Abstract L‟analisi che sono in procinto di fornire non ha la

Abstract
L‟analisi che sono in procinto di fornire non ha la finalità di sottrarre agli esiti violenti del
tifo ultrà il loro carattere molesto o pericoloso, ma di comprendere i rapporti tra l‟osservatore
giudicante e la realtà percepita. Per esempio un‟azione considerata violenta riguarda anche un
processo semantico. Come quando ci indigniamo di fronte alla TV per le intemperanze degli ultrà,
come lanci di bottiglie e tafferugli, e dall‟altro, sempre nello stesso pomeriggio televisivo,
assistiamo senza alcun sussulto morale a un incontro di pugilato. In questo frangente i termini
“violenza”, “aggressione” o “ferimento” non si affacciano alla nostra mente. Questo perché quello
che viene chiamato “comportamento violento”, oltre a rappresentare una categoria discrezionale ed
eterogenea, riguarda un giudizio basato sulle conseguenze di tale comportamento. L‟epistemologo
Agazzi ha dimostrato che risulta sbagliato dare la responsabilità della devianza sia all‟individuo che
alla società nella stessa misura: i discorsi imputativi non sono utili alla conoscenza oggettiva. Una
condotta molto articolata come quella del tifoso violento, pur riguardando un apprendimento per
partecipazione, non ha a che fare con un‟imitazione di stereotipi di comportamento, ma con
un‟acquisizione di norme, di categorie di valutazione e di schemi d‟azione. In pratica il giovane
tifoso acquisisce delle conoscenze, ovvero elabora dei costrutti di attribuzione di significati al fine
di produrre degli schemi pertinenti d‟azione, invece di fornire risposte automatiche a determinati
stimoli. Non si tratta però di un‟imitazione passiva ma di un apprendimento attivo, perché il tifoso
si impegna a costruire un “saper fare” fondato sul comportamenti degli altri spettatori che, appunto,
gli trasmettono modelli e categorie percettive e di valore. In pratica impara a elaborare gli schemi
d‟azione in rapporto a un ambito simbolico e interattivo. Ciò nonostante, la partecipazione ad atti
violenti e alla produzione delle matrici generative derivanti, non sarebbe realizzabile se
quest‟ultime non fossero già state acquisite in precedenza dal soggetto, anche se in modo
embrionale. In pratica, 1‟orientamento motivazionale del tifoso ultrà contiene già i pre – requisiti
che gli indicano come desiderabili certi modelli di condotta aggressiva. Alcuni autori, a questo
proposito, parlano di “apprendimento latente” ovvero di un comportamento che viene acquisito più
rapidamente se già esiste come struttura interiorizzata.
I due modelli a cui fanno riferimento tutte le tifoserie d‟Europa sono quello inglese e quello
italiano. La gente spesso pensa che il termine ultras abbia lo stesso significato del termine hooligan;
entrambi questi movimenti si sono sviluppati tra la fine degli anni „60 e l‟inizio degli anni ‟70,
tuttavia sono molto diversi. Una rilevante differenza riguarda le origini: gli hooligans provenivano
dalle classi sociali più povere, la “classe inferiore di lavoro” in Inghilterra, gli ultras si sono invece
caratterizzati
per
interclassismo.
Una
delle
differenze
più
rilevanti
è
rappresentata
dall‟organizzazione dei gruppi ultras in opposizione allo spontaneismo della tifoseria inglese.
Ulteriori peculiarità della tifoseria ultrà sono rappresentate dalle coreografie. Per acquisire le risorse
necessarie all‟allestimento di tali coreografie gli ultras usano lo strumento dell‟autofinanziamento,
con collette fra tifosi, vendendo anche varie tipologie di merchandising realizzato dallo stesso
gruppo. La tifoseria che va sotto il nome di hooligan, inoltre, riguarda esclusivamente il genere
maschile, di contro invece ai gruppi ultras che, anche se sono in prevalenza composti da uomini,
non escludono a prescindere la presenza del genere femminile donne sia in veste di componenti del
gruppo stesso sia per ricoprire ruoli di rilievo nell‟organizzazione del tifo. Anche dal punto di vista
estetico c‟è una rilevante differenza. In Inghilterra c‟è una evidente predilezione per l‟impatto
vocale rispetto a quello visivo e non vengono utilizzati tamburi che invece caratterizzano le curve
italiane. Come risultato di queste caratteristiche, gli hooligans hanno un solo obiettivo, la violenza
fisica contro il nemico. In Italia la meno evidente stratificazione sociale si riflette anche nel
movimento ultras, nato dalla necessità dei giovani di tutte le classi di creare la propria cultura in
opposizione al tradizionalismo della società italiana. Così le curve italiane sono state sempre più
influenzate dalle idee politiche, a differenza di quelle inglesi, molto meno politicizzate.
L‟analisi della stampa quotidiana si è rivelata molto importante, soprattutto quando vengono
testimoniate con prontezza, da parte dei giornali, tutte le iniziative assunte per arginare il teppismo
calcistico: in questa prospettiva le notizie non limitano l‟attenzione alle forze di polizia, ma
coinvolgono le forze politiche, le autorità sportive, i governi calcistici e le società. Purtroppo dalle
statistiche si evince che la violenza negli stadi è un fenomeno in crescita. Il problema si può
analizzare e risolvere sotto tre punti di vista specifici: l‟ottica della prevenzione, quella delle leggi e
quella dei comportamenti. Come responsabili di un determinato e preciso settore, è possibile
intervenire sulla prevenzione, fare applicare le leggi, cercare di attuare, di volta in volta, dispositivi
appropriati. Per quanto riguarda i comportamenti, certamente, su quest‟ultimi non possono
intervenire le forze dell‟ordine. I comportamenti si sviluppano con processi di imitazione e hanno
alla loro base fattori culturali ed educativi. Infatti, si constata il fatto che oggi crescono sempre più
alcune forme di sottocultura e tutto ciò sorprende in un mondo in cui, grazie ai mezzi e ai sistemi di
informazione e di comunicazione, ci sono elevate possibilità di conoscenza. Quindi, primaria
importanza ha un‟informazione accurata che dovrebbe essere fornita a partire dalle società
calcistiche, dai club e da molteplici attori sociali. È necessario quindi spiegare che assistere a una
partita di calcio non significa andare in battaglia.
Silvia Nava
Matricola 43070
Laurea Magistrale quinquennale in Giurisprudenza
Sessione di Laurea Marzo 2013
“La Violenza negli stadi. Dagli hooligans agli ultras.”