© Lonely Planet Publications 20 Storia preistoria Elementi di storia antica e greca. Dalla preistoria all’età ellenistica, a cura di L. Olivero (Edizioni Giuridiche Simone, Napoli 2008), traccia un itinerario del periodo che va dalla preistoria alla dissoluzione dell’impero di Alessandro Magno. La presenza di insediamenti umani in Grecia già 700.000 anni fa fu confermata nel 1960 dalla scoperta di un teschio di uomo di Neanderthal in una grotta della Penisola Calcidica, in Macedonia. Sul Pindo, inoltre, furono rinvenuti utensili e ossa risalenti al Paleolitico (6500 a.C. circa). Il passaggio dalla predazione alla più evoluta pastorizia avvenne in epoca neolitica (7000-3000 a.C.); i primi villaggi sorsero nella fertile regione più tardi nota come Tessaglia, dove si coltivavano orzo e frumento e si allevavano ovini e caprini. Inoltre, i popoli di quest’area utilizzavano l’argilla per fabbricare pentole, vasi e semplici statuette raffiguranti la Grande Madre, dea della Terra. Intorno al 3000 a.C. gli insediamenti erano già dotati di strade, piazze e case in mattoni di fango. I villaggi si sviluppavano intorno a una grande struttura palaziale che apparteneva al capo tribù. I siti neolitici meglio conservati di tutta la Grecia sono Dimíni (abitato dal 4000 al 1200 a.C.) e Sésklo, entrambi nei pressi di Vólos. Intorno al 3000 a.C. i popoli indoeuropei emigrati in Grecia vi introdussero la tecnica di lavorazione del bronzo (una lega di rame e stagno). Ebbero così inizio tre civiltà di enorme importanza: la cicladica, la minoica e la micenea. Il patrimonio artistico e culturale Civiltà antiche Civiltà cicladica Il greco è la lingua scritta più antica d’Europa, seconda nel mondo solo al cinese. Le sue origini rimandano alla scrittura Lineare B dei micenei. Per saperne di più sulla Lineare B, consultate il sito www.ancientscripts. com/linearb.html. La civiltà cicladica, il cui fulcro era nelle Isole Cicladi, si diffuse in piccole comunità isolane che praticavano la pesca e l’agricoltura tipiche dell’età neolitica. Il suo raggio d’azione si può suddividere in tre periodi: antico (3000-2000 a.C.), medio (2000-1500 a.C.) e tardo (1500-1100 a.C.) La più importante eredità di questa cultura è costituita dalla scultura delle statuette in marmo pario, le celebri figurine cicladiche, che, come le statuette del Neolitico, raffiguravano la Grande Madre (v. p23 per maggiori dettagli). Tra gli altri reperti figurano utensili e armi in bronzo e ossidiana, gioielli d’oro, vasi e tegami in pietra e argilla. Gli scultori della civiltà cicladica sono altresì famosi per le loro abilità tecniche nella realizzazione in età arcaica degli impressionanti kouroi, le statue di marmo maschili ad altezza d’uomo. Civiltà minoica La civiltà minoica cretese fu la prima di livello avanzato a svilupparsi in Europa, sulla scia di due grandi culture mediorientali, la mesopotamica e CRONOLOGIA 7000-3000 a.C. I primi abitanti della penisola greca vivono di agricoltura e allevamento. Gli insediamenti, con abitazioni e reticoli stradali, iniziano a comparire intorno al 3000 a.C. 3000 a.C. La scoperta della tecnica di fusione di rame e stagno in una lega più resistente segna l’inizio dell’Età del Bronzo. Fiorisce il commercio e nascono le civiltà cicladica, minoica e micenea. 3000-1180 a.C. Fioriscono due civiltà, la cicladica e la minoica, che sviluppano sofisticate forme di artigianato e governo, e creano fitte reti commerciali. S T O R I A 21 l o nely p lanet ita l ia.it l’egizia. Gli archeologi la suddividono in successive fasi: Prepalaziale (dal pieno III millennio al 2000 a.C.), dei Primi Palazzi (2000-1700 a.C.), dei Secondi Palazzi (1700-1450 a.C.) e Postpalaziale (1450 a.C. in poi), oppure in Antico Minoico (metà III millennio-2150 a.C.), Medio Minoico (21501550 a.C.) e Tardo Minoico (1550-1180 a.C.). La civiltà che oggi si definisce ‘minoica’ dal re Minosse, mitico sovrano di Creta, raggiunse il suo apice durante il Medio Minoico, quando furono costruiti i grandi palazzi di Cnosso, Festo, Mallia e Zákros. Dello stesso periodo è la produzione di ceramiche e oggetti in metallo di grande bellezza, frutto di una notevole creatività e di una tecnica raffinata. Anche l’agricoltura era molto sviluppata, grazie a un’irrigazione capillare e a un avanzatissimo sistema di drenaggio e di smaltimento delle acque reflue. L’avvento dell’Età del Bronzo consentì ai minoici la costruzione di imbarcazioni più grandi, che li aiutò a imporre quella che venne chiamata thalassocrazia (un dominio sul mare dovuto alla supremazia nei commerci marittimi). Grandi marinai, i minoici esportavano le loro merci in Asia Minore, Europa e Nord Africa, oltre che nella Grecia continentale. In questo periodo crebbe ulteriormente la loro abilità come ceramisti e fabbri e i manufatti ritrovati sono di grande bellezza e raffinatezza. È estremamente controversa tra gli studiosi la concatenazione di eventi che portò alla fine di questa civiltà. Alcuni dati scientifici suggeriscono che sia stata indebolita da un devastante tsunami e dalla ricaduta di cenere dovuta a una violenta eruzione vulcanica avvenuta a Thíra (Santoríni) tra il XVI e il XV secolo a.C. Poi, sembra che un secondo evento sismico di altrettanta potenza abbia decimato la popolazione cretese. Per molti studiosi invece la società minoica scomparve quando l’isola venne invasa dai micenei. civiltà micenea Il declino della civiltà minoica coincise con l’ascesa della prima grande civiltà della Grecia continentale, quella micenea (1900-1100 a.C.), che raggiunse la sua massima fioritura tra il 1500 e il 1200 a.C. Tale cultura prende il nome dall’antica città di Micene, dove nel 1876 l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann condusse i suoi celebri scavi, ma è nota anche come ‘civiltà achea’, dal nome dei popoli indoeuropei che si erano stabiliti nella Grecia continentale dopo aver assimilato numerosi aspetti della cultura minoica. Tuttavia, a differenza della società minoica, in cui la mancanza di mura intorno alle città sembrava indicare una condizione politica di relativa pace sotto una sorta di autorità centrale, la civiltà micenea era caratterizzata da una serie di città-stato indipendenti come Corinto, Pilo, Tirinto e Micene, la più potente di tutte. Tali organismi erano governati da sovrani che abitavano in palazzi fortificati, circondati da imponenti mura e posizionati in cima a colline facilmente difendibili. I micenei abbellivano i loro palazzi con affreschi e documentavano le loro transazioni commerciali con una 1500-1200 a.C. Fiorisce la cultura micenea, originaria del Peloponneso, che soppianta le civiltà cretese e cicladica. Le sue città-stato sono sottoposte a una rigida autorità governativa. 1100-800 a.C. L’arrivo del misterioso popolo dorico dal nord inaugura 400 anni di decadenza culturale e commerciale sul continente. Enigma della lineare B, di John Chadwick (Vallardi, Milano 2003), racconta la storia affascinante di Michael Ventris, il giovane genio che nel 1952 scoprì la chiave per decifrare la scrittura Lineare B, risolvendo uno dei maggiori misteri linguistici dell’archeologia. 800-700 a.C. Omero compone l’Iliade e l’Odissea. I due poemi epici, che rappresentano le prime vere opere letterarie greche, sono tuttora ammirati per la loro genialità. 22 S T O R I A l o n el y p l an et . c o m forma di scrittura detta lineare B (una forma arcaica di greco). Ma il tratto più significativo del patrimonio culturale miceneo fu la produzione di magnifiche maschere d’oro, gioielli raffinati e ornamenti in metallo, i cui migliori esemplari si possono ammirare presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene (p122). La civiltà micenea cominciò a tramontare intorno al 1200 a.C. e il suo declino è stato spesso attribuito alle concomitanti incursioni dei dori (v. in questa pagina); alcuni studiosi, tuttavia, hanno ipotizzato che una serie di eventi naturali abbia accelerato la fine dei micenei. Età Geometrica L’Iliade di Omero narra in forma di poema epico le mitiche vicende della guerra di Troia (Ilio). La sua continuazione, l’Odissea, racconta le peripezie di Odisseo (Ulisse) e dei suoi compagni durante il viaggio di ritorno in patria dopo la guerra. I dori erano una popolazione ellenica di cui si ha testimonianza nel Peloponneso a partire dall’VIII secolo a.C. Le loro origini restano tuttora incerte: generalmente si pensa che siano giunti in Grecia dall’Epiro o dalla Macedonia settentrionale, ma alcuni storici sostengono che provenissero invece dalla Doride, nella Grecia centrale, da dove i micenei li avevano cacciati. Già a partire dall’XI o XII secolo questo popolo di guerrieri si allargò a ventaglio in gran parte della Grecia continentale, distruggendo le città-stato micenee e riducendone in schiavitù gli abitanti. Questa civiltà rappresentò dunque una traumatica rottura con il passato, per cui i 400 anni successivi al suo arrivo vengono spesso definiti come ‘l’età oscura’ della Grecia. Sarebbe ingiusto, però, dimenticare il fatto che il popolo dorico introdusse nella regione la tecnologia del ferro e sviluppò un nuovo stile decorativo delle ceramiche, caratterizzato da splendidi disegni geometrici (anche se alcuni storici dell’arte ritengono che si trattasse di semplici copie di motivi già perfezionati dalle popolazioni ioniche dell’Attica). I dori veneravano divinità maschili e mutuarono dai micenei il culto di Poseidone, Zeus e Apollo, ponendo le basi del futuro pantheon religioso greco (v. p23). Età Arcaica Durante l’Età Arcaica o ‘di mezzo’, che ebbe inizio intorno all’800 a.C., la cultura greca conobbe un rapido sviluppo e cominciò a registrare nuovi progressi nelle arti, nel teatro e nell’architettura. Questa nuova civiltà iniziò a diffondersi e a uniformare le varie città-stato grazie allo sviluppo dell’alfabeto greco (di origine fenicia, anche se i greci avevano introdotto l’uso delle vocali), ai versi di Omero (che crearono il senso di un comune passato miceneo), all’istituzione dei Giochi Olimpici (cui partecipavano tutte le città-stato; v. p26) e alla costruzione di importanti santuari come quello di Delfi (luogo neutrale per gli incontri e le trattative fra le diverse comunità). Questi legami tra le varie città-stato contribuirono a rendere i greci consapevoli di una comune identità e crearono piattaforme condivise sulla base delle quali esprimere le proprie opinioni e prendere decisioni politiche strategiche. 800-650 a.C. Con lo sviluppo della civiltà dorica, nell’Età Arcaica iniziano a sorgere città-stato indipendenti, governate da aristocratici e talvolta da tiranni. Dalla scrittura fenicia si origina l’alfabeto greco. 700-500 a.C. Nata intorno al 1000 a.C. nel Peloponneso, la civiltà spartana inizia a giocare un ruolo fondamentale nella storia greca. 594 a.C. L’aristocratico Solone, nominato arconte di Atene, introduce nuove leggi, mirate al rispetto dei diritti umani e politici: è il primo passo verso la democrazia. S T O R I A 23 l o nely p lanet ita l ia.it In questo periodo le città-stato della Grecia conobbero nuove forme politiche e sociali. I dori si trasformarono infatti in aristocratici latifondisti e il paese si suddivise in una serie di città-stato indipendenti, le più importanti delle quali furono Argo, Atene, Corinto, Elide, Sparta e Tebe (Thíva). dal Paganesimo al Monoteismo Culti antichi Le origini dell’antica religione greca si possono rintracciare nei culti praticati verso il 3000 a.C., che si coagularono poi intorno a una dozzina di divinità maggiori e minori emerse da un misto di credenze e riti legati alla fertilità generatosi dall’incontro fra tribù indigene e nuovi arrivati. Fra le testimonianze giunte fino a noi ci sono statuette in terracotta (o in pietra) della Grande Madre (la dea della terra), rinvenute nelle tombe e nei santuari greci più arcaici, raffigurazioni su frammenti di affreschi o monete d’oro ed elenchi dei nomi degli dèi vergati su tavolette d’argilla. Furono i dori a congedare le dee della fertilità per adottare gli dèi micenei Poseidone, Zeus e Apollo, mentre altre divinità, come Afrodite (di origine asiatica), furono introdotte più tardi, aprendo la strada alla mitologia (v. p45) descritta nei testi e nei poemi antichi. Cristianesimo San Paolo visitò la Grecia diverse volte durante il I secolo d.C., attirando molti seguaci, ma il passo decisivo verso la diffusione del cristianesimo in questa parte del mondo fu la conversione degli imperatori romani, che con l’ascesa di Costantinopoli e l’espansione dell’impero bizantino fusero la cultura ellenistica con il cristianesimo. Nel 394 il cristianesimo fu dichiarato ufficialmente religione di stato dall’imperatore Teodosio I, che mise fuorilegge ogni forma di culto relativa agli dèi greci (e romani). I templi ‘pagani’ (un termine coniato successivamente), compresi quelli di Delfi e Olimpia e il Partenone, furono chiusi – molti vennero trasformati in chiese cristiane – e tutte le attività pubbliche pagane, come i Giochi Olimpici, furono proibite o sospese. Atene rimase tuttavia un importante centro culturale fino al 529, quando l’imperatore Giustiniano vi vietò l’insegnamento della filosofia classica in favore della teologia cristiana, a quel tempo considerata la forma suprema di ogni indagine intellettuale. Chiesa greco-ortodossa Quando Costantinopoli cadde sotto il dominio ottomano, nel 1453, la dottrina islamica si mostrò tollerante nei confronti della fede ortodossa bizantina e la città rimase sede del patriarcato. Il fatto che gli esarchi (vescovi ortodossi) mantenessero l’autorità spirituale sul popolo greco permise alla Chiesa di farsi custode anche della sua identità, tenendo vivi i legami con la tradizione, la cultura e la lingua (ciò detto, chi decideva di abbracciare l’islam godeva di enormi vantaggi politici ed economici, cosicchè le conversioni di massa furono tutt’altro che rare). Ancora oggi nella Chiesa ortodossa non esiste la stessa separazione dallo stato che caratterizza molti altri paesi occidentali. La Chiesa è apertamente in contrasto con le altre confessioni non ortodosse e continua a influenzare le scelte politiche nella vita pubblica (per esempio, solo di recente, dopo anni di discussioni, la cremazione è stata legalizzata). Per saperne di più, v. p54. 490 a.C. L’esercito del re persiano Dario, inviato in Attica per punire i greci, viene sconfitto a Maratona. 480 a.C. Serse, figlio ed erede di Dario, cerca la rivincita alla sconfitta di Maratona. L’esercito inviato contro i greci sbaraglia il re di Sparta alle Termopili, saccheggia Atene ma perde a Salamina. 479 a.C. I greci, guidati dal generale spartano Pausania, riscattano la sconfitta subita per mano di Serse sbaragliando l’esercito persiano di Mardonio a Platea. È la fine delle guerre persiane. 24 S T O R I A l o n el y p l an et . c o m Queste entità politiche erano autonome e libere di scegliere la propria forma di governo. Quasi tutte abolirono la monarchia in favore di un regime aristocratico guidato in genere da un arhon (supremo magistrato). Gli aristocratici, però, entravano spesso in conflitto con il resto della popolazione, proprio a causa dei privilegi che si tramandavano di padre in figlio, finché, a causa di tali contrasti, alcune città-stato caddero nelle mani di personalità forti e autoritarie seguendo una prassi inaugurata da Cipselo, il primo tiranno di Corinto, salito al potere intorno al 650 a.C. Occorre dunque tenere presente che, mentre oggi il termine ‘tiranno’ ha una connotazione negativa, nell’antichità indicava spesso una figura schierata dalla parte dei comuni cittadini. Democrazia Atene, fiorente città-stato marinara, nel 594 a.C. era ancora in mano agli aristocratici quando Solone fu nominato arconte e ricevette il compito di sedare le crescenti tensioni tra i ceti abbienti e quelli popolari. Lo statista decise di cancellare i debiti e di liberare coloro che erano divenuti schiavi nell’impossibilità di saldarli. Dichiarando che tutti gli ateniesi liberi erano uguali davanti alla legge, inoltre, abolì i privilegi ereditari e riformò l’organizzazione dello stato istituendo quattro classi basate sul censo: anche se solo i membri delle prime due potevano ricoprire cariche pubbliche, tutte e quattro avevano però il diritto di eleggere i magistrati e votare le leggi. In virtù di queste riforme Solone viene oggi considerato uno dei precursori dei principi democratici che sono alla base della maggior parte delle tradizioni giuridiche occidentali. Età Classica Durante l’età ‘d’oro’ della Grecia classica, che fiorì più o meno dal VI al IV secolo a.C., molte delle città-stato sperimentarono un periodo di riforme economiche, stabilità politica e grande creatività nelle arti e nella cultura. Gli storici Erodoto e Tucidide narrarono gli eventi più rilevanti dell’epoca e diedero voce alle dibattute questioni politiche. Anche la letteratura e il teatro fiorirono e i testi drammatici di Eschilo, Euripide e Sofocle e quelli satirici e comici di Aristofane sono alle radici di tutto il teatro occidentale e moderni ancora oggi. Per Atene questo fu il periodo di massimo splendore, soprattutto al termine delle guerre che la videro opporsi con Sparta ai persiani (v. p27). Dopo aver sconfitto i persiani, i disciplinati spartani si ritirarono nel Peloponneso, mentre Atene, che si gloriava del suo ruolo di liberatrice, nel 477 a.C. fondò la lega delio-attica, così chiamata perché il suo tesoro era custodito sull’isola di Delo, sacra agli dèi. Questa alleanza comprendeva quasi tutte le città-stato dotate di una flotta, anche modesta, numerose isole dell’Egeo e alcune città-stato ioniche dell’Asia Minore. Apparentemente il patto aveva il duplice scopo di creare una forza navale capace di liberare le città-stato 477 a.C. Gli ateniesi stringono un’alleanza politica e militare con numerose città-stato e isole greche chiamata lega delioattica. 461 a.C. Pericle, nuovo leader ateniese, trasferisce la sede della lega da Delo ad Atene e utilizzandone il tesoro fa abbellire la sua città con magnifici monumenti. 432 a.C. Viene completato lo splendido Partenone, che rappresenta l’eredità architettonica più significativa del governo di Pericle e della lega delio-attica. S T O R I A 25 l o nely p lanet ita l ia.it gli Spartani Durante la battaglia delle Termopili (480 a.C.), una delle più celebri della storia, poche centinaia di soldati riuscirono a tenere testa all’intero esercito persiano combattendo eroicamente fino alla morte. Quali uomini potevano vantare un simile coraggio, se non gli spartani? Ammirati e temuti al tempo stesso, gli spartani incutevano ai contemporanei soggezione e timore reverenziale per la loro assoluta supremazia militare, in cui la ferocia si accompagnava a uno spirito di sacrificio senza pari. Quando si recavano in guerra, infatti, marciavano a passo cadenzato in falangi disciplinate, combattendo con un solo motto: ‘torna con lo scudo o sopra di esso’ (cioè morto). Erano, del resto, il risultato di un’ideologia molto dura. Tutti gli spartiati (coloro che avevano i pieni diritti politici e civili) erano soldati (opliti) per definizione, sottoposti a una ferrea disciplina militare fin dalla più tenera infanzia. Le reclute venivano selezionate praticamente alla nascita: un comitato di cittadini esaminava i neonati e decideva subito chi sarebbe stato idoneo e chi no – chi veniva scartato perché debole o deforme veniva abbandonato su una montagna e lasciato morire. I sopravvissuti non se la sarebbero passata tanto meglio: all’età di sette anni venivano tolti alla famiglia per iniziare 13 anni di un addestramento che li avrebbe temprati nel fisico e nello spirito. Questa rigida educazione prevedeva addirittura periodiche ‘gare’ di frustate per forgiare ulteriormente i futuri guerrieri. Tutti gli opliti erano vincolati al servizio militare fino all’età di 60 anni ed erano obbligati a consumare i pasti insieme nelle phiditia (sale dei pasti comuni); inoltre vivevano negli accampamenti fino ai 30 anni (compiuti i quali potevano sposarsi). Chi fuggiva in battaglia o non si mostrava all’altezza del duro codice militare veniva disonorato e condannato a morte. E gli spartiati erano anche i più fortunati. Gli iloti, gli schiavi di Sparta, non godevano di alcun diritto, e chi di loro era sospettato di un qualsiasi reato veniva perseguito e ucciso. Il disprezzo che gli spartiati nutrivano per la vita degli iloti era totale, ma anche misto a timore, come dimostra ciò che accadde al termine della guerra del Peloponneso (in cui Sparta spuntò la vittoria finale). A un certo punto del conflitto, infatti, il numero degli spartiati si era ridotto al punto che fu necessario reclutare anche gli schiavi. Finita la guerra, gli spartiati dichiararono che avrebbero donato la libertà agli iloti che ritenevano di essersi particolarmente distinti sul campo. Si fecero avanti in 2000, ma, dopo essere stati condotti in processione per la città incoronati di fiori, furono tutti massacrati: il loro coraggio era considerato una minaccia per la sicurezza di Sparta. Anche se lodata da alcuni filosofi greci, tra cui in particolare Platone (nonostante provenisse da un sistema democratico ben più tollerante), la rigorosa educazione spartana, che riusciva a motivare il suoi soldati al punto da renderli impassibili sotto una pioggia di frecce, tendeva a reprimere l’iniziativa individuale e la nascita di nuove idee. Queste rigidità e la mancanza d’innovazione contribuirono, unitamente alle estenuanti guerre del Peloponneso, al declino di Sparta, che non seppe gestire il potere acquisito con la vittoria. La battaglia di Leuttra, nel 371 a.C., segnò la sua prima grande sconfitta in campo aperto e l’inizio del collasso della sua potenza. ancora in mano alla Persia e di proteggere la Grecia da un eventuale nuovo attacco persiano. Di fatto, però, l’obbligo del giuramento di fedeltà ad Atene e del contributo annuale di navi (in seguito solo di denaro) trasformarono il patto in un vero e proprio impero ateniese. 431-421 a.C. Il potere militare di Sparta entra in conflitto con il prestigio commerciale e artistico di Atene. 429 a.C. Pericle – generale, statista e creatore dell’impero ateniese – cade vittima della peste che devasta la città. 413-404 a.C. Dopo otto anni di tregua, Sparta e Atene tornano a fronteggiarsi. Inizia il dominio incontrastato di Sparta. 26 S T O R I A l o n el y p l an et . c o m le antiche Olimpiadi La tradizione olimpica risale all’XI secolo a.C. circa, quando la competizione sportiva divenne una forma di omaggio agli dèi. In origine i partecipanti erano membri (uomini e donne) dell’aristocrazia, che si riunivano davanti ai sacerdoti del tempio per prestare solenni giuramenti di lealtà e poi misurarsi con i concorrenti di altre città-stato. Ma nell’VIII secolo i giochi erano ormai diventati un fenomeno diffuso e accessibile a tutti i cittadini di cultura greca (ma solo maschi) e si tenevano in diverse città. Quelli di Olimpia, i più prestigiosi, avevano luogo ogni quattro anni e duravano cinque giorni (p234). In questa occasione veniva stabilita una tregua temporanea che sospendeva i conflitti fra le città in guerra tra loro. Gli spettatori si accalcavano attorno alle piste in cui gli atleti gareggiavano per un’onorevole (con qualche eccezione) vittoria in varie discipline, come le corse dei carri, la lotta, il pugilato e la corsa. Tremila anni dopo, anche se le dimensioni e gli obiettivi delle Olimpiadi sono mutati parecchio, lo schema di base è rimasto sostanzialmente lo stesso. Nel 1900 fu scoperto uno strumento astronomico in bronzo e legno, il cosiddetto Meccanismo di Antikýthira, che riproduceva i moti dei pianeti intorno al sole e le fasi lunari. Era usato anche per la navigazione. Com’era da aspettarsi, quando nel 461 a.C. salì al governo di Atene, Pericle trasferì il tesoro da Delo all’Acropoli e lo utilizzò per avviare un costoso programma edilizio. I suoi primi obiettivi furono ricostruire il complesso templare dell’Acropoli, che era stato distrutto dai persiani, e creare una strada di collegamento tra Atene e il porto del Pireo, fulcro dei commerci, dotandola di mura fortificate per resistere a eventuali assedi. Gli eleganti templi e monumenti costruiti in quest’epoca, come il Partenone (p115) e l’Eretteo (p116), intendevano esprimere la maestria architettonica raggiunta e simboleggiare un potere politico destinato a durare nel tempo. Anche in altre zone dell’Attica vennero costruiti templi di grande raffinatezza come il Tempio di Zeus (p235) a Olimpia e il Tempio di Poseidone (p163) a Capo Soúnio. Sempre nel periodo classico, la scultura in marmo e la fusione in bronzo svilupparono uno stile più naturalistico e rispondente a nuovi canoni estetici; fu sempre Pericle che commissionò allo scultore ateniese Fidia i fregi per adornare il Partenone. Ottenuto il controllo del Mar Egeo, Atene iniziò a guardare a occidente nel desiderio di espandere il suo dominio; entrò così in conflitto con la lega del Peloponneso, dominata da Sparta, finché, nel 431 a.C., una serie di scaramucce e provocazioni portò allo scoppio della guerra del Peloponneso (p28). Età Ellenistica Nel secolo che seguì la guerra del Peloponneso, le bellicose città-stato passarono sotto il controllo del re macedone Filippo II. Tuttavia sarebbe stato il figlio e successore Alessandro Magno (p29) a diffondere attraverso il suo vasto impero la cultura ellenistica. Le campagne di conquista di Alessandro si proponevano infatti di diffondere la lingua e la cultura greca attraverso tutto l’impero che andava via via allargandosi, anche se le città-stato si risentirono della perdita di 371 a.C. La piccola città-stato di Tebe è in ascesa. Il suo esercito, guidato dal generale Epaminonda, annienta a Leuttra gli spartani, fino ad allora mai sconfitti in una battaglia di terra. 362 a.C. I nove anni di dominio tebano giungono al termine per mano di un’alleanza spartano-ateniese; Epaminonda muore durante la battaglia di Mantinea, pur vittoriosa per i tebani. 359 a.C. Nel nord della Grecia Filippo II, re del sempre più potente popolo macedone, cerca di allearsi con Sparta e Atene promettendo in cambio di muovere guerra ai persiani.