Apocalypse Now Il centrodestra nuovamente immobilizzato dall’incertezza Primarie. Nuovamente spettatori? Libertà è (sempre e comunque) partecipazione Le primarie del centrosinistra: forse un teatrino, ma molto ben riuscito. Più di tre milioni di persone che fanno la fila per votare sono un bello schiaffo al qualunquismo e all’antipolitica. Marcello de Angelis siste un uomo o una donna – più o meno convintamente orientato in modo alternativo alla sinistra – che domenica scorsa non avrebbe preferito fare due ore di fila per scegliere il suo candidato piuttosto che aspettare impotente e preoccupato che qualcuno, da qualche parte, decida il destino del centrodestra non si sa come e non si sa con chi? Una domanda lunga, con una risposta scontata e breve. Nessuno si occupa nemmeno da lontano di politica se non per il desiderio di incidere, sia pure ogni tanto e con un voto, sugli sviluppi del mondo che lo riguarda e lo circonda. I congressi, le manifestazioni, le riunioni, sono da sempre i rituali delle aggregazioni politiche. Vi si celebra la dignità di ognuno di valutare, esprimersi, decidere. Le primarie, in Italia, sono un rituale relativamente nuovo, introdotto dal centrosinistra per trovare una legittimazione per candidati unici di coalizioni sempre più plurali e disomogenee. Per l’elettorato di sinistra è un modello rodato. Per il centrodestra sarebbe una novità. Ma perché aver paura delle novità? Il peggio che possa succedere è che non soddisfano e allora si può tornare alle vecchie abitudini. Il centrodestra, in Italia, è ormai una “cosa” che riguarda milioni di persone. Si tratta di un patrimonio di storia, di illusioni (e se vogliamo anche delusioni) che ha segnato scelte e percorsi umani. Se la destra (intesa come ciò che è alternativo alla sinistra) è, come scrive Galli della Loggia, sempre e da sempre maggioritaria in Italia, viene da sé che i più pensino che l’esistenza di un soggetto politico a vocazione maggioritaria alternativo alla sinistra sia una necessità. Pensare che sia meglio frammentarsi per ritrovarsi in ambiti più ristretti e più consoni alle proprie necessità personali può essere legittimo, ma segna la rinuncia – almeno per qualche anno – a realizzare un’alternativa. In politica l’insieme è sempre superiore alla somma delle sue parti. Si potrebbe dire che certe categorie non hanno più senso. Ma, almeno a sinistra, reggono e aggregano. Solo tre anni fa – basta andarsi a rileggere i giornali – la sinistra era data per sepolta per sempre e il centrodestra destinato a governare per vent’anni. Ora è il contrario. Il potere dei media, il potere giudiziario, possono abbattere qualunque governo. Ma se una forza è radicata, aspetta il prossimo turno e lavora al proprio rilancio. Così è da sempre. Speriamo che così sia ancora. E Sulla retrocopertina del libro su Monti edito da Rizzoli (da considerarsi il “lato B” di La casta, dello stesso editore) si legge che “il vero costo della politica è che chi governa prenda decisioni miranti all’orizzonte breve delle prossime elezioni...”. Quindi, la soluzione è ignorare il fastidioso ricorso al consenso popolare. Nel centrodestra invece si è di nuovo sospesi. I candidati hanno depositato centinaia di migliaia di firme, rimobilitando elettori e simpatizzanti di un partito che sembrava in rigor mortis. Vada come vada, tutte queste persone meritano di essere ascoltate. CON IL PDL d’Italia ANNO LX N.258 WWW.SECOLODITALIA.IT SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA Centrosinistra Il Sud per il segretario, le regioni “rosse” incoronano il sindaco di Firenze Bersani e Renzi riaprono le ostilità Tre milioni e mezzo al voto. È già scontro sulle regole. I duellanti corteggiano Vendola che dice: voglio sentire profumo di sinistra l day after, in casa Pd, visti i tre milioni e passa di italiani che hanno partecipato alle primarie, è comprensibilmente all’insegna del buonumore. Cantano tutti vittoria. Lo fa, prima di tutti, il vincitore (del primo turno) Pier Luigi Bersani con il suo 44,9%: «Il mio risultato – ha spiegato - è assolutamente incoraggiante, ho grande fiducia in domenica prossima e sono sicuro che dal giorno dopo lavoreremo tutti insieme per la galoppata impegnativa delle elezioni». Lo fa anche lo sfidante, il “rottamatore” Matteo Renzi, che con il 35,5% dei consensi rappresenta più di una sorpresa per tutto l’establishment del partito. E, di conseguenza, il buon umore contagia anche gli altri sfidanti che raccolgono, rispettivamente, il 15,6% come Nichi Vendola, il 2,6% come Laura Puppato e persino l’1,4% come Bruno Tabacci. Sarà ballottaggio domenica prossima, insomma, tra il segretario del partito e il sindaco di Firenze. E in attesa del responso l’attenzione sarà alta, oltre che sui programmi, proprio sul nodo alleanze se è vero che il distacco tra i due contendenti non sembra insormontabile. Non a caso, dopo il fair play del dopo scrutini – con Bersani che, rivolgendosi allo sfidante, ha detto: «Lo abbraccio» - si è ritornati subito al clima della contesa. L’ennesima polemica riguarda proprio i dati ufficiali del primo turno (arrivati con una puntualità non proprio anglosassone): «Sarà una bella sfida – ha commentato Matteo Renzi - abbiamo visto dei dati ancora ballerini». I Antonio Rapisarda pagina 3 mercoledì martedì 27/11/2012 31/10/11 1 EURO ALL’INTERNO Montismo Il potere senza il popolo. Il passaggio elettorale è solo un orpello burocratico Scianca pagina 4 Francia L’onda lunga della sconfitta all’Eliseo colpisce l’Ump. Copè e Fillon vanno dai giudici Pannullo pagina 8 Ilva chiude La decisione dovuta ai sette arresti ma soprattutto al sequestro della produzione. Pugi pagina 6 I temi della destra: se l’inchiostro dei vinti è ancora così attuale... Annalisa Terranova ra i tanti spunti che sarebbe il caso di raccogliere, analizzare e meditare in questa congiuntura in cui in tanti si esercitano a profetizzare sugli oscuri destini della destra, consigliamo di dare un’occhiata all’approfondito studio di Elisabetta Cassina Wolff sulla stampa neofascista dell’immediato dopoguerra fino al 1953. Già nel titolo, L’inchiostro dei vinti (Mursia, pp. 386, € 18), l’autrice richiama il noto bestseller Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa. Ma mentre quest’ultimo testo accendeva pietosamente i riflettori sugli eccessi e sugli eccidi della guerra partigiana collocandosi sulla scia di un doveroso revisionismo storico che restituiva fatti e volti a una memoria oscurata, il libro di cui ci occupiamo oggi, pur definendo i contorni di un mondo ormai lontano dal presente, getta sul tavolo del dibattito politico temi e argomenti ancora attualissimi, nodi irrisolti, critiche imprescindibili all’attuale assetto T Segue a pagina 5 Cortei Gran parte della stampa “dimentica” chi ha davvero messo a ferro e fuoco le città Il sabato degli idioti (quelli che... attenti ai “fascisti”) Girolamo Fragalà he bello, non ci sono stati incidenti, ma guarda un po’ come sono bravi i ragazzi dei centri sociali che manipolano le proteste studentesche. Nel day after del sabato dei cortei a Roma, dalla grande stampa un coro unanime: “Visto? Non è accaduto nulla”. Eppure è una tecnica di piazza furba, che si ripete spesso negli ultimi mesi: nelle manifestazioni “di esordio” le città sono messe a ferro e fuoco, le auto vengono bruciate, le vetrine rotte e si verificano scontri con la polizia. Dopo C alcuni giorni vengono indette nuove manifestazioni e gli stessi “ragazzi” (di solito quarantenni dell’estrema sinistra che si impongono alla regia dei cortei) diventano all’improvviso angioletti, si dileguano e riguadagnano l’immagine spostando l’allarme sugli altri. Sì, perché sabato il problema non erano i centri sociali ma i militanti di destra, i “fascisti”, quelli di Casapound, nonostante non fossero stati loro a scatenare l’ultima guerriglia a Roma. E i tiggì davano spazio ai “bravi ragazzi” dell’estrema sinistra che incredibilmente si ponevano come tutori dell’ordine, «pronti al presidio antifascista» per salvare non si sa chi né cosa. Poi c’è stata la manifestazione e non è accaduto nulla. Nei resoconti hanno tirato tutti un sospiro di sollievo, «quelli di destra non hanno distrutto», fingendo di dimenticare che a distruggere erano stati i “compagni”. Tra l’altro, i giovani di destra sono scesi in piazza per manifestare contro Monti. Un particolare che ai militanti dei centri sociali sarà sfuggito, accecati come sono dall’intolleranza per tutto ciò che non è di colore rosso. Stupidità politica. Il blog Qelsi ci consenta la citazione: «Questa è la sinistra italiana»... SEQUESTRATI DA 283 GIORNI Libertà è partecipazione/1 2 «Non siamo fantasmi» IN BREVE Legge elettorale in stand by: domani in aula Maschere bianche come fantasmi, per rinnovare la richiesta al presidente Berlusconi affinché si vada avanti con le primarie. È il flash-mob organizzato dai giovani di Officina Futura. «Non siamo fantasmi: vogliamo prendere parte al processo decisionale». Riforma della legge elettorale in stand by. La seduta della commissione Affari Costituzionali del Senato di ieri sul provvedimento è stata rinviata. Il testo, però, per il momento resta in calendario per domani per l’aula. Nel frattempo Calderoli è al lavoro su una nuova proposta. 1 Le tappe Galli della Loggia ha parlato di un elettorato maggioritario di centrodestra 2 Istituire un Fondo per le Regioni in rosso Nuove regole Imu all’esame di Bruxelles Pdl: no al riconoscimento dei figli nati da incesto Istituire un Fondo presso il Tesoro per aiutare le Regioni in rosso. Lo prevede un emendamento al decreto sui Costi della politica, presentato dai senatori del Pdl (primo firmatario Vicenzo Nespoli). Il Fondo avrebbe 300 milioni nel 2012, 500 nel 2013 e 1.000 dal 2014. Il nuovo regolamento sull’Imu è sotto la lente di Bruxelles, che deve verificarne la compatibilità con le norme Ue e valutare se chiudere la procedura d’infrazione aperta contro l’Italia. «Stiamo studiando le misure adottate», ha assicurato il portavoce del commissario Ue Joaquin Almunia. No al riconoscimento dei figli nati da rapporti incestuosi. La posizione è espressa da un gruppo di deputati del Pdl che, primo firmatario Alfredo Mantovano, hanno presentato emendamenti al provvedimento per l’equiparazione tra figli naturali e legittimi in discussione alla Camera. Il Pdl deve uscire dall’impasse dando voce a un popolo senza rappresentanza 3 Il Cavaliere tentato dalla ridiscesa in campo. Il partito attende la comunicazione I giovani Le mobilitazioni Iniziative «È necessario un nuovo centrodestra e le primarie sono il motore della rifondazione», rilevano Adolfo Urso e Andrea Ronchi, oggi al Tempio di Adriano con Alfano e Alemanno Alfano «La macchina organizzativa è al lavoro». C’è attesa per le prossime mosse di Berlusconi Il Pdl in fermento: non si torna indietro Sulle primarie decide giovedì l’ufficio di presidenza. Ieri manifestazioni in via dell’Umiltà promosse da Meloni, Alemanno e Augello Antonella Ambrosioni l paradosso di un partito maggioritario nel Paese, «elettoralmente fortissimo», che però non riesce a trasformare questo “tesoretto” «in un autentico insediamento nel tessuto socio-culturale del Paese». È il succo dell’editoriale con cui Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera ha detto la sua sull’attuale momento che sta vivendo il Pdl. Un articolo che sabato è piombato sul partito di Alfano in pieno fermento da “primarie sì-primarie no”, in un momento di grande fibrillazione interna. L’analisi dell’editorialista, dal titolo Il complesso della Destra, prosegue rilevando che il Pdl «rischia di diventaGli aspiranti candidati re un cahanno presentato le so unico necessarie 10mila firme della stoperpreviste dal regolamento ria» ché, pur essendo il partito con i maggiori seggi e che ha espresso per vent’anni governi e ministri, proprio in un momento critico per il Paese, è esposto «al rischio di collassi politici e d’immagine improvvisi, capaci di portare in pratica alla sua dissoluzione». Tra i motivi c’è anche la circostanza, rilevata da Mario Sechi, che il partito non è riuscito a gestire con un avvicendamento “soft” il dopo-Berlusconi, rendendo invece traumatico questa transizione. L’analisi fa da cornice a un momento di passaggio importante per il partito di Alfano, piombato in piena bufera da primarie, per il momento confermate, anche se le parole di Berlusconi circa la formazione di un nuovo soggetto politico hanno fatto cadere un punto interrogativo su tutto. Lo I GLI EUROPARLAMENTARI SCHIERATI «Ascoltare l’esigenza di rinnovamento» Ventitré europarlamentari del Pdl hanno firmato un documento in cui chiedono che il partito tenga le primarie e che «si tenga conto della forte richiesta di rinnovamento che arriva sia dalla base del partito sia dagli elettori». Tra firmatari: il capogruppo Mario Mauro, la vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli, il candidato alla regione Lombardia Gabriele Albertini. la presidente della Commissione Industria Amalia Sartori e Iva Zanicchi. Nel testo del documento i parlamentari affermano che «il Pdl ha scelto come propria carta dei valori il manifesto del Partito Popolare europeo» e che «la strada del Ppe è la strada delle responsabilità, lontani dalla demagogia populista, dalle fughe a sinistra e dai tatticismi».Allontanarsene «significa condannarci alla marginalità, a rincorrere Grillo o la Lega e snaturare il lavoro di questi anni che ci ha portato alla firma della Costituzione europea a Roma nel 2004 e all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona sotto l’egida del governo Berlusconi». «Useremo quindi le primarie annunciano i 23 deputati - e promuoveremo in questi giorni ogni iniziativa utile a ribadire che la strada buona per l’Italia è più Europa, che il metodo migliore per garantire governo e futuro ai nostri cittadini è ricostituire l’unità di coloro che si riconoscono nella casa comune del Partito Popolare europeo senza fughe a sinistra, senza derive populiste e puntando a ridare voce a famiglie, imprese e territori». Due momenti delle manifestazioni del Pdl a Roma stesso Alfano aveva detto in un primo momento che in caso di ritorno in campo dell’ex premier le primarie non avrebbero avuto più senso. Ma il tutto è rimandato all’ufficio di presidenza di giovedì. Ad oggi, l’unica cosa certa è che la procedura per le primarie continua e tutti gli aspiranti candidati hanno consegnato le 10mila firme necessarie per la loro candidatura presso la sede nazionale del Pdl. «Le primarie del Pdl in questo momento sono attive», ha detto infatti Alfano precisando che «se Berlusconi si candiderà ci sarà l’ufficio di presidenza in cui darà comunicazione in questo senso e noi stabiliremo cosa fare». In attesa della fatidica riunione dalla quale si si attende la conferma della data del 16 dicembre per le primarie, i fatti concreti di queste ore dimostrano una grande vitalità, una grande voglia di primarie da parte del Pdl. Primarie avanti tutta si sentiva ri- Scuola Il premier: «Tra i prof c’è tanto conservatorismo» Il sindacato La rabbia degli insegnanti su Facebook contro Monti n alcune sfere del personale della scuola c’è grande conservatorismo e indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana che avrebbero permesso di aumentare la produttività. I corporativismi spesso usano anche i giovani per perpetuarsi». Parole pesanti quelle pronunciate domenica sera da Mario Monti durante la trasmissione Che tempo che fa. E, come era prevedibile, visto anche il clima «caldo» di queste settimane, le reazioni non si sono fatte attendere. Gli insegnanti di tutta Italia hanno “invaso” con centinaia di commenti la bacheca della pagina Facebook della trasmissione di Fazio e hanno predisposto un documento unitario che, grazie a internet, in poche ore ha fatto il giro del Paese. Nel documento, in- «I Gilda Gli insegnanti protestano contro le affermazioni del presidente del Consiglio nanzitutto, si precisa che l’aumento dell’orario proposto era di sei e non di due ore e che, comunque, accanto a ogni ora di lavoro frontale corrisponde un lavoro sommerso che è almeno pari se non maggiore. «Monti, quello che straparla sempre di crescita – si aggiunge poi – ha avuto il coraggio di presentare come conser- vatore il rifiuto dei docenti di incrementare l’orario di lavoro. Un incremento che produrrebbe un importante taglio di posti di lavoro (ai precari). Certo che c’é stata una indisponibilità dei docenti a questa stupidaggine economica!». Coro di indignazione sul fronte sindacale. Tutti hanno invitato il premier a cambiare ap- proccio. Critici anche gli studenti. Il presidente del Consiglio hanno detto in molti, «forse farebbe bene a chiedersi il perché la scuola italiana sia ridotta in una situazione di così forte crisi». La sortita del premier non è piaciuta neppure a Pd e Pdl. «La grave crisi economica e sociale non può avere negli insegnanti il nuo- 27/11/2012 martedì «All’esecutivo chiediamo solo un po’ d’equità» «Il presidente del Consiglio Monti, professore della Bocconi e capo di un esecutivo tecnico, prima di parlare dovrebbe documentarsi su quanto gli altri governi investono nella scuola e sugli stipendi dei docenti europei, visto che quelli italiani sono i più bassi e, spesso, con orari più elevati». Così il coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, replica alle dichiarazioni di Monti. «Prima di accusare gli insegnanti italiani di corporativismo conservatore, Monti dovrebbe chiedere lo stesso sacrificio – aggiunge Di Meglio – ai suoi colleghi universitari». petere nei sit in e nei presidi organizzati da molti esponenti del Pdl in via dell’Umiltà, davanti la sede del partito, convinti che un cambio di passo debba partire proprio da una nuova forma di partecipazione al quale non si intende rinunciare. Un presidio è stato organizzato dai giovani che fanno capo a Giorgia Meloni, candidata, capitanati da Chiara Colosimo capogruppo regionale del Pdl. Questo il sentimento generale: annullare questo strumento sarebbe da irresponsabili. Vogliamo stilare dei programmi per chiedere alla gente di darci delle ricette giuste. Al sit-in, durato per tutto il giorno, sono intervenuti, tra gli altri, i deputati del Pdl Fabio Rampelli, Marco Marsilio, tra gli altri. Confida in Alfano il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e spera che il segretario «tenga la barra dritta per il rinnovamento del Pdl e sull’utilizzo delle primarie. Che non torni indietro, perché c’è bisogno di un nuovo Pdl». Fabio Rampelli è convinto che «le primarie del Pdl saranno uno strumento fondamentale anche per scegliere il candidato migliore per concorrere alle Regionali e alle Comunali». Alle 17, 30 si è aggiunto in via dell’Umiltà un altro presidio voluto dal senatore Andrea Augello a sostegno delle primarie. «Uno strumento importante, in grado di rivitalizzare e far ripartire il centrodestra», come sostenogono i consiglieri capitolini del Pdl Federico Guidi e Marco Di Cosimo, sopraggiunti nel sit-in durato fino a sera. Intanto l’ex ministro Altero Matteoli auspica: «La soluzione migliore sarebbe che Berlusconi riprendesse in mano il partito con Alfano candidato premier».E non esclude che le primarie vengano revocate. vo capro espiatorio», ha affermato la responsabile scuola del partito democratico, Francesca Puglisi, ed Elena Centemero, stesso ruolo nel Pdl, ha rubricato le dichiarazioni di Monti alla voce «uscite infelici». «Accusare i docenti di strumentalizzare gli alunni – ha sottolineato Centemero – comporta, da un lato, una grave offesa a coloro che esercitano con passione e impegno il proprio lavoro per il bene e la crescita dei nostri giovani e, di conseguenza, dell’intero Paese, e dall’altro un insulto alla capacità critica e all’autonomia dei ragazzi stessi». La responsabile nazionale scuola del Pdl ha ricordato inoltre che «quella misura era stata imposta in modo unilaterale, senza alcun dialogo con le forze politiche e con i sindacati e senza tenere conto dei già bassi livelli retributivi del nostro personale docente. Tanto che autorevoli esponenti del governo hanno convenuto sulla necessità di eliminarla dalla legge di stabilità». E sulla stessa li- «Non ci faremo scippare»: sedi “occupate” a Bologna e a Modena er non farsi “scippare” le primarie si arriva anche all’“occupazione” delle sedi in molte città. A Bologna la Giovane Italia ha occupato ieri mattina la sede bolognese del partito: resteranno lì, dicono, fino a che i dirigenti del Pdl non andranno a fornire «spiegazioni convincenti» sull’impasse che si è creata attorno alle primarie. «Noi da qui non ce ne andiamo». I ragazzi hanno appeso nella sede di via santo Stefano uno striscione con scritto «presidio per le primarie». Sono pronti anche a dormire nei locali, con tanto di grigliata serale. Anche a Modena i giovani pidiellini stanno occupando la sede del partito di via Castellaro. «Su questa scelta noi diciamo no a ridicoli passi indietro». Dall’Emilia all’Umbria: «Se le primarie fossero abolite per l’ennesimo ritorno di una stagione di cooptazione di una classe dirigente che intende solamente mettersi sotto l’ombra protettrice di un capo, allora sarebbe la fine della stagione del Popolo della Libertà», afferma il consigliere regionale in Umbria, Andrea Lignani Marchesani. Anche Palermo risponde questa voglia di primarie. «Nonostante il clima di incertezza dopo l’annuncio di Berlusconi di una sua possibile candidatura che secondo Alfano porterebbe all’annullamento delle primarie, cresce anche in Sicilia il fermento attorno alla candidatura di Giorgia Meloni alle primarie del Pdl. E nascono a Palermo i primi comitati a sostegno dell’ex Ministro della Gioventù», rende noto Davide Gentile, presidente provinciale di Giovane Italia e capogruppo del PdL all’Ottava Circoscrizione del comune di Palermo. Uno dei primi comitati è in via Paolo Paternostro, al numero civico 43, sede storica dei giovani di destra. Venerdì si terrà la presentazione ufficiale dei comitati nel capoluogo siciliano. «Mi sembra una follia - dice Mauro La Mantia, presidente regionale di Giovane Italia pensare di far saltare le primarie. Se Berlusconi vuole ricandidarsi alla guida della coalizione si misuri anche lui con la base». P nea anche Alessandro Pagano del Pdl, componente della Commissione finanze della Camera: «La reazione indignata degli insegnanti italiani è da sottoscrivere appieno, per almeno due importanti ragioni: in primo luogo per i toni sprezzanti, seppure nel perimetro del bon ton istituzionale, che il premier ha adoperato per screditare una categoria che svolge in maniera egregia il proprio lavoro pur tra mille difficoltà; in secondo luogo perché su questa questione il governo sta dimostrando di non conoscere adeguatamente il mondo della scuola e le sue problematiche». Certo è che la partita dell’orario è solo rinviata. «Non faremo l’intervento nella legge di stabilità però si è aperta la discussione su questo tema», ha ripetuto nei giorni scorsi il ministro Profumo e pure ieri da Bruxelles ha detto che «il Parlamento ha lavorato molto sull’orario degli insegnanti, è stato avviato un discorso più attento sulla loro nuova funzione». 27/11/2012 martedì Libertà è partecipazione/2 Secolo IN BREVE L’infiltrato di Striscia ha votato tre volte D’Alema vuole la deroga se dovesse vincere Renzi Striscia la Notizia ha documentato come nonostante i controlli sia stato possibile votare per tre volte al primo turno delle primarie del Centrosinistra. Il falso elettore di «Striscia» , che ha dato le sue preferenze al Gabibbo per non inficiare l’esito del voto, ha votato in tre sezioni milanesi differenti pur dichiarando che nessuna di queste era la sua sezione elettorale. Massimo D’Alema ha confermato che «chiederà la deroga» per candidarsi alle legislative se dovesse essere Matteo Renzi a vincere il ballottaggio delle primarie del centrosinistra. «Ma – ha detto – mi sembra un’eventualità abbastanza lontana, dati i numeri». La sfida su Raiuno Sarà Monica Maggioni a condurre ‘Il confronto finale’ delle primarie del centrosinistra tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, in onda mercoledì dalle 21.10 a cura di Rai1 e Tg1. Le domande arriveranno anche dagli elettori collegati dai due comitati. Gli elettori di Vendola? Sceglieranno loro e non Sel Di Pietro: vince il popolo italiano «Gli elettori di Vendola più legati al voto d’opinione, da Milano alla Puglia passando per Roma, faranno ciò che vogliono loro, non ciò che suggerisce Sel». Lo ha scritto nella sua enews Matteo Renzi osservando che «gli elettori non ascoltano i propri leader: sono liberi». Per Antonio Di Pietro «alle primarie ha vinto il popolo italiano». Il leader dell’Idv ha precisato che «sono state elezioni partecipate, cui anche l’Idv ha dato il suo contributo. 3 Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi si confronteranno domani su Raiuno La sfida nel centrosinistra Il Sud ha votato per Bersani, Renzi incoronato dalle regioni “rosse” ma Roma gli volta le spalle Primarie, vince la voglia di partecipare Tre milioni e mezzo al voto. È già scontro sulle regole del ballottaggio. I duellanti ora corteggiano Vendola che dice: voglio sentire profumo di sinistra Antonio Rapisarda l day after, in casa Pd, visti i tre milioni e passa di italiani che hanno partecipato alle primarie, è comprensibilmente all’insegna del buonumore. Cantano tutti vittoria. Lo fa, prima di tutti, il vincitore (del primo turno) Pier Luigi Bersani con il suo 44,9%: «Il mio risultato – ha spiegato - è assolutamente incoraggiante, ho grande fiducia in domenica prossima e sono sicuro che dal giorno dopo lavoreremo tutti insieme per la galoppata impegnativa delle elezioni». Lo fa anche lo sfidante, il “rottamatore” Matteo Renzi, che con il 35,5% dei consensi rappresenta più di una sorpresa per tutto l’esta- I I renziani chiedono ora di facilitare l’iscrizione al voto in vista del secondo turno di domenica blishment del partito. E, di conseguenza, il buon umore contagia anche gli altri sfidanti che raccolgono, rispettivamente, il 15,6% come Nichi Vendola, il 2,6% come Laura Puppato e persino l’1,4% come Bruno Tabacci. Sarà ballottaggio domenica prossima, insomma, tra il segretario del partito e il sindaco di Firenze. E in attesa del responso l’attenzione sarà alta, oltre che sui programmi, proprio sul nodo alleanze se è vero che il distacco tra i due contendenti non sembra insormontabile. Non a caso, dopo il fair play del dopo scrutini – con Bersani che, rivolgendosi allo sfidante, ha detto: «Lo abbraccio» - si è ritornati subito al clima della con- tesa. L’ennesima polemica riguarda proprio i dati ufficiali del primo turno (arrivati con una puntualità non proprio anglosassone): «Sarà una bella sfida – ha commentato Matteo Renzi - abbiamo visto dei dati ancora ballerini, noi abbiamo dati diversi, ma sia che il divario sia del 5% sia che sia del 9%, si riparte dallo zero a zero». Già, si riparte da zero a zero. In vista della sfida finale si riaprono i giochi. L’incognita principale riguarda adesso l’atteggiamento di Nichi Vendola, il probabile ago della bilancia. Non fosse altro perché, un po’ a sorpresa, il governatore della Puglia ha spiegato come l’appoggio a Pier Luigi Bersani al ballottaggio per le primarie «non è scontato». Con questo messaggio Vendola, in una «lettera senza inchiostro» al leader Pd, ha chiesto, come impegno, di far «sentire profumo di sinistra». Come dire, Sinistra e libertà darà indicazione ai suoi elettori di votare al ballottaggio per le primarie solo se il leader del Pd si impegnerà a rispettare l’agenda e i programmi del centrosinistra: niente Monti bis né intese con i centristi, per intenderci. Non è un caso che, poche ore dopo, Matteo Renzi rilanciava tutto il suo interesse non tanto verso il governatore della Puglia, ma verso «l’elettore di Vendola» che, nonostante sulla carta sia distante dalla sua agenda economica, «cerca il cambiamento ed è naturale che voglia una profonda rottura nel gruppo dirigente del centrosinistra, piuttosto che i soliti noti». Se i giochi restano aperti, interessante, proprio in vista del ballottaggio, è capire allora la distribuzione dei consensi. Il Sud, ad esempio, ha stravotato Bersani (non è mai andato sotto il 50%). L’altro dato interes- Emilia Romagna Bersani primo in tutte le province L’EmiliaRomagna non tradisce Pier Luigi Bersani. Nella regione di casa il segretario del Pd ha fatto cappotto, risultando primo non solo nella sua Piacenza (per lui il 50,33% dei consensi, con Renzi fermo al 39,60%), ma anche in tutte le altre Province. In tutta la regione invece, secondo i dati definitivi diffusi dal comitato, ha staccato Renzi di oltre dieci punti, con il 48,97% contro il 38,28%. Vendola si è fermato al 9,89%. sante, poi, è che il secondo nel Meridione avere una quota di persone che, pur venennon è Matteo Renzi ma Nichi Vendola: ciò do da un’altra area politica, alla fine sostensignifica che certe “ricette” del sindaco di Fi- ga Renzi vedendolo come una proposta porenze non hanno avuto presa in ampi setto- sitiva e giovane per il Paese». ri del Sud oppure che il voto blindato persi- Al di là dei numeri e degli scontri, però, c’è ste in diverse aree del Mezzogiorno. Il vero un dato che ha fatto tirare a tutti (non solo exploit di Matteo Renzi avviene, paradossal- agli elettori del Pd) un sospiro di sollievo. mente, proprio nelle regioni rosse. Toscana, Ciò è avvenuto quando il “ministro dell’Inl’Umbria e le Marche, tutta la sub-regione terno” del Pd, ossia il coordinatore delle prirossa, è renziana: al di là del voto “di casa” marie Nico Stumpo, ha ufficializzato il dato in Toscana, come hanno spiegato molti ana- finale dell’affluenza: «Hanno votato circa tre listi, quello al sindaco di Firenze è stato in- milioni e centomila cittadini». Una risposta dividuato – in mancanza di Grillo - come politica salutata non a caso con sollievo anvoto di protesta verso i gruppi dirigenti loca- che da diversi esponenti del centrodestra. li. Per ciò che riguarUn risultato che – al da le grandi città, di là delle polemipoi, è indicativo no- Una lezione per il centrodestra: che intestine che tare come lo sfidan- la politica può tornare al centro hanno rischiato sete abbia vinto solo del dibattito e sconfiggere riamente di comnella sua Firenze, le sirene del grillismo promettere lo stesso mentre a Milano, Pd – dimostra inveRoma e Napoli non è riuscito a superare il ce che con una strategia chiara è possibile risegretario. portare la politica al centro del dibattito Come è evidente, sarà una settimana di fuo- pubblico. E che è possibile farlo all’interno co tra i due contendenti: impazza già, infat- di una struttura “classica” come è il partito. ti, la polemica sulle regole e sulla possibilità Un dato per nulla scontato, questo del Pd, (richiesta a gran voce dai sostenitori di Ren- in un momento in cui la pressione mediatizi) di facilitare l’iscrizione al voto. Molto at- ca di Beppe Grillo – dopo l’affermazione in teso, ad esempio, il “duello” all’americana Sicilia - continua a tramutarsi in consensi. di mercoledì sera in diretta su RaiUno. Tutti Ironia della sorte o no, pochi anni dopo la i maggiori sondaggisti, in ogni caso, preve- dura sconfitta subita alle Politiche proprio dono alla fine l’affermazione del segretario, contro il Pdl (seguita da una lunga serie di anche se – come hanno spiegato dall’istitu- risultati deludenti in molte regioni e città), to Swg – vi è la possibilità che cambi la pla- proprio il Pd e il centrosinistra in generale tea dei votanti perché «se Renzi riuscisse a stanno dimostrando che è possibile risorgegalvanizzare i suoi sostenitori e simpatiz- re dalle proprie macerie. Se si pensa che ai zanti, potremmo avere una partecipazione tempi sul Pd si dicevano più meno le stesse massiccia alla urne», tale che «potremmo cose che oggi interessano il Pdl… Polemiche Primarie: uno strumento da disciplinare con norme precise Ma nella sfida elettorale le regole fanno la differenza? hiuso il primo round delle primarie per l’elezione del candidato del centrosinistra alla Presidenza del Consiglio per le prossime elezioni politiche 2013, aggiudicato al segretario Pd Pier Luigi Bersani; e in attesa dei risultati finali della sfida con il rottamatore Matteo Renzi, che saranno decretati dal ballottaggio di domenica prossima, la questione primarie entra nel vivo. E se per alcuni questa forma di consultazione elettorale rappresenta una sorta di autodelegittimazione dei partiti, per molti altri è un fenomeno ormai quasi imprescindibile che costituisce una sorta di antidoto alla disaffezione che separa i cittadini dalle istituzioni e dalla partecipazione attiva. Acqua sul fuoco dell’antipolitica, lo strumento delle primarie si declina insomma perfettamente con la necessità dei partiti di misurarsi realmente con l’opinione pubblica, restituendo un autentico protagonismo agli elettori, e stig- C matizzando un processo di democrazia interna atto a superare le forme di cristallizzazione delle classi dirigenti. Un meccanismo legittimato a furor di popolo anche dall’ultima consultazione popolare organizzata dal centrosinistra, ma che – affluenza a parte – non è stato esente da polemiche sferzanti sulle modalità d’attuazione. Così, all’indomani della chiusura dei seggi che hanno visto l’affermazione di Bersani sul l’antagonista Renzi, confermato il dato della massiccia affluenza (ma riveduto alla cifra di percentuali inferiori rispetto a quelle diffuse in un primo momento) a spoglio ultimato il sindaco rottamatore di Firenze metteva in discussione una discrepanza di risultati tra i suoi dati e quelli ufficialmente diffusi. Tanto che, a caldo, ieri Renzi dichiarava: «La trasparenza di mettere i verbali on line è il minimo, senza pensare a nessun complotto». Interpretazione Cittadini in fila ai seggi per le primarie del Pd naturalmente respinta al mittente dal comitato di Bersani. E allora, tra interpretazioni estensive delle norme e rigidi richiami all’ordine dei precetti fissati al tavolo delle regole, anche queste rituali diatribe sulla divergenza dei conti finali, così come le altre polemiche che già fanno capolino in merito alle intricate modalità di registrazione al ballottaggio per chi non avesse votato al primo turno – nel dettaglio: Renzi vorrebbe si aprissero di nuovo le preiscrizioni fino a dome- nica compresa, anche online; mentre dallo staff di Bersani si parla solo di «casi eccezionali» – tornano a far puntare i riflettori sull’approvazione dei regolamenti per lo svolgimento della consultazione elettorale. E l’accesso al voto, come la proclamazione del vincitore, e tutto quello che interviene nel mezzo, diventano dirimenti questioni di sostanza, oggi lasciate all’arbitrio dei partiti, ma da regolamentare per legge secondo normative precise. Intanto, nell’hic et nunc, in attesa della sistematizzazione per legge dello strumento primarie, in merito al ballottaggio di domenica prossima tra Renzi e Bersani, per sedare gli animi e placare i dissensi, una nota diffusa ieri dal presidente del collegio dei garanti Luigi Berlinguer, precisava che «saranno ammessi al voto nel ballottaggio gli elettori che hanno votato al primo turno e coloro che avevano già effettuato la registrazione entro il 25 novembre e non hanno successivamente votato. Possono altresì partecipare al voto – proseguiva la nota – coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell’impossibilità di registrarsi all’Albo degli elettori entro la data del 25 novembre». Rimedi di circostanza che confermano il vuoto legislativo da colmare. Il caso Liti e parolacce in diretta Dalla Bindi alla Parietti: anche la sinistra sedotta dal trash in tv nsulti e parolacce fra Alba Parietti e Aldo Busi ospiti del programma “In onda” su La7 durante lo spoglio dei voti delle primarie del centrosinistra. Lui, scrittore verboso notoriamente incline allo scatto collerico e poco galante, si lamenta del fatto che la sinistra non lo ha mai considerato. Lei, malgrado da anni vanti una militanza sul campo mediatico nelle succinte vesti di modaiola commentatrice radical chic, rispolvera schiettezza populista e vecchi dissapori e replica diretta: «Alza il culo e vai a votare». Un invito non proprio cortese a cui Busi non manca di rispondere: «Vai tu che non hai una mazza da fare»... Un bel teatrino che di commento ha poco, di politico anche meno... E non che sia andata meglio la presidente del Pd Rosy Bindi, autorevole ospite che sbotta con un «vaffa» contro il direttore del Tg3 Bianca Berlinguer per essere stata interrottta durante una sua dotta dissertazione sulle “doti comunicative” dimostrate da Matteo Renzi. La Bindi, con toni non proprio trascinanti sta parlando, quando la conduttrice in studio – non nuova a diverbi in diretta con l’interlocutore di turno – è costretta a interromperla per dare la parola a Nichi Vendola, apparso improvvisamente in collegamento esterno. La Bindi, accantonata d’imperio in favore di un altro ospite, non ci sta e protesta. «Dai, per favore, ma vogliamo fare bagarre?», chiede retoricamente il direttore, ma a quel punto la situazione è già degenerata e alla presidente scappa un «vaffa» sottovoce. Insomma, anche i griffati opinionisti di sinistra; gli esponenti più o meno blasonati di quell’intellighenzia radical chic che ha fatto della chiacchera che detta legge in materia di tendenza politico-culturare, uno stile di vita pubblica e un vero e proprio sigillo professionale, cadono nella tentazione della performance trash, e per diversi minuti di diretta televisiva sguazzano nel volgare più becero, nel più perfetto stile trash. Uno stile, si sa, tradizionalmente attribuito ai loro proverbiali avversari politici, spesso antagonisti commentatori negli stessi salotti tv, ed oggi perfettamente emulato... I 4 Secolo Libertà è partecipazione/3 27/11/2012 martedì Strategia “Consigli” per il futuro «Tutto cambia affinché nulla cambi»: ecco l’elisir di lunga vita per il premier Abbiamo seguito troppo la Merkel Francesco Signoretta tale sul senso della politica. Dire “non importa il chi e il come ma solo il cosa” è finto buon senso che in realtà trasforma radicalmente la nostra percezione di cosa è il governo di una nazione. Significa che in casi eccezionali si può delegare la sovranità a chi sa fare quello “che c’è da fare”: gli economisti, se il problema è l’economia, i militari, se è l’ordine pubblico. Già diversi mesi fa, del resto, Monti aveva parlato molto chiaramente: «Si è parlato del rischio di una democrazia senza demos (popolo). Credo piuttosto che ci sia il rischio di una democrazia senza kratos (potere)». Ora, il decisionismo è certo una grande cosa, con sostenitori concettuali di grande rispetto, Schmitt in testa. Ma il potere della decisione serve alla politica proprio per rivendicare la libertà e la sovranità dei governanti rispetto ai meccanismi impersonali e acefali come, per esempio, le bizze dei mercati. Il sospetto che il decisionismo montiano vada esattamente in senso opposto e serva solo a far ratificare più in fretta e senza tante discussioni quel che i suddetti mercati decidono è forte. La frase citata, in verità, terminava con un inaspettato: «Altrimenti il kratos viene dato ai mercati». Illuminazione tardiva? A giudicare dai continui appelli di Palazzo Chigi a non deludere le aspettative dei “grandi investitori” e simili entità eteree, il timore è che il Professore volesse dire semplicemente: “Se non facciamo noi quello che ci chiedono i mercati saranno loro stessi a farlo senza chiedercelo”. A chi ha fatto la fila per votare Bersani o Renzi magari potevano anche dirlo prima. elemento costante di questa fase finale del governo tecnico è quello dei “consigli per gli acquisti”, la frase con cui Maurizio Costanzo interrompeva il suo talk show per introdurre gli spazi pubblicitari a Mediaset. Ora assistiamo alla versione corretta, le “istruzioni per l’uso”. Da settimane tutti si esercitano nel dire cosa dovrà fare il prossimo governo, come dovrà farlo e soprattutto con chi. Quel “chi” è riferito naturalmente a Mario Monti che, comunque vada, dev’essere presente in modo diretto o indiretto, in carne e ossa oppure come spirito aleggiante. È la logica del “tutto cambia affinché nulla cambi” di Don Fabrizio, il principe di Salina, rivolto al cavaliere Chevalley sceso in Sicilia per cercare la classe dirigente del nuovo Regno d’Italia. Ed è proprio Monti il primo a dispensare le istruzioni per l’uso. Le ultime in ordine cronologico? «Mi auguro che chiunque governi l’Italia in futuro sappia esercitare una forza convincente in Europa che deriva dal modo in cui si adempiono in casa proprie le regole dell’Unione». Poi ci sono i “santoni”, i leader politici che si sono accomodati sotto l’ombrello del tecnopremier, che – oltre a lodarlo senza un minimo di critica – aprono il libro dei sogni (la famosa agenda Monti, di cui ognuno parla ma nessuno ha mai letto, forse perché non è mai stata scritta). Ed ecco le altre istruzioni per l’uso, una dopo l’altra, date nelle ultime settimane: nella prossima legislatura bisognerà fare decisi interventi per il lavoro, provvedimenti per sostenere le imprese, un nuovo ambizioso piano di unione fiscale e finanziaria, introdurre maggiori elementi di «equità intergenerazionale» nel sistema del welfare. Poi c’è Napolitano, che ogni giorno trova l’occasione per dare una promozione a pieni voti di Monti: neppure ventiquattr’ore fa ha ricordato che l’Italia deve rimanere legata all’Europa e che – guarda caso – «gli effetti positivi della linea che è stata seguita nell’ultimo anno stanno diventando visibili». In sostanza, gli italiani stanno ricominciando a respirare, una sensazione che però è avvertita solo dalle parti del Quirinale. Poi c’è Casini, con il suo ventaglio di elogi per i tecnici. Ripete fino alla noia: «Vogliamo continuare, il lavoro non è finito. Di Monti c’è ancora bisogno». E paradossalmente dichiara “inaccettabili” tutti coloro che hanno osato criticare il tecnopremier, manco si fossero macchiati del peccato di lesa maestà. Per finire, il movimento di Montezemolo che insiste: «Importante è continuare il lavoro del governo Monti». È una situazione da commedia degli equivoci, dove la volontà popolare diventa quasi irrilevante, il voto un noioso ostacolo che va aggirato, i programmi dei partiti carta straccia. Perché l’obiettivo è che tutto cambi affinché nulla cambi. stra». «Questo – ha concluso – è un Paese dove non sono più in vigore quelle libertà in cui sono cresciuta e a cui ho sempre creduto». E proprio ieri il Senato, con voto segreto, ha bocciato l’articolo uno del ddl Sallusti. I “no” all’articolo, che conteneva anche il carcere per i giornalisti (ma non per i direttori), sono stati 123, i sì 29 e 9 gli astenuti. Il Pdl aveva annunciato che si sarebbe astenuto. La bocciatura dell’articolo uno del ddl Sallusti di fatto comporta lo stop dell’intero provvedimento. La decisione è arrivata dopo giorni di polemiche. Per ieri era stato organizzato uno sciopero dei giornalisti, ma dopo numerosi appelli era stato ridotto a un presidio davanti al Pantheon a Roma. Contemporaneamente Fieg e Fnsi avevano lanciato l’appello affinché il Parlamento ritirasse il provvedimento definendolo «una pessima legge che introduce norme assurde». Poi lo stop al Senato. Il presidente della commissione Giustizia del Senato, e relatore del ddl Sallusti, Filippo Berselli, dopo la bocciatura è stato critico: «Ora i giornalisti avranno la reclusione da uno a sei anni e in più la multa. Il problema è sorto quando è stato votato, a scrutinio segreto, quell’emendamento che prevedeva il carcere, ma solo fino a un anno e in alternativa alla multa. I giornalisti sono stati male informati. Qualcuno, in mala fede, li voleva indurre allo sciopero contro i loro stessi interessi. Quella norma che ora non c’è più sarebbe stata più favorevole prevedendo una pena inferiore a quella attuale». Per Maurizio Gasparri, «c’è stato un fronte del carcere che ha vinto». La decisione del Pdl di non partecipare al voto, «è giusta, perché – ha spiegato – è stata presa a “misfatto avvenuto”», cioè degli arresti domiciliari per Alessandro Sallusti. «Un arresto “ma non troppo” – ha proseguito – rispetto al quale sospetto che se si fosse verificato per altri giornalisti» di tendenze politiche diverse «non so a quanti scioperi della fame e insurrezioni avremmo assistito». L’ Silvio Berlusconi, ospite a Mattino Cinque, così ha risposto sull’ipotesi di un nuovo incarico a Monti: «Credo che avverrà in un altro modo se lui ritiene di essere ancora utile al Paese e le forze politiche che lo ritengono giusto potranno rivolgersi a lui» dopo il voto visto che Monti aggiunge Berlusconi - «ha fatto una bella esperienza anche se la accondiscendenza alla Merkel ha portato il Paese in una spirale recessiva, perché il rigore non si può applicare ad un’economia in crisi se si vogliono far ripartire i consumi». Monti da Fazio «Rifletterò su tutte le possibilità in cui io ritenga di poter dare il mio contributo» Il montismo? Il potere senza il popolo Il premier pensa al suo destino dopo il voto. E il passaggio elettorale diventa solo un fastidioso orpello burocratico alle valutazioni e a ciò che il Capo dello Stato avrà da dire in generale e a me in udi cartacei”, diceva una volta particolare». Se avete superato indenni la un tale. Lo stesso concetto viene manovra a tenaglia detta della “perifrasi in mente oggi osservando le cro- assassina” avrete capito che Monti ci sta nache di quanto accade all’interno dei pensando. Eccome se ci sta pensando. due maggiori partiti italiani. Non perché Eccolo, l’aspetto “ludico” a cui hanno rile primarie presenti e future, le discussio- dotto la democrazia: sembra di vedere i ni, i dibattiti in corso siano necessaria- ragazzini che giocano in cortile con la semente poco seri, anzi. L’impressione, tut- rietà e l’impegno che solo il gioco riesce a tavia, è che gli sforzi per dare alle dinami- richiedere. Poi però si affaccia la mamma che partitiche di questi giorni una dignità alla finestra che li richiama in malo modo politica siano alla fin fine frustrati da una per la cena e allora quella sfida a nasconsorta di pregiudizio tecnocratico che in dino da cui sembrava dipendessero i deItalia è da qualche tempo divenuto mo- stini del mondo viene presto archiviata neta corrente. Per per rincasare in dirla più chiarafretta ed evitare il mente: che senso L’ideologia montista prevede un classico scapaccioha dannarsi l’ani- decisionismo in cui il popolo è non ne correttivo. Allo ma per rinnovare, soggetto ma oggetto della politica stesso modo è rottamare, ricosconfortante vedere struire, ripensare partiti e tradizioni poli- come le aspre lotte interne per la leadertiche se poi tutti (tutti: dagli stessi partiti ship dei partiti – ora nobili, ora meno – in vena di masochismo al Professore in siano in realtà relativizzate da una concepersona) danno per scontato che Mario zione della politica che vede il voto non Monti dovrebbe continuare a fare il pre- come espressione della volontà popolare mier anche nel prossimo governo? L’ulti- ma piuttosto come passaggio burocratico, mo a ributtare sul tavolo l’opzione del vagamente consultivo, quasi un orpello Monti bis è stato appunto il diretto inte- barocco. Qualche tempo fa persino il Caressato, che di fronte a un Fabio Fazio in- po dello Stato – certo non accusabile di calzante e inflessibile come una spugnetta anti-montismo aprioristico, vista la dinaper inumidire le dita, ha attaccato con il mica della nomina a dir poco inconsueta suo solito soporifero sermone: «Rifletterò del Professore a premier – è dovuto intersu tutte le possibilità nessuna esclusa in venire con un certo fastidio per ricordare cui eventualmente io ritenga di poter da- ai partiti che Monti è già senatore a vita e re il mio contributo al miglior interesse che quindi è tecnicamente incandidabile dell’Italia e qualunque decisione sarà ine- e che anche una eventuale “lista Monti”, vitabilmente mia ma mi affiderò molto alla luce di ciò, sarebbe surreale e impraAdriano Scianca “L Monti Cambiare la cultura politica Per fare di più in questo Paese bisogna «cambiare la cultura economica e politica». Lo ha detto il premier Mario Monti concludendo il suo intervento agli stati generali della Cida. «Quel che è piu rilevante - ha detto Monti è che si sarebbe potuto fare di più ma non si potrà fare di più, io credo, in futuro, soprattutto se verrà meno la spinta dell’emergenza che è sgradevole ma che spinge ad agire. Non si potrà fare di più se non cambierà la cultura economica e politica del paese». ticabile. E se lo dice lui... Forse dobbiamo davvero rassegnarci a essere una sorta di “monarchia tecnica costituzionale”, magari con Monti premier a vita, come auspicava tempo fa quel campione di democrazia e sensibilità sociale che è Sergio Marchionne. Del resto l’ideologia del montismo prevede più o meno questo: un decisionismo algido in cui il popolo è non soggetto ma oggetto della politica e tutto ciò che attiene al rituale elettorale un fastidioso atto dovuto di natura prettamente formale. Proprio ieri, agli stati generali dei manager a Milano, il premier ha spiegato: «Il problema non è quello di chi guida il governo o presiede la repubblica italiana, ma è se si riesce in Italia a far evolvere la cultura dell’economia e della politica in un modo abbastanza radicalmente diverso da quello che vediamo oggi prevalere, soprattutto in pochi mesi». Andiamo a decifrare utilizzando un dizionario bocconiano-italiano italiano-bocconiano. Intanto c’è l’idea, di pura matrice azionista, che gli italiani siano un popolo sbagliato, da cambiare, possibilmente da anglicizzare. Figuriamoci se gente così inaffidabile può addirittura ambire a essere “sovrana”. La visione post-democratica della politica è tuttavia evidente anche in altri passaggi: cosa significa che “il problema non è quello di chi guida il governo”? Significa che è indifferente se governa chi è stato eletto per farlo oppure qualcuno che non ha legittimazione popolare? Il “chi deve governare” non è una quisquilia concettuale ma il cuore – da Platone in poi – della riflessione occiden- Palazzo Madama No all’articolo 1 sul carcere per i giornalisti Sallusti ai domiciliari. No del Senato al ddl Giorgia Castelli e i giusti non si oppongono sono già colpevoli. Coraggio direttore, 6 un grande». Ieri nella galleria, in via Negri in centro a Milano, in cui ha sede il quotidiano il Giornale, è stato esposto uno striscione di incoraggiamento ad Alessandro Sallusti. Proprio nelle stesse ore la procura di Milano ha chiesto gli arresti domiciliari per il direttore del quotidiano milanese. Ma al momento Sallusti è libero. Cinquantacinque anni, è stato condannato in via definitiva a un anno e due mesi di reclusione il 17 giugno 2011 dalla Corte d’appello di Milano per diffamazione a mezzo stampa, per un articolo pubblicato nel febbraio «S 2007 su Libero, di cui all’epoca era direttore. Il 26 settembre 2012 la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la sentenza. Sallusti ha affidato a un tweet la notizia che era attesa proprio per ieri: «Ricevuto ordine di arresto domiciliare». Scadevano infatti ieri i trenta giorni di sospensione della pena comminata al giornalista per diffamazione. Sallusti ha spiegato il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, ha ottenuto la sospensione della carcerazione «ricorrendo le condizioni per l’esecuzione della pena detentiva presso il domicilio» in base al cosiddetto decreto “svuotacarceri”. La procura ha precisato anche che l’ultima decisione sui domiciliari al direttore spetterà comunque al magistrato Alessandro Sallusti, direttore de “Il Giornale” di sorveglianza, il quale ha, secondo la legge, cinque giorni di tempo per decidere. L’istanza della procura si fonda sul fatto che le pena definitiva per Sallusti è inferiore a diciotto mesi, non c’è pericolosità sociale e il domicilio è idoneo. «Anche se non vado in carcere e quindi non ci sarà la violenza fisica della detenzione – ha commentato Sallusti – resta comunque la violenza psicologica dell’essere privati della libertà». E poi ha dato mandato ai legali di chiedere al magistrato «se posso continuare a lavorare e quali orari mi lasciano disponibili: è ovvio che non si può fare il direttore dalle 9 alle 16 o cinque giorni a settimana». Ieri mattina al suo fianco in redazione c’era anche la compagna Daniela Santanché che ha definito la misura degli arresti domici- liari «un dolore dal punto di vista personale e una barbarie da quello politico». «Vorrei chiedere a Monti e Napolitano – ha detto – cosa diranno in Europa quando qualcuno farà loro notare che in Italia c’è il direttore di un quotidiano agli arresti. In nessun paese civile si verificano cose del genere». Il direttore ha eletto come domicilio la casa della compagna. Ma lei ha precisato: «È casa no- 27/11/2012 martedì primo piano Secolo Il libro Elisabetta Cassina Wolff passa in rassegna i temi che saranno ereditati dalla destra L’inchiostro dei vinti ancora così attuale Uno studio sulla stampa neofascista del dopoguerra analizza le proposte degli “esuli in patria” non rassegnati al disarmo ideologico Segue dalla prima Patria liberata? partitocratico. Intanto un primo elemento balza agli occhi del lettore: dinnanzi all’attuale mortificante afasia del mondo culturale della destra, colpisce la vivacità intellettuale dei reduci, dei sopravvissuti, degli eredi del fascismo che seppero animare una pubblicistica varia e vitale, poco studiata ma non per questo meno importante nel definire i canoni ideologici di quello che sarebbe diventato il Movimento sociale e di quelli che sarebbero stati i successivi filoni culturali della destra. Elisabetta Cassina Wolff ha esaminato una settantina di giornali e riviste dell’area che si richiamava esplicitamente al fascismo, tra i quali spiccano Lotta politica e Rivolta Ideale, ma anche Rosso e Nero, Furono soprattutto Fracassa, i fascisti di sinistra a Asso di bafondare giornali e riviste stoni, Mee ad animare il dibattito ridiano d’Italia, Rataplan, L’Intransigente, Il Merlo giallo, Nazionalismo Sociale, Architrave. Chi erano questi neofascisti? Quelli che si sentivano esuli in patria ma che non intendevano cedere al disarmo ideologico: «In tre cose credemmo– scriveva Alberto Giovannini – nell’Italia; nella necessità di un profondo movimento rivoluzionario destinato a rinnovare gli istituti, le classi dirigenti, la coscienza del popolo; nella Re- La stampa neofascista nell’immediato dopoguerra si occupò anche di criticare la sovranità limitata della nazione italiana dopo la Seconda guerra mondiale. Illuminanti in proposito gli articoli di Emilio Canevari, come quello (riportato nel libro) apparso su Rivolta Ideale dal titolo “L’Italia: una colonia o una alleata?” in cui si sottolienava che la libertà è diventata «obbligo di obbedire servilmente a governi stranieri, quasi a punirci di avere prima obbedito a un governo, sia pur dittatoriale, ma italiano. E in tal caso siamo noi scesi così in basso che non osiamo più dirci la verità, e che la libertà individuale funge da maschera alla servitù della patria togliendoci persino il senso dell’indipendenza perduta?». pubblica che, di tale rinnovamento, deve essere l’essenziale strumento e la suprema depositaria». Di qui la loro collocazione nella cosiddetta “sinistra fascista” (cui ha dedicato un approfondito studio Giuseppe Parlato) affiancata tuttavia da una corrente tradizionalista che sempre nel primo dopoguerra guardava alle tesi e alle teorie del filosofo Julius Evola, il quale pubblicò il suo primo articolo del dopoguerra, il 20 giugno 1949, su La Sfida di Enzo Erra, con lo pseduonimo Arthos. Al di là di queste classificazioni, tuttavia, comune a tutti era la necessità di definire i contorni di un’attività politica che - come scrivevano sui fogli che andavano diffondendo - non poteva essere confinata nel piatto nostalgismo. Affermazioni importanti, se si considera che si tratta di articoli scritti prima del 1950. Il direttore di Rivolta Ideale Giovanni Tonelli chiarì che la nostalgia poteva essere ammessa non certo per il passato regime ma per alcune aspirazioni presenti nella dottrina fascista: la grandezza della patria, la collaborazione tra le classi per una maggiore giustizia sociale, l’unità europea, la lotta contro la plutocrazia e il bolscevismo. Anche la stessa definizione di neofascismo veniva messa in discussione: «Non siamo fascisti si legge nel 1947 su Fracassa non siamo antifascisti, siamo italiani. Non siamo fascisti, innanzitutto, perché non siamo adoratori di astratte formule po- litiche, di vuoti schemi mentali. Non siamo fascisti allo stesso modo e per le stesse ragioni per cui non siamo e non pensiamo di poter essere oggi ghibellini o vandeani». Tuttavia «rivendichiamo il diritto di tessere ogni giorno l’apologia della Patria». Ma nella ricerca di una identità compatibile con la condizione di vinti, questi intellettuali anadrono ancora oltre, asserendo che proprio perché avevano creduto fermamente e senza compromessi nel fascismo erano stati colpiti più duramente dagli errori oggettivi del regime e dunque non desideravano alcuna restaurazione del passato: «Il passato è passato, e si è fedeli alla tradizione di una realtà politico-sociale originale come la nostra soltando rinnovando e creando del nuovo, non imitando modelli prestabiliti o rimasticando velleità restauratorie». Al gruppo di scrittori e giornalisti cui è dedicato L’inchiostro dei vinti si deve anche la definizione di fascismo come terza via tra destra conservatrice e sinistra insurrezionale. In particolare si deve al filosofo Edmondo Cione (che fondò negli anni Cinquanta la rivista Nazionalismo Sociale insieme con Francesco Palamenghi-Crispi) la separazione tra il fascismo storico con i suoi errori e le sue contraddizioni e alcuni principi sempre validi che dovevano continuare a essere punto di riferimento dell’azione politica. Secondo Cione il fascismo, che nell’interpretazione marxista si riduceva ad assetto politico fondato sulla reazione della borghesia minacciata dall’avanzata del proletariato, era stato un fenomeno rivoluzionario nell’ambito della filosofia sociale riuscendo a inglobare in una nuova dottrina liberalismo e socialcomunismo. Se alcuni spingevano sull’aspetto delle politiche socio-economiche del passato regime altri, come Massimo Rocca, insistevano invece sulla necessità di promuovere una vasta 5 riforma costituzionale per creare un ponte con le forze vive della nazione. Chi (la sinistra) guardava alla socializzazione e chi (la destra) guardava all’idea di Stato. Né mancava l’anelito a superare gli aspetti deteriori del fascismo regime, incentrando le critiche soprattutto sulla mediocrità dei gerarchi e di quella parte della classe dirigente fascista che aveva aderito a quelle idee solo formalmente, senza convinzione e per interessi particolaristici e di casta. Da queste osservazioni l’analisi si allargava fino a mettere sotto accusa il carattere opportunista degli italiani, incapaci di vere rivoluzioni, insofferenti verso i poteri costituiti e tendenzialmente individualisti. Scriveva Giorgio Pini sul Meridiano d’Italia: «Si odia e contemporaneamente si cerca il gerarca; scarseggiano le virtù, il vigore e l’educazione necessari per la consistenza di un vero sistema democratico, manca nelle categorie il senso della partecipazione diretta allo Stato e quindi la volontà di sostenerlo con una adesione leale e senza riserve». Notevoli, infine, i numerosi articoli dedicati alla partitocrazia, ai rischi del regionalismo e alla necessità di superare la contrapposizione fascismo-antifascismo tra i quali spiccano le riflessioni di Carlo Costamagna sulla Costituzione italiana che, a suo dire, aveva confiscato l’autonomia del Parlamento per consegnarlo ai capricci dei partiti. Un concentrato di aspirazioni e ambizioni che avrebbero dovuto costituire l’agenda politica di una destra all’altezza delle sfide contemporanee e che si è perso nei polverosi archivi dove solo qualche storico di buona volontà ormai ha voglia di frugare mentre gli eredi legittimi di quell’«inchiostro» così nobile e così denso di suggerimenti hanno ceduto da tempo alle lusinghe e al miraggio del 51%. Annalisa Terranova attualità politica 6 Secolo L’inchiesta Sabrina interrogata 7 ore Il procuratore di Taranto, Franco Sebastio È durato circa sette ore, con una breve pausa per il pranzo, l’interrogatorio di Sabrina Misseri da parte dei pm Piero Argentino e Mariano Buccoliero al processo in Corte d’Assise a Taranto per l’uccisione di Sarah Scazzi. L’interrogatorio, cominciato prima delle 10, si è concluso alle 17. I sette provvedimenti di custodia cautelare ma soprattutto il sequestro preventivo della produzione hanno provocato l’annuncio, da parte del vertice aziendale, di chiudere lo stabilimento di Taranto e di tutti quelli che gli dipendono. Dure reazioni dei sindacati. Il diritto alla vita e alla salute non accetta compromessi, tutti devono cedere il passo, anche il diritto al lavoro L’ex assessore del Pd Michele Conserva IN BREVE Hanno detto Rissa in centro di immigrati Genoa-Siena: 39 condanne Abusi all’asilo: solo indizi Nella tarda serata di domenica, presso il Centro di pronta accoglienza di Roma, a Settecamini, è scoppiata una violenta rissa tra alcuni ospiti, tutti di 17 anni, di cui 5 provenienti dall’Egitto e 2 dal Bangladesh. La lite sarebbe scoppiata per futili motivi, pare per il mancato accordo sulla cena. Il gip di Genova, Nicoletta Bolelli, ha emesso decreti penali di condanna a carico di 39 ultrà genoani per i fatti accaduti durante la partita Genoa-Siena dello scorso 22 aprile allo stadio Ferraris. Ai 39 tifosi è stato contestato il passaggio di settore e non l’interruzione della partita. Per i giudici del Tribunale di Tivoli la prova acquisita dall’accusa nel processo per i presunti abusi sessuali nella scuola “Olga Rovere” di Rignano Flaminio (Roma) «è costituita da elementi indiziari privi dei necessari requisiti di gravità, univocità e precisione». Avrebbe costretto le aziende a corrispondere compensi «talvolta esorbitanti o eccessivi» bio Riva, figlio di Emilio, per l’ex direttore dell’Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso, e per l’ex dirigente dell’Ilva, Girolamo Archinà. Ai domiciliari l’ex rettore del Politecnico di Taranto, Lorenzo Liberti. Per la parte Ilva il gip Todisco ha respinto la richiesta formulata dalla Procura di ulteriore arresto a carico dell’ex presidente Nicola Riva, anch’egli già ai domiciliari dal 26 luglio scorso. Su disposizione del gip Vilma Gilli, invece, ai domiciliari è stato posto l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva, del Pd, dimessosi circa due mesi fa dall’incarico quando si seppe che poteva figurare tra gli indagati dell’inchiesta collaterale a quella per disastro ambientale. Ai domiciliari per ordine dello stesso magistrato anche l’ingegner Carmelo Delli Santi, rappresentante della Promed Engineering. Conserva e Delli Santi sono entrambi accusati di concussione. Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, e l’attuale direttore dello stabilimento tarantino, Adolfo Buffo, sono invece indagati «per inosservanza delle precedenti disposizioni dell’autorità giudiziaria». Ma, al di là degli arresti, l’annuncio della chiusura dello stabilimento – con quello che ora accadrà in termini di occupazione – è stato determinato dal sequestro, da parte della Guardia di Finanza, di tutto il prodotto finito giacente sulle banchine del porto di Taranto utilizzato dall’Ilva, un sequestro preventivo chiesto e ottenuto dalla Procura: in questo modo la merce non potrà essere commercializzata. Si tratta di tutta la produzione dell’Ilva degli ultimi quattro mesi: lastre di acciaio e coils (lamiere), pronti per essere spediti alle industrie. La merce sequestrata non potrà essere commercializzata perché si tratta di prodotti realizzati in violazione della legge, dal momento che il sequestro dell’area a caldo, disposto il 26 luglio scorso (e confermato dal Tribunale del riesame), era senza facoltà d’uso: non per produrre dunque ma solo per mantenere in sicurezza gli impianti quel tanto che fosse sufficiente a giungere alla bonifica. La produzione realizzata in questi mesi, quindi, secondo la Procura di Taranto, costituisce profitto di reati. Il provvedimento, firmato anche questo dal gip Patrizia Todisco, è disposto sulla base del secondo comma della legge 321 (sulla responsabilità amministrativa delle società) in collegamento con l’articolo 240 del codice penale, riguardante la confisca di beni: esso riguarda anche eventuali future produzioni e pone così lo stop definitivo alla produzione dell’acciaieria. In questi mesi, secondo quanto in più occasioni ha dichiarato il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, lo stabilimento tarantino ha continuato a produrre: da ultimo aveva sottolineato che, con l’applicazione della nuova Aia, lo stabilimento tarantino sarebbe andato «incontro a una produzione minore», e questo «sicuramente» avrebbe avuto «ricadute occupazionali». La produzione quest’anno, nonostante il sequestro del 26 luglio scorso, era avviata ad esser chiusa sugli 8 milioni di tonnellate l’anno. Un dato che, in occasione del rilascio dell’ultima Autorizzazione integrata ambientale, aveva creato polemiche da parte degli ambientalisti, dal momento che l’Aia prevede appunto la produzione di 8 milioni di tonnellate sottolineando che si tratterebbe di una riduzione della normale produzione Ilva: per il presidente dell’associazione ambientalista PeaceLink, Alessandro Marescotti, l’annunciata riduzione «della produzione da 15 a 8 milioni di tonnellate di acciaio all’anno è un bluff». ma sale di due posizioni nella classifica (ora è ventunesima). La capitale tiene per quanto riguarda il tenore di vita e gli affari e il lavoro: è quarta per ricchezza prodotta e seconda per i depositi bancari per abitante ed è seconda per la propensione ad in- vestire. Male invece l’ordine pubblico e la sicurezza (103 posto su 107) in particolare per furti d’auto (104 posto) e scippi e rapine (102 posto). La peggiore performance è sul costo della casa: Roma vanta il primato delle case più care d’Italia. Svolta Sette in carcere (dirigenti del gruppo e un ex assessore Pd) L’Ilva chiude. Sequestrata la produzione È tutta quella degli ultimi quattro mesi che ora non potrà essere commercializzata. «5000 operai a casa se Monti non interviene» Valerio Pugi uel che si temeva è accaduto: l’Ilva di Taranto ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Taranto a seguito del sequestro della produzione, disposto ieri dalla magistratura, che «comporterà in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto». Se il presidente del Consiglio, Mario Monti, non convocherà nelle prossime ore un incontro giovedì i lavoratori del Gruppo manifesteranno sotto palazzo Chigi, annunciano i sindacati. I lavoratori «messi in libertà» dall’azienda nello stabilimento di Taranto sono circa 5.000. Il segretario della Fim Cisl, Marco Bentivogli, ha riferito che «l’azienda ci ha appena comunicato la chiusura, pressoché immediata, di “tutta l’area attualmente non sottoposta a sequestro” e ciò riguarda oltre 5000 lavoratori, cui si aggiungerebbero Q Lo stabilimento dell’Ilva a Taranto a cascata, in pochi giorni, i lavoratori di Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica». La clamorosa svolta nella complessa vicenda giudiziaria è arrivata ieri con i sette provvedimenti di custodia cautelare emessi dal Tribunale di Taranto: tre persone sono in carcere e quattro agli arresti domiciliari, accusate a vario titolo di associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione. Gli arresti sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza sulla base di due distinte ordinanze di custodia cautelare firmate dai gip Patrizia Todisco e Vilma Gilli. I provvedimenti sono legati anche ad una indagine, parallela a quella principale per disastro ambientale che il 26 luglio scorso ha portato al sequestro degli impianti dell’area a caldo del Siderurgico. Questa seconda inchiesta parallela è stata denominata “Environment sold out” (Ambiente svenduto). Tra gli arrestati per disposizione del gip Todisco figura il patron Emilio Riva, 86 anni, già agli arresti domiciliari dal 26 luglio scorso. La detenzione in carcere è stata disposta dallo stesso gip per il vicepresidente di Riva Group, Fa- L’ORDINANZA DEL GIP TODISCO La “regia” di Vendola Ci sarebbero state pressioni per estromettere il direttore generale dell’Arpa Puglia Ci sarebbe la «regia» del governatore della Puglia, Nichi Vendola, nelle «pressioni» per «far fuori» il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, autore della relazione sulle emissioni inquinanti prodotte dall’Ilva. Lo scrive il gip Patrizia Todisco nell’ordinanza d’arresto. Dalle nuove indagini sull’Ilva emergono «numerosi e costanti contatti di Girolamo Archinà, direttamente, e di Fabio Riva, indirettamente, con vari esponenti politici tra cui il governatore della Puglia Nichi Vendola». In particolare nell’ordinanza viene riportata la mail del 22 giugno 2010 che l’ex responsabile delle Relazioni istituzionali dell’Ilva, Archinà, invia a Fabio Riva e con la quale lo informa di un incontro avuto a Bari con Vendola. Incontro che è successivo al documento dell’Arpa Puglia del giugno 2010 in cui si sottolineavano i livelli di inquinamento prodotti dall’azienda. Nella mail Archinà «comunicava che il presidente Vendola si era fortemente adirato con i vertici dell’Arpa Puglia, cioè il direttore scientifico Blonda e il direttore generale Assennato, sostenendo che loro non devono assolutamente attaccare l’Ilva di Taranto e piuttosto si dovevano occupare di stanare Enel ed Eni che cercavano di aizzare la piazza contro l’Ilva». Mineo Morirono sei persone Ricerca Bolzano conquista il primo posto: è la città dove si vive meglio Cinque condanne per la strage al depuratore A Roma migliora la qualità della vita (nonostante la crisi) iciassette anni e 6 mesi di carcere e due assoluzioni: è la sentenza del Tribunale di Caltagirone per l’incidente sul lavoro che l’11 giugno 2008, nel depuratore comunale di Mineo, provocò la morte di sei persone. Condannati l’ex assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Mirata, il responsabile Ufficio tecnico Marcello Zampino, l’addetto al depuratore Antonino Catalano, il titolare dell’omonima azienda di espurgo Salvatore Carfì e il capo cantiere Salvatore La Cognata. Il Tribunale ha assolto l’ex sindaco di Mineo, Giuseppe Castania, e il responsabile del servizio di prevenzione, Giuseppe Virzì. Condannati invece, a due anni e 8 mesi di reclusione ciascuno, per la mancata manutenzione dell’impianto, Mirata, Zampino e Catalano; per traffico illecito di rifiuti Carfì a quattro anni e due mesi e La Cognata a tre anni e quattro mesi. Il Tribunale ha disposto il risarcimento delle parti civili da stabilire in altra sede, con una provvisionale compresa tra i 5 e i 45 mila euro per i familiari delle vittime e un rimborso per spese legali per il Comune di Mineo e l’Inail, oltre al sequestro dell’autobotte che era impegnata nel servizio di espurgo. D 27/11/2012 martedì Bolzano la provincia dove si vive meglio in Italia. Lo ha sancito la ricerca annuale del “Sole 24 Ore”, giunta quest’anno alla 23/ma edizione e pubblicata ieri sul quotidiano. Bolzano strappa la prima posizione a Bologna, classificatasi solo 10/ma. Maglia nera per vivibilità è invece Taranto, ancora una provincia del Sud come nel 2011, che scalza dal fondo della classifica un’altra pugliese, Foggia. La ricerca, svolta ancora sulle 107 province, si articola su sei settori (tenore di vita, affari e lavoro, servizi ambiente e salute, popolazione, ordine pubblico, tempo libero) costruiti a loro volta su sei indicatori (per il totale di 36), che danno luogo a sei graduatorie di tappa e quindi alla classifica finale. Nonostante la crisi, Ro- È IL SINDACO ALEMANNO La ricchezza è il turismo «Attenzione a non lanciare messaggi sbagliati all’estero» «È una dimostrazione ulteriore che tutte le leggende costruite sull’aggravamento della qualità della vita a Roma non corrispondono alla realtà. Quindi richiamo tutti gli organi di stampa, i soggetti politici e culturali a tener conto dei risultati di queste indagini scientifiche comparate su dati precisi». Lo afferma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che aggiunge: «Cerchiamo di attenerci alla realtà, senza creare leggende, non roviniamo l’immagine di Roma nel mondo. Attenzione a non lanciare messaggi sbagliati all’estero, magari solo per strumentalizzazione politica». La città eterna sale di due posizioni Le reazioni Il ministro Clini «Non sono disponibile a subire una situazione con effetti terribili» i auguro che questa iniziativa non sia conflittuale con l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), che è l’unico strumento che oggi abbiamo a disposizione per risanare lo stabilimento di Taranto». Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che è apparso assai critico verso i provvedimenti di ieri. «Ricordo – ha proseguito – che ho rilasciato l’Aia allo stabilimento, che è pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e che stabilisce le misure e gli interventi per assicurare la protezione dell’ambiente e della salute in merito alla produzione dell’Ilva di Taranto.Non sono disponibile a subire una situazione che avrebbe effetti terribili: sono preoccupato che questa iniziativa blocchi l’Autorizzazione integrata ambientale con effetti ambientali gravissimi e sociali devastanti. Chi dice che la chiusura dell’Ilva risolva i problemi dice una cosa falsa. Stiamo giocando sulla pelle della gente. La magistratura fa bene a perseguire gli illeciti. Senza l’Aia la situazione sarebbe più comprensibile ma con questo documento, che è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, altre iniziative rischiano di diventare conflittuali e che il governo rischia di subire». La seconda fase dell’Aia «ha senso se lo stabilimento resta aperto», ha spiegato il ministro a proposito della missione a Taranto della Commissione istruttoria che ha rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale per la fase «due» che riguarda i rifiuti, la depurazione delle acque e la gestione delle discariche. «L’iniziativa dell’Aia per l’Ilva è stata presa per rendere lo stabilimento per la produzione di acciaio il più pulito e moderno d’Europa e per garantire il diritto alla salute, a un ambiente sano, e al lavoro». Il quadro che sta emergendo in commissione Lavoro del Senato, indipendentemente dagli arresti, è seriamente preoccupante – ha affermato la senatrice di Grande Sud Adriana Poli Bortone – Senza entrare nel merito della bufera giudiziaria, quel che è certo è che tanti dubbi e perplessità si stanno manifestando nel corso delle audizioni in Senato e, probabilmente, serviranno per delineare i contorni della vicenda. Il primo pensiero in questo caso va ai tanti lavoratori fermi da mesi, ma soprattutto agli ammalati che stanno lottando contro la morte e a quelli che non lo possono più fare». «Il sequestro cautelativo del prodotto finito e dei semi-lavorati – ha dichiarato il responsabile economia del Pd, Stefano Fassina – mette le prospettive dell’azienda, della filiera siderurgica da essa alimentata e di decine di migliaia di lavoratori sempre più a rischio, nonostante l’approvazione da parte del governo nazionale e dei governi territoriali di un’impegnativa e innovativa Aia e nonostante la scelta dell’azienda di adeguarsi e di presentare il piano di attuazione delle prescrizioni richieste. L’approvazione dell’Aia è stato un inutile rito? Chiediamo al governo di intervenire al più presto con gli opportuni strumenti normativi per rendere possibile l’applicazione dell’Aia e così consentire, al contempo, la tutela della salute, dell’ambiente e delle prospettive produttive e di occupazione di un tassello fondamentale della nostra manifattura». «M 27/11/2012 martedì lettere La politica del rigore ci sta mettendo ko Tanto per rovinare il week end, la mattina del 24 novembre arriva la notizia del nono calo tendenziale consecutivo, a settembre, per il fatturato industriale. E questo è solo il dato relativo a 2 mesi fa, frutto delle politiche di rigore che stanno impoverendo sempre più tutti quanti. Non sono mai stati ascoltati i semplici cittadini, quelli che al mattino si alzano e tirano su la saracinesca, quelli che senza aver fatto particolari studi sanno per certo che all’aumentare del rigore (inteso nel senso montiano del termine) diminuiscono fatturati e sviluppo, e entrate fiscali, portando il sistema ad avvitarsi su se stesso come in un buco nero. Si continua a dar retta invece a chi continua a ricevere botte a ripetizione. Questa ultima è un vero gancio in pieno volto, di quelli che possono mandare al tappeto e costringere l’arbitro al conteggio. Giacomo Frangiflutti Secolo [email protected],[email protected],[email protected] IL PDL NEGLI ENTI LOCALI tradizioni ed ai valori della sinistra storica. Giuseppe Bianchi Stillitani: eletta la prima Consulta del volontariato della Calabria L’assessore al Lavoro, Formazione professionale e Politiche sociali della Calabria, Francescantonio Stillitani, in attuazione della legge sul volontariato, recentemente approvata dal Consiglio regionale, ha convocato la prima assemblea regionale per l’elezione della Consulta. L’assemblea, cui hanno partecipato più di millecinquecento persone, componenti di varie associazioni di volontariato presenti sul territorio calabrese e iscritte agli albi provinciali di riferimento, ha eletto i membri che faranno parte della prima Consulta regionale del volontariato. I componenti eletti sono in tutto dieci: Daniela Tassone (associazione Centro cittadino per i servizi sociali di Catanzaro), Aurelio Scrivano (Avas Presila S. Francesco da Paola di Spezzano della Sila), Leonardo Sacco (Confraternita di Misericordia di Isola Capo Rizzuto), Antonio Le- vato (Auser Calabria di Catanzaro), Pietro Romeo (associazione “Un raggio di sole” di Catanzaro), Francesco Cataldo Nigro (associazione Anteas San Paolo di Crotone), Franco Rizzuti (Avis di Crotone), Alberto Frontera (Ada Calabria di Catanzaro), Domenico Di Carlo (associazione di volontariato Maranatha Onlus di Mileto) e Tommaso Marino (Coordinamento regionale Alogon di Lamezia Terme). Per come previsto dal testo di legge “Norme per la promozione e la disciplina del volontariato”, la Consulta una volta eletta avrà facoltà di poter cooptare ulteriori cinque rappresentanti che prenderanno parte alle attività della Consulta senza diritto al voto. La Consulta, inoltre, sarà chiamata ad esprimere pareri, suggerimenti e critiche nei confronti delle istituzioni di riferimento. Dopo la registrazione di tutte le associazioni di volontariato presenti, l’assessore Stillitani ha aperto i lavori della tavola rotonda, alla quale hanno preso parte anche Maria Annunziata Longo, coordinatrice regionale del Csv, Katia Stancato, portavoce regionale del Forum del Terzo Settore, Pietro Fantozzi, direttore del Dipartimento di Sociologia e di Scienza politica dell’università della Calabria, e Giorgio Marcello, ricercatore al Dipartimento di Sociologia e di Scienza politica dell’università della Calabria. da una proposta che metta al centro gli interessi del Paese. Nessun movimento allo stato nascente può sperare di avere successo se la sua proposta e la sua identità non sono chiare. Enrico Campagnari C’è ancora una forte richiesta di politica Ingombranti presenze di Matteo Renzi in tv La gente vive sentimenti più ricchi e articolati di come sono spesso presentati. Per questo c’è ancora una domanda di politica che non trova risposta, che non trova interlocutori. Quindi c’è spazio per un movimento politico definito Se le tv fossero state nella proprietà del Matteo Renzi, senza dubbio lui si sarebbe visto meno. Più che ingombrante definirei la sua presenza opprimente. Una logorroica esondazione. In questa Italia dove ormai da tempo va di moda rifarsi la faccia insieme alla verginità politica, gli storici eredi designati del Pci, celebrano le primarie all’americana: di quella tanto ostile democrazia diretta che hanno denigrato per decenni da ragazzi. Luigi Cardarelli Il pantheon indicato da Bersani e Vendola La sinistra ex comunista ha voltato le spalle alla propria storia: un’evidente dimostrazione si è avuta in occasione dell’esibizione su Sky dei cinque candidati alle primarie del Pd. Solo Matteo Renzi, per essendo un ex democristiano, alla domanda chi fosse la sua figura storica di riferimento, ha evitato di citare un personaggio del mondo cattolico, indicando Nelson Mandela, noto politico marxista e terzomondista, oltre che eroe dell’antiapartheid in Sud Africa. Bersani e Vendola invece, alla disperata ricerca del centro, hanno indicato personaggi di riferimento estranei alle Spieghiamo ai bambini chi sottrae il Natale Le tredicesime saranno dissolte nel nulla in un attimo, ancora prima di essere incassate. Verranno divorate dalle tasse, il cui impatto sull’economia reale ha ormai oltrepassato il punto massimo tollerabile. Tredicesima vuol dire Natale, festa che i bambini associano ai regali, premio per essere stati buoni nel corso dell’anno. E arrivare a far comprendere ai bambini come stanno le cose non serve attendere che si rendano conto che i regali non li porta Babbo Natale piuttosto che i nonni o i genitori. Devono invece sapere che quest’anno ci sarà qualcuno ricco oltre ogni immaginazione che glieli porterà via. Elvio Letta La Cgil è un partito, non certo un sindacato Ho notato che la Cgil ha preso l’abitudine di non ratificare accordi già firmati dalle altre organizzazioni. E dire che proprio Lama, storico leader della Cgil, ha sempre sostenuto che il sindacalista più bravo è quello che riesce a firmare più accordi. La Cgil sembra sia finita con il diventare meno sindacato e più partito. Mario Pulimanti DOMANI I FUNERALI La scomparsa di Egisto Nardi nella Capitale morto domenica a 62 anni l’ingegner Egisto Nardi, storico esponente della destra romana sin dagli anni Settanta. Egisto aveva subìto un difficile intervento al cuore le cui complicazioni successive lo hanno portato alla morte. Egisto è stato sempre in prima fila, nella storica sezione del Msi di Monte Mario, in via Assarotti, per cercare di migliorare la società, anche in quei difficili anni definiti di piombo. Guidata dall’indimenticabile Domenico Franco, la sede fu tra le più colpite di Roma: non passava settimana senza che non venisse assaltata, data alle fiamme, o che un ordigno non la danneggiasse. Eppure Egisto e gli altri non mollarono mai, non cambiarono mai idea. Si incontrava spesso con i vecchi amici di allora perché aveva ancora fiducia nella politica onesta. Quegli stessi amici che nei giorni scorsi hanno affisso lo striscione: «Forza Egisto, preghiamo per te». Egisto lascia la moglie Luigia e i figli Maria Soave e Alessandro. I funerali si terranno domani alle 10 nella chiesa di sant’Ottavio a via Casal del Marmo. È APPUNTAMENTI Concerto di Zubin Mehta Firenze Venerdì 30, 20.30 Il Teatro del Maggio musicale fiorentino ed Eni inaugurano una formula di partnership per il mondo del teatro, sperimentata con successo all’estero. L’azienda ha potuto acquistare e donare al pubbico della città di Firenze tutti i biglietti disponibili ad oggi, per il concerto di Zubin Mehta, al Nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, venerdì 30 novembre, ore 20.30; ai ragazzi delle scuole fiorentine Eni offre l’opportunità di assistere alla prova generale del mattino, alle ore 10.30. (tre i concerti in programma: alle 21, alle 22.30 e alle 24), con dieci tra i migliori musicisti romani. “Incontri in museo” per dire no alle barriere Roma Sabato 3 dicembre, dalle 15 alle 18 Con lo slogan lanciato dal Mibac “Un giorno all’anno tutto l’anno” il 3 dicembre è diventato l’appuntamento in cui riflettere e promuovere eventi ed attività finalizzate all’abbattimento di tutte quelle barriere che impediscono alle persone con disabilità di godere pienamente di tutti i diritti umani e libertà fondamentali, ivi compreso la piena fruizione del patrimonio culturale. Il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” da anni dedica un’attenzione particolare a questa categoria di pubblico, a partire dalla piena accessibilità della struttura sul piano fisico, fino all’apertura dei percorsi tattili destinati a ipovedenti e non vedenti nelle sale di Preistoria e nella Sala Africa. Il 3 dicembre si terrà il primo appuntamento incentrato sulla storia e il ruolo ricoperto nella cultura italiana da questa importantissima istituzione nazionale. Con l’occasione verrà divulgato il calendario dei successivi “Incontri in museo” che nella prima metà del 2013 vedrà impegnati gli esperti del Museo su alcuni temi di grande rilevanza quali l’evoluzione dell’uomo e del linguaggio o le problematiche toccate dal progetto espositivo “Soggetti migranti”. FestivalStoria 2012: sul Mediterraneo Torino-Napoli Dal 3 all’8 dicembre Si svolgerà a Torino e a Napoli “Musei in musica” per una notte “Progetto di memoria”, al via il corso Roma Dal 4 al 6 dicembre L’Accademia nazionale di San Luca, (piazza dell’Accademia di San Luca 77), organizza “Memoria-Progetto Memoria”, corso a cura di Francesco Moschini. Torino 31 dicembre Roma Sabato 1° dicembre Roma apre i suoi Musei alla musica. Per una notte musei civici e spazi culturali saranno lo scenario della quarta edizione di “Musei in musica”, dalle 20 di sabato 1° dicembre alle 2 di domenica 2. Oltre 80 tra concerti ed eventi musicali gratuiti, in 38 luoghi aperti di notte per 228 ore complessive di musica. Opere d’arte e musica: un binomio che permetterà di assistere a concerti dal vivo e di visitare contemporaneamente mostre temporanee o collezioni permanenti. Tra gli eventi principali segnaliamo: i Tiromancino che si esibiranno nello spazio della Pelanda con due concerti (alle 21.30 e alle 23). Il Palazzo delle Esposizioni ospiterà il concerto, in set acustico, di Luca Barbarossa, accompagnato da Mario Amici alla chitarra classica (anche qui due concerti: alle 21.30 e alle 23). Al Museo dell’Ara Pacis un concerto omaggio a Fabrizio De André “Il testamento di Faber” l’ottava edizione del FestivalStoria sul tema “Mediterraneo. Mare nostrum?”. Tra gli ospiti Maurice Aymard, Francesco Barbagallo, Géraud Poumarède, Kaytarina Tsapopoulou, Josè Enrique Ruiz-Domènec. Premio nazionale “I Murrazzi” DAL 13 DICEMBRE NELLE SALE L’ATTESISSIMO “LO HOBBIT” il film più atteso dell’anno, inseguito sin dal 1995 da Peter È Jackson, pensato dalla realizzazione del “Signore degli anelli”: dopo problemi d’Italia Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi di ogni tipo il 13 dicembre arriva nelle sale di tutto il mondo “Lo Hobbit” dal romanzo di JRR Tolkien. “Viaggio inaspettato” è il titolo del primo film di quella che diventerà un’altra trilogia. “The desolation of Smaug” uscirà nel dicembre 2013 e “There and back again” nell’estate 2014. Quotidiano di Alleanza Nazionale GIORNALE MURALE REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N. 16225 DEL 23/2/76 Redazione Via della Scrofa 43 - 00186 Roma tel. 06/6889921 fax 06/6861598 - mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 fax 06/68817204 - mail: [email protected] Abbonamenti e diffusione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68899237 fax 06/6871594 mail: [email protected] La quarta edizione del Premio Nazionale “I Murrazzi” è istituita con la seguente modalità di partecipazione: Sezione narrativa, Sezione narrativa inedita, Sezione poesia edita, Sezione poesia inedita, Premio alla carriera. La scadenza per l’invio delle opere è fissata al 31 dicembre. Ogni partecipante dovrà allegare alle opere inviate una scheda biografica ed indicare la sezione prescelta. E’ possibile partecipare a più sezioni. Per ogni sezione scelta si dovrà effettuare il versamento di 20 euro sul conto corrente bancario intestato a “Elogio della poesia” con codice Iban It 95 E 02008 01132 000020052868, ovvero in contanti in busta acclusa all’invio delle opere. Gli editori possono iscrivere i loro autori solo alle sezioni di Narrativa e Poesia edita. Gli invii delle opere edite e inedite vanno effettuati presso: Associazione culturale Elogio della Poesia, via Nuoro 3, 10137 Torino. Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi Tipografie: Soc. Tipografico Ed. Capitolina Spa Via G. Peroni, 280 Roma Monza Stampa srl Via Buonarroti, 153 Monza Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Conc. Pubblicità: Minimega Pubblicità Lungotevere delle navi, 30 00196 Roma tel 06/32696311 fax 06/32609641 [email protected] 7 Distributore esclusivo per l’Italia: Parrini & C. Via di S.Cornelia 9 00060 Formello (Rm) - tel. 0690778.1 Abbonamento cartaceo annuo per l’Italia 150,00 euro da versare sul c/c postale 92203058 Regime Sovvenzionato Sped. Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1 DCB Roma La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 agosto 1990 n. 250 8 Secolo esteri Siria Denunciato dai residenti ontinua a scorrere il sangue in Siria, dove i “buoni” non si distinguono più dai “cattivi”. E a soffrire è la popolazione civile, i profughi, i bambini, le donne, nell’indifferenza e nell’inazione degli organismi sivranazionali. Ieri missili lanciati dai caccia siriani su Atma, nei pressi del confine con la Turchia, hanno mancato il bersaglio, un centro logistico dei ribelli installato in una scuo- C A Damasco “cluster bomb” fa strage di bambini che giocano la. Almeno uno dei razzi, sei quelli lanciati, sono finiti nei pressi di un oliveto, dove sorge un campo profughi di fortuna che ospita migliaia di rifugiati. Le esplosioni non hanno causato vittime. Lo ha constatato un corrispondente della Afp arrivato sul posto. L’effetto è stato però che migliaia di civili siriani sono fuggiti dal campo profughi. Lo ha riferito Amman Shawwaf, inviato al confine turco-si- riano della tv panaraba Alaan: «Diverse migliaia di profughi sono scappati dal campo di Qah», ha detto. «I profughi sono ora ammassati vicino alla frontiera», ha aggiunto il reporter, secondo cui «è la prima volta che l’aviazione siriana prende di mira un campo profughi in territorio siriano vicino al confine con la Turchia». Il governo di Damasco ritiene che la rivolta sia fomentata dall’estero e anche dalla Turchia, che darebbe ospitalità, secondo la Siria, a gruppi armati eversivi. Ma la notizia più drammatica è che domenica una bomba a grappolo (cluster bomb) lanciata su un campo di calcio in un sobborgo di Damasco ha fatto strage di bambini: dieci i morti, riferiscono gli attivisti anti-regime citati dalla Bbc. Gli attivisti hanno pubblicato un video, in cui si vedono i cadaveri dei bambini con accanto le 27/11/2012 martedì madri disperate. La notizia si era diffusa domenica sera dopo che i residenti del sobborgo avevano denunciato il crimine, pubblicando in rete alcuni filmati. I media ufficiali siriani non danno notizia dell’accaduto. Nel filmato si mostrano altre cluster bomb inesplose nei campi agricoli vicino alle case, mentre delle munizioni mostrate dai residenti hanno delle lettere in cirillico. Cina Nuovo giro di vite I due litiganti dovrebbero interrogarsi sui danni di immagine che stanno facendo alla scorsa primavera, con una decisione tesa probabilmente a contenere le autoimmolazioni dei tibetani - i sucidi di protesta contro la politica cinese nel territorio - Pechino ha reso estremamente difficile per i tibetani recarsi a Lhasa, la capitale storica del Tibet e centro spirituale del buddhismo tibetano. «La situazione a Lhasa è al maggior punto di tensione da anni, e i tibetani sono sotto la forte impressione di diventare stranieri nel loro stesso Paese e di essere vittime di chiara discriminazione razziale», ha dichiarato in un’intervista Nicholas Bequelin, ricercatore per la Cina del gruppo umanitario “Human Rights Watch”. «Non abbiamo notizie di misure simili per residenti Han (cinesi) o Hui (musulmani di origine cinese)», aggiunge Bequelin. Tenzin, 38 anni, tibetano, nato nella provincia cinese del Qinghai, conferma: «Volevo andare Lhasa qualche mese fa ma ho rinunciato, era troppo complicato». «Mi hanno chiesto una lettera di garanzia di un residente, e anche se fossi riuscito a trovare qualcuno che me la faceva, avrei avuto un permesso per soli tre giorni...». «Andare a Lhasa da Xining (la capitale del Qinghai, dove Tenzin lavora come autista) è molto costoso, non ha senso per me andarci solo per tre giorni. Inoltre quando ci vado voglio visitare i principali centri buddhisti che si trovano nella città e nelle sue vicinanze, in tre giorni non ce la posso fare», ha proseguito Tenzin. Secondo Bequelin, «le autorità di Lhasa stanno continuando la loro campagna per il controllo della popolazione tibetana iniziata nei primi mesi di quest’anno. Questa campagna è senza precedenti perché prende di mira non solo persone non registrate a Lhasa ma anche molti che hanno un permesso di residenza temporaneo in ordine, specialmente persone che provengono dalla parte est del Tibet». «Ci sono delle disposizioni speciali in particolare per la provincia del Sichuan dato che sono il luogo in cui ci sono state la maggior parte dei casi di autoimmolazione», precisa l’esponente di “Human Rights Watch”. Le autoimmolazioni sono state 81. Dopo la prima, avvenuta nel 2009 ad Aba, nella provincia del Sichuan, tutte le altre si sono verificate a partire dal marzo 2011. Di queste, 33 hanno avuto luogo ad Aba o nella vicina Qiang. Prima di morire gli autoimmolati lanciano slogan per il ritorno in Tibet del Dalai Lama. D Jean-François Copè Alain Juppè Hanno detto Adesso i tibetani non possono più andare a Lhasa Abbiamo tutti bisogno dell’ex primo ministro, non abbandoni il movimento, sono disposto a fare pace con lui Francia Frattura insanabile nell’Unione. Fallisce la mediazione di Juppè Caos Ump: la palla passa a Sarkozy Finisce come peggio non poteva la lite tra Copè e Fillon per la leadership del partito: quest’ultimo, sconfitto, va in tribunale F I candidati alla segreteria si accusano di brogli New Delhi Annunciato ieri Web Iniziativa dell’artista Kapoor in sostegno del dissidente cinese Wei Il “Grillo indiano” lancia il partito anti-corrotti “Gangnam style” per i diritti umani Catalogna, le urne Israele, Barak lascia a sorpresa “Gangnam style” per i diritti umani: lo scultore anglo-indiano Anish Kapoor si è esibito nella “cavalcata” del techno-rap sudcoreano Psy scuotendo i polsi incatenati da manette e con un nastro adesivo nero sopra la bocca. Una video-dichiarazione di sostegno al collega Ai Wei Wei la cui personale versione del brano più visto della rete è stata censurata dalle autorità cinesi nello spazio di 24 ore. In “Gangnam for Freedom di Anish Kapoor e amici”, l’artista dell’Orbit al Parco Olimpico di Londra balla e canta con altri 250 artisti e attivisti indossando maschere in bianco e nero con i volti di Ai e di Gao Zhisheng, un militante per i diritti umani cinese scomparso dal 2009. Appoggiato da Amnesty, Liberty e Index on Censorship, il video di Kapoor contiene riferimenti altre vittime della della libertà di parola co- A 71 anni Ehud Barak - uno dei protagonisti della politica israeliana dal governo di Yitzhak Rabin in poi, e da cinque decenni onnipresente nella “stanza dei bottoni” della sicurezza nazionale - lascia tutto alle spalle e fra tre mesi, salvo colpi di scena, scoprirà per la prima volta i piaceri della vita di un cittadino qualunque. «Voglio studiare, scrivere, e anche distrarmi se è lecito, viaggiare...», ha detto il ministro della Difesa in una conferenza stampa convocata a sorpresa di prima mattina. In un Paese come Israele - dove il dicastero della Difesa è tradizionalmente il più importante dopo la carica di primo ministro - l’annuncio di Barak ha fatto enorme scalpore. A due mesi dalle elezioni del gennaio 2013 per il rinnovo della Knesset, per il mondo politico è stato come uno tsunami. E nelle forze armate l’improvvisa uscita di scena di Barak rischia di Antonio Pannullo inisce come peggio non poteva per il centrodestra francese, sull’onda lunga della sconfitta alle presidenziali: è arrivata addirittura in tribunale la guerra per la scelta del nuovo presidente dell’Unione per un Movimento popolare (in Union pour un Mouvement populaire, Ump), il partito nel quale, oggi, tutti gli occhi sono rivolti verso Nicolas Sarkozy, l’ex presidente e fondatore. François Fillon, ex primo ministro che non ha accettato la vittoria di Jean-François Copè, segretario uscente, ha chiesto alla magistratura il sequestro di tutti i verbali redatti nei seggi domenica scorsa, quando avrebbe dovuto essere designato il vincitore della sfida. Gli ufficiali giudiziari sono arrivati nella sede del partito. Fallita la mediazione di un altro dei cofondatori del partito, Alain Juppè, il partito è quindi abbandonato a una faida interna che non prevede, al momento, sbocchi concreti. Al di là, fanno sapere alcuni stretti collaboratori dell’ex presidente, di un’iniziativa di Sarkozy in prima persona, che potrebbe riunire in un’assemblea straordinaria i suoi e spingerli a trovare Un ex dipendente del fisco, paragonabile a un Grillo indiano per la sua campagna contro politici e milionari, ha lanciato ieri un nuovo partito in India che si presenta come alternativa ai partiti, considerati corrotti e inefficienti. La nuova formazione politica che si chiama il «Partito dell’uomo della strada» è stata ufficialmente presentata da Arvind Kejrawal con un comizio a New Delhi. Kejriwal intende «andare in ogni città e villaggio» per convincere la gente a non votare per il partito di maggioranza del Congresso. Il politico, ex braccio destro di Anna Hazare, che lo scorso anno ha lanciato un vasto movimento popolare per l’approvazione di una legge anti bustarelle, è salito alla ribalta di recente per aver aver attaccato la famiglia Gandhi. una soluzione immediata. Intanto, l’ex presidente è andato a pranzo con Fillon.... Sullo sfondo, in molti continuano ad agitare lo spettro di una scissione dei «fillonisti». Anche perché la commissione d’appello ha fatto sapere che è effettivamente Copè il vincitore, con ben 952 voti più di Fillon, e non i 98 di una settimana fa. La decisione della commissione non è considerata legittima dai sostenitori di Fillon. Subito dopo questa nuova dichiarazione della commissione, Copè è intervenuto nella sede dell’Ump per invocare «il perdono e non la divisione», aggiungendo che il partito «ha bisogno di Fillon». Quest’ultimo, invece, parla di un «nuovo colpo di mano» di Copè e di «illegalità». Si sapeva però, dopo la dolorosa sconfitta dell’Eliseo,che quella di Juppè sarebbe stata una missione quasi impossibile. Mentre i militanti si dicono disgustati per questa lotta fratricida, una delle più clamorose nella storia della Quinta Repubblica. Juppè nel 2002 contribuì alla fondazione dell’Ump, con l’obiettivo di riunire centristi e destra. Si dice «molto preoccupato» per la piega che hanno preso gli eventi: «Non capisco cosa sia successo. La campa- Sostegno ai gruppi armati anti-Assad Da Parigi 1,2 milioni di euro ai ribelli Non contenta dell’esperienza libica, dove la Francia forzò l’intervento occidentale che causò l’assassinio del presiidente Muhammar Gheddafi, ora Parigi ci riprova con la Siria: la Francia, infatti, primo Paese occidentale ad aver riconosciuto la legittimità della coalizione nazionale del’opposizione siriana, cartello molto variegato e spaccato al suo interno, ha deciso di concedere a tale organizzazione un aiuto umanitario urgente di 1,2 milioni di euro. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Laurent Fabius. «La situazione umanitaria in Siria si sta degradando - ha affermato Fabius in una dichairazione - è imperativo che la comunità internazionale agisca». Ma «il sostegno della Francia alla nuova coalizione dell’opposizione siriana è totalmente inaccettabile sotto il profilo del diritto internazionale»: così ha commentato il premier russo Dmitri Medvedev in una intervista con Afp e “Le Figaro”. La decisione di Parigi di riconoscere la coalizione e chiedere lo stop all’embargo per la fornitura di armi ai ribelli è «molto discutibile», ha aggiunto il premier. Medevedv è atteso in queste ore a Parigi, dove incontrerà il presidente socialista François Hollande. me il complesso delle Pussy Riot in Russia e di «giornalisti uccisi per aver raccontato violazioni del diritti dell’uomo nel mondo». Il video di Ai - dice lo scultore - è stato tolto dal web in 24 ore: «Noi speriamo di rimpiazzarlo». Partecipano all’iniziativa noti artisti come Mark Wallinger, lo scrittore Hanif Kureishi, la direttrice del Southbank Centre di Londra Jude Kelly. Istituzioni come il Guggenheim, e il MoMA di New York, il Museo delle Arti di Filadelfia, il Museo di Arte Contemporanea di San Diego e il LaCMA di Los Angeles hanno prestato gli sfondi: «Il nostro film vuole prendere posizione a favore dei dissidenti di tutto il mondo, dell’importanza della libertà di espressione», ha detto Kapoor. Con oltre 803 milioni di contatti, “Gangnam style” è diventato di recente il video più visto nella storia di Youtube. gna elettorale si è svolta correttamente, il dibattito tv era pure stato bollato come troppo “zen”. E improvvisamente c’è stata questa furia che non mi spiego». Per Juppè, i due contendenti «farebbero bene a interrogarsi sui danni che sta causando il loro atteggiamento sulla propria immagine e sull’Ump. L’esasperazione die militanti è totale. Al massimo tra 15 giorni - avverte - tutto deve essere risolto, che l’esito sia buono o cattivo». Come siricorderà, domenica Fillon e Copè - che rappresentano rispettivamente l’anima più moderata del partito e quella più di destra - hanno rivendicato la vittoria nella mini-primaria del partito e si sono accusati a vicenda di frode. Una commissione interna ha quindi ricontato le schede, proclamando Copè vincitore. La telenovela sembrava finita, se non fosse che Fillon ha riaperto le ostilità tornando nuovamente a contestare il risultato. Da allora, l’Ump è nel caos più totale. «Disgustoso», «spaventoso», «deplorevole», sono solo alcuni degli aggettivi usati dai militanti citati ieri dal quotidiano “Le Monde”, che dedica un articolo al loro sgomento. Per “Le Monde”, la crisi del centrodestra francese non arri- Spagna Mas castigato dal voto Ministro della Difesa Enorme clamore nel Paese cancellano il sogno In Catalogna le urne dicono no all’indipendenza. La sfida più rischiosa della carriera politica del leader catalano di “Convergència i Unio”, Artur Mas, si è convertita in un boomerang, non solo perché il presidente della Generalitat non ha ottenuto la maggioranza assoluta sperata per guidare il processo indipendentista, ma perché si trova costretto a cercare appoggi scomodi per governare. Pur confermandosi come prima forza politica, CiU è passata infatti da 62 a 50 deputati, molto distante dalla maggioranza di 68 seggi della Camera catalana. «Duro castigo a Mas», titola il principale quotidiano di Barcellona, “La Vanguardia”, che nell’editoriale sottolinea come il presidente Mas si veda ora obbligato a una serie di intese e «a riflettere sulla crisi economica», oltre a dover va per caso. Certo, è stata scatenata dai risultati quasi equivalenti ottenuti dai due candidati ed è frutto delle loro feroci ambizioni. Ma ciò che più pesa, osserva il giornale, è la «profonda divisione ideologica all’interno del partito conservatore», spaccato come una mela, tra i sostenitori di una via più moderata, e quelli che sognano di strappare i voti dell’estrema destra di Marine Le Pen. Due linee di pensiero, che emersero chiaramente durante la scorsa campagna presidenziale Sarkozy, quando - tra i due turni elettorali - l’allora inquilino dell’Eliseo passò da un atteggiamento moderato a un discorso molto aggressivo, tutto orientato a destra. Un improvviso cambio di rotta che spaccò il solco dei «valori comuni», superando i limiti «di una destra frequentabile», sempre seocndo il quotidiano di centrosinistra francese. Insomma, conclude “Le Monde”, Sarkozy non è, come dicono in molti, «il grande vincitore di questa guerra fratricida. Ne è piuttosto la causa». Quello che è certo, comunque finirà la storia, è che le disavventure politico-giudiziarie stanno minando la credibilità dell’Ump come opposizione al governo della gauche. rinviare la ricerca di un patto per la convocazione di un referendum sullo “Stato proprio”, come viene definita la Catalogna indipendente. Per “el Pais” «il CiU si trova ora in condizioni peggiori di quelle in cui era prima che Mas interrompesse bruscamente la legislatura», convocando elezioni anticipate. “El Mundo”, con un’ironia al vetriolo scrive in prima pagina: «Mas entra nella Storia», come protagonista «della maggiore buffonata elettorale in 30 anni di politica delle autonomie». Per ABC, le elezioni hanno segnato la fine della «chimera della sovranità e la vittoria della Spagna». avere ripercussioni molto serie: anche perché negli ultimi quattro anni era stato lui - in tandem con Netanyahu - a elaborare la strategia di Israele contro i progetti nucleari dell’Iran. Pochi, meglio di lui, ne conoscono i dettagli più segreti. E nessuno, più di lui, frequenta i vertici militari degli Stati Uniti e ne sa sondare gli umori. Non a caso, già oggi questo “pendolare della sicurezza” tornerà a salire sull’aereo per una nuova missione a Washington. In Israele non hanno fatto grande effetto le espressioni di giubilo arrivate da Hamas secondo cui Barak avrebbe gettato la spugna perché «deluso» dalla recente operazione militare a Gaza. Nell’ottica israeliana quell’operazione al contrario ha dato buoni risultati. Anche se ieri Barak appariva «sincero» non tutti sono ancora persuasi che il suo addio alla politica sia davvero definitivo.