Caro Pierbattisti Nel ringraziarti per il tuo commento alla nota del mio caro amico don Chisciotte desidero, a mia volta, commentare quanto da te sostenuto con il tuo scritto. Al di là del giudizio che ciascuno di noi attribuisce alle posizioni espresse dall’On Gianfranco Fini, credo che un partito, che raccoglie il consenso di oltre il 32-34 % e punta alla soglia del 40%, difficilmente possa essere governato con il solo potere carismatico del Capo. E’ vero che il sistema elettorale adottato con deputati e senatori nominati e non votati, ossia cooptati dall’alto, offre ai capi partito un potere mai conosciuto in tutta la storia repubblicana,. Una storia che, prima del mattarellum, è stata storia di proporzionale e di preferenze. Una situazione quella attuale, che ha permesso alla straordinaria personalità carismatica del cavaliere di fare e disfare a piacimento partiti e liste come non era mai accaduto precedentemente. Alcide De Gasperi, ossia uno degli statisti più eminenti del XIX secolo, seppe guidare grazie al suo potere carismatico e popolare la DC per soli sette,otto anni: dal 1945 al 1953.Poi si formarono i primi gruppi (Iniziativa Democratica) e nel 1964, al congresso di Roma, le correnti in forma esplicita organizzata. Da notare che la DC era un partito in cui le correnti, seppur espressione di interessi differenziati, erano, in ogni caso formate da uomini accomunati dagli stessi valori di riferimento: la dottrina sociale della Chiesa. Ben diversa la situazione nel Pdl, nato dalla confluenza di FI e AN con altre formazioni minori, e formato da uomini e donne di diversa provenienza ideale e culturale. Ideali e culture per molti decenni non solo diverse ma, talora, alternative e contrapposte: laiche, liberali, socialiste, missine, democristiane. Pensare di tenerle unite, solo grazie al potere carismatico di un leader, per molto tempo ancora, dopo sedici anni di interrotta egemonia e dominio, è già una realtà straordinaria. Di più sarebbe una pia illusione. Tanto vale prendere atto dell’intervenuta formazione di una minoranza interna, forte di una fondazione, di giornali, riviste e delle risorse finanziarie e patrimoniali della vecchia AN e cominciare a regolarsi di conseguenza. Ciò significherà rinunciare al valore aggiunto rappresentato da Berlusconi? Niente affatto, ma avviare una vita di partito caratterizzata da regole e da momenti di partecipazione in cui confronto e libero dibattito siano garantiti. E alla fine si assumeranno le decisioni con il voto di maggioranza e la o le minoranze che si dovranno attenere alle stesse. Con le correnti, prima della loro degenerazione in meri strumenti personali di leader e cacicchi vari, la DC ha potuto conservare il potere dal 1964 al 1992. Penso, soprattutto, che per noi cattolici e popolari nel Pdl,oggi in condizioni oggettivamente subalterne e in taluni casi irrilevanti, si aprano ora possibilità di ricomporre inutili e dannose divisioni per concorrere con altre culture alla costruzione della sezione italiana del PPE. Ettore Bonalberti- 20 aprile 2010