercavano di aizzare la
piazza contro l’Ilva».
Mineo Morirono sei persone
Ricerca Bolzano conquista il primo posto: è la città dove si vive meglio
Cinque condanne per
la strage al depuratore
A Roma migliora la qualità
della vita (nonostante la crisi)
iciassette anni e 6 mesi di carcere e
due assoluzioni: è la sentenza del Tribunale di Caltagirone per l’incidente
sul lavoro che l’11 giugno 2008, nel depuratore comunale di Mineo, provocò la morte di sei
persone. Condannati l’ex assessore ai Lavori
pubblici Giuseppe Mirata, il responsabile Ufficio tecnico Marcello Zampino, l’addetto al
depuratore Antonino Catalano, il titolare dell’omonima azienda di espurgo Salvatore Carfì e il capo cantiere Salvatore La Cognata. Il Tribunale ha assolto l’ex sindaco di Mineo, Giuseppe Castania, e il responsabile del servizio
di prevenzione, Giuseppe Virzì. Condannati
invece, a due anni e 8 mesi di reclusione ciascuno, per la mancata manutenzione dell’impianto, Mirata, Zampino e Catalano; per traffico illecito di rifiuti Carfì a quattro anni e due
mesi e La Cognata a tre anni e quattro mesi. Il
Tribunale ha disposto il risarcimento delle
parti civili da stabilire in altra sede, con una
provvisionale compresa tra i 5 e i 45 mila euro per i familiari delle vittime e un rimborso
per spese legali per il Comune di Mineo e
l’Inail, oltre al sequestro dell’autobotte che era
impegnata nel servizio di espurgo.
D
27/11/2012
martedì
Bolzano la provincia dove
si vive meglio in Italia. Lo
ha sancito la ricerca annuale del “Sole 24 Ore”, giunta
quest’anno alla 23/ma edizione
e pubblicata ieri sul quotidiano.
Bolzano strappa la prima posizione a Bologna, classificatasi solo 10/ma. Maglia nera per vivibilità è invece Taranto, ancora una
provincia del Sud come nel 2011,
che scalza dal fondo della classifica un’altra pugliese, Foggia. La
ricerca, svolta ancora sulle 107
province, si articola su sei settori
(tenore di vita, affari e lavoro,
servizi ambiente e salute, popolazione, ordine pubblico, tempo
libero) costruiti a loro volta su
sei indicatori (per il totale di 36),
che danno luogo a sei graduatorie di tappa e quindi alla classifica finale. Nonostante la crisi, Ro-
È
IL SINDACO ALEMANNO
La ricchezza è il turismo
«Attenzione a non lanciare
messaggi sbagliati all’estero»
«È una dimostrazione
ulteriore che tutte le leggende
costruite sull’aggravamento
della qualità della vita a Roma non
corrispondono alla realtà. Quindi richiamo
tutti gli organi di stampa, i soggetti politici
e culturali a tener conto dei risultati di
queste indagini scientifiche comparate su
dati precisi». Lo afferma il sindaco di Roma,
Gianni Alemanno, che aggiunge:
«Cerchiamo di attenerci alla realtà, senza
creare leggende, non roviniamo l’immagine
di Roma nel mondo. Attenzione a non
lanciare messaggi sbagliati all’estero,
magari solo per strumentalizzazione
politica».
La città
eterna
sale
di due
posizioni
Le reazioni Il ministro Clini
«Non sono disponibile
a subire una situazione
con effetti terribili»
i auguro che questa iniziativa non
sia conflittuale
con l’Autorizzazione integrata
ambientale (Aia), che è l’unico
strumento che oggi abbiamo a
disposizione per risanare lo stabilimento di Taranto». Lo ha
detto il ministro dell’Ambiente,
Corrado Clini, che è apparso assai critico verso i provvedimenti
di ieri. «Ricordo – ha proseguito – che ho rilasciato l’Aia allo
stabilimento, che è pubblicata
sulla Gazzetta ufficiale e che stabilisce le misure e gli interventi
per assicurare la protezione dell’ambiente e della salute in merito alla produzione dell’Ilva di
Taranto.Non sono disponibile a
subire una situazione che avrebbe effetti terribili: sono preoccupato che questa iniziativa blocchi l’Autorizzazione integrata
ambientale con effetti ambientali gravissimi e sociali devastanti. Chi dice che la chiusura
dell’Ilva risolva i problemi dice
una cosa falsa. Stiamo giocando
sulla pelle della gente. La magistratura fa bene a perseguire gli
illeciti. Senza l’Aia la situazione
sarebbe più comprensibile ma
con questo documento, che è
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, altre iniziative rischiano di
diventare conflittuali e che il governo rischia di subire». La seconda fase dell’Aia «ha senso se
lo stabilimento resta aperto», ha
spiegato il ministro a proposito
della missione a Taranto della
Commissione istruttoria che ha
rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale per la fase
«due» che riguarda i rifiuti, la
depurazione delle acque e la gestione delle discariche. «L’iniziativa dell’Aia per l’Ilva è stata presa per rendere lo stabilimento
per la produzione di acciaio il
più pulito e moderno d’Europa
e per garantire il diritto alla salute, a un ambiente sano, e al lavoro».
Il quadro che sta emergendo in
commissione Lavoro del Senato, indipendentemente dagli arresti, è seriamente preoccupante – ha affermato la senatrice di
Grande Sud Adriana Poli Bortone – Senza entrare nel merito
della bufera giudiziaria, quel
che è certo è che tanti dubbi e
perplessità si stanno manifestando nel corso delle audizioni in Senato e, probabilmente,
serviranno per delineare i contorni della vicenda. Il primo
pensiero in questo caso va ai
tanti lavoratori fermi da mesi,
ma soprattutto agli ammalati
che stanno lottando contro la
morte e a quelli che non lo possono più fare». «Il sequestro
cautelativo del prodotto finito e
dei semi-lavorati – ha dichiarato
il responsabile economia del
Pd, Stefano Fassina – mette le
prospettive dell’azienda, della
filiera siderurgica da essa alimentata e di decine di migliaia
di lavoratori sempre più a rischio, nonostante l’approvazione da parte del governo nazionale e dei governi territoriali di
un’impegnativa e innovativa
Aia e nonostante la scelta dell’azienda di adeguarsi e di presentare il piano di attuazione
delle prescrizioni richieste. L’approvazione dell’Aia è stato un
inutile rito? Chiediamo al governo di intervenire al più presto con gli opportuni strumenti
normativi per rendere possibile
l’applicazione dell’Aia e così
consentire, al contempo, la tutela della salute, dell’ambiente e
delle prospettive produttive e di
occupazione di un tassello fondamentale della nostra manifattura».
«M
27/11/2012
martedì
lettere
La politica del rigore
ci sta mettendo ko
Tanto per rovinare il week end,
la mattina del 24 novembre
arriva la notizia del nono calo
tendenziale consecutivo, a
settembre, per il fatturato
industriale. E questo è solo il
dato relativo a 2 mesi fa, frutto
delle politiche di rigore che
stanno impoverendo sempre
più tutti quanti. Non sono
mai stati ascoltati i semplici
cittadini, quelli che al mattino
si alzano e tirano su la
saracinesca, quelli che senza
aver fatto particolari studi
sanno per certo che
all’aumentare del rigore
(inteso nel senso montiano
del termine) diminuiscono
fatturati e sviluppo, e entrate
fiscali, portando il sistema ad
avvitarsi su se stesso come in
un buco nero. Si continua a
dar retta invece a chi continua
a ricevere botte a ripetizione.
Questa ultima è un vero
gancio in pieno volto, di quelli
che possono mandare al
tappeto e costringere l’arbitro
al conteggio.
Giacomo Frangiflutti
Secolo
[email protected],[email protected],[email protected]
IL PDL NEGLI ENTI LOCALI
tradizioni ed ai valori della
sinistra storica.
Giuseppe Bianchi
Stillitani: eletta la prima Consulta del volontariato della Calabria
L’assessore al Lavoro, Formazione professionale e Politiche sociali della Calabria,
Francescantonio Stillitani, in attuazione
della legge sul volontariato, recentemente approvata dal Consiglio regionale, ha
convocato la prima assemblea regionale
per l’elezione della Consulta. L’assemblea, cui hanno partecipato più di millecinquecento persone, componenti di varie associazioni di volontariato presenti
sul territorio calabrese e iscritte agli albi
provinciali di riferimento, ha eletto i
membri che faranno parte della prima
Consulta regionale del volontariato. I
componenti eletti sono in tutto dieci: Daniela Tassone (associazione Centro cittadino per i servizi sociali di Catanzaro),
Aurelio Scrivano (Avas Presila S. Francesco da Paola di Spezzano della Sila), Leonardo Sacco (Confraternita di Misericordia di Isola Capo Rizzuto), Antonio Le-
vato (Auser Calabria di Catanzaro), Pietro Romeo (associazione
“Un raggio di sole” di Catanzaro), Francesco Cataldo Nigro (associazione Anteas San Paolo di Crotone), Franco Rizzuti (Avis di
Crotone), Alberto Frontera (Ada Calabria di Catanzaro), Domenico Di Carlo (associazione di volontariato Maranatha Onlus di
Mileto) e Tommaso Marino (Coordinamento regionale Alogon
di Lamezia Terme). Per come previsto dal testo di legge “Norme
per la promozione e la disciplina del volontariato”, la Consulta
una volta eletta avrà facoltà di poter cooptare ulteriori cinque rappresentanti che prenderanno parte alle attività della Consulta
senza diritto al voto. La Consulta, inoltre, sarà chiamata ad esprimere pareri, suggerimenti e critiche nei confronti delle istituzioni di riferimento.
Dopo la registrazione di tutte le associazioni di volontariato presenti, l’assessore Stillitani ha aperto i lavori della tavola rotonda,
alla quale hanno preso parte anche Maria Annunziata Longo, coordinatrice regionale del Csv, Katia Stancato, portavoce regionale del Forum del Terzo Settore, Pietro Fantozzi, direttore del Dipartimento di Sociologia e di Scienza politica dell’università della Calabria, e Giorgio Marcello, ricercatore al Dipartimento di Sociologia e di Scienza politica dell’università della Calabria.
da una proposta che metta al
centro gli interessi del Paese.
Nessun movimento allo stato
nascente può sperare di avere
successo se la sua proposta e la
sua identità non sono chiare.
Enrico Campagnari
C’è ancora una forte
richiesta di politica
Ingombranti presenze
di Matteo Renzi in tv
La gente vive sentimenti più
ricchi e articolati di come sono
spesso presentati. Per questo
c’è ancora una domanda di
politica che non trova risposta,
che non trova interlocutori.
Quindi c’è spazio per un
movimento politico definito
Se le tv fossero state nella
proprietà del Matteo Renzi,
senza dubbio lui si sarebbe
visto meno. Più che
ingombrante definirei la sua
presenza opprimente. Una
logorroica esondazione. In
questa Italia dove ormai da
tempo va di moda rifarsi la
faccia insieme alla verginità
politica, gli storici eredi
designati del Pci, celebrano le
primarie all’americana: di
quella tanto ostile democrazia
diretta che hanno denigrato
per decenni da ragazzi.
Luigi Cardarelli
Il pantheon indicato
da Bersani e Vendola
La sinistra ex comunista ha
voltato le spalle alla propria
storia: un’evidente
dimostrazione si è avuta in
occasione dell’esibizione su
Sky dei cinque candidati alle
primarie del Pd. Solo Matteo
Renzi, per essendo un ex
democristiano, alla domanda
chi fosse la sua figura storica di
riferimento, ha evitato di citare
un personaggio del mondo
cattolico, indicando Nelson
Mandela, noto politico
marxista e terzomondista,
oltre che eroe dell’antiapartheid in Sud Africa.
Bersani e Vendola invece, alla
disperata ricerca del centro,
hanno indicato personaggi di
riferimento estranei alle
Spieghiamo ai bambini
chi sottrae il Natale
Le tredicesime saranno
dissolte nel nulla in un attimo,
ancora prima di essere
incassate. Verranno divorate
dalle tasse, il cui impatto
sull’economia reale ha ormai
oltrepassato il punto massimo
tollerabile. Tredicesima vuol
dire Natale, festa che i
bambini associano ai regali,
premio per essere stati buoni
nel corso dell’anno. E arrivare
a far comprendere ai bambini
come stanno le cose non serve
attendere che si rendano conto
che i regali non li porta Babbo
Natale piuttosto che i nonni o
i genitori. Devono invece
sapere che quest’anno ci sarà
qualcuno ricco oltre ogni
immaginazione che glieli
porterà via.
Elvio Letta
La Cgil è un partito,
non certo un sindacato
Ho notato che la Cgil ha preso
l’abitudine di non ratificare
accordi già firmati dalle altre
organizzazioni. E dire che
proprio Lama, storico leader
della Cgil, ha sempre
sostenuto che il sindacalista
più bravo è quello che riesce a
firmare più accordi. La Cgil
sembra sia finita con il
diventare meno sindacato e
più partito.
Mario Pulimanti
DOMANI I FUNERALI
La scomparsa
di Egisto Nardi
nella Capitale
morto domenica a 62
anni l’ingegner Egisto
Nardi, storico esponente
della destra romana sin dagli
anni Settanta. Egisto aveva
subìto un difficile intervento al
cuore le cui complicazioni
successive lo hanno portato
alla morte. Egisto è stato
sempre in prima fila, nella
storica sezione del Msi di
Monte Mario, in via Assarotti,
per cercare di migliorare la
società, anche in quei difficili
anni definiti di piombo.
Guidata dall’indimenticabile
Domenico Franco, la sede fu
tra le più colpite di Roma: non
passava settimana senza che
non venisse assaltata, data alle
fiamme, o che un ordigno non
la danneggiasse. Eppure Egisto
e gli altri non mollarono mai,
non cambiarono mai idea. Si
incontrava spesso con i vecchi
amici di allora perché aveva
ancora fiducia nella politica
onesta. Quegli stessi amici che
nei giorni scorsi hanno affisso
lo striscione: «Forza Egisto,
preghiamo per te». Egisto lascia
la moglie Luigia e i figli Maria
Soave e Alessandro. I funerali si
terranno domani alle 10 nella
chiesa di sant’Ottavio a via
Casal del Marmo.
È
APPUNTAMENTI
Concerto
di Zubin Mehta
Firenze
Venerdì 30, 20.30
Il Teatro del Maggio musicale
fiorentino ed Eni inaugurano
una formula di partnership per
il mondo del teatro,
sperimentata con successo
all’estero. L’azienda ha potuto
acquistare e donare al pubbico
della città di Firenze tutti i
biglietti disponibili ad oggi, per
il concerto di Zubin Mehta, al
Nuovo Teatro dell’Opera di
Firenze, venerdì 30 novembre,
ore 20.30; ai ragazzi delle
scuole fiorentine Eni offre
l’opportunità di assistere alla
prova generale del mattino,
alle ore 10.30.
(tre i concerti in programma:
alle 21, alle 22.30 e alle 24),
con dieci tra i migliori musicisti
romani.
“Incontri in museo” per
dire no alle barriere
Roma
Sabato 3 dicembre, dalle 15
alle 18
Con lo slogan lanciato dal
Mibac “Un giorno all’anno tutto
l’anno” il 3 dicembre è
diventato l’appuntamento in
cui riflettere e promuovere
eventi ed attività finalizzate
all’abbattimento di tutte quelle
barriere che impediscono alle
persone con disabilità di
godere pienamente di tutti i
diritti umani e libertà
fondamentali, ivi compreso la
piena fruizione del patrimonio
culturale. Il Museo Nazionale
Preistorico Etnografico “Luigi
Pigorini” da anni dedica
un’attenzione particolare a
questa categoria di pubblico, a
partire dalla piena accessibilità
della struttura sul piano fisico,
fino all’apertura dei percorsi
tattili destinati a ipovedenti e
non vedenti nelle sale di
Preistoria e nella Sala Africa. Il
3 dicembre si terrà il primo
appuntamento incentrato sulla
storia e il ruolo ricoperto nella
cultura italiana da questa
importantissima istituzione
nazionale. Con l’occasione
verrà divulgato il calendario dei
successivi “Incontri in museo”
che nella prima metà del 2013
vedrà impegnati gli esperti del
Museo su alcuni temi di grande
rilevanza quali l’evoluzione
dell’uomo e del linguaggio o le
problematiche toccate dal
progetto espositivo “Soggetti
migranti”.
FestivalStoria 2012:
sul Mediterraneo
Torino-Napoli
Dal 3 all’8 dicembre
Si svolgerà a Torino e a Napoli
“Musei in musica”
per una notte
“Progetto di memoria”,
al via il corso
Roma
Dal 4 al 6 dicembre
L’Accademia nazionale di San
Luca, (piazza dell’Accademia di
San Luca 77), organizza
“Memoria-Progetto Memoria”,
corso a cura di Francesco
Moschini.
Torino
31 dicembre
Roma
Sabato 1° dicembre
Roma apre i suoi Musei alla
musica. Per una notte musei
civici e spazi culturali saranno
lo scenario della quarta
edizione di “Musei in musica”,
dalle 20 di sabato 1° dicembre
alle 2 di domenica 2. Oltre 80
tra concerti ed eventi musicali
gratuiti, in 38 luoghi aperti di
notte per 228 ore complessive
di musica. Opere d’arte e
musica: un binomio che
permetterà di assistere a
concerti dal vivo e di visitare
contemporaneamente mostre
temporanee o collezioni
permanenti. Tra gli eventi
principali segnaliamo: i
Tiromancino che si esibiranno
nello spazio della Pelanda con
due concerti (alle 21.30 e alle
23). Il Palazzo delle Esposizioni
ospiterà il concerto, in set
acustico, di Luca Barbarossa,
accompagnato da Mario Amici
alla chitarra classica (anche qui
due concerti: alle 21.30 e alle
23). Al Museo dell’Ara Pacis un
concerto omaggio a Fabrizio De
André “Il testamento di Faber”
l’ottava edizione del
FestivalStoria sul tema
“Mediterraneo. Mare
nostrum?”. Tra gli ospiti
Maurice Aymard, Francesco
Barbagallo, Géraud Poumarède,
Kaytarina Tsapopoulou, Josè
Enrique Ruiz-Domènec.
Premio nazionale
“I Murrazzi”
DAL 13 DICEMBRE NELLE SALE L’ATTESISSIMO “LO HOBBIT”
il film più atteso dell’anno,
inseguito sin dal 1995 da Peter
È
Jackson, pensato dalla realizzazione del
“Signore degli anelli”: dopo problemi
d’Italia
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
di ogni tipo il 13 dicembre arriva nelle
sale di tutto il mondo “Lo Hobbit” dal
romanzo di JRR Tolkien. “Viaggio
inaspettato” è il titolo del primo film di
quella che diventerà un’altra trilogia.
“The desolation of Smaug” uscirà nel
dicembre 2013 e “There and back
again” nell’estate 2014.
Quotidiano di Alleanza Nazionale
GIORNALE MURALE
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA
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Redazione Via della Scrofa 43 - 00186 Roma tel. 06/6889921
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Abbonamenti e diffusione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma
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La quarta edizione del Premio
Nazionale “I Murrazzi” è
istituita con la seguente
modalità di partecipazione:
Sezione narrativa, Sezione
narrativa inedita, Sezione
poesia edita, Sezione poesia
inedita, Premio alla carriera. La
scadenza per l’invio delle
opere è fissata al 31 dicembre.
Ogni partecipante dovrà
allegare alle opere inviate una
scheda biografica ed indicare
la sezione prescelta. E’
possibile partecipare a più
sezioni. Per ogni sezione scelta
si dovrà effettuare il
versamento di 20 euro sul
conto corrente bancario
intestato a “Elogio della
poesia” con codice Iban It 95 E
02008 01132 000020052868,
ovvero in contanti in busta
acclusa all’invio delle opere. Gli
editori possono iscrivere i loro
autori solo alle sezioni di
Narrativa e Poesia edita. Gli
invii delle opere edite e inedite
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della Poesia, via Nuoro 3,
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7
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7 agosto 1990 n. 250
8 Secolo
esteri
Siria Denunciato dai residenti
ontinua a scorrere il sangue in
Siria, dove i “buoni” non si distinguono più dai “cattivi”. E a
soffrire è la popolazione civile, i profughi, i bambini, le donne, nell’indifferenza e nell’inazione degli organismi sivranazionali. Ieri missili lanciati dai caccia siriani su Atma, nei pressi
del confine con la Turchia, hanno
mancato il bersaglio, un centro logistico dei ribelli installato in una scuo-
C
A Damasco
“cluster bomb”
fa strage di bambini
che giocano
la. Almeno uno dei razzi, sei quelli
lanciati, sono finiti nei pressi di un oliveto, dove sorge un campo profughi
di fortuna che ospita migliaia di rifugiati. Le esplosioni non hanno causato vittime. Lo ha constatato un corrispondente della Afp arrivato sul posto. L’effetto è stato però che migliaia
di civili siriani sono fuggiti dal campo
profughi. Lo ha riferito Amman
Shawwaf, inviato al confine turco-si-
riano della tv panaraba Alaan: «Diverse migliaia di profughi sono scappati
dal campo di Qah», ha detto. «I profughi sono ora ammassati vicino alla
frontiera», ha aggiunto il reporter, secondo cui «è la prima volta che l’aviazione siriana prende di mira un campo profughi in territorio siriano vicino al confine con la Turchia». Il governo di Damasco ritiene che la rivolta sia fomentata dall’estero e anche
dalla Turchia, che darebbe ospitalità,
secondo la Siria, a gruppi armati eversivi. Ma la notizia più drammatica è
che domenica una bomba a grappolo (cluster bomb) lanciata su un campo di calcio in un sobborgo di Damasco ha fatto strage di bambini: dieci i
morti, riferiscono gli attivisti anti-regime citati dalla Bbc. Gli attivisti hanno
pubblicato un video, in cui si vedono
i cadaveri dei bambini con accanto le
27/11/2012
martedì
madri disperate. La notizia si era diffusa domenica sera dopo che i residenti del sobborgo avevano denunciato il crimine, pubblicando in rete
alcuni filmati. I media ufficiali siriani
non danno notizia dell’accaduto. Nel
filmato si mostrano altre cluster
bomb inesplose nei campi agricoli vicino alle case, mentre delle munizioni mostrate dai residenti hanno delle
lettere in cirillico.
Cina Nuovo giro di vite
I due litiganti
dovrebbero
interrogarsi
sui danni
di immagine
che stanno
facendo
alla scorsa primavera,
con una decisione tesa
probabilmente a contenere le autoimmolazioni dei tibetani - i sucidi di protesta contro la
politica cinese nel territorio - Pechino ha reso estremamente difficile per i tibetani recarsi a Lhasa,
la capitale storica del Tibet e centro spirituale del buddhismo tibetano. «La situazione a Lhasa è
al maggior punto di tensione da
anni, e i tibetani sono sotto la forte impressione di diventare stranieri nel loro stesso Paese e di essere vittime di chiara discriminazione razziale», ha dichiarato in
un’intervista Nicholas Bequelin,
ricercatore per la Cina del gruppo
umanitario “Human Rights
Watch”. «Non abbiamo notizie di
misure simili per residenti Han
(cinesi) o Hui (musulmani di origine cinese)», aggiunge Bequelin.
Tenzin, 38 anni, tibetano, nato
nella provincia cinese del Qinghai, conferma: «Volevo andare
Lhasa qualche mese fa ma ho rinunciato, era troppo complicato». «Mi hanno chiesto una lettera di garanzia di un residente, e
anche se fossi riuscito a trovare
qualcuno che me la faceva, avrei
avuto un permesso per soli tre
giorni...». «Andare a Lhasa da Xining (la capitale del Qinghai, dove Tenzin lavora come autista) è
molto costoso, non ha senso per
me andarci solo per tre giorni.
Inoltre quando ci vado voglio visitare i principali centri buddhisti
che si trovano nella città e nelle
sue vicinanze, in tre giorni non ce
la posso fare», ha proseguito Tenzin. Secondo Bequelin, «le autorità di Lhasa stanno continuando
la loro campagna per il controllo
della popolazione tibetana iniziata nei primi mesi di quest’anno. Questa campagna è senza
precedenti perché prende di mira
non solo persone non registrate a
Lhasa ma anche molti che hanno
un permesso di residenza temporaneo in ordine, specialmente
persone che provengono dalla
parte est del Tibet». «Ci sono delle disposizioni speciali in particolare per la provincia del Sichuan
dato che sono il luogo in cui ci sono state la maggior parte dei casi
di autoimmolazione», precisa
l’esponente di “Human Rights
Watch”. Le autoimmolazioni sono state 81. Dopo la prima, avvenuta nel 2009 ad Aba, nella provincia del Sichuan, tutte le altre si
sono verificate a partire dal marzo 2011. Di queste, 33 hanno avuto luogo ad Aba o nella vicina
Qiang. Prima di morire gli autoimmolati lanciano slogan per il
ritorno in Tibet del Dalai Lama.
D
Jean-François Copè
Alain Juppè
Hanno detto
Adesso i tibetani
non possono più
andare a Lhasa
Abbiamo tutti
bisogno dell’ex
primo ministro,
non abbandoni
il movimento,
sono disposto a
fare pace con lui
Francia Frattura insanabile nell’Unione. Fallisce la mediazione di Juppè
Caos Ump:
la palla passa
a Sarkozy
Finisce come peggio non poteva la lite tra
Copè e Fillon per la leadership del partito:
quest’ultimo, sconfitto, va in tribunale
F
I
candidati
alla
segreteria
si
accusano
di brogli
New Delhi Annunciato ieri
Web Iniziativa dell’artista Kapoor in sostegno del dissidente cinese Wei
Il “Grillo indiano”
lancia il partito
anti-corrotti
“Gangnam style” per i diritti umani Catalogna, le urne
Israele, Barak lascia a sorpresa
“Gangnam style” per i diritti
umani: lo scultore anglo-indiano Anish Kapoor si è esibito nella “cavalcata” del techno-rap
sudcoreano Psy scuotendo i polsi incatenati da manette e con
un nastro adesivo nero sopra la
bocca. Una video-dichiarazione
di sostegno al collega Ai Wei Wei
la cui personale versione del brano più visto della rete è stata
censurata dalle autorità cinesi
nello spazio di 24 ore. In “Gangnam for Freedom di Anish Kapoor e amici”, l’artista dell’Orbit
al Parco Olimpico di Londra
balla e canta con altri 250 artisti
e attivisti indossando maschere
in bianco e nero con i volti di Ai
e di Gao Zhisheng, un militante
per i diritti umani cinese scomparso dal 2009. Appoggiato da
Amnesty, Liberty e Index on
Censorship, il video di Kapoor
contiene riferimenti altre vittime
della della libertà di parola co-
A 71 anni Ehud Barak - uno dei
protagonisti della politica israeliana dal governo di Yitzhak Rabin in poi, e da cinque decenni
onnipresente nella “stanza dei
bottoni” della sicurezza nazionale - lascia tutto alle spalle e fra tre
mesi, salvo colpi di scena, scoprirà per la prima volta i piaceri della vita di un cittadino qualunque.
«Voglio studiare, scrivere, e anche
distrarmi se è lecito, viaggiare...»,
ha detto il ministro della Difesa
in una conferenza stampa convocata a sorpresa di prima mattina.
In un Paese come Israele - dove il
dicastero della Difesa è tradizionalmente il più importante dopo
la carica di primo ministro - l’annuncio di Barak ha fatto enorme
scalpore. A due mesi dalle elezioni del gennaio 2013 per il rinnovo
della Knesset, per il mondo politico è stato come uno tsunami. E
nelle forze armate l’improvvisa
uscita di scena di Barak rischia di
Antonio Pannullo
inisce come peggio non poteva per il centrodestra francese, sull’onda lunga della
sconfitta alle presidenziali: è arrivata addirittura in tribunale la
guerra per la scelta del nuovo presidente dell’Unione per un Movimento popolare (in Union pour
un Mouvement populaire, Ump),
il partito nel quale, oggi, tutti gli
occhi sono rivolti verso Nicolas
Sarkozy, l’ex presidente e fondatore. François Fillon, ex primo ministro che non ha accettato la vittoria di Jean-François Copè, segretario uscente, ha chiesto alla magistratura il sequestro di tutti i verbali redatti nei seggi domenica
scorsa, quando avrebbe dovuto
essere designato il vincitore della
sfida. Gli ufficiali giudiziari sono
arrivati nella sede del partito. Fallita la mediazione di un altro dei
cofondatori del partito, Alain Juppè, il partito è quindi abbandonato a una faida interna che non prevede, al momento, sbocchi concreti. Al di là, fanno sapere alcuni
stretti collaboratori dell’ex presidente, di un’iniziativa di Sarkozy
in prima persona, che potrebbe
riunire in un’assemblea straordinaria i suoi e spingerli a trovare
Un ex dipendente del fisco, paragonabile a un Grillo indiano per
la sua campagna contro politici e
milionari, ha lanciato ieri un
nuovo partito in India che si presenta come alternativa ai partiti,
considerati corrotti e inefficienti.
La nuova formazione politica che
si chiama il «Partito dell’uomo
della strada» è stata ufficialmente
presentata da Arvind Kejrawal
con un comizio a New Delhi. Kejriwal intende «andare in ogni città e villaggio» per convincere la
gente a non votare per il partito di
maggioranza del Congresso. Il
politico, ex braccio destro di Anna Hazare, che lo scorso anno ha
lanciato un vasto movimento popolare per l’approvazione di una
legge anti bustarelle, è salito alla
ribalta di recente per aver aver attaccato la famiglia Gandhi.
una soluzione immediata. Intanto, l’ex presidente è andato a pranzo con Fillon.... Sullo sfondo, in
molti continuano ad agitare lo
spettro di una scissione dei «fillonisti». Anche perché la commissione d’appello ha fatto sapere che
è effettivamente Copè il vincitore,
con ben 952 voti più di Fillon, e
non i 98 di una settimana fa. La
decisione della commissione non
è considerata legittima dai sostenitori di Fillon. Subito dopo questa nuova dichiarazione della
commissione, Copè è intervenuto
nella sede dell’Ump per invocare
«il perdono e non la divisione»,
aggiungendo che il partito «ha bisogno di Fillon». Quest’ultimo,
invece, parla di un «nuovo colpo
di mano» di Copè e di «illegalità».
Si sapeva però, dopo la dolorosa
sconfitta dell’Eliseo,che quella di
Juppè sarebbe stata una missione
quasi impossibile. Mentre i militanti si dicono disgustati per questa lotta fratricida, una delle più
clamorose nella storia della Quinta Repubblica. Juppè nel 2002
contribuì alla fondazione dell’Ump, con l’obiettivo di riunire
centristi e destra. Si dice «molto
preoccupato» per la piega che
hanno preso gli eventi: «Non capisco cosa sia successo. La campa-
Sostegno ai gruppi armati anti-Assad
Da Parigi 1,2 milioni di euro ai ribelli
Non contenta dell’esperienza libica, dove la
Francia forzò l’intervento occidentale che
causò l’assassinio del presiidente Muhammar Gheddafi, ora Parigi ci riprova con la Siria: la Francia, infatti, primo Paese occidentale ad aver riconosciuto la legittimità della
coalizione nazionale del’opposizione siriana,
cartello molto variegato e spaccato al suo interno, ha deciso di concedere a tale organizzazione un aiuto umanitario
urgente di 1,2 milioni di euro. Lo
ha annunciato il ministro degli
Esteri, Laurent Fabius. «La situazione umanitaria in Siria si
sta degradando - ha affermato
Fabius in una dichairazione - è
imperativo che la comunità internazionale agisca». Ma «il sostegno della Francia alla nuova
coalizione dell’opposizione siriana è totalmente inaccettabile sotto il profilo del diritto internazionale»: così ha commentato il
premier russo Dmitri Medvedev in una intervista con Afp e “Le Figaro”. La decisione di
Parigi di riconoscere la coalizione e chiedere
lo stop all’embargo per la fornitura di armi
ai ribelli è «molto discutibile», ha aggiunto il
premier. Medevedv è atteso in queste ore a
Parigi, dove incontrerà il presidente socialista François Hollande.
me il complesso delle Pussy Riot
in Russia e di «giornalisti uccisi
per aver raccontato violazioni
del diritti dell’uomo nel mondo». Il video di Ai - dice lo scultore - è stato tolto dal web in 24
ore: «Noi speriamo di rimpiazzarlo». Partecipano all’iniziativa
noti artisti come Mark Wallinger, lo scrittore Hanif Kureishi, la
direttrice del Southbank Centre
di Londra Jude Kelly. Istituzioni
come il Guggenheim, e il MoMA di New York, il Museo delle
Arti di Filadelfia, il Museo di Arte Contemporanea di San Diego
e il LaCMA di Los Angeles hanno prestato gli sfondi: «Il nostro
film vuole prendere posizione a
favore dei dissidenti di tutto il
mondo, dell’importanza della
libertà di espressione», ha detto
Kapoor. Con oltre 803 milioni
di contatti, “Gangnam style” è
diventato di recente il video più
visto nella storia di Youtube.
gna elettorale si è svolta correttamente, il dibattito tv era pure stato bollato come troppo “zen”. E
improvvisamente c’è stata questa
furia che non mi spiego». Per Juppè, i due contendenti «farebbero
bene a interrogarsi sui danni che
sta causando il loro atteggiamento sulla propria immagine e sull’Ump. L’esasperazione die militanti è totale. Al massimo tra 15
giorni - avverte - tutto deve essere
risolto, che l’esito sia buono o cattivo». Come siricorderà, domenica Fillon e Copè - che rappresentano rispettivamente l’anima più
moderata del partito e quella più
di destra - hanno rivendicato la
vittoria nella mini-primaria del
partito e si sono accusati a vicenda
di frode. Una commissione interna ha quindi ricontato le schede,
proclamando Copè vincitore. La
telenovela sembrava finita, se non
fosse che Fillon ha riaperto le ostilità tornando nuovamente a contestare il risultato. Da allora,
l’Ump è nel caos più totale. «Disgustoso», «spaventoso», «deplorevole», sono solo alcuni degli aggettivi usati dai militanti citati ieri
dal quotidiano “Le Monde”, che
dedica un articolo al loro sgomento. Per “Le Monde”, la crisi
del centrodestra francese non arri-
Spagna Mas castigato dal voto
Ministro della Difesa Enorme clamore nel Paese
cancellano il sogno
In Catalogna le urne dicono no
all’indipendenza. La sfida più rischiosa della carriera politica del
leader catalano di “Convergència i Unio”, Artur Mas, si è convertita in un boomerang, non
solo perché il presidente della
Generalitat non ha ottenuto la
maggioranza assoluta sperata
per guidare il processo indipendentista, ma perché si trova costretto a cercare appoggi scomodi per governare. Pur confermandosi come prima forza politica, CiU è passata infatti da 62
a 50 deputati, molto distante
dalla maggioranza di 68 seggi
della Camera catalana. «Duro
castigo a Mas», titola il principale quotidiano di Barcellona, “La
Vanguardia”, che nell’editoriale
sottolinea come il presidente
Mas si veda ora obbligato a una
serie di intese e «a riflettere sulla
crisi economica», oltre a dover
va per caso. Certo, è stata scatenata dai risultati quasi equivalenti ottenuti dai due candidati ed è frutto delle loro feroci ambizioni. Ma
ciò che più pesa, osserva il giornale, è la «profonda divisione ideologica all’interno del partito conservatore», spaccato come una
mela, tra i sostenitori di una via
più moderata, e quelli che sognano di strappare i voti dell’estrema
destra di Marine Le Pen. Due linee
di pensiero, che emersero chiaramente durante la scorsa campagna presidenziale Sarkozy, quando - tra i due turni elettorali - l’allora inquilino dell’Eliseo passò da
un atteggiamento moderato a un
discorso molto aggressivo, tutto
orientato a destra. Un improvviso
cambio di rotta che spaccò il solco dei «valori comuni», superando i limiti «di una destra frequentabile», sempre seocndo il quotidiano di centrosinistra francese.
Insomma, conclude “Le Monde”,
Sarkozy non è, come dicono in
molti, «il grande vincitore di questa guerra fratricida. Ne è piuttosto
la causa». Quello che è certo, comunque finirà la storia, è che le disavventure politico-giudiziarie
stanno minando la credibilità dell’Ump come opposizione al governo della gauche.
rinviare la ricerca di un patto per
la convocazione di un referendum sullo “Stato proprio”, come viene definita la Catalogna
indipendente. Per “el Pais” «il
CiU si trova ora in condizioni
peggiori di quelle in cui era prima che Mas interrompesse bruscamente la legislatura», convocando elezioni anticipate. “El
Mundo”, con un’ironia al vetriolo scrive in prima pagina: «Mas
entra nella Storia», come protagonista «della maggiore buffonata elettorale in 30 anni di politica delle autonomie». Per ABC,
le elezioni hanno segnato la fine
della «chimera della sovranità e
la vittoria della Spagna».
avere ripercussioni molto serie:
anche perché negli ultimi quattro
anni era stato lui - in tandem con
Netanyahu - a elaborare la strategia di Israele contro i progetti nucleari dell’Iran. Pochi, meglio di
lui, ne conoscono i dettagli più
segreti. E nessuno, più di lui, frequenta i vertici militari degli Stati
Uniti e ne sa sondare gli umori.
Non a caso, già oggi questo “pendolare della sicurezza” tornerà a
salire sull’aereo per una nuova
missione a Washington. In Israele non hanno fatto grande effetto
le espressioni di giubilo arrivate
da Hamas secondo cui Barak
avrebbe gettato la spugna perché
«deluso» dalla recente operazione
militare a Gaza. Nell’ottica israeliana quell’operazione al contrario ha dato buoni risultati. Anche
se ieri Barak appariva «sincero»
non tutti sono ancora persuasi
che il suo addio alla politica sia
davvero definitivo.